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::new york new york volume 2 e 3::
Eccomi di nuovo qui nelle vesti del recensore di New York New York; ormai siamo giunti al terzo volumetto e ne manca ancora solo uno prima di vedere
stampata la parola fine sulle avventure dei nostri due ragazzi preferiti. E credetemi, in questo caso la parola “avventura” non è usata a sproposito!
Anzi dal mio punto di vista è decisamente indicata, dato che NYNY in questo ultimo numero ha rinunciato alla sua veste romantica per calarsi completamente
in un’atmosfera poliziesca ricca di suspence. Chi ha già letto il secondo numero ha ben presente il colpo di scena finale, con cui la Ragawa ci ha lasciato: Mel è sparito nel nulla; ma cosa mai può essergli successo? Le ipotesi si sono sprecate, ma credo di non sbagliare affermando che nessuna si è minimamente avvicinata alla realtà: Mel è stato rapito niente meno che da un serial killer! Da questa situazione critica riparte la vicenda, con l’ingresso in scena di altri importanti personaggi: Luna Pittsburg e Joey Kline, rispettivamente un’agente dell’F.B.I. e il serial killer. Ma procediamo con ordine, per prima cosa un breve riassunto: la scena si apre con l’arrivo di Aida Walker a casa di Kain e Mel. La donna è molto preoccupata per il figlio, e non ha tutti i torti visto il modo in cui ha reagito alla scomparsa di Mel, Kain infatti ostenta una freddezza quanto mai sconcertante, e non permette a nessuno di avvicinarglisi. Kain è brusco sia con la madre che con Brian Burg (il suo capo), e i due non si spiegano il motivo, finché messo alle strette Kain non si lascia andare. L’atteggiamento compassato si sgretola e lui confessa che quando ancora sotto shock si è recato a sporgere la denuncia per la scomparsa di Mel ha sentito commentare dai poliziotti in servizio che quella era l’ennesima storia gay: dove uno, stanco del suo compagno, non fa altro che levare le tende, senza nemmeno un saluto. Kain cosi, ancor più ferito e disperatamente solo si è convinto che nessuno muoverà un dito per trovare Mel. A complicare il tutto viene ritrovato in un fiume un braccio a cui viene rinvenuta la fede di Mel. Aida e Brain non sanno come consolare il ragazzo e alla fine lo lasciano solo a riposare, ma Kain non può dormire, da quando Mel è sparito non ha più chiuso occhio, ed è rannicchiato sul pavimento in preda ad una crisi che lo trova Aida. A questo punto Kain si arrende e tra le braccia della madre si abbandona ad un pianto liberatorio. Incapace di accettare quella che ormai tutti pensano sia la verità, Kain vuole indagare da solo: Mel non può essere morto, e proprio a questo punto arriva alla sua porta Luna che con un sorriso tranquillo gli dice: “Mel è vivo, e ho bisogno del suo aiuto per ritrovarlo.” Luna è un’agente del F.B.I. che da anni è sulle tracce di un serial killer che rapisce, stupra, uccide e poi smembra solo persone bionde (che ne dite di una bella tinta scura?). La ragazza n'è ossessionata, e pur senza nessuna prova concreta è convinta che anche il rapimento di Mel, e l’omicidio dell’uomo di cui è stato ritrovato il braccio siano opera dello stesso killer che sta cercando, e vuole che sia Kain ad affiancarla nel cercare le tracce di Joey. Kain è pronto ad accettare qualsiasi appiglio acconsente, e superando le ostilità del dipartimento di polizia, i due iniziano ad indagare. Il numero finisce, tra mille colpi di scena in puro stile thriller tra cui l’assassinio di una giovane donna bionda e il ritrovamento del suo corpo orrendamente mutilato, con la morte dei due agenti del F.B.I. che avevano alla fine trovato il rifugio di Joey, e con Luna e Kain ignari di tutto ancora in cerca di tracce. E Mel in tutto questo? Mi dispiace dover dire che compare in pochissime tavole, e l’unica cosa che può fare è cercare di sopravvivere alla pazzia di Joey, in un paio di occasioni ha cercato di fuggire ma è sempre stato ripreso dal suo persecutore ed ha rischiato di morire. Nonostante tutto si nota in lui una forza ed una determinazione che nei numeri precedenti non emergevano: Mel, a dispetto del dolore, della paura, dei sensi di colpa per essere vivo mentre i suoi compagni di sventura sono stati massacrati sotto i suoi occhi, vuole sopravvivere. Vuole farlo per Kain, per rivederlo, per dirgli ancora quanto lo ama, ma vuole vivere anche per se stesso per poter finalmente essere felice con la persona che ama. Ma ormai sorge naturale una domanda: come mai lui è ancora in vita e gli altri prigionieri no? Il tutto è presto detto: per i suoi occhi azzurri. No, non sono impazzita improvvisamente anch’io, è solo che Joey ha una storia molto particolare alle spalle che gli fa odiare profondamente le donne e gli uomini biondi con gli occhi scuri, mentre è ossessionato dai ragazzi biondi con gli occhi azzurri. Joey infatti, figlio illegittimo, da piccolo fu abbandonato dalla madre sulla porta del padre naturale: un uomo già sposato con due figli e per di più violento. Il bambino subì continue cattiverie sia dal padre che dalla matrigna e dalla sorellastra, l’unico ad essere dolce con lui e a mostrargli un po’ d’affetto era il fratellino più piccolo: Eric. Quando i genitori divorziarono la madre se ne andò con i figli e lui rimase solo col padre (diventato nel frattempo pure un alcolizzato) e giunto all’età di quindici anni in seguito ad uno dei loro litigi lo uccise sparandogli alla testa con un fucile e poi amputando al cadavere le dita delle mani, al processo fu però assolto per legittima difesa. Trasferitosi in seguito in un altro stato, venne raggiunto dal fratello Eric, che lui continuava ad adorare. Il suo affetto lo spinse fino a lavorare come un disperato pur di offrirgli la possibilità di studiare, solo che le sue attenzioni eccessive e morbose soffocavano Eric al punto da costringerlo a scappare, ma appena lasciata la casa di Joey, Eric fu ucciso, e Joey ripiombò in pieno nelle sue ossessioni, iniziando ad ammazzare chiunque gli riportasse vagamente alla mente i membri della sua famiglia: ecco spiegato il motivo dell’odio per i capelli biondi, tutti in casa sua avevano i capelli di quel colore, ma mentre il padre, la matrigna e la sorella avevano occhi scuri, Eric aveva gli occhi blu come Mel. Le vittime così nella sua testa divennero emuli dei componenti della sua famiglia, se di quelli odiati uccisi dopo pochissimi giorni nel modo più doloroso possibile, se di quelli amato, Eric, tenuti a lungo in ostaggio, finché una rabbia improvvisa non causava anche la loro morte. Ed ora è il turno di Mel di impersonare Eric, ma alla fine del volume pare che Joey sia sul punto di raggiungere il limite. Joey è un personaggio controverso, perché nonostante la lucida crudeltà che lo muove non risulta del tutto sgradito, e non fa neppure pena; è semplicemente un personaggio troppo complesso per essere etichettato come il cattivo della storia. Viene caratterizzato come freddo, assolutamente sano di mente, con un’intelligenza superiore alla media, con gravi carenze affettive e pieno di odio represso, ’archetipo perfetto del serial killer insomma, eppure a suo modo intrigante. Qualcuno lo ha definito la parte oscura di Mel, ovvero quello che anche Mel sarebbe potuto essere se invece del lato candido la sua personalità avesse sviluppato quello vendicativo; ma il loro passato di violenza così simile serve all’autrice per esaltare ancora di più la figura del protagonista, che nonostante tutto non ha ceduto alle avversità e che anzi sembra trovare la forza proprio nelle situazioni più disperate. Comunque il vero protagonista di questo numero è senza ombra di dubbio Kain, un Kain meno sbruffone, più adulto e al tempo stesso molto più vulnerabile, specie nel primo capitolo, anche perché con l’arrivo di Luna l’introspezione psicologica scivola in secondo piano per fare emergere le capacità investigative del nostro eroe. Interessante notare come non sia sfruttato nemmeno per un secondo il cliché del “tradimento”, Kain non pensa per un solo istante che Mel se ne sia andato di sua iniziativa, non dubita dell’amore e della sincerità di Mel e proprio per questo si sente ancora più impotente, incapace di proteggere colui che ama. Luna gli offre la speranza e la possibilità di riscattarsi, trovando Joey e salvando Mel. Ma chi è Luna in realtà? Questa domanda potrebbe avere la più semplice delle risposte: un’agente dell’F.B.I. che deve catturare un assassino, ma allora come mai la ragazza, che tra l’altro è bionda e molto carina, è così ossessionata da Joey? Perché lo insegue con accanimento da stato in stato? Cosa può volere da lui? Solo prenderlo? Qualcuno ha ipotizzato che possa essere la parente di una delle vittime di Joey, può essere, ma forse la cosa potrebbe essere un po’ banale, a me grazie ad un piccolo particolare è venuto il dubbio che possa trattarsi della sorellastra di Joey, queste ovviamente sono solo congetture, e bisognerà aspettare fino ai primi di dicembre per scoprire la verità. Prima di passare oltre, vorrei aggiungere una breve nota su Aida Walker, la madre di Kain, che in questo numero assume una dignità che nello scorso non possedeva: dimostra di avere più cuore di prima, ma anche di aver mantenuto una determinazione ferrea, con Kain sa essere ora tenera ed affettuosa, ora spietata, lo consola amorevolmente ma al tempo stesso lo pungola in modo inflessibile per scuoterlo dal torpore. Una bella prova d’amore e di comprensione, la sua. Veniamo ora ai commenti veri e propri, che sono i più difficili. La storia è fantastica, come sempre ottimamente scritta: i riferimenti stilistici all’inizio delle pagine che scandiscono il tempo dalla scomparsa di Mel incrementano di minuto in minuto l’ansia del lettore, il ritrovamento del braccio mutilato con la vera di Mel lascia col cuore in gola, la caccia all’uomo con tutte le false identità appassiona, ma (e già c’è un ma) chi come me si aspettava un altro numero pieno di romanticismo come i due precedenti, non può che rimanere leggermente deluso nelle sue speranze. Se i primi due numeri non mi avessero esaltata talmente tanto, probabilmente ora non sarei così critica, NYNY è e rimane un ottimo fumetto, uno tra i migliori che abbia letto, ma questo numero non stimola il lato sentimentale del lettore. Forse sarà stato lo shock del cambiamento di rotta, ma nonostante l’ottima introspezione dei personaggi non mi sono sentita trascinare nelle loro vicende. In un certo senso i fatti sono descritti in modo così minuzioso e dettagliato da sembrare realmente un'indagine poliziesca, e un’indagine particolarmente violenta bisogna dire, con pezzi di cadaveri che sbucano da ogni parte, e accette insanguinate che spariscono sotto terra... il tutto così è risultato un po’ troppo rigido, quasi asettico soprattutto come ripeto se paragonato al passato. Si è puntato di più l’occhio sull’aspetto scenografico cruento dell’opera di quanto non fosse successo prima, in fondo scene forti ci sono state anche nel primo numero quando Mel ha subito violenza da parte di Danny e poi è stato quasi ucciso. In quei casi però, sulle vicende drammatiche calava sempre un velo di sentimentalismo (sinceramente non saprei che altra parola usare) che ammorbidiva la durezza della situazione, stavolta no, potrebbe quasi essere la notizia di cronaca del telegiornale di stasera! La mia è indubbiamente un’opinione personale, e per larga parte dovuta alla delusione di aspettative puramente personali, ma dato che sono io a scrivere questo è quanto ^___^, per un parere più oggettivo leggete l’articolo di Dimitri che sicuramente è più obiettivo di me. In ogni caso non sbagliatevi, NYNY è senza dubbio un manga che non può mancare nella collezione di un vero appassionato! » top |
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