VARIAZIONI SU UN TEMA DI MASAMI KURUMADA

(SAINT SEIYA)

di Hanabi, estate 1994

I personaggi di Saint Seiya sono proprietà di M. Kurumada/Shueisha.

 


CAPITOLO 3: "Il Torneo" - parte terza

"E' vuoto! Lo scrigno è vuoto!"

"Hanno portato via il trofeo!"

Le voci degli addetti a bordo ring vengono amplificate in tutto lo stadio, e la folla sgomenta rumoreggia.

Lady Isabel è isterica. "Cavalieri!" grida, con tutta la sua voce, "Inseguite Phoenix! Riprendete l'armatura d'oro a tutti i costi! E' un ordine!!!"

"Ma sta' zitta, cornacchia!" sibila Seiya, "Siamo i cavalieri di Athena, mica i tuoi!"

"Però abbiamo tutti sentito quali siano le intenzioni di Phoenix," replica Hyoga, raccogliendo le sue energie. "E' lui il vero cavaliere decaduto, ed è nostro dovere fermarlo prima che tenti di indossare quell'armatura."

"E può indossarla davvero," dice Shiryu, "Avete sentito che cosmo spaventoso che ha?"

"La Fenice fuori da ogni gerarchia!" brontola Seiya, "Chissà se Ikki è andato fuori di testa per questo. Ma sono d'accordo con voi, bisogna dargli una calmata. Andiamo!"

Hyoga, Jack e N'dare annuiscono e partono, muovendosi con la velocità e la potenza che nessun normale essere umano potrebbe avere.

"Ehi, noi due non possiamo andar dietro a quelli," dice Seiya a Shiryu, portandosi una mano alla testa, "Siamo appena convalescenti!"

"Ma possiamo ancora combattere, se non contro Ikki, almeno contro i suoi uomini," replica lui.

"Okay, formiamo l'esercito dei feriti." Seiya si volta, storce la bocca. "Benan all'ospedale, Markus in coma, Asher... "

"Non contare su di me!" mormora lui, a fatica. "Io... non posso abbandonare Lady Isabel..."

"Ti pareva," brontola Seiya, e poi esclama, all'improvviso: "Ehi! Ecco il nostro asso nella manica! Shun!"

"Lascialo stare," mormora Shiryu.

Per tutta risposta lui mi si inginocchia davanti, mi prende per le braccia e mi costringe a forza a togliermi le mani dalla faccia.

"Sveglia, Andromeda," mi dice con voce pressante, "Ci servono i poteri della tua catena per individuare il cosmo di Phoenix. Alzati e vieni con noi."

Non reagisco assolutamente. I miei occhi sono fissi, accecati dalle lacrime. Non voglio più vivere. Non voglio più esistere, dopo quel che mi ha detto mio fratello, dopo tutti questi anni in cui avevo solo sognato di rivederlo, di riabbracciarlo...

Mi ha colpito proprio mentre tentavo di farlo, con una violenza disumana. Lui, proprio lui mi ha chiamato bastardo, mostro, assassino dei miei... dei suoi genitori. Mi ha detto che ho ricambiato il suo amore con il dolore, che deve a me tutte le sue disgrazie. Mi ha detto che sono figlio di Alman di Thule, che a lui devo il mistero e la dannazione della mia diversità razziale. Mi ha detto che prova vergogna di me, che gli faccio schifo, che vuole solo uccidermi.

Perché non l'ha fatto?! Almeno avrei smesso di soffrire...

Un paio di schiaffi violenti mi scuotono brutalmente dal mio stato catatonico. "Non c'è tempo adesso per piangere!" mi urla in faccia Seiya, "Se sei davvero un cavaliere di Athena, muoviti e aiutaci!..."

Lo guardo, tremando. E' vero, sono un cavaliere di Athena, me ne ero dimenticato. E questa è la mia prima missione al servizio dell'umanità... perché nel fondo di quel che è rimasto della mia coscienza, so che Phoenix deve essere fermato.

Ed il fatto che è mio fratello significa solo che io più di tutti devo lottare per questo, io che sono il vero colpevole di ciò che è diventato.

Seiya mi prende per il braccio sano e mi rialza in piedi. "Scusami, Shun," mormora, "Non ho avuto scelta. Immagino quel che provi, ma dobbiamo tutti darci da fare... a dispetto delle nostre ferite, nel corpo o nell'anima."

Non ho la forza di rispondergli, ma so che ha ragione.

"Presto, andiamo!" esclama Shiryu.

Cerco di raccogliere ciò che è rimasto delle mie energie, seguo i miei compagni malconci in una corsa allucinante attraverso l'uscita degli spogliatoi, e poi lungo i sotterranei vuoti e lugubri. Ci imbattiamo in un veicolo della Fondazione, posteggiato all'uscita della galleria: una navetta elettrica, una specie di furgone scoperto a sei posti.

"Risparmiamo le energie cosmiche per combattere," dice Seiya, saltando al posto di guida, "Per muoverci è meglio quest'affare."

"Hai la patente?" chiede Shiryu, sorpreso, salendo al suo fianco.

"Neanche per idea," sogghigna lui. "E quando l'avrei presa? Mentre mi addestravo al Santuario?"

"Ma allora come pensi di guidare questa macchina?!" esclama lui, sconcertato.

"Non vengo mica da un paese di biciclette come il tuo. Shun, tu sali dietro: mi indicherai la direzione."

Obbedisco, anche se tutto questo mi sembra una follia. Vedo Seiya schiacciare ogni sorta di pulsanti, finché i fari della navetta si accendono squarciando le tenebre.

"Ahhh, trovato. Freno, acceleratore, luci, c'è tutto." Si volta verso di me. "Io sono pronto."

Mi concentro, aiutato dalla mia nera disperazione. Produco un doppio giro di catene, stando in piedi sui sedili, e le lancio il più possibile lontano da me.

Chiudo gli occhi, nello stato di non-pensiero: posso sentire la presenza dei miei due compagni... il fremere di Asher... la punta gelida del cosmo di Crystal, che sta attingendo abbondantemente energie... le forze lontane di Jack e N'dare... il vuoto di Markus...

E più oltre, un cosmo di fuoco che fa fremere le mie catene... la fiamma turbinosa di Phoenix, così violenta, così determinata.

"Là!" dico, indicando la direzione.

Seiya accelera di colpo e mi fa cadere all'indietro sui sedili, lasciandomi appena il tempo di ritirare le mie catene.

"La direzione è quella del porto!" grida, schivando d'un pelo un pilastro, schizzando a tutta velocità fuori dalla galleria ed immettendosi nella prima strada che capita.

La macchina è assolutamente silenziosa, si sente solo il fischio dell'aria che si fende al nostro passaggio velocissimo, lo strombazzare del nostro clacson a cui rispondono quelli inferociti delle altre vetture, mentre Seiya le sorpassa e sfreccia via, incurante di ogni e qualsiasi segnale stradale, semaforo, limite di velocità, senso unico.

"Ma hai idea di che strada fare?!" urla Shiryu, che sta per avere un secondo infarto. Saremo anche tre possenti cavalieri del Mondo Segreto, ma in questo momento non siamo che tre ragazzi senza patente, su un'auto rubata, nella ragnatela di strade di una città da dieci milioni di abitanti...

"Sei matto?!" risponde lui, "Non sono mica un tassista! Ma non c'è da sbagliarsi, basta che andiamo nella direzione che Shun ci ha detto, e prima o poi arriveremo!"

Attraversa un incrocio senza nemmeno sognarsi di rallentare, schivando un paio di automobili ed un autobus, e passa disinvoltamente sul marciapiede fortunatamente deserto per evitare una coda ad un semaforo. Urtiamo un palo, sbandiamo, ma continuiamo la nostra corsa.

"Mi chiedo se arriveremo ancora vivi," mormora Shiryu, aggrappandosi alle cinture di sicurezza.

Io sono assolutamente indifferente a quella pazza corsa nella notte, pur accorgendomi che è un'esperienza memorabile. Non ho paura di niente, per me ormai vivere o morire è la stessa cosa. Assisto impassibile alle evoluzioni di Seiya mentre il vento mi getta in faccia i capelli, ed io fisso il vuoto davanti a me che è così simile a quello che ho dentro...

"Chissà quante multe si beccherà milady! Questa macchina è sua, no?" sogghigna l'incorreggibile Seiya, sterzando violentemente ora a destra, ora a sinistra. "Ma ce l'ha ordinato lei di riprenderci l'armatura... speriamo che almeno ci paghi la cauzione quando ci arresteranno!" Si volta appena verso di me, "In questo caso è meglio che tu te la svigni, perché se ti beccano così vestito i casi sono due, o ti sbattono in manicomio..."

"Guarda davanti!" urla Shiryu.

Investiamo in pieno un bidone di rifiuti, che rotola via, e Seiya conclude:

"... o riconoscono il bellissimo Andromeda, e le ragazzine ti spolpano vivo!"

Gli sono grato, sta cercando in tutti i modi di tirarmi fuori dal mio dolore, ma è così profondo, così infinitamente nero...

Ai palazzi scintillanti del centro si sostituiscono i villaggi residenziali, e poi i grandi complessi di uffici, le cui strade sono molto meno trafficate a quell'ora. L'odore inconfondibile del porto comincia a farsi sentire, sempre più forte.

Seiya frena bruscamente mandando in testacoda la macchina in una piazzola deserta.

"Scusate," dice, "Okay, siamo al porto. Shun?"

Di nuovo mi alzo, lancio le mie catene e mi concentro.

"Da quella parte!"

E Seiya parte con la consueta irruenza, facendo volare all'impazzata i capelli di Shiryu, il quale non ha più detto una sola parola, gli occhi fissi davanti a sé, evidentemente pieno di voglia di scendere da quella macchina infernale.

"Hyoga è molto vicino," dico ai miei compagni, sporgendomi in avanti. "Gli altri quasi non li sento più."

"Ha un cosmo di tutto rispetto, quel Crystal!" esclama Seiya, "Ha saputo seguire bene la pista."

Arriviamo ai docks, e ci lanciamo in una folle corsa attraverso le larghe corsie sulle quali camion e vagoni caricano e scaricano merci, prendendoci insulti e maledizioni da tutti. Attraversiamo tutto il porto fino ad arrivare ai nuovi capannoni ancora in costruzione.

All'improvviso sento divampare un'emanazione cosmica di una tale potenza che non mi servono nemmeno le catene per percepirne la direzione.

Seiya inchioda sull'asfalto, facendo stridere i pneumatici.

Segue un istante di silenzio assoluto, appena rotto dai rumori del porto. Noi tre ci guardiamo, senza fiato.

"L'abbiamo sentito tutti, non è vero?" mormora Seiya.

"Phoenix!" risponde Shiryu, angosciato.

"Non era solo lui," dico io, "c'era un'altra energia... un'energia neutra."

"Al diavolo!" esclama Seiya, picchiando un pugno sul volante, "Sta tentando di mettersi in risonanza con l'armatura d'oro, nascosto in uno di questi magazzini!"

"Perché tutta questa fretta?" chiede Shiryu, sorpreso.

"Perché probabilmente sta sfidando poteri ben più alti della Fondazione Thule," rispondo io, cupamente.

I miei compagni comprendono al volo.

"Phoenix sarebbe così megalomane da mettersi contro il Santuario stesso?!" mormora Seiya.

"Se è questa la crisi paventata da Alman di Thule, l'ironia del destino sarebbe atroce," sorride tristemente Shiryu. "Per sventarla il vecchio duca avrebbe fatto addestrare proprio l'uomo destinato a provocarla!"

"Ragione di più per riportarlo coi piedi per terra," dice Seiya, premendo a fondo il pedale dell'acceleratore, "prima che sia troppo tardi!"

***

Tutto facile come bere un bicchier d'acqua.

Certo! Per fermarmi ci voleva ben altro che un pugno di lottatori da strapazzo, adatti tutt'al più agli spettacoli da baraccone di Lady Isabel... e per fermarmi tra poco non basteranno nemmeno i cavalieri del Santuario. E perché poi dovrebbero fermarmi? Sto eseguendo solo gli ordini del Sacerdote Supremo... almeno, finché mi farà comodo.

Nei miei anni tristissimi all'Isola Nera ho compreso appieno il valore eccelso delle mie forze. Sono sopravvissuto ad un inferno dove anche i migliori soccombevano, ma almeno il premio di tanta inumana fatica è stato un potere che i miei ex compagni non si sognano nemmeno... un potere unico in tutto il cosmo, che trascende persino le normali gerarchie celesti. Questo giustifica tutta la mia esistenza, passata e futura, e legittima le mie pretese ad un'adeguata ricompensa.

E quel che voglio è molto semplice.

Per il resto della mia vita non avrò mai più un padrone, nessuno mi dirà cosa devo fare, ma penserò finalmente ed esclusivamente a me stesso. Soddisferò i miei desideri, mi prenderò le mie vendette, farò ciò che mi pare, stenderò le mie ali della Fenice ovunque ne abbia voglia e volerò nella più perfetta, totale, assoluta libertà!

Non sarò mai più vulnerabile o ricattabile come lo sono stato in gioventù. Non mi farò più intrappolare dalla vischiosa trappola dei sentimenti, e del resto non ho più nessuno al mondo da amare. Sono solo al mondo, e non mi dispiace affatto! Avere qualcuno al fianco sempre pronto a sottrarmi del potere, in nome di lealtà, bontà, amore, amicizia? Oh si, certo, tutto questo a carico del più forte, perché così è costretto a dimostrare la sua forza... rendendosi più debole di chi l'implora! E' questo gioco perverso quel che si chiama aver buoni sentimenti?

Allora io ho smesso di averne. Per sempre!

Comunque grazie tante, papà, di aver ammazzato mamma ed avermi lasciato solo. Grazie, Shun, di avermi fatto finire in orfanotrofio e poi nelle mani di Alman di Thule. Grazie, mio unico rimpianto, amore mio, di essere morta portandoti nella tomba l'ultimo avanzo della mia umanità...

Senza tutti voi Ikki Hanekawa non sarebbe ora Phoenix!

I miei uomini sono in silenzio, in ginocchio. Non fiatano, assistendo alla cerimonia con fanatica emozione. Hanno acceso delle candele, creando una luce arcaica e trasformando in tempio questo oscuro e polveroso capannone moderno. L'armatura d'oro è davanti a me, luccica nella sua plastica forma assemblata.

Ho già tentato di mettermi in risonanza con essa. Ha risposto alla mia energia, ma in modo irregolare, perché mi è difficile esprimere il cosmo sufficiente a farle fare ciò che voglio... integrarsi con la mia armatura della Fenice, poiché non posso avere il potere di due costellazioni.

Tuttavia sono ad un passo dal successo. Sono pronto per un altro tentativo. Mi concentro con tutta la mia forza, tutto il mio odio per i miei nemici, tutta la mia determinazione di vincere; per aiutarmi i miei uomini si mettono a cantilenare una preghiera con tono bassissimo, facendo vibrare l'aria intorno a me...

L'armatura del Sagittario si illumina assorbendo la mia energia, mettendosi a vibrare, distorcendo i riflessi delle candele mentre cambia lentamente forma, come una creatura viva che si sviluppi a velocità fantastica.

"Oohhh!" mormorano i miei uomini, vedendo il miracolo prodotto dalla mia forza.

Ci sono quasi! Alla figura del Sagittario si è sostituita ora una forma ibrida, alata; questo significa che tra poco potrò vestire i nuovi pezzi insieme alla mia armatura, ed allora avrò una corazza totalmente invincibile!

L'energia richiesta è enorme, il mio cosmo si espande ancora, fisso quella figura con occhi dilatati, respirando nel mio trionfo, nutrendomi di esso. Percepisco confusamente altre energie, ma non voglio perdere la mia concentrazione assoluta, l'armatura d'oro ormai vibra con me, respira con me, vive per me...

E' pronta!

Faccio un passo avanti e tendo una mano per prendere possesso di essa...

Il portone del capannone si spalanca con un botto assordante, quel che resta di un'auto elettrica piomba in mezzo ai miei uomini che urlano, in un caos di rottami, vetri infranti, scatole che volano dappertutto, e guizzi di fari sfondati.

"Fermati, Phoenix!!!..." urla il guidatore di quel rottame.

Sono furioso. La mia concentrazione è interrotta! E non tanto dalla sorpresa, quanto dall'ondata di energia cosmica che mi arriva dagli occupanti di quel rottame, illesi nonostante lo scontro, illesi perché devono essere dei cavalieri...

Anche se uno solo di loro ha addosso l'armatura. Ed è in piedi sui sedili posteriori, facendo roteare a velocità altissima delle catene attorno ai compagni per proteggerli dalle schegge.

Shun! Per un brevissimo istante resto immobile a fissarlo, ricordando al posto di quella plastica figura androgina un bambino spaventato, che riusciva a guardare il mondo solo tenendo sempre stretta la mia mano...

Quell'esitazione mi costa cara.

E' sufficiente perché l'incerottato Seiya schizzi fuori dalla macchina, scaricando una rapidissima serie di colpi che finiscono sull'armatura d'oro alla velocità del suono. Non sono certo sufficienti a danneggiarla, ma nello stato a cui l'ho portata sono più che bastanti a provocare la scissione dei pezzi, che schizzano in tutte le direzioni.

"No!..." urlo, pieno di rabbia.

I miei uomini si precipitano a raccogliere le varie parti, che restano quiescenti.

"Fuori di qui!" ordino, e mi prendo almeno la soddisfazione di scaricare un'onda d'urto in direzione di Pegasus, che tentava di attaccarmi. Lo prendo d'incontro, scaraventandolo all'indietro in mezzo ad un mucchio di casse.

L'ultimo del terzetto è il Dragone, che non mi guarda neanche: attacca invece uno dei miei uomini che stringe uno degli schinieri d'oro. Shiryu è pur sempre un cavaliere, anche se ferito, ed il mio uomo non ha possibilità: viene abbattuto in pochi istanti.

Lo schiniere cade a terra, Shiryu lo raccoglie e grida: "Non attaccate Phoenix, è troppo forte! Recuperate invece il possibile dell'armatura!"

Accidenti a quel dannato cinese ed alla sua scaltrezza! Sa che non potrò vestire l'armatura se non riavrò tutti i pezzi...

"Mollate l'armatura o vi ammazzo tutti e tre!" urlo, inferocito.

"Andromeda! Difendici!..." grida Seiya in risposta, districandosi a fatica dalle casse.

Con un salto agile lui balza giù dalla macchina, le sue ridicole catene in pugno, e si mette tra me ed i suoi compagni, in guardia. Ignora tutti i miei uomini che fuggono, espande il suo cosmo alieno.

Mi viene da ridere. "Ma che bel difensore!... Quanto crede di durare ai miei attacchi?"

Scarico nella sua direzione un colpo ben assestato. Ma lui, con una velocità di reazione davvero notevole, fa roteare le sue catene creando un vortice d'aria che disperde gran parte della mia energia.

Però! Ha già imparato a contrastare una delle mie tecniche...

"Durerà abbastanza da permettere a Crystal di raggiungerci!" risponde Shiryu, mentre lotta contro uno dei miei uomini.

Un altro urlo, seguito dai soliti colpi secchi, mi fa capire che un altro pezzo dell'armatura è finito nelle mani di Pegasus...

Al diavolo! Sto solo perdendo del tempo! Mi volto verso quel bastardo di Seiya, ma Shun mi sbarra di nuovo la strada, con le sue sibilanti catene.

"Togliti di mezzo!" gli grido, furibondo.

"Non posso lasciarti fare del male ai miei amici," risponde lui, senza guardarmi. Ma non mi illudo, sento la sua energia pronta contro la mia.

"Ancora una volta ti schieri contro di me!"

"Devo farlo!" grida lui, con voce straziata.

Maledetto bastardo! Il mio cosmo urla di furia dentro di me, vorrei scaricare su tutti il mio colpo più micidiale, ma abbatterei tutto intorno a me, e disperderei le parti dell'armatura che hanno, rischiando di ritrovarle chissà dove...

E magari nelle mani di chissà chi.

Mi calmo, a fatica. Per questa volta devo lasciar perdere questi buffoni. Sempre meglio scegliersi i nemici più deboli!

Ormai sono rimasto solo qua dentro, i miei uomini sono fuggiti portando in salvo la maggioranza dei pezzi. Quel che è fatto è fatto... mi riprenderò il resto dell'armatura con comodo, tanto il mio trionfo è solo rimandato.

Mi volto verso il portone sfondato, esco senza fretta, con tutta la mia arroganza.

Sento dei passi di corsa dietro a me, poi la voce di Shun che grida, disperata: "Fratello!..."

Mi fermo, mi volto, lo guardo con gelido odio.

Lui esita, e poi mi dice, con un filo di voce: "Ti prego, Ikki, fermati, rinuncia a questa pazzia... non potrà finire che in un solo modo!"

"Lascialo stare, Shun!" grida Seiya, "Non vedi che ormai è impazzito del tutto?"

Ma lui scuote la testa, mi fissa con i suoi occhi pieni di lacrime.

"Non è ancora troppo tardi, Ikki... non sei ancora un cavaliere decaduto. Non diventarlo solo in odio a me. Non è necessario per te sfidare il mondo per ottenere la mia vita, è già tua... e lo è sempre stata. Prendila pure, se questo può farti piacere."

Ed il suo cosmo letteralmente scompare.

"Shun!" esclama Shiryu.

Lui abbassa lo sguardo. "Prima che tu mi uccida... voglio che tu sappia che avrei preferito davvero non nascere che causarti tutto questo dolore. Io ti ho sempre voluto bene."

E resta lì, senza difese, mentre i suoi due compagni ci guardano senza osare fiatare.

Tutta la mia anima gridava dalla voglia di colpirlo, solo qualche istante fa... ma ora che potrei farlo così facilmente non mi va più.

"Molto drammatico, caro fratello spurio!" esclamo alla fine, con tutta la mia rabbiosa frustrazione. "Ti staccherei volentieri quella stupida testa, se non fosse proprio quel che vai cercando. Ma mi servi per proteggere i miei pezzi dell'armatura d'oro. Così avrai qualche giorno di vita in più per goderti il tuo rimorso!"

Mi giunge un soffio di aria gelida sul viso. Alzo la testa e vedo un turbinare pigro di fiocchi di neve. Sotto la luce di un lampione, la figura elegante di Crystal avanza, trascinando per il collo uno dei miei uomini inerti, il pettorale dell'armatura d'oro nell'altra mano.

"Ci rivedremo presto, cavalieri," sorrido cupamente, e con un'esplosione di energia scompaio da lì.

***

"Cavalieri dei miei stivali!..."

La voce stridula e fastidiosa di Mylock rompe il silenzio ovattato del planetario, tuona sulle nostre teste mentre noi ce ne stiamo seduti sulle poltroncine, in ordine sparso, senza guardarci in faccia.

Ci siamo tutti tranne Markus che è ricoverato nella clinica psicoterapica della Fondazione. Comunque le notizie sono buone, dopo tre giorni di sedativi pare che si riprenderà. Siamo in borghese, le nostre armature sono sui loro podi, e su un tavolo in mezzo a noi brillano i quattro pezzi dell'armatura d'oro che siamo riusciti a recuperare.

"Due schinieri, il bracciale destro ed il pettorale!" urla Mylock, "Tutto qui quel che avete riportato. Come facciamo anche solo a far finta di avere il trofeo per continuare il torneo? Ammesso che possa continuare, visto che Pegasus ha perduto la sua armatura! Non è vero, Seiya?"

Si volta verso il mio connazionale.

"Nell'ultimo incontro hai distrutto a tal punto il tuo elmo ed il bracciale che nemmeno la virtù del tuo scrigno è più in grado di ripararli. Idem dicasi per te, Dragone!" e si rivolge al cinese, "Nemmeno il tuo scudo ed il bracciale sembrano ripararsi. Siete riusciti entrambi a danneggiare le vostre armature al punto di ridurle a morti ammassi di bronzo, privi totalmente di qualsiasi potere... proprio adesso che c'era da dare una solenne lezione a quel pazzo vanaglorioso di Phoenix! Idioti!"

Si rivolge ad Asher, che fissa il pavimento pallido come un morto.

"E tu, bel cavalier servente? Tu il sedere non l'hai mosso per fermare Phoenix, o per recuperare ciò che ha rubato... sei rimasto al calduccio ed al sicuro!"

"Dovevo proteggere Lady Isabel..."

"C'ero già io a proteggerla, cretino!... Lo faccio da sempre, e senza aver bisogno di te! La verità è che te la sei fatta sotto! E voi due, Jack e N'dare..." si volta verso di loro, "Dove diavolo siete andati quella sera, a farvi una scampagnata?"

"Abbiamo cercato Phoenix..." si difende il sudafricano.

"Dalla parte opposta rispetto a dov'era!" Si rivolge a Hyoga, "E tu, cavaliere dei ghiacci? Non eri venuto qui a fare il giustiziere?... Però non hai nemmeno provato a tirare un cazzotto a Phoenix! Hai sparato minacce a tutti, ma a quel ladro no!"

Ne ha anche per me.

"E tu, bel signorino nell'ultima fila? Scommetto che non hai fatto altro che frignare dall'inizio alla fine. Invece di ricacciare in gola a quel deficiente di tuo fratello tutte le scemenze che ha detto! "

Non batto ciglio, già fin troppo amareggiato per conto mio per ascoltarlo.

Mylock apre le braccia con un gesto melodrammatico.

"Lascio fuori Benan solo per pietà, perché era in ospedale. E con tutto quel che abbiamo speso per addestrarvi, ecco qui soltanto un misero branco di falliti!" Afferra una pila di giornali e la butta per aria. "Ed ora abbiamo tutta la stampa addosso... non si parla che di quel che è accaduto, il torneo è interrotto, i contratti stanno per saltare..." Punta un dito in faccia a Seiya, e tuona: "Per non parlare della distruzione di un veicolo della Fondazione, una denuncia contro ignoti pirati della strada, un magazzino distrutto, tutta roba di cui noi naturalmente non dovremmo saper niente!... E' per merito tuo se i giornali sono pieni di articoli tipo: guerra tra le strade di Nuova Luxor, fanatici e messe nere nel porto, la Fondazione Thule minaccia la sicurezza dei cittadini! Era quello che volevi, eh, delinquente che non sei altro..."

"Ora basta, Mylock!" esclama la voce violenta di Lady Isabel, sprofondata nella sua poltrona. "Insultare i cavalieri non serve a nulla! Non ti permetterò più di rivolgerti a loro in questi termini. Hanno rischiato la vita per recuperare quell'armatura, meritano più rispetto!"

Mylock tace di colpo, sbalordito. Ed anche noi guardiamo stupiti la giovane duchessa, che fissa il suolo davanti a sé, le mani unite in grembo, il viso pallido e turbato.

"Ti prego di uscire," conclude lei, con voce sorda.

Il vecchio intendente si irrigidisce, esita parecchio prima di inchinarsi.

"Come vuole, milady," dice in tono soffocato. Si volta verso di noi e ringhia sottovoce: "Me la pagherete tutti!..."

Esce sbattendo la porta.

Segue un lungo, riposante silenzio. Lady Isabel si rialza, si avvicina al tavolo e guarda i pezzi dell'armatura.

"Ora va meglio," sospira, "La situazione è già abbastanza grave perché si abbia bisogno anche delle contumelie di Mylock. Ma bisogna capirlo: è stato messo sotto pressione per molto tempo... forse troppo."

Non si è mai permessa di essere così umana e comprensiva davanti a noi. In quel momento pare aver perso tutta la sua arrogante sicurezza da principessa. La sua tristezza così evidente ci colpisce.

"Vi ringrazio di aver recuperato almeno questi pezzi dell'armatura," dice, "Sono la mia unica consolazione in questo tremendo momento. I giornalisti mi tempestano di richieste di conferenze stampa, vogliono sapere chi sia Phoenix, come abbia potuto dire quel che ha detto di Alman di Thule, cosa sia questa storia di maltrattamenti da parte di Mylock... vogliono sapere l'esatta natura dei suoi rapporti con gli altri cavalieri, e con la Fondazione Thule." Sospira pesantemente. "Forse non avete nemmeno idea del discredito che ha gettato su di me... ora tutti mi accusano di aver combinato a bella posta questo scandalo, per cercare della pubblicità, e mi impongono di continuare il torneo facendola finita con queste drammatiche, pericolose sceneggiate!"

"Non si può dire che Ikki abbia perso tempo a vendicarsi," dice Hyoga, la sua voce fredda come il suo cosmo. "Del resto non vedo cosa poteva aspettarsi di diverso da lui."

Lei impallidisce.

"Che vuoi dire, Crystal?"

"Non faccia l'ingenua, milady. E' stato suo nonno ad insegnarle ad usare l'arma del ricatto su di noi. E due fratelli legati da un fortissimo affetto sono un soggetto fin troppo facile, non è vero?"

Trasalisco, alzo lo sguardo a Lady Isabel con occhi spalancati.

"Alman ha tenuto in pugno Ikki per anni in questo modo," continua Hyoga, spietato. "Lei ha fatto altrettanto con Shun. E' arrivata al punto di sperare che Phoenix non fosse Ikki, perché se i due fratelli si fossero riuniti avrebbe perso ogni potere su di loro. Non avrebbe più potuto costringerli a battersi nel suo adorato torneo! Questo è un esempio della sua toccante umanità."

Lei china lo sguardo. Ma non nega l'accusa.

"E adesso cosa vuole da noi, milady? Solidarietà per le sue disgrazie con il pubblico pagante e con la stampa? Non avrà di certo la mia! Ikki aveva una scorza dura, ma sotto di essa era un bravo ragazzo, generoso e leale. Se è diventato quella furia che abbiamo visto tutti, è anche per colpa della sua Fondazione. Ne ha pagato il prezzo? Sappia che le è andata meglio di quanto meritasse... visto che non ha perso nulla che il denaro non possa ripagare."

Un denso silenzio segue quelle parole sferzanti. Lady Isabel stringe i suoi piccoli pugni ai fianchi.

"Ti sbagli, Crystal. Ho perso parte della mia armatura d'oro, qualcosa che per me conta quasi come la mia stessa vita. Non potete immaginare quanto sono stata triste al pensiero di separarmene per doverne fare il trofeo del torneo..."

"Ah già, il torneo!" esclama Seiya, sarcastico. "Tutti dunque hanno fatto sacrifici per questa bella manifestazione, noi ci abbiamo messo il sudore ed il sangue, e lei, poverina, il regalino del nonno..."

Lady Isabel alza la testa di scatto, con un lampo di primitivo orgoglio.

"Mettimi sotto accusa come sembra far piacere a tutti, Pegasus, ma risparmiami la tua ironia! Vuoi approfittare della mia umiliazione per divertirti alle mie spalle?"

"Lei cos'ha fatto di diverso finora... milady?"

"Non mi sono affatto divertita!" tuona lei, perdendo per un istante il controllo. Poi si passa una mano tra i capelli, respira profondamente ed aggiunge, con voce tremante: "Forse si. Di questo me ne vergogno. Accetto la critica di Igor. Accetto anche il fatto che Ikki abbia in un colpo solo cancellato anni di lavoro e milioni di dollari di investimenti. Si è vendicato di me, me lo sono meritato, meritavo anche di peggio... siete contenti adesso? Era questo che volevate sentirmi dire?"

Torna alla sua poltrona, con un'aria talmente abbattuta che nessuno si sente di infierire ulteriormente.

"E va bene," mormora, "Non vi darò più degli ordini. Vi tratterò sempre con il dovuto rispetto, vi lascerò liberi di fare ciò che volete. Ma permettetemi almeno di implorarvi di ciò che una volta avrei preteso da voi. Vi chiedo, vi scongiuro di aiutarmi a riavere i pezzi mancanti di questa armatura..."

"Ah, ecco il motivo del suo straordinario fair-play!" Seiya mette i piedi sullo schienale della poltroncina davanti a sé. "Mi sembrava strano che fosse così pronta ad ammettere i suoi errori, ed essere così squisitamente gentile... Chi di noi è così senza cuore da poter resistere a una bella fanciulla triste che singhiozza: Sono stata cattiva, avete ragione, ma fate i bravi, aiutatemi perché sono nei guai...?" dice in falsetto, imitandola in un modo talmente comico da farci sorridere nonostante tutto.

Lei lo guarda con ammirevole fermezza.

"Non sto affatto singhiozzando, Seiya... so che otterrei di più da voi in questo modo. Perdonami se non indulgo in questa debolezza, o meglio, se disdegno di usare un'arma così puerile contro il vostro odio nei miei riguardi. Hai colto il senso essenziale di ciò che ho detto. Sono nei guai. Ho bisogno di voi."

"Per riavere il beneamato trofeo, così poi potrà accontentare il gentile pubblico e concludere il Grande Torneo?" chiede lui, con tono caustico. "Se lo scordi! Che Phoenix si diverta pure con i suoi gingilli dorati, tanto non può vestire l'armatura se non ne possiede tutti i pezzi. E tutto sommato, a chi di noi interessava quell'affare?"

"A me," dice Shiryu.

"Non puoi più averlo in nessun caso. Sei stato eliminato dal torneo, ed hai troppo senso dell'onore per non rispettare le regole. Per Asher, Jack, N'dare e Benan vale lo stesso discorso, sono fuori... perché mai dunque dovrebbero sbattersi?" Alza la mano con tre dita aperte. "Dunque, secondo la formula del torneo di milady, dovremmo essere noi semifinalisti a far la guerra a Phoenix per quell'armatura. Ma a Shun non serve più." Abbassa un dito. "Crystal? Neanche a parlarne, non glien'è mai fregato nulla..." Abbassa un altro dito, punta l'ultimo su se stesso. "Io? Mi sono battuto solo per farmi vedere da mia sorella, affinché sapesse che sono qui e sono vivo." Si volta verso Lady Isabel. "Toh, non c'è più nessuno che vuole la sua cara armatura! E allora sa cosa le dico? Metta quei quattro pezzi in bacheca, faccia una bella denuncia alla polizia per furto, ed incassi l'assicurazione."

"Seiya, farei volentieri ciò che dici, ma non pensi che Phoenix possa avere il mio stesso desiderio, visto che per i suoi piani ha bisogno dell'intera armatura?" Le sue mani si posano sul tavolo, "Prima o poi cercherà di entrare in possesso anche di questi pezzi. Ed io non mi illudo di potergli resistere, pur con tutto il potere che ho. Soltanto voi cavalieri potreste sbarrargli la strada." Sospira. "Forse è anche per questo che mio nonno vi ha mandato ad addestrarvi..."

"Per difendere lei?!"

"Per difendere l'armatura del Sagittario, non me!"

Quella sua veemenza ci stupisce.

Lei unisce le mani davanti a sé, respira profondamente riacquistando la calma, e dice a voce bassa ed intensa: "Ho mandato fuori Mylock perché non assistesse alla mia umiliazione, sapendo che sarebbe stata inevitabile... ma sono determinata ad avere il vostro aiuto, ad ogni costo, anche a quello del mio orgoglio. E' una questione di onore e qualcosa di più, da cui può dipendere il destino del mondo, ed io non posso fallire." China la testa. "Dovete aiutarmi a riavere tutti i pezzi dell'armatura d'oro. Non perché mi servano per concludere il torneo, anche se vi ostinate a credere che l'abbia organizzato solo per motivi economici... ma perché mai come ora il male è vicino al trionfo."

"Il male?" mormora Seiya, con lieve ironia. "Si vede proprio che è arrabbiata con Ikki, per definirlo in modo così categorico."

"Non mi riferisco unicamente a lui con questa parola," replica Lady Isabel, "ma in quale altro modo definireste la forza che sta per sottrarre ad Athena ed all'umanità stessa la sua migliore arma difensiva?"

Segue un lungo silenzio.

"Questo sarebbe dunque la sua armatura d'oro?" chiede Hyoga. "Sarebbe ora che ci dicesse quel che sa, milady... e senza tante reticenze, visto che ci chiede di rischiare la vita."

Lei sospira profondamente..

"Hai ragione, Crystal. Devo avere completa fiducia in voi, se voglio almeno sperare che ne abbiate un poco in me." Torna a sedersi sulla sua poltrona, fissa il suolo. "Sapete già che molti anni fa mio nonno trovò in Grecia un cavaliere morente. Quell'uomo si chiamava Aiolos, e si definì il più perfetto dei cavalieri di Athena."

"Un vero modesto," mormora Seiya nel silenzio.

Lei non si lascia sviare dall'interruzione. "Le sue parole esatte furono: Il Santuario è stato sovvertito. Athena presto avrà bisogno di questa armatura. Quando il migliore tra i cavalieri la vestirà nessuna vittoria sarà impossibile per la dea, e nessuna vittoria sarà sicura per le forze oscure. Questa armatura è la speranza dell'umanità."

Alza i suoi occhi azzurri su di noi.

"Non so per quale miracolo quel cavaliere convinse un uomo concreto e materialista come mio nonno alle strane, misteriose verità del Mondo Segreto. Ma quando Alman di Thule tornò qui a Nuova Luxor era diventato un altro uomo. L'adempimento delle ultime volontà di Aiolos divenne lo scopo segreto della sua intera vita. Lavorò intensamente al progetto del Saint George, viaggiò in lungo ed in largo per il mondo alla ricerca dei ragazzi migliori, intavolò le complicatissime trattative con le scuole segrete: il suo compito era creare un gruppo di nuovi cavalieri fedeli ad Athena, stretti intorno al migliore di loro che avrebbe avuto la preziosa armatura di Aiolos. E quasi a dimostrare che questo scopo era giusto, o meglio, divino... la fortuna economica del nonno non fece che aumentare, quasi da sola, a dispetto del minor tempo che vi dedicava. Più si impegnava nel progetto Saint George, e più i suoi affari andavano bene... e questo lo convinceva che l'esecuzione delle volontà di Aiolos fosse un compito sacro, degno di essere perseguito in tutti i modi."

"In tutti i modi leciti e non leciti," corregge Seiya, "Usando ragazzini orfani indifesi e disponendo di loro come bestiame, distribuendo promesse machiavelliche, facendoci bastonare da Mylock in nome della benefica Fondazione Thule, ed infine mandandoci in giro per il mondo a rischiare la pelle; e tutto questo naturalmente senza chiedere minimamente il nostro parere..." Scuote la testa. "Ah, se è proprio questo che voleva quel grand'uomo di Aiolos, allora hanno fatto bene ad ammazzarlo!"

Noi tutti annuiamo, grati a Seiya per aver interrotto quel panegirico in omaggio a chi ci ha portato via l'infanzia.

Lady Isabel sospira.

"Capisco il vostro odio per il nonno... ma dovete ammettere che qualcosa di buono ha fatto in questo mondo. Se fosse stato il mostro che dipingete non avrebbe speso cifre astronomiche per costruire scuole e ospedali in paesi disastrati, non avrebbe comprato da solo il quaranta per cento delle eccedenze alimentari del mondo industrializzato per portarlo gratuitamente nei paesi in carestia, non avrebbe finanziato le ricerche che hanno debellato l'AIDS per sempre..."

"Si vede che gli rimordeva la coscienza," ribatte Hyoga, con voce gelida.

"Forse," mormora lei. Si rialza, torna accanto al tavolo e sfiora uno dei pezzi dell'armatura quasi con amore. "Credete che il compito lasciatogli da Aiolos fosse facile? Credete che non sapesse di essere odiato a morte da voi, senza speranza di comprensione? Credete che abbia dormito tranquillo sapendo che avreste potuto morire in quelle scuole segrete, e che sarebbe stata colpa sua? Forse è stata anche questa lunga, cupa attesa a minare la sua salute... egli sperava solo che tutto finisse presto, che tutti e diciassette tornaste cavalieri, per scegliere il migliore tra di voi ed adempiere finalmente alla sua promessa. Ma non ebbe questa soddisfazione. Quando ormai la sua vita stava per spegnersi, mi chiamò al suo letto di morte. Era tristissimo, ma sereno nonostante tutto, ed il suo volto che avrebbe dovuto essere distrutto dalla malattia era invece quasi radioso..."

La sua voce si incrina.

"Mi disse che si rammaricava molto di dovermi lasciar sola, ma che me la sarei cavata ugualmente. Mi preparò tutti i documenti necessari affinché la mia giovane età non mi impedisse di entrare in possesso del suo impero; mi ammonì che non avrei ereditato solo i suoi diritti, ma anche i suoi doveri. Dovevo completare la sua missione, a tutti i costi. Mi raccomandò a Mylock, mi sorrise, mi disse: Isabel, sei stata la benedizione degli dèi sulla mia vita... e spirò."

Scuote la testa per ricacciare le lacrime.

"Ho adempiuto alla mia promessa, ho eseguito alla lettera le sue volontà, che sono poi quelle di Aiolos. Ma Phoenix ha improvvisamente rovinato tutto, rubando l'armatura d'oro. Gliela lascerei volentieri, se fosse lui il migliore dei cavalieri; ma non lo è, perché vuole il potere solo per se stesso! E non basta che io mi senta così tremendamente in colpa per aver mancato al mio dovere... se non mi aiuterete a riconquistare i pezzi mancanti, presto la situazione diverrà irrimediabile, poiché Phoenix finirà col distruggere l'armatura d'oro!"

"Ma lui non vuole certo distruggerla," esclama Shiryu. "Vuole usarla!"

"Usarla per ottenere un potere personale non è come annullarne la forza positiva? Non era questo che Aiolos voleva! Aveva anzi messo in guardia il nonno a proposito di ciò che poteva accadere se qualcuno di indegno avesse traviato la sua energia... basta così poco per trasformare il bene in male!"

"Ikki non è cavaliere del Sagittario," obietta Shiryu, "Non può possedere..."

"...l'energia della costellazione, Dragone? Certo che no! Ma io sto parlando dell'energia dell'armatura! Credi che Ikki l'abbia rubata solo per vendicarsi di me?... Per favore, guarda bene questi pezzi!"

Segue un lungo silenzio, e Shiryu mormora, ad occhi sgranati:

"Hanno ripreso la loro forma originale, è vero!... Ma questo significa..."

"...che l'armatura ha una sua volontà," conclude la duchessa. "Non è una semplice corazza, è la migliore di quelle della massima gerarchia, destinata al cavaliere più perfetto... e Aiolos vi ha trasfuso la propria anima, per farne un'arma di enorme potenza e proseguire la sua missione anche oltre la morte!"

Segue un silenzio sbalordito.

"Ma se Aiolos era un tipo così in gamba, come diavolo ha fatto Phoenix a impossessarsi della sua armatura?" chiede Seiya, esterrefatto. "Quando l'abbiamo fermato era quasi riuscito a riplasmarla in forma di Fenice..."

"Questo significa che il suo cosmo è talmente grande da consentirgli di vestirla," mormora lei, "Non sono un cavaliere come voi e non posso apprezzare la cosa nel suo giusto merito, ma quando Ikki è apparso al torneo io, Mylock... e tutti gli spettatori ci siamo spaventati a morte. E se persino noi abbiamo sentito la tremenda forza negativa di Phoenix... chissà cosa avete sentito voi."

Cos'abbiamo sentito! Al ricordo mi sento ancora soffocare...

"Dalle confidenze del nonno so però che vestire l'armatura è una cosa, ma dominarne la volontà per usare i suoi poteri è un'altra. Se la determinazione di Ikki fosse superiore persino a quella di Aiolos... e non importa per quale scopo... forse egli potrebbe piegare l'energia di quest'armatura. Ed il potere che ne deriverebbe lo porterebbe ad un vero e proprio delirio di onnipotenza, con conseguenze tremende. Tra cui sicuramente la mia morte." Scuote la testa, "Ma questo sarebbe solo un dettaglio trascurabile nel panorama di distruzioni che seguirebbero; perché al capitolo vendette Ikki ha sicuramente iscritto anche l'intera Fondazione Thule... la sua famiglia in Giappone, che l'abbandonò... ed infine tutti voi, che gli avete sottratto la possibilità di un rapido trionfo. Su quel che seguirebbe dopo, potete esercitare la vostra immaginazione meglio di me."

Segue un silenzio teso, interrotto da Seiya.

"Ha detto se. Se la determinazione di Ikki batte quella di Aiolos. E se non fosse così?"

"Allora l'armatura si rivolterebbe contro di lui," mormora Lady Isabel. "Cercherebbe di possedere colui che la veste. Forse un cavaliere ordinario potrebbe essere sopraffatto in questo modo, ma non qualcuno con la potenza incredibile di Phoenix. Non credo che si lascerebbe possedere senza lottare fino all'ultimo..."

"Ed ha ragione," mormora Hyoga, "Ikki era il ragazzo più testardo che avessi mai conosciuto. Non amava molto riflettere, preferiva agire. Non credo che sia cambiato. In questa situazione non farebbe altro che elevare ancora di più il suo livello di energia, e tentare di vincere quel duello a tutti i costi."

"E altrettanto farebbe l'armatura," ribatte lei. "Ma questa gara non potrebbe certo durare all'infinito. E se Ikki non si lasciasse possedere... se si ostinasse ad espandere il suo cosmo..."

"... finirebbe col distruggere se stesso e l'armatura insieme!" conclude Shiryu.

Restiamo agghiacciati da quella prospettiva.

"Vedete bene che disastro sarebbe in ogni caso," dice Lady Isabel. Ci guarda con autentica disperazione. "Io avrei mancato al mio dovere, l'armatura di Aiolos sarebbe perduta per sempre!... E se si ha fede nelle sue ultime parole, questo metterebbe in pericolo l'intera umanità. Ikki forse pagherebbe con la vita il suo delitto, ma questo non servirebbe assolutamente a niente!"

Segue un lungo silenzio, durante il quale lei torna nuovamente alla sua poltrona, lasciandosi cadere su di essa con un gesto pieno di sconforto. Posa le mani sui braccioli, mormora a voce bassa:

"Vi giuro che ciò che ho detto è vero. Ed ora sapete tutto. Giudicate i miei motivi come volete, ma sappiate che sono pronta a tutto pur di rispettare le volontà di mio nonno. Accetterò ogni condizione che vorrete pormi, cancellerò persino il torneo, così non crederete che abbia in mente secondi fini." Alza la testa e ci squadra. "Vi chiedo di dichiarare, con tutta la vostra sincerità, cosa avete intenzione di fare. Siete cavalieri ed avete un codice d'onore: è solo giusto che mi diciate... se siete con me o contro di me."

Segue un pesante silenzio.

"Per essere precisi, milady, doveva chiederci se siamo con Phoenix o contro di lui," risponde alla fine Seiya, caustico. "E devo ammettere che se non si trattasse di una cosa così immane, io quasi quasi starei con lui. Si, d'accordo, Alman ci ha messo alla tortura per anni per il bene dell'universo intero; e che bravo Aiolos che difende Athena anche da morto, e che vuole dei nuovi cavalieri per prendersi la rivincita al Santuario..." Si alza in piedi, appoggiandosi allo schienale della poltroncina davanti a lui. "Ma i tutti i bei discorsi che ci ha fatto fino ad adesso non spiegano l'atteggiamento che ha avuto lei, cara duchessa. Se sapeva che eravamo tanto importanti, perché ha aspettato di aver bisogno di noi per trattarci da esseri umani?"

Lei non risponde, ma abbassa lievemente il suo sguardo.

"Invece no, le solite storie di ricattini e minacce, i soliti gorilla in occhiali neri e la solita gentilezza di Sir Mylock, il solito atteggiamento da imperatrice del mondo che comanda a bacchetta tutti quanti... come ai tempi del Saint George, quando veniva alla scuola solo perché voleva che qualcuno di noi la facesse giocare alla cavallerizza!"

A quel riferimento Asher alza la testa, arrossendo. Lady Isabel getta uno sguardo furtivo su di lui, e deglutisce visibilmente.

"Comunque mi voglio fidare di lei, anche perché non credo che sia così stupida da fregare due volte un cavaliere, e su questioni sacre come quelle del Mondo Segreto. Okay, per quanto riguarda me, sono pronto a fare il possibile per riportarle in mano il resto dell'armatura, o almeno difendere questi pezzi dalle rapaci mani di Phoenix. Ma in cambio lei manterrà un'altra promessa di suo nonno, a quanto pare molto meno sacra..."

"Non è vero, Seiya," risponde lei, a voce bassa. "Tutte le promesse sono sacre per me. Avevo già assoldato i migliori investigatori per ritrovare tua sorella, e te ne darò le prove. Comunque ti ringrazio per il tuo aiuto..." Gli rivolge uno sguardo tagliente, "... e anche per la tua solita, disarmante franchezza."

"Non c'è di che... milady!" sorride Seiya con aria di sfida.

Lei si volta verso Shiryu.

"Dragone?"

"Io sono d'accordo con Seiya, su tutti i punti," risponde lui, alzandosi. "Lo aiuterò quindi a contrastare Phoenix." Apre le braccia, con un gesto di sconforto. "Però attualmente non posso essere molto utile: anche se sono quasi guarito, sono senza scudo e bracciale, e non solo: la mia intera armatura è diventata completamente inerte..."

"Come la mia," brontola Seiya, "Il pelatone ha ragione, dobbiamo averle scassate del tutto. Non capisco proprio come possa essere successo... certo che ci sei andato giù davvero duro, cinese!"

"La stessa cosa potrei dire di te, Pegasus," ribatte Shiryu, piccato. "La mia armatura durava fin dall'epoca T'ang!"

"Forse dovresti chiedere al tuo vecchio e saggio maestro che cavolo ci ha fatto il tuo predecessore, con quell'armatura. Poteva dirtelo che era già ridotta ad un mezzo rottame!... E adesso come facciamo? Non possiamo mica portare le nostre corazze in una carrozzeria di Nuova Luxor e chiedere: scusate, ce le rimettete insieme, ce le fate metallizzate, e già che ci siete le mettete pure in risonanza con un po' di energia cosmica?..."

Non possiamo fare a meno di ridacchiare, nonostante la serietà dell'argomento. Meno male che c'è Seiya a tirarci su di morale ogni tanto...

E questo mi fa ricordare una cosa importante.

"Un momento," dico, "La mia maestra ad Anthrâ mi ha detto che esiste ancora un ultimo esperto nell'arte arcana di costruire armature. Lui potrebbe senz'altro far rivivere le vostre."

"E dove sarebbe questo tizio?"

"Non lo so."

"Ma lo saprà senz'altro il mio vecchio maestro!" esclama Shiryu. "Mi avete dato tutti e due degli ottimi suggerimenti. Non mi resta che prendere con me anche il tuo scrigno, Pegasus, e partire di corsa per la Cina..."

"Grazie tante!" esclama Seiya, "E che faccio se Phoenix non è così cavalleresco da aspettare che tu ritorni con la mia armatura riparata?"

"Forse muori," risponde lui, serafico, "ma se non parto muori lo stesso, e di sicuro."

"Hai ragione, Dragone." dice Lady Isabel. "Di certo è essenziale per te e Pegasus riavere un'armatura in perfette condizioni. Cercherò in tutti i modi di prendere tempo, e metterò a tua disposizione i miei mezzi di trasporto più veloci."

Shiryu risponde con un cenno d'intesa.

Lady Isabel si volta verso di me.

"E tu, Andromeda? Cosa intendi fare? Di sicuro sei il più coinvolto in questa crisi con Phoenix, e nessuno potrebbe giudicarti male... se tu preferissi non metterti contro tuo fratello."

"Il che non significa schierarti al suo fianco," ammonisce Shiryu, "Scusami, Shun, ma non credo proprio che Ikki te lo permetterebbe. Per lui non sei più suo fratello, ma evidentemente... solo il figlio dell'uomo che ha odiato di più al mondo."

Segue un silenzio imbarazzato.

"Milady," dico, fissandola negli occhi e prendendo il coraggio a due mani, "Voglio sapere se Ikki ha ragione. Alman di Thule è mio padre?"

"Io... non lo so," risponde lei, con voce fievole. "Non so assolutamente nulla di presunte paternità del nonno."

"Non sa o non vuole dire?" chiede Hyoga, sferzante.

Lei trasalisce, lo guarda ad occhi spalancati.

"Perché mi accusi in questo modo, Igor? Credi che non riconoscerei a Shun i suoi diritti, se scoprissi che Ikki ha ragione? Che cosa perderei a farlo? Una parte del mio patrimonio, il nome di duchessa... ma avrei ritrovato uno zio, anche se mio coetaneo!"

"Potrebbe averne parecchi di zii a questo mondo, milady," replica Hyoga, gelido. "Sa meglio di me che il duca non amava solo la mitologia e l'alta finanza... ma anche le belle donne, specie se giovani e non troppo altolocate."

Il pallore di Lady Isabel diventa mortale.

"Però ogni cura era presa affinché non gli venissero addebitate le eventuali conseguenze delle sue avventure," continua lui, con amarezza. "Un ottimo uso del potere e del denaro. Non mi chiede come posso sapere tutte queste cose? O suo nonno le ha parlato di una certa danzatrice del Bol'šoij di nome Natassija, con cui ebbe una fugace ma intensa relazione a Mosca circa vent'anni fa?"

Siamo tutti ammutoliti.

"Hyoga..." mormoro, sconvolto, "stai dicendo... che forse io e te siamo fratelli?"

"No!... " risponde lui, con veemenza. "Mi auguro di vero cuore di no, Shun. Purtroppo io ho ragioni ben più forti delle tue di sospettare chi sia mio padre, un uomo potente che negò fino all'ultimo a mia madre un semplice riconoscimento, al punto che lei decise di imbarcarsi con me verso Nuova Luxor, per incontrarlo faccia a faccia. Ma come già sai lei arrivò solo sul fondo dell'oceano. Fui riportato nel mio villaggio finché quello stesso uomo venne a prendermi, studiandomi con molto interesse, trattandomi con solenne distacco. Per anni ho sopportato la vita che facevo solo perché ero vicino a lui, perché ogni tanto potevo tentare di chiedergli: sei tu mio padre? Sei tu mio padre? E per anni non ho avuto altra risposta che un cinico muro di silenzio. Conveniva troppo ad Alman di Thule tenermi sulle spine! Invano ho chiesto un si o un no, sapendo che bastava una sola goccia di sangue per stabilire la verità. Non mi interessavano i soldi, tanto sapevo bene che una spirale di DNA non vale nulla contro il volere di un potente... volevo solo questa conferma in onore di mia madre! Ma non mi ha mai concesso questa soddisfazione. Prima che partissi per la Siberia, mi ha mostrato un foglio di carta, era la mia analisi genetica, e mi ha chiesto con un sorriso: Igor, dimmi tu quale risultato vuoi che faccia scrivere su questo documento!..."

Tace un istante, e poi continua con voce piena di dolore:

"Ho risposto che facesse scrivere un esito negativo. Non volevo più saperne di un padre come lui, non volevo rischiare di aver la conferma dei miei peggiori timori... che un mostro simile, che per anni aveva calpestato i miei sentimenti più puri, fosse colui che mi aveva dato la vita!"

Si volta verso di me.

"Ma questa è stata una mia scelta, Shun, e non necessariamente deve essere la tua. Puoi sempre fare quel che Ikki ti ha suggerito, chiedere a Lady Isabel un'analisi genetica. Lei si è impegnata con una promessa solenne e forse potresti credere alla sua parola se ti dicesse, desolata, che sei figlio di chissà chi. Spero per te che sia proprio così."

Guardo Lady Isabel che mi fissa, evidentemente scossa.

"Shun, io... ti giuro che non sapevo nulla di tutto questo. Il discorso di Igor mi sconvolge perché non posso pensare che sia completamente privo di fondamento. Però, mentre lui sembra aver in mano indizi concreti e fatti oggettivi... tu non hai nulla di tutto questo, a parte il tuo aspetto. Nel tuo caso solo un'analisi del DNA potrebbe stabilire la verità su chi sia tuo padre... e anche tua madre, visto che Ikki mette in dubbio persino lei. Forse crede che tu sia il risultato di qualche manipolazione prenatale."

"Una mostruosità genetica," mormoro appena. Così mi ha chiamato il mio adorato fratello di un tempo, colui che per primo decise di volermi bene nonostante il mio aspetto, nonostante la stranezza che ero, e che andò contro a tutto il mondo pur di non abbandonarmi....

Lady Isabel sta ancora parlando, con il suo solito tono efficiente, appena incrinato dalla scabrosità dell'argomento.

"... posso procurarmi in un paio di giorni le mappe cromosomiche dalle banche dati in Giappone; ho già qui quelle dei tuoi tessuti, del nonno e di Ikki. Basta una tua firma su alcuni documenti che ti farò avere immediatamente..."

Fa per accendere l'interfono, evidentemente per chiamare i suoi segretari.

"No, milady," le dico, fermandola.

Mi guarda, esterrefatta.

"Lasci perdere," mormoro, con un sorriso triste.

"Ma... non volevi sapere chi erano i tuoi genitori?" mi chiede, con voce strozzata.

"E' vero. Ma le parole di Hyoga mi hanno fatto riflettere. Perché scoprire a tutti i costi la verità, se questa potrebbe rovinare i miei ricordi migliori? Sono le uniche cose di valore che mi siano rimaste, assieme alla mia armatura di cavaliere... e mi bastano per vivere." Chino la testa, con gli occhi lucidi. "Non importa di chi sia figlio, ho già avuto i miei genitori, i genitori di Ikki. Quindi per me lui è mio fratello, anche se il contrario probabilmente non vale."

"Ma... se tu risultassi figlio del nonno... saresti l'erede del suo titolo e del suo impero!"

"E non potrei più guardare in faccia nessuno dei miei compagni," ribatto, quietamente. "Avrei rubato tutto ai miei fratelli maggiori, sarei davvero un demonio, come Ikki mi ha chiamato; ed il fatto di non aver commesso volontariamente tutto questo male non toglierebbe nulla ad esso...né al mio senso di colpa." Alzo la testa, sereno nonostante tutto. "Si tenga il suo impero, milady: in tutta la mia vita sono stato contento quando avevo qualcosa da mangiare e un posto dove dormire. E in quanto al titolo, ne ho già uno molto impegnativo da portare... quello di cavaliere di Athena. Sarà in onore di questo titolo che cercherò di difendere l'armatura di Aiolos da mio fratello. O meglio, difenderò mio fratello da quell'armatura che potrebbe distruggerlo."

Mi volto verso Hyoga.

"E lo difenderò anche contro di te, Crystal. Non mi importa se Ikki è un cavaliere decaduto. Non mi importa se forse anche tu sei mio fratello. Lui lo era molto prima di te. Se tenterai di ucciderlo te lo impedirò, con tutte le mie forze."

Lui mi sorride tristemente.

"Sarei davvero orgoglioso di avere un fratello come te, Shun, anche se adesso per colpa di tutti e due non sapremo mai se lo sei o no." Sospira, china la testa. "Non dimenticare però che quello stesso vincolo di onore di cui parli mi lega al Santuario, da dove esce la parola di Athena. Sono stato mandato qui col preciso compito di punire dei cavalieri decaduti; ma tutti voi mi avete insegnato ad aprire gli occhi, e a non fidarmi delle prime impressioni. Può darsi che al Santuario non sapessero la verità, o può darsi anche che mi abbiano ingannato, come invece temo." Rialza la testa e mi guarda negli occhi. "Comunque nulla mi inganna sulle intenzioni violente di Phoenix, e gli impedirò di metterle in pratica; il che non significa necessariamente ucciderlo. Una buona sconfitta forse basterà, altrimenti... faremo ciò che il destino ha voluto di noi, e forse affronterò le tue catene. Ma fino a quel momento, che spero non debba mai arrivare, sono con te."

Ricambio il sorriso, mi volto verso i miei compagni e li vedo fissarci con simpatia. Seiya mi fa un cenno con il pollice alzato, mi strizza un occhio. Nessuno guarda l'agghiacciata Lady Isabel, che si rende conto di quanto poco conti per noi.

Si volta speranzosa verso Asher, per sentire finalmente qualcuno che affermi la sua lealtà nei suoi confronti. "Unicorno?" chiede, con voce dal tono alto e sottile.

Lo guardiamo tutti. Ci aspettiamo che le cada ai piedi come al solito, giurando che sarà il suo campione per sempre, e che farà tutto ciò che lei gli dice...

Ma stavolta Asher ci stupisce. Si alza in piedi e dice, con immensa dignità:

"Milady, quel che è accaduto al torneo mi ha reso consapevole di tutti i miei enormi limiti. Mi ero illuso che diventare cavaliere fosse il punto di arrivo di tutti i miei sforzi, invece... per me evidentemente deve essere solo un punto di partenza." China la testa. "E' duro per me affrontare la mia vergogna, ma un cavaliere deve avere l'onestà di farlo. E allora devo ammettere che Phoenix è troppo forte per le mie scarse energie. Non posso difenderla contro di lui come vorrei, posso solo essere spazzato via in un paio di secondi. E che razza di aiuto avrei dato ai miei compagni?"

"Intendi... tirarti indietro e abbandonarmi?!" esclama lei, sconvolta.

Asher sospira profondamente.

"Non è per vigliaccheria che lo faccio. Sarebbe più facile forse morire che ammettere la propria debolezza... specie davanti a qualcuno da cui si vorrebbe essere stimati. Ma questo non toglierebbe nulla alla realtà dei fatti. Non mi resta che sperare di avere una seconda opportunità per esserle di aiuto, milady, quando sarò migliorato come cavaliere e come uomo. Col suo permesso tornerò quindi in Liberia, dove mi sono addestrato, per correggere tutti i miei errori. Ed a proposito di errori..." Si volta verso di me, "Shun, ti prego di perdonarmi per come ti ho trattato al torneo. Come vedi la lezione che mi hai dato mi è servita." E sorride, tristemente.

"Adesso mi stringeresti dunque la mano?" chiedo, con un pallido sorriso.

"Ne sarei onorato. Chiunque e qualunque cosa tu sia, sei comunque un degno cavaliere di Athena."

"E anche tu, amico mio," gli dico, andando da lui e tendendogli la mia mano. Lui la stringe con calore, poi mi abbraccia.

"Proteggete la mia Isabel, vi prego," mormora al mio orecchio, con voce piena di dolore. "Se non per altro, fatelo per me che non ne sono capace."

Mi lascia, poi si volta verso di lei, aspettando il suo congedo.

Lady Isabel lo fissa con occhi lustri, come mai l'ha guardato in vita sua. E' la prima volta che lui la pianta in asso! Ma è anche la prima volta in cui si è comportato da uomo e non da animale da compagnia. Se ci può essere una grandezza nell'ammettere una sconfitta, Asher è stato grandissimo.

"Se hai deciso così, non mi resta che rispettare la tua decisione," mormora lei, con voce triste e delusa. "Fa' quel che credi, e per favore... torna presto."

Jack e N'dare si guardano, si scambiano un'occhiata e si alzano a loro volta.

"Anche noi abbiamo avuto un'idea simile a quella dell'Unicorno, ragazzi," dice il canadese, "Abbiamo misurato quanto poco valiamo come cavalieri. Qui vi saremmo d'impaccio e basta: meglio tornare alle nostre scuole a perfezionarci, così cercheremo di avere notizie di Pat e Shimoon."

"Buona idea," dice Asher, "Farò altrettanto anch'io. Forse i nostri amici sono ancora vivi e potranno darci una mano."

"Anch'io tornerò in Finlandia," dice Benan, tristemente. "Qui sono stato utile giusto il tempo di estrarre i miei artigli, prima che il Cigno me li gelasse." Lo guarda in modo un po' tagliente, "Non credo che potrei comunque combattere fianco a fianco con chi ha cercato di uccidermi."

"Fa' come credi, Hydra," replica il siberiano, alzando le spalle.

"Non fraintendermi, biondo. Sono comunque dalla tua parte. O meglio, dalla parte di chi, a differenza di te, ha cercato invece di salvarmi." Si gira verso di me, con un sorriso radioso. "Sai, Shun, mentre ero in ospedale, ho ricordato quel che è successo... e quando ti ho visto alla televisione, ho capito chi era l'angelo che avevo creduto di vedere chino su di me. Grazie per quel che hai fatto."

Ricambio il sorriso.

"Era naturale che ti aiutassi... eravamo compagni di scuola."

"Già. Compagni di scuola. Anche se qualcuno ce l'aveva fatto dimenticare." Getta un'occhiata a Lady Isabel, abbassa la voce. "Sai, non credo proprio che tu sia figlio di Alman di Thule. Scusa, ma non sei abbastanza stronzo!" Guarda Hyoga, e aggiunge: "Lui sì, invece."

"Non tenergli rancore," mormoro, tristemente.

"Già," sospira lui, "Non è mica colpa sua, dopotutto."

"Allora stringigli la mano."

"E se me la congela?" Mi guarda negli occhi, sorride. "E va bene, visto che me lo chiedi tu, correrò il rischio."

Va quindi a salutare Crystal, che lo fissa con stupore, ed alla fine finalmente sorride con un po' di calore, stringendogli la mano.

Mi arrivano alle orecchie le frasi di commiato dei miei compagni.

"Ma ci possiamo fidare a lasciarvi qui da soli, ragazzi?" chiede Jack.

"Va' fuori dalle balle, Orso Grigio," è la risposta allegra di Seiya.

"Pegasus, la tua armatura!" dice Shiryu, caricandosi la sua sulle spalle..

"Fatti vivo presto, Unicorno," dice N'dare, abbracciando Asher.

"E tu non perderti nello Zimbabwe come l'altra volta!"

Siamo di nuovo uniti, cavalieri di Athena e vecchi compagni di tutta una vita, e questo a dispetto dei maneggi della Fondazione e dei suoi ridicoli tornei. Tutti insieme prendiamo le nostre armature per toglierle da quel planetario, perché ormai siamo liberi di seguire il nostro destino di cavalieri.

Nessuno di noi saluta colei che aiuteremo nella lotta contro Phoenix. Lady Isabel Saori di Thule resta sola, davanti ai pezzi dell'armatura d'oro, la testa chinata, per una volta tanto umiliata da coloro che una volta aveva creduto essere i suoi schiavi.


capitolo 4
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