VARIAZIONI SU UN TEMA DI MASAMI KURUMADA

(SAINT SEIYA)

di Hanabi, estate 1994

I personaggi di Saint Seiya sono proprietà di M. Kurumada/Shueisha.

 


CAPITOLO 3: "Il Torneo" - parte seconda

La quarta giornata registra un cambio di programma. Invano Markus attende, nella sua armatura del Lupo, l'arrivo dell'avversario: il cavaliere della Fenice non compare, e dopo un'ora di attesa il pubblico si agita e comincia a fischiare. Lady Isabel sembra già pronta ad affrontare questa situazione: infatti vedo Pegasus e il Dragone uscire dalla galleria degli spogliatoi, nello splendore delle loro armature, e tra squilli di tromba lo speaker annuncia:

"Il combattimento previsto tra Phoenix e Lupus è rinviato alla prossima giornata. Al suo posto si svolgerà l'incontro tra Pegasus e Draco, valido per il diritto alla semifinale!..."

La folla manda grida di sollievo, ed uno scrosciante applauso saluta il momento in cui i due cavalieri si tolgono la maschera. Sento grida ritmiche all'indirizzo di Seiya: pare che si sia conquistato una certa parte di pubblico, di certo tutti i giapponesi; ma la figura elegante di Shiryu, con il suo fisico statuario ed i capelli smisurati, raccoglie comunque notevoli consensi.

Io mi rannicchio nel mio solito posto, abbracciandomi le ginocchia. Non so proprio per chi fare il tifo: tutti danno Shiryu per favorito, ma Seiya ha qualcosa di speciale dentro di sé, non è un avversario da prendere con sufficienza... ed il mio amico cinese, a dispetto del suo mezzo sorriso distaccato, lo sa benissimo.

Ed infatti, quando il gong suona l'avvio dell'incontro, egli scatta immediatamente all'attacco, con una magnifica esibizione di arti marziali. Seiya dimostra la sua abilità parando e contrattaccando con precisione: un duello altamente spettacolare, dal quale nessuno dei due esce vincitore.

La folla acclama, esaltata.

"Allora, Dragone, la piantiamo di giocare?" chiede Seiya, prendendo fiato, con un sorriso sardonico sulla faccia.

Shiryu annuisce. "Non sei un avversario ordinario, meriti più di quanto ti abbia dato finora." Esita un istante, quindi concentra tutte le sue energie nel braccio destro e scatta in avanti, scaricando un pugno in grado di abbattere un muro di cemento armato...

"Colpo del Drago Nascente!"

Seiya cerca di pararlo con il suo bracciale, che va in briciole all'impatto, ed attutisce il colpo quel giusto che non lo renda più mortale. Comunque lo incassa in pieno volto, e vola sanguinante contro le catene a bordo ring, piombando poi sulle ginocchia.

La folla mormora, sconvolta da quella potenza. Il tabellone luminoso quantifica l'energia scaricata attraverso quel pugno, e mostra un replay televisivo che mette in evidenza la tecnica perfetta del gesto di Shiryu. Se la sua armatura non avesse un bracciale destro appositamente rinforzato, egli distruggerebbe la sua stessa mano ad ogni colpo...

Seiya si riprende a fatica, ma non è certo tipo da arrendersi al primo colpo.

"Bravo, Dragone, mi hai fatto vedere il tuo colpo segreto," dice, asciugandosi il sangue dal naso. "E' solo educato che ti faccia vedere il mio!"

Si concentra e richiama energie dal suo cosmo, muove le braccia ed esclama: "Fulmine di Pegasus!"

Gli occhi umani non possono seguire i movimenti che seguono, si vede solo una macchia luminosa che sembra letteralmente attraversare il corpo del Dragone, si sente un suono strano, come un colpo secco, ma già Seiya è riapparso ansimante alle sue spalle...

La folla manda un mormorio di sorpresa.

Il tabellone luminoso mostra il replay dell'azione, rallentato. Si vede così che Seiya è in grado di muoversi con una rapidità sconcertante, e di colpire l'avversario decine di volte al secondo! Ed alcuni dei suoi colpi raggiungono la velocità del suono...

Ma si vede anche che Shiryu è talmente iperconcentrato da poter controllare quell'attacco, e parare sullo scudo della sua armatura i colpi più violenti, senza apparente sforzo!

Seiya ha un'espressione stupita, fissa il vuoto ansimando.

"Lo Scudo del Dragone è assolutamente impenetrabile da qualsiasi arma, Pegasus," dice Shiryu, tranquillamente. "Che ne dici di arrenderti, visto che il tuo attacco migliore non ha effetto su di me?"

"Non posso arrendermi," risponde lui con un sospiro, voltandosi di nuovo a fronteggiarlo. "Ho anch'io i miei motivi per vincere, Dragone... motivi forti quanto i tuoi, se non di più."

Shiryu si incupisce. "Eravamo amici, Seiya. Non voglio macellarti. Il mio pugno destro è in grado di perforare ogni difesa! La tua armatura non è efficace contro il mio attacco, rischio di ucciderti al prossimo colpo."

Un lieve sorriso sale alle labbra del giapponese. "Ohhh, la difesa più impenetrabile, l'attacco più micidiale... ti credi davvero così onnipotente, Shiryu? Molto gentile da parte tua concederti questa debolezza! Se fai così tanto affidamento sul tuo bracciale rinforzato ed sul tuo scudo invincibile, prova pure a colpirmi..." si mette in guardia, "...e vedrai che brutta fine faranno entrambi!"

Shiryu si prepara ad attaccare.

"Sei pazzo, ma la mia coscienza è a posto, ti ho concesso di ritirarti con onore. Se vuoi morire accomodati!"

"Io non morirò, Shiryu... non prima di aver rivisto mia sorella!"

Il suo cosmo brucia altissimo, ed egli scatta all'attacco in un lampo...

La folla urla.

Tutto è troppo rapido per essere seguito nitidamente. Si sente un colpo terrificante, un urlo, ed uno scricchiolio sordo accompagna il tonfo di un corpo sul tappeto...

E' Seiya!

Shiryu è ancora in piedi. Guarda sconvolto il bracciale della sua armatura in frantumi, ed il suo scintillante scudo spezzato, il tutto intriso orribilmente di sangue.

Nel silenzio sento la voce di Markus: "Seiya ha fatto quel che ha promesso... ma come ha potuto riuscirci?!"

Il tono tranquillo e quasi divertito di Hyoga risponde alla sua domanda: "Con tanto coraggio... e molta furbizia."

Mi volto a guardarlo. E' in borghese, alle mie spalle, con le braccia incrociate. So che è un nemico, che ha promesso di ucciderci, ma conosco la sua profonda lealtà, non colpirebbe mai qualcuno senza preavviso.

Alziamo tutti lo sguardo al tabellone luminoso, dove scorrono le immagini dell'azione, riprese al rallentatore.

"Guardate," mormora Asher, "Seiya si è precipitato all'attacco contro lo scudo stesso del Dragone! Vuol dire che l'ha spezzato lui?"

"Non è possibile! Ci aveva già provato, non aveva la potenza sufficiente."

Si vede il braccio destro di Shiryu partire nel colpo mortale diretto al volto dell'avversario, ma all'ultimo momento Seiya cambia direzione, e colpisce con una testata terrificante lo scudo. La fascia che gli cinge la testa va in frantumi, e dalla ferita che si forma parte il getto di sangue che sporca l'armatura del Dragone.

Il pubblico manda un singulto collettivo di spavento, Lady Isabel arriccia il naso con un'espressione di disgusto.

"Ma è folle!" esclama Asher, "Sperava che bastasse una testata a spaccare quello scudo, dopo che il suo pugno migliore aveva fallito?!"

"No, ma ha spostato il bersaglio di Shiryu dove voleva..." mormora Hyoga.

Infatti si vede il pugno del cinese seguire la traiettoria della testa di Pegasus, che però ha ancora la forza sufficiente per schivare il colpo... ed il pugno del Dragone si infrange sul suo stesso scudo!

"Ma certo!" esclama Asher, "Seiya non aveva la potenza per distruggere lo scudo del Dragone, l'unico ad avere questa potenza... era il Dragone stesso!"

"Avete mai sentito parlare della favola cinese del mercante d'armi troppo furbo?" dice Hyoga nel silenzio stupito. "Costui, nella foga di vendere, mostrò ad un suo cliente uno scudo e disse: questo scudo può fermare qualsiasi lancia. Poi mostrò una lancia, e disse: questa lancia può attraversare qualsiasi scudo! Un paradosso che senz'altro Seiya deve aver ben ricordato in quest'azione..."

"Non c'è dubbio, l'abilità di Pegasus è stata grande!" esclama Markus.

Il pubblico mormora, stupito ed ammirato. Seiya è in un lago di sangue, stremato, ma si alza ostinatamente sulle mani e sulle ginocchia.

Shiryu si raddrizza, ansimando, assorbendo in silenzio le conseguenze del suo errore.

"Ora il combattimento è concluso," dice Hyoga, "Seiya ha rischiato il tutto per tutto, sacrificando la sua protezione alla testa e ferendosi seriamente. Shiryu non ha più bracciale e scudo. Non possono più attaccare o difendersi. Il duello è finito in parità."

"Non esiste la parità in questo torneo!" esclama Asher.

Gli occhi azzurri di Hyoga guardano il vuoto.

"Però, che determinazione ha avuto Seiya... Forse mi sono sbagliato sui suoi motivi."

Shiryu sembra essere giunto ad una decisione. Si toglie la fascia dalla testa, il pettorale, i coprispalla ed i resti dei suoi bracciali.

"Quest'armatura non mi serve più! Hai avuto ragione, Pegasus: ho fatto troppo affidamento su di essa. E' un errore che non ripeterò una seconda volta."

Seiya forza un sorriso a denti stretti, si sgancia a sua volta i pezzi superstiti della sua armatura.

"Se vuoi batterti senza armatura, rinuncio anch'io alla mia! L'onore mi impone di combattere sempre ad armi pari."

Shiryu lo guarda, con un misto di rabbia ed ammirazione. "Io non sono ferito."

"Non preoccuparti, cinese, ho ancora abbastanza birra in corpo per te." Si mette in guardia, fa un gesto d'invito. "Avanti, vediamo se hai il coraggio di scagliare il tuo Drago Nascente, ora che sei senza armatura!"

Shiryu respira profondamente. "Se tu devi vincere per tua sorella, io devo farlo per il mio maestro. Non credere che esiti a colpirti per paura di farmi del male... il fatto è che, se ti colpisco, io mi rompo il braccio, ma tu muori!"

"D'accordo, Dragone... ma se non mi colpisci non puoi sperare di vincermi!" Un sorriso tagliente, "Ma ti avverto: se ci provi... potresti essere tu a rimanerci secco. Ho visto abbastanza del tuo colpo per poter trovare il tuo punto debole!"

Shiryu si irrigidisce.

"Ehi," esclama Markus, preoccupato, "Quei due fanno sul serio!"

Se n'è accorto anche Mylock, che si agita davanti a Lady Isabel, sbracciandosi. Sta probabilmente dicendo che un esito mortale nel torneo non sarebbe ben visto dall'opinione pubblica. Milady non batte ciglio, come se la cosa non le interessasse minimamente.

"Santo cielo, bisogna fermarli!" mormora N'dare, con voce soffocata.

"E perché mai?" dice Asher allegramente, "Sono maggiorenni, liberi e vaccinati. Conoscono il rischio che corrono. Se vogliono ammazzarsi, che facciano pure."

Io faccio un passo avanti. Non posso restare lì a guardare i miei amici che si affrontano fino alla morte per il piacere di Lady Isabel! Ma mi sento afferrare per un braccio.

Mi volto, incrocio lo sguardo di ghiaccio di Hyoga, che scuote la testa.

"A te non importa che muoiano in questo modo assurdo!" esclamo, divincolandomi da lui, "Tanto devi ucciderci comunque!... Lasciami andare!"

"Non è per questo che ti sto fermando," risponde lui, "Ma è per rispetto nei loro confronti. Non sono costretti a fare ciò che stanno facendo..."

"Che ne sai tu di cosa li costringe a rischiare la vita? Di cosa costringe anche me a battermi in questo maledetto torneo?!" Mi vengono le lacrime agli occhi, distolgo lo sguardo con rabbia.

Di nuovo sento la sua mano sulla spalla. "Comincio adesso a capirlo."

Là, sul ring, i due cavalieri senza armatura si studiano in perfetto silenzio, immobili. Sanno come tutti che il prossimo attacco sarà quello decisivo. Il pubblico trattiene il fiato, cinquantamila persone sono in un religioso silenzio, timorose di disturbare i due contendenti...

Il livello di energia cosmica generata dai due è altissimo, sono determinati, pronti a tutto, in iperconcentrazione.

All'improvviso Shiryu attacca, con il suo colpo più mortale!

Seiya scatta con la sua terrificante rapidità, un lampo di luce che attraversa il ring.

Ed è il suo colpo ad arrivare per primo al bersaglio!

Il movimento di Shiryu si interrompe, i suoi occhi si sbarrano: il pugno di Pegasus ha colpito in pieno il torace scoperto, a livello del cuore...

"Ma certo!" esclama Markus, "Quando il Dragone carica il destro, è vulnerabile sul lato sinistro!"

Quali conseguenze possa avere quel pugno fulminante, lo si vede subito. Shiryu scivola senza un suono sul ring, esanime. Seiya arretra a fatica fino ad aggrapparsi alle catene di bordo ring, evidentemente esausto e privo di forze.

Ma è lui ancora in piedi!

La folla acclama, in un parossismo di entusiasmo. Lo speaker proclama Pegasus vincitore, i commentatori televisivi si esaltano, gli applausi risuonano scroscianti

E Seiya si lascia scivolare lentamente a terra, crollando accanto al suo avversario.

La gente ammutolisce, i medici accorrono sul ring per soccorrere i due. Si vede subito la loro agitazione frenetica, i microfoni amplificano le loro voci.

"Questo è da ricoverare immediatamente in ospedale!" esclama un medico esaminando la testa sanguinante di Seiya.

"Presto, i cardiostimolatori!" urla quello che assiste Shiryu, e lo vediamo tentare un massaggio cardiaco disperato, "Il cuore di quest'altro si sta fermando!..."

Guardo la scena con occhi sbarrati. "No!" mormoro.

Non è possibile... Shiryu, il mio amico, sta morendo!

Vedo una ragazza in lacrime che fende la folla, si getta disperata verso il ring. La riconosco, è Fiore di Luna, la bellissima fidanzata di Shiryu. "Pegasus!" grida, con tutta la sua voce, "Solo tu puoi salvare Shi Lou! Salvalo!..."

"Il cuore è fermo," annuncia un medico, mentre i suoi colleghi cercano comunque di rianimare il povero Shiryu, ma sempre più inutilmente.

Uno di essi alla fine scuote la testa, e mormora: "Non c'è più niente da fare."

"Non è vero!" grida Fiore di Luna, disperata. "Pegasus! Il vecchio maestro di Shi Lou sapeva del suo cuore vulnerabile! Mi ha detto che se il colpo di un cavaliere lo può fermare... lo stesso colpo può farlo ripartire! Colpiscilo ancora, ti prego! "

"Pegasus non può più colpire nessuno!" esclama il medico.

"Ah no?... "

E' Seiya, che si è alzato con uno sforzo sovrumano, aggrappandosi alle catene.

"Stia giù!" gli grida il medico, accorrendo da lui, "Lei ha un trauma cranico!..."

"Okay... ma prima devo salvare il mio amico," mormora lui, barcollando. E si rimette in piedi. "Si faccia da parte... e qualcuno me lo tiri su che non posso... colpirlo da sdraiato..."

I medici lo guardano, indecisi. Ma Hyoga corre, balza sul ring, allontana tutti e afferra saldamente il cinese, sollevandolo per le ascelle e voltandolo in modo da esporre il suo torace a Seiya.

"Ehi... russo... non dovevi ammazzarci tutti?" sogghigna lui, con gli occhi velati.

"Muoviti!" gli grida Hyoga, "A questo ci penseremo quando sarà il momento!"

Sorrido, commosso nel vedere che nulla ha cambiato la vera natura del mio amico siberiano. Seiya si concentra, bruciando le ultime energie del suo cosmo esausto. Ma il tempo incalza, ormai l'arresto cardiaco dura da parecchi secondi, ancora un poco e i danni saranno irreversibili, anche per un cavaliere...

"Eh no, Shiryu, non morire..." ansima Seiya, ed urla con tutte le sue forze: "Non morire, brutto figlio di puttana!"

E scatta, scaricando ogni sua energia in quel secondo, accecante colpo.

Hyoga era pronto, ma finisce comunque violentemente contro le catene del ring, quasi spezzandosi la schiena nel tentativo di proteggere l'esanime Shiryu.

Cadono a terra entrambi, abbracciati.

Un silenzio disumano cala in tutto lo stadio. Per un istante nulla si muove. Poi Hyoga si districa dall'abbraccio con Shiryu, mette una mano sul suo petto ed ansima, sorridendo tra i denti:

"Lo sento... il cuore batte ancora!..."

Un urlo liberatorio sale da tutte le gole, Fiore di Luna si precipita piangente sul ring, Seiya sorride soddisfatto, prima di crollare nuovamente e stavolta definitivamente, ma mentre lo portano via in barella tutti lo acclamano come un eroe, e cinquantamila voci gridano ritmicamente:

"Pegasus!... Pegasus!... Pegasus!"

Sento Asher sospirare alle mie spalle. "Eh si," ammette, "Stavolta Seiya è stato grande."

L'atmosfera è piena di festa, tutti sorridono, Lady Isabel lascia lo stadio evidentemente soddisfatta. Anch'io sono felice che i miei amici siano salvi, e bisogna ammettere che il combattimento a cui ho assistito è stato di gran lunga il migliore di quanti ci siano stati finora. Speriamo che Seiya si riprenda bene ed in tempo per le semifinali...

All'improvviso sento come un brivido nella schiena, una sensazione inenarrabile, ma nettissima.

Mi volto automaticamente verso il podio dell'armatura d'oro. Ho avuto l'impressione di sentire la presenza di un cosmo ostile in quella direzione... ma i miei occhi non vedono nulla, e nemmeno concentrandomi percepisco qualcosa.

La sensazione è già svanita.

"Sei già qui, Phoenix?" mormoro, quasi a me stesso.

***

Il programma della quinta giornata prevederebbe finalmente lo svolgimento dell'ultimo duello eliminatorio, Phoenix contro Lupus. Però quella mattina incontro al Saint George un Mylock stranamente educato, il che in lui è segno di grande tensione.

"Sarà meglio che tu vada al planetario e prenda con te la tua armatura. E' molto probabile che Phoenix non si presenti neanche questa volta, ed in questo caso... non ci resterebbe che anticipare anche l'ultimo quarto di finale."

"E Phoenix?"

"A questo punto sarebbe fuori dal torneo." Scuote la testa, "Che figuraccia! Dopo la sua sfida così insolente, chi si aspettava che non si sarebbe neanche presentato? Lupus passerebbe direttamente alle semifinali, senza aver combattuto nemmeno una volta, mentre Seiya ha già due incontri alle spalle." Sospira, "Al diavolo, scricciolo, spero che tu ti batta secondo il programma, ma comunque fatti trovare pronto e concentrato nel tuo spogliatoio."

Fa per andarsene, ed io lo chiamo:

"Signor Mylock..."

Si ferma, si volta. "Cosa c'è?"

Chino la testa, non so come dirglielo.

"Io... ho avuto una strana sensazione durante l'ultimo combattimento," mormoro. "Mi creda o no, ho avuto l'impressione che un nuovo cavaliere ci stesse osservando."

Lui mi guarda, torvamente.

"Non mi dici niente di nuovo," risponde, "Shiryu ha avuto la tua stessa sensazione, mentre riprendeva i sensi nello stadio."

"Phoenix?"

"E allora perché è rimasto a guardare, visto che toccava a lui combattere?" Scuote la testa, "Non mi piace questa faccenda... non mi piace per niente."

Per tutta la giornata resto pensieroso, di cattivo umore. Non mi va di battermi, ma so che Mylock ha ragione, probabilmente quella sera toccherà a me. E dovrò quindi stroncare le ambizioni del povero Asher, sotto gli occhi della sua adorata milady... cosa per cui mi odierà per tutta la vita.

Se ci riesco.

E se non ci riuscissi? Sarebbe ancora peggio! Vorrebbe dire abbandonare ogni speranza di ritrovare mio fratello, o almeno di poterlo fare senza aver bisogno della carità della Fondazione. Avrei sfidato l'anatema del Santuario senza alcuna contropartita, buttando letteralmente al vento la mia vita. Avrei fallito come cavaliere, e Nemesis ed Albyon avrebbero di che vergognarsi di me.

Quindi devo vincere. Devo essere convinto di questo.

E se quella sera Phoenix facesse la sua apparizione?

Sono già nervosissimo al pensiero... cosa proverei se lo vedessi senza maschera, e scoprissi che non è mio fratello? E se scoprissi che non è nemmeno Pat o Shimoon? Se venisse fuori che viene dall'Isola Nera, ma non è mio fratello, questo vorrebbe dire... vorrebbe dire...

No! Non devo nemmeno pensarlo... non posso pensarlo... pensare che Ikki sia morto!

Faccio una corsetta per il parco, una doccia fresca, mi stendo pigramente ad ascoltare musica indiana, ma non riesco a togliermi di dosso l'impressione di un cattivo presagio. Mangio senza gusto, guardo distrattamente la televisione, che tra pubblicità e giochi a premi parla anche di un torneo arcaico nel cuore della città più moderna del pianeta...

Ascolto fin troppe stupidaggini. Alla fine, seccato, mi decido e vado al planetario. Mi siedo davanti allo scrigno della mia armatura, aspettando in solitudine e meditazione che venga l'ora designata. Mi fa bene, percepisco le mie stelle, la mia adorata galassia, ritrovo finalmente la pace interiore e mi preparo serenamente a tutti gli eventi, pronto ad accettarli come l'acqua accetta ciò che vi si immerge.

Resto lì finché un addetto della Fondazione mi chiama sommessamente. Allora mi carico l'armatura sulle spalle, e lo seguo silenziosamente verso un anonimo furgone chiuso.

Il viaggio finisce in un sotterraneo deserto dello stadio, nel quale filtrano lontani i rumori della folla e le note di musica classica che riempiono l'attesa dell'incontro. L'addetto mi conduce in un ascensore magnetico, che silenziosamente mi porta in uno sfavillante, colossale spogliatoio chiuso, illuminato a giorno da fari alogeni e rivestito di specchi.

"Si prepari," mi dice freddamente. Sale di nuovo sull'ascensore e se ne va.

Sono solo lì dentro. Mi svesto dei miei abiti moderni. Poi mi concentro ed apro il mio scrigno. Indosso l'arcaica tenuta da battaglia, tornando a sentirmi il ragazzo di Anthrâ. Chiudo i lacci sul petto, stringo le corregge delle calzature alle caviglie, mi fascio le mani con le bende di seta. Poi, con attenzione, comincio a vestire la mia armatura, assaporando il potere di quella strana, scintillante sostanza a cui affido il mio corpo. Ogni pezzo assorbe parte della mia energia, ma la sensazione di forza, fluidità e protezione che restituisce in cambio è adeguata compensazione.

Il silenzio è totale. Posso concentrarmi con tutto comodo, scaldare i miei muscoli già pronti, attendere senza che il nervosismo venga ad erodere le mie forze. Davanti agli specchi posso vedermi finalmente nei miei panni di cavaliere, e devo ammettere che sembro tutta un'altra persona rispetto al ragazzino in salopette. Sembro persino più alto di quel che sono!

Mi tolgo i capelli dal viso ed aggancio alla fascia frontale la maschera. Guardandomi allo specchio con essa, mi stupisco di quanto io stesso assomigli ad Albyon, quando tormentava la mia vita ad Anthrâ... un viso scintillante ed impassibile, asessuato, dall'apparenza serena ma inquietante. Faccio ricadere la mia lunga coda di capelli sulla schiena. Io non ho rinunciato a quel segno del mio grado mistico. Sono un sacerdote, possiedo l'energia cosmica. Seguo le regole millenarie del Mondo Segreto...

Chino la testa, con un sospiro. Si, questo è vero, ma Hyoga ha ragione, sto per violare proprio quelle stesse regole, sto per combattere per fini personali.

Non mi resta che chiedere perdono ad Athena per il mio peccato. Lei forse sa che affronterei qualsiasi inferno per amore di mio fratello.

Non so quanto duri l'attesa, ma sento un lieve segnale acustico, la porta dell'ascensore si riapre ed appare di nuovo l'addetto di prima.

"E' passata un'ora dall'apertura della quinta giornata," mi dice, a voce bassa, "Phoenix non si è presentato. E' già stato annunciato in sostituzione l'anticipo dell'ultimo quarto di finale." Una breve esitazione. "Se vuole salire..."

Ecco, il momento è arrivato. Finalmente.

Salgo sull'ascensore assieme a lui, che mormora ad un microfono: "Parterre."

Una lievissima accelerazione, un istante di attesa, poi le porte dell'ascensore si aprono di nuovo.

Ed è l'urlo ritmico della folla spazientita che mi accoglie, qualcosa di animale e antico che pervade persino l'atmosfera artificiale e ipermoderna dello stadio. Il cavaliere dell'Unicorno è già al suo posto, con la sua maschera fantastica sul volto. Gli vado al lato, discosto da lui di qualche metro, e poi vedo un segnale, sento gli amplificatori tuonare con i loro squilli di trombe, ed insieme ad Asher vengo investito dai coni di luce di svariati riflettori.

"Ed ecco a voi i cavalieri che combatteranno per il diritto alla semifinale!" grida lo speaker, sovrastando il clamore del pubblico, "Monoceros contro Andromeda!..."

Avanziamo verso il ring. Mi sento strano. Credevo di provare molta più emozione davanti a tutta quella gente, ma la luce accecante che mi circonda è come una barriera, mi isola dalle tribune oscurate. Lancio un'occhiata alla cupola, dove i laser disegnano la versione occidentale della mia celeste signora, sovrapponendola alle stelle della mia costellazione. Altrettanto fanno per la costellazione di Monoceros. Come vorrei che quello fosse un cielo vero!

Quelle trombe assordanti tacciono, finalmente, lasciando spazio al clamore della folla, un suono simile al tuonare di un mare in tempesta.

Saliamo sul ring, prima Asher, poi io. Guardo verso il palco di Lady Isabel, nella sua posizione privilegiata: stavolta la duchessa è vestita di azzurro, i capelli raccolti sul capo. Asher naturalmente si volta subito verso di lei, si libera della maschera con un inchino galante. Il pubblico conosce già la sua faccia, ma lo acclama comunque calorosamente.

E' il mio turno di togliermi la maschera. Lo faccio vincendo una residua resistenza interiore.

Il pubblico ammutolisce stranamente, vedo l'occhio elettronico delle telecamere squadrarmi con attenzione. Tanto per cambiare, in quello stadio come nel resto del mondo, tutti si staranno chiedendo se il cavaliere di Andromeda sia una donna oppure un ragazzo un po' troppo bello...

Un nuovo urlo sale, ben più alto di quello tributato ad Asher. Strilli di ragazzine isteriche in maggioranza. Non credevo che sarei piaciuto così tanto!

Questo sembra irritare parecchio il mio avversario. Vorrei stringergli amichevolmente la mano, ma lui la rifiuta, guarda qualche punto sopra la mia testa e dice:

"Non sapevo che questo torneo fosse aperto anche alle fanciulle ed ai finocchi. Manderò una formale protesta a Lady Isabel."

So che quelle parole arrivano alle orecchie di tutto il pubblico, e la riprova è l'improvviso abbassarsi del clamore, la tensione con cui tutti attendono la mia risposta.

Guardo Asher, colpito dolorosamente da quel disprezzo, dalla violenza verbale così gratuita. Ha sempre avuto un debole per gli stupidi luoghi comuni, ma con N'dare non si era comportato così!

"Perché cerchi di offendermi in questo modo così volgare?" gli chiedo.

"Già, è vero, tu sei così attaccato alle sciroppose buone maniere! Non sei affatto cambiato, Shun." Mi sorride sardonicamente. "Che impressione vederti con un'armatura addosso! Non hai proprio l'aria di un guerriero, tutt'altro... a proposito," aggiunge con pesante malizia, "dimmi, come ha fatto uno come te a diventare cavaliere? Hai forse sedotto i tuoi maestri?"

Mi sento impallidire piuttosto evidentemente.

"Può darsi. Vorresti forse verificarlo?"

"Preferirei preservare la tua delicata bellezza. Ritirati, e salverai così la tua faccina graziosa per i tuoi numerosi fans."

"Mentre tu salverai la tua per Lady Isabel... vedo che hai le tue buone ragioni per farmi una proposta simile."

Il suo sorriso si spegne, come se ne avesse abbastanza di quel gioco.

"Ascoltami bene, Shun. Non ti considero assolutamente un avversario alla mia altezza. Dopotutto sei sempre il più giovane ed il più debole di tutti noi. Rispettavo molto tuo fratello, e non voglio farti del male proprio in onore alla sua memoria..."

"Risparmiati gli omaggi funebri! Non crederò mai che Ikki sia morto. E non posso ritirarmi, per quanto detesti battermi: quell'armatura d'oro è la mia ultima speranza per ritrovarlo." Chino la testa. "Avrei preferito uno scontro amichevole con te, ma visto che non vuoi abbassarti al mio livello... che sia come vuoi tu."

"Tremo dalla paura!" esclama lui, aspramente, e va a mettersi al suo posto, mentre io vado al mio.

La folla grida e tempesta, evidentemente stuzzicata da quella sfida verbale tra di noi, la prima di una certa violenza che si sia mai udita nel torneo. Ma io abolisco completamente il clamore dalla mia coscienza, per concentrarmi invece sul mio avversario.

Le sue parole mi hanno fatto male, il suo disprezzo ha ferito il mio orgoglio. Ma Anthrâ mi ha insegnato duramente a trarre da ciò che mi umilia la mia forza. Se accantono i miei sentimenti, capisco che quegli insulti rivelano una debolezza di Asher: è molto più nervoso di quanto dimostri, perché effettivamente non sa nulla di me, né dei miei poteri... ed un avversario nervoso combatte contro due nemici: quello che gli sta di fronte, e se stesso!

Respiro profondamente, sentendomi di nuovo tranquillo e pronto a tutto.

Il gong suona!

Asher scatta immediatamente all'attacco, cercando di raggiungermi con una serie di pugni. Quasi gli rido in faccia mentre schivo tutti i suoi colpi. Non sarà così presuntuoso da credere di potermi battere senza usare i suoi poteri!

Io comunque userò i miei.

Per la prima volta fuori da Anthrâ contatto la fonte del mio cosmo; e scopro con piacere che non c'è alcuna differenza o difficoltà. Rivivo la solita, calda sensazione di doppiezza: sono qui, e nello stesso tempo sono a milioni di anni luce di distanza... mi sento invadere dall'energia delle stelle, che mi percorre e si concentra nei miei polsi; li incrocio davanti al volto, dominando con la volontà la mia estasi incipiente.

Un vago, arcano bagliore si forma davanti ai miei occhi semichiusi.

Il pubblico mormora, stupito. Sento su di me lo sguardo attento e sorpreso dei miei compagni, scorgo l'espressione sconcertata di Asher al di là dell'incrocio delle mie mani.

La luce mi scivola tra le dita, le stringo e sento che il miracolo si è compiuto ancora... ho materializzato dal nulla le mie catene!

Gioco con il loro peso, le muovo con un gesto dolce delle braccia; ed esse tintinnano mentre si dispongono quasi da sole attorno a me tracciando a terra il familiare disegno a doppia spirale, così simile alla galassia da cui traggo i miei poteri.

Abbasso le braccia, guardo il mio avversario con calma.

"Cosa sarebbe questa roba?!" esclama Asher, esterrefatto.

"La mia difesa," gli rispondo, in iperconcentrazione.

Un sorriso ironico appare sulle sue labbra. "Difesa, questa? Puah!"

E si avvicina impetuosamente alla circonferenza tracciata dalle mie catene.

Il mio cosmo divampa. Uno scatto dei miei polsi e le catene si animano, balzando violentemente dal suolo in onde successive, e saltando in faccia ad Asher come se fossero vive.

La folla lancia un urlo collettivo di sorpresa.

Asher barcolla all'indietro, evidentemente colto alla sprovvista dalla mia reazione. Di nuovo abbasso le braccia, e le mie catene ricadono obbedienti al suolo nel disegno a spirale.

"Non credo che potrai varcare questa difesa," gli dico, serenamente. "Mi spiace farti del male, ma è inevitabile se tu mi attacchi."

"Buffone!" mi urla lui, inferocito, "Cosa vuoi che siano i tuoi giochetti di prestigio? Prova a parare questo!"

Balza a mezz'aria, cercando di raggiungermi con un calcio volante dalla perfetta esecuzione...

Alzo di scatto le braccia, imprimo una violenta rotazione. Doppia difesa a spirale!

E di nuovo le catene colpiscono in faccia Asher, una dopo l'altra. E meno male per lui che non l'ho colpito con i pesi!

Di nuovo la folla si mette ad urlare ed applaudire.

Asher si asciuga il sangue che gli esce dalla bocca, mi guarda con occhi sbarrati. Comincia solo adesso a sospettare che non sia più il bambino inerme di un tempo. Sento la sua energia cosmica salire, governata dalla disperazione. E' consapevole di star facendo una pessima figura davanti agli occhi di milady. Seguo attentamente la direzione dei suoi sguardi: sta cercando un'altro punto da cui attaccarmi, ed ho già capito quale...

Infatti, con un urlo di guerra, scatta in una breve rincorsa che fa vibrare il ring sotto i miei piedi, e balza con un salto prodigioso, tentando un doppio calcio volante da posizione altissima.

Stavolta se l'è proprio cercata, il mio braccio destro scatta in alto ed il peso della catena lo colpisce violentemente a mezz'aria, spezzando il suo coprispalla destro. Non faccio altro che spostarmi fulmineamente di lato, e lui piomba giù disastrosamente ad un passo da me, l'equilibrio del corpo ormai completamente perduto.

Un'ovazione dal pubblico si leva, ritmica: lo strano ragazzino dalla faccia gentile sta strapazzando per bene il più maturo, atletico e strafottente avversario! E senza aver attaccato una sola volta, o aver fatto troppa fatica...

Possibile che il mio cosmo sia così superiore al suo?

Per un istante sento un certo compiacimento, che allenta un po' la mia concentrazione; ma tanto Asher è a terra, tutto ammaccato, pieno di frustrazione, sconvolto dal fatto che un tipo esile come me gli abbia danneggiato l'armatura... potrei approfittare dell'occasione per attaccarlo e vincerlo con assoluta facilità, ma non sarebbe leale colpire un avversario in quelle condizioni.

Lui si rende conto del favore che gli sto facendo, e questo sembra umiliarlo in modo insopportabile. Scatta in piedi, furibondo, raccoglie tutte le energie del suo cosmo e di nuovo cerca di penetrare nella mia difesa, correndomi incontro impetuosamente..

Muovo il braccio destro a frusta, in una mossa che mi ha insegnato Nemesis: la mia catena parte fulminea e si attorciglia alle sue caviglie. Uso la sua stessa accelerazione per farlo letteralmente volare attraverso il ring, sbattendolo contro uno dei pilastri. Non gli consento di alzarsi, lo trascino verso di me, tirando la catena che lo blocca, faccio roteare l'altra e gli dico:

"Potrei colpirti di nuovo."

"E allora fallo!" urla lui, lottando invano per liberarsi.

"Non voglio farti del male. Mi basta che ti arrendi."

"L'Unicorno non si arrende, e men che meno ad uno come te!"

Mi raddrizzo, interrompo la rotazione della mia catena. "Perché? Che cos'ho che non va, Asher?"

Lui mi guarda con occhi sbarrati, e non risponde.

Con uno strattone ritiro la mia seconda catena, liberandolo. E' il peggior insulto che possa fargli. Il pubblico risponde con un'ovazione mentre ritorno al mio posto, voltando le spalle al mio avversario.

Asher si rialza ansimando, pieno di vergogna.

"Avrai pure un punto debole, Andromeda, ed io lo troverò!"

"Fa' pure con comodo," gli rispondo, incrociando le braccia sul petto, con le catene in pugno. "Non ho intenzione di attaccarti, mi limiterò a rivolgerti contro i tuoi stessi attacchi. Per vincerti basti e avanzi te stesso!"

"Sei sempre il solito vigliacco senza palle!" mi urla, senza ormai il minimo controllo.

"Parole, Asher... le tue sono soltanto parole. Non vincerai insultandomi. Sarebbe meglio per te accettare la sconfitta con un minimo di sportività."

"Fottiti tu e la sportività!" tuona lui, e le sue parole echeggiano per tutto lo stadio.

Un oceano di fischi lo subissa. Persino Lady Isabel assume un'espressione piena di riprovazione. Asher se ne accorge, tace di colpo, rendendosi conto di aver ulteriormente peggiorato la sua situazione. Ormai tutto il pubblico parteggia per me...

Non ha che un modo per riscattarsi. Parte di nuovo all'attacco, le braccia impegnate a cercare di parare le mie catene.

Non posso permettergli di continuare a quel modo. Scarico la mia energia cosmica dentro le mie catene, che si muovono di scatto con una nuova, terrificante violenza, una rete d'acciaio che accoglie l'esterrefatto Asher nelle sue maglie, colpendolo da tutte le direzioni...

Cade a terra con un urlo strozzato, l'armatura percorsa da crepe e la veste da battaglia tutta strappata.

"Basta!" urla la gente, fischiando, "Unicorno, vai a casa!..."

"Grande, Andromeda!"

"Date la vittoria a quel ragazzo!"

"Andromeda, sei una favola!..."

"Fa' fuori quel buffone una volta per tutte!"

Asher tenta disperatamente di rimettersi in piedi. E' sull'orlo delle lacrime, capisce il suo fallimento, reso ancor più vergognoso dal modo in cui mi ha trattato... Stavolta non ha il coraggio di guardare in direzione del palco, ma lo sento mormorare:

"Isabel... non sono... degno di te..."

Un movimento all'uscita degli spogliatoi attira la mia attenzione.

Vedo con stupore Seiya entrare nello stadio, con la testa fasciata ed incerottata, tenendo sottobraccio il convalescente Shiryu: che pelle dura hanno quei due! Ma perché sono qui, violando tutte le prescrizioni dei medici? Solo per vedermi combattere?...

No, non è quello il motivo. Capisco all'improvviso che anche loro hanno seguito un oscuro presentimento. Infatti le mie catene cominciano a fremere tra le mie dita, come se percepissero di nuovo la presenza di un cosmo ostile. Trasalisco, allargo con un colpo le loro spire e mi concentro... mi concentro...

Una delle catene, guidata dalla mia sensibilità subliminale, si muove apparentemente da sola e forma sul pavimento, in successione, delle lettere greche. Le combino e mormoro: "Axia..."

In greco significa oggetto prezioso... ma che vuol dire?

All'improvviso sento uno strattone, che quasi mi fa perdere l'equilibrio. Asher ha afferrato di scatto la catena più vicina a lui, ed ora è in piedi, trionfante, che grida:

"Ora ti ho in pugno, Andromeda!"

"Stupido!" ribatto, "Lascia stare quella catena! Stava captando un pericolo attorno a noi..."

"Ma non mi dire!" sogghigna lui, tirandola verso di sé per cercare di avvicinarmi senza rischi, "Aveva proprio ragione, sono io il pericolo per il tuo bel faccino, ora che ho in mano la tua difesa!"

"Lasciala andare!" esclamo, spaventato. "Non capisci? Questa non è una catena fisica, è la manifestazione del mio cosmo! Lasciala o la mia..."

Troppo tardi!

Una scarica di energia pari a migliaia di volt investe Asher, facendolo urlare a squarciagola attaccato alla mia catena. Solo con uno sforzo tremendo riesco a bloccare la difesa spontanea della mia armatura, che ha reagito al contatto fisico con un cosmo ostile.

L'Unicorno cade tramortito sul ring, a faccia in giù. Io accorro da lui, lo afferro e lo volto.

"Asher!..." lo chiamo, angosciato, "Asher! Rispondimi!..."

Lui respira ancora, ma è sotto choc, con gli occhi sbarrati. Se non fosse un cavaliere, e se non avesse avuto l'armatura, e se non avessi fermato la mia energia, l'avrei ucciso!

Il laser scrive sul falso cielo "Andromeda vince!", lo speaker lo proclama ad alta voce, ma non mi interessa niente, non provo nessun piacere per quella vittoria così assurda...

La mia catena di nuovo si mette a fremere, e con forza raddoppiata!

"Ancora!..." mormoro, guardandola con occhi spalancati.

I miei compagni accorrono tutti dall'uscita degli spogliatoi, si portano a bordo ring, e Hyoga mi chiede, allarmato: "Che succede, Shun?"

"La mia catena è un'estensione della mia sensibilità cosmica," gli spiego, mentre seguo con lo sguardo le strane evoluzioni che compie. "Sta captando un cosmo ostile intorno a me e lo sta cercando..."

"Asher?"

Scuoto la testa. No! E' qualcosa di molto più minaccioso ed oscuro del povero Unicorno, sconfitto e malridotto a terra...

"Lo posso sentire anch'io," mormora Shiryu, pallidissimo, "ma non capisco da dove venga."

Il pubblico mormora, stupito. Lady Isabel si alza in piedi, guardandoci allibita al fianco di Mylock.

La mia catena forma una cuspide, puntata al podio dell'armatura d'oro.

Spalanco gli occhi, comprendendo. "Axia!..." esclamo, "Ma certo... è quella l'oggetto prezioso in questo stadio! Il pericolo viene da lì!"

E come se avesse aspettato quella conferma, un'emanazione cosmica di velenosa potenza, un'autentica ondata di odio esplode come se si fosse stancata di nascondersi.

Tutte le luci dello stadio si spengono di colpo. Persino il cielo stellato della cupola si oscura di scatto, facendo cadere un'oscurità minacciosa sui cinquantamila spettatori.

Si levano delle strilla di spavento, il pubblico è sull'orlo del panico. Ma gli amplificatori funzionano ancora, si ode un contatto che si accende, e la voce controllata di Lady Isabel che risuona per tutto lo stadio:

"Vi prego, signore e signori, state calmi. E' solo questione di istanti. Prego gli addetti al parterre di voler azionare la fotocellula C. Grazie."

Subito l'ordine viene eseguito. Una luce bianca e potente si accende dietro al podio dell'armatura d'oro, rivolta versa il ring.

Un'alta figura oscura si staglia immobile davanti ad essa, infrangendola.

Il pubblico manda un mormorio collettivo di sorpresa.

"Chi è quello?!" chiede Jack, attonito.

Le luci di tutto lo stadio si riaccendono di nuovo, all'improvviso, ed illuminano in pieno la figura misteriosa. E' un possente cavaliere mascherato, con un'armatura dallo strano aspetto cangiante, ornata sulla schiena da una triplice coda di scaglie metalliche scintillanti.

"Le vestigia della Fenice!" mormora Shiryu, riconoscendole.

La folla acclama festosamente l'arrivo davvero ad effetto dell'ultimo cavaliere, e lo speaker lo annuncia con i soliti toni roboanti:

"Finalmente la schiera degli eroi invitati a questo torneo si completa! Ecco a voi, direttamente dalle stelle, il grande... cavaliere... di... Phoenix!!!"

Uno scrosciante applauso cala dalle tribune.

Ma un'occhiata alla turbata Lady Isabel ci conferma che non è certo stata lei ad orchestrare quell'entrata in scena. La vediamo parlare animatamente con Mylock, guardare nervosamente il nuovo arrivato che squadra tutto dall'alto del podio.

Io scopro di avere la fronte imperlata di sudore. Le mie catene, lungi dall'essersi calmate, continuano ad agitarsi tintinnando ostinatamente, e non riesco a fermarle. L'emanazione cosmica di quel cavaliere è qualcosa di inaudito, a paragone del quale l'energia di Asher era quella di una lucciola, e quella di Shiryu e Seiya appena un falò d'estate... e quel cosmo è mortalmente ostile, così negativo da portare al parossismo le difese arcane della mia armatura.

Getto un'occhiata all'armatura di Asher, da cui emana una discreta energia: anch'essa sta reagendo! Quindi è su tutti i cavalieri che viene riversata quell'energia negativa. Ma non in maniera equa... e concentrandomi nello stato di non-pensiero, mi rendo conto che il principale oggetto di quell'ostilità sono proprio io!

Non può essere dunque Ikki, penso con uno spasimo di delusione nel petto. E a quel pensiero ne segue immediatamente un altro: perché quel Phoenix ce l'ha con me? Che gli ho fatto per meritare tutto quell'odio?

Non c'è che una risposta possibile: si tratta di qualcosa che ha a che fare con mio fratello...

Mi sento gelare il sangue nelle vene.

Questo significa allora che Phoenix viene proprio dall'Isola Nera. E questa è la fine di tutte le mie speranze!

La rabbia e la disperazione fanno espandere il mio cosmo, che quasi eguaglia il suo, un'adeguata risposta alla sua sfida. Se scoprirò che ha fatto del male ad Ikki, allora sarà la volta buona che scatenerò senza remore tutto il mio potenziale distruttivo. Non mi importa del torneo, non mi importa di Lupus, sarò io ad occuparmi di lui, e nessuno dovrà impedirmelo!

"Ehi, Shun, che diavolo stai facendo?!" mi grida Seiya, aggrappandosi alle catene di bordo ring.

Non gli rispondo, gli occhi fissi su Phoenix. La mia energia è così elevata che senza volerlo genero altre catene, talmente sovraccariche da saltare ormai da sole senza bisogno dei miei impulsi, agitandosi freneticamente in direzione del mio avversario.

Il quale non muove un muscolo, per nulla impressionato. Il suo cosmo risponde al mio aumentando ancora la sua potenza, quasi irridendomi.

Sento per la prima volta qualcosa di spaventoso nella mia armatura. E' come se stesse provando qualcosa di simile al panico.

Shiryu fa un passo avanti, grida: "Shun!... Controlla la tua energia! Stai per attaccare un cavaliere al di fuori delle regole del torneo!..."

"E' lui che mi costringe ad attaccarlo!" esclamo, atterrito da me stesso.

Ed infatti è quasi la catena che costringe il mio braccio destro a scattare, in modo che la diriga contro la figura immobile di Phoenix, in un colpo a frusta di una violenza che non avrei mai creduto di poter esprimere...

Il cavaliere mascherato alza una mano ed afferra al volo il peso della mia catena, fermandola quasi senza sforzo. Rimane immobile reggendola nel palmo fasciato, con noncuranza: un gesto senz'altro provocatorio, dopo che ha sicuramente visto cos'è successo ad Asher che ha tentato un'analoga impresa.

"Come vuoi, Phoenix!" mormoro appena, e brucio ogni risorsa del mio cosmo, preparandomi ad incanalare anche la mia energia nell'inevitabile scarica di difesa della mia armatura...

"Fermati, Shun!" mi grida Shiryu, "Phoenix potrebbe essere tuo fratello!..."

"Quello, mio fratello?!" rispondo, quasi isterico, "Quell'impudente massa di odio e di disprezzo per tutti?... No! Quello non è mio fratello! E' impossibile!..."

Una cupa risata risuona per tutto lo stadio, amplificata dai microfoni. Il primo suono emesso da quel cavaliere, qualcosa che gela il sangue nelle vene. E la sua voce profonda ed ironica sale, minacciosamente gentile:

"Impossibile?... Forse hai ragione, cavaliere di Andromeda."

Smetto di respirare di colpo, fisso Phoenix con occhi sconvolti.

Quella voce... quell'inflessione...

Il cavaliere porta l'altra mano alla maschera, la stacca e l'abbassa, guardandomi con un sorriso tagliente.

E' Ikki!

***

Ma che bella rimpatriata!

Ecco davanti a me i miei vecchi compagni di scuola, cresciuti ed ingrassati, tutti fieri delle loro miserabili armature bronzee, lì a scannarsi secondo i desideri della smorfiosa Lady Isabel Saori!

Mi sono divertito davvero a vedere questo ridicolo torneo, per misurare di cosa sono capaci. Gli unici che hanno qualcosa che assomiglia ad un cosmo sono Pegasus, Dragone, Cygnus e Andromeda; gli altri... ah, come hanno il coraggio di farsi chiamare cavalieri? Mi piacerebbe davvero vedere in che razza di scuole sono andati ad addestrarsi!

Di certo non avrebbero retto sette giorni dove sono andato io.

La folla mi acclama. Questa massa semiumana! Degna tutt'al più di essere schiava, stupida come una pecora portata su e giù per i pascoli, fino al macello. Non ha capito nulla di quel che sta vedendo, ma che mi applauda pure... è l'unica cosa intelligente che può fare, salutare il suo futuro padrone.

Non posso fare a meno di sorridere, vedendo quello strano essere dai riccioli biondi che mi guarda con gli occhi spalancati, tutto tremante, tenendo alta in mano una catena di energia che sta perdendo consistenza... avete mai gettato un mattone contro un cristallo? Questo è quel che è accaduto al suo bel cosmo minaccioso... milioni di cocci, concentrazione distrutta da un oceano di puerili, stupide emozioni!

Lascio andare quel che resta di quell'emanazione cosmica, e quella catena si ritira sibilando. Un giochino grazioso, non c'è che dire. Veramente adatto al personaggio. Mi viene solo da ridere pensando che lo si possa definire un'arma.

"Ikki... sei vivo!" mormora quell'essere pietoso, con gli occhi pieni di lacrime.

Ah, se non fosse per altro, lo riconoscerei proprio per quegli occhi verdi liquidi e scintillanti, allenati da anni ed anni di continui piagnistei: un vizio che evidentemente non ha proprio intenzione di perdere, veramente indegno di un uomo... se mai quella creatura si può definire tale!

"Fratello!!!" esplode finalmente, con tutta la sua voce, e un sorriso di gioia cieca, selvaggia si dipinge sui suoi lineamenti alieni. Ed ecco che parte in una corsa irruente, scavalca le catene di bordo ring e salta giù, ridendo e piangendo insieme, lanciandosi verso di me a braccia aperte...

"Fermati, Shun!" grida Shiryu, quel gran saggio cinese, che sembra più intelligente di lui, "L'energia di Phoenix è ostile!..."

Ma la pietosa creatura ha perso completamente la testa.

Gliela faccio ritrovare io... non crederà che gli permetta di toccarmi!

Mi basta concentrare l'energia nel pugno, e scaricare la mia potenza creando un'onda d'urto. Investe in pieno quell'idiota nel mezzo della sua gioiosa corsa, sbattendolo violentemente all'indietro contro il bordo del ring. La sua armatura gli salva la vita, ma il colpo gli spezza un coprispalla e squarcia la pelle bianca. Lo vedo afflosciarsi in ginocchio, stringendosi il braccio sanguinante, più pallido di un cadavere.

Per Athena, che carne debole!

Rido, veramente divertito da quella scena. Gli altri cosiddetti cavalieri invece mi guardano a bocca aperta. Il loro sgomento aumenta la mia ilarità. Che hanno da guardarmi così?

"Ha... ha attaccato Shun a tradimento, senza pietà!" esclama Seiya, attonito, "Ma quello è davvero Ikki?!"

"Il corpo senz'altro," risponde tetramente Hyoga, "Ma l'anima... non credo."

L'anima! Che ne sa quel russo imbecille? Prima o poi userò i miei nuovi poteri per fargli vedere che razza di anima ha lui. E vedremo se ne andrà fiero.

Scendo dal podio dell'armatura. Il pubblico è ammutolito. Chissà perché. Non è questo che voleva vedere? Sangue e violenza? O comincia a sentire l'inquietudine di chi vede avvicinarsi una tempesta al di fuori del suo controllo?

Mi fermo a qualche metro da quel misero essere vergognosamente in ginocchio, ferito ed ansimante, completamente sconvolto dal mio attacco. Ma che diavolo si aspettava di diverso da me? O è tanto stupido da ignorarlo ancora, dopo tanti anni?

"Ikki..." singhiozza, a malapena, "Sei veramente tu?!..."

"Non vorrei esserlo solo per la vergogna di esser stato chiamato tuo fratello!" gli rispondo, pieno di disprezzo.

Lui mi guarda con occhi sbarrati, pieni di lacrime. "Vergogna?..."mormora, con un filo di voce.

"Si! Vergogna!" tuono, inferocito. "Purtroppo ti ho praticamente visto uscire dal ventre di mia madre. Però è solo questo che ho in comune con te, ed è già abbastanza per farmi venire la nausea! Mi fai schifo, se già non dovessi odiarti a morte per ciò che sei. Ti avrei sopportato meglio se ti avessero raccolto dalla strada!" Mi avvicino ancora di più, mi chino su di lui e gli dico, ad un palmo dal naso: "Invece sei venuto al mondo in casa mia, ed hai rovinato la mia famiglia. Mio padre aveva ragione, non sei figlio suo, e forse nemmeno figlio di mia madre... sei una mostruosità genetica, ma io so di sicuro a chi devi il piacere di esistere. Non c'è stato al mondo un uomo più odioso, crudele e schifoso di Alman di Thule. Ed il massimo dell'ironia è che io ho perso tutto... proprio per amore di un suo bastardo!"

I suoi occhi lacrimosi si spalancano ancora di più, con un'espressione piena di orrore indicibile. Ma che imbecille! Non si era già accorto di quel che gli sto dicendo? E' una rivelazione così sconvolgente? Bastava che si guardasse allo specchio!

"Non ci credi?" sogghigno, raddrizzandomi. "Chiedi a Lady Isabel Saori se ne sa qualcosa! Visto che siete parenti, non ti negherà un bel test del DNA gratuito nelle sue cliniche."

A parlare della cara milady mi viene in mente che ho qualcosa da dire anche a lei. Mi volto a guardarla, la vedo ritta in piedi nel suo palco, con le mani unite davanti al petto, che mi guarda con occhi allibiti. Al suo fianco, come sempre, quel bastardo di Mylock...

Non posso resistere, è troppo forte la tentazione!

Scarico un altro colpo, mirando bene, e l'onda d'urto stavolta investe quel calvo schifoso, scaraventandolo all'indietro con un urlo, mentre la bella acconciatura di milady si scompiglia e lei lancia uno strillo di spavento.

"Isabel!" grida quel relitto del cavaliere dell'Unicorno, che ha appena la forza di parlare. Eppure striscia a bordo ring e mi guarda, ringhiando: "Ti strapperò gli occhi per quel che hai fatto, sporco..."

"Ma fammi il piacere!" gli rispondo, sprezzante, e lo colpisco mandandolo dalla parte opposta del ring: non voglio interferenze da moribondi!

Mi volto di nuovo verso il palco devastato.

"Mylock!" chiamo, "Vieni avanti, se ne hai il coraggio! Ho un conto aperto con te! Credi che abbia dimenticato?"

Quel vecchio lacchè si rialza a fatica, la bella giacca tutta strappata. Si mette a difesa dell'adorata milady, guardandomi con espressione stralunata.

"Non ricordi, Mylock?" grido, con tutta la rabbia che ho in corpo, "Sulla nave che mi doveva portare all'Isola Nera... mi hanno drogato e pestato a sangue per settimane, per ordine tuo!"

Lady Isabel si passa una mano tra i capelli in disordine, sento la sua voce dagli amplificatori: un tono sinceramente stupito.

"Che significa questo, Mylock?! Spiegati!"

Il lacchè è chiaramente in crisi.

"Lui... mi aveva aggredito, un giorno, ed io... avevo promesso... di fargliela pagare."

"Ma il nonno te l'aveva proibito! Come hai osato prenderti una simile iniziativa?"

Lui china la testa, vergognosamente, come un bambinone colto sul fatto mentre ruba la marmellata.

Lady Isabel torna a guardarmi, non prima di aver gettato un'occhiata al pubblico silenzioso e attento, e aver pensato al buon nome della sua Fondazione. Respira profondamente e mi dice, con tono adeguatamente contrito:

"Ikki, ti prego di accettare le mie scuse..."

Esplodo in una risata sarcastica. "Non crederai di cavartela così a buon mercato, milady!... Alman di Thule mi ha gettato nell'inferno, e tu mi fai tante scuse? Se tuo nonno fosse vivo mi prenderei la soddisfazione di strappargli la testa, ma la morte è stata più rapida di me, spero solo che il cancro lo abbia roso per bene prima di farlo scoppiare."

Lei stringe i pugni, impallidisce spaventosamente.

"Taci!" esclama, sconvolta, "Come osi..."

"Non tentare ulteriormente la sorte con me, duchessa di Thule! Non mi abbasso ad ammazzare ragazzine, ma per chi condivide quel sangue infetto potrei sempre fare un'eccezione."

E mi volto di nuovo verso quell'essere immondo che mi chiamava fratello. Sta piangendo a dirotto, silenziosamente, senza avere il coraggio di guardarmi.

"E perché non dovrei cominciare da te?" gli dico, velenosamente. "Non mi hai già fatto abbastanza male, Shun? O credi che frignare come stai facendo possa farmi dimenticare che sei stato tu ad uccidere i miei genitori, che per colpa tua ho perso un futuro felice, che mi hai mandato nelle grinfie di tuo padre, che mi hai persino spedito in quell'inferno dell'Isola Nera con le tue stesse mani?!..."

La sua reazione è l'unica possibile per una creatura debole e flaccida come lui. Si nasconde la faccia con le mani.

"E pensare che ho lottato tutta la vita per te, che ti ho amato come un fratello! Mi hai ricambiato calamitando su di me tutte le peggiori disgrazie possibili. Ma cos'altro mi potevo aspettare dal figlio del mio peggior nemico? Con la tua bella faccia d'angelo sei il demonio più velenoso che possa esistere sulla terra, farò un piacere a tutti spazzandoti via!"

Alzo il pugno per colpirlo e farla finita...

"Adesso basta!"

E' quell'impiccione di Seiya, che si interpone tra Shun e me.

"Togliti di mezzo, Pegasus. Non me ne frega niente che tu sia senza armatura, se non ti sposti ti ammazzo al posto di quel bastardo."

"Quel bastardo è comunque tuo fratello, di chiunque siano i suoi geni! E poi chi ti ha infilato in testa tutte queste balle, Ikki? Mi sembra che ti abbiano fatto il lavaggio del cervello!"

"Ho solo aperto gli occhi, mentre voi imbecilli vi attaccate ancora ad un sacco di stronzate che non fanno che indebolirvi." Sorrido, a denti stretti. "Guarda quanto sei stupido! Ti stavo facendo un favore eliminando un avversario, e tu vuoi morire al suo posto..."

"Non c'è rimasto più niente in te dell'etica di un Santo di Athena, Phoenix!"

"No, infatti." Alzo la mano preparando il mio colpo, "Quindi ti ammazzo senza tante prediche!"

Qualcuno osa afferrarmi per il braccio, fermandomi.

"Non è Pegasus il tuo avversario designato, Phoenix!... Se hai voglia di batterti, fallo con chi ti sta aspettando da un pezzo per questo!"

Mi volto appena. "E tu chi saresti, buffone in armatura?"

"Il cavaliere del Lupo, che hai lasciato disoccupato fino ad adesso!" risponde lui, impetuosamente. "Hai mandato tu la sfida per l'armatura d'oro, ma mi sembri solo uno che se la fa sotto, un gradasso che minaccia di colpire un avversario disarmato."

Strappo il polso dalla sua presa. "Tu non sei disarmato, però. Sta' attento a non tagliarmi la strada."

"Non mi fai paura! A sentire te solo tu hai conosciuto l'inferno. Ma tutti noi per diventare cavalieri abbiamo sofferto e faticato per anni!"

"Ah, osi paragonare il tuo inferno al mio?" Sorrido, sardonico, "Forse non hai la minima idea di quel che sia il vero inferno. Ma posso rimediare."

Concentro la mia energia in un fascio strettissimo, come mi ha insegnato il mio ultimo maestro, ed uno scatto del mio pugno la indirizza fulmineamente nel cranio di Markus, un istantaneo raggio di luce solida. Lui manda un grido strozzato, arretra barcollando, fissandomi ad occhi spalancati, mentre io restituisco lo sguardo con tutta la mia forza interiore...

E' mio! La sua miserabile psiche è spalancata davanti a me. Posso trovare gli orrori che si celano in essa, e dar vita all'incubo più spaventoso e atroce che il Lupo abbia mai sperimentato.

Lui trema, urla, ma non riesce a liberarsi dal mio sguardo...

Alla fine lascio la mia presa intangibile, e lui cade a terra come un tronco tagliato alla base, emettendo suoni incoerenti, tremando di terrore, in stato semicomatoso.

"Santo cielo!" esclama Seiya, guardandolo esterrefatto. "Che gli hai fatto, Ikki?!"

"Non l'ha nemmeno toccato!" mormora Jack, cercando di soccorrere quel disgraziato che si sta pisciando addosso. "Non ha ferite evidenti..."

"Non è altro che uno dei miei colpi segreti, l'Illusione Diabolica," spiego, divertito. "Se Lupus è fortunato, forse non impazzirà del tutto."

"E tu ridi per aver ridotto così un altro essere umano?!" grida Seiya, furioso.

"Non è questo lo scopo di questo torneo? Spazzare via gli avversari?" Mi volto verso il palco e grido: "Allora, Lady Isabel! Perché i tuoi laser non scrivono Phoenix vince! su questo cielo di cartapesta?..."

Ma il pubblico non acclama, non fa che mormorare. Lo speaker tace.

Mi volto verso Hyoga, che mi fissa cupamente.

"Ed ora dovrebbe toccare a te, Crystal il Cigno? O a te, Pegasus?" e mi volto verso di lui, che mi guarda con aperta ostilità. Guardo alle sue spalle e concludo, velenosamente: "Oppure... a te, Andromeda?"

"Nessuno di costoro è degno di combattere con te, mio signore!"

Quella voce fanatica interrompe la magica atmosfera. I miei uomini sono dietro allo scrigno dell'armatura d'oro, hanno già compiuto il loro dovere, dunque... bene, non mi aspettavo di meno, da loro.

"Ehi!" esclama Seiya, alzando gli occhi al podio, "Chi sono quelli?"

"Gli araldi del mio regno," rispondo, voltandogli le spalle e raggiungendoli senza fretta.

"Ikki!" esclama Lady Isabel, allarmata, "Cos'hai intenzione di fare?!"

Mi volto verso di lei. "Quel che ti ho promesso, milady! Avevo detto che ti avrei portato via l'armatura d'oro. Io mantengo sempre la mia parola."

"Non hai ancora il diritto di prenderla!" tuona lei, impetuosamente. "Prima devi vincere il torneo, e con i fatti, non con le parole!"

Mi metto a ridere.

"Perché mai dovrei abbassarmi a fare il gladiatore per te?... Non sono un imbecille come questi tuoi paladini, che non hanno imparato niente in questi anni. Ho il potere, e se voglio una cosa... me la prendo senza tante storie!"

"No!" grida Shiryu, balzando in avanti, "Ikki! Non puoi rubare quell'armatura!"

Faccio un gesto ed i miei uomini si schierano alla base del podio, mettendosi tutti in guardia davanti a lui. Shiryu si ferma, ansimando. Sa che non può combattere contro tutti quegli avversari, ancora debole com'è e senza armatura.

"Io non rubo nulla, Dragone," mi degno di spiegargli, "Io conquisto. Con il mio cosmo della Fenice posso vestire quell'armatura e piegare il suo potere ai miei ordini. Diventerò invincibile!"

"E' una follia! Tu sei un cavaliere della nostra stessa gerarchia!"

"Ti sbagli! Io non traggo l'energia da una costellazione, ma dal cosmo intero! Io sono la Fenice, il divenire stesso dell'Universo. Sono al di fuori di ogni gerarchia. Non hai che da guardare i riflessi della mia armatura per comprenderlo."

Shiryu arretra, con occhi sbarrati, e Seiya gli va al fianco, altrettanto scosso.

"Tutto questo potere... nelle mani di un pazzo!" esclama, guardandomi.

"Si, Pegasus!" gli rispondo, con una risata, ed afferro lo scrigno ormai vuoto dell'armatura d'oro, spingendolo giù dal podio. "Tutto questo potere...ed oltre!"

Lo scrigno rotola giù dai gradini, rumorosamente, una scena grottesca che mi spiace davvero perdere.

Perché quando finalmente smette di ruzzolare e cadere, io sono già lontano con i miei uomini, e con l'armatura d'oro del Sagittario.


parte terza
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