Disclaimers: Saint Seiya ovviamente è di proprietà di un sacco di bella gente che fa i soldi, mentre io non ci guadagno niente, nulla mi appartiene, anche se mi piacerebbe tanto!


Per il Sacro Leo!

di Ioria


Capitolo 2°

Lasciai l'ospedale dopo due giorni. Avevo mangiato e mi ero riposato. Mi avevano portato lo scrigno nella stanza come avevo chiesto. 

Nei due giorni che rimasi ricoverato mi posero migliaia di domande: "Come ti chiami? Dove sono i tuoi genitori? …" cercai di rispondere in maniera più sincera possibile evitando però di rispondere alle domande più personali, e quelle che riguardavano quel pesantissimo scrigno.

Decisero di chiamare assistenti sociali che mi avrebbero portato in un orfanotrofio nel mentre cercavano qualcuno che potesse prendersi cura di me. Decisi di non lasciarmi prendere da nessuno e così due giorni dopo mi misi lo scrigno sulla schiena e scappai dall'ospedale. 

Non so che cosa sia successo dopo, mi ricordo i titoli dei giornali: "misterioso ragazzino scappa dall'ospedale, autorità preoccupate per la sua salute" 

E così, ero di nuovo sulla strada. Avevo dei vestiti nuovi e mi sentivo pieno di energie. Andai via da Atene. Non molti chilometri per essere sincero, quanti bastavano per non essere troppo lontano dalle case e non troppo vicino per essere visto. Avevo trovato un bosco e decisi di accamparmi là. Passai tutto il giorno a costruirmi un rifugio quanto meno resistente dove passare la notte.

Continuai ad allenarmi e a vivere in quel boschetto per molto tempo, imparai a cacciare, a cucinare e persino a vestirmi da solo. Scendevo raramente in città e sempre per periodi molto brevi. Rubavo cibo che riuscivo a trovare incustodito e i panni che trovavo stesi fuori. 

Il mio corpo stava crescendo e con esso anche la mia forza, non ho mai smesso di allenarmi come mio fratello mi insegnò. I miei colpi erano sempre più potenti e sempre più veloci. Il mio cosmo cresceva sempre di più. 

 << >>

Passarono circa quattro mesi, e l'estate stava finendo. Dovevo andare via dal rifugio nel bosco, la gente iniziava a mormorare. Sapevo che ero pronto ad affrontare un nuovo viaggio, e poi l'inverno stava arrivando e il mio rifugio non avrebbe retto. 

Avevo otto anni quando scesi quell'autunno di nuovo in città. Ricordavo vagamente dove era il posto dove ero svenuto circa sei mesi fa, decisi di tornare la e provare a ricercare quella anziana signora che mi aveva portato all'ospedale. 

Anche se è passato molto tempo ritrovai quel posto a colpo sicuro.

Entrai nel piccolo palazzo e iniziai a guardarmi intorno. Era un piccolo ingresso; il pavimento piastrellato era liso e il disegno che una volta ornava le singole piastrelle era in molti punti cancellato. L'intonaco ingiallito dal tempo cadeva a pezzi e la parete ormai non nascondeva più i mattoni rossi che componevano il muro. Il soffitto era macchiato dall'umidità. 

Spostai lo sguardo verso una scala che tempo addietro doveva offrirmi un rifugio e con un passo insicuro mi avvicinai al luogo dove avevo posato lo scrigno. Lo rimisi a terra come feci allora, ma stavolta non svenni. Seduto, attesi. 

Giocherellavo con l'anello che sporgeva dallo scrigno cercando di tirarlo. Niente… non ero ancora abbastanza forte per tirarlo. Non ero ancora sufficientemente forte, oppure il mio Cosmo non era ancora adeguato? 

Assorto nei pensieri non mi accorsi della figura dell'anziana signora dietro di me: "Ciao piccolo! Dove eri finito? Ho avuto molta paura quando ti ho visto svenuto a terra, e poi sei scappato così all'improvviso, mi dici dove sei stato tutto questo tempo?" Saltai in piedi, guardai direttamente negli occhi quella signora le sorrisi timidamente e pronunciai quella frase che mi avrebbe permesso in futuro di studiare e di crescere come tutti gli altri bambini: "La prego, non dica a nessuno che sono qua, le dirò tutto ma lei non mi mandi via." 

<< >>

L'anziana signora mantenne il mio segreto. Iniziai ad andare a scuola, come tutti gli altri bambini. Superai le scuole elementari e medie con ottimi risultati, avevo persino recuperato gli anni "persi". Naturalmente non avevo mai smesso di allenarmi. Andavo nel bosco e tagliavo la legna, facevo tutto quello che mi chiedeva Dora, quello era il nome della vecchietta, e spesso facevo le cose ancor prima che me le chiedesse, così, giusto per farle piacere. 

Mi ero iscritto in una palestra di arti marziali, la frequentai finche, una sera non tornai a casa e vidi quell'orrore…

La porta del appartamento era socchiusa. Nessun rumore proveniva da dentro. Mi tolsi le scarpe e lo zaino. Spinsi leggermente la porta chiamando la mia "nonna". In cambio un secco rumore di qualcosa che cadeva a terra e si rompeva; un vaso probabilmente. Mi precipitai verso la camera della mia "nonna". La porta era chiusa a chiave da dentro.

"Nonna! Nonna ci sei? Tutto bene?" nessuna risposta… "Nonna rispondi! Stai bene la dentro? Aprimi, sono io Ioria!" mi attaccai selvaggiamente alla maniglia e iniziai a colpire la porta; alla fine mi allontanai di un passo e tirai un calcio dritto sulla serratura. La porta cedette e si spalanco con fracasso. 

Balzai dentro la stanza e vidi la mia nonna riversa a terra. Corsi subito da lei. 

Respirava ancora; a fatica ma respirava ancora… "Nonna, stai bene cosa è successo? Ti prego rispondimi!" cercai di trattenere le lacrime che inondavano i miei occhi, attento a sentire ogni suono. 

"Ioria… bambino mio…" "Dimmi nonna." 

Fu l'ultima cosa che sentii, dopo di che chiuse gli occhi… per sempre…

<< >>

Avevo allora tredici anni e prossimo autunno dovevo andare al liceo. Decisi di andare via da Atene e di cercare di andare a scuola da un'altra parte. Lontano… Molto lontano… Distante dai ricordi di mio fratello, e distante dai ricordi di mia "nonna"

La fortuna mi assistette. Anche se questa volta non ero riuscito a scappare dai servizi sociali, non dovetti fermarmi nell'orfanotrofio per molto. Qualche mese dopo fui trasferito in un collegio dove ho potuto continuare gli studi. Era un collegio maschile, tutti ragazzi della mia età, o qualche anno più grandi. Una bella scuola, di buon livello, ma soprattutto nessuno ti chiedeva dove erano i tuoi genitori, oppure da dove vieni; perlomeno non te lo chiedevano fino a quando non venivano i giorni di visite…

In quei giorni mi catapultavo in un mio mondo, fantasticavo sul fatto di diventare Cavaliere, fantasticavo su quel giorno quando avrei avuto la forza necessaria per aprire lo scrigno e per indossare le Sacre Vestigia della Costellazione sotto la quale ero nato. Qualche volta mi veniva a trovare un ragazzino con il quale avevo fatto amicizia durante la mia breve permanenza nell'orfanotrofio. Veniva con la sua nuova famiglia, poi quando eravamo diventati veri amici scomparve e per quattro anni nessuno più venne a trovarmi.

Un giorno, il giorno del mio diciannovesimo compleanno, il preside venne da me con un grande sorriso sul  volto contento di potermi dare finalmente una bella notizia: "Ioria," mi disse "ho una bella sorpresa per te! Indovina chi è venuto a trovarti!?" non potevo avere benché minima idea di chi potesse essere. Così, seguii il preside nel suo ufficio…

Quando il preside apri la porta il mio misterioso visitatore era seduto volgendomi le spalle. Lunghi capelli mossi ornati da piccoli boccoli qua e la, erano di un colore scuro e intenso come la notte. Spalle larghe e ben costruite si intravedevano sotto la stretta maglietta. Cosce lunghe e tornite riempivano le gambe dei jeans. 

Per un attimo ebbi un momento di confusione: non lo avevo ancora visto eppure già lo desideravo…

"Ioria! Ma che diavolo ti prende?!? E' un ragazzo quello che hai di fronte! Non puoi pensare certe cose!" mi urlò una vocina nella testa. Decisi di dare ascolto a quella voce e cancellai l'immagine di quel ragazzo dalla mia testa. 

Sentendoci entrare, il mio ospite si girò… 

"MILO!" esclamai incredulo. 

Quel viso, quegli occhi, li avrei riconosciuti fra mille altri. Quel colore blu intenso dei suoi occhi che riuscivano a penetrarti nel profondo dell'anima. Il carnato scuro toccato dai raggi del sole estivo creava splendidi giochi di luce e ombra sul suo viso. Si alzò dalla sedia e mi venne incontro sfoggiando quel suo intrigante sorriso. Una strana sensazione attraversò il mio corpo quando Milo mi abbracciò sussurrandomi nell'orecchio: "Ioria, amico mio! Da quanto tempo…"


capitolo terzo
Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions