Disclaimers: I Samurai
Troopers non sono
personaggi miei, ma se lo fossero si divertirebbero molto di più!!
NOTE:
1) i nomi dei demoni forse non saranno quelli corretti, ma la mia è una
licenza poetica per cui Rajura è il demone dell'illusione e non il ragno
e Anubis è il demone dell'oscurità, capelli blu e cicatrice. Per sviste,
errori o che altro non so che dirvi! Prendete quel che viene e non
lamentatevi, sono pur sempre io l'artista, no?! ^_^!!!
2) sì, è vero, i demoni sono assolutamente OoC, cioè sono assolutamente
'inventati' nei loro comportamenti, nel modo di parlare nelle espressioni
ecc perchè non me li ricordo assolutamente più! D'altra parte inventare
ex novo dei cattivi era troppo faticoso per cui sorry di cuore a tutti i
fans dei quattro cucciolotti di cui stiamo parlando . . ma è esigenza
artistica pure questa!!! [e perchè mai nessuno mi ha fatto notare che
pure Touma amore è un pochino OoC?! Adesso non ditemi che quel coso di
cui scrivo somiglia anche solo lontanamente al 'nostro' Touma, vero? *sig*
ma mi viene solo così ....me infelice ... ]
3) qui sotto si parlerà di 'Anael' l'angelo della Morte. Sappiate che è
un'invenzione mia e non si intende la personificazione di una creatura
sovraumana o la possessione demoniaca di un corpo umano ma è solo una . .
mhm . . come dire? Una carica, ecco! Esiste il MegaGeneralissimo delle
Armate di Zwindrglissrizzz?! Bhè, allora esiste pure l'Anael (notate
l'articolo determinativo davanti al nome)
4) uso questi segni# per indicare un discorso telepatico. Odio
l'impossibilità grafica di usare il corsivo!!!!!!!
NOTE: questo segno § racchiude
un flashback che non sapevo come rendere diversamente!!!!!
Corrompere
la luce
di Dhely
parte IV
Anubis urlò pieno d'ira
"E' morto! Com'è possibile? Che gli hai fatto, Rajura? Pensavo fosse
chiaro cosa . . "
"Calmati, non ho fatto proprio nulla di nuovo o inconsueto. E' stato
lui, per un attimo è riuscito a sfuggire al controllo"
Naaza si fece avanti. "Siete due idioti, avete sottovalutato il
nemico e questo è il risultato! Per fortuna che chiamare gli altri
Samurai gli è stato letale, ora ce ne sarà uno in meno."
"Naaza, sapevi qual era il piano . ."
"Il tuo piano, Anubis? Certo che lo sapevo, e non l'ho mai approvato.
Non mi piace saperti così ossessionato da uno di loro, perché è questo
quello che eri. Vergognoso! Un Demone con simili debolezze Fortunatamente
il veleno degli umani ha molte controindicazioni . . e ora dobbiamo
preparare una trappola per . ."
"Lo sapevi?! - gli occhi di Anubis si spalancarono dalla sorpresa e
dalla rabbia - Sapevi che poteva succede e l'hai fatto . . glielo hai dato
lo stesso!"
"Me l'hai chiesto tu. - una risposta gelida, lapidaria voltandogli le
spalle - Ora prepariamoci per la battaglia, staranno per arrivare i suoi
compagni."
Anubis si voltò furioso verso il corpo immobile sul letto, i capelli
scomposti, il viso segnato da giorni di dolore, la pelle bianchissima
contro la seta nera delle lenzuola, bello . . ancor più incredibilmente
bello nella morte che da vivo. Si sentì mozzare il fiato in gola. Naaza
la definiva la sua debolezza, la sua vergognosa debolezza. Anubis sorrise
socchiudendo una mano in cui crepitava una bolla d'oscurità che
sprigionava un'incredibile energia. Sarebbe stato suo, a tutti i costi,
sarebbe stato finalmente, totalmente suo. Partì il colpo che invase il
corpo ancor caldo di Seiji, entrandogli nel cuore, nei muscoli, nei nervi,
nelle vene, nell'anima. Doveva essere suo. Non avrebbe permesso che se ne
andasse così.
Il dolore era sparito, inghiottito da un nulla a cui non sapeva dar nome.
Era buio anche lì, era vero, ma quel buio era come . . era come se non
gl'importasse, era bello lasciarsi andare tra le sue braccia, era dolce,
finalmente senza dolore, finalmente . . un'ondata terribile, come un
uragano che s'infrangesse sul suo corpo senza pietà, un'oscurità totale,
viscida, densa che fece ritornare il dolore, la paura. Si appallottolò
ancor di più su se stesso.
Cosa succede alla fiamma di una candela esposta alla furia di un uragano?
Seiji non trovò più una briciola di forza per lottare, per resistere
schermandosi a quella estrema violenza, sapendo che quello era ben peggio
che la morte stessa. Aveva sempre pensato che se un giorno sarebbe stato
sconfitto, sarebbe caduto con onore, le armi in pugno, guardando negli
occhi il suo nemico, direttamente, invece . . invece era tutto sbagliato.
La sconfitta del disonore. Come aveva potuto essere così debole? Sentiva
l'oscurità entrare nell'ultimo luogo inviolato di se stesso, lo sentiva
strisciare, risucchiandogli tutto, la luce, l'onore, la forza, dandogli .
. dandogli la vita in cambio. Seiji riebbe indietro la sensazione di
possedere un corpo, dolorante ma che pulsava e si muoveva, il sangue che
correva nelle vene, il respiro che gli riempiva i polmoni e la cosa lo
stupì, era convinto di essere andato troppo oltre perché qualcuno
potesse portarlo indietro.
L'immagine dei suoi compagni, nei quali aveva creduto, gli balenò davanti
agli occhi per un momento, poi tutto si dissolse e gli rimase solo della
cenere nella bocca. Era sopravvissuto sapendo che sarebbero venuti, che
l'avrebbero trovato, che l'avrebbero salvato . .. ma non erano loro, no,
non apparteneva a nessuno dei suoi compagni quell'oscurità calda e densa,
soffocante, appiccicosa, ma che dava la vita.
Se fosse stato quello che un tempo si vantava di essere, avrebbe rifiutato
una vita simile, piuttosto si sarebbe ucciso con le sue stesse mani, ma
ora che c'era così poco da uccidere non aveva abbastanza forza, ne
abbastanza . . sospirò piano quando percepì un nuovo potere invaderlo.
Era oscurità anche questa ma diversa, leggera e profonda, che non lo
schiacciava, non lo opprimeva. Sentiva . . c'era un brezza fresca e pulita
a sfiorarlo, che lo accarezzava dolcemente e poi . . poi c'era della luce.
Sopra di sé sentiva pulsare dei piccoli centri di luce lontani e remoti,
freddi e distanti ma . . ma era luce. La prima luce che vedeva dopo tanto
tempo. Le stelle.
"Seiji. Seiji ti prego . . apri gli occhi . ."
Un sussurro proprio accanto all'orecchio, doveva essere il vento di quella
notte estiva, sì, e le stelle che erano così belle, così luminose .
.avrebbe voluto tendere le braccia a quella fonte di luce così pallida ma
così . . così . . "Ti prego, non morire . . Seiji, ti amo, ti
prego, non lasciami . . "
L'energia lo riempiva. Sentiva delle braccia sollevarlo delicatamente,
sentiva il loro calore attraverso lo spessore sottile della seta, la loro
delicatezza, il loro amore. E Seiji vide dentro di se degli occhi color
blu notte che riflettevano la Via Lattea mentre lo guardavano, mentre si
avvicinavano a lui, mentre una mano fredda gli sfiorava una guancia.
"Ti prego, Seiji, prendi la mia vita . . prendila .. ma apri gli
occhi. Non . . non morire . ."
Un singhiozzo, il corpo premuto accanto al suo che sobbalzò piano. Seiji
si sforzò per socchiudere le palpebre e vide una figura chinata su di
lui, sfocata e indistinta nel buio di quella stanza, ma il legame che si
stava ricostruendo da solo e quel calore che una volta aveva baciato sotto
le stelle lo riconosceva. Touma. Lo sillabò solo con le labbra, la voce
non gli usciva, poi con un sospiro si accasciò contro di lui, il capo
premuto sulla sua spalla, il cuore . . vuoto. Erano lì, erano arrivati a
prenderlo, a portarlo a casa e lui non provava niente. Seiji chiuse gli
occhi con un nuovo sospiro. Era tutto così buio e arido dentro di lui.
*****
Seiji era coricato su quel letto da giorni, immobile. Lo svegliavano per
dargli da bere, da mangiare, ma non riusciva a stare sveglio per più di
pochi minuti per volta. Shin si chinò a sfiorargli i capelli, con
delicatezza, portando via il vassoio su cui c'era ancora più della metà
di quello che gli aveva portato. Era un mucchietto d'ossa, era magro da
far spavento . . sarebbe bastato quello a inquietarlo, senza dover pensare
ai lividi, alle ferite che aveva su tutto il corpo e al pensiero di come
gliele avessero inflitte. Quando l'avevano trovato, il potere l'aveva
aiutato, era riuscito a fargli smaltire la maggior parte delle tossine
della droga che
gli avevano fatto assumere ma quello che aveva dentro . .
Non se ne erano accorti subito, per lo meno non lui, era stato Touma ad
entrare in quel cubicolo mentre loro fuori combattevano, ed era stato
l'arciere a portare via da lì un corpo avvolto solo in un lenzuolo nero
dicendo loro di non entrare, chiedendo a Ryo di bruciare tutto. Era
pallido, sì, l'aveva intravisto, ed era ovvio che aveva sofferto, ma
quando erano stati a casa e Touma gli aveva chiesto se qualcuno potesse
aiutarlo a 'sistemare' Seiji, lui non si era aspettato di trovarsi di
fronte a uno spettacolo così. Come era possibile poter infliggere a una
persona tanto dolore, tanta violenza? E poi a lui che era così ..
cortese. Gli sembrò stupida come definizione ma non ne seppe trovare
altre. Lui si era sempre sforzato di non fare del male a nessuno di loro,
a comportarsi in modo che l'equilibrio non si spezzasse, che nulla venisse
da parte sua a turbare gli altri. Si ricordava di quando era iniziata la
sua storia con Ryo, quando l'avevano detto agli altri, aveva visto nei
suoi occhi quel lampo di dolore che sinceramente non credeva di trovare
eppure, eppure non aveva detto una sola parola cattiva, non aveva cercato
di fare né di dire nulla che potesse rovinare il loro rapporto. Si era
comportato davvero come il migliore degli amici.
La porta alle sue spalle che si apriva piano, la testa di Touma che
sbirciava, sfiorando a lungo il viso pallido e tirato di Seiji con lo
sguardo e poi lo guardò interrogativo.
"Ha mangiato qualcosa?"
"Molto poco. Troppo. Non può andare avanti così. Capisco perché si
sia preferito non portarlo in ospedale, come avremmo potuto spiegare il
suo stato, ma . . ma se non mangia, forse . ."
Touma si strinse nelle spalle. Era stato lui a far notare l'impossibilità
di portarlo a curarsi in un luogo pubblico, avrebbero fatto domande e
magari li avrebbero anche accusati di chissachè. E poi Seiji, l'unico fra
di loro, aveva una reputazione da difendere, un nome da tenere immacolato.
Non potevano fargli una cosa simile, né a lui né alla sua famiglia, e
poi sapeva che lui non avrebbe voluto.
Sospirò sedendosi sulla sedia che avevano avvicinato al suo fianco,
prendendogli una mano fra le sue: era gelata, gli pareva di sentirla
tremare un poco, la pelle appena percorsa da un brivido ininterrotto. Se
la portò alle labbra, sentendosi il cuore pesante come una pietra. Come
avevano potuto fargli una cosa simile, a lui che era così bello, che
sembrava un angelo? Come potevano . . non averlo trovato per così tanto
tempo? Perché non si era ricordato prima come fare? Perché non aveva
fatto altro che aspettare? Perché?
Sentì la mano di Shin sfiorargli una spalla, dolcemente.
"Touma, devi andare a riposarti un po', facciamo i turni, lo sai che
non lo lasceremo mai da solo. Devi fidarti . . se succedesse qualcosa,
qualsiasi cosa verremo a chiamarti. Non possiamo permetterti di ammalarti,
non riusciremmo a stare dietro ad entrambi!"
Gli sorrise dolce, cercando di strappargliene uno anche se non vi riuscì.
Touma posò gentilmente la mano di Seiji sul copriletto chiaro e si alzò
con un sospiro.
"Sì, sono stanco, devo dormire davvero. Tocca a te?"
Shin guardò l'orologio.
"Mezz'ora ancora e poi viene a darmi il cambio Shuu."
Touma annuì voltandogli le spalle. Aveva davvero sonno, ma temeva che non
avrebbe potuto dormire, non avrebbe potuto resistere ancora molto a non
vederlo sveglio, a non vedere i suoi occhi, a non affogarci dentro ..
Quante ore erano passate? Touma guardò la sveglia sul comodino, erano
quasi le 4 del mattino e non riusciva più a stare nel letto. Si alzò di
scatto gettandosi sulle spalle una felpa che trovò sotto mano e si
diresse verso la stanza di Seiji. C'era Shuu seduto sulla sedia che gli
teneva una mano, gli sfiorava la fronte, parlandogli piano, talmente piano
che Touma non riusciva a sentire e quando percepì la sua presenza alle
spalle, sobbalzò.
"Oh, Touma, mi hai fatto spaventare."
"Come sta?"
Shuu scosse il capo, serio in volto. Come stava? Come sempre, faceva
quello che faceva tutte le sere: tremava. Si limitava a tremare come una
foglia per tutta la notte, sempre senza un sussurro, senza una lacrima.
Parevano convulsioni fatte con troppa poca forza perché si agitasse
troppo e non servivano parole, né carezze, né il potere per farlo
smettere. Era una cosa terribile. Insopportabile. Touma si sedette sul
bordo del letto.
"Shuu, vai, sto io qui."
"Touma, abbiamo diviso le ore perché non si stancasse troppo uno
solo di noi, tu stai facendo ."
"Senti, non riesco a dormire, è inutile che stiamo svegli in due. Ti
prego . . lasciami stare qui."
Il suo compagno fece per dire qualcosa, poi si limitò a sospirare,
chinando il capo.
"Siamo chiari, Touma, so che per te questa cosa sta diventando più
grande di quanto già non sia di per sè. Ti senti davvero in grado di
affrontare una cosa simile?"
Touma annuì secco.
"Devo stare qui, per favore. Io non posso . . non ce la faccio stare
lontano da lui, non adesso. Prometto che non supererò il limite delle mie
forze, però . . lasciami stare qui a guardarlo."
"Vuoi che stia con te?"
"No, voglio stare da solo con . . con lui. Devo parlargli."
Shuu scosse di nuovo il capo in silenzio, mettendosi in piedi ed uscì
dalla stanza senza più una parola. Lo sapevano già tutti come la pensava
lui, avevano avuto una discussione furibonda pochi giorni prima e Touma
l'aveva quasi aggredito. Shuu aveva semplicemente affermato che per lui
non c'era più nulla da fare. Non era morto ma stava per farlo, non
sarebbe sopravvissuto a lungo e non serviva l'assistenza migliore
dell'universo per rimettere insieme i pezzi che gli avevano strappato.
Piangeva quando lo diceva, ma era serio, e ci credeva.
Touma prese la mano di Seiji fra le sue, baciandogliela. Eppure, eppure
era vero, era così lontano . . tanto lontano quanto lo era durante la
prigionia.
Avevano il suo corpo, vero, ma la sua anima era come avvolta da un muro
invalicabile che non osavano abbattere col timore d'infliggere più ferite
che altro. Non apriva mai gli occhi, se lo faceva il suo sguardo rimaneva
perso e lontano, non riconosceva nessuno di loro, non diceva nulla, si
limitava a bere, inghiottendo a fatica anche l'acqua e non più di un paio
di bocconi di cibo. Era vivo ma era . . Touma gli strinse la mano con
forza sentendosi le lacrime scorrergli sulle guance . . era davvero come
se fosse morto...
"Se . . Seiji . . io so che puoi sentire quello . . quello che ti
dico. Sei lontano da noi e magari . . magari stai pensando che ti abbiamo
lasciato solo, ma è solo perchè non riusciamo a trovarti. Non .. non
riesco a venire da te, Seiji! - singhiozzò cercando di tenere bassa la
voce - Lo so che mi stai chiedendo aiuto ma io . . io non sono capace! Non
ti trovo! Non so dove cercarti, e come . . sento che hai . . paura, e stai
male . . ma . . "
La gola gli si chiuse e non gli permise di continuare. Seiji era sempre lì,
gli occhi chiusi, il profilo scavato, la mano che tremava, tutti i muscoli
contratti, non un segno di cambiamento, niente.
Poi il tremito aumentò di colpo, e la mano gelida fra la sua si strinse
convulsamente. Touma Sobbalzò tendendosi verso di lui. Di solito era
immobile, non . . non . . gemeva piano, muovendo il capo da un lato
all'altro, la fronte coperta di sudore, il volto contratto in un ghigno di
terrore.
"Seiji! - lo prese per le spalle, scuotendolo piano - Seiji
svegliati, è solo un sogno! Seiji!"
Un urlo invase la casa, svegliando tutti quelli che stavano dormendo,
facendo preoccupare tutti quelli che erano svegli, facendo quasi fermare
il cuore di Touma. Ma per la felicità. Seiji era fra le sue braccia,
piangeva piano sulla sua spalla, lo sentiva tremare ma era . . vivo, era
sveglio . .
La porta si aprì di colpo, lasciando entrare gli altri, Shin per primo si
fece avanti, avvicinandosi ai due seduti sul letto sfiorando la schiena di
Seiji.
"Ma è meraviglioso . . Stai bene, Seiji?"
Touma gli sfiorò piano i capelli chinando il capo fino a sfiorargli con
le labbra un orecchio.
"Shtt . Seiji, va tutto bene, è solo un incubo . . sono qui con te,
non sei solo. Sono qui . . "
Lo sentì rilassarsi un poco, diminuendo la presa con cui gli stringeva le
spalle, il singhiozzo diventava più ritmato e la sua pelle si stava
scaldando. Gli sfiorò appena la guancia con le labbra e le trovò umide
dalle lacrime. Forse era per questo che non alzava lo sguardo sui suoi
compagni?
Perché si vergognava? Non aveva ancora terminato di pensarlo quando le
sue mani lo spinsero indietro, sciogliendosi dal suo abbraccio.
Seiji era seduto sul centro del letto, il pigiama chiaro divenuto troppo
largo che gli scivolava dalle spalle in maniera elegante, i capelli sudati
tirati indietro, appiccicati al capo e gli occhi . . Touma si tirò
indietro istintivamente non appena li vide: nonostante fosse stata accesa
la luce la pupilla era completamente dilatata, un nero glaciale circondato
appena da un lieve alone viola che ardeva come un fuoco soprannaturale.
Spalancati dal terrore. Da un terrore che non credeva potesse esistere in
un uomo così.
Seiji si tirò al petto le ginocchia, nascondendo il capo fra le mani,
ritraendosi il più possibile su se stesso.
"Andate via! Via! Non . . non voglio più . . lasciatemi stare
. ."
Shin gli si sedette al fianco.
"No, Seiji, no, non vogliamo farti male . ."
"Non siete VOI che mi farete male , ma sono IO!!- la sua espressione
era di una così assoluta disperazione che Shin non potè far altro che
tendersi ad abbracciarlo. Seiji si scostò con un ringhio. - Lasciami
stare! Non toccarmi! Shin, conosco il rumore del tuo collo che si spezza
fra le mie dita! L'ho fatto mille volte, lo posso rifare! Volete sentirlo
anche voi?- si diresse agli altri, con uno strano ghigno folle sul volto,
poi si leccò le labbra - Shuu . . tu, invece . . infilarti una lama negli
occhi, distruggerti il cervello . ."
Shin gli mise una mano sul braccio.
"Seiji, smettila, non è un'illusione, non ci hai mai fatto niente .
."
Seiji puntò un dito contro Ryo.
"E tu. Tu . . il tuo sangue mi è colato nella gola, ho
masticato il tuo cuore, ho avuto la tua vita dentro di me . . tante volte,
sempre . . - abbassò il capo tenendosi la fronte. Sentì Ryo avvicinarsi,
Shuu iniziare a dire qualcosa, Shin accarezzargli la spalla, ma non glielo
permise - Andate via di qui!"
"Seiji . ."
"Ho detto di andare via! - spinse Shin fino a farlo cadere dal letto,
il volto così sconvolto dall'odio che Touma si sentì sanguinare il
cuore - Fuori!"
La sua velocità fu impressionante per un uomo nel suo stato, afferrò il
primo oggetto che riuscì a trovare sulla scrivania, una sveglia che andò
a schiantarsi sul muro di fronte a lui per poi balzare in un angolo della
stanza, proprio quello opposto dove erano i suoi compagni. Touma gli tese
una mano
"Seiji, non devi stancarti così, calmati ."
"HO DETTO DI USCIRE DI QUI! SUBITO!"
I quattro si guardarono l'un l'altro e indietreggiarono piano, verso la
porta, seguendo il consiglio telepatico di Shin.
Quando furono fuori e chiusero la porta, Shin si concesse un singhiozzo.
"E' sconvolto, dobbiamo lasciargli tempo. Tornerà come prima . .
"
Touma si appoggiò con la schiena al muro, lasciandosi cadere sul
pavimento, prendendosi la testa fra le mani. Cosa poteva fare? Cosa
avrebbe potuto fare per avere indietro il suo Seiji?
parte quinta
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