Disclaimers: I Samurai
Troopers non sono
personaggi miei, ma se lo fossero si divertirebbero molto di più!!
NOTE:
1) i nomi dei demoni forse non saranno quelli corretti, ma la mia è una
licenza poetica per cui Rajura è il demone dell'illusione e non il ragno
e Anubis è il demone dell'oscurità, capelli blu e cicatrice. Per sviste,
errori o che altro non so che dirvi! Prendete quel che viene e non
lamentatevi, sono pur sempre io l'artista, no?! ^_^!!!
2) sì, è vero, i demoni sono assolutamente OoC, cioè sono assolutamente
'inventati' nei loro comportamenti, nel modo di parlare nelle espressioni
ecc perchè non me li ricordo assolutamente più! D'altra parte inventare
ex novo dei cattivi era troppo faticoso per cui sorry di cuore a tutti i
fans dei quattro cucciolotti di cui stiamo parlando . . ma è esigenza
artistica pure questa!!! [e perchè mai nessuno mi ha fatto notare che
pure Touma amore è un pochino OoC?! Adesso non ditemi che quel coso di
cui scrivo somiglia anche solo lontanamente al 'nostro' Touma, vero? *sig*
ma mi viene solo così ....me infelice ... ]
3) qui sotto si parlerà di 'Anael' l'angelo della Morte. Sappiate che è
un'invenzione mia e non si intende la personificazione di una creatura
sovraumana o la possessione demoniaca di un corpo umano ma è solo una . .
mhm . . come dire? Una carica, ecco! Esiste il MegaGeneralissimo delle
Armate di Zwindrglissrizzz?! Bhè, allora esiste pure l'Anael (notate
l'articolo determinativo davanti al nome)
4) uso questi segni# per indicare un discorso telepatico. Odio
l'impossibilità grafica di usare il corsivo!!!!!!!
NOTE: questo segno § racchiude
un flashback che non sapevo come rendere diversamente!!!!!
Corrompere
la luce
di Dhely
parte V
Ryo si avvicinò a Touma
accosciandosi in modo da poterlo guardare in viso.
"Andiamo, non fare così. Fa male a tutti noi vederlo in quello stato
ma ha passato qualcosa che non potremmo mai capire. Dobbiamo dargli tempo
ed essere pazienti."
Gli sfiorò piano il capo cercando di sorridergli, Touma annuì passando
lo sguardo sui suoi tre compagni, sconvolti e preoccupati tanto quanto lui
e si alzò in piedi.
"Grazie, di tutto. - sospirò cercando di riprendere il controllo -
Io vado a prendere qualcosa da bere in cucina . ."
Shuu ghignò "Io avrei quasi fame!"
Shin con un sospiro tese una mano e Ryo e seguì gli altri due giù dalle
scale. "Per essere una colazione è troppo presto, sono appena
passate le 5!"
"Prendiamolo come uno spuntino, allora!"
Ryo pareva sollevato, nonostante quello che Seiji gli aveva detto, e il
modo in cui l'aveva fatto, con un tono da ghiacciare il sangue. Strano, di
solito mentire non era una cosa che gli riuscisse particolarmente bene,
però magari, per il bene del gruppo . . Touma scosse il capo. Dopo tutto
si era svegliato e anche se i suoi occhi erano così terribili e
tempestosi, era sempre meglio che non vederli. E forse, bisognava davvero
avere solo un po' di pazienza. Shuu gli passò conciliante una mano sulle
spalle, come se avesse capito che i suoi pensieri stavano per diventare
ancora cupi e tempestosi, e lo scrollò gentilmente tentando di intessere
un discorso leggero che ovviamente non interessava a nessuno ma che
sarebbe servito a tenere la mente di tutti lontana, almeno per un po', dal
problema principale.
Dopo pochi attimi le uova sfrigolavano nella padella, Ryo apparecchiava la
tavola, Shuu armeggiava davanti al frigorifero, sembrava tutto
assolutamente normale, come se non fosse successo nulla. Touma ingoiò un
altro sorso del suo succo di frutta. In fondo non era successo nulla,
Seiji era di sopra, lì con loro, a casa, a farsi . . una doccia? Lo
scroscio dell'acqua sopra le loro teste era inconfondibile e si trovarono
tutti e quattro a fissare il soffitto come degli sciocchi.
Shuu sorrise. "Beh, se uno ha voglia di infilarsi sotto l'acqua per
curare la propria igiene personale vuol dire che sta meglio, no?"
Shin annuì in risposta e anche Touma si sentì il cuore più leggero
finchè . . finchè non lo vide scendere. All'inizio era convinto di avere
le allucinazioni, non poteva assolutamente essere Seiji, quello; ma poi
gli altri, che dalle loro sedie davano le spalle alle scale che scendevano
dal piano di sopra, si accorsero del suo sguardo e si voltarono. E Seiji .
. era proprio Seiji.
Indossava un paio di jeans stinti, dalla vita bassa - e Touma non aveva
mai osato immaginare che Seiji possedesse dei banalissimi jeans nel suo
armadio! - e null'altro; il petto, le braccia, le spalle erano ancora
bagnate dall'acqua della doccia come se non si fosse asciugato prima di
vestirsi e i capelli li aveva tirati indietro, legati strettamente sulla
nuca. La pelle bianchissima scintillante dall'acqua era striata in qualche
punto da righe sottili e ormai solo un po' rosate, un segno solo era rosso
vivo, pareva il colpo di una cintura larga non più di due dita che dalla
metà destra dell'addome gli scivolava sul fianco, verso la schiena.
Shin, a quella vista, fece quasi cadere il piatto che teneva in mano, Ryo
aveva il viso spalancato in una tale espressione stupefatta da essere
quasi comico e Shuu borbottò un qualcosa di molto ragionevole sul fatto
che in quel modo si sarebbe preso una polmonite di certo.
Seiji scrollò le spalle con eleganza. Nonostante fosse dimagrito e fosse
stato tenuto in schiavitù per tutto quel tempo, i muscoli guizzavano
ancora rapidi sotto la pelle, forse mancavano un po' di tono ma non tanto
da non rendere meraviglioso ogni suo movimento. Una gocciolina d'acqua gli
scivolò sul petto, lasciando dietro di sé una striscia scintillante.
"Dov'è?"
"Do . . dov'è cosa?"
Gli occhi di Seiji rimasero calmi e inespressivi, solo il suo volto si
animò, allargandosi in un sorriso strano.
"La mia spada."
Shin, che aveva risposto, scosse il capo.
"La tua spada, Seiji? Ma dov'è sempre stata. In palestra, nella
rastrelliera. Non vuoi . ."
Seiji girò sui tacchi, fluido. "Mangiare? No, grazie, non ho
fame."
"Ma dove vai?"
"Ad allenarmi."
Scomparve in fondo al corridoio in cui si annidavano ombre dense proprio
davanti alla porta che portava alla palestra. Era normale. Seiji si alzava
sempre all'alba per allenarsi con la spada. Il fatto che loro non fossero
lì a vederlo passare non era colpa sua, e anche il fatto che per un
attimo si fosse dimenticato dove fosse custodita ,da almeno 5 anni, la sua
spada poteva essere spiegato dal fatto che non aveva avuto un periodo
facile, ma . . ma Seiji *vestito* in quel modo . . Ryo tossicchiò
nervosamente.
"Ma secondo voi . . è tutto . . è tutto normale?"
Shuu si passò una mano fra i capelli. "Ti sembrava normale? Mi
stupirei pure se fosse Touma a scendere combinato così per allenarsi con
la spada, figurati Seiji! Ma l'avete visto?"
Shin arrossì fino alla radice dei capelli, Touma gli lanciò un'occhiata
carica di mille sottintesi. "Credo che a nessuno di noi sia potuto
sfuggire. - si alzò in piedi - Io sarò paranoico ma . . si sta allenando
con la spada, nella nostra palestra, e non mi sembra nello stato
psicologico migliore per maneggiare un'arma. Io vado a vedere."
Ovviamente sarebbe andato a vedere! Si diede del bastardo ipocrita per
almeno un migliaio di volte prima di raggiungere la palestra: aveva gli
ormoni che gli circolavano a una velocità folle nel sangue, era eccitato
come . . come una ragazzina . . vederlo così, bagnato,
quell'atteggiamento, quegli occhi . . deglutì vergognandosi di se stesso
come mai aveva fatto.
Era palese che Seiji avesse bisogno di aiuto e non era quello il modo per
aiutarlo! Quando lo vide in pedana, con la spada in mano, a combattere
contro un nemico invisibile, si sentì cedere le ginocchia.
Era sempre stato uno spettacolo vederlo durante gli allenamenti, pareva
non stare esercitandosi ma semplicemente danzare. Una danza mortale, vero,
ma bellissima. In lui si fondevano armonia, equilibrio, forza , eleganza.
E come sempre, anche quella volta c'erano però . . c'era un fuoco nuovo.
Rabbia forse, o più semplicemente più sicurezza, una decisione più
profonda.
I movimenti non più bruschi ma più duri, sempre eleganti, sempre
armoniosi ma portati con molto più vigore, più . . Touma non trovò le
parole. Si voltò verso Shin che l'aveva seguito insieme agli altri ed
erano lì a fissare quella persona che credevano di conoscere meglio di
quanto conoscessero loro stessi, tramutato quasi in un estraneo. Gli
abiti, il modo di combattere, il viso, l'espressione . .
"Senti niente?"
Shin si concentrò un attimo, i suoi poteri empatici ben più sviluppati
di quelli dei suoi compagni spesso erano stati d'aiuto ma questa volta non
diedero esito. "E' profondamente concentrato nell'esercizio, non sta
pensando a niente, non prova niente, c'è solo raccoglimento e tensione,
ma non più che durante una normalissima sessione d'allenamento."
La lama argentea fendeva l'aria con un sibilo lieve, cadenzando i
movimenti, accompagnando la danza con la sua musica inconfondibile. E
Seiji si muoveva al suo ritmo come una danzatrice meravigliosamente brava.
Touma dovette distogliere lo sguardo oppure sentiva che sarebbe rimasto
prigioniero di quella malia: Seiji seminudo che danzava sulle note della
sua spada mentre sezionava la realtà più col suo sguardo di ghiaccio e i
suoi movimenti che altro. Shin gli posò una mano su una spalla.
"Non mi pare che ci sia altro da fare, qui, è probabilmente il suo
modo per scaricarsi. Lasciamolo in pace. E tu . . tu devi dormire un po',
sei uno straccio."
Touma fece per rispondere ma si limitò a chinare il capo, un po'
meccanicamente. Si era accorto tutto d'un colpo di avere sonno, un sonno
terribile . . e forse tutto quella catena di assurdità non era che un
sogno...
*****
Touma si stirò le braccia sopra il capo soffocando uno sbadiglio mentre
percorreva lentamente il corridoio. Era pomeriggio inoltrato e si era
appena svegliato da un perfetto sonno ristoratore, stava risalendo dalla
cucina dove aveva fatto . . mhm . . colazione? Era meglio dire merenda,
forse.
Scosse le spalle. Ora doveva solo qualcosa per far passare il tempo fino
alla cena ed era certo che nel frattempo molte cose che l'avevano
spaventato i giorni precedenti si sarebbero sistemate. Era solo
stanchezza.
"Touma."
Una voce alle sue spalle che lo fece sobbalzare: non aveva sentito la
porta della stanza di Seiji aprirsi, non l'aveva sentito uscire in
corridoio, eppure adesso era lì, la spalla appoggiata allo stipite, le
braccia incrociate sul petto nudo, lo strano assetto di quella mattina,
solo che adesso era asciutto. Cercò di sorridergli ma non ci riuscì.
Ricordava ancora benissimo quella maledetta goccia d'acqua che gli era
scivolata sulla pelle per poi infilarsi nel bordo dei calzoni e . . si
schiarì la voce con un colpo di tosse imbarazzato. Se erano pensieri
degni di un Samurai, quelli!
"Seiji, stai bene? Sembri in . . in forma . ."
Lui sollevò un sopracciglio con fare ironico ma annuì. "Sto bene,
un po' d'allenamento fa miracoli. Tu, piuttosto, Shin mi ha detto che eri
molto stanco. Hai dormito poco ultimamente. - Non era una domanda, ma una
semplice affermazione. Touma annuì insicuro di cosa aspettarsi. - Dovrei
parlarti, se ti senti abbastanza sveglio."
Touma sorrise, acido. "Spero che non ti sia improvvisamente ricordato
che ti devo dei soldi perché, se no..."
Gli occhi di Seiji divennero intensamente viola e profondi. Si leccò le
labbra con la punta della lingua e gli fece cenno di seguirlo nella sua
stanza. Touma ubbidì ma rimase sconcertato da quello che vide: era tutto
in disordine. La stanza solitamente immacolata di Seiji era .. pareva che
ci fosse passato un uragano. I libri erano accatastati ovunque, tolti
dalle mensole, fogli, appunti e schizzi formavano mucchietti negli angoli
liberi, l'armadio dalle ante spalancate pareva essere stato saccheggiato e
i vestiti erano stati sparsi un po' ovunque sul pavimento, e tutto quello
sotto la luce accecante e piena del sole che entrava dalla finestra
spalancata e che si soffermava a sfiorare un oggetto conosciuto,
appoggiato sulla scrivania, di traverso sopra tutte le altre cose . . la
spada di Seiji, infilata nel suo fodero sobrio e scuro.
"Cosa ci fa quella qui?"
Seiji sorrise scuotendo le spalle. "E' la mia spada, dopo tutto, no?
La tengo nel posto che ritengo più comodo per me. O la cosa ti
urta?"
Touma stava per rispondergli nel modo in cui Seiji stesso, anni prima
aveva deciso fosse meglio che le armi rimanessero nella rastrelliera giù
in palestra, ma poi si morse la lingua. Dopo tutto, anche se la cosa lo
inquietava, non era certo peggio del modo in cui andava in giro, di quella
sua strana pettinatura, e gli occhi e quel sorriso che sembrava . . era .
. deglutì scuotendo il capo.
"Certo che no, Seiji, ci mancherebbe pure. Ero solo curioso. Che
volevi chiedermi?"
Il Samurai biondo fissò fuori dalla finestra un punto indefinito.
"Curioso, ero certo che fossi tu a volermi chiedere qualcosa."
"Io?"
"Già, qualcosa tipo . . - si leccò la punta di un dito che poi si
passò su una cicatrice che gli solcava il petto - mhm . . come mi sono
fatto questo. Oppure come si divertono i demoni nel tempo libero . ."
A Touma mancò il fiato. Gli occhi di Seiji parevano diventare due abissi
violetti che assorbivano tutto in una strana luce maliziosa e conturbante.
Non cercò neppure di convincersi che fosse tutto un equivoco, in un
attimo seppe che lo stava facendo apposta. Si piantò le unghie nei palmi
e cercò di tenere la voce piatta. O per lo meno di non farla tremare
troppo.
"Seiji, non . . non oserei mai. Sei sconvolto, è palese, e . ."
Seiji gli si avvicinò di un passo, continuando a sorridere. "Sbagli,
Touma, io ho davvero imparato qualcosa da loro. Qualcosa che , ho
scoperto, mi piace . . - gli sfiorò la guancia con due dita -
Di questo non sei curioso?"
"Co . . cosa ti hanno fatto quei . . quei maledetti bastardi?"
Gli occhi di Seiji divennero improvvisamente dolci passandogli una mano
fra i capelli. "Tanto male, Touma, tanto. Ma non è questo di cui
volevo parlarti. Volevo parlarti di me. Vuoi ascoltarmi?"
"Certo." la sua voce era sicura, ma Touma non credeva di essere
davvero pronto a sentire quel che stava per dirgli.
"Ho deciso che . . se voglio una cosa, sia giusto prenderla. Non
m'importa la coesione del gruppo, non m'importa più nulla di quegli
sciocchi inetti che mi hanno lasciato per settimane nelle mani di quei . .
quei . . - la voce di Seiji si spezzò ma fu un attimo e ritrovò il suo
equilibrio - Volevo che tu lo sapessi."
Touma abbassò il capo.
"Perché io, Seiji? Non sono che uno di loro, uno di quelli che non
ti ha trovato per così tanto tempo . . Hai ragione ad avercela con noi,
io . ."
Seiji gli prese la guancia nel palmo della mano obbligandolo a sollevare
il capo e a fissarlo direttamente negli occhi.
"Perché tu sei quello che voglio. E non ho più intenzione di
aspettare. Sai stanotte, quando ho detto a tutti come li avevo uccisi
mille volte nelle illusioni di Rajura? Non ti ho nominato perché tu . .
non ti ho mai potuto uccidere quando ti guardavo negli occhi, quando
scoprivo chi fossi. Voglio che tu sia mio."
Touma fece un passo indietro, spaventato da qualcosa a cui non sapeva dare
nome. "Seiji . . se questo è uno scherzo, è crudele e . . "
Seiji gli sfiorò le labbra con le sue, gentilmente, sfiorandogli la
guancia, il collo, il petto con le mani. Si staccò da lui con un fragile
sorriso dipinto sul volto. "Touma una sera mi dicesti che mi amavi.
Ora io ti chiedo . . per favore . . dammi . . dammi la tua dolcezza. Ne ho
bisogno. - il volto che divenne un ghigno rapace - Se non me la darai,
potrei sempre prendermela da solo ma . . non credo sia divertente. Voglio
darti piacere, anche tu lo volevi, no? Da quanto mi vuoi? Da quanto mi
desideri? Ora sono qui, per te. Io ti voglio. Tu mi vuoi. - lo baciò di
nuovo, leggero, sulle labbra. - Non dirmi che ora ti fai indietro?"
Touma chiuse gli occhi, cancellando quelle frasi strane, quei concetti
assurdi se usciti dalle labbra di Seiji . . labbra così dannatamente
dolci, così meravigliose e morbide, labbra che così da tanto tempo stava
sognando di baciare. . Cedette alla pressione di Seiji, aprì le labbra
facendo scivolare dentro la sua lingua a giocare con le propria. Si sentì
follemente felice quando le mani di Seiji gli scivolarono sotto la felpa
per strappargliela via di dosso e si misero a sfiorargli piano la pelle.
Era quello che desiderava da . . da una vita, gli pareva.
Indietreggiò verso il letto, crollandovi sopra con un sussurro, coperto
immediatamente dal corpo bianco e scintillante di Seiji. Le sue labbra
seguirono la strada aperta dalle mani lasciando sottili tracce umide sul
suo corpo. Touma mugolò nel sentire denti stringersi intorno ad un suo
capezzolo.
"Seiji . . "
Lo sentì ridere scendendo piano mentre le mani continuavano ad essere
sempre più avanti, slacciandogli i pantaloni.
"Allora, Touma, posso?"
Lo vide tendere il capo all'indietro, gli occhi chiusi e sorrise
chinandosi sul suo membro. Gli pareva di stare suonando uno strumento,
ogni carezza, ogni bacio, ogni tocco della lingua diversa lo faceva
tremare in maniera differenza, lo faceva gemere o singhiozzare.
"Seiji . . ti . . ti amo . . "
Sorrise continuando a baciarlo, aumentò il ritmo lentamente fino a quando
sentì le sue mani stringersi ai suoi capelli, obbligandolo ad accelerare
fino a che non gli esplose fra le labbra.
Seiji assaporò con voluttà il suo sapore poi scivolò sopra di lui
slacciandosi i pantaloni. Era così bello, i capelli blu spettinati,
appiccicati alla fronte, le labbra rosse e socchiuse, un'espressione
deliziosamente perduta. Lo vide aprire gli occhi tendendosi verso di lui
per baciarlo ma Seiji gli bloccò le mani sopra la testa tenendolo fermo e
immobile con la schiena contro il letto.
"Non toccarmi, Touma. Non voglio farti male mentre mi prendo il mio
piacere ma non voglio che tu mi tocchi."
Lo vide annuire un po' confuso e poi soffocare un gemito quando lo sentì
scivolare dentro di lui.
"Seiji . ."
"Rilassati, Touma, o ti farò solo più male."
Lui annuì mordendosi il labbro inferiore per non urlare, il piacere
mischiato al dolore, ben più forte del dolore...
*****
Touma si voltò di lato mettendosi su un fianco per guardare Seiji
coricato al suo fianco, bello e scintillante come un angelo. Gli sorrise
dolcemente.
"Seiji io . . ti amo."
Lo sentì sorridere e i suoi occhi scintillarono quasi pericolosi.
"Me l'hai già detto. Anche tu mi piaci, Touma."
"E . . Ryo?"
"Ryo cosa?"
Touma sbuffò. "Quello che hai detto prima . . che hai deciso di
prenderti tutto quello che desideri. Ryo è una delle cose che vuoi?"
Seiji si strinse nelle spalle. "Sei uno sciocco. Se avessi voluto lui
sarei andato da lui e non sarei qui con te, ti pare?- lo guardò con uno
sguardo violetto che era in grado di spezzargli il cuore - Voglio
te."
Gli sfiorò la guancia dolcemente con un bacio leggero e poi gli sorrise
ben più dolcemente quando gli si strinse addosso. "Sembri un
bambino, a volte,Touma."
"Forse perchè tutto questo mi sembra un sogno . . o una
follia."
"I sogni sono tutte follie, no?"
Gli spettinò i capelli blu con un buffetto poi gli sorrise conciliante.
"A volte . . mi fai paura. "
Seiji si sciolse dal suo abbraccio con indifferenza. "Vado a farmi
una doccia, Touma, poi è ora di cena. Stasera esco."
Touma scattò a sedere. "Dove vai?"
"In città, e . . - si voltò di tre quarti verso di lui - non voglio
che qualcuno mi accompagni."
Chiuse la porta alle sue spalle. E Touma rimase immobile a fissarla come
se fosse una sfera di cristallo in cui leggere cosa stesse succedendo a
Seiji.
Poi si lasciò cadere sul cuscino con un sospiro, non sapendo se essere
ebbro di gioia o col cuore colmo dal dolore.
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