Disclaimers: I Samurai
Troopers non sono
personaggi miei, ma se lo fossero si divertirebbero molto di più!!
NOTE:
1) i nomi dei demoni forse non saranno quelli corretti, ma la mia è una
licenza poetica per cui Rajura è il demone dell'illusione e non il ragno
e Anubis è il demone dell'oscurità, capelli blu e cicatrice. Per sviste,
errori o che altro non so che dirvi! Prendete quel che viene e non
lamentatevi, sono pur sempre io l'artista, no?! ^_^!!!
2) sì, è vero, i demoni sono assolutamente OoC, cioè sono assolutamente
'inventati' nei loro comportamenti, nel modo di parlare nelle espressioni
ecc perchè non me li ricordo assolutamente più! D'altra parte inventare
ex novo dei cattivi era troppo faticoso per cui sorry di cuore a tutti i
fans dei quattro cucciolotti di cui stiamo parlando . . ma è esigenza
artistica pure questa!!! [e perchè mai nessuno mi ha fatto notare che
pure Touma amore è un pochino OoC?! Adesso non ditemi che quel coso di
cui scrivo somiglia anche solo lontanamente al 'nostro' Touma, vero? *sig*
ma mi viene solo così ....me infelice ... ]
3) qui sotto si parlerà di 'Anael' l'angelo della Morte. Sappiate che è
un'invenzione mia e non si intende la personificazione di una creatura
sovraumana o la possessione demoniaca di un corpo umano ma è solo una . .
mhm . . come dire? Una carica, ecco! Esiste il MegaGeneralissimo delle
Armate di Zwindrglissrizzz?! Bhè, allora esiste pure l'Anael (notate
l'articolo determinativo davanti al nome)
4) uso questi segni# per indicare un discorso telepatico. Odio
l'impossibilità grafica di usare il corsivo!!!!!!!
NOTE: questo segno § racchiude
un flashback che non sapevo come rendere diversamente!!!!!
Corrompere
la luce
di Dhely
parte III
Gemette appena a sentire
quella cosa fredda scivolargli sulla pelle, ma la pressione era gentile,
quasi delicata. Seiji si voltò un poco, socchiudendo gli occhi, tentando
di sollevarsi su quella terribile distesa di vapore che era diventato il
dolore e il disgusto che provava e si stupì nel vedere l'uomo con la
cicatrice - Anubis se non ricordava male - chino su di lui che gli stava
pulendo le ferite. D'altra parte gli avevano detto chiaramente che il loro
scopo non era quello di ucciderlo. Volevano . . deglutì . . farlo
diventare come loro? E come? Seiji chiuse gli occhi, spossato, non era per
nulla certo che la sua mente fosse abbastanza lucida per trovare risposte
ragionevoli anche a quesiti molto più semplici di quelli. Accettò
passivamente di inghiottire la manciata di pastiglie che gli misero in
bocca, come tutte le volte, bevve avidamente l'acqua che gli accostarono
alle labbra e rifiutò di mangiare più di un boccone di quella cosa che
si ostinavano a chiamare cibo e che ovviamente non aveva altro scopo che
farlo rimanere in vita. Ma c'era qualcun altro oltre ai due suoi soliti
carcerieri, quella volta, un altro uomo, dai capelli verdi e
dall'incarnato tanto pallido da farlo passare per un cadavere e da una
luce strana negli occhi, crudele e divertita. Lo fissò per un attimo,
stupito: come se avessero bisogno di aiuto esterno per tenerlo lì. Lo
avevano picchiato, frustato, violentato, portato alla soglia della
disidratazione e dell'inedia, non era neppure in grado di mettersi a
sedere sul letto da solo, soprattutto da quando avevano iniziato ad
aumentare il dosaggio di quelle porcherie che gli davano, cosa temevano
che facesse? E poi non potevano non essersi accorti di quello che gli
avevano inferto sul lato spirituale. Quante volte era già successo?
Quante volte gli avevano fatto provare *piacere* nell'uccidere i suoi
compagni? Nel macellare innocenti?
Nell'infangare nella maniera più abominevole tutto ciò che gli aveva
insegnato la sua famiglia? Nel calpestare tutto quello che aveva sempre
considerato sacro? La sua anima si stava sfaldando, lo sentiva senza ombra
di dubbio, non avrebbe retto ancora per molto, e lui era lì quasi al di
fuori del mondo, incapace di forzare il blocco che avevano imposto al
legame che lo univa agli altri Samurai, incapace di richiamare a se il
potere dell'Armatura . . l'unica cosa che poteva fare era aspettare che
fossero loro a trovarlo, e che ci fosse un modo per farlo.
Il nuovo venuto stava discutendo con gli altri, i toni si erano fatti
accesi, quasi brutali. Seiji si sforzò di seguire il discorso anche se il
suo stato confusionale non lo aiutava. Pareva che Naaza si opponesse con
tutte le sue forze a quella che chiamava una follia. Voler far diventare
alleato uno di quelli che erano sempre stati i loro più acerrimi nemici.
"Proprio tu, Anubis! Mi vergogno di te! E' il tuo nemico dall'alba
dei tempi, il Samurai della Luce, e ora sei lì che te lo mangi con gli
occhi, sbavando all'idea che un giorno possa sedere al tuo fianco!"
La lite alzò i toni, ancora, le urla dei tre gli ferivano il cervello che
si rifiutò di registrare quel che veniva detto. Percepì solo una
spiegazione indistinta sul fatto di utilizzare il 'veleno degli umani' per
evitare che lo sfoggio pieno dei loro poteri potesse richiamare lì gli
altri Samurai ma null'altro. Li sentì avvicinarsi e il terrore gli bloccò
la gola, come succedeva da quando era lì non aveva più controllo di
quelle reazioni elementari e questo lo feriva quasi più di tutto il
resto. Quasi.
"Guardalo, Naaza, guardalo! Ti pare un Samurai? Quasi spezzato, quasi
vinto! - lo prese per i capelli, sollevandolo all'altezza del suo viso. -
Ti sembra pericoloso? Andiamo! E poi non dirmi che non ti piace, vero? -
Seiji chiuse con forza gli occhi. No, ti prego non di nuovo, non ancora,
basta, basta . . - Guarda queste ferite, sembrano fiori scarlatti, e i
bracciali che gli incatenano i polsi? Non avresti sempre voluto avere la
possibilità di mettere le mani su un Samurai in queste condizioni? Guarda
il suo viso, così sofferente, così tirato, gli occhi gonfi . . sai che
continua a piangere? - gli passò una mano sul petto nudo scostando il
lenzuolo che lo copriva appena. Basta, ti prego, basta . . - Non dirmi che
non hai mai voluto far piangere uno di loro come un bambino, vero? Che non
hai mai sognato di sbattertelo fino a farlo svenire? Di trattarlo come se
fosse una cosa tua? Andiamo! Non mentirmi, lo so io come lo sai tu. Adesso
è qui, guardalo, fra le tue mani, puoi farci quel che vuoi, tutto quel
che vuoi, purchè rimanga in vita. Non dirmi che rifiuti!"
Seiji singhiozzò appena sentendo delle mani toccarlo, spingerlo con forza
fra le lenzuola, graffiarlo. Oh, no, basta . . basta . . perché non lo
uccidevano piuttosto, perché . . soffocò un urlo ad essere preso così,
senza un'esitazione, con una violenza che non gli pareva lo solita.
Sentiva dei capelli lunghi sfiorargli il ventre e il petto, dei denti che
lo mordevano, delle mani che gli graffiavano la carne. E delle labbra
contro le sue, a leccargli le lacrime, a respirare i suoi singhiozzi di
dolore, e delle mani a sfiorargli i capelli, quasi gentili.
"No . . ti . . ti prego. No. Aiutami . ."
Era l'uomo sfregiato quello chino su di lui, quello che gli pareva tanto
gentile rispetto agli altri due, e gli sorrise, una strana luce crudele
negli occhi.
"Ma io ti sto aiutando, noi tutti lo stiamo facendo, amore mio.
Quando sarai pronto, quando sarai nostro, nessuno ci potrà più separare.
Saremo sempre insieme, tu ed io, sempre . ."
Seiji serrò gli occhi con forza cercando di cancellare tutto, cercando di
annullare il mondo che aveva intorno, rilassando i muscoli, smettendo di
combattere il dolore e il disgusto si rinchiuse nella zona più nascosta
della sua anima, una tenue e tremolante fiammella, l'ultima rimasta a
bruciare dentro di lui, l'unico luogo dove poteva cercare di essere ancora
se stesso, fragile baluardo contro la devastante irruenza dei suoi nemici...
ma non aveva altro. Fu da lì, da quello stato di semi trance che la sentì
arrivare. Aveva imparato a riconoscerla da come gli scivolava dentro, da
come si allacciava ai suoi gangli nervosi, da come espandeva il suo
potere.
L'illusione arrivava, avevano finito di divertirsi col suo corpo, allora...
e proprio come succedeva col suo corpo Seiji sapeva che non poteva
opporsi.
L'armatura, il potere, la forza, l'arroganza l'ammantavano come mai
nessuna insegna regale avrebbe potuto. Quella era finalmente la resa dei
conti, lo sapeva bene. Quante volte si era trovato davanti quei quattro
maledetti che non facevano altro che credere di poterlo sconfiggere? Tutte
le volte erano morti, li aveva schiacciati come insetti, li aveva
sterminati . . ma ora, ora basta! Sarebbe stata l'ultima volta in cui
l'avrebbero attaccato, li avrebbe annientati tutti, avrebbe disperso i
loro atomi nell'universo e finalmente sarebbe stato libero.
#Sei un Angelo, sei l'Anael. Sarai un dio.#
Seiji sorrise nel fronteggiarli, attendendoli con sicurezza: conosceva le
loro mosse, i loro punti deboli, contro di lui non potevano nulla. Il
primo attacco: fuoco incandescente, irruenza, prontezza . . parò e
rispose.
Attaccando. Attaccando. Quegli occhi selvaggi lo disgustavano: era un
animale non un uomo, tantomeno un guerriero, una bestia deforme e corrotta
e ucciderlo fu facile. Uno schizzo di sangue gli sporcò il viso . . e
venne il secondo attacco: acqua ribollente, sfuggente, rapida. Il
guerriero era furioso e spezzato dentro, il suo cuore già infranto prima
che la lama di Seiji lo trapassasse da parte a parte. Cadde ai suoi piedi
come una bambola di pezza. Il terzo attacco: roccia compatta, forza e
potenza, ma era lento e accecato dall'ira per la morte dei suoi compagni.
Uccise anche lui con la stessa facilità.
Il quarto attacco però non venne, dovette voltarsi a cercare il nemico e
la cosa lo infastidì . . che codardo! Mancava . . era l'arciere . . sì
eccolo laggiù, aveva un freccia incoccata ma l'arco abbassato, chissà
perché.
L'elmo gli oscurava il viso e Seiji si rammaricò di non poter vedere la
sua espressione, gli piaceva osservare il terrore dipinto sul volto dei
suoi avversari. Si mise in posa d'attacco ma l'altro non fece nulla, se
gli avesse chiesto pietà avrebbe anche potuto risparmiarlo, in fondo un
arciere così codardo ed inetto, tutto solo non costituiva certo una
minaccia . . ma egli lo spiazzò lasciando cadere l'arco e le frecce,
anzi, gettandole a terra quasi con rabbia.
"Non ti colpirò Seiji. Non posso farlo."
Come sapeva il suo nome? Chi diavolo era? Lo vide strapparsi l'elmo di
dosso e rimanere lì, disarmato, a fissarlo come uno stupido, saldo sulle
gambe, senza terrore dipinto sul viso ma con uno sguardo . . quegli occhi
. .la realtà fu come percorsa da una crepa sottile, talmente lieve che
Seiji non la vide, se ne accorse solo quella flebile fiammella che gli
bruciava ancora dentro e che prese ad ardere con un po' più di forza.
Quegli occhi erano blu come la notte, profondi come lo spazio siderale e
proprio come quello potevano essere freddi e distanti, eppure Seiji se li
ricordava distintamente scintillanti del riflesso di tutta la Via Lattea,
pieni di calore e . .
§
"Seiji, non hai freddo qua fuori?"
Lui si strinse nella spalle, non sopportava l'aria pesante che si respirava
in casa e poi aveva bisogno di stare un po' da solo. Non sopportava
ammettere quanto fosse geloso di Shin anche se era certo di riuscire a
mascherare bene l'intera faccenda di fronte ai suoi amici, eppure . .
eppure l'idea che lui e Ryo stessero litigando per uno sciocco sospetto di
cui non riusciva a comprendere il fondamento lo faceva irritare. Capiva
Shin, era ovvio e naturale essere gelosi di uno come Ryo quando si poteva
averlo tutto per sè, ed era sciocca la propria gelosia, in fondo aveva
lasciato che fosse Ryo a scegliere fra lui e Shin, e Ryo aveva scelto e .
. e non aveva scelto lui. Che amarezza che provava dentro. Se almeno Ryo
se ne fosse accorto! Invece probabilmente non si era neppure insospettito
. . forse era per questo che stavano litigando, forse era per colpa sua
che Shin era geloso. L'idea lo fece bloccare. Non avrebbe mai fatto una
cosa del genere ad un amico! Non avrebbe mai fatto in modo che Ryo
lasciasse il suo compagno per lui . . anche se . . anche se gli sarebbe
piaciuto molto essere ricambiato, per una volta. Chinò il capo, questa
cosa avrebbe dovuto chiarirsi, forse doveva andare a parlare con Shin, non
voleva che litigassero, non voleva che Ryo soffrisse per colpa sua.
L'avrebbe fatto l'indomani, magari, di certo non avrebbe atteso troppo,
quella situazione faceva male a tutti loro e lui . . deglutì . . era
*suo* compito cercare di evitare gli attriti, quando era nelle sua capacità.
"No, sto bene. Ti ho disturbato in qualche modo?"
"No - un sorriso - Come vedi non ho neanche il cannocchiale con me,
non stavo facendo le cose serie! Ero solo qui a gustarmi la vista delle
stelle, stanotte la Via Lattea è davvero meravigliosa!"
"Già."
Null'altro se non quella naturale confidenza, quella silenziosa sintonia
che c'era fra loro, quella sensazione che andava ben oltre un normale
cameratismo. Quegli occhi riflettevano le stelle e calore e . . amore,
quando si voltarono verso di lui. Seiji si stupì nel trovarli
insopportabilmente belli.
"E' una fortuna che tu sia qui. Dovevo . . parlarti."
"Prego" Ma che strano quel nodo allo stomaco.
"Stai male per Ryo, vero?"
Seiji deglutì. E pensare che era per non continuare a rimuginare su
quella dannata storia che aveva cercato un posto dove avrebbe potuto stare
da solo.
"Non fa bene alla squadra tutta questa tensione. Siamo tutti
preoccupati di . ."
"Io intendevo . . un'altra cosa." Non una parola in più, non un
ammiccamento, niente, solo che in quegli occhi Seiji lesse che Touma lo
*sapeva*.
"Mi . . piacerebbe sapere come hai fatto."
"A capirlo? E' stato semplice per me. Ma non ti devi preoccupare, non
l'ho detto a nessun'altro."
Seiji lo guardò stupefatto. "Notevole. Non credevo di essere così .
. prevedibile."
Lui gli si avvicinò di un passo. "Non sei affatto 'prevedibile',
Seiji, all'inizio credevo di avere le traveggole, di essermi inventato
tutto per . . per darmi un alibi, per dare una scusante alla mia
vigliaccheria."
"Non credo di capire."
Lui scosse il capo. "Mi hai chiesto come ho fatto ad accorgermi che
era lui l'uomo che viveva nei tuoi sogni. - un sorriso pallido, tirato -
Posso risponderti che per tanto tempo, ho desiderato di essere io al suo
posto . . e non ho mai avuto il coraggio di dirtelo. Ma adesso . ."
Seiji si sentì . . come se il mondo avesse cambiato di colpo prospettiva,
era come se nulla fosse più al suo posto, era come se tutto fosse
*finalmente* al posto giusto. Era uno scherzo. Lo pensò con tutta la sua
forza, doveva esserlo, Touma era sempre il solito . . ma c'era davvero
amore nei suoi occhi, e passione, e le sue labbra socchiuse erano così
invitanti che gli parve di desiderare solo avvolgersi in quel calore, in
quel suo profumo . . era come se qualcosa gli si fosse sciolto nel cuore,
qualcosa che . .
Touma.
§
. . amore.
Touma! Ci fu come uno strappo, uno squarcio dentro di sè, Seiji non ci
fece caso. Ricordò tutto, in un attimo seppe tutto, e vide quegli occhi e
seppe che l'illusione si era beffata da sola, che essa gli aveva dato il
modo di farsi sentire. Perché quella non era più una proiezione, non era
più una finzione, non era più un modo per tormentarlo, no, Touma era,
per un istante solo, davvero lui, davvero lì. Seiji tese una mano, tutto
se stesso concentrato in quel gesto, tutto il suo cuore, tutta la sua
anima tesi in quello sforzo, verso quegli occhi, verso quel ricordo.
"TOUMA!"
L'armatura, il potere, l'arroganza, la spada, il mondo intero collassarono
su se stessi, l'incanto si spezzò.
Il cuore di Seiji smise di battere.
*****
Touma balzò in piedi, rovesciando la tazza di tè appoggiata sul tavolo,
la sedia che crollava alle sue spalle, travolgendo quasi Shin che stava
portando qualcosa da bere a tutti. Cocci che si spargevano sul pavimento,
il liquido bollente e ambrato che si allargava sul tappeto, fogli
accatastati su un angolo del tavolo ora che cadevano dolcemente ovunque .
.
"Seiji!"
Era lui! L'aveva sentito, lo stava chiamando . . gli aveva indicato la
strada . .
Tre paia d'occhi lo fissavano stupite e preoccupate, Natsui sollevò il
capo da dietro lo schermo del computer, alle sue spalle, Byakuen emise uno
strano suono con la gola muovendo le orecchie.
"Sei impazzito, Touma?"
La voce di Ryo non lo sfiorò neanche.
"L'ho sentito! Dentro la mia testa! Mi ha chiamato! Adesso so come
fare a trovarlo, me l'ha insegnato, una volta!"
Gli occhi di Shin divennero luminosi e inondati di speranza.
"Davvero? Ma è meraviglioso!"
Shuu grugnì di disappunto "Spero solo che non sia la mancanza di
sonno che l'ha fatto rincretinire del tutto."
Touma lo fissò come se fosse stato un pezzo di vetro, poi scosse le
spalle.
Si ricordava quella discussione che avevano avuto una volta, sul bisogno
quasi maniacale che aveva Seiji di meditare, sul significato che aveva,
sulla profondità spaventosa che vi era insita e che riusciva
assolutamente incomprensibile al ben più pragmatico Touma. Si era
rifiutato di provare. . ma Seiji gli aveva spiegato cosa bisognasse fare.
E ora, che l'urlo psichico era ancora così netto dentro di lui, che la
traccia era ancora fresca, ora forse avrebbe avuto qualche possibilità di
trovarlo.
"Mi aveva spiegato della meditazione . . - tutti lo stavano fissando
in silenzio - di quella che faceva lui. Mi diceva che era come perdersi in
un oceano in cui poteva venire in contatto con tutte le cose."
Shin annuì, tranquillamente. "Si, credo che sappiamo tutti cosa sia
la meditazione."
"Sì, lo so che lo sapete, ma lui mi aveva detto che, volendo, oltre
a perdersi, si poteva trovare qualcuno o qualcosa!"
"E come? - saltò su Ryo - Fallo! Anzi, facciamolo! Dicci come .
"
Shin gli mise una mano su un braccio. "Ryo, non è così semplice. Ci
vuole un altissimo grado di concentrazione e molto allenamento, un
allenamento almeno pari a quello di Seiji . . e non mi pare che qualcuno
di noi possa dire di possederlo. Certo è che se per un attimo il legame
è stato aperto . ."
Guardò Touma che annuì. "Possiamo provare a ripercorrere la strada
che ha fatto a ritroso. E arrivare da lui. E' vero ci manca l'allenamento
ma . . - stava per dire che c'era qualcosa di speciale che li univa ma non
intendeva il legame. Stava parlando di se stesso . . Seiji aveva chiamato
lui, nessun'altro aveva sentito, neppure il più ricettivo Shin, neppure
l'uomo che amava, aveva chiamato il *suo* nome. E lui l'amava, non gli
pareva d'averlo amato mai così tanto - il legame che è stato spezzato ci
ha permesso di conoscerlo bene, più di chiunque altro. Dobbiamo fare in
fretta, dobbiamo cercarlo . . "
Un silenzio di tomba cadde su tutti che si fissarono l'un l'altro con
sguardo preoccupato. Natsui si rimise a sedere sulla sedia con un sospiro,
Shuu scosse le spalle. "Posso aiutarvi ma non credo che questa sia
una cosa per me."
Shin scosse il capo. "Penso di no. Tocca a Touma, è lui che l'ha
sentito."
Touma lo fissò spalancando gli occhi "Andiamo Shin, lo sappiamo
tutti che sei tu il più sensibile di tutti, io non . . non posso. E poi -
la gola gli si chiuse per un attimo ma riuscì a mantenere il tono di voce
neutro - la Luce non è in sintonia con il Cielo tanto quanto lo è col
Fuoco. Dovrebbe . . dovrebbe provare Ryo con te."
Ryo sollevò il capo, deciso. "Va bene, se bisogna fare questa cosa,
facciamola in fretta perché . ."
Shin corrugò la fronte. "No, Ryo non può farlo. Forse hai ragione
tu sulla Luce e sul Fuoco ma - il suo sguardo si addolcì appena - per
prima cosa Seiji ha chiamato te e non lui. E poi . . Ryo non è in
grado."
"E' il nostro capo, Shin."
"Lo so, Touma, ma non si accorge di nulla purchè non sia un qualcosa
di abbastanza pesante che gli cada in testa, facendogli male! Lo so io
come lo sappiamo tutti noi. - li sfidò uno per uno con uno sguardo tanto
fermo che dovettero tutti chinare il capo, poi ritornò su Touma - Io sono
certo che ce la farai, posso aiutarti se vuoi, posso condurti per un
pezzo, all'acqua rimane semplice scivolare nello stato di meditazione
profonda. Posso portarti lì e lì tu troverai la strada. "
Touma scosse il capo, sconsolato. Non aveva sentito solo il suo urlo,
aveva sentito anche il suo dolore, la sua disperazione, la sua sofferenza,
aveva appena intravisto qualcosa di orribile che gli stava sopra, una
cappa immane di umiliazione e di prostrazione, fisica e mentale. Loro
avevano una sola possibilità e lui . . "Non credo di esserne in
grado, Shin."
Lui sorrise. "Certo che lo sei, Touma. Seiji si è fidato di te, ha
chiesto aiuto a *te*, tra tutti noi. Non puoi pensare che si sia
sbagliato. Lo sai che non sbaglia mai."
Touma tremò fin nell'anima. Seiji si era fidato di lui. Seiji aveva
chiamato *lui* nonostante . . nonostante l'averlo rifiutato, nonostante
essersi allontanato, nonostante avergli detto che 'forse è meglio non
fare sciocchezze, Touma, questa è una cosa di cui poi ci pentiremmo,
domattina', nonostante non gli aveva creduto quando gli aveva detto che
l'amava, nonostante tutto, Seiji gli aveva teso le mani, gli aveva chiesto
di aiutarlo . . gli aveva detto, nel suo solito modo strano con cui faceva
tutte le cose, di amarlo. Touma l'aveva sentito. Touma lo sapeva. Chiuse
gli occhi, abbassando il capo.
"Iniziamo Shin. Dimmi cosa devo fare."
parte quarta
|
Vai all'Archivio Fan Fictions
|
Vai all'Archivio Original Fictions
|
|