Disclaimers: I Samurai
Troopers non sono
personaggi miei, ma se lo fossero si divertirebbero molto di più!!
NOTE:
1) i nomi dei demoni forse non saranno quelli corretti, ma la mia è una
licenza poetica per cui Rajura è il demone dell'illusione e non il ragno
e Anubis è il demone dell'oscurità, capelli blu e cicatrice. Per sviste,
errori o che altro non so che dirvi! Prendete quel che viene e non
lamentatevi, sono pur sempre io l'artista, no?! ^_^!!!
2) sì, è vero, i demoni sono assolutamente OoC, cioè sono assolutamente
'inventati' nei loro comportamenti, nel modo di parlare nelle espressioni
ecc perchè non me li ricordo assolutamente più! D'altra parte inventare
ex novo dei cattivi era troppo faticoso per cui sorry di cuore a tutti i
fans dei quattro cucciolotti di cui stiamo parlando . . ma è esigenza
artistica pure questa!!! [e perchè mai nessuno mi ha fatto notare che
pure Touma amore è un pochino OoC?! Adesso non ditemi che quel coso di
cui scrivo somiglia anche solo lontanamente al 'nostro' Touma, vero? *sig*
ma mi viene solo così ....me infelice ... ]
3) qui sotto si parlerà di 'Anael' l'angelo della Morte. Sappiate che è
un'invenzione mia e non si intende la personificazione di una creatura
sovraumana o la possessione demoniaca di un corpo umano ma è solo una . .
mhm . . come dire? Una carica, ecco! Esiste il MegaGeneralissimo delle
Armate di Zwindrglissrizzz?! Bhè, allora esiste pure l'Anael (notate
l'articolo determinativo davanti al nome)
4) uso questi segni# per indicare un discorso telepatico. Odio
l'impossibilità grafica di usare il corsivo!!!!!!!
Adesso, dopo avervi rotto per bene le scatole: la seconda parte!!!!
Corrompere
la luce
di Dhely
parte II
Touma aveva istintivamente
cercato un luogo che potesse essergli di qualche conforto e l'aveva
trovato in uno dei gradini dell'ingresso della casa, fuori, al freddo,
all'aperto.
Era successo tutto troppo in fretta, non aveva ancora finito di
interrogarsi sulla reazione di Seiji che il ragazzo aveva dovuto ritornare
al dojo di famiglia, poi l'attrito fra Ryo e Shin che era sfociata nella
lite e il suo comportamento da perfetto imbecille. Infine quello. Quello
era stato il colpo di grazia . . lo sarebbe stato comunque, a dire il
vero, aveva fatto sgretolare di colpo tutti i suoi sogni, le sue speranze,
la sua vita stessa.
Strinse un pugno appoggiandolo con forza sul petto, il cuore batteva
ancora ma ogni battito era un sobbalzo doloroso e il pensarci non gli
pareva contribuisse a stare meglio. Che gl'importava se erano cinque
giorni che non si dava pace, che nessuno di loro si dava pace, che
continuavano a cercarlo con tutti i mezzi a loro disposizione? Che
gl'importava se alla fine non poteva essere morto visto che l'Armatura
della Luce dava in qualche modo una confusa notizia di sé entrando in una
remota risonanza con le loro? Che gl'importavano i piani, la buona volontà,
le rassicurazioni se lui, *lui*, non c'era? Se non era lì, se non poteva
vederlo, sentirlo, se non poteva assicurarsi che stesse bene . . tutti
loro conoscevano abbastanza i loro nemici da sapere che forse era meglio
essere uccisi in combattimento piuttosto che cadere prigionieri. Touma
semplicemente non riusciva a sopportare l'idea che da qualche parte Seiji
fosse prigioniero, magari messo sotto tortura, magari . . sollevò il
capo, era quasi l'alba.
Dal lago una nebbiolina sottile si alzava in ampie spire verso il cielo
ancora scuro e riusciva a catturare i primissimi raggi di quel sole che
era ancora nascosto dietro l'orizzonte, mutando la sua consistenza lattea
in un iride di colori tenui e meravigliosi. Per un attimo tutto il mondo
scintillò dello stesso colore degli occhi di Seiji e Touma . . Touma lo
vide. Come l'aveva sempre visto, quell'espressione strana, a metà fra il
dolce e il riservato, il viso perfetto dai lineamenti delicati, la pelle
bianca come madreperla e i capelli, preziosi fili d'oro, a coprire un poco
uno di quegli occhi grandi, incredibili, trasparenti, luminosi al punto di
non riuscire a
fissarli direttamente per più di qualche attimo. Aveva scoperto da un po'
che quella era la loro autodifesa, quella luminosità impediva di guardare
in essi e vedervi impressa quell'anima delicata, vestita di una corazza
dura più che l'acciaio ma così gentile . . quegli occhi l'avevano fatto
innamorare, quel pezzo della sua anima a cui avrebbe voluto dissetarsi . .
la sua vista si velò, lo sguardo annegato nelle lacrime: come avrebbe
potuto vivere senza di lui? Come avrebbe potuto sopportare una perdita
simile? E non solo lui, no, il mondo intero, il sole stesso! Sentiva sopra
di sé quel cielo vuoto, incredibilmente silenzioso e freddo . . Seiji gli
aveva detto una volta che in occidente si diceva che il momento più buio
della notte è quello che precede l'alba, è il momento in cui gli animali
notturni tacciono, iniziando a riposare, e quelli diurni non hanno ancora
sollevato i loro richiami perché ancora avvolti dal sonno, quando le
stelle sono scomparse nel cielo che tremula scuro mentre il sole non è
ancora sorto.
L'attimo più gelido di tutta la notte, più vuoto, più buio, simile ai
recessi interplanetari, così remoti, eppure così vicini, così . .
'dentro al nostro cuore'. Aveva detto così. L'algido Seiji aveva detto
una cosa simile, tanto privata, tanto . . preziosa, e l'aveva detta a
*lui*. Touma deglutì le lacrime. Non se n'era accorto prima, non ci aveva
fatto caso, probabilmente non ci avrebbe mai fatto caso se non ci avesse
ripensato quella mattina, stravolto dalla stanchezza e dal dolore, forse
non aveva mai fatto davvero attenzione a quella strana intimità che si
era creata fra loro, quella fiducia leggera, quel legame diverso, che solo
con lui Seiji aveva intessuto. E lui cos'aveva fatto? Aveva buttato tutto
alle ortiche, aveva detto la cosa più sbagliata che avrebbe mai potuto
anche solo immaginare di dire, aveva preteso quello che Seiji non avrebbe
mai potuto dargli, visto che gli stava gli stava già dando più di quello
che avese mai dato agli altri. Neppure Ryo era fatto custode di frasi così
importanti, con lui Seiji non aveva la sintonia che aveva con Touma, ora
se ne accorse chiaramente, per lui era un amico, probabilmente l'amico più
intimo che avesse mai avuto e glielo dimostrava nell'unico modo che
conosceva. E Touma non se n'era accorto. Come avrebbe potuto essere più
stupido di così?
Si premette i palmi delle mani sugli occhi sentendo dei passi
avvicinarglisi da dietro.
No, non voleva condividere quel momento con qualcuno, non voleva nessuno
fra i piedi, erano cose *sue*, maledizione! Aveva bisogno di . . di
chiedere perdono ad un amico e doveva farlo da solo, perché non capivano
. .
"Touma."
Di tutte le voci, proprio la sua. L'ultima che si sarebbe aspettata.
Ryo.
Touma si strinse un poco nelle spalle, un gesto per fargli capire che
aveva sentito e che non voleva parlargli. Il ragazzo finse di non aver
colto e gli si sedette al fianco, in silenzio.
"Touma, dobbiamo parlare."
"Avete trovato Seiji?"
"No, Touma. Lo so che quella è la cosa principale, ma noi . . io e
te . . dobbiamo parlare d'altro."
Touma sollevò il capo verso il cielo, vuoto, buio, come il suo cuore.
"E di cosa, di grazia? Mi sembra che abbiamo altro da fare che non
stare qui a battibeccare tra noi!"
Ryo tossicchiò.
"Dovevo . . chiederti scusa. Non . . non avevo capito."
Touma si voltò verso di lui, il viso una maschera impassibile, granitica,
non un'espressione dipinta sopra.
"Cosa non avevi capito?"
Ryo resse il suo sguardo con un'espressione così dolce che colpì Touma
direttamente al cuore.
"Non avevo capito di te e Seiji. Scusami."
Touma spalancò gli occhi.
"Credo che ci sia un errore, Ryo. Non mi pare che in una discussione
fra noi due . . su quello che è *successo* fra noi due, debba centrare
Seiji."
Ryo sorrise, abbassando lo sguardo.
"Ero così preso da quello che è successo tra me e Shin che non mi
sono accorto. E' stato lui a farmelo notare . ."
"Shin?"
"Shin, sì. Non mi ero accorto di quanto stavi male perché Seiji se
n'era andato, non mi ero accorto che i rapporti tra di voi erano diventati
un po' tesi nell'ultimo periodo . . - gli lanciò un'occhiata per vedere
la reazione e si stupì solo un poco nel vedere quel viso iniziare a
creparsi - non avevo collegato le cose . . avevo finto di non sentire che
. . tu . . tu, quella notte . . quando . . beh, lo sai . ."
"Cosa?" la sua voce era strozzata, Ryo non sollevò lo sguardo
sul suo viso, non voleva umiliarlo guardandolo piangere.
"Mi hai chiamato Seiji."
Touma si sentì ghiacciare fino al midollo. Aveva sentito chiaramente Ryo
urlare il nome di Shin quando era venuto dentro di lui, ma non si era
accorto di . . di . . Si strinse gli occhi con le mani. Era dunque solo
quello che voleva da lui? Una scopata? Lo desiderava talmente, tutti i
suoi bei discorsi sul suo sguardo, sulla sua anima e poi bastava un bel
corpo che lo amasse e lui . . lo scambiava per Seiji?
Era peccato desiderare di essere posseduto in quel modo da un uomo? Perché
voleva con tanta intensità sentirlo, averlo, da sporcare quello che
provava?
Perché non riusciva a provare un sentimento pulito verso qualcuno, perché
non poteva fare a meno di pensarlo in termini fisici, perchè non gli
bastava la loro comunanza spirituale, la loro intimità, la loro innata
sintonia?
Perché mai aveva dovuto *scambiare* Ryo per Seiji? Cosa avevano mai in
comune quei due? Nulla, se non il loro . . attributo maschile . . Touma
abbassò il capo, singhiozzando. Era per questo che Seiji l'aveva
rifiutato, perché aveva visto dentro di lui e aveva deciso che certe cose
non gli piacevano. Punto. Ed aveva tutte le ragioni del mondo. Era uno
sporco schifoso bastardo, dal cuore di pietra, la sua fissazione per Seiji
probabilmente era solo una questione di libidine e il momento in cui
l'avesse soddisfatta tanti saluti e amici come prima. Perché doveva
essere così meschino? Perché doveva essere così . . così *brutto* . .
Una mano gli sfiorò le spalle, il legame che li univa faceva passare a
ondate morbide la preoccupazione e il timore di averlo offeso. Ryo era
preoccupato per lui. Ryo era *degno*. Ecco quello che lui non era, ecco
perché Seiji non l'aveva voluto.
"Touma . . "
Si scrollò di dosso quel contatto, sgarbatamente.
"Ryo . . la . . lasciami stare, per favore. Non . . non ce la faccio
. ."
Un singhiozzo morbido gli sfuggì dalle labbra, sentì le braccia di Ryo
tirarlo verso di se e si accorse di non avere la forza di tirarsi
indietro.
Appoggiò il capo sulla sua spalla e pianse.
"Touma, te lo prometto, lo porteremo a casa . . e poi fra di voi
succederà quel che deve succedere, ma ti prometto che non finirà così .
. non sopporto di vederti così . . non sopporto di vedere nessuno di voi
in questo stato..."
#Me lo merito, dovrei soffrire molto di più di così, io . . io . . ho
tradito Shin, te e Seiji in una volta sola. Dovrei essere io al posto suo!
Dovrei essere IO prigioniero e forse moribondo e forse PEGGIO, non LUI!
Lui non lo merita, non ha mai fatto niente per spezzare il gruppo, si è
sempre tenuto tutto dentro, ha sempre fatto quello che pensava giusto, non
curandosi di quel che provava, ha calpestato i suoi sentimenti pur di fare
quel che andava fatto e se siamo qui, ancora uniti, ancora un gruppo lo
dobbiamo a lui, non certo a me! Io .#
Ryo gli passò gentilmente una mano fra i capelli, aprendo del tutto il
collegamento che li univa. Sapeva che non ci si poteva comportare
correttamente di fronte a una situazione di emergenza quando il proprio
stato emotivo era quello . . e poi Touma, nonostante tutto, era suo amico,
gli voleva bene come ne voleva a Shuu e a Seiji, lo urtava sentirlo così
distrutto, lui che era sempre stato così controllato e che aveva come
unico modo con cui esprimere il proprio nervosismo odiose frecciate
verbali, acide e secche. Non sapeva che potesse avere dentro di se un tale
abisso di dolore e di odio verso se stesso.
#Shttt, Touma, andrà tutto bene, te lo prometto, te lo prometto . . ma ho
bisogno di te, abbiamo bisogno di te. Seiji soprattutto ha bisogno di te.
Dobbiamo trovarlo e possiamo farlo solo se siamo insieme. Touma, ti prego...
per favore . . aiutami. Aiutaci.#
Touma cercò di soffocare i singhiozzi, stupendosi di se stesso, della sua
debolezza . . e si stupì anche di trovare quel calore, quella fiamma
bassa e gentile tanto invitante. Gli passò nella testa l'idea che avrebbe
potuto rimanere lì per sempre, così, abbracciato a Ryo, con lui che lo
proteggeva, che avrebbe potuto tenere lontano i suoi incubi, i suoi timori
. . quando sollevò lo sguardo però sentì una fitta al cuore nel non
trovare quegli occhi viola e luminosi, ma un paio scuri e profondi, in cui
sì precipitare dentro ma non . . non . . A Ryo mancava qualcosa che,
seppe immediatamente, non avrebbe mai avuto. Che per lui era vitale.
Seiji . . oh dio, quanto ti amo . .
*****
Si erano stancati di lui dopo quelle che dovevano essere state ore, a
Seiji erano parsi secoli ma quello non aveva importanza, non ora che
l'avevano liberato da quelle catene che lo tenevano in piedi, attaccate a
quegli alti bracciali di cuoio neri allacciati intorno ai polsi, non ora
che le ferite avevano incominciato a bruciargli ma avevano smesso di
sanguinare. Non ora che finalmente poteva dormire . . era questo che aveva
pensato sentendosi gettare sul letto di malagrazia, quasi svenuto dal
dolore e dall'umiliazione, dalle percosse e dai colpi, questo era quello
che aveva infisso nella mente si avvolgeva nelle lenzuola, cercando un
tepore che potesse scivolargli nelle ossa e cancellare quel buio malato
che gli si era aggrappato all'anima. Aveva anelato l'oblio, e ora scoprì
che neppure quello gli era concesso.
Il sonno era il regno degli incubi, dell'illusione, illusioni tanto
perfette da sembrare vere, da *essere* vere, il regno di Rajura, il demone
dell'illusione. E Rajura non aveva intenzione di lasciarlo in pace.
Seiji era in piedi, su un alto grattacielo che dominava una città immensa
nel suo reticolo tortuoso di strade, costellate di luci al neon,
lampeggianti o fisse, colorate o bianche come i cadaveri. Quello era il
suo regno, lui era padrone di tutto quello, lui era nato per dominare, la
sua educazione, le sue abilità, tutto quanto lo avevano preparato a
quello, a reggere lo scettro del comando. Strinse il pugno, sentendo
un'elsa pesargli fra le mani: era bella, di un metallo nero e lucido,
lavorata e cesellata con maestria, come la sua armatura, l'elmo lo rendeva
più imponente di quel che era, la maschera che gli ricopriva il viso lo
faceva somigliare a uno di quegli angeli vendicatori di cui i racconti
mitologici erano pieni. Lui *era* un angelo decaduto.
#Tu sei Anael, l'Angelo della Morte.#
Lui era Anael, l'Angelo della Morte. Sorrise compiaciuto guardando ai suoi
piedi, la massa brulicante di umani che sollevavano lo sguardo angosciato
sulla sua figura ammantata d'oscurità, terrorizzati,
inginocchiandosi chiedendo pietà per se e per i propri cari. Lui era il
loro padrone, il loro Dio. Le donne alzavano le mani al cielo intercedendo
per i figli nascosti alle loro spalle, gli uomini si umiliavano
strisciando nella polvere, impotenti, i bambini piangevano terrorizzati
alla sua sola vista. Seiji assaporò il potere scorrere dentro e fuori di
lui, e una voce gli parlò di nuovo senza voce.
#Anael, compi quello per cui sei stato inviato sulla terra! Macella il
gregge e leva con la loro carne una pira funebre di cui nessuno può aver
visto uguale. Se compiacerai Colui a cui devi la tua investitura, Egli ti
donerà ancor più potere, ancor più domini. E tu sarai Grande fra i
Grandi.#
Seiji sguainò la spada che brillava in quell'oscurità sotto un cielo che
non pareva tale, senza lune,né stelle, né sole. Pareva . . il
momento più buio della notte, il momento prima dell'alba. Seiji rise:
adorava quell'attimo, era il suo preferito, gli pareva di poter sentire il
respiro stesso della terra, di tutte le creature viventi e non viventi,
era . . meraviglioso . .
Una volta sapeva di averlo condiviso con una persona, una persona che non
era ora al suo fianco. Chissà dov'era? Aguzzò lo sguardo, magari era fra
la gente là sotto, se fosse stato così . . no, non poteva, lui non
frequentava la feccia che si trovava ai suoi piedi, non lui! Un passo,
sollevò la spada e sorrise.
Sangue, sangue ovunque sopra di lui. Era *proprio* come macellare un
gregge di pecore, impaurite e stupide. Scappavano, cercavano di farlo,
terrorizzate, incapaci di comprendere che lui era il loro destino, che
sarebbero comunque morte sotto i suoi colpi. Il braccio si abbassava con
metodica perfezione su corpi impotenti di donne e bambini, le più lente a
fuggire, poi gli uomini, alcuni avevano anche avuto l'ardire di
attaccarlo, senza risultato, ovviamente . . c'erano rimasti solo dei
ragazzi, quelli più forti, quelli più veloci, a fuggire come gazzelle.
Un gruppo di loro, però, non fuggiva. Erano in piedi, ritti dall'altro
capo della strada, vestivano con armature colorate, potere si spandeva da
loro anche se impossibile da paragonarsi al suo, immenso nel suo
splendore. Erano quattro, armati, contro lui, solo, un angelo . . l'Angelo
della Morte... Seiji sorrise. La loro vita gli apparteneva, avrebbe fatto
di tutto pur di coprirsi anche del loro sangue.
Lo attaccarono, i loro movimenti goffi e prevedibili rispetto ai suoi,
voci lontane che gli dicevano di abbassare le armi, che non volevano
fargli male . . . loro non volevano fare del male a lui?! Era una cosa
commuovente fino alle lacrime! Lui invece voleva che soffrissero. C'era
qualcosa in quei quattro, qualcosa che lo faceva infuriare. Li odiava. Non
aveva mai odiato nessuno così. Chi diavolo erano quelli che spavaldi si
mettevano sulla sua strada chiedendogli di deporre le armi perché non
volevano ferirlo? Come si permettevano? Come potevano anche solo pensare
di levare mano su di lui? Lui che era nato per il comando, lui che
deteneva il potere, lui che era un Angelo! La furia bruciò gelida dentro
di lui, vide la sua arma scintillare in un mezzo cerchio, e uno cadde, poi
un affondo, e un 'altro crollò come una foglia che cadeva dall'albero.
L'arciere fece per colpirlo, ma lui fu più veloce, alla fine anche il
quarto, l'ultimo, si ritrovò infisso sulla sua spada. Seiji sorrise: come
se quella stupida battaglia potesse aver termine in un altro modo . il
guerriero, il capo di quei quattro folli era ai suoi piedi, si chinò su
di lui, squarciandogli il petto. Il suo cuore, un grumo rosso, pulsava
ancora debolmente. Un suono, come un guaito uscì dalle sue labbra ma a
Seiji non importava. Si chinò su di lui togliendosi il guanto che gli
fasciava la mano e l'affondò nella ferita. La carne calda e pulsante
dell'organo fu fra le sue mani con uno strattone e finalmente . . .
finalmente, potè portarsela alle labbra. Vi affondò i denti, il sangue
gli colò in gola e sul mento, il guerriero ai suoi piedi aveva gli occhi
spalancati . . . una volta dovevano essere stati caldi e profondi, ora
erano vitrei e vuoti.
Seiji si leccò le labbra. Gli sembrava di conoscerli.
Sembravano quelli di . . .
Seiji si irrigidì, tutto scomparve, la città, la sua armatura, il suo
stesso potere, con uno strattone la sua coscienza riprese possesso del suo
sogno.
Cosa aveva fatto? DIO! COSA AVEVA FATTO?!
"Ryo!" urlò gettandosi a raccoglierlo da terra, un corpo freddo
e senza vita uguale a quello degli altri suoi compagni, ugualmente morti e
tutti per colpa sua. Si sentì gli occhi pieni di lacrime inutili, no
avrebbe mai potuto ridare vita a quel corpo, ed era stato lui, lui, LUI!
Ryo non rispondeva, non avrebbe mai più potuto rispondere, ormai. Perché?
Perché l'aveva fatto? Cos'era successo? Che follia l'aveva portato a quel
punto?
#La tua stessa anima.#
Si guardò intorno, semi accecato dalle lacrime. Chi aveva parlato?
#La tua stessa anima Seiji. Ti sei sempre saputo superiore, migliore di
tutti loro, hai sempre saputo che il comando sarebbe spettato a te e non a
lui, hai sempre saputo di essere il più adatto, il più forte, il più
disciplinato e potente. Ora non hai più bisogno di loro, ora non sei più
come loro, hai decisamente superato il loro livello, ora sei un angelo . .
#
"No! Taci, taci, chiunque tu sia! Sono . . erano i miei
compagni!"
#Che tu hai ucciso. Hai mangiato il cuore del loro capo. Hai goduto nel
farlo. Sei tu il capo, ora!#
Seiji si sentì come sprofondare in un abisso di disperazione.
"Il capo di che? Sono morti, sono TUTTI morti!"
#Tu sei vivo. Il comando è tuo.#
Seiji chinò il capo sul volto irrigidito e irriconoscibile di Ryo,
sconvolto e disgustato di se stesso.
"Io . . io l'amavo . ."
#Lo invidiavi. Volevi il comando che era il suo. Ma lui non era migliore
di te, lo sapevi. Ora giustizia è stata fatta.#
"Giustizia? - Seiji si sentì improvvisamente svuotato, proprio
quando avrebbe dovuto essere più infuriato che mai. - E' morto . . sono
tutti morti, li ho uccisi io . . che giustizia è questa? Io . . io
l'amavo . . . davvero . . ."
"Sì, certo. - una voce corporea alle sue spalle, una mano che gli
sfiorava il capo, gentile - Certo che l'amavi, ma tutti noi abbiamo amato
qualcuno che poi si è perso nelle pieghe del tempo. Ora è tuo compito
ricoprire l'incarico che ti è stato assegnato. Ora devi venire con
me."
"Ma . . i miei compagni . ."
"Sono morti, Seiji, li hai uccisi TU, ricordi? - sollevò lo sguardo
su di lui, un volto sorridente e distante, dei lunghi capelli bianchi e
mossi che gli scendevano dalle spalle - Hai fatto bene, erano nemici,
volevano portarti via ciò che era tuo. Volevano portarti via da NOI. E tu
sai sempre cosa è giusto fare, no? Tu fai sempre cosa è meglio per
tutti, l'hai sempre fatto. Ora è questo che bisogna fare, lo sai . .
Vieni, lasciali lì."
Avrebbe voluto urlare tutto il suo odio, avrebbe voluto dirgli che sapeva
cosa bisognava fare, che non poteva finire così, che non avrebbe mai
permesso una cosa simile, che avrebbe vissuto per espiare quel che aveva
fatto quando un aculeo dentro di sé gli fece . . sentire quel che aveva
provato nell'ucciderli. Piacere, sollievo, vittoria . . felicità. Aveva
*desiderato* che morissero . .
"Dentro di te hai sempre voluto la loro morte, erano coloro che ti
rubavano il posto che era tuo, era colui che disprezzava il tuo amore. Per
lui, per loro hai fatto tutto, hai accettato tutto, per tenerli uniti hai
chiuso dentro di te ciò che avrebbe potuto ferirli, ciò che avrebbe
potuto essere un problema . . ora sei libero, Seiji. Ora sei felice."
No che non lo sono, erano miei amici, l'amavo! Non disse nulla, la gola
non gli rispose. Chinò il capo lentamente mentre sentiva le ginocchia
cedergli, un braccio gli circondò la vita sollevandolo.
"Oh, mio piccolo Samurai, che bella mente la tua! Sai che
soddisfazioni inventare incubi solo per te? Come sei tormentato e rigido
verso te stesso . . . io non ho finito con te, no. Mi darai molto, molto
piacere mentre il tuo corpo si riprenderà. E poi ricominceremo col tuo
corpo, finchè non cadrai nel sonno e sarò qui ad attenderti, e ancora e
ancora . . finchè non sarai nostro. Finchè non ci chiamerai urlando di
possederti, di darti il potere, di pervaderti con la nostra oscurità."
"Mai." un sibilo fra i denti contratti che ebbe come unica
risposta una risata.
"Corromperemo la tua luce . . e la tua oscurità, Seiji, è già così
deliziosa . . ."
parte terza
|
Vai all'Archivio Fan Fictions
|
Vai all'Archivio Original Fictions
|
|