Disclaimers: non sono personaggi miei, non c'è neppure Sofia, qui!!! Comunque si parla di desktop, l'ho visto, ho ricopiato la frase che riportava ma non l'indirizzo. Non è merito mio, dunque! Corrompere la luce di Dhely parte I
In you Touma cercò di cancellare
quel ricordo che lo infastidiva molto di più di quanto avrebbe dovuto,
però .. però c'era tutto quel viola, quel chiarore soffuso che gli
faceva istintivamente male al cuore. Un'ondata di nausea lo costrinse a
tranquillizzarsi, per lo meno a cercare davvero di farlo. Seiji non c'era, richiamato dalla sua famiglia per non ricordava che motivo, e Shuu aveva portato via Shin dopo che questo aveva avuto una terribile litigata con Ryo durante la quale era stato quasi certo che sarebbero arrivati alle mani tutti quanti. Fortunatamente Shin si era limitato a mettersi a piangere e Shuu aveva preso in mano le redini della situazione, decidendo cosa fosse meglio per tutti, ricoprendo un po' inaspettatamente il ruolo che sarebbe stato di Seiji. E Touma era stato incaricato di rimanere a casa con un Ryo furioso e dispiaciuto fin quasi alle lacrime che non aveva trovato nulla di meglio da fare che chiedergli di ubriacarsi con lui. Aveva bevuto, dannazione se l'aveva fatto! Era stato per far compagnia a Ryo, si era detto, era stato per dimenticare quell'alba violetta che stupidamente qualcuno aveva intrappolato in uno schermo e che chissà perché gli faceva tanto male. Era stato per cercare di capire perché . . cosa mai Ryo possedesse che lui non aveva . . e alla fine, la mattina dopo, quali risposte aveva trovato? Chiuse gli occhi trattenendo un singhiozzo, lo stomaco gli si aggrovigliò come se fosse dotato di vita propria e fu certo che a causa non era l'alcol. Alle sue spalle divenne acutamente consapevole del calore di un corpo premuto contro il proprio, la pelle umida, i muscoli tesi, i capelli che gli solleticavano il collo . . e quel tremito sotto la sua pelle che non era piacere ma . . disgusto e odio verso se stesso. Touma cercò disperatamente di calmare il battito del proprio cuore, si sforzò di ritrovare quella fredda nonchalance che ormai gli stava indosso come una seconda pelle ma . . lo sentì voltarsi di scatto nel letto alle sue spalle e quasi cadere sul pavimento. Ryo si mise a sedere grugnendo una maledizione mentre si guardava attorno con occhi spiritati. Poi lo vide. "Touma!" La sua espressione, il suo tono dissero più di mille discorsi. L'arciere si mise a sedere sul bordo del letto dandogli le spalle con fare noncurante. "Ben svegliato, Ryo." Tutto quello che il loro capo gli disse quella mattina, Touma sentiva di meritarselo in pieno. Ci fu un momento, quando Ryo lo accusò di aver appositamente organizzato tutto per ferire deliberatamente Shin, che desiderò ardentemente di essere picchiato. Il dolore avrebbe cancellato il disgusto, lo schifo, il suo corpo avrebbe avuto finalmente ciò che si meritava e se magari la cosa non sarebbe servita come espiazione almeno sarebbe stato un sollievo. Ryo non lo toccò, invece, se ne andò infuriato dalla sua stanza dopo aver raccolto tutti i suoi abiti sparsi che la notte prima avevano gettato ovunque. Touma si prese il capo fra le mani e se ne avesse avuto la forza si sarebbe messo a piangere.
Shin e Ryo si erano chiusi in cucina a discutere da più di un ora. Shuu, sprofondato sul divano davanti alla tv lanciava ogni tanto occhiate contrite verso la porta e pareva visibilmente più preoccupato dei silenzi che non degli scoppi udibili d'ira. Touma lavorava al computer, le dita che battevano rapide sui tasti, il viso composto in un'unica smorfia di concentrata sicurezza come se al di fuori di quello schermo nulla avesse una qualche importanza. "Touma? - un movimento del capo in risposta, non aveva proprio intenzione di fare conversazione, ma Shuu non era il tipo da farsi intimorire per così poco - Ma ieri sera cos'hai detto a Ryo? Quando siamo tornati, stamattina, sembrava . ." "Non abbiamo parlato, abbiamo litigato." "Questo l'avevo intuito. - proseguì Shuu un po' sulla difensiva di fronte a quel tono distaccato - Diciamo che non mi parevi il tipo che potesse prendere le parti di . . " Touma si irrigidì digrignando i denti. "Non ho preso le parti di nessuno se non le mie. Lasciami in pace." Shuu si mosse nervoso. "Se c'è qualcosa che . . " "Non c'è nulla che tu, o chiunque altro possa fare. Abbiamo litigato. Fatti miei." Fatti *miei*, non nostri. Shuu lo conosceva abbastanza per sapere che non era il caso di insistere oltre quando era di quell'umore, si ritrovò a sperare che non avesse ripreso a fare qualche stupidaggine che gli era solita quando era più giovane . . Touma sollevò lo sguardo sullo schermo e con un ghigno cancellò tutto il lavoro dell'ultima settimana: non poteva sperare che una simile accozzaglia di dati e ordini funzionasse, non poteva sperare di riuscire in qualcosa di costruttivo quando si sentiva così. E, d'altra parte, perché mai doveva prendersela con il mondo? Shuu era solo preoccupato per Shin, il più fragile emotivamente di loro, e per l'equilibrio interno del gruppo. Ryo era giustamente furibondo con lui, quello che aveva fatto rischiava di minare l'equilibrio tra di loro e quella era una cosa che non potevano permettersi. Perché mai era dovuto andarci a letto? Con Ryo! Poi si lamentava che Seiji l'aveva rifiutato. Ovviamente l'aveva fatto! Quello era il suo modo indegno di comportarsi, quello era tutto ciò che poteva offrire agli altri . . si diede dell'idiota. Aveva aspettato per così tanto tempo per dirglielo, non poteva tacere ancora un po'? Non poteva cercare un momento migliore, non poteva . . strinse le labbra: aveva sperato che la nuova relazione fra Ryo e Shin avrebbe potuto rendergli la cosa più semplice, come se Seiji fosse uno di quelli che non si considerasse completo senza una persona al fianco. Mr. Ghiacciolo Surgelato, Signor Tengo Sotto Chiave Tutti i Miei Sentimenti . Bah! Si era limitato a fissare Ryo con quello sguardo trasparente per tutto quel tempo, senza mai fare un passo, senza mai provare una mossa. Se lo mangiava con gli occhi, in silenzio, Touma poteva anche sforzarsi ad immaginare che soffrisse, ma non si era mai permesso altro. E lui, che per un'occhiata simile si sarebbe fatto strappare il cuore! Ma lui non era come Ryo, Seiji lo sapeva, probabilmente non lo considerava neppure degno o più semplicemente non l'amava. Touma si premette le palpebre abbassate con i palmi delle mani. Gli bruciavano gli occhi, forse era perché aveva lavorato troppo al computer. Forse. I nervi percorsi da una terribile scossa, uno shock incredibile, dolore, panico, angoscia come un mare di lava incandescente che si riversò sul sistema nervoso, ustionandolo a morte. Quando Touma ebbe la forza di riprendere a respirare, sollevò il capo, nessun altro rumore oltre il lieve ronzio dalla tv in tutta la casa. Shuu, pallido come un cencio, aveva gli occhi spalancati sul nulla, dalla cucina proveniva solo un soffocato singhiozzare e nella mente di tutti un nome solo, marchiato a fuoco da un urlo incorporeo che non aveva avuto eguali. Seiji. Nulla. Dove prima c'era un legame saldo, forse anche quasi solido, che poteva sì venire reso opaco alle sensazioni ma che non poteva venire reciso, ora non c'era più nulla. Niente. Un vuoto profondo e oscuro in cui fissare lo sguardo e perdere se stessi. Un freddo che ghiacciava l'anima, che ibernava lo spirito, annichilendo ogni sensazione, ogni emozione.
Erano seduti intorno al tavolo, imbambolati e muti, null'altro a tenerli uniti che quel legame, identico a quello che si era appena spezzato e forse anche per quello più doloroso. Nessuno parlava, come se ci fosse qualcosa da dire . . ci aveva provato Shin, fra i singhiozzi, a render udibile e concreto il pensiero di tutti: forse è morto. L'avevano zittito bruscamente Ryo e Shuu con un paio di sguardi che avrebbero davvero potuto uccidere. Touma si premette il petto all'altezza del cuore e solo il dolore sordo che sentì gli confermò di essere ancora in vita. Se Seiji fosse morto . . chiuse gli occhi, temeva anche solo il pensarlo perché sapeva bene che poteva essergli successo qualcosa di peggiore che l'essere morto, e quello lo terrorizzava davvero.
*****
Era avvenuto troppo in fretta ma non era stato un attacco diretto. L'avevano preso con la guardia abbassata e non si era neppure accorto del loro arrivo, anche perché non avevano sfoggiato i loro poteri. Un ragazzino alle prime armi poteva farsi sorprendere così, non lui, eppure .. eppure quando era successo stava pensando ad altro, ad una discussione sfociata in parole grosse, che aveva preso una piega inaspettata, una rivelazione spiazzante e ancor più incredibile il suo istinto di fuggire davanti ad essa, come se nascondendosi essa non avrebbe mai raggiunto la coscienza. Touma, il suo sguardo, la sua voce, tutto quello che vi vibrava sotto, tutto quell'abisso di passione che, se vi fosse caduto dentro, l'avrebbe inghiottito senza più speranza di salvezza. Era un misto di struggente dolcezza e di dolore, qualcosa che si era risvegliato dentro di lui e a cui non voleva dare nome. Non poteva. Farlo avrebbe significato oggettivarlo, renderlo reale, concreto, invece era e doveva continuare ad essere un sogno, un brutto sogno e sarebbe bastato svegliarsi per non trovarselo più tra i piedi. E invece il sogno era iniziato lì, i contorni che sfumavano, la presa sulla realtà che svaniva, il corpo che non rispondeva più . . e cadere, cadere in un oceano di buio e di gelo, senza difese, senza nulla, da solo, al buio. Ora, che qualcosa stava ritornando lentamente, poteva sentire qualcosa, oltre il suo corpo immobile che non pareva intenzionato ad ubbidirgli, la testa pesante e la vista sfocata. Parole. Un discorso. Due persone che parlavano tra loro nel buio. "Arago non sarà contento." "Quando gli daremo ciò che vuole vedrai che cambierà idea." "Lo sai ciò che vuole, Anubis! uccidiamolo e basta, la faremo finita una volta per tutte!" "E sì, come se bastasse così poco! Ricorda, il problema non è lui ma l'armatura. Finchè lui sarà in vita, l'armatura non cercherà un nuovo padrone." "E allora? Se morisse ci vorranno anni prima che . . " "Anni! Sto parlando di eternità, Rajura, e tu mi dici cosa succederà nell'arco di anni?! C'è un solo modo per vincere questa guerra infinita." "Far passare l'armatura dalla nostra parte, l'hai già detto, ma non riesco a immaginare quel che intendi." Una risata. Seiji si ritrasse fisicamente come se l'avessero ferito. "La luce può essere corrotta! Possiamo intossicare la sua fonte, schermare la sua origine, annientarla come mai la morte di un semplice corpo potrebbe fare. E sarà nostro." Corrompere la luce. Seiji avrebbe riso loro in faccia, come se qualcuno potesse corrompere *lui* . . ma nulla uscì dalla sua gola contratta, solo un dolore un po' più forte gli pulsò nel cuore. Corrompere la luce. Deglutì . . sarebbe stato davvero così facile . . Il buio si aprì ancora un poco di più intorno a lui, esili sensazioni ritornarono a dargli una minima coscienza di se. Un tepore delicato, qualcosa di morbido su cui era appoggiato, probabilmente un letto, della stoffa liscia che gli copriva la schiena lasciandogli nude le braccia qualcosa di pesante allacciato ai polsi. Cercò di scuotersi ma non ci riuscì, qualcosa lo teneva avvolto in una cappa grigia e indistinta. Forse era *quel* profumo, l'aria era satura di incensi e spezie e chicchi d'ambra che bruciavano chissà dove .. e non c'era luce. Ovunque fossero, erano al buio, al buio completo. Seiji mugolò contrito, istintivamente: quel tepore nascondeva un aculeo velenoso tra le sue pieghe dense, la sensazione tattile lo imprigionava e la nebbia nella sua testa pareva non aver intenzione di dissolversi. Una mano, qualcosa di vivo e caldo gli sfiorò il collo, le dita s'intrecciarono ai suoi capelli, una carezza strana . e poi si strinsero a pugno strattonandogli all'indietro la testa. Un ghigno su un volto di ghiaccio, deturpato da una cicatrice sull'occhio: a quella vista Seiji provò odio ma non seppe dirsi il motivo. "Il mio giovane ospite! Ben svegliato, guerriero, dormito bene?" Seiji chiuse gli occhi, il dolore sperava sarebbe servito a schiarirgli le idee . . invece non successe nulla del genere. "Chi . . chi sei . . dove sono?" Una risata, vicino al suo orecchio. "Sei mio ospite, mio delizioso Seiji . . e ho intenzione di fare di tutto per rendere il tuo soggiorno qui molto piacevole. Io e il mio amico qui, Rajura, abbiamo dei regalini per te, spero che ne sarai contento." Seiji tremò. Il mondo non esisteva, tutto scolorava piano in un indistinto dolore soffuso; tentò di mettere a fuoco ciò che lo circondava ma pareva non ci fosse null'altro oltre lo strano sapore che aveva in bocca, come se fosse stato narcotizzato, e la setosa morbidezza che avvertiva sulla pelle. Anche il dolore concreta di quella mano che gli stava strappando i capelli non poteva essere una via d'uscita, sapeva solo che non sopportava quel buio, tutto quel dannato, maledetto buio . . l'uomo sfregiato aumentò la presa, Seiji si lasciò andare senza opporre resistenza, i muscoli senza forza, nessuna idea di dove fosse, di chi fossero quei due, di chi fosse lui stesso. "Cosa . . cosa succede?" la gola raspò un sussurro mentre lottava per tenere gli occhi aperti. Un ghigno si chinò su di lui in risposta. "Ho da lavorare un po' su di te, deliziosa creatura, per renderti adatto a ricoprire il ruolo che ho creato apposta per te. Ma credo proprio che varrai la pena di tanta fatica." Seiji fece per dire qualcos'altro quando si accorse che non poteva . . non sapeva aggiungere nulla. Si umettò le labbra con la lingua. "Ho sete. Sto . . sto male. Per favore . ." "Guarda qui, Rajura! Il nostro splendente spadaccino, quel borioso arrogantello che ci fissava con tanto disprezzo e un pizzico di commiserazione . . guardagli gli occhi, ora, ti ricordi com'erano limpidi e luminosi? E' sempre stato il mio sogno strapparglieli, e ora che potrei . . - Seiji tremò terrorizzato al vedere quella mano grifagna avvicinarsi al viso - non li voglio più. Sono opachi, quasi persi del tutto . ." "E poi , ci sta pregando! Delizioso! Tutto il suo piglio battagliero svanito di colpo. Cos'era che dicevi, Anubis? Corrompere la luce. E' così . . eccitante . . " Quell'uomo dai lunghi capelli bianchi e una benda sull'occhio sinistro si chinò su di lui a leccargli le labbra. Anubis rise scostando l'altro demone "Ricordati bene che è mio. Potrai fargli tutto quello che vorrai ma solo dopo che avrò finito. - un cenno silenzioso d'assenso e si voltò di nuovo verso Seiji, gli occhi spalancati dal terrore, sfiorandogli una guancia con delicatezza - Povero il nostro piccolo Seiji, hai una pelle così bianca e morbida. Si segna subito. - sollevò la mano e di colpo risuonò nella stanza il suono di uno schiaffo - Facciamo la prova, Rajura?" Risate. Seiji chiuse gli occhi, nauseato, la testa che gli girava. Cosa gli stava succedendo? Aveva la netta impressione di aver dimenticato qualcosa di fondamentale, qualcosa che faceva davvero parte di lui, qualcosa che . . che . . delle labbra gli sfiorarono il collo, mani che gli artigliarono le spalle strappandogli di dosso la casacca di seta , esponendo il petto, il ventre all'aria; sentì dei denti segnargli la pelle del collo e poi mordergli il labbro inferiore quasi con ferocia. Il sapore del sangue che gli invase la bocca lo fece tremare dal disgusto, poi due lingue assaporarlo con colpi decisi e secchi, baci sempre più profondi, dita che affondavano nella carne, un aculeo infisso nell'anima narcotizzandolo, rendendolo incapace di qualunque reazione, anche solo di pensare. Seiji si sentì sul punto di mettersi a piangere, come se poi la cosa fosse servita a qualcosa, come se quei due uomini si sarebbero fermati per così poco . . una netta sensazione di schifo e di impotenza gli si riversò indosso nel sentire i corpi di quegli uomini sempre più contro il suo, la loro pelle nuda sfregarsi contro la sua, risate, carezze che non potevano davvero dirsi tali e si vide improvvisamente vulnerabile, una bambola di pezza fra mani ostili, senza alcuna possibilità di fuga. Il cuore gli divenne di pietra nel sentire quelle mani prenderlo per le spalle facendolo voltare. Nuove risate. "Sì, Anubis, inizia tu. Chissà però se sei il primo, oppure sotto questa faccia d'angioletto . ." Seiji serrò con forza gli occhi, affondando il capo nei cuscini, cercando di non urlare, concentrando tutto se stesso nel tentativo di non fiatare neppure. Dio . . cosa mi stanno facendo? . .dolore . . cosa sta succedendo? . . umiliazione . . perché?!? . . . male!!! Morse il cuscino per non emettere neppure un gemito . . che finisca . . che finisca . . Una mano posata sul suo capo "Anubis, non posso garantire su quei ragazzini che sono i suoi compagni, ma di certo tu sei il suo primo uomo, dovresti vedere quanto piange!" Un calore osceno gli esplose dentro, facendolo singhiozzare inconsciamente di gioia nel sentirlo uscire da sè. "Piangerà ancora, te lo assicuro! Adesso il tuo turno, e poi . . non ho ancora finito con lui, e non finirò per un bel pezzo. - lo fece voltare, l'uomo sfregiato gli sorrise obbligandolo ad aprire gli occhi - Tu farai il bravo, farai divertire il mio amico e poi . . ti voglio un po' più partecipativo, capito cucciolino? Devi - lo sollevò per i capelli - darmi - alzò l'altra mano - piacere! - lo schiaffo si abbatté sulla guancia già segnata dall'alone rosso del precedente- Visto la puttana che sei lo esigo! Hai capito bene?" Seiji singhiozzò un cenno affermativo. Tutto il resto, il mondo, il passato, la sua vita non c'era più perché . . perché non ce n'era bisogno. Nulla l'avrebbe potuto salvare. Nessuno. Seiji richiuse di nuove gli occhi, il buio dentro di sé era ben più gentile di quello che lo avvolgeva.
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