Signori e Signore (indistintamente)
tenetevi le mutande ben strette addosso, sta arrivando l’Ispettore Laurent
Darrieux.
Per la cronaca Laurent sarà il protagonista del racconto che ho in mente di
scrivere per il Progetto Morceaux.
Se poi la sua madrina vuole scrivere una presentazione migliore della mia
(proprio non ci so fare con le presentazioni io) è libera di farlo.
Rating: R, per il linguaggio.
Zitti bambini,
lo zio Laurent adesso vi racconterà una bella storiella
di IoSonoSara
Con l’erezione che aveva, Laurent Darrieux, avrebbe potuto
tirare giù un muro.
Il ricordo di quelle due puttane bionde glielo aveva fatto diventare duro
come un manico di scopa in un tempo da record.
La notte prima c’era stata una sparatoria in un locale e tre persone erano
rimaste uccise. Quindi, Laurent, ispettore della sezione omicidi del settimo
arrondissement, aveva dovuto interrogare tutti i testimoni presenti nel
locale, e fra questi c’erano, appunto, le due proprietarie che glielo
avevano fatto rizzare.
Erano madre e figlia, ma da lontano non avrebbe saputo dire chi fosse una e
chi l’altra. La madre era la classica donna di mezza età che si teneva in
forma andando in palestra, lampadandosi ossessivamente e vestendosi come una
ragazzina di diciannove anni. La figlia, che probabilmente diciannove anni
li aveva proprio, aveva la stessa quantità di rughe della madre, a causa
delle lampade, ovviamente.
Non erano belle, anzi erano quasi grottesche, madre e figlia che sembravano
due gemelle: una vecchia nei panni di una ragazzina e una ragazzina che
aveva la faccia rugosa come il muso di un Mastino Napoletano.
Inoltre erano pure petulanti e stupide. Prima di essere interrogata la madre
aveva insistito per telefonare alla propria assicurazione: voleva sapere se
le sarebbero state rimborsate le spese per la ristrutturazione del locale.
Voleva “assolutamente togliere al più presto quelle macchie di sangue
così antiestetiche.”
Ma – ed ecco il grande ma di Laurent – si comportavano come delle troie e
Laurent non si faceva una donna (o un uomo) da ormai troppo tempo (fra
l’altro non si ricordava nemmeno se l’ultima volta era stata con un uomo o
con una donna, segno evidente che era passato veramente
troppo tempo).
Così Le Petit Laurent aveva fatto
l’alzabandiera e adesso, dodici ore dopo l’interrogatorio (con in mezzo pure
una bella dormita) era di nuovo sveglio e
Le Grand Laurent aveva voglia di scoparsi quelle due stronze.
Quindi, con la scusa che “riguardando la deposizione della madre e della
figlia c’erano un paio di cose che non lo convincevano” era uscito
dall’ufficio per andare a fare una visita a quelle che sarebbero diventate
presto le sue nuove amichette.
Si mise il proprio I-pod al collo, mise la cuffia destra nell’orecchio
sinistro e viceversa – com’era solito fare -, lo accese e fece partire
“Walkin’ on sunshine”, la canzone che ascoltava sempre quando passava
all’azione. Sia che ci fosse da usare la sua arma di ferro, sia che ci fosse
da usare l’arma che aveva fra le gambe (beh, era di ferro pure quella, alla
fine).
Guidò la propria Twingo azzurra (s’intonava
così bene con il colore dei suoi occhi!) fino a casa delle due tipe –
abitavano da sole, quindi niente mariti/padri a rompere i coglioni – e si
fiondò dentro al portone salendo le scale di corsa finché non trovò la
targhetta con su scritto Arquette.
La porta era socchiusa e le luci erano accese. Beh, era normale che a ora di
cena fossero in casa, anche perché al momento erano
leggermente impossibilitate ad
andare al lavoro.
Spinse la porta ed entrò.
“Salve signore! Sono l’Ispettore Darrieux! Sono venuto a farvi visita!”
Subito rumori scomposti vennero da quella che sembrava essere la sala.
Laurent, che già si era tolto una cuffia, spense direttamente l’I-pod e se
lo mise in tasca.
“Ah volete giocare a nascondino? Allora adesso vengo a prendervi!”
Si avviò verso la fonte del rumore e vide un uomo piuttosto basso accucciato
dietro il divano. Non gli ci volle molto a capire che era un ladruncolo.
“Julius Ruquier, giusto? Il ladro più cretino di tutta la Francia!” Si passò
una mano sopra la testa rasata di fresco ed estrasse la pistola d’ordinanza.
“Quante volte sei entrato e uscito di galera per furtarelli come questo?”
Disse avvicinandosi al piccolo uomo impaurito. Lo prese per la maglia e lo
sbatté contro il muro schiacciandolo subito con il proprio corpo.
“Facciamo un patto Julius. Io ti lascio andare e faccio finta di non averti
mai visto qua, ma in cambio tu mi fai un favore. Va bene?”
Julius annuì energicamente. Sentiva qualcosa di duro premergli contro la
schiena e credendo fosse la pistola del poliziotto decise di accontentarlo.
Laurent Darrieux aveva la fama di essere una testa calda.
“Ma prima lasci che ti racconti una storia, ti va?”
Il ladro annuì di nuovo – Perché, se non gli fosse andato la sua opinione
avrebbe contato qualcosa? – e Laurent si schiarì la voce e si chinò alla sua
altezza per sussurrargli il proprio racconto dritto nell’orecchio.
“C’era una volta un bellissimo ispettore che trovò il ladro più sfigato di
Francia nell’appartamento di due tizie che si voleva scopare. Quindi il
nostro bellissimo e un tempo biondo poliziotto già che aveva un’erezione
dura come la punta di un trapano – eh no, Julius, non era la pistola quella
che il piccolo ladro sentiva premuta contro la propria schiena – decise di
abusare della propria autorità per ficcare quel cazzo duro nel culo del
povero sfigato che si era trovato lì al momento giusto (lo so, lo so,
dipende dai punti di vista).
Fine della storiella. Che ne pensi Julius, non ti fa ridere? A me
tantissimo.”
Julius forzò una risatina isterica, incapace di aggiungere altro.
“Fai male Julius. Perché più che una storiella la mia era una previsione. E
io non sbaglio mai con le previsioni.”
Detto questo cominciò a sbottonarsi i jeans.
Lasciò Julius tremante a terra e si riabbottonò i pantaloni. Prese l’I-pod
dalla tasca posteriore e se lo rimise al collo. Mise la cuffia destra
nell’orecchio sinistro e viceversa, accese e selezionò “Bleeding mascara”
degli Atreyu. Adorava la musica che picchiava duro (come lui aveva picchiato
duro nel culo del povero Julius) e “Walkin’ on sunshine” era la sua dolce
eccezione.
“Faresti meglio ad alzarti da lì” disse rivolto a Julius completamente
scomparso nei proprio stracci “prima che le due troie tornino e chiamino
veramente la polizia. Magari ti chiederanno pure di rimborsarle per quella
macchia così antiestetica che hai
lasciato sul loro muro rosa confetto.”
Fece per uscire poi tornò indietro.
“Naturalmente se dici qualcosa a qualcuno ti ammazzo.”
Quindi uscì dalla sala e si avviò verso la porta con finalmente
un’espressione appagata sul volto.
|