Buon Natale a tutti ^^ W la coppia Seto x Yami ^ç^



Yume wa yume*

di Hymeko

Invidiava davvero le persone attorno a lui. Normalissimi esseri umani, quasi trasparenti nella loro banalità.
Ma, a differenza di lui, dotati di un corpo solido. Visi, arti, capelli fluenti e occhi luminosi, in grado di specchiarsi sui vetri, quando fuori è buio.
‘Specchiarsi…’
pensò, osservando il riflesso dei suoi amici.
Solo a lui non era concesso, benché avesse più potere di chiunque altro, in quella stanza. Lui era solo un fantasma, uno spirito giunto da un passato lontano, quasi un parassita per la sua giovane vita futura. Molte volte aveva usato il suo corpo, alcune anche per…qualcosa cui Yugi non sarebbe stato d’accordo.
Involontariamente, si portò la mano sul collo, dove meno di due mesi prima, era stato dolcemente baciato.
Rabbrividì. Soffrì. Impossibile dimenticare. Anche se il leggero livido scuro era ormai sparito dalla pelle.
Eppure, nonostante tutto, non smise di fissare il vetro. Guardando oltre se stesso, nella tarda sera striata di bianco.
Nevicava.
Troppo. Larghe falde sfregiavano la quieta atmosfera serale.
L’ultima luce del tramonto aleggiava oltre le nubi, tenacemente attaccata a quel cielo…la neve l’effondeva attorno a sé, come specchiava l’illuminazione dei lampioni, delle case, delle luci di Natale appese fuori. Su tutto, dominava quella quieta nota arancio-rossastra, che rendeva il paesaggio caldo, nonostante ognuno sapesse che quella polvere era gelida, in realtà.
Il Faraone sospirò, cercando di non trasmettere emozioni negative al suo amico. Non desiderava che Yugi si preoccupasse.
O che, peggio, si rimettesse a fare domande.
‘Scusami se non ti ho ancora detto nulla’
pensò flebilmente, ben sapendo che in fondo al cuore, il suo compagno d’avventure s’era risentito del suo silenzio, riguardo l’autore di quell’ombra viola sul suo collo.
Come avrebbe preso la verità, una volta scoperta? Avrebbe tollerato di "prestargli" il suo corpo, se Kaiba avesse accettato di…
‘Smettila di pensarci!!!’
Come al solito, tutto quello era colpa del suo unico, adorato rivale.
Riunirli in un lussuoso ryokan per un mini torneo gli era sembrata un’idea davvero divertente, per festeggiare un po’.
Peccato che il pensiero di essere sotto lo stesso tetto, stesse annullando la voglia di duellare del Faraone. I suoi pensieri andavano solamente alla maestosa vasca per l’ofuro all’aperto, una calda, accogliente, piccola voragine dove annullare i propri limiti, dar vita ai desideri, cancellare i sogni con la realtà.
Hai voglia di fare il bagno?
Eh?
Due paia d’occhi d’ametista si incontrarono…Yugi doveva aver captato il suo pensiero sull’ofuro.
Il bagno…
gli ripeté l’altro, un po’ piccato dalle continue distrazioni dello Spirito del Puzzle. Sperava solo che durante i duelli tornasse ai normali livelli di concentrazione…
No, stavo solo pensando che lì farebbe più caldo.
Già…

Yugi fu nuovamente distratto da Anzu, e lo sguardo del Faraone poté così tornare alla finestra, alla valle innevata che si stendeva oltre il vetro sottile.
Non erano ancora arrivati.
‘Dove sei?’
si chiese, infreddolito nonostante fosse uno spirito.
La neve si alzava sempre più, quasi l’orto spariva alla vista.
Ma dei due fratelli Kaiba, nessuna notizia.
Non erano ancora arrivati.
Il pilota dell’elicottero su cui viaggiavano, e che avrebbe dovuto atterrare in uno spiazzo sul retro, aveva comunicato che c’era troppo vento per continuare a volare, e che il presidente della KC aveva ordinato di scaricarli in una radura, che per sicurezza sarebbero arrivati al ryokan a piedi.
Normalmente, ci sarebbe voluto meno di un’ora, aveva sentito dire a una cameriera.
Erano passate quasi cinque ore, e di loro ancora nessuna traccia…
‘Dove sei?’
Ogni volta che gli shoji della sala da pranzo si aprivano, i suoi occhi scattavano.
E subito si richiudevano, stringendosi per proteggerlo dalla realtà.
Non loro. Non lui.
Quante persone aveva visto entrare per cenare, fra concorrenti, giornalisti e curiosi?
Troppe.
E l’unico che desiderasse davvero vedere, sembrava svanito nel nulla.
Inghiottito dalla notte, o…dalla neve.
‘No…Kaiba è forte, non permetterebbe a nulla di far del male a Mokuba…’
Ma, dentro si sé, sapeva anche che il ragazzo si sarebbe sacrificato, per proteggere il fratellino…
"Bene, io vado a letto, domani devo essere riposato"
Il Faraone non riconobbe subito la voce. Poi si sentì trascinare via dalla finestra, verso lo shoji più vicino.
Eh? Dove andiamo?
chiese a Yugi.
Che domande, a dormire!
Sbadigliando, il giovane rispose al saluto dei suoi amici, ed entrò nel corridoio, trascinandovi a forza anche un riluttante Faraone.
Aspetta!!!
Non poteva andarsene tranquillamente a riposare, senza esser certo che lui fosse al sicuro.
Che c’è?
Come poteva spiegarglielo? Con la verità, illuminata dalla giusta angolazione?
Sono preoccupato per i fratelli Kaiba. Non sono ancora arrivati.
Yugi sorrise, scambiando il sentimento chiamato amore per quello detto amicizia, nonostante sapesse benissimo che, per Kaiba, fra loro non c’era altro che rivalità.
(se è tonto è tonto…n.d.Hymeko)
Non preoccuparti, Kaiba non permetterà mai che succeda qualcosa di brutto a Mokuba, quindi si saranno rifugiati da qualche parte, o magari sono tornati indietro con l’elicottero. Anzi, adesso che mi ricordo, c’era un altro ryokan prima di questo…si saranno fermati lì.
Se lo dici tu…

Non ne era convinto, eppure non aveva scelta…doveva per forza seguire Yugi.
La mano dell’amico iniziò a chiudere lo shoji, lo spiraglio verso le finestre che davano all’esterno si chiudeva sempre più. Le luci basse della sala gli permettevano di vedere ancora la neve cadere, ma ormai la sua visibilità era stata quasi completamente preclusa…
‘Chissà se della camera avrò una buona visuale…’
Il suo pensiero si fermò. Prima che lo shoji si chiudesse, i suoi occhi avevano colto un guizzo. Un’ombra scura, veloce come la neve che cadeva. Una sagoma sottile, con qualcosa di grosso e pesante in braccio.
‘Kaiba?’
Era davvero lui? Non aveva addosso uno dei suoi magnifici soprabiti. E perché stava correndo verso il retro della locanda? Dov’era Mokuba?
‘Un’allucinazione?’
Si era immaginato tutto? O forse era solo un dipendente del ryokan, che stava finendo di sbrigare il suo lavoro?
Mentre Yugi saliva le scale, il Faraone tentò di percepire una traccia dei due fratelli Kaiba.
Ma nessuna voce parlava di loro, non sentiva pronunciare i loro nomi.
Solo una giovane cameriera era uscita dalle cucine, e correva concitata verso uno degli armadi a muro, quello delle asciugamani, se non si sbagliava…
‘Seto…’
pensò, volteggiando all’interno della loro camera.
In quanto Campione del Mondo, Yugi aveva ricevuto una singola, con una magnifica finestra che dava sul giardino, il laghetto e, oltre gli aceri bassi, una dependance privata.
Stai tranquillo, andrà tutto bene
Speriamo…ti confesso che non mi sento molto in forma
Quell’attesa lo stava facendo impazzire, l’ignorare la sorte del ragazzo lo uccideva.
Non farmi brutti scherzi, d’accordo? Questa stanza è troppo bella, non voglio rinunciarvi solo perché ho perso il titolo!
Ok, ok…
Osservando l’altro infilarsi nel futon, inconsciamente il Faraone sognò di potersi staccare dal Millenum Puzzle, di volare via, e di poter trovare il calore di cui aveva bisogno accanto al corpo di un altro duellante…

"Benvenuti alla Xmas KC Competion!!!"
Mokuba tese il microfono verso la platea, raccogliendo un’ovazione. Tutti i duellanti si erano alzanti in piedi, e applaudivano all’iniziativa cui stavano partecipando.
Hai visto? È andato tutto bene!
Yugi sorrise al suo amico, accennando al ragazzino ridente sul palco.
A quanto pare…ma come mai non c’è Kaiba?
Starà per fare la sua solita entrata ad effetto…

poi dovette zittirsi, per permettere a Mokuba di continuare.
"Come sapete, questo torneo è stata organizzato dalla Kaiba Corp, per ringraziarvi della calorosa accoglienza che avete riservato alla nuova Consolle KC-NG, progettata da mio fratello"
Un nuovo coro di levò dal pubblico, tutti gridavano il nome di Seto, e calici colmi di analcolici brindarono alla sua salute.
"In questo torneo, otto coppie di sfidanti gareggeranno in scontri ad eliminazione diretta, diminuendo via via che i turni si susseguono. Naturalmente, il vincitore di ogni duello avrà diritto a una delle carte del deck dello sfidante"
E il silenzio calò nella sala, mentre tutti gli sguardi, famelici e pronti alla lotta, precipitavano su Yugi, il possessore delle tre carte delle Divinità Egizie, il sogno di ogni duellante…
Il ragazzo deglutì, pregando silenziosamente Mokuba di andare avanti con la presentazione del torneo.
Quasi ricevendo il suo messaggio, il ragazzino tossicchiò:
"Ma c’è un cambiamento, rispetto a quanto annunciato fino a ieri"
Il basso brusio della folla accompagnò l’intrecciarsi di sguardi fra Yugi e i suoi amici, mentre il Faraone era certo che quella novità riguardasse Kaiba.
"Purtroppo, mio fratello non potrà partecipare a questo torneo"
Un coro di delusione si montò subito alto, e molti sbuffarono: i Draghi Bianchi Occhi Blu di Kaiba erano carte seconde solo alle Divinità Egizie…e senza di lui, la finale che tutti si aspettavano, ovvero un’ennesima rivincita Kaiba vs. Muto non avrebbe potuto aver luogo.
"Aaaaahhhh avevo una gran voglia di dare una lezione a quello sbruffone!"
Jono-uchi si gettò sulla sedia, le mani dietro alla nuca, sbuffando mentre Anzu e Honda sospiravano sollevati.
"Che avete da sospirare così?"
Honda non si lasciò sfuggire l’occasione di prendere un po’ in giro l’amico:
"Siamo molto più realisti di te…Kaiba ti ha sempre stracciato, vorrei ricordarti…ti sei risparmiato un’ennesima figuraccia!"
Anzu annuì:
"Dovresti ringraziare il cielo, che non partecipi…almeno non inizierete subito a insultarvi"
"Ma che begli amici che siete!!!"
Jono-uchi saltò su, e iniziò a rincorrere gli altri due, che ridendo sparirono nel corridoio, lasciando il povero Yugi solo, a divertirsi del brio degli altri.
Tu che ne pensi?
chiese allo Spirito, avvertendo la tensione salirgli dentro.
Non lo so…aspettiamo a sentire se Mokuba continua.
rispose l’altro, mordicchiandosi l’interno di un labbro. Cosa poteva essergli accaduto, per impedirgli di partecipare a un torneo, la sua grande passione? Un incidente? Qualcosa nel tragitto verso quel ryokan?
‘Kaiba…’
"Seto si scusa con tutti, ma non è in grado di unirsi a voi duellanti. Purtroppo, è rimasto vittima di una brutta influenza…per essere più precisi, ora ha 39,7° di febbre. Un po’ troppo, anche per lui"
Il dissenso del pubblico si trasformò in leggera preoccupazione, mentre le ipotesi su come avesse fatto ad ammalarsi così, si facevano strada nelle conversazioni.
Il Re dei Giochi però era il più preoccupato di tutti: solo le persone più vicine a Kaiba lo sapevano, ma il ragazzo dagli occhi blu era particolarmente sensibile alla febbre.
Dovremmo andare a trovarlo
gli comunicò Faraone, tentando di tenere sotto controllo l’ansia.
Già, ma non penso che ora ci farebbero passare…sicuramente starà riposando. E non sappiamo nemmeno dove sia la sua camera. Se è qui
Quello basterà chiederlo a Mokuba…lui ci aiuterà di certo

Yugi annuì, ripromettendosi di parlare col ragazzino, appena avesse finito la presentazione.
"Il suo posto verrà preso da uno di voi: chi volesse partecipare al torneo, e non è sulla lista, è pregato di comunicare il suo nome ai miei assistenti, che lo scriveranno su un foglietto e lo inseriranno in quest’urna. Successivamente, ci penserà il nostro campione Yugi Muto ad estrarre il nome del partecipante! Se non avete domande, che inizino le operazioni!"
Due file ordinate si disposero davanti al banchetto degli aiutanti di Mokuba, che saltò giù dal palco, dirigendosi verso Yugi:
"Spero non ti spiaccia, se ti ho coinvolto. Seto ha chiesto a me d’estrarre, ma ho preferito dare un po’ più di spettacolo"
L’altro annuì, un po’ abbattuto dall’idea di tutti i giornalisti a fargli foto, mentre sceglieva…non sapeva bene perché, eppure quel torneo ne aveva richiamati più del solito. Che fosse per l’alloggio in quel ryokan, tutto spesato dalla Kaiba Corp.?
"Cos’è successo a tuo fratello?"
Mokuba scosse la testa, aggiustandosi una ciocca di capelli:
"Tutta colpa di questo tempaccio, e della sua fissazione di proteggermi da ogni cosa"
"Eh?"
Il ragazzo sospirò, accompagnando il Re dei Giochi in una stanzetta lì accanto:
"Stavamo venendo in elicottero, ma volare era troppo pericoloso, nevicava forte. Così siamo scesi, e ci siamo rifugiati in una grotta lì vicino, sperando che il tempo si calmasse un po’"
Yugi annuì, senza aggiungere altro.
"Poi però ci siamo accorti che la tempesta non si sarebbe placata, così…Seto si è tolto il soprabito, mi ci ha avvolto dentro, mi ha preso in braccio e…"
"…è corso fino a qui"
concluse Yugi, su suggerimento del Faraone.
L’ombra che aveva visto, dunque, era davvero lui…
"Già. Solo che ora ha una brutta febbre, e non potrà duellare"
L’altro sorrise, accarezzandogli i capelli:
"Non preoccuparti, ci saranno altre occasioni…l’importante è che si rimetta"
Gli occhi di Mokuba si rattristarono:
"Sì, ma lui ci teneva davvero a questo torneo. Qui…la nonna è stata tanto contenta, quando abbiamo deciso di organizzarlo in questo ryokan"
"Eh?"
Una delle cameriere del ryokan entrò nella sala:
"Signorino Mokuba, la stavo cercando. È arrivato il dottore"
"Ah, grazie, arrivo subito"
Yugi lo guardò stupefatto: di solito si rivolgevano a lui come signorino Kaiba, erano in pochi quelli cui il fratello permetteva di chiamarlo per nome…e aveva chiamato la vecchia padrona nonna
"Ma…sono vostri parenti?"
Mokuba scosse la testa:
"Seto ha salvato la locanda dai debiti, l’ha riscattata quando stava per essere venduta a un’impresa, che ci avrebbe fatto un grosso albergo. Poi l’ha riconsegnata ai proprietari, ma questi hanno voluto che l’atto di proprietà rimanesse a noi, un po’ per ringraziarci, un po’ per sicurezza"
"Quindi…questo posto da sogno è vostro?"
Quella locanda era una delle più lussuose del Giappone…ma Mokuba negò dolcemente:
"Solo in teoria, noi non ci immischiamo mai. Ma la famiglia proprietaria ci ha…adottato, diciamo. Ci veniamo quando abbiamo bisogno di staccare un po’, soprattutto mio fratello. Siamo sempre ospitati nella dependance privata…in pratica la usiamo solo noi.
E l’anziana signora vuole che la chiamiamo nonna, dovresti vederla, è l’unica che riesce a fare una predica a Seto"
aggiunse ridendo, accompagnando Yugi alla sala di prima.
"Immagino…senti, salutalo, se è sveglio"
Il ragazzino annuì, prima di dare uno sguardo alla fila di aspiranti duellanti:
"Mi raccomando, pesca bene, o mio fratello si arrabbierà…lo sai com’è fatto!"
Yugi gli strizzò un occhio:
"Poi possiamo andare a trovarlo?"
"Certo, ma dovrò parlare con lo staff, non fanno arrivare nessuno alla dependance, senza il nostro permesso…"
"Giusto"
Yugi entrò nella sala, salutando Mokuba…sentiva dentro di sé l’anima del Faraone che irradiava serenità.
Eri davvero preoccupato per lui?
Sì…sarà sempre il mio rivale preferito. E l’unico che mi possa aiutare nelle battaglie che verranno, lo sai.

L’altro annuì, senza aggiungere nulla. Sapeva bene che i due erano legati oltre l’eternità, e che Kaiba, nonostante tutto, sarebbe stato ogni volta al fianco del Faraone, per duellare assieme a lui. Rimaneva da spiegare ancora quella strana lapide, in cui i due erano nemici, ma era certo che prima o poi, la verità sarebbe venuta a galla.
Forza, dobbiamo pescare un possibile rivale!
Speriamo in bene…


Aveva ripreso a nevicare, e la sera era di nuovo rossastra.
Le nubi basse incombevano sulla foresta che li attorniava, sfiorando le cime degli alberi.
Aveva freddo, nonostante il fuoco acceso e la coperta pesante, che Mokuba gli aveva dato.
Quel bambino era stato fin troppo gentile con lui…in fondo gli aveva mezzo rovinato il torneo. Eppure lo aveva protetto, l’aveva persino imboscato lì.
Nella stanza accanto, riposava suo fratello. Che fosse un segno del destino?
Non lo sapeva.
Ma si sentiva solo. Yugi non era con lui. Si era rintanato nel fondo del Puzzle, si rifiutava di uscire. Alla fine lui l’aveva tolto dal collo, per la prima volta gli era sembrato un peso inutile.
Era solo, padrone del corpo. Nella stanza accanto, riposava Seto Kaiba.
Dolorosamente, appoggiò la testa alle ginocchia. Non avrebbe mai avuto il coraggio di andare da lui. E se per qualche folle ragione Kaiba avesse sfidato la febbre, e si fosse affacciato in quella stanza, lui…sarebbe scappato. Scalzo, nella neve.
A tutti i costi lontano da lui, dal suo biasimo.
Com’era potuto accadere?
Come?
I suoi amici…le loro facce stravolte, l’incredulità negli occhi, mentre Mokuba, balbettante, dichiarava il suo avversario…vincitore.
Lui aveva perso.
Il Re dei Giochi era stato sconfitto.
Da un dilettante, un pivellino. Uno mai visto prima.
Kaiba si sarebbe davvero, davvero arrabbiato.
Aveva perso il titolo. Ciò che li legava.
Il motivo che aveva sempre spinto Kaiba a rincorrerlo, a non dimenticarlo come faceva con gli altri duellanti.
(come magistralmente spiegato nella mirabile doujinshi di Shizuku Himuro, "Wild Rose"…se la volete contattatemi, ho trovato le scans in inglese…n.d.Hymeko)
Lui…aveva perso.
E non sapeva cosa fare.
Come poteva rialzarsi? Non era una semplice questione di titolo, o di carta passata di mano.
In gioco erano entrati i suoi sentimenti, e non sapeva come gestirli.
Non era preparato a questo. Non era in grado di affrontarlo.
"In fondo, non sono forte come credevo di essere…"
Perché era stato sconfitto?
Non lo sapeva. L’altro duellante non era certo degno di lui. Bravo, ma tutto sommato normale. Non al suo livello, a quello di Kaiba o di Pegasus J. Crawford.
Persino Jono-uchi l’avrebbe sconfitto senza troppi problemi.
Ma, quel pomeriggio, lui aveva perso.
Con tutte le conseguenze…gli aveva preso la sua carta più preziosa, il Drago Alato di Ra.
(non ho trovato i nomi originali giapponesi, sorry -.- n.d.Hymeko)
"Mi ucciderà…"
mormorò, guardando appena gli shoji che dividevano le due stanze.
L’unica speranza era che i giornalisti se ne andassero in fretta, e che quindi Mokuba lo andasse a riprendere.
"Ma dove potrei andare?"
Non aveva voglia di rivedere i suoi amici, di parlare con loro, di dover rispondere alle loro domande.
Né desiderava essere compatito. Aveva sbagliato e lo sapeva, chissà dove sarebbe finita la sua carta.
Ed era presto per pensare a come riprendersela, non aveva ancora del tutto assorbito il colpo. Forse non se n’era reso nemmeno del tutto conto…iniziava a comprendere come si doveva esser sentito Kaiba, quando lui l’aveva battuto la prima volta.
Eppure, il suo rivale s’era rialzato, dopo la caduta. Si rialzava sempre, dopo ogni sconfitta.
‘Ma io ho la sua forza?’
si chiese, appoggiandosi alla parete.
Non lo sapeva…e per il momento, desiderava che le cose rimanessero così, sospese nell’oblio del nulla.
Voleva solo…rimanere un po’ a pensare.
In totale solitudine. Niente domande, niente commenti. Né occhiatine di scherno, o peggio di pietà.
Non ne aveva bisogno. Avrebbe tratto la forza necessaria dalla figura di Kaiba.
Sì, l’avrebbe imitato, e si sarebbe ripreso la carta delle Divinità Egizie.
Strinse i pugni. Ce l’avrebbe fatta. Con l’aiuto dei suoi amici e dei fratelli Kaiba.
"Non ora, però"
sospirò, rilassando le mani.
Gli occhi d’ametista si posarono ancora sugli shoji.
Per quella sera, non avrebbe pensato a come superare quella situazione.
Si sarebbe semplicemente goduto quella vicinanza. Raramente erano rimasti soli, e solo in casi di pericolo, come quando avevano rapito Mokuba e Anzu, o erano entrati nel computer principale della KC…non aveva altri ricordi solo con lui.
Quella sera, c’erano solo shoji di carta sottile a dividerli.
Sorridendo, si rannicchiò contro il muro, appoggiando la fronte alle ginocchia, abbracciandosi le gambe con le braccia.
Lì era al sicuro. Quell’atmosfera l’avrebbe protetto da tutto. Nessuno sarebbe andato a disturbarlo, lì.
Kaiba riposava nell’altra stanza, fiaccato dalla febbre. Forse non si sarebbero visti, e il rivale sarebbe venuto a conoscenza della sua batosta solo più avanti.
Non si sarebbero incontrati…se Mokuba avesse taciuto, Kaiba non si sarebbe alzato per andare a cercarlo.
‘Sì, meglio che non sappia nulla’
Si sarebbe accontentato di saperlo nell’altra stanza…
………
Non solo la sconfitta. Il fato desiderava ancora accanirsi contro di lui.
Aveva perso una carta divina, e ora…stava per perdere anche il rispetto.
Gli shoji erano stati aperti, e Kaiba lo stava fissando un po’ stralunato, un sopracciglio leggermente inarcato, chiedendosi forse se fosse un’allucinazione, o altro…
"Mokuba mi ha imboscato qui…è stato così gentile"
Era stato il consiglio del ragazzino. Il suo nome, per prima cosa. Poi il resto. Seto non avrebbe avuto nulla da obiettare, se avesse capito che era opera sua.
"Ah…"
Come previsto, il ragazzo dagli occhi blu non aggiunse nulla, limitandosi a barcollare fino al kotatsu, e a infilarvi sotto le gambe, con un sospiro.
"Ehm…"
Avrebbe voluto chiedergli se si sentisse bene, ma era palese che sarebbe stata una domanda davvero sciocca.
Gli occhi blu, un po’ appannati, si alzarono verso di lui, attendendosi il resto.
"…ma non dovresti restare a letto? Hai una faccia…"
Kaiba mugugnò qualcosa sul cambiare aria alla stanza, e tossì.
Il Faraone s’affrettò al piccolo frigo portatile che Mokuba gli aveva lasciato, pieno di succhi di frutta…di certo, rispondevano ai gusti del fratello. Stappò il primo che gli capitò fra le mani, lo versò in un bicchiere e glielo porse:
"Dai, bevi"
Un cenno di ringraziamento, uno dei pochi avuti da quando si conoscevano, e, per lui più prezioso, lo sfiorarsi delle loro dita.
Il Re dei Giochi sospirò. Visto da vicino, il uso rivale sembrava ancora più stanco e fragile.
I suoi respiri recavano una stanchezza immensa, quasi inconciliabile con la figura che il presidente della Kaiba Corp. era solito dare di sé. Sembrava ancora più magro che in realtà, sebbene fosse malato solo da una notte. Anzi, era una delle poche volte in cui lo vedeva senza soprabito, e così fasciato, in uno yukata blu riccamente ricamato in bianco, sembrava meno distante, quasi un dono. Era…più vicino a lui.
La sua mano si mosse da sola, guidata da un antico ricordo, una sensazione profonda, giunta attraverso le sabbie sottili del tempo…Kaiba non fece nulla per fermarla, per impedirgli di scostargli le ciocche di capelli dalla fronte, e posarsi sulla sua pelle, a sentirne la temperatura…i suoi occhi, gli occhi blu erano distanti, persi in qualche pensiero lontano, un rimpianto di qualcosa che non era più, un calore che sapeva di esotico, di dolci datteri sugosi e profumi intensi…
Il ragazzo quasi gemette, abbassando le palpebre, abbandonandosi al fresco di quel palmo minuto. Così piacevole, perfetto per la sua fronte, creato apposta per lui…i millenni si cristallizzarono in un sospiro, e quell’attimo si librò fra le ere…
Un rumore nel corridoio fece sussultare il Faraone, l’incanto si ruppe, la mano stretta a pugno contro il suo petto, il loro legame rotto.
"Hai davvero una brutta febbre…"
mormorò, alzandosi e allontanandosi un po’ da quella pericolosa fonte di tentazione, quel sogno accanto a lui, ancora proibito.
Kaiba non rispose, seguendo con lo sguardo quel corpo sottile e forte, che non sembrava aver paura di nulla. Forse ingenuità, forse coraggio, in qualche modo riusciva sempre ad avvincerlo. E lui…non faceva nulla per sfuggirgli. Più lo stringeva a sé, più desiderava che lo imprigionasse.
Non capiva, non capiva davvero…e quel rossore che ogni tanto gli velava le guance, lo confondeva ulteriormente…perché arrossiva?
E soprattutto, come mai lui stesso esultava, quando lo vedeva emozionarsi?
Come in quel momento, in cui gli stava appoggiando una coperta sulle spalle. Non lo guardava, ma neppure temeva d’avvicinarsi a lui.
Era così strano, il rapporto che li legava…sapeva renderlo così…felice…
Lo shoji d’ingresso s’aprì, e uno dei camerieri posò all’interno un futon pulito, meravigliandosi della scena davanti ai suoi occhi:
"Sono venuto a cambiare i piumini…ma non dovreste essere alzato, signorino Seto"
Il ragazzo scosse la testa:
"Non ce la facevo più, e l’aria era viziata"
L’altro sorrise, come si fa con un amico:
"Va bene, adesso metto a posto, poi vi chiuderò la finestra. E state tranquillo, non dirò nulla alla padrona"
Il ragazzo se ne andò in fretta, osservando soddisfatto il Re dei Giochi:
"La nonna si tranquillizzerà, sapendo che non siete solo. Vostro fratello è ancora così impegnato…comunque, ora riposate. Fra un po’ vi porterò la cena"
Kaiba annuì, osservando di sottecchi il viso dell’altro, ritrovandosi una punta di imbarazzo, come aveva sperato.
Non lo capiva…ma spesso non desiderava neppure che questo accadesse.
Gli andava bene anche così, stare vicini…quando aveva suonato il piano, solo per lui, alla festa di Halloween, si era sentito così stranamente bene…
"Ha ragione lui, dovresti tornare nel futon"
Peccato che ogni tanto si preoccupasse troppo…il presidente scosse la testa, appoggiando il mento su un palmo:
"Come mai ti sei dovuto nascondere?"
Uno strano sussulto, e gli occhi d’ametista che s’abbassavano, incapaci di guardarlo…quasi vi si annidasse senso di colpa, possibile?
"…giornalisti"
fu l’unico suo sussurro.
Kaiba sbuffò, conosceva bene quella brutta razza, e comprendeva perché il fratellino avesse deciso di nasconderlo lì. Quella era l’unica zona off-limits.
"E non hai a che fare con gli avvocati"
mormorò lui, ricordando con spiacere la prima volta che era entrato in uno studio legale.
L’altro ridacchiò, abbracciandosi le ginocchia con le braccia. Non lo aveva ancora guardato in faccia, da quando il cameriere se n’era andato.
Che strano…che fosse l’effetto della febbre, che intontiva le sue percezioni? O non era una sua impressione, ma la realtà?
Il ragazzo scosse la testa. Non era il momento di simili elucubrazioni, non ne aveva la forza. Meglio pensare a qualcosa che conosceva meglio.
Sbirciò l’ora: erano quasi le sei e mezza.
"Hai fatto in fretta"
mormorò, calcolando che il torneo era iniziato subito dopo pranzo, e che erano lì da molto.
"Eh?"
"A vincere il torneo…"
gli spiegò stancamente l’altro, ogni tanto gli pareva che il Re dei Giochi perdesse qualche colpo.
"Ah…"
Kaiba vide gli occhi viola scurirsi ancora di più, e affondare fra le pieghe del tatami.
"Chi hai battuto in finale?"
Senza il coraggio di guardarlo, l’altro non rispose, aprendo e chiedendo la bocca, nel semplice silenzio della neve che cadeva, fuori…il giovane presidente sospirò piano, concedendogli un’ultima possibilità:
"Non dirmi che quello scemo di Jono-uchi è arrivato fino alla fine…"
mormorò con un misto di disgusto e incredulità, adocchiando gli angoli della sua bocca, che si piegavano in un piccolo accenno di sorriso.
"No, è andato fuori in semifinale…"
"Ah, ecco"
commentò, come se il giusto ordine dell’universo fosse stato ripristinato.
"…è arrivato più avanti di me"
Quelle parole si librarono un attimo nell’aria. Kaiba sbatté le palpebre, incerto. Di sicuro, il suo udito lo aveva tradito, la febbre lo rendeva sempre così debole.
Ma l’altro si rifiutava di alzare il viso, di guardarlo…
"Muto?"
"…ho perso. Al primo turno"
fu la sua dolorosa conferma.
Kaiba appoggiò il bicchiere, la mano che tremava.
Non poteva esser vero…
"Non è gentile prendere in giro un ammalato"
commentò duramente, stringendo forte il vetro freddo.
Lo avrebbe preferito, però. Meglio esser preso in giro, che il titolo a qualcuno che non fosse loro…solo lui aveva il diritto di sconfiggere il Re dei Giochi.
Ma il compagno di classe non rispose. Semplicemente, rimase a occhi bassi, avvolto nel proprio turbamento.
"Oh cielo…"
Era vero…era stato battuto…qualcuno lo aveva preceduto, e si era portato via il titolo di Campione, il suo vecchio titolo…quello di cui si riteneva l’unico degno di fregiarsene.
La stanchezza, all’improvviso, si appropriò di lui. La malattia era ancora possente, e quella giornata passata a riposare sembrava non esistere.
Appoggiò un gomito sul kotatsu, la fronte sul palmo. Stava iniziando a fargli male la testa.
"Kaiba? Tutto a posto?"
Il ragazzo mugugnò. No, non era tutto a posto. L’obbiettivo che lo faceva andare avanti, era svanito…battere Muto, il suo rivale, riavere il titolo…
…a cosa era servita, la sua rincorsa?
"Sei fortunato…sono troppo stanco per arrabbiarmi"
Era vero…l’alta temperatura lo costringeva a stare buono.
Lo vide sorridere senza convinzione…e stranamente, contro tutti i suoi desideri e pensieri, l’aveva già perdonato.
"Mi spiace…"
Kaiba scosse la testa. Ancora non riusciva a capacitarsene, eppure…già la sua mente aveva superato lo shock, e macinava idee per rimediare a quella situazione disastrosa.
"È stata colpa tua, oppure il tuo avversario è un nuovo fenomeno?"
"…colpa mia"
Gli sguardi si incontrarono, sebbene quello viola fosse sfuggente. Perché non desiderava leggere la delusione, negli zaffiri dell’altro.
"Come sei riuscito a farti battere?!"
"Non lo so…"
rispose l’ex Re dei Giochi.
"…forse il sapere che non ci saresti stato tu, come avversario, in finale"
I respiri di entrambi si bloccarono, all’incredulità si sostituì l’imbarazzo.
Il Faraone si arrischiò a volgere lo sguardo verso il rivale…sapeva di essere arrossito, non voleva dire ad alta voce quella frase.
Eppure, conoscere la sua reazione era più importante.
Kaiba non sembrava arrabbiato. Né emozionato…solo un po’ stupito, forse. E magnifico, con quelle labbra appena socchiuse, gli occhi incerti e i capelli un poco spettinati.
Se avesse mai avuto dubbi sui sentimenti per lui, in quel momento sarebbero stati spazzati via.
Era innamorato…
"Non avresti dovuto lasciarti sconfiggere"
Il ragazzo di ghiaccio non aveva trovato una risposta migliore, per quei begli occhi…per quelle labbra così sottili e delicate. Lo faceva impazzire…non ragionava più, quando si trattava di lui. Era tutto così complicato…non sapeva neppure se stesse parlando a Yugi Muto, o allo Spirito del Faraone che, probabilmente era la verità, viveva nel Puzzle.
Ed era quest’ultimo, che lo mandava così fuori giri…un colpo di tosse lo costrinse a smetterla di pensarci. Il suo corpo aveva bisogno di nuovo riposo, era rimasto alzato per troppo.
"…è meglio se torni a riposare"
Tono preoccupato, ma nulla a che fare con le sensazioni di pochi attimi prima. Erano di nuovo semplicemente rivali, null’altro.
Quei strani sentimenti erano svaniti…non era certo di cosa provare. Sollievo, o…rimpianto?
"Sì…ma non mi hai ancora detto tutto"
Un flebile sospiro, e una confessione, l’ultima:
"Mi ha preso Il Drago Alato di Ra"
"Non era questo che volevo sapere…"
Kaiba gemette disperato, mentre il Faraone lo guardava allibito:
"Che altro…"
"Certe notizie sono troppe in una volta sola, per una ammalato"
"Ah…ma allora…"
"Volevo sapere chi ha vinto il Torneo"
"Ah…"
Il ragazzo scosse le spalle:
"Non lo so…Mokuba mi ha trascinato via subito…"
Kaiba assentì, era un tipico comportamento di suo fratello:
"…per questo i giornalisti ti hanno assalito"
L’altro annuì, e si alzò:
"Dai, tuo fratello si arrabbierà tantissimo, se quando arriva ti trova alzato"
"Dovrei darti in pasto ai reporter"
protestò Kaiba divertito, trascinato in piedi quasi a forza.
Sì, quello doveva essere il Faraone…non riusciva in nessun modo ad opporglisi…
L’antico regnante si fermò, senza più accompagnare il ragazzo, che barcollò un attimo, prima di appoggiare un polpaccio contro il kotatsu, e girarsi con sguardo interrogativo verso di lui.
"Vuoi che me ne vada?"
gli chiese il Faraone, senza timore. Avrebbe accettato ogni sua decisione, non voleva che fra loro ci fossero attriti.
L’altro prima alzò semplicemente le spalle, poi scosse la testa:
"Non se ne andranno fino a domani mattina"
disse solamente, prima di riprendere il suo tentennante incedere, e raggiungere la sua camera, con quegli occhi limpidi ben impressi nella mente.
Sorridendo, il Re dei Giochi lo raggiunse, accompagnandolo verso il futon fortunato, che lo poteva stringere in sé…

Yugi sospirò, nonostante tutti i tentativi dei suoi amici di tirargli su il morale.
Avevano organizzato quella festicciola intima solo per fargli ritrovare il buonumore, ma nulla riusciva a fargli scordare la sconfitta subita.
Avanti, non essere così triste, riusciremo a riconquistare quella carta
Non è solo per quella, lo sai. È che…mi sono sentito così inutile…

Lo spirito del Faraone si accucciò accanto a lui, osservando i regali di Natale ammucchiati sotto l’albero. I loro amici erano stati tanto gentili, e la Coca Cola scorreva a fiumi, mentre Jono-uchi e Honda stonavano e intersecavano fra loro varie canzoni natalizie.
I fratelli Kaiba non erano stati invitati, con suo grande rammarico.
Certo, quei due erano a divertirsi in un albergo fatto completamente di ghiaccio, nel nord dell’Europa lontana. Probabilmente non avrebbero accettato, soprattutto il maggiore, ma…gli spiaceva lo stesso, che non avessero nemmeno tentato.
"Avanti Yugi, non fare quella faccia da funerale"
Anzu si inginocchiò vicino a lui, e gli porse una ciotola colma di pop-corn.
"Dai, tra poco facciamo gli hamburger"
Il ragazzo sospirò, affondando la mano nei pop-corn e riempiendosene la bocca, mentre i due improbabili cantori della festa, le gole rese roche dagli strilli di poco prima, si accoccolavano vicino ai pacchetti scintillanti, e iniziavano a scuotere i loro.
"Avanti ragazzi, fate i bravi"
L’anziano signor Muto entrò con altri CD per la festa, la solita bandana verde sostituita da un cappello di Babbo Natale.
"Ma signore, non è impaziente di sapere cosa c’è dentro?"
Il nonno ridacchiò, stiracchiandosi:
"Eh sì, tutta questa allegria mi fa sentire di nuovo giovane!"
Tutti guardarono verso Yugi, che in fondo era il principale protagonista di quella festa…il ragazzo scambiò un’occhiata con Faraone, che si limitò a tirar su le spalle:
"Ok ok, apriamo subito i regali!"
"Evviva!!!"
Honda e Jono-uchi ballarono attorno all’albero, mentre il nonno piroettava in compagnia di Anzu, canticchiando una nuova compilation natalizia. Il girotondo durò qualche minuto, poi tutti si accasciarono sul tatami, ansimando e ridendo felici.
L’unico a non gioire di quella festa era Yugi, che nonostante tutto faticò a trascinarsi accanto agli altri, accettando con difficoltà l’idea di divertirsi di felicità riflessa.
"Avanti amico, a te l’onore di aprire il primo! Quale vuoi?"
Jono-uchi si sedette accanto a lui, indicandogli la schiera di pacchi scintillanti.
"Boh…fai tu"
"E dai!!!"
"Posso suggerire questo? L’hanno consegnato stamattina, ma non so chi sia il mittente"
Yugi ricevette dal nonno una piccola scatoletta dorata, tipo quelle con dentro i portafogli, tenuta chiusa da un nastro rosso. Sul biglietto c’era il suo nome, ma nessuna frase, e nessuna firma.
Quella calligrafia…mi sembra di ricordarla
gli comunicò il Faraone, concentrandosi sui kanji finemente tratteggiati.
"Chissà di chi è"
mormorò, sciogliendo il nastro e aprendola.
Sotto un sottile strato di gommapiuma, c’era la sua carta delle Divinità Egizie.
Il Drago Alato di Ra.
"M-M-Ma…cosa…"
Nessuno fiatò per parecchi istanti.
La carta divina era tornata in suo possesso.
"Chi…pensate che quel ragazzo…me l’abbia spedita?"
Gli altri si guardarono scettici, e Anzu scosse la testa:
"Non credo…da come la stringeva a sé, sembrava che se la volesse sposare"
"Ma allora…"
Honda si grattò la testa:
"…qualcuno lo avrà sconfitto al posto tuo, e avrà deciso di farti un regalo. Ma chi?"
C’è solo una persona che può averlo fatto
Yugi guardò l’amico. Lo Spirito del Puzzle sembrava davvero sicuro.
Stai pensando a…
Sì. È stato di certo lui. Seto Kaiba. L’unico in possesso del talento per contrastare una Divinità Egizia

Il ragazzino passò lo sguardo dalla carta al Faraone:
Ma perché non l’ha tenuta per sé? In fondo, l’ha vinta
L’altro sorrise, osservando la carta:
Credo che…non sia così che desideri averla. Non gli importa solo il risultato, ma anche il modo…
Yugi annuì…Kaiba non avrebbe mai rinunciato alla sua rivalità col Faraone. E, di certo, nemmeno questi vi avrebbe mai fatto a meno…quei due sarebbero andati avanti assieme, per sempre…

Fine

*Dreams are dreams (From "Rakuen", Yugi-oh! 3rd ending song)


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