Nuovo
mese, nuova HanaRu! Sì, lo so…io scrivo sempre e solo HanaRu, ma non posso
farci niente perché li considero davvero la coppia più bella del
mondo!!!…Segue il solito bla bla bla dei disclaimer
You Mean
the World to Me di
Nausicaa
Parte
prima.- Voglio vincere con te.
Ah, che bello…!
Oggi niente scuola né allenamenti; è mattina presto, siamo nei
primissimi giorni di maggio e l’aria è piacevolmente tiepida.
Stamattina mi sento un po’ pigro, riposo ancora sul futon e sorrido ad
occhi chiusi: mi basterebbe allungare il braccio per toccare la pelle
morbida della mia kitsune… in effetti, perché non l’ho ancora fatto?!
A questo pensiero non mi sento più tanto pigro… Stendo la mano,
assaporando già questo eccitante contatto… uh? E questo cos’è?
Sembra pelo… PELO?!
“MIIAAAOOOO!!!!”.
“AHIAAAAAAA!!!!”.
“Do’aho!
Lascia in pace il mio gatto!”.
“Questa
belva che tu chiami gatto mi ha appena squartato la mano!” grido io,
scattando a sedere e fissando minaccioso il colpevole che mi scruta con
aria falsamente pacifica.
“Così
impari a dargli fastidio, idiota!” replica la mia kitsune, prendendo le
difese della sua palla di pelo.
“Io
non gli do fastidio! E’ che questo coso mi odia!” ringhio io, mentre
il gatto rimane acciambellato sul petto nudo di Rukawa; devo ammettere
pure io, però, che è bellissimo il contrasto tra il suo lucido manto
nero e la pelle bianchissima del mio Kaede…
“Fa’
vedere questo squarcio… ma dai, è solo un graffietto, quante storie! E
non chiamarlo “coso”, io un nome gliel’ho dato!”.
Per
la cronaca, questo gatto ( che secondo me ha delle inquietanti somiglianze
con il suo padrone…) si chiama Micky. Mi ricordo che quando me lo disse
quasi finì in rissa...
…
“Come mai proprio Micky?” gli avevo chiesto, e lui, loquace come
sempre, aveva detto: “E’ il diminutivo di Michael”. Io mi ero
arrabbiato tantissimo, perché non avevo subito associato quel nome ad un
certo campione.
“Chi
diavolo è questo Michael? Eh? Qualcuno che ti piaceva?”.
“Ma
quanto sei imbecille… L’ho chiamato così in onore di Michael Jordan!
Che cosa credevi? Mpf… meriti una punizione, do’aho: se la metti così,
il prossimo gatto lo chiamerò Akira...".
“KITSUNE,
IO TI CAMBIO I CONNOTATI!!!” avevo gridato…
…Ora
mi viene da ridere ripensando a
quel dialogo… oddio, mica tanto all’idea di un gatto di nome Akira!
“Il
mio gatto non ti odia, do’aho: è soltanto geloso di te perché l’hai
sfrattato. In fondo era abituato a dormire qui con me, prima che arrivassi
tu”.
La
voce bassa della mia volpe mi riporta alla realtà. Gatto fortunato… gli
è vicino da più tempo di me, non è giusto!!
Rukawa
rimane sensualmente sdraiato, mi fissa negli occhi mentre accarezza la
testa del micio; oggi mi sembra stranamente loquace, forse è il caso di
approfittarne… A qualcuno sembreranno scemenze, ma ogni notizia su di
lui per me è importante e a me piace indagare su tutto.
“Quando
l’hai comprato?” assurdo a dirsi, ma non glielo avevo ancora chiesto.
“Non
l’ho comprato. Era il secondo anno delle medie, quando un mio compagno
di classe ci disse che la sua gatta aveva avuto tre cuccioli ma che lui
non poteva tenerli in casa; ci chiese se qualcuno di noi li volesse e io
dissi subito di sì. Era la prima volta che gli rivolgevo la parola”.
Tipico
della mia kitsune…
“Si
sarà emozionato e stupito” ironizzo io.
“Non
ci ho badato. Comunque, andammo in tre a casa sua e lui ci fece vedere i
gattini. Naturalmente io scelsi per primo”.
Ovvio…
e naturalmente nessuno l’ha contraddetto…
“Sei
sempre il solito, eh kitsune? Volevi sceglierti subito il gatto più
bello!”.
Lui
sposta i suoi splendidi occhi su quella belva ambulante che però
dormicchia placidamente sul suo petto: “No, non il più bello. Uno dei
suoi fratellini aveva il pelo più folto, per esempio, ma quando ho
guardato i suoi occhi ho sentito subito un legame e l’ho preso in
braccio”.
Questo
racconto mi fa sorridere: “Scommetto che allora Micky era carino e
docile!”
Sulle
labbra di Rukawa passa un’ombra di sorriso: “Avresti dovuto vederlo,
era piccolo piccolo! Entrava in una mano… Io, tra la scuola e gli
allenamenti, tornavo a casa solo nel tardo pomeriggio, ma da quel momento
ce l’avevo sempre intorno. E’ stato da allora che si è abituato a
dormire qui con me: si infilava sotto le coperte e io non lo allontanavo.
Ma ora ci sei tu e lui…”.
“…è
geloso di te” concludo io. Lo sarei anch’io…
“No,
non di me: del suo territorio. Ricorda che è un felino, nella sua testa
questa è casa SUA e noi possiamo starci per sua gentile concessione”.
Io
ridacchio: “Questo atteggiamento mi ricorda qualcuno… sai, kitsune, si
dice che gli animali somiglino ai loro padroni”.
“Hn”.
Non
ha più voglia di parlare… be’, del resto ha detto delle frasi di
senso compiuto, con tanto di subordinate: le sue corde vocali saranno
logore…
Quella
specie di pantera in miniatura mi fissa con sfida e io lo ricambio
cordialmente, anche se non riesco ad odiarlo davvero: in fondo è stato
l’unica compagnia della mia kitsune per molto tempo…
Dopo
un po’, finalmente, il gatto si stiracchia tutto, salta giù dal petto
di Kaede e, con passo regale, esce dalla stanza.
“Oh,
era ora!- sogghigno, chinandomi su Rukawa e stringendolo- Solo io posso
starti addosso…”.
“Do’aho!”.
“Grrr…
smettila di insultarmi! Ma so io come chiudere questa tua boccaccia!-
gliela fisso, ne traccio i contorni con un dito, poi mormoro- Questa
adorabile bocca…” e mi chino a baciargliela. Non mi stancherò mai
della sua morbidezza e del suo sapore, potrei baciarlo per ore ed ore e
potrebbe anche lui, lo so, me lo dice l’ardore con cui mi ricambia
sempre, anche adesso…
Finita
la colazione, dobbiamo decidere cosa fare.
“Io
vado al campetto” mi annuncia la kitsune; ci rimango un po’ male, devo
dire la verità.
“Anche
oggi?! Ma perché? E poi dovresti evitare di decidere sempre tutto da
solo!” borbotto.
“Non
credo di doverti ricordare che si avvicinano le eliminatorie”.
La
sua frase è risolutiva. Io mi lascio cadere sul divano e ci medito sopra,
perché so benissimo cosa intende dire: dobbiamo dare il massimo per
arrivare al campionato nazionale e vincerlo. Lo so bene perché è anche
un mio desiderio, mica solo suo… anche io voglio dimostrare a tutti la
mia bravura e la mia genialità, a tutti e soprattutto a lui, il mio
ragazzo, che crede ancora di essere più bravo di me (veramente lo è, ma
non mi piace quando lo dice…). E la sensazione che dà una vittoria è
troppo bella per non volerla riprovare una volta che la si è conosciuta.
Ma, diavolo!, non è un buon motivo per dimenticare tutto il resto!
“Tuttavia…”.
Alzo
gli occhi al suono della sua voce bassa e insinuante.
“…
potremmo andare al campetto solo nel pomeriggio. Credo che basterebbe”.
Ah,
mi fa piacere che usi il plurale! La kitsune mi si avvicina con il suo
andamento felino e il mio cuore aumenta i battiti; deglutisco a fatica:
"E fino al pomeriggio come pensi di riempire il tempo?" .
Rukawa
mi fissa intensamente mentre si siede a cavalcioni in braccio a me.
“Indovina…”.
Quando
fa così perdo la mia timidezza, gli strapperei tutto di dosso, giuro! E
infatti alla fine lo faccio… ops, ti ho distrutto la camicia… be’,
pazienza, ne hai tante… e so che neanche a te interessa. Te lo leggo in
quegli splendidi occhi blu: in questo momento vuoi solo essere amato e io
voglio solo possederti… E’ bello andare d’accordo sulle cose
importanti!
Oggi è un
pomeriggio tiepido di una bellissima giornata e, al di là del fatto che
io sono sempre a mio agio su QUALUNQUE campo da basket, qui si sta
veramente bene. Si avvicina l’inizio delle eliminatorie e questo per me
ha un preciso significato; non me ne frega niente del Kainan e neanche di
Jin o di Kiyota: il mio pensiero si concentra su Akira Sendoh.
Non
sarò soddisfatto finché non l’avrò battuto anche questa volta! E’
passato praticamente un anno da quando il signor Anzai mi aveva detto che
ancora non ero all’altezza di Sendoh e che avrei dovuto migliorare, ma
mi brucia come se lo avessi sentito appena ieri. Terribilmente. Lo sapevo
anche io che dovevo migliorare, ma sentirselo dire in faccia è tutta
un’altra faccenda. Anche se poi proprio l’incoraggiamento del coach
(“Tu puoi diventare il numero uno”) mi ha dato una marcia in più
incredibile: da allora non mi sono più fermato…
“Oi
kitsune, mi ascolti?” ed ecco le solite grida del mio do’aho.
“Hn?”.
“Credi
che stavolta riuscirai a passarmi la palla durante una partita?”.
“Perché dovrei?” che domanda scema…
e poi anche lui non ama passarmi la palla.
“Stupida
volpe! Per vincere grazie al tensai, no?”.
“Certo
che vinceremo. Il Ryonan è la squadra da battere” dico lentamente. Lo
sto provocando apposta, so che reagirà, ed è il modo migliore per
spronarlo a dare il meglio di sé. Il mio do’aho si avvicina lentamente,
con il volto arrabbiato e l’aria di che ha voglia di attaccar briga; io
ricambio il suo sguardo con sfida.
“Il
Ryonan, eh?! Tu stai pensando a Sendoh e io non lo sopporto!” ringhia
lui, parecchio alterato.
“Voglio
batterlo. Voglio batterlo con te, che c’è di male?” alzo le spalle.
Voglio
batterlo con TE, INSIEME A TE, voglio vincere con te, vuoi capirlo o no,
testa dura?! La gelosia risparmiala per altre situazioni! Purtroppo per
me, lui sbotta in una di quelle risate che lo fanno sembrare un cretino
esaltato.
“Hahahaha…
massì, gli daremo una bella lezione, una lezione che non si dimenticherà
mai! Hahahaha…
non vedo l’oraaaarghhhh!”.
Gli
ho tirato una pallonata in faccia, stiamo solo perdendo tempo prezioso per
l’allenamento. Ogni lasciata è persa, do’aho, io ragiono così, e se
tu non dovessi concentrarti e non ti impegnassi al massimo e questo
pregiudicasse la nostra partecipazione alle nazionali, allora potrei anche
odiarti…
Lui
però non gradisce il mio gesto e per qualche minuto ci prendiamo a pugni,
esattamente come ai vecchi tempi; quando ci fermiamo, dopo esserci
sfogati, ci fissiamo negli occhi.
“Avanti,
do’aho, alleniamoci…”.
“Eheheheh
non vuoi più i miei pugni, vero? Ammettilo, sono il più forte!” ghigna
lui.
Nei
tuoi sogni forse…
“Veramente
sono solo preoccupato” gli dico.
“E
perché?”.
“Non
vorrei che tu non riuscissi a prendere i miei passaggi durante una
partita: sai, non ci sei abituato…” il mio viso è serio, ma mi sto
divertendo. In fondo, credo che qualche volta potrei anche passarti la
palla, testa rossa…
Lui
mi scruta, poi i suoi lineamenti si distendono e mi guarda con la sua
bella espressione soddisfatta.
“Allora,
iniziamo?”.
Stiamo
tornando lentamente verso casa
Le giornate ormai sono più lunghe, ma il cielo ha i colori del
tramonto; mi piace molto quest’atmosfera…
a dire il vero mi fa anche
venire sonno…
O forse non è il cielo, forse è la stanchezza: già, oggi abbiamo dato
l’anima su quel campetto!
“Oi
kitsune!”.
“Hn”
ma come fa ad avere voglia di parlare?
“Ho
avuto una grande idea!” e sorride.
Aiuto…
c’è da avere paura delle sue grandi idee…
“Hn?”.
“Senti,
dopo la nostra vittoria al campionato potremmo andarcene io e te da
qualche parte. Solo due giorni, facciamo un fine settimana, noi due soli,
lontano da qui. Ti piace l’idea?” mi chiede, ansioso ed impaziente.
Io e te soli…
mi piace stare da solo, ma mi piace ancora di più stare da solo con
te…
“Sì”
ammetto.
“E
dove ti piacerebbe andare?”.
“Al
mare”.
Hanamichi sembra rifletterci sopra, poi scuote la testa: “Ti dirò,
non è che mi vada molto…
a parte che già ci viviamo vicino al mare, so già come andrebbe a
finire: tutti gli occhi della spiaggia sarebbero puntati su di te e …
e tra l’altro al mare si sta in costume da bagno!!!” grida,
trattenendo il fiato.
“Ma
dai?!” ironizzo io.
“Be’,
mi darebbe fastidio che altre persone ti vedessero seminudo!” sentenzia
il mio do’aho.
“Altre
persone mi vedono seminudo ogni giorno nello spogliatoio” gli faccio
notare.
“E’
VERO!!! - lo dice come se lo capisse solo adesso – Ma da domani li
costringerò tutti a girarsi!!!” .
Non
capisco se lo dica sul serio (spero di no) o per scherzo e non posso fare
a meno di sbuffare: “Sei ridicolo”.
“Stai
zitto, volpino, tu non comprendi la mia passionalità, ecco!” prova a
punzecchiarmi.
“Non
mi dire di star zitto”.
“E’ vero, kitsune, a te non serve dirlo: tu stai già zitto di tuo!
Comunque…
allora, alla luce delle obiezioni del genio, dove ti piacerebbe
andare?”.
“A
me piace il mare” ribadisco.
Hanamichi emette un suono esasperato e rassegnato allo stesso tempo, poi
borbotta: “Ok, ok…
abbiamo tutto il tempo per decidere con calma”.
Tanto io non cambio idea…
voglio andare al mare…
Quando entro nella
sua camera mi accorgo che Rukawa si è già addormentato, ma non mi va di
svegliarlo perché so che è stanco morto anche lui; così mi sdraio al
suo fianco e ricopro entrambi con una coperta. Poco dopo il mio
volpacchiotto si accoccola addosso a me, con la sua bella testa mora sulla
mia spalla. Lo ha fatto inconsciamente, lo so: sta dormendo profondamente,
me lo dice il suo respiro lento e regolare, ma io sorrido mentre lo
abbraccio. Ho la sensazione di proteggerlo, in questo momento, e so che
non potei provarla se Rukawa fosse sveglio. Intendiamoci, io adoro la sua
forza, ma a volte penso che ne abbia pure troppa…Insomma, io sono un
tipo romantico e ho anche scoperto di avere un grande istinto protettivo,
ma ho dovuto imparare a reprimermi. Cosa straordinaria, tra l’altro,
trattandosi di me che sono l’impulsività fatta persona! Se mi
comportassi così con la kitsune credo che sarebbero liti continue, perché
lui non è comprensivo verso ciò che ritiene debolezza. Così devo
approfittare di questi momenti in cui dorme per illudermi che la mia volpe
abbia bisogno di essere protetta da me…Ma forse ci siamo sempre protetti
a vicenda, io e lui, in realtà: anche quando non era ancora mio, mi era
sempre accanto in un modo o nell’altro…
Nel
sonno Kaede strofina il suo viso sulla mia spalla e io lo stringo più
forte. Comincio a chiedermi quali momenti siano più preziosi per me: le
nostre ore di passione, quando facciamo l’amore fino allo sfinimento e
nella nostra testa l’unico pensiero è quello di fonderci l’uno
nell’altro, o questi attimi di tenerezza assoluta, di pace totale?
Non
so scegliere. Più che altro credo che NON si possa scegliere…
Certo,
se la volpe sapesse quali pensieri seri faccio a causa sua, non ci
crederebbe!!! Eh, sì… il grande tensai è anche un grande filosofo,
ammettiamolo! Modestamente… ciò che mi spetta, mi spetta !!!!!
Uhm…
e quale sarà la prossima impresa del genio? Vincere il campionato
nazionale? Battere il record di media/ punti nella storia del Giappone?
No… ebbene no…
Sarà
convincere quella volpe dalla testa adorabile ma dura che io NON voglio
andare al mare! Che faticaccia mi aspetta…
Parte seconda.- Voglio solo te.
So
che nei prossimi giorni sarà difficile avere a che fare con la kitsune,
perché lui si concentrerà completamente sulle eliminatorie ormai vicine;
anche se non lo conoscessi così bene, saprei benissimo elencare quali
siano i suoi scopi: la qualificazione per le nazionali, certo, ma anche
vincere la sua battaglia personale con Sendoh ed essere nominato MVP. Il
primo ed il terzo scopo li condivido in pieno, il secondo invece mi urta i
nervi: non sopporto che la MIA kitsune pensi a Sendoh, anche se per
batterlo…
E
poi vorrei che non si fissasse troppo! Voglio dire, non vorrei che non
riuscisse a pensare ad altro che agli allenamenti e alle partite!
Trascurando me…
Intendiamoci,
ormai posso capirlo: vincere è anche il mio scopo, migliorare, diventare
un campione, dare il meglio di me… Il basket mi piace da impazzire ed è
un punto fermo della mia vita, ma Rukawa viene prima. Di gran lunga prima.
Mi chiedo se sia così anche per lui; mi chiedo se avrò mai il coraggio
di domandarglielo, se per lui vengo prima del basket. E’ strano: ci
siamo conosciuti grazie al basket, ci siamo innamorati grazie al basket,
eppure a volte è proprio il basket che rischia di allontanarci. Vabbe’,
non pensiamoci, questi discorsi sono indegni del grande tensai, potrei
quasi sembrare insicuro…
Siamo
negli spogliatoi e stiamo per iniziare gli allenamenti: penso che possiamo
ritagliarci qualche momento per un bacio, vero? Cos’è un po’ di
ritardo, dopotutto?! E poi io sono un genio e anche Rukawa è bravino, sì,
glielo concedo… cosa volete che facciano dieci minuti in meno?! La mia
kitsune si sta cambiando, mentre io ho già finito: giro la chiave dello
spogliatoio per chiuderne la porta, poi mi avvicino a lui.
“Oi
kitsune…”.
Rukawa
si volta a squadrarmi, poi mi dice: “Non stare sempre con le mani nei
calzoncini: sembri un maniaco!” e mi dà le spalle.
CHE
COOOOSA?!?! Non dirmi come devo stare, kitsune! Grrrr… dovrei
arrabbiarmi di più, ma la sua frase mi ha dato un’idea… eheheheheh,
te la sei voluta, Kaede!
“Hai
ragione, volpe – mi porto alle sue spalle – Del resto, è molto meglio
così!”.
“Idiota!”
lui sussulta e sbuffa, ma non è dispiaciuto, me ne accorgo.
Ah,
se non aveste capito cosa ho fatto, ho infilato le mani nei SUOI
calzoncini! Oggi mi sento audace…
“Ora
non ti lamenti, eh kitsune?” ridacchio, mentre lo accarezzo leggermente.
Rukawa si gira fra le mie braccia e mi circonda con le sue. Le mie mani
gli procurano brividi a fior di pelle… adoro sentire la reazione del suo
corpo quando lo tocco…
“Do’aho,
non qui e non adesso…” mi mormora all’orecchio, con voce
sensualmente erotica. E pensare che il resto della squadra lo considera
ancora un iceberg! Se sapessero…
“Più
tardi… a casa…” sussurra ancora, insinuante.
Però
non sarebbe male nello spogliatoio…ci penso un attimo: no, meglio di no!
In fondo siamo vicino alla palestra e quando facciamo l’amore Rukawa
tira fuori tutta la voce che ha e che sembra invece non avere! Sarebbe
quantomeno imbarazzante se Miyagi ci sentisse…Il mio Kaede mi bacia
appassionatamente, un bacio profondo, intenso, intimo…MA PERCHE’
DIAVOLO DOBBIAMO ALLENARCI?!?! Kaede è come una droga per me, ormai ne ho
un bisogno continuo, anche solo di stargli vicino; oddio, devo riuscire ad
allontanare le mani da lui oppure…
“Sakuragi!
Rukawa! Che accidenti aspettate a raggiungerci!”.
Il
tempismo di Ryota è formidabile! Io e la mia kitsune ci separiamo di
scatto e la volpe apre la porta.
“Eccoci”.
Il
suo volto è tornato inespressivo alla velocità della luce, ma mi lancia
un rapido sguardo carico di promesse…Promesse di quel tipo, eh! Ah,
quanto sono fortunato… ehm… forse è meglio che mi concentri sulla loro
conversazione.
“Stavo
pensando che la nostra squadra quest’anno non ha più un giocatore
specializzato in tiri da tre punti come Mitsui” dice quest’invadente
nanetto.
“Io
so fare anche i tiri da tre punti” puntualizza Rukawa con il suo tono da
che - diavolo - dici- io - in- campo - posso - fare - qualunque - cosa!
Bisogna ammettere che con la mia volpe il termine “competizione”
acquista un nuovo significato….
Ryota
annuisce: “Sì, lo so. Ma lui potrebbe avere problemi” e mi indica.
“CHE
COOOOSA?! Quando mai ho avuto problemi?! – sbotto, veramente indignato
– Un genio come me non può avere problemi! Ti risulta che io abbia mai
fatto disastri in campo? Io, il grande tensai?!”.
“La
scelta è lunga” borbotta Miyagi. Ora gli salto alla gola…
“Ma
come osmmmpf… - accidenti a Rukawa, mi ha tappato la bocca con la mano!
– Mmmmpf …” se non la toglie , giuro che lo mordo!
“Insomma,
cosa proponi?” chiede freddamente la kitsune.
“Che
voi due dedichiate parte dell’allenamento ai tiri da tre, per poterne
tentare di più in partita”.
Io
allontano di forza la mano di Rukawa dalla mia bocca, per poter parlare e
respirare: “Oh, sì! Che bella idea, come mi piace!!! Dimostrerò che
sono un tensai anche in
questo campo, li farò impallidire tutti, dovranno tutti inchinarsi di
fronte al genio Sakuragi!!!!” bene, mi sento pieno di energie al solo
pensiero.
La
mia volpe non si scompone, guarda fieramente Miyagi e gli dice:
“D’accordo. Non farò certo rimpiangere Mitsui. Ci tratterremo anche
dopo l’allenamento”.
NOOOOO…perché?!
Io volevo andare a casa per stare con lui, che invece mi terrà qui in
palestra per chissà quante ore…sigh…mondo crudele!
Questa
sera, a cena, ho tempestato di chiacchiere e di domande la kitsune e tutto
ciò che ho ottenuto è stato un lapidario “Non mi va di parlare”. Ma
dovevo aspettarmelo, quando è stanco diventa ancora più silenzioso…
Ora
siamo sul divano e Rukawa mi accarezza lentamente il torace.
Ah,
forse vi state chiedendo se per caso non mi sia trasferito qui. Non
proprio, ma quasi. Mi spiego meglio: dopo la loro ultima litigata, il
padre di Rukawa ha pensato bene di rimanere nell’appartamento che ha a
Tokyo a tempo indeterminato e si limita a spedire assegni per le varie
spese, quindi non c’è pericolo di ritrovarselo fra i piedi; quanto a
mia madre… be’ è una donna attiva, dinamica, pratica (io ho preso
tutto da lei, modestamente!): ha deciso di seguire un corso di informatica
per tenersi aggiornata e per poter cercare anche un eventuale lavoro
part-time e guadagnare dei soldi in più, che non fanno mai male…
Si
è sentita libera di deciderlo proprio perché ha notato come ormai io non
stia quasi più a casa mia e me lo ha annunciato con molto entusiasmo
durante una conversazione che mi ha fatto penare ( “Ma non era Yohei il
tuo migliore amico?” “Lo
è ancora” “Però anche
questo Rukawa è importante per te adesso: state sempre insieme!” “Oh, ecco… io…” “Fammelo
conoscere, voglio ringraziarlo per la sua continua ospitalità”
“S… sì…” ). Non so se sospetti qualcosa, ma anche se fosse
non lo lascia trasparire. Tutto questo discorso per dire che quindi io sto
sempre qui.
La
mia kitsune mi bacia languidamente sul collo, sull’orecchio, continuando
ad accarezzarmi; io gli passo le mani fra i capelli.
“Kitsune,
mi sembra di ricordare che mi avevi promesso qualcosa…” gli dico.
“Hn.
Me lo ricordo”.
I
suoi baci diventano sempre più sensuali, le sue carezze più intime.
“Kaede,
andiamo in camera tua”.
Parlo
con una certa urgenza: lo voglio adesso, lo desidero ora, subito. Ma non
mi va di restare sul divano, insomma, preferisco la comodità del futon…
“Hn”.
Lui
si alza e si avvia verso la sua stanza, senza una parola; io lo seguo,
cercando di regolare il mio respiro già affannato. Quando entra in
camera, la kitsune mi lancia uno dei suoi sguardi più intensi, poi,
lentamente, si sdraia. Mi fa impazzire quando mi si offre in questo
modo… io lo raggiungo, incastro il mio corpo sul suo e lo guardo. Sapere
quanto sia accogliente il suo corpo e pensare che sto per averlo di nuovo,
mi fa arrossire. E scoppiare di felicità…
Qualcosa
mi dà fastidio agli occhi!! La luce… il sole è già sorto, dev’essere
l’alba… mmm…quanto mi piace rigirarmi nel letto… però, un momento!
Stanotte io e la mia volpe ci eravamo addormentati abbracciati… stendo
una mano (sperando di non ricevere un altro graffio!), ma sento il vuoto
accanto a me. Spalanco gli occhi, di colpo di cattivo umore.
DOVE
DIAVOLO E’???
Mi
alzo, borbottando improperi, e scendo al piano di sotto; mi accorgo di un
rumore di sottofondo e mi avvicino silenziosamente alla porta socchiusa
del salotto. Così lo vedo. Eccolo lì, il mio Kaede, ben sveglio; sta
guardando la TV e purtroppo riconosco subito la registrazione della
partita contro il Ryonan dell’anno scorso, quella che aveva visto pure
il signor Anzai. Quando il filmato mostra gli scontri tra lui e Sendoh,
Rukawa fa scorrere più lentamente il nastro, lo visiona fotogramma per
fotogramma addirittura! Capisco le sue intenzioni: vuole esaminare il
gioco di Sendoh fino alla nausea, vuole riuscire a superare se stesso, a
dimostrare che è mille volte più bravo dello scorso anno. E lo è.
Eppure qualcosa mi ferisce: il suo sguardo. Quello sullo schermo, che
aveva durante quella dannata partita, e quello che ha adesso. Così
concentrato, brillante, intenso… bruciante! So perché è così, per la
competizione con il porcospino, che esalta al massimo il suo spirito
agonistico, perché lo considera il suo rivale, qui a Kanagawa.
E
io non lo sopporto.
Rukawa
era il MIO rivale, lo è ancora in un certo senso, anche se adesso è il
mio ragazzo: non è detto che l’amore non possa coesistere con una sana
rivalità sportiva, vero? Soprattutto se questa è la molla che spinge a
volere migliorare! Rukawa era ed è il mio punto di riferimento sportivo (
e non solo…): durante lo scorso campionato, io volevo essere migliore
degli avversari, ma anche di lui. E se la kitsune deve avere un rivale,
voglio essere IO. Anche se siamo compagni di squadra, anche se siamo
amanti! Ma voglio essere IO, voglio essere indispensabile per lui…
E
invece devo stare qui a vederlo mentre fissa quel bastardo di Sendoh come
se scontrarsi con lui fosse una questione di vita o di morte!
E
ora, che diavolo faccio? Me ne torno a letto fingendo di dormire, come mi
suggerirebbe il quieto vivere? Oppure entro là dentro, distruggo la
videocassetta e mi lancio in una bella scazzottata con la mia volpe? Mmm…
ma
a me è mai fregato qualcosa del quieto vivere? No, in effetti… Però
adesso non mi piace più litigare con lui… Sono ancora fermo nel
corridoio, terribilmente indeciso sul da farsi, quando me lo ritrovo
davanti.
“Do’aho,
che ci fai qui?”.
Glielo
dico? MASSI’… Tanto se ne accorgerebbe lo stesso, sono troppo
arrabbiato per riuscire a nasconderlo.
“Stavi
guardando la partita di Sendoh!” ringhio.
Lui
resta impassibile: “No. Stavo guardando la partita che lo Shohoku ha
giocato contro il Ryonan” precisa con voce atona.
La
metta pure come vuole, per me il discorso non cambia…
“E
dovevi guardarla proprio ora? Non potevi restare a letto con me?!”.
“Hn.
Non mi sembra grave…”.
Proprio
non capisce! Sto per tirargli un pugno in piena faccia… calma,
Hanamichi, calma! Ricorda che sei maturato… dimostragli che sei
maturato… Grrr ora gli rompo il muso!!! Calma… respira…
non dargliela
vinta… non fargli capire quanto dipendi da lui…
“Vedo
che ormai c’è abbastanza luce: andrò al campetto”.
La
sua voce distaccata mi riporta alla realtà e mi gela il sangue. Il
campetto?! Lo guardo negli occhi e mi rendo conto che Rukawa è
assolutamente in buona fede: non comprende davvero il fastidio che mi ha
dato questa situazione. Ma deve capire che il grande tensai non può
dargliele tutte vinte, accidenti! Stavolta sono proprio arrabbiato con
lui.
“Fa’
un po’ come ti pare!” gli dico bruscamente, dandogli le spalle e
tornando a letto. Poco dopo sento la porta di casa che si chiude. Ha fatto
come gli pareva
Allora
lo farò anche io: oggi me la pagherai, kitsune…
Il
do’aho ha deciso di tenermi il muso. Non mi parla, mi fissa imbronciato,
con uno sguardo tra il battagliero e il mortalmente offeso. E dato che io
non sono loquace, tra noi c’è il silenzio: c’è stato in palestra e
ora anche qui in casa. E devo dire che mi pesa… Sì, insomma, io sono
abituato ai suoi sfoghi collerici, ai suoi repentini sbalzi di umore, ai
suoi insulti ed ai suoi pugni… Mi fa un po’ impressione averlo vicino
silenzioso e musone: se voleva attirare la mia attenzione, c’è riuscito
in pieno. Il suo mutismo mi fa male, eppure non gli chiederò scusa; già,
perché so che è questo che vuole, ma io ho la coscienza a posto e non
devo scusarmi di niente: stavo guardando la partita, NON Sendoh! Be’,
forse non è del tutto vero… certo, lo stavo guardando, ma come
avversario da battere, non come ragazzo. Possibile che non lo capisca?
Davvero è ancora così insicuro del mio amore? Perché, in fondo, si
tratta di questo. Ha passato tutta la sera con il broncio; ora siamo a
letto e ancora mi tiene il muso. Non gliela darò vinta, non gli chiederò
scusa, ma non voglio neanche addormentarmi lasciando tutto in sospeso. Mi
giro e, senza dirgli niente, mi stringo forte a lui; sento che è
sorpreso, i suoi muscoli prima si irrigidiscono e poi si rilassano. Inizio
a sfiorare la sua pelle con piccoli baci sul viso, sul collo, sulla
spalla. Hanamichi si volta verso di me; io lo abbraccio forte, mentre la
mia mano gli accarezza il torace per poi scendere più in basso… Mi
protendo e lo bacio con passione, costringendolo a lasciarmi esplorare la
sua bocca. Sei uno stupido, Hanamichi! Sei proprio un do’aho, ho sempre
avuto ragione! Come hai potuto essere così geloso per una simile
sciocchezza? IO VOGLIO SOLO TE. Ho sempre voluto solo te, cosa devo fare
per fartelo capire? Non riesco a dirtelo, è vero, ma non lo leggi nei
miei occhi, non lo senti nei miei baci? O forse sei ancora più idiota di
quanto credessi?! Ma non mi importa se sei un do’aho…
continuo a volere
solo te: nelle mie giornate, nella mia vita, nel mio cuore, nel mio
corpo…
Hanamichi
risponde al mio bacio, poi si gira, finendomi sopra.
“Stupida
kitsune…” mi dice, fingendosi burbero, anche se i suoi occhi sono
dolci.
“Oi
do’aho…”.
Lui,
con un movimento veloce, mi sfila i boxer; io ho un attimo di esitazione
che è difficile da spiegare: lo desidero anch’io, ma non voglio che il
sesso diventi un modo per risolvere i problemi, una scusa per evitare i
chiarimenti… Può andare bene una volta, due, ma non di più. Eppure,
come in un lampo, sento che ora è quello di cui abbiamo bisogno: adesso
le parole non servirebbero a niente. Potrei perfino forzare il mio
carattere e parlarti per ore, dirti che la tua gelosia per Sendoh è
inutile ed immotivata, ma sarebbe fiato sprecato. Perché finché non ne
sarai profondamente convinto nel tuo animo, le mie sarebbero solo parole
al vento e non servirebbero a niente: fingeresti di ascoltarle, o magari
le ascolteresti davvero, ma non ti convincerebbero del tutto e dopo un
po’ ricominceresti daccapo…E io detesto parlare inutilmente. Allora,
meglio affidarsi al corpo…
Le
sue braccia mi stringono forte, la sua bocca mi sembra più avida del
solito sulla mia pelle e io comincio a sospirare, senza smettere si
accarezzarlo.
Avanti,
entra dentro di me, che aspetti?!
Quando
finalmente lo fa, io trattengo il respiro, mordendomi le labbra,
offrendomi con una fiducia che non avrei mai creduto di poter provare.
“Avanti,
muoviti…” muoviti dentro di me, mi fai uscire di testa quando lo
fai…
Il
mio corpo asseconda il suo, lo accolgo con tutto l’abbandono di cui sono
capace. Non devi essere geloso, do’aho! Mi vedi? Sono qui con te, fra le
tue braccia, mi sei vicino come non potrà mai fare nessun altro al
mondo…
Se non riesco a farti comprendere in questo modo che io voglio
solo te, allora non ci riuscirò mai!
Gli ho tenuto il
muso tutto il giorno e a quanto pare il grande tensai ha avuto nuovamente
un’idea geniale. Ora la mia volpe sembra un gattino che fa le fusa, mi
bacia e mi accarezza in quel suo modo languidamente eccitante, senza
parlare. Ovvio…
Ha
capito che mi sono offeso, ma non ritiene di dover chiedere scusa; e sono
anche sicuro che sia in buona fede! Ma, del resto, perché mi meraviglio?!
Il suo cervello non è stato programmato per recepire qualcosa di diverso
da ciò che ha in testa lui e, se ritiene di non avere colpa, posso stare
sicuro che non gli uscirà di bocca mezza parola a riguardo. Dovrei
restare imbronciato, dovrei fare il ritroso, dovrei innanzi tutto togliere
la sua mano da una certa parte del mio corpo… Dovrei. Ma non so
resistergli, è più forte di me, non posso resistere sapendo che cosa
perderei, non posso rinunciare a vedere il suo viso imperturbabile
sciogliersi nell’estasi…
Ora
Rukawa è nudo sotto di me, le sue gote iniziano ad arrossarsi e la sua
bocca a sospirare e io divento matto quando lo vedo così eccitato e forte
e vulnerabile allo stesso tempo e so che la causa sono io… Entro dentro
di lui e sento che la mia rabbia svanisce, sommersa dal calore e dal
piacere che mi procura; lo vedo mordersi le labbra, trattenere il respiro
e poi gemere sommessamente e io perdo la testa e spingo con più forza, più
in profondità…
Lo
sai perché sono così geloso? Vuoi proprio che te lo dica, kitsune? Ti
ricordi la partita contro il Sannoh? Ricordi ciò che avevo detto al
signor Anzai? Che quello era il mio momento di gloria. E lo è stato,
accidenti se lo è stato! Sono stato l’uomo- partita, il tensai del
basket che ha portato la squadra alla vittoria… con te. Già, proprio un
gran momento, di cui io ero l’eroe. Eppure… sai qual è stato il mio
momento di gloria più autentico e prezioso? Quando ti ho baciato la prima
volta e tu hai risposto al mio bacio; quando ho fatto l’amore con te;
quando ci siamo dichiarati il nostro amore. Come puoi pretendere che io
non sia geloso? Volpe egocentrica, credi di essere l’unico qui che è
possessivo e competitivo? Lo sono almeno quanto te, anzi di più!! E
neanche io sopporto di avere rivali, tantomeno un porcospino serafico e
irritante che pensa di essere il migliore, migliore del tensai!!!
Figuriamoci…
Si è gelosi di ciò
che si ama di più al mondo, di ciò che si ha di più prezioso al mondo e
per me sei tu, Kaede… Affondo completamente nel suo corpo e mi chino per
soffocare il suo grido di piacere con il mio bacio, mentre le sue braccia
mi stringono convulsamente; ci rilassiamo, ansimanti e sudati, ma io non
sciolgo il mio abbraccio, continuo a tenerlo stretto a me, baciandogli il
petto. Non mi stancherei mai della sua pelle, morbida, liscia e bianca, né
di ascoltare i suoi gemiti. Mi raggiunge il suo sussurro:
“Hanamichi…” allora torno a baciare le sue labbra, divorandogliele e
lasciando che lui divori le mie. Poi Rukawa allontana con delicatezza il
mio volto dal suo e mi fissa negli occhi intensamente.
“Stupido
do’aho!”.
“Stupida
volpe!”.
Lo
so cosa ha fatto (come poteva non capirlo il grande tensai?): mi ha detto
“ti amo” con il suo corpo stupendo. E anche io ti amo, Kaede. Ti amo
così tanto che ne sono spaventato ed esaltato allo stesso tempo: è
davvero inebriante sentire il mio cuore e la mia anima pieni d’amore
fino a farmi male… L’anno scorso, quando ancora collezionavo rifiuti,
non avrei mai creduto che ci si sentisse così felici a poter dimostrare e
donare l’amore in questo modo totale…
“Do’aho,
non sei esattamente una piuma! Alzati, ora”.
Eh?
Ah, sì… la voce della mia kitsune mi riporta alla realtà (bellissima
realtà!): in effetti forse gli sto un po’ troppo addosso. Scivolo al
suo fianco, ma subito lo circondo con le mie braccia: eheheheh… stavolta
non te ne vai da nessuna parte a guardar videocassette, né ora né
all’alba, a costo di legartici a questo letto… so che di giorno non
puoi stare lontano da un campo da basket e da tutto quello che riguarda il
nostro sport, ma di notte il tuo posto è qui, tra le mie braccia…
Il do’aho mi tiene
ben stretto a credo di sapere il perché. Ma non ti preoccupare,
Hanamichi, stanotte non ho intenzione di alzarmi…Lentamente ci
addormentiamo l’uno fra le braccia dell’altro. Il muro che si era
alzato fra di noi non c’è più, eppure sento che qualche mattone è
rimasto in piedi…
Parte
terza.- Che cosa ci trovi in lui?
“Oi kitsune, hai
pensato poi a dove potremmo andare per quel famoso fine- settimana- post-
campionato?”.
Siamo in palestra. Io
carico le braccia per un altro tiro da tre punti. Canestro! Ovviamente…e
con questo oggi ne ho fatti cento. Poi lo guardo di sfuggita: “Voglio
andare al mare”.
“AAAARGHHH!!!
Stupida volpe, di’ la verità: tu vuoi farmi venire un esaurimento
nervoso! Hai capito che è l’unico modo per battere il grande tensai,
eh? Hahahaha”
Mi
volto a guardarlo, mentre ride in quel suo modo allegro e arrogante.
“Hn.
Il grande tensai però non sa fare i tiri da tre: oggi su cento tentativi
ne hai sbagliati novanta!”.
Lui
arrossisce e grida, secondo il suo solito copione: “Non ne ho fatti
cento, me ne manca ancora uno!- mi toglie il pallone dalle mani- Guarda e
stupisci!” dice, lanciandolo a canestro. Ma non era nella posizione
corretta…
“Novantuno
sbagli” proclamo io, tranquillamente.
“AAAARGHHH!!!”.
“Hai
ragione, sono stupito- ironizzo- Sono troppi perfino per te”.
“Taci,
dannata volpe! Sono deconcentrato, ecco tutto…
Vedrai che domani li
indovinerò tutti, nessuno escluso!”.
La
sua espressione presuntuosa mi provoca un moto di insofferenza: “Nel
basket non si deve indovinare!! Bisogna allenarsi”. E’ la regola di
ogni sport e vale per tutti, anche per i talenti naturali come noi.
“Be’
il tensai può permettersi anche di indovinare!- ridacchia il mio do’aho,
ma poi diventa di colpo serio- No, a parte gli scherzi, kitsune, domani
potremo anche dormire in palestra se vorremo, ma ora io me ne vado. Ho
bisogno di svagarmi un po’, ok? E poi il resto della squadra se n’è
andato da più di un’ora!!!”.
“Hn”.
Ci
cambiamo e usciamo dalla palestra; io vorrei tanto spiegargli che non può
più permettersi di giocare affidandosi solo all’istinto, che ormai deve
curare anche la tecnica e che per farlo servono ore e ore di
allenamento… ma come al solito non so trovare le parole giuste.
“Allora
io vado, kitsune, ci vediamo più tardi!” mi saluta lui.
“…ao”
non agito la mano come fa lui, non so neanche se mi ha sentito, ma non
importa. Hanamichi passerà il resto del pomeriggio in sala giochi con
Yohei e gli altri e, in fondo, non può fargli che bene un po’ di svago.
In questo è rimasto come un bambino, ha sempre bisogno di
divertirsi…
Con l’aiuto di Yohei, inoltre, ha spiegato al gruppo della
relazione tra noi due e l’hanno presa bene tutti quanti, come mi
aspettavo. Un paio di volte Hanamichi ha trascinato pure me alle loro
uscite e, in effetti, è stato divertente, ma io non sono tipo da
comportarmi così troppo spesso e così quasi sempre li raggiunge da solo.
E’ strano il cuore umano: non mi permetterei mai di limitare la sua
libertà, eppure quando non è con me provo l’inquietudine di non averlo
sempre sotto gli occhi, di non poterlo controllare…
e soprattutto di non
poter controllare gli altri! E questo risveglia la mia gelosia. La mia
possessività. Ma oggi non potevo assolutamente andare con lui: devo
continuare ad allenarmi, è troppo importante. Scelgo di recarmi in un
campetto vicino alla spiaggia, appartato e poco frequentato; non è dei più
vicini, ma sarò lì in breve tempo, grazie alla bici. Sperando di non
addormentarmi…
Sono
qui da diversi minuti, quando sento una voce familiare che mi chiama.
“Rukawa!
E’ sempre bello incontrarti!!”.
Mi
volto, ma rimango sorpreso dall’insolita visione di Akira Sendoh che se
ne va in giro con una canna da pesca e un borsone con il resto
dell’attrezzatura, suppongo… gli faccio un cenno con il capo. Lui
entra nel campetto e posa la sua roba a terra.
“Che
fortuna che tu sia venuto qui! Pensa che io stavo pescando poco
distante…”.
Che
cosa?! Pescava?! Be’, già…
ha la canna da pesca…
Gli lancio una delle mie
occhiatacce: “Devi essere molto sicuro di te, Sendoh, per perdere tempo
pescando invece che stare in palestra ad allenarti". Questo fatto mi
irrita immensamente. Presto le nostre squadre si scontreranno di nuovo e
lui…lui mi sta SOTTOVALUTANDO!!! Risento nelle orecchie le parole che mi
disse il signor Anzai lo scorso anno. Non
sei ancora all’altezza di Sendoh.
Quanto ti ho odiato, Akira…
eppure è di un rivale come te che ho
bisogno! Io sono migliorato, sono stato convocato nella Nazionale
Juniores, ma qui a Kanagawa è con te che devo vedermela e questo non è
cambiato. Ma tu, evidentemente, mi sottovaluti!!! Io voglio batterti. Ma
non scontrandomi con un porcospino superficiale che passa il suo tempo
libero pescando, invece che sudando in palestra! Devi migliorare anche tu,
Sendoh, maledizione! Così la mia vittoria sarà completa…
“Posso
giocare qui con te?”.
“Hn?”.
“Facciamo
una partitina io e te…” sorride flemmatico.
Non
dovrei, per due motivi: primo per come mi guarda (mi sta divorando con gli
occhi…); secondo perché so che ad Hanamichi darebbe profondamente
fastidio. Già, non dovrei… Ma so che lo farò, perché voglio farlo.
Voglio proprio vedere se anche lui è ulteriormente migliorato, ormai è
parecchio tempo che non giochiamo faccia a faccia. Non gli rispondo, non
ho bisogno di parole: inizio a palleggiare guardandolo fisso negli occhi
per sfidarlo. E lui comprende.
“Però…
non
voglio una sfida banale. Facciamo così…
stavolta non dovremo arrivare a
venti punti: giocheremo fino alle 19.00 e vincerà chi avrà fatto più
canestri fino a quest’ora. Così sarà anche una gara di resistenza”
propone.
Mi
sta provocando, ma va bene lo stesso. Ormai non avrei più bisogno di
essere sostituito durante una partita a causa della stanchezza. La mia
resistenza è raddoppiata, Sendoh, e te lo dimostrerò. Annuisco in
silenzio e lui mi sorride.
“Eccomi!”
dice. Poi scatta verso di me.
Alle
19.00 smettiamo di giocare; ho vinto io per soli due punti, ma forse se
avessimo continuato Akira mi avrebbe raggiunto. E’ dannatamente in
forma, è diventato ancora più bravo, anche se non mi meraviglia: l’ho
sempre saputo che è un fuoriclasse. E questo non mi scoraggia affatto,
anzi mi elettrizza, perché penso che ci proverò ancora più gusto a
batterlo al torneo interscolastico.
Mi
sento un po’ stanco e mi siedo per terra e subito Sendoh si siede vicino
a me. Naturalmente parla lui per primo.
“Era
da un sacco di tempo che non ci incontravamo, Rukawa: da quando ero venuto
a casa tua”.
“Hn”.
“Stai
ancora con Sakuragi?”.
Diretto
come sempre, eh?
“Sì”
e non ritengo di dover aggiungere altro.
“Perché?”.
D’accordo.
Mi alzo, abbastanza seccato: voglio andarmene prima che ricominci con
questa storia assurda…
Ma
lui mi afferra per il polso: “No, aspetta! Ho delle domande da farti e
se non mi stai a sentire…
vediamo…
non ti chiederò la rivincita!”.
Io
libero il mio polso dalla sua stretta, perché non sopporto di essere
toccato se non da chi dico io, e lo squadro gelidamente: “E non
chiedermela…
tanto vincerei sempre io”. Ma lui non demorde. E’
tenace, gliene do atto…
“Allora
diciamo che se mi ascolterai, non ti farò più queste domande; magari te
ne farò altre, ma non queste…
per favore, Rukawa. Se ora te ne vai, ti
assicuro che ti darò il tormento anche durante la partita…” e mi
sorride
Questa
prospettiva è agghiacciante…
Decido di restare solo per farla finita con
questa faccenda, così mi siedo in silenzio; non appena sono di nuovo
vicino a lui, Sendoh inizia a parlare.
“A
casa tua non mi hai risposto: cosa ci trovi in lui? Voi due siete troppo
diversi, io saprei capirti molto meglio…”.
“Hn”.
Ne
dubito, visto che neanche ora capisci che non è il caso di insistere. E
poi cosa c’entra che siamo diversi? E’ vero, ma io la considero una
ricchezza, non un limite. Anzi, è proprio una delle cose che mi
affascinano in lui. E qualcosa mi dice che lui era destinato a me proprio
perché era il più improbabile…
“Guarda,
io e te proviamo lo stesso amore per il basket, lo abbiamo nel sangue.
Sakuragi non potrà mai comprenderlo”.
“Che
ne sai?” non posso fare a meno di chiedergli.
Sendoh
sorride e alza le spalle: “Non dico che non gli piaccia il basket,
anzi…
Ma se si prova una vera passione per uno sport, si può stare per
ben 16 anni senza accorgersene? E mi hanno anche detto che ha iniziato a
giocare per far colpo sulla sorella di Akagi…”.
E
allora? A parte il fatto che non avrebbe dovuto nominare quella cretina,
che solo a sentirne parlare mi vengono i nervi!!! Non sopportavo proprio
di vederlo scodinzolare intorno a lei, in perenne attesa di una sua
parolina mielosa…
avrei voluto strozzarli tutti e due! Comunque…
è
vero, non aveva compreso subito di essere destinato al basket, ma questo
non significa niente: io ho preso coscienza dei sentimenti che ci univano
dopo di lui, credo, ma non per questo i miei sono meno autentici. Forse,
aveva solo bisogno che gli si indicasse la strada…e il suo amore per il
basket si vede da quanto è stato bravo a recuperare in fretta il tempo
perduto…
Ma
a Sendoh non comunico neanche uno di questi pensieri, non se lo merita.
“…
il
suo carattere è simpatico, certo: Sakuragi è buffo e divertente, ma può
davvero andar bene per te?”.
“Hn”.
“Rukawa,
perché non mi rispondi? Eppure la mia domanda è molto semplice: che cosa
ci trovi in lui?” continua imperterrito Akira.
Non
è a te che devo dirlo, Sendoh. Ho ancora dei problemi ad esprimere a
parole i miei sentimenti, ma quando riuscirò a farlo sarà per dirlo ad
Hanamichi e solo a lui; non gli ho mai detto cosa mi abbia fatto
innamorare di lui (gli ho nominato solo la tenacia, una volta che me
l’ha chiesto…) e tu pretendi che lo dica a te?!?! Non lo farò, perché
riguarda soltanto noi due e nessun altro e se io ne parlassi con te, prima
che con il do’aho, gli mancherei di rispetto. Che cosa ci trovo in lui?
Così tanto che potrei passare ore ad elencarlo…
Hanamichi
non è buffo, per lo meno non nel modo offensivo che intende Sendoh, lo è
in una maniera che fa tenerezza…
Mi piacciono la sua espressività, la
sua faccia ora divertente e divertita, ora imbronciata, la sua spontaneità,
il suo senso dell’umorismo… Per me, che tendo ad essere fin troppo
serio, la sua vicinanza è una ventata d’aria fresca, una rinfrescante
pioggia d’estate. E poi c’è ciò che ammiro di più in lui: la sua
innata fiducia…
E’ fiducioso, lo è spontaneamente e questo mi suscita
stupore e amore, perché non c’è cosa più difficile che guardare negli
occhi un’altra persona e dirle “Mi fido di te” e invece lui è
capace di farlo. Per me, al contrario, non c’è niente di più difficile
che fidarsi del mondo, degli altri. Forse perché non ho mai potuto
fidarmi neanche del mio stesso padre… Ma di Hanamichi mi fido.
Completamente. Perché da quando ho conosciuto lui, così vero, sincero,
fiducioso, sono anche io più spensierato. E tu, Sendoh, mi chiedi cosa ci
trovo in lui? Tutto ci trovo…
è come linfa vitale per me…
Ma
non pretendo che Akira lo capisca: non è facile intuire quanta dolce
fragilità ci sia dietro la sua spavalda faccia tosta. Non ha avuto una
vita facile, ma ha conservato la voglia di ridere, di ridere con gli
altri. Fa venire voglia di ridere perfino a me!!! Una risata autentica,
intendo, quando la mente e il cuore sono sgombre da tutto e l’allegria
trova un libero sfogo. Continuo a ridere pochissimo, ma adesso quando lo
faccio è una risata autentica, grazie al mio do’aho. Un regalo
impagabile…
“…
e poi è così collerico, un vero piantagrane! Salta subito per la minima
parola, invece tu sei così calmo e distaccato…” continua Sendoh,
senza badare al mio silenzio.
“Hn”.
Si
arrabbia subito perché è spontaneo. Non è ipocrita: se qualcosa gli
dispiace lo deve manifestare, se è contento lo grida al mondo. Si
infiamma facilmente perché è competitivo e testardo e questo lo farà
arrivare lontano; non si tira mai indietro, proprio come me, anche se io
lo esprimo in modo diverso. E’ tenace e megalomane, ma è stato questo a
non farlo mai scoraggiare di fronte a tutte le difficoltà che ha avuto
nella vita. In Hanamichi pregi e difetti coincidono, è unico anche in
questo.
“Rukawa,
possibile che nessuna delle mie osservazioni riesca a smuoverti?!”.
Per
la prima volta mi accorgo di una incrinatura nella voce di Sendoh.
“Sto
solo cercando di farti capire che tu staresti meglio con me” aggiunge.
“Non
credo proprio” commento gelidamente.
Adesso
Akira non sorride più: “Ma PERCHE’ ?! Perché, se sono ben due volte
che non mi dici che cosa ci trovi in lui’? Dovresti rispondermi, se non
altro per farmi tacere…O forse, più semplicemente, non hai niente da
dire!!”.
Stringo
i pugni, comincio a sentire la rabbia diffondersi in me; non ho niente da
dire a TE, Sendoh! Amo troppo il mio do’aho per concedere qualcosa a te
invece che a lui, fossero anche solo parole!!!
Ma
ora l’asso del Ryonan ha deciso di diventare sferzante.
“Vediamo,
cosa può essere…
Forse ci sono! Dimmi, è bravo a letto? E’ per
questo?”.
CHE
COSA?! Hai fatto uno sbaglio, grande Sendoh, non avresti dovuto
offendermi…
Mi alzo, deciso a lasciare da solo questo sorridente hentai,
ma lui di nuovo mi blocca, afferrandomi il polso.
“Ehi,
se è così dovresti darmi una possibilità, non te ne pentiresti…
Passa
la notte con me: ti farò gridare molto più di lui…”.
E’
troppo.
Siamo
vicini, quindi Sendoh si prende il mio pugno in piena faccia e sbatte la
testa contro il muretto cui eravamo appoggiati.
“Ma
come ti permetti?!- gli sibilo- Tu non hai capito un bel niente di me,
Akira! Se può servire a farti tacere, sappi che io lo amo. E che i miei
sentimenti sono sempre definitivi”.
Lo
sguardo del porcospino è tra l’incredulo e l’arrabbiato, mentre si
massaggia la testa dolorante: “Lo…
ami?!”.
Annuisco
in silenzio, poi mi volto e faccio per andarmene. Per quel che mi riguarda
gli ho dedicato fin troppo tempo. Ma lui mi richiama.
“Aspetta,
voglio la mia rivincita…”.
Tenti
il tutto per tutto, eh?
“Quando?”
chiedo, senza neanche girarmi.
“Dopodomani.
Qui, alla stessa ora” la tranquillità della sua voce suona forzata alle
mie orecchie.
“Va
bene” dico, andandomene. Non posso vedere la sua faccia, ma giurerei che
è stupita. Non esserne contento, Sendoh: mi hai offeso e io ho voglia
soltanto di fartela pagare e di umiliarti sul campo. Altro che rivincita!
Dopodomani ti dimostrerò che ormai sono pronto per metterti
definitivamente in ombra nel campionato interscolastico!
La
mia rabbia sfuma quando mi chiudo il cancello di casa alle spalle; il mio
gatto è nel giardinetto, come mi vede mi viene vicino e si struscia sulle
mie gambe. Io lo prendo in braccio, carezzandogli il musetto. Mi sento un
po’ triste…
quella stupida conversazione mi ha lasciato un senso di
inquietudine dentro. Guardo la casa e mi accorgo che tutte le luci sono
spente. Hanamichi non è ancora tornato. E io invece ora vorrei
disperatamente stringerlo a me. Le domande incalzanti di Sendoh mi hanno
costretto a mute risposte e io mi sono reso conto una volta di più di
amarlo profondamente, di quanto siano numerose le ragioni per cui lo amo,
di quanto sono felice con lui.
“Oi
kitsune, perché non abbracci me, invece del gatto?”.
“Do’aho!”
non l’ho neanche sentito arrivare, tanto ero assorto…
Entriamo
in casa e io lascio scendere a terra il mio gatto; non appena chiudiamo la
porta, d’improvviso lo stringo a me, con una forza disperata, in
silenzio. Lui ricambia il mio abbraccio, ma sento una nota di perplessità
nella sua voce.
“Oi
volpe, che ti prende?”.
Mi
prende che voglio starti il più vicino possibile…Mi prende che mi
chiedo come reagirei io, se qualcuno ci provasse con Hanamichi come ha
fatto Sendoh con me. Non sopporto neanche il pensiero, le mie braccia si
serrano ancora di più intorno a lui, come se potessero incatenarlo a me.
“K…
kitsune,
mi soffochi…”.
“Tu
sei mio, Hanamichi. Questo lo sai, vero?”.
Ti
è entrato bene in testa, scimmia rossa? Hai capito che io non rinuncerò
mai a te? La mia domanda sembra affettuosa, ma in realtà il mio tono è
quasi minaccioso e lui se ne
accorge.
“Oi
kitsune, certo che lo so! Come tu sei mio…
Ma che ti è successo? Per
caso ti ha dato fastidio che sia uscito con i miei amici?”.
Ma
quanto sei tonto, do’aho!!!
“No”
e gli mordo un orecchio per punirlo della sua stupidità.
“Ahi!
Volpaccia…” si lamenta lui, ma la sua voce è affettuosa come la sua
stretta.
Andiamo
in salotto e ci sediamo sul divano, bevendo aranciata.
“Tu
dove sei stato?” mi chiede Hanamichi.
Voglio
essere sincero.
“Al
campetto vicino al mare…
e già che c’ero ho battuto Sendoh”.
Il
mio do’aho diventa tutto rosso in viso: “S…
Sendoh! Lo hai visto?!
Dove, come, quando, perché?!?!”.
La
mia spiegazione viene continuamente interrotta e disturbata dalle sue
imprecazioni e dal suo borbottio incessante “porcospino maniaco
pervertito” tanto per fare un esempio.
“CHE
TI HA DETTO? CI HA PROVATO, EH? CI HA PROVATO?” mi chiede, fumando dalla
rabbia e agitando i pugni.
“Non
più del solito…”.
“Bastardo
maniac…
uhmmmm…”.
Non
lo faccio neanche finire, tanto lo so cosa vuole dire. Lo bacio con tutta
la mia forza, premendogli la nuca con la mano; mi sento pieno di ardore,
lo incoraggio a socchiudere le labbra per lasciarmi esplorare la sua
bocca… Non mi capisco: sono io quello che ha ricevuto proposte questo
pomeriggio, eppure sono sempre io quello che ora è geloso, in questo
momento so di esserlo molto più di lui…
Forse perché parlando con
Sendoh, mi sono reso conto di non poter più fare a meno di Hanamichi.
Gli
mordo un labbro, prima di tirarmi indietro; lui mi guarda eccitato e
stupito allo stesso tempo.
“Kaede,
hai degli occhi di fuoco stasera!”.
Già.
Con
una spinta lo faccio sdraiare sul divano, poi gli sbottono velocemente i
pantaloni.
“Ehmmm…
Kitsune…
e se andassimo al piano di sopra…”
“No!
Restiamo qui…
e non lamentarti!”.
Lui
ridacchia: “E chi si lamenta?!”.
“Anche
perché non servirebbe…
lo sai che alla fine faccio sempre quello che
voglio” dico, prima di chinare il viso su di lui. I suoi sospiri e le
sue mani fra i miei capelli mi eccitano, ma ora non voglio pensare a me
stesso, voglio solo dargli piacere. E infatti continuo fino a che non lo
sento raggiungere il culmine; poi, quando
mi accorgo che si sta rilassando, rialzo il viso e respiro
profondamente.
Ho
bisogno di bere. Mi verso un po’ di aranciata, mentre lui si riabbottona
i pantaloni, ma prima che possa portare il bicchiere alle labbra Hanamichi
mi fa voltare e mi bacia profondamente. Un bacio lungo, umido, intimo.
Che
purtroppo deve finire; io bevo, lui mi sorride malizioso: “Quanto
ardore, Kaede! A cosa si deve?” scherza e sa di scherzare. In realtà,
mi ha visto fare cose molto più audaci…
Io
lo abbraccio e gli bacio la punta del naso: “Mi fai stare bene, sai
do’aho?”. E io volevo far stare bene te…
Lui prima fa una faccia
stupita, poi gli si dipinge in volto la sua bella espressine compiaciuta.
E’ contento. E’ raro che io gli parli così, anche se stiamo insieme.
“Hahahahaha…
certo
che ti faccio stare bene!!! E’ perché io sono il tensai!” e ride.
“No.
E’ perché sei il mio idiota preferito” mormoro, stringendolo più
forte.
“Uhm…
Kitsune,
sei davvero l’unico che riesca a far coincidere un insulto e un
complimento!”.
“Hn”.
Mi
scosto un po’ e lo fisso in quegli espressivi occhi color nocciola. Mi
fai stare davvero bene, Hanamichi…
Parte
quarta.- Una questione di principio.
Nello spogliatoio,
Rukawa chiude il suo armadietto e si volta verso di me, in silenzio.
“Allora ti fermi qui, eh? Sì, è meglio. Non tornare a quello stupido
campetto vicino al mare: scommetto che il porcospino maniaco è lì
pronto, nascosto dietro a un cespuglio, per saltarti addosso!” gli dico.
“Hn.
Saprei difendermi, cosa credi?”.
“Lo
so, lo so… Sicuro che non vuoi venire con noi in sala giochi? Guarda che
a Yohei e agli altri farebbe piacere”.
Già,
perché ormai lo sanno anche Okusu, Noma e Takamiya: Yohei mi ha sostenuto
quando l’ho raccontato pure a loro e la reazione di quei cretini è
stata buona; non hanno fatto una piega, erano solo stupiti che uno bello
come Rukawa avesse scelto me… ARGH! Ma perché diavolo sembra a tutti così
strano?!?!
“Grazie,
ma devo allenarmi. Miyagi mi ha anche lasciato le chiavi della palestra”
replica la mia volpe.
“Ah,
a proposito di quel week- end alle terme…”.
“Al
mare”.
“Alle
terme!”.
“Al
mare!”.
Ora
lo strozzo…
Vabbe’,
ho ancora tempo per fargli cambiare idea.
“Comunque,
a quel proposito voglio chiedere a Yohei di aiutarmi a trovare un
lavoretto part-time, così non dovrò stare con i soldi contati” dico
tutto d’un fiato. Non mi va davvero di chiedere troppo denaro a mia
madre… Osservo Rukawa per capire la sua reazione, che non tarda ad
arrivare… e non è quella che mi
aspettavo!
“Lavorerò
con te” si limita a dire.
Eh?
Ma comevuole lavorare con meIo mi aspettavo sferzanti rimproveri per
il tempo sottratto agli allenamenti...
“Scusa,
volpino, ma che diavolo hai nella testa? A te non servono soldi, hai
l’assegno di tuo padre…” che è bello sostanzioso, aggiungo
mentalmente.
Lui
alza le spalle: “E allora? Quei soldi sono soprattutto per la casa, per
i viveri, non per ME. E se si tratta di qualcosa che riguarda noi due, non
voglio essere in debito con lui in nessun modo. Tra l’altro devo
abituarmi…”
“A
che?” quanto lo odio quando lascia le frasi in sospeso!
“Quando
saremo in America non accetterò più né uno yen, né un dollaro da mio
padre”.
Io
sbotto a ridere: “Hahahahaha… tanto avremo degli ingaggi favolosi, io e
te!!! Vedrai!”.
“Io
lo avrò di sicuro…”.
“STUPIDA
VOLPE!!!COME OSI?”.
“…
ma
non è per questo che gioco a basket”.
Lo
so, Kaede. Tu giochi a basket perché è l’unica cosa che vuoi fare e
che hai nel cuore: se ti togliessero questo sport, ti ucciderebbero.
Lo
ammiro per quello che ha detto e sono felice che voglia condividere con me
anche questa esperienza. Quando esco dallo spogliatoio mi accorgo che Mito
e gli altri mi stanno già aspettando sulla soglia della palestra.
“Yohei,
fammi un favore- esordisco- Aiutami
a trovare un lavoretto estivo part-time che duri poco: mi servono soldi
per pagarmi due giorni di vacanza” mi sento pieno di energia e di
entusiasmo a quest’idea.
“Due
lavoretti”.
La
voce profonda di Rukawa ci fa voltare verso di lui; lo sguardo di Yohei è
sorpreso e ne capisco il motivo: credo si sia reso conto anche lui della
disponibilità economica della volpe…
“Vuoi
lavorare per pagarti la vacanza?” gli chiede, infatti, senza
tergiversare.
“Sì”
è la laconica risposta della mia kitsune.
“Ma…
perché?”
insiste Yohei.
Rukawa
non cambia espressione, soltanto io noto lo scintillio dei suoi occhi.
“E’
una questione di principio” dice; Yohei annuisce, sorridendo.
Quando
siamo già per strada, Yohei mi si accosta e bisbiglia in modo che lo
senta solo io: “Sai, avevi ragione”.
“Eh?
Questo è ovvio… su cosa, stavolta?”.
“Ho
compreso il ragionamento di Rukawa: è davvero un bravo ragazzo… ed è
perfetto per te: mi rimangio tutti i miei dubbi!”.
“Meglio
per te!”.
Guai
se sento una parola contro la mia volpe, solo io posso insultarlo! No, a
parte gli scherzi: è l’UNICO adatto a me, l’unico a farmi sentire una
persona completa, ecco perché sono stato tanto geloso in questi giorni;
non voglio neanche pensare a cosa ne sarebbe di noi adesso, se settimane
fa ci fossimo arroccati sul nostro orgoglio. Forse saremmo andati avanti
lo stesso, ma non avremmo VISSUTO davvero.
Arrivo a casa con
un’ora di ritardo.
Quando
mi affaccio dalla porta della cucina, scopro che Hanamichi ha già
iniziato a preparare la cena ed è impegnatissimo a fare una spremuta
d’arancia. Così impegnato da non accorgersi di un particolare…
“Do’aho,
il cibo tende a bruciarsi se lo lasci sul fuoco…”.
Lui
sobbalza: evidentemente non mi aveva sentito arrivare, ma poi i suoi
lineamenti si alterano in un batter d’occhio.
“Stupida
volpe! Dove diavolo sei stato finora? No, non dirmelo…
Sendoh ti ha teso
un agguato?!”.
Io
sposto il mio sguardo verso il fumo che ormai si alza dai fornelli:
“Spegni il gas” dico.
“AAAAAAHHHH!!!
I nostri hamburger!!!!” grida lui, con un’espressione decisamente
comica, lanciandosi verso il luogo del disastro.
Io
rimango vicino allo stipite della porta, che nasconde metà del mio corpo,
e mi limito ad alzare le spalle: “Fa niente…
vuol dire che cucineremo
insieme…”.
“Grrr…
allora,
kitsune, vuoi degnarti di dare spiegazioni del tuo ritardo?” sbraita il
mio do’aho, lanciando occhiate d’odio alla carne bruciata.
“C’è
stato un fuori programma: ho avuto un incontro inaspettato e non ho
resistito…” spiego, restando sul vago, cosa che so gli dà un fastidio
pazzesco. E infatti Hanamichi prende fiato per gridare: “INCONTRO CON
CHI???”.
“Con
lui…” e gli mostro finalmente ciò che nascondevo dietro la schiena.
Il mio do’aho sbarra gli occhi quando lo vede, con un’espressione
sconsolata.
“Un…
un
altro?!” si lamenta, guardando il gattino nero che tengo in una mano.
“Ero
per strada, quando l’ho sentito piangere…
non sono riuscito a trovare
sua madre, forse è rimasto solo. Così l’ho preso io. Deve avere un
mese e mezzo: ho fatto tardi perché sono andato dal veterinario, che
l’ha pulito e vaccinato”.
Dio, che tenerezza che mi fai, Kaede…
Eccolo
qui, mister iceberg, che si ferma per strada a raccogliere un
gattino… Perché tu, in realtà, non sei un iceberg, non lo sei affatto!!
Sai essere anche tanto delicato… lo vedo da come accarezzi questo
batuffolo nero un po’ spaventato…
“Senti,
kitsune, credi che il tuo gatto accoglierà bene questo nuovo arrivato? Io
sono sicuro che lo saluterà con una zampata” gli dico, sorridendo al
micetto, mentre ricordo il trattamento riservato a me. Ma Kaede scuote il
capo: “No, è improbabile, se fosse un gatto adulto forse sì, perché
lo vedrebbe come un rivale nel suo territorio. Ma questo è un
cucciolo… credo che sarà affettuoso”.
Seguendo
le sue istruzioni io verso del latte in una ciotolina e la poso davanti al
musetto nero del gattino, intanto che la mia volpe è in cerca di
quell’altra belva che gli gira per casa. Torna poco dopo, portando in
braccio Micky; io ho un brivido di terrore quando vedo la sua zampa
posarsi sul viso di Kaede, ma la kitsune non fa una piega e in effetti non
sembra avere motivo per farlo: il gatto vuole essere affettuoso. Poi Micky
nota il gattino che beve il latte sul tavolo; Rukawa continua a tenerlo in
braccio e solo dopo un po’ lo posa vicino al nuovo arrivato. Ora parte
la zampata, ci scommetto… Micky si avvicina al gattino e lo annusa con
circospezione… ora gli arriverà una zampata, ci giurerei… Il gattino
sembra un po’ intimorito, poverino, non sa che cosa lo aspetta… E
invece quella pantera comincia a leccargli il pelo per pulirlo!!!!
“STUPIDO
GATTO!!! Ti piace graffiare soltanto me, eh?! Sei tale e quale il tuo
padrone!” sbotto, sentendomi preso in giro PURE da un animale domestico.
Poi mi rivolgo alla mia volpe, che sta guardano in silenzio i suoi gatti:
“Oi kitsune, ma perché ti piacciono tanto i felini?” qualcosa
mi dice che alla fine ne avrà la casa piena…
“Hn?
Perché non si lasciano dominare… sono loro che decidono se affezionarsi
al padrone o no, sono liberi e indipendenti…”.
Credo
di aver capito, sembra il suo ritratto… “E quest’altro come pensi di
chiamarlo?” gli chiedo. Lui lo osserva mentre beve il latte sotto lo
sguardo vigile della belva, che sembra averlo adottato, poi dice con
indifferenza: “Dunque, mi sembra di averti detto una volta che il
prossimo gatto lo avrei chiamato Akira…”.
“KITSUNEEEE!!!
Tu lo fai apposta!!! Lo vedi questo?- gli agito il mio pugno davanti al
viso- Lo vedi? Sta per arrivarti diritto sul naso!!” grido, rischiando
di perdere il controllo. Perché mi
dici queste cose, Kaede? Io ci sto male…
“Non
urlare” sbuffa lui, voltandosi e dandomi le spalle.
“Dannatissima
volpe, come ti viene in mente di voler infelicitare la vita di questo
micetto così carino, affibbiandogli il nome di quel porcospino
imbecille!!!” e continua a darmi le spalle!!!
“Se
ben ricordo era una punizione per te”.
“Kitsune,
non tirare troppo la corda, l’ira del tensai non perdona! Potrei anche
strozzarti!!” lo avverto. Mi sento le guance in fiamme e non è un bel
sintomo… ma Rukawa sbuffa: “Se mi stai alle spalle e l’unica cosa che
ti viene in mente è di strozzarmi, significa che stai perdendo
colpi…”.
Mi
blocco, interdetto. IO STAREI PERDENDO COLPI?!?!
“Oooooh…
volpino…
oggi
hai voglia di provocare, eh?” oddio, mica solo oggi, ma insomma… Lui si
gira e mi cinge il collo con le braccia, mormorandomi a fior di labbra:
“Tutto sommato, forse lo chiamerò Hanamichi…”. Davvero lo farebbe?
“Anzi,
lo chiamerò Hana! Con il tuo nome completo voglio chiamare soltanto te”
dice con tono definitivo. Mi bacia leggermente e si stacca da me, il cuore
mi batte forte: Kaede è freddo e insolente, sa essere malizioso e
provocante, ma talvolta è anche sorprendentemente innocente…
“Forza,
do’aho!”.
“Eh?
Che c’è?” ero davvero perso nei miei pensieri…
“Dobbiamo
cucinare. Hai carbonizzato la cena, te lo sei scordato?”.
“Anche
se me lo fossi scordato, ci saresti sempre tu a ricordarmelo, vero Kaede?”.
“Già…”.
Parte quinta.- Dimmelo!
Con
una gran faccia di bronzo, Rukawa mi ha avvertito della sfida fra lui e
Sendoh per questo pomeriggio; l’ho visto particolarmente carico, mi ha
accennato ad un’offesa ricevuta dal porcospino- maniaco e questo deve
aver fatto aumentare la sua voglia di vittoria. Davanti a lui mi sono
controllato: l’ultima cosa che voglio è che pensi che Sendoh mi
preoccupi come rivale. A parte il fatto che non lo è, sarebbe
comunque indegno del grande tensai mostrarsi insicuro di fronte a
uno come Sendoh! Sì, vabbe’…chi voglio imbrogliare? Sono geloso,
gelosissimo di Kaede, non sopporto neanche che quel tizio lo guardi, se
proprio devo dirla tutta!!! Avevo sentito dire che la gelosia è
irrazionale, che è come un tarlo che si insinua lentamente…Non ci
credevo e invece era vero. Non ci credevo forse perché allora non avevo
niente di cui essere geloso e adesso sì; so che posso fidarmi di Kaede,
so che è un ragazzo fedele a se stesso e ai suoi sentimenti… e a me! Ma
saperlo non serve a niente. Sarà per via del mio carattere, così
romantico e passionale… E ora che faccio? Mmm… ovvio! Vado al campetto!
Arrivo giusto in tempo per vedere Rukawa che riesce a intercettare un tiro
di Sendoh. Bravo, volpacchiotto, devi essere spietato con questo
imbecille!
“Rukawa,
sono le 19.00, dobbiamo fermarci. Questa volta siamo pari” dice il
maniac… ehm… il porcospino. Già, la kitsune mi aveva raccontato di
quella patetica trovata per stare più a lungo vicino a lui: certo, venti
punti si possono anche realizzare in fretta, mentre così Sendoh sapeva
che sarebbe stato con lui per un tempo ben preciso… Che serpente!
“Il
mio orologio dice che manca un minuto”.
La
bella voce della mia volpe. Dopo aver parlato, lo vedo caricare un tiro da
tre punti e fare canestro! Poi si volta verso il giocatore del Ryonan:
“Ho vinto io” dice, con un lampo di soddisfazione che non mi piace per
niente, con uno sguardo che non mi piace per niente!!! Maledizione, se
c’è qualcuno che deve dare soddisfazione a quella volpe quello sono io,
non una vittoria personale contro il re dei maniaci!!! Ed eccolo lì,
infatti, quell’ hentai che gli sorride: “Non sarebbe valido… te lo
concedo solo perché sei tu…”. Ooohhh ma che gentile!! Cosa vuoi, che
Rukawa ti ringrazi? Sono un po’ distante da loro, ma anche da qui riesco
a vedere il viso di Rukawa che si irrigidisce. Poi la volpe fa per
andarsene. Meno male, per oggi è finita…
“Aspetta,
Rukawa. Vorrei scusarmi per quello che ti ho detto l’altro giorno: sono
stato offensivo e volgare…”.
Eh?
Cosa diavolo gli ha detto, io non ne so niente?! Sarà andato sullo
spinto, di sicuro, ma io lo ammazzo…
“…
posso
giustificarmi solo dicendoti che per me è difficile accettare che tu stia
con Sakuragi e ancor più che sia lui a fare l’amore con te. Se ti ho
detto quelle cose è perché ti desidero, ma la mia non è solo attrazione
fisica… io ti…”.
“Sendoh,
non finire questa frase o non accetterò le tue scuse!” lo interrompe la
voce gelida di Kaede, che per tutto il tempo è stato a guardarlo con
occhi di ghiaccio. Io sono allibito, non riesco a credere alle mie
orecchie! Sendoh si è dichiarato, gli ha detto che lo desidera!!! Così,
come se fosse la cosa più normale del mondo da dire ad un rivale
sportivo, che guarda caso è anche sentimentalmente impegnato… E mi
ricordo benissimo di avergli detto di stare alla larga dal MIO
ragazzo…già, ma lui è il grande Sendoh, che gliene frega delle parole
del tensai? Sento distrattamente la sua risposta a Rukawa: “Va bene. Ti
prego di scusarmi”.
La
mia kitsune gli fa un cenno col capo, poi si gira, raccoglie il suo
borsone e se ne va. Ma io rimango. Sono furioso… ti sei spinto un po’
troppo in là per miei gusti, Sendoh! Hai bisogno di una lezione; a questo
punto decido di farmi avanti.
“Sei
ancora più stupido di quanto pensassi, porcospino!” gli dico ad alta
voce.
Lui
si volta subito verso di me ma stranamente non sembra stupito.
“Ah,
sì? E perché mai?” e sorride, questo imbecille!!! Ma che ha da
sorridere?! E mi chiede pure il perché… non è molto furbo umiliarsi
davanti a Rukawa e lui lo sta facendo…
“Rukawa
non ti vuole, te lo ha detto più volte- ora tocca a me sorridere, deve
vedermi sicuro di me…- Chi te lo fa fare ad insistere? Riuscirai solo a fargli
perdere quel poco di stima che ha di te. Fai una bella cosa, Sendoh:
prenditi una vacanza, parti, sparisci… affogati già che ci sei…” ma
quanto lo detesto!!!
Lui
mi fissa, poi sbuffa ironicamente: “Davvero non capisci, Sakuragi? Se tu
fossi al mio posto cosa faresti?”.
“Eh?
Che vuoi dire? E poi mi farebbe schifo essere al tuo posto!!” mi sto
inca**ando di brutto. Lui si mette le mani in tasca e parla
con noncuranza: “Vediamo… se io mi fossi messo alle costole di
Rukawa da subito, dal giorno dopo quell’amichevole, lo avrei
conquistato molto prima di te…”.
“Ma
che ca**o dici? Brutto presuntuoso!” gli tiro un pugno, ma lui lo
schiva. Non hai capito proprio niente di Kaede, se dici così…
“…
sarei
io ora il suo compagno e il suo amante. E, dimmi, tu avresti lasciato
perdere? Ci avresti messo una pietra sopra?”.
Mi
sento ribollire di rabbia, perché a prima vista ha ragione… non avrei
mai sopportato l’idea della kitsune fra le braccia di Sendoh, non avrei
mai potuto rinunciare a lui… ma il tizio qui di fronte a me non tiene
conto di un particolare che dovrebbe essere importante per un innamorato.
“Ti
ha detto di no. Te lo ha detto più volte. E Rukawa è sempre sicuro di ciò
che dice; tu affermi di amarlo, ma se fosse vero rispetteresti la sua
volontà” gli ringhio contro.
“Ma
che parole nobili… Ti senti tanto sicuro di te?”
“Ma
certo: ho tutti i motivi per esserlo”.
E
Sendoh sorride di nuovo: “Se tu sei tanto sicuro, spiegami una cosa:
perché Rukawa non sa mai dirmi cosa ci trovi in te?”.
CO…
COSA?!
Mi blocco sul posto.
“Che
vuoi dire” cerco di ripetermi mentalmente che è solo un patetico
tentativo da parte sua per innervosirmi.
“Voglio
dire che gli ho chiesto più volte cosa gli piaccia di te e Rukawa non ha
detto mai una sola parola. Nulla- alza il volto verso il cielo- Non mi ha
detto neanche che sei bravo come amante, con tutto che io gliel’ho
chiesto esplicitamente, sai? Ma lui stava zitto. Non è un buon segno,
Sakuragi: secondo me hai poco da essere sicur…”.
Il
mio pugno lo prende in piena faccia, impedendogli di finire quella dannata
frase.
“Maledetto
bastardo!” urlo. Continuo a tirargli pugni, ma sono troppo fuori di me
per prendere bene la mira, così il bastardo riesce a schivarne diversi e
perfino a restituirmene. Qualcosa dentro di me mi fa troppo male… tanto
che dopo un po’ devo fermarmi. Ci guardiamo, ansimanti.
“Te
lo avevo detto, mi pare, che ti avrei mandato all’ospedale se ti avessi
visto ancora intorno a lui!” gli ricordo, guardandolo con odio.
“Avanti,
provaci!” mi sfida, con il suo irritante sorriso da battaglia.
“ARGH!
Ho capito il tuo gioco, brutto maniaco! Tu vuoi che io ti faccia finire
all’ospedale per poi denunciarmi per tentato omicidio, così potrai
mettere le mani addosso a Rukawa mentre io sarò in carcere!!! E’ questo
il tuo piano, vero?” grido.
La
faccia di Sendoh è incredula, poi lo vedo scuotere la testa con
sufficienza: “Mi hai scoperto, Sakuragi, lo ammetto…”.
“Non
prendermi in giro, bastardo!!” faccio per lanciarmi contro di lui, ma il
porcospino usa parole che mi gelano.
“In
fondo lo sai che ho ragione. Se Rukawa non mi sa dire perché gli piaci,
vuol dire che non gli piaci abbastanza e se è così prima o poi lui sarà
mio”.
Lui
sarà tuo?! LUI SARA’ TUO?! LUI E’ MIO, MIO PER SEMPRE!!!
“Sai
che cosa farò prima di veder realizzata una simile prospettiva? Io ti
ammazzo… e non solo… ti ammazzo, lo ammazzo e mi ammazzo!” oddio che
cosa drastica… in realtà non lo farei mai, ma forse se mi prende sul
serio si spaventa…
“Aha…
Ssssì…
fatti un giro, Sakuragi”.
“Fattelo
tu, un giro!!” grido, colpendolo di nuovo. Ma lui continua ad avere
un’espressione serena.
“Ti
dirò una cosa, Sakuragi. Starò alla larga da lui, ma non per le tue
stupide minacce: soltanto perché non voglio irritarlo. Voglio che lui sia
stufo di te, prima di provarci di nuovo”.
Ma
quanto lo odio!!!
Non
gli dico altro, non mi va di sporcarmi ulteriormente le mani con questo
imbecille, anche perché ora devo parlare con qualcun altro… Mi volto e
me ne vado. Sono furibondo con Sendoh, ma anche con la kitsune. Perché ha
dovuto umiliarmi così davanti a quel porcospino? E’ di poche parole,
certo, ma poteva trovarne almeno due- tre per tappare la bocca di quel
malefico porcospino! Perché non ha saputo dirgli niente? Eppure…ha
detto di amarmi, mi ha fatto un giuramento, si è dato a me… vorrà pur
dire qualcosa, no?! E allora perché mi ha umiliato? Perché non ha voluto
difendermi davanti al mio rivale? Così ora Sendoh crede di avere ancora
speranze… Forse le ha?! Il cuore mi fa male, giuro… Io mi fido di lui,
giuro anche questo, ma ora mi sento davvero insicuro. Faccio di corsa la
strada fino a casa, ho troppa fretta di chiarire le cose e di riempirlo di
schiaffi! Quando entro in casa ho il fiatone, ma corro subito a cercare
quella dannata volpe; lo trovo in salotto, che consulta la guida per le TV
straniere: senz’altro un’altra dannatissima partita di basket da
registrare! Non ha neanche finito di cambiarsi, indossa solo i
calzoncini. Ansimo violentemente e lui si accorge di me, mi porto davanti
al suo viso, mentre mi guarda stupito, e lo colpisco con un pugno. Rukawa
barcolla, ma rimane in piedi.
“Bastardo!”
gli grido contro.
“Sei
impazzito, do’aho? Che ti prende?” mi chiede la volpe, gli occhi
ridotti a due fessure fredde.
“Non
sai cosa ti piace di me, eh? Non hai niente da dire a riguardo, vero?”
gli rifilo un altro pugno e, in cambio, ricevo un calcio nello stomaco.
“Ma
di che diavolo parli, idiota?”.
“Di
Sendoh, parlo! Non hai saputo dire niente a quel maledetto, niente,
neanche che stai bene a letto con me!! Ho pure dovuto sentirmi prendere in
giro per questo!”.
“Tutto
qui?” mi chiede. Non ci posso credere… è questa la sua reazione?
Sembra quasi… che non provi nulla… Maledizione a te, kitsune!!!!! Gli
do un pugno nello stomaco, lui mi colpisce alla mascella.
“Do’aho!
Non hai capito niente!”.
“Come
faccio a capire, se non parli?!” urlo. Mi sento le guance in fiamme…
“Io
non voglio parlare dei miei sentimenti con gli estranei, è chiaro? Non
avevo niente da dire a Sendoh e le sue domande non erano fatte in buona
fede! E comunque sono cose che riguardano solo me…” sibila lui.
“No,
riguardano NOI- lo afferro per le spalle e lo scuoto- Adesso Sendoh crede
di avere ancora speranze, ecco il risultato del tuo silenzio! Perché
mi hai fatto certe promesse se poi dovevi umiliarmi davanti a
lui?”.
Kaede
si scosta bruscamente e si avvicina al tavolo: “Gli ho detto che ti amo
ed è stato pure troppo! Io non volevo umiliarti… ti avrei umiliato se
avessi parlato con lui della nostra intimità, non riesci a capirlo?!”.
“Le
tue sono solo scuse… io capisco che se dici di amare una persona, ma poi
non sai spiegare cosa ti piace di lei, allora non sei molto credibile!”
ribatto io, portandomi nuovamente di fronte a lui.
“Do’aho!-
ora i suoi occhi bruciano- Sei ancora più stupido di quanto pensassi! Io
non l’ho mai detto neanche a TE perché ti amo… e dovevo andare a dirlo
a LUI?!”.
“Dimmelo
ora, maledizione!”.
Dimmelo,
Kaede, o mi farai impazzire… Vuoi proprio che lo ammetta? Va bene: in
questo momento mi sento
insicuro, mi sento mancare la terra sotto i piedi, perché ho paura di
perderti e io non posso immaginare la
mia vita senza te; ho bisogno di sentirmi dire che per te sono
l’unico, che nel tuo cuore ci sono solo io… Dannazione, di’
qualcosa!!! Niente… mi guarda in silenzio…
“Ma
perché assecondi così le tue paranoie? Va bene essere taciturni, ma
dovrebbe essere normale parlare d’amore con il proprio ragazzo, no?
Perché non lo fai? E non mi va neanche di dover stare continuamente
attento a ciò che dico IO!! Altrimenti sia mai che tu ti senta
controllato, legato, assillato e chi più ne ha più ne metta…”.
“Io
non mi sento mai controllato o assillato, quando si tratta di te,
imbecille!” dice la mia volpe, guardandomi dritto negli occhi.
“Allora
perché non mi dici mai niente?” continuo ad ansimare, ma ora il dolore
prevale sulla rabbia.
“Ti
ho detto che ti amo” si giustifica lui.
“A
me non basta. Voglio che tu mi dica il perché, voglio poterti dire io
quanto tu sia speciale ai miei occhi…”.
“Non
so come si fa…”.
“Eh?”
forse ho sentito male… accidenti che mal di testa…
“Non
è facile imparare a parlare. A dire parole sono buoni tutti, ma a parlare
no… Io ho iniziato a farlo ora, con te. Un giorno sarò in grado di
parlarti come tu vuoi, ma lo farò solo con te. Non avrei mai potuto
parlare con Sendoh”.
Il
cuore mi fa meno male. Provo una strana tensione: sono arrabbiato,
dispiaciuto, geloso. Soprattutto geloso. E questo mi fa avere una netta
percezione fisica del suo corpo seminudo vicino al mio e io mi ritrovo
combattuto tra il desiderio di prenderlo a pugni e quello di farlo mio
adesso…ed è quest’ultimo che prevale. Rukawa mi fissa con occhi
scintillanti, ci stringiamo e ci baciamo;
lui mi morde le
labbra, mentre io lo spingo sul tavolo, cercando di togliergli di dosso
quel poco che indossa. Ora sto veramente andando a fuoco… la gelosia
mi ha fatto perdere la testa, Kaede mi ha fatto perdere la
testa… Non posso non essere geloso di te, Kaede, vedi di capirlo una
buona volta! Tu sei tutto ciò che mi mancava e che adesso ho e non voglio
rischiare di perderti mai, MAI!
“Spogliati,
Hanamichi…”.
Anche
tu sei combattuto, Kaede, lo percepisco dai fremiti della tua pelle sotto
le mie mani. E anche tu hai scelto.
Dovrei
odiarti, sai Hanamichi?
Arrivi
qui e mi prendi a pugni senza motivo (come quando ci siamo conosciuti…),
mi gridi contro accuse assurde come se ti avessi tradito e mi dici pure
che sono paranoico!!! Ho un carattere diverso dal tuo, sai accettarlo? No,
forse la gelosia ti ha impedito di guardare con obbiettività a questa
situazione…
Dovrei odiare la tua gelosia, dovrei odiare questo bisogno
reciproco sempre più totalizzante. Dovrei odiarti perché mi stai tenendo
testa. Ma proprio per questo non posso farlo. Io non sopporto di essere
contraddetto o che non si faccia a modo mio, ti detesto quando mi tieni
testa, eppure…
è una delle tue qualità che mi fa scorrere più
velocemente il sangue nelle vene! Perché se tu ti facessi trattare come
uno straccio ne sarebbe appagato il mio egocentrismo, ma il nostro
rapporto sarebbe banale e monotono e io non ti rispetterei veramente. E
invece io ti stimo e ti rispetto e trovo elettrizzante il nostro
incontrarci e scontrarci. Anche ora; ce l’ho con te, vorrei prenderti a
pugni per punirti della tua stupidità e allo stesso tempo sento che il
mio respiro è più rapido e riconosco gli inequivocabili segnali che mi
manda il mio corpo: un calore diffuso che si espande sotto la pelle, il
cuore che sembra scoppiare nel petto e una sensazione difficile da
spiegare che mi fa bruciare e che mi dice che lo voglio dentro di me…
Stavolta
mi fai gridare di dolore…
“Scusa…-
mi mormori- non riesco a controllarmi…”.
“Non
devi controllarti…” posso solo ansimare, assaporando il magico momento
in cui il piacere si sostituisce a poco a poco al dolore.
“Sei
così bello, Kaede…
sei bellissimo…” me lo dici sospirando,
sussurrandomelo a fior di labbra. E’ strano, ora sono qui, sotto di te,
e tu mi stai possedendo, eppure ho la certezza che sono sempre io il più
forte, perché ti guardo in viso e mi rendo conto che ti ho in mio
potere…
In questo momento potrei chiederti di fare qualunque cosa per me
e tu la faresti. Ma io non ti chiederò mai una cosa simile, perché non
ci si deve mai approfittare dell’amore…
Le
sue spinte diventano più veloci e violente e mi fanno gridare, ma è
esattamente quello che voglio…
e che lui gridi con me…
Quando lo sento
rilassarsi contro il mio corpo, lo stringo a me, anche se in realtà non
stiamo molto comodi. Ma ora non lo lascerei andare per nulla al mondo.
“Kaede…”.
“Dimmi…”
la mia voce è solo un soffio.
“Sei
così speciale…
siamo così speciali noi due, insieme…
io non voglio che
finisca mai…”.
Lo
stringo di più. Sei così dolce, Hanamichi…
Non
finirà, te lo assicuro.
“Stupido,
do’aho! Ancora non l’hai capito? Io voglio solo te…” ce l’ho
fatta! Glielo ho detto! Parlare non è stato difficile, adesso: ho
soltanto dato una voce concreta a parole che erano già dentro di me.
Lui
si solleva sulle braccia e mi fissa negli occhi, poi si raddrizza e mi
attira a sé.
“Io
voglio solo te” gli ripeto prima di baciarlo.
Hanamichi
mi stringe a sé con una forza incredibile, poi mi mormora all’orecchio:
“Andiamo a letto…”.
Non
so che ore sono o quanto tempo sia passato o quante volte l’abbiamo
fatto, so solo che stavolta siamo veramente sfiniti!!! Hanamichi stringe la
mia mano, mentre riposa vicino a me. Io sinceramente credo che crollerò
addormentato da un momento
all’altro!
“Kitsune?”.
“Hn?”.
“Io
non ce la faccio a scendere al piano di sotto per mangiare”.
“Neanche
io” già, ormai l’ora di cena è passata da un pezzo.
“Kitsune?”.
“Hn?”.
“Io
non ce la faccio neanche ad arrivare alla doccia”.
“Neanche
io”.
“Kaede?”.
“Hn?”
ma che c’è ancora?
“Promettimi
che non litigheremo mai più per una cosa simile”.
Io
giro faticosamente la testa verso di lui e i nostri occhi si incontrano.
Sorrido leggermente: “Te lo prometto…”.
Sorride
anche lui.
“…tanto
troveremo senz’altro altri motivi per litigare!” concludo.
E
ridiamo insieme.
Fine
(per ora?) ^_^
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