Nuovo mese, nuova HanaRu! Sì, lo so…io scrivo sempre e solo HanaRu, ma non posso farci niente perché li considero davvero la coppia più bella del mondo!!!…Segue il solito bla bla bla dei disclaimer

 


You Mean the World to Me

di Nausicaa


Parte prima.- Voglio vincere con te.

Ah, che bello…! Oggi niente scuola né allenamenti; è mattina presto, siamo nei primissimi giorni di maggio e l’aria è piacevolmente tiepida. Stamattina mi sento un po’ pigro, riposo ancora sul futon e sorrido ad occhi chiusi: mi basterebbe allungare il braccio per toccare la pelle morbida della mia kitsune… in effetti, perché non l’ho ancora fatto?! A questo pensiero non mi sento più tanto pigro… Stendo la mano, assaporando già questo eccitante contatto… uh? E questo cos’è? Sembra pelo… PELO?!

“MIIAAAOOOO!!!!”.

“AHIAAAAAAA!!!!”.

“Do’aho! Lascia in pace il mio gatto!”.

“Questa belva che tu chiami gatto mi ha appena squartato la mano!” grido io, scattando a sedere e fissando minaccioso il colpevole che mi scruta con aria falsamente pacifica.

“Così impari a dargli fastidio, idiota!” replica la mia kitsune, prendendo le difese della sua palla di pelo.

“Io non gli do fastidio! E’ che questo coso mi odia!” ringhio io, mentre il gatto rimane acciambellato sul petto nudo di Rukawa; devo ammettere pure io, però, che è bellissimo il contrasto tra il suo lucido manto nero e la pelle bianchissima del mio Kaede…

“Fa’ vedere questo squarcio… ma dai, è solo un graffietto, quante storie! E non chiamarlo “coso”, io un nome gliel’ho dato!”.

Per la cronaca, questo gatto ( che secondo me ha delle inquietanti somiglianze con il suo padrone…) si chiama Micky. Mi ricordo che quando me lo disse quasi finì in rissa...

… “Come mai proprio Micky?” gli avevo chiesto, e lui, loquace come sempre, aveva detto: “E’ il diminutivo di Michael”. Io mi ero arrabbiato tantissimo, perché non avevo subito associato quel nome ad un certo campione.

“Chi diavolo è questo Michael? Eh? Qualcuno che ti piaceva?”.

“Ma quanto sei imbecille… L’ho chiamato così in onore di Michael Jordan! Che cosa credevi? Mpf… meriti una punizione, do’aho: se la metti così, il prossimo gatto lo chiamerò Akira...".

“KITSUNE, IO TI CAMBIO I CONNOTATI!!!” avevo gridato…

…Ora mi viene da ridere ripensando  a quel dialogo… oddio, mica tanto all’idea di un gatto di nome Akira! 

“Il mio gatto non ti odia, do’aho: è soltanto geloso di te perché l’hai sfrattato. In fondo era abituato a dormire qui con me, prima che arrivassi tu”.  

La voce bassa della mia volpe mi riporta alla realtà. Gatto fortunato… gli è vicino da più tempo di me, non è giusto!!

Rukawa rimane sensualmente sdraiato, mi fissa negli occhi mentre accarezza la testa del micio; oggi mi sembra stranamente loquace, forse è il caso di approfittarne… A qualcuno sembreranno scemenze, ma ogni notizia su di lui per me è importante e a me piace indagare su tutto.

“Quando l’hai comprato?” assurdo a dirsi, ma non glielo avevo ancora chiesto.

“Non l’ho comprato. Era il secondo anno delle medie, quando un mio compagno di classe ci disse che la sua gatta aveva avuto tre cuccioli ma che lui non poteva tenerli in casa; ci chiese se qualcuno di noi li volesse e io dissi subito di sì. Era la prima volta che gli rivolgevo la parola”.

Tipico della mia kitsune…

“Si sarà emozionato e stupito” ironizzo io.

“Non ci ho badato. Comunque, andammo in tre a casa sua e lui ci fece vedere i gattini. Naturalmente io scelsi per primo”.

Ovvio… e naturalmente nessuno l’ha contraddetto…

“Sei sempre il solito, eh kitsune? Volevi sceglierti subito il gatto più bello!”.

Lui sposta i suoi splendidi occhi su quella belva ambulante che però dormicchia placidamente sul suo petto: “No, non il più bello. Uno dei suoi fratellini aveva il pelo più folto, per esempio, ma quando ho guardato i suoi occhi ho sentito subito un legame e l’ho preso in braccio”.

Questo racconto mi fa sorridere: “Scommetto che allora Micky era carino e docile!”

Sulle labbra di Rukawa passa un’ombra di sorriso: “Avresti dovuto vederlo, era piccolo piccolo! Entrava in una mano… Io, tra la scuola e gli allenamenti, tornavo a casa solo nel tardo pomeriggio, ma da quel momento ce l’avevo sempre intorno. E’ stato da allora che si è abituato a dormire qui con me: si infilava sotto le coperte e io non lo allontanavo. Ma ora ci sei tu e lui…”.

“…è geloso di te” concludo io. Lo sarei anch’io…

“No, non di me: del suo territorio. Ricorda che è un felino, nella sua testa questa è casa SUA e noi possiamo starci per sua gentile concessione”.

Io ridacchio: “Questo atteggiamento mi ricorda qualcuno… sai, kitsune, si dice che gli animali somiglino ai loro padroni”.

“Hn”.

Non ha più voglia di parlare… be’, del resto ha detto delle frasi di senso compiuto, con tanto di subordinate: le sue corde vocali saranno logore…

Quella specie di pantera in miniatura mi fissa con sfida e io lo ricambio cordialmente, anche se non riesco ad odiarlo davvero: in fondo è stato l’unica compagnia della mia kitsune per molto tempo…

Dopo un po’, finalmente, il gatto si stiracchia tutto, salta giù dal petto di Kaede e, con passo regale, esce dalla stanza.

“Oh, era ora!- sogghigno, chinandomi su Rukawa e stringendolo- Solo io posso starti addosso…”.

“Do’aho!”.

“Grrr… smettila di insultarmi! Ma so io come chiudere questa tua boccaccia!- gliela fisso, ne traccio i contorni con un dito, poi mormoro- Questa adorabile bocca…” e mi chino a baciargliela. Non mi stancherò mai della sua morbidezza e del suo sapore, potrei baciarlo per ore ed ore e potrebbe anche lui, lo so, me lo dice l’ardore con cui mi ricambia sempre, anche adesso…

 

Finita la colazione, dobbiamo decidere cosa fare.

“Io vado al campetto” mi annuncia la kitsune; ci rimango un po’ male, devo dire la verità.

“Anche oggi?! Ma perché? E poi dovresti evitare di decidere sempre tutto da solo!” borbotto.

“Non credo di doverti ricordare che si avvicinano le eliminatorie”.

La sua frase è risolutiva. Io mi lascio cadere sul divano e ci medito sopra, perché so benissimo cosa intende dire: dobbiamo dare il massimo per arrivare al campionato nazionale e vincerlo. Lo so bene perché è anche un mio desiderio, mica solo suo… anche io voglio dimostrare a tutti la mia bravura e la mia genialità, a tutti e soprattutto a lui, il mio ragazzo, che crede ancora di essere più bravo di me (veramente lo è, ma non mi piace quando lo dice…). E la sensazione che dà una vittoria è troppo bella per non volerla riprovare una volta che la si è conosciuta. Ma, diavolo!, non è un buon motivo per dimenticare tutto il resto!

“Tuttavia…”.

Alzo gli occhi al suono della sua voce bassa e insinuante.

“… potremmo andare al campetto solo nel pomeriggio. Credo che basterebbe”.

Ah, mi fa piacere che usi il plurale! La kitsune mi si avvicina con il suo andamento felino e il mio cuore aumenta i battiti; deglutisco a fatica: "E fino al pomeriggio come pensi di riempire il tempo?" .

Rukawa mi fissa intensamente mentre si siede a cavalcioni in braccio a me.

“Indovina…”.

Quando fa così perdo la mia timidezza, gli strapperei tutto di dosso, giuro! E infatti alla fine lo faccio… ops, ti ho distrutto la camicia… be’, pazienza, ne hai tante… e so che neanche a te interessa. Te lo leggo in quegli splendidi occhi blu: in questo momento vuoi solo essere amato e io voglio solo possederti… E’ bello andare d’accordo sulle cose importanti!

 

 

Oggi è un pomeriggio tiepido di una bellissima giornata e, al di là del fatto che io sono sempre a mio agio su QUALUNQUE campo da basket, qui si sta veramente bene. Si avvicina l’inizio delle eliminatorie e questo per me ha un preciso significato; non me ne frega niente del Kainan e neanche di Jin o di Kiyota: il mio pensiero si concentra su Akira Sendoh.

Non sarò soddisfatto finché non l’avrò battuto anche questa volta! E’ passato praticamente un anno da quando il signor Anzai mi aveva detto che ancora non ero all’altezza di Sendoh e che avrei dovuto migliorare, ma mi brucia come se lo avessi sentito appena ieri. Terribilmente. Lo sapevo anche io che dovevo migliorare, ma sentirselo dire in faccia è tutta un’altra faccenda. Anche se poi proprio l’incoraggiamento del coach (“Tu puoi diventare il numero uno”) mi ha dato una marcia in più incredibile: da allora non mi sono più fermato…

“Oi kitsune, mi ascolti?” ed ecco le solite grida del mio do’aho.

“Hn?”.

“Credi che stavolta riuscirai a passarmi la palla durante una partita?”.

“Perché dovrei?” che domanda scema… e poi anche lui non ama passarmi la palla.

“Stupida volpe! Per vincere grazie al tensai, no?”.

“Certo che vinceremo. Il Ryonan è la squadra da battere” dico lentamente. Lo sto provocando apposta, so che reagirà, ed è il modo migliore per spronarlo a dare il meglio di sé. Il mio do’aho si avvicina lentamente, con il volto arrabbiato e l’aria di che ha voglia di attaccar briga; io ricambio il suo sguardo con sfida.

“Il Ryonan, eh?! Tu stai pensando a Sendoh e io non lo sopporto!” ringhia lui, parecchio alterato.

“Voglio batterlo. Voglio batterlo con te, che c’è di male?” alzo le spalle.

Voglio batterlo con TE, INSIEME A TE, voglio vincere con te, vuoi capirlo o no, testa dura?! La gelosia risparmiala per altre situazioni! Purtroppo per me, lui sbotta in una di quelle risate che lo fanno sembrare un cretino esaltato.

“Hahahaha… massì, gli daremo una bella lezione, una lezione che non si dimenticherà mai! Hahahaha… non vedo l’oraaaarghhhh!”.

Gli ho tirato una pallonata in faccia, stiamo solo perdendo tempo prezioso per l’allenamento. Ogni lasciata è persa, do’aho, io ragiono così, e se tu non dovessi concentrarti e non ti impegnassi al massimo e questo pregiudicasse la nostra partecipazione alle nazionali, allora potrei anche odiarti…

Lui però non gradisce il mio gesto e per qualche minuto ci prendiamo a pugni, esattamente come ai vecchi tempi; quando ci fermiamo, dopo esserci sfogati, ci fissiamo negli occhi.

“Avanti, do’aho, alleniamoci…”.

“Eheheheh non vuoi più i miei pugni, vero? Ammettilo, sono il più forte!” ghigna lui.

Nei tuoi sogni forse…

“Veramente sono solo preoccupato” gli dico.

“E perché?”.

“Non vorrei che tu non riuscissi a prendere i miei passaggi durante una partita: sai, non ci sei abituato…” il mio viso è serio, ma mi sto divertendo. In fondo, credo che qualche volta potrei anche passarti la palla, testa rossa…

Lui mi scruta, poi i suoi lineamenti si distendono e mi guarda con la sua bella espressione soddisfatta.

“Allora, iniziamo?”.

 

Stiamo tornando lentamente verso casa

Le giornate ormai sono più lunghe, ma il cielo ha i colori del tramonto; mi piace molto quest’atmosfera… a dire il vero mi fa  anche venire sonno… O forse non è il cielo, forse è la stanchezza: già, oggi abbiamo dato l’anima su quel campetto!

“Oi kitsune!”.

“Hn” ma come fa ad avere voglia di parlare?

“Ho avuto una grande idea!” e sorride.

Aiuto… c’è da avere paura delle sue grandi idee…

“Hn?”.

“Senti, dopo la nostra vittoria al campionato potremmo andarcene io e te da qualche parte. Solo due giorni, facciamo un fine settimana, noi due soli, lontano da qui. Ti piace l’idea?” mi chiede, ansioso ed impaziente.

Io e te soli… mi piace stare da solo, ma mi piace ancora di più stare da solo con te…

“Sì” ammetto.

“E dove ti piacerebbe andare?”.

“Al mare”.

Hanamichi sembra rifletterci sopra, poi scuote la testa: “Ti dirò, non è che mi vada molto… a parte che già ci viviamo vicino al mare, so già come andrebbe a finire: tutti gli occhi della spiaggia sarebbero puntati su di te e … e tra l’altro al mare si sta in costume da bagno!!!” grida, trattenendo il fiato.

“Ma dai?!” ironizzo io.

“Be’, mi darebbe fastidio che altre persone ti vedessero seminudo!” sentenzia il mio do’aho.

“Altre persone mi vedono seminudo ogni giorno nello spogliatoio” gli faccio notare.

“E’ VERO!!! - lo dice come se lo capisse solo adesso – Ma da domani li costringerò tutti a girarsi!!!” .

Non capisco se lo dica sul serio (spero di no) o per scherzo e non posso fare a meno di sbuffare: “Sei ridicolo”.

“Stai zitto, volpino, tu non comprendi la mia passionalità, ecco!” prova a punzecchiarmi.

“Non mi dire di star zitto”.

“E’ vero, kitsune, a te non serve dirlo: tu stai già zitto di tuo! Comunque… allora, alla luce delle obiezioni del genio, dove ti piacerebbe andare?”.

“A me piace il mare” ribadisco.

Hanamichi emette un suono esasperato e rassegnato allo stesso tempo, poi borbotta: “Ok, ok… abbiamo tutto il tempo per decidere con calma”.

Tanto io non cambio idea… voglio andare al mare…

 

 

Quando entro nella sua camera mi accorgo che Rukawa si è già addormentato, ma non mi va di svegliarlo perché so che è stanco morto anche lui; così mi sdraio al suo fianco e ricopro entrambi con una coperta. Poco dopo il mio volpacchiotto si accoccola addosso a me, con la sua bella testa mora sulla mia spalla. Lo ha fatto inconsciamente, lo so: sta dormendo profondamente, me lo dice il suo respiro lento e regolare, ma io sorrido mentre lo abbraccio. Ho la sensazione di proteggerlo, in questo momento, e so che non potei provarla se Rukawa fosse sveglio. Intendiamoci, io adoro la sua forza, ma a volte penso che ne abbia pure troppa…Insomma, io sono un tipo romantico e ho anche scoperto di avere un grande istinto protettivo, ma ho dovuto imparare a reprimermi. Cosa straordinaria, tra l’altro, trattandosi di me che sono l’impulsività fatta persona! Se mi comportassi così con la kitsune credo che sarebbero liti continue, perché lui non è comprensivo verso ciò che ritiene debolezza. Così devo approfittare di questi momenti in cui dorme per illudermi che la mia volpe abbia bisogno di essere protetta da me…Ma forse ci siamo sempre protetti a vicenda, io e lui, in realtà: anche quando non era ancora mio, mi era sempre accanto in un modo o nell’altro…

Nel sonno Kaede strofina il suo viso sulla mia spalla e io lo stringo più forte. Comincio a chiedermi quali momenti siano più preziosi per me: le nostre ore di passione, quando facciamo l’amore fino allo sfinimento e nella nostra testa l’unico pensiero è quello di fonderci l’uno nell’altro, o questi attimi di tenerezza assoluta, di pace totale? 

Non so scegliere. Più che altro credo che NON si possa scegliere…

Certo, se la volpe sapesse quali pensieri seri faccio a causa sua, non ci crederebbe!!! Eh, sì… il grande tensai è anche un grande filosofo, ammettiamolo! Modestamente… ciò che mi spetta, mi spetta !!!!!

Uhm… e quale sarà la prossima impresa del genio? Vincere il campionato nazionale? Battere il record di media/ punti nella storia del Giappone? No… ebbene no…

Sarà convincere quella volpe dalla testa adorabile ma dura che io NON voglio andare al mare! Che faticaccia mi aspetta…

 

Parte seconda.- Voglio solo te.  

 

So che nei prossimi giorni sarà difficile avere a che fare con la kitsune, perché lui si concentrerà completamente sulle eliminatorie ormai vicine; anche se non lo conoscessi così bene, saprei benissimo elencare quali siano i suoi scopi: la qualificazione per le nazionali, certo, ma anche vincere la sua battaglia personale con Sendoh ed essere nominato MVP. Il primo ed il terzo scopo li condivido in pieno, il secondo invece mi urta i nervi: non sopporto che la MIA kitsune pensi a Sendoh, anche se per batterlo…

E poi vorrei che non si fissasse troppo! Voglio dire, non vorrei che non riuscisse a pensare ad altro che agli allenamenti e alle partite! Trascurando me…

Intendiamoci, ormai posso capirlo: vincere è anche il mio scopo, migliorare, diventare un campione, dare il meglio di me… Il basket mi piace da impazzire ed è un punto fermo della mia vita, ma Rukawa viene prima. Di gran lunga prima. Mi chiedo se sia così anche per lui; mi chiedo se avrò mai il coraggio di domandarglielo, se per lui vengo prima del basket. E’ strano: ci siamo conosciuti grazie al basket, ci siamo innamorati grazie al basket, eppure a volte è proprio il basket che rischia di allontanarci. Vabbe’, non pensiamoci, questi discorsi sono indegni del grande tensai, potrei quasi sembrare insicuro…

 

Siamo negli spogliatoi e stiamo per iniziare gli allenamenti: penso che possiamo ritagliarci qualche momento per un bacio, vero? Cos’è un po’ di ritardo, dopotutto?! E poi io sono un genio e anche Rukawa è bravino, sì, glielo concedo… cosa volete che facciano dieci minuti in meno?! La mia kitsune si sta cambiando, mentre io ho già finito: giro la chiave dello spogliatoio per chiuderne la porta, poi mi avvicino a lui.

“Oi kitsune…”.

Rukawa si volta a squadrarmi, poi mi dice: “Non stare sempre con le mani nei calzoncini: sembri un maniaco!” e mi dà le spalle.

CHE COOOOSA?!?! Non dirmi come devo stare, kitsune! Grrrr… dovrei arrabbiarmi di più, ma la sua frase mi ha dato un’idea… eheheheheh, te la sei voluta, Kaede!

“Hai ragione, volpe – mi porto alle sue spalle – Del resto, è molto meglio così!”.

“Idiota!” lui sussulta e sbuffa, ma non è dispiaciuto, me ne accorgo.

Ah, se non aveste capito cosa ho fatto, ho infilato le mani nei SUOI calzoncini! Oggi mi sento audace…

“Ora non ti lamenti, eh kitsune?” ridacchio, mentre lo accarezzo leggermente. Rukawa si gira fra le mie braccia e mi circonda con le sue. Le mie mani gli procurano brividi a fior di pelle… adoro sentire la reazione del suo corpo quando lo tocco…

“Do’aho, non qui e non adesso…” mi mormora all’orecchio, con voce sensualmente erotica. E pensare che il resto della squadra lo considera ancora un iceberg! Se sapessero…

“Più tardi… a casa…” sussurra ancora, insinuante.

Però non sarebbe male nello spogliatoio…ci penso un attimo: no, meglio di no! In fondo siamo vicino alla palestra e quando facciamo l’amore Rukawa tira fuori tutta la voce che ha e che sembra invece non avere! Sarebbe quantomeno imbarazzante se Miyagi ci sentisse…Il mio Kaede mi bacia appassionatamente, un bacio profondo, intenso, intimo…MA PERCHE’ DIAVOLO DOBBIAMO ALLENARCI?!?! Kaede è come una droga per me, ormai ne ho un bisogno continuo, anche solo di stargli vicino; oddio, devo riuscire ad allontanare le mani da lui oppure…

“Sakuragi! Rukawa! Che accidenti aspettate a raggiungerci!”.

Il tempismo di Ryota è formidabile! Io e la mia kitsune ci separiamo di scatto e la volpe apre la porta.

“Eccoci”.

Il suo volto è tornato inespressivo alla velocità della luce, ma mi lancia un rapido sguardo carico di promesse…Promesse di quel tipo, eh! Ah, quanto sono fortunato… ehm… forse è meglio che mi concentri sulla loro conversazione.

“Stavo pensando che la nostra squadra quest’anno non ha più un giocatore specializzato in tiri da tre punti come Mitsui” dice quest’invadente nanetto.

“Io so fare anche i tiri da tre punti” puntualizza Rukawa con il suo tono da che - diavolo - dici- io - in- campo - posso - fare - qualunque - cosa! Bisogna ammettere che con la mia volpe il termine “competizione” acquista un nuovo significato….

Ryota annuisce: “Sì, lo so. Ma lui potrebbe avere problemi” e mi indica.

“CHE COOOOSA?! Quando mai ho avuto problemi?! – sbotto, veramente indignato – Un genio come me non può avere problemi! Ti risulta che io abbia mai fatto disastri in campo? Io, il grande tensai?!”.

“La scelta è lunga” borbotta Miyagi. Ora gli salto alla gola…

“Ma come osmmmpf… - accidenti a Rukawa, mi ha tappato la bocca con la mano! – Mmmmpf …” se non la toglie , giuro che lo mordo!

“Insomma, cosa proponi?” chiede freddamente la kitsune.

“Che voi due dedichiate parte dell’allenamento ai tiri da tre, per poterne tentare di più in partita”.

Io allontano di forza la mano di Rukawa dalla mia bocca, per poter parlare e respirare: “Oh, sì! Che bella idea, come mi piace!!! Dimostrerò che sono un tensai  anche in questo campo, li farò impallidire tutti, dovranno tutti inchinarsi di fronte al genio Sakuragi!!!!” bene, mi sento pieno di energie al solo pensiero.

La mia volpe non si scompone, guarda fieramente Miyagi e gli dice: “D’accordo. Non farò certo rimpiangere Mitsui. Ci tratterremo anche dopo l’allenamento”.

NOOOOO…perché?! Io volevo andare a casa per stare con lui, che invece mi terrà qui in palestra per chissà quante ore…sigh…mondo crudele!   

 

 

Questa sera, a cena, ho tempestato di chiacchiere e di domande la kitsune e tutto ciò che ho ottenuto è stato un lapidario “Non mi va di parlare”. Ma dovevo aspettarmelo, quando è stanco diventa ancora più silenzioso…

Ora siamo sul divano e Rukawa mi accarezza lentamente il torace.

Ah, forse vi state chiedendo se per caso non mi sia trasferito qui. Non proprio, ma quasi. Mi spiego meglio: dopo la loro ultima litigata, il padre di Rukawa ha pensato bene di rimanere nell’appartamento che ha a Tokyo a tempo indeterminato e si limita a spedire assegni per le varie spese, quindi non c’è pericolo di ritrovarselo fra i piedi; quanto a mia madre… be’ è una donna attiva, dinamica, pratica (io ho preso tutto da lei, modestamente!): ha deciso di seguire un corso di informatica per tenersi aggiornata e per poter cercare anche un eventuale lavoro part-time e guadagnare dei soldi in più, che non fanno mai male…

Si è sentita libera di deciderlo proprio perché ha notato come ormai io non stia quasi più a casa mia e me lo ha annunciato con molto entusiasmo durante una conversazione che mi ha fatto penare ( “Ma non era Yohei il tuo migliore amico?”  “Lo è ancora”  “Però anche questo Rukawa è importante per te adesso: state sempre insieme!”  “Oh, ecco… io…”  “Fammelo conoscere, voglio ringraziarlo per la sua continua ospitalità”  “S… sì…” ). Non so se sospetti qualcosa, ma anche se fosse non lo lascia trasparire. Tutto questo discorso per dire che quindi io sto sempre qui.

La mia kitsune mi bacia languidamente sul collo, sull’orecchio, continuando ad accarezzarmi; io gli passo le mani fra i capelli.

“Kitsune, mi sembra di ricordare che mi avevi promesso qualcosa…” gli dico.

“Hn. Me lo ricordo”.

I suoi baci diventano sempre più sensuali, le sue carezze più intime.

“Kaede, andiamo in camera tua”.

Parlo con una certa urgenza: lo voglio adesso, lo desidero ora, subito. Ma non mi va di restare sul divano, insomma, preferisco la comodità del futon…

“Hn”.

Lui si alza e si avvia verso la sua stanza, senza una parola; io lo seguo, cercando di regolare il mio respiro già affannato. Quando entra in camera, la kitsune mi lancia uno dei suoi sguardi più intensi, poi, lentamente, si sdraia. Mi fa impazzire quando mi si offre in questo modo… io lo raggiungo, incastro il mio corpo sul suo e lo guardo. Sapere quanto sia accogliente il suo corpo e pensare che sto per averlo di nuovo, mi fa arrossire. E scoppiare di felicità…

 

Qualcosa mi dà fastidio agli occhi!! La luce… il sole è già sorto, dev’essere l’alba… mmm…quanto mi piace rigirarmi nel letto… però, un momento! Stanotte io e la mia volpe ci eravamo addormentati abbracciati… stendo una mano (sperando di non ricevere un altro graffio!), ma sento il vuoto accanto a me. Spalanco gli occhi, di colpo di cattivo umore.

DOVE DIAVOLO E’???

Mi alzo, borbottando improperi, e scendo al piano di sotto; mi accorgo di un rumore di sottofondo e mi avvicino silenziosamente alla porta socchiusa del salotto. Così lo vedo. Eccolo lì, il mio Kaede, ben sveglio; sta guardando la TV e purtroppo riconosco subito la registrazione della partita contro il Ryonan dell’anno scorso, quella che aveva visto pure il signor Anzai. Quando il filmato mostra gli scontri tra lui e Sendoh, Rukawa fa scorrere più lentamente il nastro, lo visiona fotogramma per fotogramma addirittura! Capisco le sue intenzioni: vuole esaminare il gioco di Sendoh fino alla nausea, vuole riuscire a superare se stesso, a dimostrare che è mille volte più bravo dello scorso anno. E lo è. Eppure qualcosa mi ferisce: il suo sguardo. Quello sullo schermo, che aveva durante quella dannata partita, e quello che ha adesso. Così concentrato, brillante, intenso… bruciante! So perché è così, per la competizione con il porcospino, che esalta al massimo il suo spirito agonistico, perché lo considera il suo rivale, qui a Kanagawa.

E io non lo sopporto.

Rukawa era il MIO rivale, lo è ancora in un certo senso, anche se adesso è il mio ragazzo: non è detto che l’amore non possa coesistere con una sana rivalità sportiva, vero? Soprattutto se questa è la molla che spinge a volere migliorare! Rukawa era ed è il mio punto di riferimento sportivo ( e non solo…): durante lo scorso campionato, io volevo essere migliore degli avversari, ma anche di lui. E se la kitsune deve avere un rivale, voglio essere IO. Anche se siamo compagni di squadra, anche se siamo amanti! Ma voglio essere IO, voglio essere indispensabile per lui…

E invece devo stare qui a vederlo mentre fissa quel bastardo di Sendoh come se scontrarsi con lui fosse una questione di vita o di morte!

E ora, che diavolo faccio? Me ne torno a letto fingendo di dormire, come mi suggerirebbe il quieto vivere? Oppure entro là dentro, distruggo la videocassetta e mi lancio in una bella scazzottata con la mia volpe? Mmm… ma a me è mai fregato qualcosa del quieto vivere? No, in effetti… Però adesso non mi piace più litigare con lui… Sono ancora fermo nel corridoio, terribilmente indeciso sul da farsi, quando me lo ritrovo davanti.

“Do’aho, che ci fai qui?”.

Glielo dico? MASSI’… Tanto se ne accorgerebbe lo stesso, sono troppo arrabbiato per riuscire a nasconderlo.

“Stavi guardando la partita di Sendoh!” ringhio.

Lui resta impassibile: “No. Stavo guardando la partita che lo Shohoku ha giocato contro il Ryonan” precisa con voce atona.

La metta pure come vuole, per me il discorso non cambia…

“E dovevi guardarla proprio ora? Non potevi restare a letto con me?!”.

“Hn. Non mi sembra grave…”.

Proprio non capisce! Sto per tirargli un pugno in piena faccia… calma, Hanamichi, calma! Ricorda che sei maturato… dimostragli che sei maturato… Grrr ora gli rompo il muso!!! Calma… respira… non dargliela vinta… non fargli capire quanto dipendi da lui…

“Vedo che ormai c’è abbastanza luce: andrò al campetto”.

La sua voce distaccata mi riporta alla realtà e mi gela il sangue. Il campetto?! Lo guardo negli occhi e mi rendo conto che Rukawa è assolutamente in buona fede: non comprende davvero il fastidio che mi ha dato questa situazione. Ma deve capire che il grande tensai non può dargliele tutte vinte, accidenti! Stavolta sono proprio arrabbiato con lui.

“Fa’ un po’ come ti pare!” gli dico bruscamente, dandogli le spalle e tornando a letto. Poco dopo sento la porta di casa che si chiude. Ha fatto come gli pareva

Allora lo farò anche io: oggi me la pagherai, kitsune…

 

 

Il do’aho ha deciso di tenermi il muso. Non mi parla, mi fissa imbronciato, con uno sguardo tra il battagliero e il mortalmente offeso. E dato che io non sono loquace, tra noi c’è il silenzio: c’è stato in palestra e ora anche qui in casa. E devo dire che mi pesa… Sì, insomma, io sono abituato ai suoi sfoghi collerici, ai suoi repentini sbalzi di umore, ai suoi insulti ed ai suoi pugni… Mi fa un po’ impressione averlo vicino silenzioso e musone: se voleva attirare la mia attenzione, c’è riuscito in pieno. Il suo mutismo mi fa male, eppure non gli chiederò scusa; già, perché so che è questo che vuole, ma io ho la coscienza a posto e non devo scusarmi di niente: stavo guardando la partita, NON Sendoh! Be’, forse non è del tutto vero… certo, lo stavo guardando, ma come avversario da battere, non come ragazzo. Possibile che non lo capisca? Davvero è ancora così insicuro del mio amore? Perché, in fondo, si tratta di questo. Ha passato tutta la sera con il broncio; ora siamo a letto e ancora mi tiene il muso. Non gliela darò vinta, non gli chiederò scusa, ma non voglio neanche addormentarmi lasciando tutto in sospeso. Mi giro e, senza dirgli niente, mi stringo forte a lui; sento che è sorpreso, i suoi muscoli prima si irrigidiscono e poi si rilassano. Inizio a sfiorare la sua pelle con piccoli baci sul viso, sul collo, sulla spalla. Hanamichi si volta verso di me; io lo abbraccio forte, mentre la mia mano gli accarezza il torace per poi scendere più in basso… Mi protendo e lo bacio con passione, costringendolo a lasciarmi esplorare la sua bocca. Sei uno stupido, Hanamichi! Sei proprio un do’aho, ho sempre avuto ragione! Come hai potuto essere così geloso per una simile sciocchezza? IO VOGLIO SOLO TE. Ho sempre voluto solo te, cosa devo fare per fartelo capire? Non riesco a dirtelo, è vero, ma non lo leggi nei miei occhi, non lo senti nei miei baci? O forse sei ancora più idiota di quanto credessi?! Ma non mi importa se sei un do’aho… continuo a volere solo te: nelle mie giornate, nella mia vita, nel mio cuore, nel mio corpo…

Hanamichi risponde al mio bacio, poi si gira, finendomi sopra.

“Stupida kitsune…” mi dice, fingendosi burbero, anche se i suoi occhi sono dolci.

“Oi do’aho…”.

Lui, con un movimento veloce, mi sfila i boxer; io ho un attimo di esitazione che è difficile da spiegare: lo desidero anch’io, ma non voglio che il sesso diventi un modo per risolvere i problemi, una scusa per evitare i chiarimenti… Può andare bene una volta, due, ma non di più. Eppure, come in un lampo, sento che ora è quello di cui abbiamo bisogno: adesso le parole non servirebbero a niente. Potrei perfino forzare il mio carattere e parlarti per ore, dirti che la tua gelosia per Sendoh è inutile ed immotivata, ma sarebbe fiato sprecato. Perché finché non ne sarai profondamente convinto nel tuo animo, le mie sarebbero solo parole al vento e non servirebbero a niente: fingeresti di ascoltarle, o magari le ascolteresti davvero, ma non ti convincerebbero del tutto e dopo un po’ ricominceresti daccapo…E io detesto parlare inutilmente. Allora, meglio affidarsi al corpo…

Le sue braccia mi stringono forte, la sua bocca mi sembra più avida del solito sulla mia pelle e io comincio a sospirare, senza smettere si accarezzarlo.

Avanti, entra dentro di me, che aspetti?!

Quando finalmente lo fa, io trattengo il respiro, mordendomi le labbra, offrendomi con una fiducia che non avrei mai creduto di poter provare.

“Avanti, muoviti…” muoviti dentro di me, mi fai uscire di testa quando lo fai…

Il mio corpo asseconda il suo, lo accolgo con tutto l’abbandono di cui sono capace. Non devi essere geloso, do’aho! Mi vedi? Sono qui con te, fra le tue braccia, mi sei vicino come non potrà mai fare nessun altro al mondo… Se non riesco a farti comprendere in questo modo che io voglio solo te, allora non ci riuscirò mai!

 

 

Gli ho tenuto il muso tutto il giorno e a quanto pare il grande tensai ha avuto nuovamente un’idea geniale. Ora la mia volpe sembra un gattino che fa le fusa, mi bacia e mi accarezza in quel suo modo languidamente eccitante, senza parlare. Ovvio…

Ha capito che mi sono offeso, ma non ritiene di dover chiedere scusa; e sono anche sicuro che sia in buona fede! Ma, del resto, perché mi meraviglio?! Il suo cervello non è stato programmato per recepire qualcosa di diverso da ciò che ha in testa lui e, se ritiene di non avere colpa, posso stare sicuro che non gli uscirà di bocca mezza parola a riguardo. Dovrei restare imbronciato, dovrei fare il ritroso, dovrei innanzi tutto togliere la sua mano da una certa parte del mio corpo… Dovrei. Ma non so resistergli, è più forte di me, non posso resistere sapendo che cosa perderei, non posso rinunciare a vedere il suo viso imperturbabile sciogliersi nell’estasi…

Ora Rukawa è nudo sotto di me, le sue gote iniziano ad arrossarsi e la sua bocca a sospirare e io divento matto quando lo vedo così eccitato e forte e vulnerabile allo stesso tempo e so che la causa sono io… Entro dentro di lui e sento che la mia rabbia svanisce, sommersa dal calore e dal piacere che mi procura; lo vedo mordersi le labbra, trattenere il respiro e poi gemere sommessamente e io perdo la testa e spingo con più forza, più in profondità…

Lo sai perché sono così geloso? Vuoi proprio che te lo dica, kitsune? Ti ricordi la partita contro il Sannoh? Ricordi ciò che avevo detto al signor Anzai? Che quello era il mio momento di gloria. E lo è stato, accidenti se lo è stato! Sono stato l’uomo- partita, il tensai del basket che ha portato la squadra alla vittoria… con te. Già, proprio un gran momento, di cui io ero l’eroe. Eppure… sai qual è stato il mio momento di gloria più autentico e prezioso? Quando ti ho baciato la prima volta e tu hai risposto al mio bacio; quando ho fatto l’amore con te; quando ci siamo dichiarati il nostro amore. Come puoi pretendere che io non sia geloso? Volpe egocentrica, credi di essere l’unico qui che è possessivo e competitivo? Lo sono almeno quanto te, anzi di più!! E neanche io sopporto di avere rivali, tantomeno un porcospino serafico e irritante che pensa di essere il migliore, migliore del tensai!!! Figuriamoci…

Si è gelosi di ciò che si ama di più al mondo, di ciò che si ha di più prezioso al mondo e per me sei tu, Kaede… Affondo completamente nel suo corpo e mi chino per soffocare il suo grido di piacere con il mio bacio, mentre le sue braccia mi stringono convulsamente; ci rilassiamo, ansimanti e sudati, ma io non sciolgo il mio abbraccio, continuo a tenerlo stretto a me, baciandogli il petto. Non mi stancherei mai della sua pelle, morbida, liscia e bianca, né di ascoltare i suoi gemiti. Mi raggiunge il suo sussurro: “Hanamichi…” allora torno a baciare le sue labbra, divorandogliele e lasciando che lui divori le mie. Poi Rukawa allontana con delicatezza il mio volto dal suo e mi fissa negli occhi intensamente.

“Stupido do’aho!”.

“Stupida volpe!”.

Lo so cosa ha fatto (come poteva non capirlo il grande tensai?): mi ha detto “ti amo” con il suo corpo stupendo. E anche io ti amo, Kaede. Ti amo così tanto che ne sono spaventato ed esaltato allo stesso tempo: è davvero inebriante sentire il mio cuore e la mia anima pieni d’amore fino a farmi male… L’anno scorso, quando ancora collezionavo rifiuti, non avrei mai creduto che ci si sentisse così felici a poter dimostrare e donare l’amore in questo modo totale…

“Do’aho, non sei esattamente una piuma! Alzati, ora”.

Eh? Ah, sì… la voce della mia kitsune mi riporta alla realtà (bellissima realtà!): in effetti forse gli sto un po’ troppo addosso. Scivolo al suo fianco, ma subito lo circondo con le mie braccia: eheheheh… stavolta non te ne vai da nessuna parte a guardar videocassette, né ora né all’alba, a costo di legartici a questo letto… so che di giorno non puoi stare lontano da un campo da basket e da tutto quello che riguarda il nostro sport, ma di notte il tuo posto è qui, tra le mie braccia…

 

Il do’aho mi tiene ben stretto a credo di sapere il perché. Ma non ti preoccupare, Hanamichi, stanotte non ho intenzione di alzarmi…Lentamente ci addormentiamo l’uno fra le braccia dell’altro. Il muro che si era alzato fra di noi non c’è più, eppure sento che qualche mattone è rimasto in piedi…

 

Parte terza.- Che cosa ci trovi in lui?

 

“Oi kitsune, hai pensato poi a dove potremmo andare per quel famoso fine- settimana- post- campionato?”.

Siamo in palestra. Io carico le braccia per un altro tiro da tre punti. Canestro! Ovviamente…e con questo oggi ne ho fatti cento. Poi lo guardo di sfuggita: “Voglio andare al mare”.

“AAAARGHHH!!! Stupida volpe, di’ la verità: tu vuoi farmi venire un esaurimento nervoso! Hai capito che è l’unico modo per battere il grande tensai, eh? Hahahaha”

Mi volto a guardarlo, mentre ride in quel suo modo allegro e arrogante.

“Hn. Il grande tensai però non sa fare i tiri da tre: oggi su cento tentativi ne hai sbagliati novanta!”.

Lui arrossisce e grida, secondo il suo solito copione: “Non ne ho fatti cento, me ne manca ancora uno!- mi toglie il pallone dalle mani- Guarda e stupisci!” dice, lanciandolo a canestro. Ma non era nella posizione corretta…

“Novantuno sbagli” proclamo io, tranquillamente.

“AAAARGHHH!!!”.

“Hai ragione, sono stupito- ironizzo- Sono troppi perfino per te”.

“Taci, dannata volpe! Sono deconcentrato, ecco tutto… Vedrai che domani li indovinerò tutti, nessuno escluso!”.

La sua espressione presuntuosa mi provoca un moto di insofferenza: “Nel basket non si deve indovinare!! Bisogna allenarsi”. E’ la regola di ogni sport e vale per tutti, anche per i talenti naturali come noi.

“Be’ il tensai può permettersi anche di indovinare!- ridacchia il mio do’aho, ma poi diventa di colpo serio- No, a parte gli scherzi, kitsune, domani potremo anche dormire in palestra se vorremo, ma ora io me ne vado. Ho bisogno di svagarmi un po’, ok? E poi il resto della squadra se n’è andato da più di un’ora!!!”.

“Hn”.

Ci cambiamo e usciamo dalla palestra; io vorrei tanto spiegargli che non può più permettersi di giocare affidandosi solo all’istinto, che ormai deve curare anche la tecnica e che per farlo servono ore e ore di allenamento… ma come al solito non so trovare le parole giuste.

“Allora io vado, kitsune, ci vediamo più tardi!” mi saluta lui.

“…ao” non agito la mano come fa lui, non so neanche se mi ha sentito, ma non importa. Hanamichi passerà il resto del pomeriggio in sala giochi con Yohei e gli altri e, in fondo, non può fargli che bene un po’ di svago. In questo è rimasto come un bambino, ha sempre bisogno di divertirsi… Con l’aiuto di Yohei, inoltre, ha spiegato al gruppo della relazione tra noi due e l’hanno presa bene tutti quanti, come mi aspettavo. Un paio di volte Hanamichi ha trascinato pure me alle loro uscite e, in effetti, è stato divertente, ma io non sono tipo da comportarmi così troppo spesso e così quasi sempre li raggiunge da solo. E’ strano il cuore umano: non mi permetterei mai di limitare la sua libertà, eppure quando non è con me provo l’inquietudine di non averlo sempre sotto gli occhi, di non poterlo controllare… e soprattutto di non poter controllare gli altri! E questo risveglia la mia gelosia. La mia possessività. Ma oggi non potevo assolutamente andare con lui: devo continuare ad allenarmi, è troppo importante. Scelgo di recarmi in un campetto vicino alla spiaggia, appartato e poco frequentato; non è dei più vicini, ma sarò lì in breve tempo, grazie alla bici. Sperando di non addormentarmi…

Sono qui da diversi minuti, quando sento una voce familiare che mi chiama.

“Rukawa! E’ sempre bello incontrarti!!”.

Mi volto, ma rimango sorpreso dall’insolita visione di Akira Sendoh che se ne va in giro con una canna da pesca e un borsone con il resto dell’attrezzatura, suppongo… gli faccio un cenno con il capo. Lui entra nel campetto e posa la sua roba a terra.

“Che fortuna che tu sia venuto qui! Pensa che io stavo pescando poco distante…”.

Che cosa?! Pescava?! Be’, già… ha la canna da pesca…

Gli lancio una delle mie occhiatacce: “Devi essere molto sicuro di te, Sendoh, per perdere tempo pescando invece che stare in palestra ad allenarti". Questo fatto mi irrita immensamente. Presto le nostre squadre si scontreranno di nuovo e lui…lui mi sta SOTTOVALUTANDO!!! Risento nelle orecchie le parole che mi disse il signor Anzai lo scorso anno. Non sei ancora all’altezza di Sendoh. Quanto ti ho odiato, Akira… eppure è di un rivale come te che ho bisogno! Io sono migliorato, sono stato convocato nella Nazionale Juniores, ma qui a Kanagawa è con te che devo vedermela e questo non è cambiato. Ma tu, evidentemente, mi sottovaluti!!! Io voglio batterti. Ma non scontrandomi con un porcospino superficiale che passa il suo tempo libero pescando, invece che sudando in palestra! Devi migliorare anche tu, Sendoh, maledizione! Così la mia vittoria sarà completa…

“Posso giocare qui con te?”.

“Hn?”.

“Facciamo una partitina io e te…” sorride flemmatico.

Non dovrei, per due motivi: primo per come mi guarda (mi sta divorando con gli occhi…); secondo perché so che ad Hanamichi darebbe profondamente fastidio. Già, non dovrei… Ma so che lo farò, perché voglio farlo. Voglio proprio vedere se anche lui è ulteriormente migliorato, ormai è parecchio tempo che non giochiamo faccia a faccia. Non gli rispondo, non ho bisogno di parole: inizio a palleggiare guardandolo fisso negli occhi per sfidarlo. E lui comprende.

“Però… non voglio una sfida banale. Facciamo così… stavolta non dovremo arrivare a venti punti: giocheremo fino alle 19.00 e vincerà chi avrà fatto più canestri fino a quest’ora. Così sarà anche una gara di resistenza” propone.

Mi sta provocando, ma va bene lo stesso. Ormai non avrei più bisogno di essere sostituito durante una partita a causa della stanchezza. La mia resistenza è raddoppiata, Sendoh, e te lo dimostrerò. Annuisco in silenzio e lui mi sorride.

“Eccomi!” dice. Poi scatta verso di me.

Alle 19.00 smettiamo di giocare; ho vinto io per soli due punti, ma forse se avessimo continuato Akira mi avrebbe raggiunto. E’ dannatamente in forma, è diventato ancora più bravo, anche se non mi meraviglia: l’ho sempre saputo che è un fuoriclasse. E questo non mi scoraggia affatto, anzi mi elettrizza, perché penso che ci proverò ancora più gusto a batterlo al torneo interscolastico.

Mi sento un po’ stanco e mi siedo per terra e subito Sendoh si siede vicino a me. Naturalmente parla lui per primo.

“Era da un sacco di tempo che non ci incontravamo, Rukawa: da quando ero venuto a casa tua”.

“Hn”.

“Stai ancora con Sakuragi?”.

Diretto come sempre, eh?

“Sì” e non ritengo di dover aggiungere altro.

“Perché?”.

D’accordo. Mi alzo, abbastanza seccato: voglio andarmene prima che ricominci con questa storia assurda…

Ma lui mi afferra per il polso: “No, aspetta! Ho delle domande da farti e se non mi stai a sentire… vediamo… non ti chiederò la rivincita!”.

Io libero il mio polso dalla sua stretta, perché non sopporto di essere toccato se non da chi dico io, e lo squadro gelidamente: “E non chiedermela… tanto vincerei sempre io”. Ma lui non demorde. E’ tenace, gliene do atto…

“Allora diciamo che se mi ascolterai, non ti farò più queste domande; magari te ne farò altre, ma non queste… per favore, Rukawa. Se ora te ne vai, ti assicuro che ti darò il tormento anche durante la partita…” e mi sorride

Questa prospettiva è agghiacciante… Decido di restare solo per farla finita con questa faccenda, così mi siedo in silenzio; non appena sono di nuovo vicino a lui, Sendoh inizia a parlare.

“A casa tua non mi hai risposto: cosa ci trovi in lui? Voi due siete troppo diversi, io saprei capirti molto meglio…”.

“Hn”.

Ne dubito, visto che neanche ora capisci che non è il caso di insistere. E poi cosa c’entra che siamo diversi? E’ vero, ma io la considero una ricchezza, non un limite. Anzi, è proprio una delle cose che mi affascinano in lui. E qualcosa mi dice che lui era destinato a me proprio perché era il più improbabile…

“Guarda, io e te proviamo lo stesso amore per il basket, lo abbiamo nel sangue. Sakuragi non potrà mai comprenderlo”.

“Che ne sai?” non posso fare a meno di chiedergli.

Sendoh sorride e alza le spalle: “Non dico che non gli piaccia il basket, anzi… Ma se si prova una vera passione per uno sport, si può stare per ben 16 anni senza accorgersene? E mi hanno anche detto che ha iniziato a giocare per far colpo sulla sorella di Akagi…”.

E allora? A parte il fatto che non avrebbe dovuto nominare quella cretina, che solo a sentirne parlare mi vengono i nervi!!! Non sopportavo proprio di vederlo scodinzolare intorno a lei, in perenne attesa di una sua parolina mielosa… avrei voluto strozzarli tutti e due! Comunque… è vero, non aveva compreso subito di essere destinato al basket, ma questo non significa niente: io ho preso coscienza dei sentimenti che ci univano dopo di lui, credo, ma non per questo i miei sono meno autentici. Forse, aveva solo bisogno che gli si indicasse la strada…e il suo amore per il basket si vede da quanto è stato bravo a recuperare in fretta il tempo perduto…

Ma a Sendoh non comunico neanche uno di questi pensieri, non se lo merita.

“… il suo carattere è simpatico, certo: Sakuragi è buffo e divertente, ma può davvero andar bene per te?”.

“Hn”.

“Rukawa, perché non mi rispondi? Eppure la mia domanda è molto semplice: che cosa ci trovi in lui?” continua imperterrito Akira.

Non è a te che devo dirlo, Sendoh. Ho ancora dei problemi ad esprimere a parole i miei sentimenti, ma quando riuscirò a farlo sarà per dirlo ad Hanamichi e solo a lui; non gli ho mai detto cosa mi abbia fatto innamorare di lui (gli ho nominato solo la tenacia, una volta che me l’ha chiesto…) e tu pretendi che lo dica a te?!?! Non lo farò, perché riguarda soltanto noi due e nessun altro e se io ne parlassi con te, prima che con il do’aho, gli mancherei di rispetto. Che cosa ci trovo in lui? Così tanto che potrei passare ore ad elencarlo…

Hanamichi non è buffo, per lo meno non nel modo offensivo che intende Sendoh, lo è in una maniera che fa tenerezza… Mi piacciono la sua espressività, la sua faccia ora divertente e divertita, ora imbronciata, la sua spontaneità, il suo senso dell’umorismo… Per me, che tendo ad essere fin troppo serio, la sua vicinanza è una ventata d’aria fresca, una rinfrescante pioggia d’estate. E poi c’è ciò che ammiro di più in lui: la sua innata fiducia… E’ fiducioso, lo è spontaneamente e questo mi suscita stupore e amore, perché non c’è cosa più difficile che guardare negli occhi un’altra persona e dirle “Mi fido di te” e invece lui è capace di farlo. Per me, al contrario, non c’è niente di più difficile che fidarsi del mondo, degli altri. Forse perché non ho mai potuto fidarmi neanche del mio stesso padre… Ma di Hanamichi mi fido. Completamente. Perché da quando ho conosciuto lui, così vero, sincero, fiducioso, sono anche io più spensierato. E tu, Sendoh, mi chiedi cosa ci trovo in lui? Tutto ci trovo… è come linfa vitale per me…

Ma non pretendo che Akira lo capisca: non è facile intuire quanta dolce fragilità ci sia dietro la sua spavalda faccia tosta. Non ha avuto una vita facile, ma ha conservato la voglia di ridere, di ridere con gli altri. Fa venire voglia di ridere perfino a me!!! Una risata autentica, intendo, quando la mente e il cuore sono sgombre da tutto e l’allegria trova un libero sfogo. Continuo a ridere pochissimo, ma adesso quando lo faccio è una risata autentica, grazie al mio do’aho. Un regalo impagabile…

“… e poi è così collerico, un vero piantagrane! Salta subito per la minima parola, invece tu sei così calmo e distaccato…” continua Sendoh, senza badare al mio silenzio.

“Hn”.

Si arrabbia subito perché è spontaneo. Non è ipocrita: se qualcosa gli dispiace lo deve manifestare, se è contento lo grida al mondo. Si infiamma facilmente perché è competitivo e testardo e questo lo farà arrivare lontano; non si tira mai indietro, proprio come me, anche se io lo esprimo in modo diverso. E’ tenace e megalomane, ma è stato questo a non farlo mai scoraggiare di fronte a tutte le difficoltà che ha avuto nella vita. In Hanamichi pregi e difetti coincidono, è unico anche in questo.

“Rukawa, possibile che nessuna delle mie osservazioni riesca a smuoverti?!”. 

Per la prima volta mi accorgo di una incrinatura nella voce di Sendoh.

“Sto solo cercando di farti capire che tu staresti meglio con me” aggiunge.

“Non credo proprio” commento gelidamente.

Adesso Akira non sorride più: “Ma PERCHE’ ?! Perché, se sono ben due volte che non mi dici che cosa ci trovi in lui’? Dovresti rispondermi, se non altro per farmi tacere…O forse, più semplicemente, non hai niente da dire!!”.

Stringo i pugni, comincio a sentire la rabbia diffondersi in me; non ho niente da dire a TE, Sendoh! Amo troppo il mio do’aho per concedere qualcosa a te invece che a lui, fossero anche solo parole!!!

Ma ora l’asso del Ryonan ha deciso di diventare sferzante.

“Vediamo, cosa può essere… Forse ci sono! Dimmi, è bravo a letto? E’ per questo?”.

CHE COSA?! Hai fatto uno sbaglio, grande Sendoh, non avresti dovuto offendermi… Mi alzo, deciso a lasciare da solo questo sorridente hentai, ma lui di nuovo mi blocca, afferrandomi il polso.

“Ehi, se è così dovresti darmi una possibilità, non te ne pentiresti… Passa la notte con me: ti farò gridare molto più di lui…”.

E’ troppo.

Siamo vicini, quindi Sendoh si prende il mio pugno in piena faccia e sbatte la testa contro il muretto cui eravamo appoggiati.

“Ma come ti permetti?!- gli sibilo- Tu non hai capito un bel niente di me, Akira! Se può servire a farti tacere, sappi che io lo amo. E che i miei sentimenti sono sempre definitivi”.

Lo sguardo del porcospino è tra l’incredulo e l’arrabbiato, mentre si massaggia la testa dolorante: “Lo… ami?!”.

Annuisco in silenzio, poi mi volto e faccio per andarmene. Per quel che mi riguarda gli ho dedicato fin troppo tempo. Ma lui mi richiama.

“Aspetta, voglio la mia rivincita…”.

Tenti il tutto per tutto, eh?

“Quando?” chiedo, senza neanche girarmi.

“Dopodomani. Qui, alla stessa ora” la tranquillità della sua voce suona forzata alle mie orecchie.

“Va bene” dico, andandomene. Non posso vedere la sua faccia, ma giurerei che è stupita. Non esserne contento, Sendoh: mi hai offeso e io ho voglia soltanto di fartela pagare e di umiliarti sul campo. Altro che rivincita! Dopodomani ti dimostrerò che ormai sono pronto per metterti definitivamente in ombra nel campionato interscolastico!

La mia rabbia sfuma quando mi chiudo il cancello di casa alle spalle; il mio gatto è nel giardinetto, come mi vede mi viene vicino e si struscia sulle mie gambe. Io lo prendo in braccio, carezzandogli il musetto. Mi sento un po’ triste… quella stupida conversazione mi ha lasciato un senso di inquietudine dentro. Guardo la casa e mi accorgo che tutte le luci sono spente. Hanamichi non è ancora tornato. E io invece ora vorrei disperatamente stringerlo a me. Le domande incalzanti di Sendoh mi hanno costretto a mute risposte e io mi sono reso conto una volta di più di amarlo profondamente, di quanto siano numerose le ragioni per cui lo amo, di quanto sono felice con lui.

“Oi kitsune, perché non abbracci me, invece del gatto?”.

“Do’aho!” non l’ho neanche sentito arrivare, tanto ero assorto…

Entriamo in casa e io lascio scendere a terra il mio gatto; non appena chiudiamo la porta, d’improvviso lo stringo a me, con una forza disperata, in silenzio. Lui ricambia il mio abbraccio, ma sento una nota di perplessità nella sua voce.

“Oi volpe, che ti prende?”.

Mi prende che voglio starti il più vicino possibile…Mi prende che mi chiedo come reagirei io, se qualcuno ci provasse con Hanamichi come ha fatto Sendoh con me. Non sopporto neanche il pensiero, le mie braccia si serrano ancora di più intorno a lui, come se potessero incatenarlo a me.

“K… kitsune, mi soffochi…”.

“Tu sei mio, Hanamichi. Questo lo sai, vero?”.

Ti è entrato bene in testa, scimmia rossa? Hai capito che io non rinuncerò mai a te? La mia domanda sembra affettuosa, ma in realtà il mio tono è quasi  minaccioso e lui se ne accorge.

“Oi kitsune, certo che lo so! Come tu sei mio… Ma che ti è successo? Per caso ti ha dato fastidio che sia uscito con i miei amici?”.

Ma quanto sei tonto, do’aho!!!

“No” e gli mordo un orecchio per punirlo della sua stupidità.

“Ahi! Volpaccia…” si lamenta lui, ma la sua voce è affettuosa come la sua stretta.

Andiamo in salotto e ci sediamo sul divano, bevendo aranciata.

“Tu dove sei stato?” mi chiede Hanamichi.

Voglio essere sincero.

“Al campetto vicino al mare… e già che c’ero ho battuto Sendoh”.

Il mio do’aho diventa tutto rosso in viso: “S… Sendoh! Lo hai visto?! Dove, come, quando, perché?!?!”. 

La mia spiegazione viene continuamente interrotta e disturbata dalle sue imprecazioni e dal suo borbottio incessante “porcospino maniaco pervertito” tanto per fare un esempio.

“CHE TI HA DETTO? CI HA PROVATO, EH? CI HA PROVATO?” mi chiede, fumando dalla rabbia e agitando i pugni.

“Non più del solito…”.

“Bastardo maniac… uhmmmm…”.

Non lo faccio neanche finire, tanto lo so cosa vuole dire. Lo bacio con tutta la mia forza, premendogli la nuca con la mano; mi sento pieno di ardore, lo incoraggio a socchiudere le labbra per lasciarmi esplorare la sua bocca… Non mi capisco: sono io quello che ha ricevuto proposte questo pomeriggio, eppure sono sempre io quello che ora è geloso, in questo momento so di esserlo molto più di lui… Forse perché parlando con Sendoh, mi sono reso conto di non poter più fare a meno di Hanamichi.

Gli mordo un labbro, prima di tirarmi indietro; lui mi guarda eccitato e stupito allo stesso tempo.

“Kaede, hai degli occhi di fuoco stasera!”.

Già.

Con una spinta lo faccio sdraiare sul divano, poi gli sbottono velocemente i pantaloni.

“Ehmmm… Kitsune… e se andassimo al piano di sopra…”

“No! Restiamo qui… e non lamentarti!”.

Lui ridacchia: “E chi si lamenta?!”.

“Anche perché non servirebbe… lo sai che alla fine faccio sempre quello che voglio” dico, prima di chinare il viso su di lui. I suoi sospiri e le sue mani fra i miei capelli mi eccitano, ma ora non voglio pensare a me stesso, voglio solo dargli piacere. E infatti continuo fino a che non lo sento raggiungere il culmine; poi, quando  mi accorgo che si sta rilassando, rialzo il viso e respiro profondamente.

Ho bisogno di bere. Mi verso un po’ di aranciata, mentre lui si riabbottona i pantaloni, ma prima che possa portare il bicchiere alle labbra Hanamichi mi fa voltare e mi bacia profondamente. Un bacio lungo, umido, intimo.

Che purtroppo deve finire; io bevo, lui mi sorride malizioso: “Quanto ardore, Kaede! A cosa si deve?” scherza e sa di scherzare. In realtà, mi ha visto fare cose molto più audaci…

Io lo abbraccio e gli bacio la punta del naso: “Mi fai stare bene, sai do’aho?”. E io volevo far stare bene te… Lui prima fa una faccia stupita, poi gli si dipinge in volto la sua bella espressine compiaciuta. E’ contento. E’ raro che io gli parli così, anche se stiamo insieme.

“Hahahahaha… certo che ti faccio stare bene!!! E’ perché io sono il tensai!” e ride.

“No. E’ perché sei il mio idiota preferito” mormoro, stringendolo più forte.

“Uhm… Kitsune, sei davvero l’unico che riesca a far coincidere un insulto e un complimento!”.

“Hn”.

Mi scosto un po’ e lo fisso in quegli espressivi occhi color nocciola. Mi fai stare davvero bene, Hanamichi…

 

Parte quarta.- Una questione di principio.

 

Nello spogliatoio, Rukawa chiude il suo armadietto e si volta verso di me, in silenzio. “Allora ti fermi qui, eh? Sì, è meglio. Non tornare a quello stupido campetto vicino al mare: scommetto che il porcospino maniaco è lì pronto, nascosto dietro a un cespuglio, per saltarti addosso!” gli dico.

“Hn. Saprei difendermi, cosa credi?”.

“Lo so, lo so… Sicuro che non vuoi venire con noi in sala giochi? Guarda che a Yohei e agli altri farebbe piacere”.

Già, perché ormai lo sanno anche Okusu, Noma e Takamiya: Yohei mi ha sostenuto quando l’ho raccontato pure a loro e la reazione di quei cretini è stata buona; non hanno fatto una piega, erano solo stupiti che uno bello come Rukawa avesse scelto me… ARGH! Ma perché diavolo sembra a tutti così strano?!?!

“Grazie, ma devo allenarmi. Miyagi mi ha anche lasciato le chiavi della palestra” replica la mia volpe.

“Ah, a proposito di quel week- end alle terme…”.

“Al mare”.

“Alle terme!”.

“Al mare!”.

Ora lo strozzo…

Vabbe’, ho ancora tempo per fargli cambiare idea.

“Comunque, a quel proposito voglio chiedere a Yohei di aiutarmi a trovare un lavoretto part-time, così non dovrò stare con i soldi contati” dico tutto d’un fiato. Non mi va davvero di chiedere troppo denaro a mia madre… Osservo Rukawa per capire la sua reazione, che non tarda ad arrivare… e non è quella che  mi aspettavo!

“Lavorerò con te” si limita a dire.

Eh? Ma comevuole lavorare con meIo mi aspettavo sferzanti rimproveri per il tempo sottratto agli allenamenti...

“Scusa, volpino, ma che diavolo hai nella testa? A te non servono soldi, hai l’assegno di tuo padre…” che è bello sostanzioso, aggiungo mentalmente.

Lui alza le spalle: “E allora? Quei soldi sono soprattutto per la casa, per i viveri, non per ME. E se si tratta di qualcosa che riguarda noi due, non voglio essere in debito con lui in nessun modo. Tra l’altro devo abituarmi…”

“A che?” quanto lo odio quando lascia le frasi in sospeso!

“Quando saremo in America non accetterò più né uno yen, né un dollaro da mio padre”.

Io sbotto a ridere: “Hahahahaha… tanto avremo degli ingaggi favolosi, io e te!!! Vedrai!”.

“Io lo avrò di sicuro…”.

“STUPIDA VOLPE!!!COME OSI?”.

“… ma non è per questo che gioco a basket”.

Lo so, Kaede. Tu giochi a basket perché è l’unica cosa che vuoi fare e che hai nel cuore: se ti togliessero questo sport, ti ucciderebbero.

Lo ammiro per quello che ha detto e sono felice che voglia condividere con me anche questa esperienza. Quando esco dallo spogliatoio mi accorgo che Mito e gli altri mi stanno già aspettando sulla soglia della palestra.

“Yohei, fammi un favore- esordisco-  Aiutami a trovare un lavoretto estivo part-time che duri poco: mi servono soldi per pagarmi due giorni di vacanza” mi sento pieno di energia e di entusiasmo a quest’idea.

“Due lavoretti”.

La voce profonda di Rukawa ci fa voltare verso di lui; lo sguardo di Yohei è sorpreso e ne capisco il motivo: credo si sia reso conto anche lui della disponibilità economica della volpe…

“Vuoi lavorare per pagarti la vacanza?” gli chiede, infatti, senza tergiversare.

“Sì” è la laconica risposta della mia kitsune.

“Ma… perché?” insiste Yohei.

Rukawa non cambia espressione, soltanto io noto lo scintillio dei suoi occhi.

“E’ una questione di principio” dice; Yohei annuisce, sorridendo.

Quando siamo già per strada, Yohei mi si accosta e bisbiglia in modo che lo senta solo io: “Sai, avevi ragione”.

“Eh? Questo è ovvio… su cosa, stavolta?”.

“Ho compreso il ragionamento di Rukawa: è davvero un bravo ragazzo… ed è perfetto per te: mi rimangio tutti i miei dubbi!”.

“Meglio per te!”.

Guai se sento una parola contro la mia volpe, solo io posso insultarlo! No, a parte gli scherzi: è l’UNICO adatto a me, l’unico a farmi sentire una persona completa, ecco perché sono stato tanto geloso in questi giorni; non voglio neanche pensare a cosa ne sarebbe di noi adesso, se settimane fa ci fossimo arroccati sul nostro orgoglio. Forse saremmo andati avanti lo stesso, ma non avremmo VISSUTO davvero.

 

Arrivo a casa con un’ora di ritardo.

Quando mi affaccio dalla porta della cucina, scopro che Hanamichi ha già iniziato a preparare la cena ed è impegnatissimo a fare una spremuta d’arancia. Così impegnato da non accorgersi di un particolare…

“Do’aho, il cibo tende a bruciarsi se lo lasci sul fuoco…”.

Lui sobbalza: evidentemente non mi aveva sentito arrivare, ma poi i suoi lineamenti si alterano in un batter d’occhio.

“Stupida volpe! Dove diavolo sei stato finora? No, non dirmelo… Sendoh ti ha teso un agguato?!”.

Io sposto il mio sguardo verso il fumo che ormai si alza dai fornelli: “Spegni il gas” dico.

“AAAAAAHHHH!!! I nostri hamburger!!!!” grida lui, con un’espressione decisamente comica, lanciandosi verso il luogo del disastro.

Io rimango vicino allo stipite della porta, che nasconde metà del mio corpo, e mi limito ad alzare le spalle: “Fa niente… vuol dire che cucineremo insieme…”.

“Grrr… allora, kitsune, vuoi degnarti di dare spiegazioni del tuo ritardo?” sbraita il mio do’aho, lanciando occhiate d’odio alla carne bruciata.

“C’è stato un fuori programma: ho avuto un incontro inaspettato e non ho resistito…” spiego, restando sul vago, cosa che so gli dà un fastidio pazzesco. E infatti Hanamichi prende fiato per gridare: “INCONTRO CON CHI???”.

“Con lui…” e gli mostro finalmente ciò che nascondevo dietro la schiena. Il mio do’aho sbarra gli occhi quando lo vede, con un’espressione sconsolata.

“Un… un altro?!” si lamenta, guardando il gattino nero che tengo in una mano.

“Ero per strada, quando l’ho sentito piangere… non sono riuscito a trovare sua madre, forse è rimasto solo. Così l’ho preso io. Deve avere un mese e mezzo: ho fatto tardi perché sono andato dal veterinario, che l’ha pulito e vaccinato”.

 

Dio, che tenerezza che mi fai, Kaede…

Eccolo qui, mister iceberg, che si ferma per strada a raccogliere un gattino… Perché tu, in realtà, non sei un iceberg, non lo sei affatto!! Sai essere anche tanto delicato… lo vedo da come accarezzi questo batuffolo nero un po’ spaventato…

“Senti, kitsune, credi che il tuo gatto accoglierà bene questo nuovo arrivato? Io sono sicuro che lo saluterà con una zampata” gli dico, sorridendo al micetto, mentre ricordo il trattamento riservato a me. Ma Kaede scuote il capo: “No, è improbabile, se fosse un gatto adulto forse sì, perché lo vedrebbe come un rivale nel suo territorio. Ma questo è un cucciolo… credo che sarà affettuoso”.

Seguendo le sue istruzioni io verso del latte in una ciotolina e la poso davanti al musetto nero del gattino, intanto che la mia volpe è in cerca di quell’altra belva che gli gira per casa. Torna poco dopo, portando in braccio Micky; io ho un brivido di terrore quando vedo la sua zampa posarsi sul viso di Kaede, ma la kitsune non fa una piega e in effetti non sembra avere motivo per farlo: il gatto vuole essere affettuoso. Poi Micky nota il gattino che beve il latte sul tavolo; Rukawa continua a tenerlo in braccio e solo dopo un po’ lo posa vicino al nuovo arrivato. Ora parte la zampata, ci scommetto… Micky si avvicina al gattino e lo annusa con circospezione… ora gli arriverà una zampata, ci giurerei… Il gattino sembra un po’ intimorito, poverino, non sa che cosa lo aspetta… E invece quella pantera comincia a leccargli il pelo per pulirlo!!!!

“STUPIDO GATTO!!! Ti piace graffiare soltanto me, eh?! Sei tale e quale il tuo padrone!” sbotto, sentendomi preso in giro PURE da un animale domestico. Poi mi rivolgo alla mia volpe, che sta guardano in silenzio i suoi gatti: “Oi kitsune, ma perché ti piacciono tanto i felini?” qualcosa  mi dice che alla fine ne avrà la casa piena…

“Hn? Perché non si lasciano dominare… sono loro che decidono se affezionarsi al padrone o no, sono liberi e indipendenti…”. 

Credo di aver capito, sembra il suo ritratto… “E quest’altro come pensi di chiamarlo?” gli chiedo. Lui lo osserva mentre beve il latte sotto lo sguardo vigile della belva, che sembra averlo adottato, poi dice con indifferenza: “Dunque, mi sembra di averti detto una volta che il prossimo gatto lo avrei chiamato Akira…”.

“KITSUNEEEE!!! Tu lo fai apposta!!! Lo vedi questo?- gli agito il mio pugno davanti al viso- Lo vedi? Sta per arrivarti diritto sul naso!!” grido, rischiando di perdere il controllo. Perché  mi dici queste cose, Kaede? Io ci sto male…

“Non urlare” sbuffa lui, voltandosi e dandomi le spalle.

“Dannatissima volpe, come ti viene in mente di voler infelicitare la vita di questo micetto così carino, affibbiandogli il nome di quel porcospino imbecille!!!” e continua a darmi le spalle!!!

“Se ben ricordo era una punizione per te”.

“Kitsune, non tirare troppo la corda, l’ira del tensai non perdona! Potrei anche strozzarti!!” lo avverto. Mi sento le guance in fiamme e non è un bel sintomo… ma Rukawa sbuffa: “Se mi stai alle spalle e l’unica cosa che ti viene in mente è di strozzarmi, significa che stai perdendo colpi…”.

Mi blocco, interdetto. IO STAREI PERDENDO COLPI?!?!

“Oooooh… volpino… oggi hai voglia di provocare, eh?” oddio, mica solo oggi, ma insomma… Lui si gira e mi cinge il collo con le braccia, mormorandomi a fior di labbra: “Tutto sommato, forse lo chiamerò Hanamichi…”. Davvero lo farebbe?

“Anzi, lo chiamerò Hana! Con il tuo nome completo voglio chiamare soltanto te” dice con tono definitivo. Mi bacia leggermente e si stacca da me, il cuore mi batte forte: Kaede è freddo e insolente, sa essere malizioso e provocante, ma talvolta è anche sorprendentemente innocente…

“Forza, do’aho!”.

“Eh? Che c’è?” ero davvero perso nei miei pensieri…

“Dobbiamo cucinare. Hai carbonizzato la cena, te lo sei scordato?”.

“Anche se me lo fossi scordato, ci saresti sempre tu a ricordarmelo, vero Kaede?”.

“Già…”.

 

 

Parte quinta.- Dimmelo!

 

Con una gran faccia di bronzo, Rukawa mi ha avvertito della sfida fra lui e Sendoh per questo pomeriggio; l’ho visto particolarmente carico, mi ha accennato ad un’offesa ricevuta dal porcospino- maniaco e questo deve aver fatto aumentare la sua voglia di vittoria. Davanti a lui mi sono controllato: l’ultima cosa che voglio è che pensi che Sendoh mi preoccupi come rivale. A parte il fatto che non lo è, sarebbe  comunque indegno del grande tensai mostrarsi insicuro di fronte a uno come Sendoh! Sì, vabbe’…chi voglio imbrogliare? Sono geloso, gelosissimo di Kaede, non sopporto neanche che quel tizio lo guardi, se proprio devo dirla tutta!!! Avevo sentito dire che la gelosia è irrazionale, che è come un tarlo che si insinua lentamente…Non ci credevo e invece era vero. Non ci credevo forse perché allora non avevo niente di cui essere geloso e adesso sì; so che posso fidarmi di Kaede, so che è un ragazzo fedele a se stesso e ai suoi sentimenti… e a me! Ma saperlo non serve a niente. Sarà per via del mio carattere, così romantico e passionale… E ora che faccio? Mmm… ovvio! Vado al campetto! Arrivo giusto in tempo per vedere Rukawa che riesce a intercettare un tiro di Sendoh. Bravo, volpacchiotto, devi essere spietato con questo imbecille!

“Rukawa, sono le 19.00, dobbiamo fermarci. Questa volta siamo pari” dice il maniac… ehm… il porcospino. Già, la kitsune mi aveva raccontato di quella patetica trovata per stare più a lungo vicino a lui: certo, venti punti si possono anche realizzare in fretta, mentre così Sendoh sapeva che sarebbe stato con lui per un tempo ben preciso…  Che serpente!

“Il mio orologio dice che manca un minuto”.

La bella voce della mia volpe. Dopo aver parlato, lo vedo caricare un tiro da tre punti e fare canestro! Poi si volta verso il giocatore del Ryonan: “Ho vinto io” dice, con un lampo di soddisfazione che non mi piace per niente, con uno sguardo che non mi piace per niente!!! Maledizione, se c’è qualcuno che deve dare soddisfazione a quella volpe quello sono io, non una vittoria personale contro il re dei maniaci!!! Ed eccolo lì, infatti, quell’ hentai che gli sorride: “Non sarebbe valido… te lo concedo solo perché sei tu…”. Ooohhh ma che gentile!! Cosa vuoi, che Rukawa ti ringrazi? Sono un po’ distante da loro, ma anche da qui riesco a vedere il viso di Rukawa che si irrigidisce. Poi la volpe fa per andarsene. Meno male, per oggi è finita…

“Aspetta, Rukawa. Vorrei scusarmi per quello che ti ho detto l’altro giorno: sono stato offensivo e volgare…”.

Eh? Cosa diavolo gli ha detto, io non ne so niente?! Sarà andato sullo spinto, di sicuro, ma io lo ammazzo…

“… posso giustificarmi solo dicendoti che per me è difficile accettare che tu stia con Sakuragi e ancor più che sia lui a fare l’amore con te. Se ti ho detto quelle cose è perché ti desidero, ma la mia non è solo attrazione fisica… io ti…”.

“Sendoh, non finire questa frase o non accetterò le tue scuse!” lo interrompe la voce gelida di Kaede, che per tutto il tempo è stato a guardarlo con occhi di ghiaccio. Io sono allibito, non riesco a credere alle mie orecchie! Sendoh si è dichiarato, gli ha detto che lo desidera!!! Così, come se fosse la cosa più normale del mondo da dire ad un rivale sportivo, che guarda caso è anche sentimentalmente impegnato… E mi ricordo benissimo di avergli detto di stare alla larga dal MIO ragazzo…già, ma lui è il grande Sendoh, che gliene frega delle parole del tensai? Sento distrattamente la sua risposta a Rukawa: “Va bene. Ti prego di scusarmi”.

La mia kitsune gli fa un cenno col capo, poi si gira, raccoglie il suo borsone e se ne va. Ma io rimango. Sono furioso… ti sei spinto un po’ troppo in là per miei gusti, Sendoh! Hai bisogno di una lezione; a questo punto decido di farmi avanti.

“Sei ancora più stupido di quanto pensassi, porcospino!” gli dico ad alta voce.

Lui si volta subito verso di me ma stranamente non sembra stupito.

“Ah, sì? E perché mai?” e sorride, questo imbecille!!! Ma che ha da sorridere?! E mi chiede pure il perché… non è molto furbo umiliarsi davanti a Rukawa e lui lo sta facendo…

“Rukawa non ti vuole, te lo ha detto più volte- ora tocca a me sorridere, deve vedermi sicuro di me…-  Chi te lo fa fare ad insistere? Riuscirai solo a fargli perdere quel poco di stima che ha di te. Fai una bella cosa, Sendoh: prenditi una vacanza, parti, sparisci… affogati già che ci sei…” ma quanto lo detesto!!!

Lui mi fissa, poi sbuffa ironicamente: “Davvero non capisci, Sakuragi? Se tu fossi al mio posto cosa faresti?”.

“Eh? Che vuoi dire? E poi mi farebbe schifo essere al tuo posto!!” mi sto inca**ando di brutto. Lui si mette le mani in tasca e parla  con noncuranza: “Vediamo… se io mi fossi messo alle costole di Rukawa da subito, dal giorno dopo quell’amichevole, lo avrei conquistato molto prima di te…”.

“Ma che ca**o dici? Brutto presuntuoso!” gli tiro un pugno, ma lui lo schiva. Non hai capito proprio niente di Kaede, se dici così…

“… sarei io ora il suo compagno e il suo amante. E, dimmi, tu avresti lasciato perdere? Ci avresti messo una pietra sopra?”.

Mi sento ribollire di rabbia, perché a prima vista ha ragione… non avrei mai sopportato l’idea della kitsune fra le braccia di Sendoh, non avrei mai potuto rinunciare a lui… ma il tizio qui di fronte a me non tiene conto di un particolare che dovrebbe essere importante per un innamorato.

“Ti ha detto di no. Te lo ha detto più volte. E Rukawa è sempre sicuro di ciò che dice; tu affermi di amarlo, ma se fosse vero rispetteresti la sua volontà” gli ringhio contro.

“Ma che parole nobili… Ti senti tanto sicuro di te?”

“Ma certo: ho tutti i motivi per esserlo”.

E Sendoh sorride di nuovo: “Se tu sei tanto sicuro, spiegami una cosa: perché Rukawa non sa mai dirmi cosa ci trovi in te?”.

CO… COSA?! Mi blocco sul posto.

“Che vuoi dire” cerco di ripetermi mentalmente che è solo un patetico tentativo da parte sua per innervosirmi.

“Voglio dire che gli ho chiesto più volte cosa gli piaccia di te e Rukawa non ha detto mai una sola parola. Nulla- alza il volto verso il cielo- Non mi ha detto neanche che sei bravo come amante, con tutto che io gliel’ho chiesto esplicitamente, sai? Ma lui stava zitto. Non è un buon segno, Sakuragi: secondo me hai poco da essere sicur…”.

Il mio pugno lo prende in piena faccia, impedendogli di finire quella dannata frase.

“Maledetto bastardo!” urlo. Continuo a tirargli pugni, ma sono troppo fuori di me per prendere bene la mira, così il bastardo riesce a schivarne diversi e perfino a restituirmene. Qualcosa dentro di me mi fa troppo male… tanto che dopo un po’ devo fermarmi. Ci guardiamo, ansimanti.

“Te lo avevo detto, mi pare, che ti avrei mandato all’ospedale se ti avessi visto ancora intorno a lui!” gli ricordo, guardandolo con odio.

“Avanti, provaci!” mi sfida, con il suo irritante sorriso da battaglia.

“ARGH! Ho capito il tuo gioco, brutto maniaco! Tu vuoi che io ti faccia finire all’ospedale per poi denunciarmi per tentato omicidio, così potrai mettere le mani addosso a Rukawa mentre io sarò in carcere!!! E’ questo il tuo piano, vero?” grido.

La faccia di Sendoh è incredula, poi lo vedo scuotere la testa con sufficienza: “Mi hai scoperto, Sakuragi, lo ammetto…”.

“Non prendermi in giro, bastardo!!” faccio per lanciarmi contro di lui, ma il porcospino usa parole che mi gelano.

“In fondo lo sai che ho ragione. Se Rukawa non mi sa dire perché gli piaci, vuol dire che non gli piaci abbastanza e se è così prima o poi lui sarà mio”.

Lui sarà tuo?! LUI SARA’ TUO?! LUI E’ MIO, MIO PER SEMPRE!!!

“Sai che cosa farò prima di veder realizzata una simile prospettiva? Io ti ammazzo… e non solo… ti ammazzo, lo ammazzo e mi ammazzo!” oddio che cosa drastica… in realtà non lo farei mai, ma forse se mi prende sul serio si spaventa…

“Aha… Ssssì… fatti un giro, Sakuragi”.

“Fattelo tu, un giro!!” grido, colpendolo di nuovo. Ma lui continua ad avere un’espressione serena.

“Ti dirò una cosa, Sakuragi. Starò alla larga da lui, ma non per le tue stupide minacce: soltanto perché non voglio irritarlo. Voglio che lui sia stufo di te, prima di provarci di nuovo”.

Ma quanto lo odio!!!

Non gli dico altro, non mi va di sporcarmi ulteriormente le mani con questo imbecille, anche perché ora devo parlare con qualcun altro… Mi volto e me ne vado. Sono furibondo con Sendoh, ma anche con la kitsune. Perché ha dovuto umiliarmi così davanti a quel porcospino? E’ di poche parole, certo, ma poteva trovarne almeno due- tre per tappare la bocca di quel malefico porcospino! Perché non ha saputo dirgli niente? Eppure…ha detto di amarmi, mi ha fatto un giuramento, si è dato a me… vorrà pur dire qualcosa, no?! E allora perché mi ha umiliato? Perché non ha voluto difendermi davanti al mio rivale? Così ora Sendoh crede di avere ancora speranze… Forse le ha?! Il cuore mi fa male, giuro… Io mi fido di lui, giuro anche questo, ma ora mi sento davvero insicuro. Faccio di corsa la strada fino a casa, ho troppa fretta di chiarire le cose e di riempirlo di schiaffi! Quando entro in casa ho il fiatone, ma corro subito a cercare quella dannata volpe; lo trovo in salotto, che consulta la guida per le TV straniere: senz’altro un’altra dannatissima partita di basket da registrare! Non ha neanche finito di cambiarsi, indossa solo i calzoncini. Ansimo violentemente e lui si accorge di me, mi porto davanti al suo viso, mentre mi guarda stupito, e lo colpisco con un pugno. Rukawa barcolla, ma rimane in piedi.

“Bastardo!” gli grido contro.

“Sei impazzito, do’aho? Che ti prende?” mi chiede la volpe, gli occhi ridotti a due fessure fredde.

“Non sai cosa ti piace di me, eh? Non hai niente da dire a riguardo, vero?” gli rifilo un altro pugno e, in cambio, ricevo un calcio nello stomaco.

“Ma di che diavolo parli, idiota?”.

“Di Sendoh, parlo! Non hai saputo dire niente a quel maledetto, niente, neanche che stai bene a letto con me!! Ho pure dovuto sentirmi prendere in giro per questo!”.

“Tutto qui?” mi chiede. Non ci posso credere… è questa la sua reazione? Sembra quasi… che non provi nulla… Maledizione a te, kitsune!!!!! Gli do un pugno nello stomaco, lui mi colpisce alla mascella.

“Do’aho! Non hai capito niente!”.

“Come faccio a capire, se non parli?!” urlo. Mi sento le guance in fiamme…

“Io non voglio parlare dei miei sentimenti con gli estranei, è chiaro? Non avevo niente da dire a Sendoh e le sue domande non erano fatte in buona fede! E comunque sono cose che riguardano solo me…” sibila lui.

“No, riguardano NOI- lo afferro per le spalle e lo scuoto- Adesso Sendoh crede di avere ancora speranze, ecco il risultato del tuo silenzio! Perché  mi hai fatto certe promesse se poi dovevi umiliarmi davanti a lui?”.

Kaede si scosta bruscamente e si avvicina al tavolo: “Gli ho detto che ti amo ed è stato pure troppo! Io non volevo umiliarti… ti avrei umiliato se avessi parlato con lui della nostra intimità, non riesci a capirlo?!”.

“Le tue sono solo scuse… io capisco che se dici di amare una persona, ma poi non sai spiegare cosa ti piace di lei, allora non sei molto credibile!” ribatto io, portandomi nuovamente di fronte a lui.

“Do’aho!- ora i suoi occhi bruciano- Sei ancora più stupido di quanto pensassi! Io non l’ho mai detto neanche a TE perché ti amo… e dovevo andare a dirlo a LUI?!”.

“Dimmelo ora, maledizione!”.

Dimmelo, Kaede, o mi farai impazzire… Vuoi proprio che lo ammetta? Va bene: in questo  momento mi sento insicuro, mi sento mancare la terra sotto i piedi, perché ho paura di perderti e io non posso immaginare la  mia vita senza te; ho bisogno di sentirmi dire che per te sono l’unico, che nel tuo cuore ci sono solo io… Dannazione, di’ qualcosa!!! Niente… mi guarda in silenzio…

“Ma perché assecondi così le tue paranoie? Va bene essere taciturni, ma dovrebbe essere normale parlare d’amore con il proprio ragazzo, no? Perché non lo fai? E non mi va neanche di dover stare continuamente attento a ciò che dico IO!! Altrimenti sia mai che tu ti senta controllato, legato, assillato e chi più ne ha più ne metta…”.

“Io non mi sento mai controllato o assillato, quando si tratta di te, imbecille!” dice la mia volpe, guardandomi dritto negli occhi.

“Allora perché non mi dici mai niente?” continuo ad ansimare, ma ora il dolore prevale sulla rabbia.

“Ti ho detto che ti amo” si giustifica lui.

“A me non basta. Voglio che tu mi dica il perché, voglio poterti dire io quanto tu sia speciale ai miei occhi…”.

“Non so come si fa…”.

“Eh?” forse ho sentito male… accidenti che mal di testa…

“Non è facile imparare a parlare. A dire parole sono buoni tutti, ma a parlare no… Io ho iniziato a farlo ora, con te. Un giorno sarò in grado di parlarti come tu vuoi, ma lo farò solo con te. Non avrei mai potuto parlare con Sendoh”.

Il cuore mi fa meno male. Provo una strana tensione: sono arrabbiato, dispiaciuto, geloso. Soprattutto geloso. E questo mi fa avere una netta percezione fisica del suo corpo seminudo vicino al mio e io mi ritrovo combattuto tra il desiderio di prenderlo a pugni e quello di farlo mio adesso…ed è quest’ultimo che prevale. Rukawa mi fissa con occhi scintillanti, ci stringiamo e ci baciamo;  lui  mi morde le labbra, mentre io lo spingo sul tavolo, cercando di togliergli di dosso quel poco che indossa. Ora sto veramente andando a fuoco… la gelosia  mi ha fatto perdere la testa, Kaede mi ha fatto perdere la testa… Non posso non essere geloso di te, Kaede, vedi di capirlo una buona volta! Tu sei tutto ciò che mi mancava e che adesso ho e non voglio rischiare di perderti mai, MAI!

“Spogliati, Hanamichi…”.

Anche tu sei combattuto, Kaede, lo percepisco dai fremiti della tua pelle sotto le mie mani. E anche tu hai scelto.

 

 

Dovrei odiarti, sai Hanamichi?

Arrivi qui e mi prendi a pugni senza motivo (come quando ci siamo conosciuti…), mi gridi contro accuse assurde come se ti avessi tradito e mi dici pure che sono paranoico!!! Ho un carattere diverso dal tuo, sai accettarlo? No, forse la gelosia ti ha impedito di guardare con obbiettività a questa situazione… Dovrei odiare la tua gelosia, dovrei odiare questo bisogno reciproco sempre più totalizzante. Dovrei odiarti perché mi stai tenendo testa. Ma proprio per questo non posso farlo. Io non sopporto di essere contraddetto o che non si faccia a modo mio, ti detesto quando mi tieni testa, eppure… è una delle tue qualità che mi fa scorrere più velocemente il sangue nelle vene! Perché se tu ti facessi trattare come uno straccio ne sarebbe appagato il mio egocentrismo, ma il nostro rapporto sarebbe banale e monotono e io non ti rispetterei veramente. E invece io ti stimo e ti rispetto e trovo elettrizzante il nostro incontrarci e scontrarci. Anche ora; ce l’ho con te, vorrei prenderti a pugni per punirti della tua stupidità e allo stesso tempo sento che il mio respiro è più rapido e riconosco gli inequivocabili segnali che mi manda il mio corpo: un calore diffuso che si espande sotto la pelle, il cuore che sembra scoppiare nel petto e una sensazione difficile da spiegare che mi fa bruciare e che mi dice che lo voglio dentro di me…

Stavolta mi fai gridare di dolore…

“Scusa…- mi mormori- non riesco a controllarmi…”.

“Non devi controllarti…” posso solo ansimare, assaporando il magico momento in cui il piacere si sostituisce a poco a poco al dolore.

“Sei così bello, Kaede… sei bellissimo…” me lo dici sospirando, sussurrandomelo a fior di labbra. E’ strano, ora sono qui, sotto di te, e tu mi stai possedendo, eppure ho la certezza che sono sempre io il più forte, perché ti guardo in viso e mi rendo conto che ti ho in mio potere… In questo momento potrei chiederti di fare qualunque cosa per me e tu la faresti. Ma io non ti chiederò mai una cosa simile, perché non ci si deve mai approfittare dell’amore…

Le sue spinte diventano più veloci e violente e mi fanno gridare, ma è esattamente quello che voglio… e che lui gridi con me… Quando lo sento rilassarsi contro il mio corpo, lo stringo a me, anche se in realtà non stiamo molto comodi. Ma ora non lo lascerei andare per nulla al mondo.

“Kaede…”.

“Dimmi…” la mia voce è solo un soffio.

“Sei così speciale… siamo così speciali noi due, insieme… io non voglio che finisca mai…”.

Lo stringo di più. Sei così dolce, Hanamichi…

Non finirà, te lo assicuro.

“Stupido, do’aho! Ancora non l’hai capito? Io voglio solo te…” ce l’ho fatta! Glielo ho detto! Parlare non è stato difficile, adesso: ho soltanto dato una voce concreta a parole che erano già dentro di me.

Lui si solleva sulle braccia e mi fissa negli occhi, poi si raddrizza e mi attira a sé.

“Io voglio solo te” gli ripeto prima di baciarlo.

Hanamichi mi stringe a sé con una forza incredibile, poi mi mormora all’orecchio: “Andiamo a letto…”.

 

Non so che ore sono o quanto tempo sia passato o quante volte l’abbiamo fatto, so solo che stavolta siamo veramente sfiniti!!! Hanamichi stringe la mia mano, mentre riposa vicino a me. Io sinceramente credo che crollerò addormentato da un  momento all’altro!

“Kitsune?”.

“Hn?”.

“Io non ce la faccio a scendere al piano di sotto per mangiare”.

“Neanche io” già, ormai l’ora di cena è passata da un pezzo.

“Kitsune?”.

“Hn?”.

“Io non ce la faccio neanche ad arrivare alla doccia”.

“Neanche io”.

“Kaede?”.

“Hn?” ma che c’è ancora? 

“Promettimi che non litigheremo mai più per una cosa simile”.

Io giro faticosamente la testa verso di lui e i nostri occhi si incontrano. Sorrido leggermente: “Te lo prometto…”.

Sorride anche lui.

“…tanto troveremo senz’altro altri motivi per litigare!” concludo.

E ridiamo insieme.

 

 

Fine (per ora?) ^_^

        


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