Compleanno del mio
adorato volpino! Non potevo non scrivere una piccola HanaRu! Anche per
questa, come per la fic natalizia, dovrete fare un ‘salto in avanti’
rispetto al time-line della serie, sorry, ho fatto un pasticcio, lo so!!!
^^;;; ma non importa, per il compleanno di Ru questo ed altro! ^_- I
personaggi non sono miei, ma del sensei Inoue; dedicata a Calipso, Greta e
Ria…e naturalmente tanti auguri a Kaede!!!! ^_^
You know I love you
di Nausicaa
"Kitsune, spegni
subito quella musica o mi suicido!" è il mio gentile ammonimento,
non appena metto piede nel salotto.
Perché sono così
drastico? Perché ieri ho avuto l’infelice idea di chiedere a Kaede come
mai la musica più legata alla notte del 31 dicembre sia "Aung lyne
time" (*): bene, non avevo neanche finito di formulare la domanda che
lui, insolitamente sveglio, ha immediatamente tirato fuori dalla sua
videoteca ( che da sola deve aver contribuito a far prosperare gli scambi
commerciali tra Giappone e Stati Uniti) un vecchio film in bianco e nero,
"Il ponte di Waterloo", in cui c’è una scena che avrebbe
dovuto mostrarmi come questo motivo sia parte più che integrante della
tradizione anglosassone e anglofona: lui e lei che danzano il valzer
mentre l’orchestra suona questa melodia…ogni tanto gli orchestrali
spegnevano una delle candele accese che erano accanto agli spartiti, lui
che doveva partire per la guerra… Il tutto (cioè il film) è un
concentrato e un crescendo di tragedie che accompagnano fino a quella
finale, che mi ha veramente schiantato, anche se non dico nulla per non
togliere il gusto della sorpresa a qualche temerario che volesse poi
vedere la pellicola incriminata…
Risultato: ho pianto per
mezz’ora, prima e dopo i titoli di coda!!!
Ora, si dà il caso che
oggi sia il 31 dicembre, quindi la kitsune non ha resistito alla
tentazione di mettere questa colonna sonora, trascurando che l’animo
sensibile del tensai è ancora straziato di fresco e che ormai il sentirla
mi fa venire l’impulso di strapparmi le vene!!! Scusate l’immagine
forte (lo so, chiamatemi l’Immaginifico… ^^ (**)), ma era per rendere
l’idea…
"A me piace"
mormora lui, che sembra concentrato su quel testo, allegro quanto la trama
del film.
"Come puoi dirlo?!
È stata una tragedia…".
"Mi riferivo alla
musica".
"…ma se ci fossi
stato io, se ci fossi stato tu, la storia non sarebbe finita a quel modo,
sarebbe stato il trionfo dell’amore assoluto…" mi sto
infervorando, costruendo nella mia mente, evidentemente portata per la
sceneggiatura, uno splendido happy-end alternativo!
"Ho sempre sentito
‘Aung lyne time’ l’ultimo dell’anno" mi dice lui, quasi
minacciosamente, vedendo che la mia mano si avvicina con disinvoltura al
pulsante di ‘stop’ dello stereo.
Uhm…ok, sarò generoso
come sempre!
Scavalco tre gatti
dormienti e lo raggiungo sul divano.
"Oi, kitsune, hai
finito con i biglietti di auguri? Così arrivo ad imbucarli!".
Da noi il primo dell’anno
è importante: non sto a dilungarmi troppo, ma è un po’ come da voi in
occidente: si pensa all’anno appena trascorso, allontanando i ricordi
negativi, e si fanno progetti per l’anno che inizia; una tradizione che
mi piace molto è quella dei biglietti d’auguri!! Ok, è una festa e
quindi mandare biglietti augurali non è il massimo dell’originalità,
direte voi, però i nengajo sono particolari: la regola più diffusa,
infatti, vuole che sia tutto personalizzato…la scelta della carta, il
soggetto da rappresentare, le parole da scrivere… una cosa su misura per
la persona che la riceverà, insomma!! Non c’è bisogno di dirvi che il
tensai, negli anni passati, ha dato grande prova di sé, vero? Penso che i
miei amici abbiano ancora i biglietti che decoravo per loro! Non credo che
Yohei potrebbe disfarsi del mio acquerello della facciata di una sala
giochi…e come potrebbe Takamiya non conservare il mio disegno di un
frigorifero? Un vero capolavoro di neo-realismo!!!!!
"Sì, li ho scritti,
eccoli là" mi risponde Kaede, indicandomi una piccola pila di buste
e carte sparse sul tavolino di fronte al divano.
"Posso
vederli?" chiedo subito, curioso; lui annuisce in silenzio.
Dunque…sono tutti rossi…davanti
hanno tutti lo stesso ideogramma che dice ‘buon anno nuovo’ e dentro…vediamo…ad
Ayako ha scritto ‘auguri, Rukawa’…a Ryota ha scritto ‘auguri,
Rukawa’…uguale per Mitsui… e stessa frase per Kogure. Ehm…
"Kitsune…questi
cosa sono?" non posso fare a meno di domandargli, perplesso.
"I miei nengajo. Non
devo scriverne altri, quindi puoi spedirli subito insieme ai tuoi,
grazie".
"Ah! Ma…non ti è
venuta in mente proprio nessuna altra frase?!" non so, qualcosa in
rima…
"Domani è
Capodanno" replica lui.
"E l’America è
stata scoperta…lo so che domani è Capodanno!" comincio ad
alterarmi; ops, forse ho alzato troppo la voce, visto che uno dei gattacci
ha alzato la testolina! Chi è? Ah, è Jordy, tutto sommato uno dei più
tranquilli: vuole solo mangiare e ronfare!!!!
"Appunto: e io ho
scritto gli auguri…sai che non mi piacciono le parole di
troppo!!!!" dice la kitsune, in tono risolutivo e conclusivo.
"Grrrr…bada
volpaccia che non ho ancora scritto il tuo, potresti ritrovarci la stessa,
asettica frase!" lo minaccio. Non avrà scritto quella cosa perfino
nel biglietto per me, vero????!!!!
"Hn" si limita
a dire lui, non volendo darmi la soddisfazione di allarmarsi di fronte a
questa prospettiva; inoltre, dal suo sguardo capisco che sarebbe inutile
chiedergli una qualche anticipazione sul bigliettino che deve aver
preparato per il sottoscritto…
Vabbe’, ma che
importa?! Mi piacciono le sorprese e poi non mi interessa discutere per i
nengajo, si sta avvicinando una giornata speciale…
"Kaede, che vuoi
fare tra stanotte e domani?" gli chiedo, sorridendo e cambiando
discorso.
Perché ormai, per me,
questa è principalmente la notte del suo compleanno, non conta l’anno
nuovo, la festa principale è quella per il mio volpacchiotto!
Sapete, detto fra noi…non
è che abbia mai amato troppo il Capodanno: specie negli anni passati,
quando gli odiati e temuti bilanci di fine anno (che anche se uno non
volesse pensarci, te ne parlano continuamente in tv e sui giornali e ti
costringono a ripercorrere le sfighe di 365 giorni!!!) non erano qualcosa
da affrontare alla leggera per me…e anche adesso che va tutto benissimo…be’
mi è rimasto questo sentimento non propriamente entusiasta.
"Non ci ho ancora
pensato…".
"Vabbe’, abbiamo
ancora un po’ di tempo. Prima ho fatto un paio di telefonate e Miyagi mi
ha detto che passerà la serata da Ayako e sentiranno la Daiku e poi, dopo
cena, torneranno a casa sua dove li raggiungeranno gli amici del fratello;
invece Mitchi e Kogure andranno a casa di Megane-kun" lo informo.
"Hn…tutto secondo
la tradizione, insomma…".
"Pare…".
Kaede si china ad
accarezzare uno dei suoi gatti disseminati per il salotto (il bellissimo
Hana-chan, il cui nome è tutto un programma, che ha il buon gusto di
accoccolarsi sempre sul cuscino più bello!!) e poi si protende per
prendere uno dei cartoncini che sono rimasti sul tavolino e inizia a
piegarlo. Io fisso i movimenti delle sue mani.
Adoro le sue mani, l’ho
mai detto? Sono bellissime: affusolate, bianche, dalle dita lunghe…così
eleganti… e il loro tocco è così morbido, le loro carezze sono così
dolci…
Sì…adoro veramente le
sue mani…
"Cosa stai facendo,
kitsune?" mi chiede Hana, un po’ meravigliato, forse perché è la
prima volta che mi vede praticare l’origami.
"Un pino, almeno
nelle intenzioni…non so se mi ricordo tutti i movimenti e tutte le
pieghe, è passato tanto tempo…" mormoro in risposta, cercando di
concentrarmi sulla carta verde che ho iniziato a piegare.
Ho imparato un po’ di
origami a scuola, quando frequentavo le elementari della Tomigaoka, e
oggi, parlando del Capodanno, mi sono tornati in mente gli alberi di pino
che ci avevano insegnato a realizzare proprio in vista delle feste di fine
anno: i rami di pino devono essere posti davanti alla porta d’ingresso,
in questi giorni, e all’interno la casa si può decorare con tanti
origami che riproducano lo stesso albero…
Non è che mi ricordi
molto altro di quelle lezioni (già allora dormivo molto in aula), ma mi
è rimasta un’affezione per l’arte del piegare la carta e penso che
dipenda anche da una frase che ci aveva citato allora la nostra maestra,
quando aveva dedicato un po’ di una lezione ad una piccola storia dell’origami:
"Quando le mani sono
occupate a fare qualcosa, il cuore è sereno".
L’aveva detta il
maestro Akira Yoshisawa e l’ho sempre sentita molto ‘mia’, molto
vera anche per me; perché servono le mani per giocare a basket e quando
sono in un campo, in palestra o al campetto del parco, e posso giocare,
allora sono felice e mi sento sereno…o quando ho in braccio uno dei miei
gatti e gli accarezzo il pelo…o, last but not least, quando abbraccio
forte Hanamichi e le mie mani lo stringono a me, o quando gli passo le
dita fra i capelli…
Sono tutte immagini
serene, quelle che associo alle mani.
È buffo, forse pensare
queste cose mi ha fatto bene, perché vedo che a poco a poco da un
semplice foglio di cartoncino verde sta venendo fuori un piccolo pino, un
po’ incerto nelle pieghe probabilmente, e poi a dire il vero mi manca il
materiale che servirebbe per fare la base e la cima, ma non importa!!! Si
capisce che è un albero…
"Senti, Kaede,
pensavo…" inizia Hana, che per diversi minuti è rimasto in
silenzio accanto a me, osservandomi.
"Hn?" gli
lancio un’occhiata interrogativa.
"Ecco, lo so che in
genere noi non andiamo mai al tempio e infatti non sarà un problema se
dirai di no, ma domani inizia l’anno nuovo e per noi sarà importante…sì,
insomma…avremo gli esami di ammissione, inizieremo l’università e poi
l’America…pensavo che questa sera potremmo andare al tempio, per
salutare il nostro ultimo anno da studenti delle superiori…" mi
spiega la mia testa rossa, sorridendomi.
Ho capito che deve
tenerci abbastanza, stavolta: l’anno scorso non aveva proposto di uscire
di casa...
Lo guardo di nuovo con la
coda dell’occhio, mentre sono impegnato con le ultime pieghe del
cartoncino: "Solo se mi assicuri che non vuoi andarci per avere una
specie di portafortuna" gli dico.
Lo vedo scuotere
energicamente il capo: "Il tensai non ha bisogno di portafortuna!!!-
e poi prosegue, più seriamente- Ma visto che l’anno prossimo avremo un
Capodanno americano, mi piacerebbe passare questa serata in modo un po’…non
tradizionale, non è questo il punto, però…" si ferma, cercando le
parole adatte, ma non le trova.
Non importa, però, ho
compreso quello che vuole dire…e non saprei spiegarlo neanche io, non
riesco a trovare le parole neanche io, ma ho intuito chiaramente lo stesso
quello che gli passa per la testa e penso che abbia ragione.
Così annuisco,
rivolgendogli un lieve sorriso.
Il pomeriggio scorre
tranquillo: Hanamichi va a imbucare i biglietti e io dormo un po’, in
vista delle ore piccole che mi toccherà fare stanotte; e, in serata,
ceniamo con la soba che ci ha preparato Yoriko-san. La casa è ancora
addobbata con tutte le decorazioni natalizie, che rendono l’atmosfera
calda e allegra, così quando dobbiamo infilarci i giacconi e le sciarpe
per recarci al tempio non sono molto contento, visto il freddo che c’è
fuori…
"Comunque non voglio
tornare tardi, kitsune!" mi avverte il mio do’aho.
Meno male, neanche io…
"Hn".
"Domani mia madre
pranzerà con noi per il tuo compleanno e sono sicuro che anche quelle
cavallette dei nostri amici si presenteranno qui per farti gli auguri!
Quindi voglio tornare presto per starmene tranquillo con te…al tempio
sarà pieno di gente…".
Annuisco in silenzio,
sorridendo leggermente.
L’aria è davvero
fredda sui nostri volti e c’è anche un vento leggero che però rende la
serata ancora più gelida.
"Kaede, quando ce li
scambiamo i nostri nengajo?" mi chiede la mia testa rossa, mentre
chiudo la porta di casa.
Non mi va di scambiarli
al tempio, in mezzo alla gente…voglio stare in casa, sul divano, con noi
due raggomitolati uno contro l’altro e i nostri gatti che dormono e
fuseggiano intorno…
"Al ritorno"
rispondo semplicemente e lo vedo annuire convinto; credo che debba aver
pensato le stesse cose…
Nonostante il freddo
pungente, il tempio è affollato da tutte le persone che hanno voluto
rispettare la tradizione: teniamo d’occhio l’orologio ma poi questa
precauzione si rivela superflua quando ci raggiungono i botti che
annunciano l’arrivo del nuovo anno e i rimbombi dei fuochi d’artificio
che stanno facendo in centro.
"1° gennaio!!!!
Tanti auguri, Kaede!!!!" esclama, prontissimo, Hana, sorridendomi
raggiante.
"Buon Anno anche a
te" mormoro di rimando.
"Che ‘buon anno’?!
Io mi riferivo al tuo compleanno!!!!" mi riprende lui, con un tono
quasi accusatorio per non averlo capito subito. Ma poi si china su di me e
mi mormora all’orecchio: "Vorrei tanto baciarti, kitsune, ma mi sa
che non è il caso mentre siamo in fila…ti farò degli auguri migliori
non appena saremo tornati a casa" e nel dirlo riesce a baciarmi
leggermente e velocemente sull’orecchio.
Fortunatamente la fila
non dura troppo, scorre rapidamente e dopo pochi minuti raggiungiamo la
nostra meta: buttiamo la monetina e suoniamo la campana e ci raccogliamo
per qualche secondo.
È vero, Hana ha ragione:
sarà un anno importantissimo per noi…
E spero che ti porti
tutto quello che hai sempre sognato, amore mio, che ci sia gioia e amore e
che scorra via sereno…
Dopo alcuni istanti ce ne
andiamo, lasciando il posto alle persone dietro di noi.
"Andiamo a
casa?".
"Sì, si sta facendo
tardi".
"Sai, Kaede, sono
proprio contento di essere venuto qui con te" mi dice Hanamichi,
mentre percorriamo la strada per tornare a casa e poi comincia a
raccontare di come sarà il nostro Capodanno americano, del fatto che
vorrebbe andare a New York, perché il mare della California è bello, ma
sotto le feste di fine anno ci vuole la neve e il Central Park è così
bello tutto innevato e poi si può pattinare al laghetto…
Mi piace sentirlo
parlare. Mi è sempre piaciuto a dire il vero, ma quando parla del futuro
riesce a farlo sembrare già così bello…
Le sue chiacchiere e le
sue descrizioni del magnifico viaggio coast-to-coast che faremo in
macchina per arrivare da Sacramento a New York (ecco, magari su questo ci
sarà da discutere…) sono la colonna sonora del tragitto fino alla
villetta.
Quando entriamo, il caldo
che ci avvolge ci fa rilassare e ci colora leggermente le guance per lo
sbalzo di temperatura; ci liberiamo in fretta dei giacconi e noto molta
urgenza nei movimenti della mia testa rossa e una certa fretta nei passi
con cui si dirige verso il salotto.
"Aspetta un attimo,
kitsune, non entrare subito!" mi dice con un tono perentorio, crede
lui…
Hn.
"Arrivo" gli
replico, sforzandomi di trattenere un sorriso.
"TI HO DETTO DI
ASPETTARE , DANNATA KITSUNE!!!!!!!!!!!!!!!!" mi grida lui, dall’altra
stanza. E io aspetto.
"ECCO, ADESSO PUOI
ENTRARE!" urla dopo un po’.
Entro in salotto e,
accanto a lui, sul divano, vedo un bel pacco piuttosto grande, avvolto in
una allegra carta rossa e lucida e decorato con un grande fiocco dorato.
Hanamichi mi fa cenno di
sedermi vicino a lui e, non appena lo raggiungo, si protende verso di me e
mi bacia con passione. Un bacio lungo e tenero, anche se appassionato.
Quando ci separiamo, mi
guarda negli occhi e mi dice: "Buon compleanno, amore. A quest’ora
eri già nato, vero? È quasi l’una di notte…mi ricordo la foto che ho
visto: eri un volpacchiottino!!!" e ridacchia affettuosamente, poi mi
indica il pacco.
"Per te, volpaccia!".
Stavolta sono io a
protendermi per baciarlo sulle labbra: "Grazie!" gli mormoro
dopo.
Scarto il regalo sotto il
suo sguardo ansioso e mi ritrovo fra le mani la scatola di un negozio
sportivo.
"Kitsune, forse i
colori non saranno i più adatti visto che noi andremo a Sacramento, però
c’è un motivo e…be’ perché non finisci di aprirla?!" mi
chiede quando si accorge che mi sono fermato e che mi sto limitando ad
osservarlo.
"Do’aho, non
anticiparmi cosa c’è nella scatola, vorrei avere la mia sorpresa!"
gli faccio notare.
"Ops! In effetti…".
La mia testa rossa tace e
io sollevo il coperchio.
Nero, rosso e bianco. I
colori dello Shohoku, certo, ma non solo…
Sorrido, mentre tiro
fuori la maglia numero 23 dei Chicago Bulls, quella di Michael Jordan, e
me la rigiro fra le mani…
"Grazie, Hana…"
ripeto.
"Ti ricordi quando
ti vidi giocare per la prima volta, in quello scontro fra matricole e
giocatori del secondo e terzo anno? Sopra la maglietta avevi indossato la
canotta con il numero 23…avrei dovuto capirlo anche da quel particolare
che avrei avuto a che fare con una volpetta megalomane!!!!" mi dice
ridendo.
Io rimango in silenzio,
ma lo abbraccio e mi rilasso contro di lui, godendomi la sua stretta calda
e forte e concentrandomi sui nostri respiri…
"Oi kitsune…".
"Mmm?".
"I nengajo…".
"Hn".
Ne sono rimasti due sul
tavolino: uno rosso, che è il mio per lui, e uno azzurro che è il suo
per me.
Hanamichi neanche aspetta
che sia io a darglielo e allunga un braccio per prenderlo e per porgermi
il mio.
"Uhm…già con il
colore non ci siamo, volpaccia malefica!!! Ossia, il rosso è bellissimo,
ovviamente, ma anche i bigliettini che hai preparato per gli altri erano
rossi!!! Vabbe’, diciamo che hai voluto omaggiare quei miseri tapini con
qualcosa che ricordasse loro il tensai! Leggi il tuo, forza!!!" mi
esorta il mio do’aho, con vivacità.
"E tu?" voglio
vedere la sua faccia…
"Inizia tu"
insiste lui.
Apro il suo biglietto
azzurro, che è decorato con festoni e con scritte di ‘Happy new year’
, e dentro vi trovo la frase più semplice, essenziale ed importante.
"Ti amo tanto, Kaede.
Il tuo Do’aho (mi firmo così solo perché è il tuo compleanno, non
abituarti!)".
Rialzo gli occhi e gli
dico: "Ora leggi il tuo".
Lui lo apre e scorgo
subito un lampo nel suo sguardo nocciola.
Volete sapere che cosa
gli ho scritto? È facile…
"Anche io, Hana. K.
(che, per una volta tanto, sta per kitsune!)".
Hanamichi mi sembra
perplesso e un po’ insicuro: "Ehm…vuol dire che sto diventando
prevedibile?" mi chiede con un sorriso incerto.
Io scuoto il capo, gli
tolgo il biglietto dalle mani e poso anche il mio e mi risistemo fra le
sue braccia.
"No, un do’aho
prevedibile è una contraddizione in termini".
Le sue mani mi
accarezzano i capelli.
"Allora vuol dire
che due innamorati sanno leggersi nel pensiero!" esclama lui, con
entusiasmo.
"Hn" la mia
stretta si accentua e anche la sua.
"Eheheheheh…alla
fine ti è entrato nella testolina un po’ del romanticismo del tensai!!!"
ridacchia il mio do’aho, estremamente compiaciuto.
"Hn. Solo per oggi:
è una giornata speciale!" dopotutto, ho un’immagine da difendere,
non credete?
Hanamichi mi bacia in
fronte, sorridendo: "Sì…è quella in cui sei nato…".
Fine ^^
(*) "Aung lyne
time", da noi più conosciuta come "Valzer delle candele" o
"Valzer dell’addio"…il film "Waterloo bridge",
1940, è di M. LeRoy e ci recitavano Vivien Leigh e Robert Taylor; però
un’interpretazione molto più allegra di "Aung lyne time" è
nel bellissimo finale di "La vita è meravigliosa" di F.Capra!
^^
(**) il © del temine è
di D’Annunzio, ma non ho saputo resistere! ^O^
Nota: mi sono documentata
sul Capodanno giapponese con quello che ho trovato in casa, spero di non
aver scritto niente di sbagliato: in questo caso, mi scuso! ^^;;;; la
Daiku è la Nona Sinfonia.
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