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blood 3
prologo
di Naika
Fiamme.
Si flettono scosse dal vento che le spezza e le alimenta.
Si allungano lambendo cemento, vetro, plastica, pelle.
Ogni cosa che toccano diviene cenere.
Grigia.
Sottile.
Aleggia come nebbiolina spettrale tra i demoni rossi che corrodono la
terra squarciata.
Che fuoriescono dal ventre dilaniato che rigurgita lava e calore.
Grida.
Uomini impazziti che corrono ovunque in preda al terrore.
Paura.
Follia.
Senza scampo.
Senza possibilità di salvezza.
Esplosioni.
Una dopo l'altra.
Le auto schizzano nel cielo avvolte dalle fiamme in terrificanti fuochi
d'artificio prima di ripiombare sulle persone in fuga come meteore
incandescenti.
Il suolo trema gemendo la sua agonia.
Pezzi di asfalto nero s'inarcano e si spezzano lasciando intravedere sotto
il manto rugoso della strada il fuoco carminio.
Il cielo nero è striato dal rosso delle fiamme, dal grigio del fumo che
disegna intricati, contorti, arabeschi.
Pezzi di lamiera tagliano l'aria producendo suoni striduli quando un'auto
piomba su un autobus riverso in mezzo alla strada mandando in frantumi i
finestrini che schizzano come lame taglienti falciando braccia, mani,
teste.
Piantandosi nelle auto capovolte in mezzo alla strada, sciogliendosi in
un'improvvisa eruzione di lava che squarcia il marciapiede trasformando un
piccolo negozio di fiori in un vulcano.
Scintille danzano impazzite nell'aria mentre la lava silenziosa e lenta
scivola inesorabile, lambendo, inglobando, nel suo manto rosso cupo, che
va scurendo al contatto con l'aria ma a cui si aggiunge nuovo fuoco ogni
volta che la terra trema, squarciandosi.
Gli uccelli precipitano dal cielo come piccoli proiettili scuri dalle
carni arse, si accasciano tra le lamiere e i detriti macchiando di sangue
la cenere che vortica.
Non esiste rifugio.
Non esiste riparo.
Il cielo grida.
La terra trema.
Il mare s'innalza in onde violente tinte del sangue scuro delle vittime
che ha spezzato, scagliandole contro gli scogli acuminati.
L'inferno spalanca le sue braccia sfondando il ventre della madre terra
per carpire con i suoi artigli scarlatti la vita fragile degli uomini.
Urla.
La falce impazzita della Morte si abbatte candida in fulmini che straziano
il cielo e perforano la terra.
Corpi spezzati, scagliati come bambole senza peso nell'aria cupa, riversi
sulle macerie, schiacciati sotto le case crollate.
L'ennesima detonazione e un enorme palazzo di cemento armato al di là
della strada si accasciò su se stesso come un uomo a cui le gambe non
reggono più.
Le finestre esplodono in frantumi e il tintinnio leggero del vetro riempie
l'aria di risatine ironiche e malvagie, i baluginii rossi che su di esso
trae il fuoco fa scintillare il fumo di occhi malevoli.
Rosso.
Come il sangue.
Rosso.
Come la lava.
Rosso.
Come il cielo, la terra e il mare.
Rosso.
Rukawa immobile in mezzo alla strada che traballava sotto i suoi piedi
osservava i palazzi collassare, le auto che volavano ad ogni scossa
piantandosi in posizioni assurde negli ultimi piani delle case.
Corpi straziati macchiavano il cemento per pochi attimi prima che esso
colasse trascinandoli con se nel suo inferno.
Le grida di terrore.
Gli occhi impazziti.
Le lacrime isteriche.
Le lamiere contorte.
Le macerie esposte.
Le case divelte.
E in mezzo a tutto lui era immobile.
Immobile mentre solo il frammento di cemento su cui era sembrava immune da
quella pazzia.
Nero come i suoi capelli, scuro come i suoi occhi.
Mentre osservava il fulcro e il fautore del caos.
Distruzione.
Il demone gli voltava le spalle mentre osservava un enorme centro
commerciale tramutarsi in cenere ad un suo semplice gesto del capo.
Alcune donne che stavano fuggendo finirono travolte dalle macerie mentre
il loro grido si spegneva sotto la valanga di cemento.
"Fermati!"
Nessuna risposta dal demone vestito di rosso.
Un lungo, sontuoso, mantello rosso come quel cielo assurdo.
Il cappuccio alzato a celare il capo.
"Fermati Distruzione!" ripetè esercitando il proprio controllo sul demone
che, tra i cinque superiori, meno gli obbediva.
Il demone si voltò verso di lui con un bel sorriso sul volto.
La sua pelle ricoperta di minuscole scaglie lucenti era del caldo color
dorato del tramonto.
Quel tramonto bellissimo che aveva salutato il mondo prima che scoppiasse
il caos.
I suoi occhi erano polle di luce carminio scintillanti come fiamma viva,
in cui danzava la follia e la sete di sangue.
I suoi capelli avevano il colore della lava ribollente, si agitavano al
vento danzando sul volto squadrato.
"Perchè..." mormorò con voce calda eppure spettrale.
Profonda come il luogo da cui egli proveniva.
Sferzante come il vento che schiaffeggiava le fiamme.
Fissò dolcemente Rukawa mentre il cielo alle sue spalle si squarciava con
un grido e tutto il mondo si tramutava in cenere.
"... non lo trovi divertente kitsune?"
Continua...
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