You are my Blood
side story VI
di Naika
Piccoli pipistrelli di
cartoncino nero svolazzavano, spinti da semplici incantesimi di levitazione,
tra le grosse travi di legno scuro che sostenevano il soffitto della grande
sala, addobbata per l’occasione, con milioni di candele e striscioni di
nailon sbrindellato, in modo da creare l’illusione di lunghe ragnatele
filanti.
Sui tavoli, tra i
grandi recipienti trasparenti pieni di punch sanguigno e altre bevande
colorate, grandi zucche, accuratamente svuotate, facevano mostra dei loro
scintillanti sorrisi, illuminati dalle piccole fiammelle poste nelle loro
cavità.
Laila osservava i suoi
compagni d’istituto, le eleganti vesti nere e i lunghi capelli a punta, di
rito, girovagare tra le tavole imbandite assaggiando dolci e tartine salate,
discutendo di incantesimi e pozioni mentre i professori, nei loro eleganti
abiti di velluto nero e blu, osservavano bonariamente gli studenti
affaccendarsi, chiacchierando tra loro.
“E’ una bella festa!”
le disse allegra Yne avvicinandosi a lei con due bicchieri pieni di un
fumante liquido verde pistacchio.
La ragazza lo prese con
un ringraziamento che si perse nella musica suggestiva che riempiva la
grande sala senza tuttavia riuscire a sorridere.
Era nervosa.
Per quanto le desse
fastidio ammetterlo stava aspettando l’arrivo di Anya.
La bionda si stava,
appositamente, facendo attendere, comportandosi per l’ennesima volta come
una star capricciosa.
Naturalmente, non c’era
strega alla festa che non sapesse chi sarebbe stato il suo cavaliere
quella sera e Laila stessa si ritrovava a pensare con fastidio che, non
appena la compagna di classe fosse giunta, non avrebbe certo mancato di
farle notare che invece lei non aveva invitato nessuno.
L’enorme portone, di
legno scolpito, che dava sulla sala dei banchetti, scricchiolò,
schiudendosi, proprio in quel momento.
Il grande uscio era
posto pochi gradini più in alto rispetto alla sala e ciò permetteva a
chiunque si trovasse alla festa di vedere perfettamente ogni nuovo arrivato
che l’ampio portale magico accoglieva, aprendosi e chiudendosi, senza
bisogno che nessuno lo sospingesse.
E Anya puntava,
naturalmente, sul fatto di essere vista da tutti quando si fermò sulla
sommità dei due candidi scalini, al fianco del suo prestigioso cavaliere.
Studenti e professori
si volsero a fissare la ragazza, splendida nel suo abito nero così in
contrasto coi capelli biondi, e il suo alto accompagnatore.
La sua pelle candida,
gli occhi neri, la luce ferina e sicura che gli scintillava nello sguardo.
Altero e freddo.
Glaciale.
Yne al fianco
dell’amica non potè trattenere un ansito di meraviglia, osservandolo.
“Un vampiro vero...”
mormorò con occhi scintillanti e Laila impose al suo sorriso di non
vacillare mentre Anya si staccava, scusandosi un momento, dal suo cavaliere
per avvicinarsi a lei.
Sapeva che la megera
non avrebbe mancato di andare a vantarsi!
“Festicciola carina...”
esordì la biondina con voce falsamente gentile e sguardo sdegnoso.
I suoi occhi si
fissarono su uno dei pipistrellini di carta e un ghigno leggero le deformò
le labbra truccate.
“Certo... carente di
effetti degni della serata...” mormorò prima di sospirare e scuotere le
belle spalle con vaga indifferenza.
Laila si morse la
lingua per resistere alla tentazione di risponderle per le rime.
Purtroppo sapeva che i
suoi piccoli incantesimi e le decorazioni semplici non potevano essere
nemmeno paragonati allo sfoggio di apparecchiature e magie di cui aveva dato
esibizione Anya l’anno prima.
Però tutto ciò che era
in quella stanza era il frutto della sua fatica e del suo impegno!
Non aveva semplicemente
schioccato le dita aspettando che “papino” pagasse!
La biondina nel
frattempo si era guardata attorno prima di portare nuovamente lo sguardo su
di lei.
“Bhe...?” chiese
sollevando un bel sopracciglio curato.
“Bhe che cosa?” le fece
il verso Laila, senza riuscire a trattenere una nota acida nel tono della
voce.
“Ma come?” disse Anya
falsamente sorpresa “Dopo che te ne sei vantata tanto, mi aspettavo che
avessi invitato il vampiro fesso e il demone mezza tacca...” disse con
scherno.
“Come ti permetti di
offenderli senza nemmeno conoscerli!” esplose Laila inviperita.
“Oh... ma io li avrei
conosciuti volentieri...” fu la mielosa insinuazione dell’altra “...se tu
avessi avuto il coraggio di invitarli!!” disse con un ghigno soddisfatto.
“Dì la verità...”
insinuò cattiva avvicinandosele “...ti sei vergognata di loro!” rise
sommessamente, soddisfatta di vedere l’antagonista serrare le labbra con
rabbia.
“E’ così vero?” chiese
anche se la sua più che una domanda sembrava un’affermazione.
“Per non fare una
figura meschina hai deciso di non invitarli proprio!” disse ridacchiando
leggera, coprendosi la bocca con una mano candida.
“Temevi di vederli
inchinarsi davanti a Mika?” suppose lanciando uno sguardo al suo cavaliere
che stava parlando con il preside della scuola “O magari che fuggissero a
gambe levate di fronte a qualcuno con del VERO potere?” ipotizzò ancora.
“Non li ho invitati
semplicemente perchè sono in vacanza e non mi sembrava giusto...” cominciò a
spiegare Laila decisa a tappare la bocca all’antipatica compagna di classe.
“Oh sì, sì...”
l’interruppe, però, nuovamente, questa “...dimenticavo che tu sei la buona e
generosa Laila...” la sfottè addolcendo innaturalmente la voce.
La ragazza strinse le
mani a pugno lanciandole uno sguardo inceneritrice e stava per risponderle a
tema quando un trillo nella tasca della sua veste la bloccò.
Sorpresa sollevò il
cellulare, senza tuttavia riuscire a riconoscere il numero che lampeggiava
sul display luminoso del vecchio telefonino.
“Pronto?” chiese con
voce incerta mentre Anya la fissava un po’ seccata dall’essere stata
interrotta proprio mentre si stava divertendo.
“Ciao! Come va la
festa?” le chiese una voce allegra e calda che, solo dopo alcuni minuti,
riconobbe come quella del rossino loro ospite.
“Hanamichi!” esclamò
sorpresa “Come hai il mio numero?” chiese stupita.
“Hanamichi?” chiese Yne
allungando le orecchie per cogliere qualche altro frammento della
conversazione.
Aveva già sentito quel
nome ma dove?
Si corrugò per un
momento prima che i suoi occhi verdi s’illuminassero.
“Il mezzo demone?”
chiese all’amica e Laila annuì velocemente, con il capo, troppo intenta ad
ascoltare la voce dell’altro.
“L’ho chiesto a tuo
padre...” le stava spiegando il rossino “... ho convinto la volpaccia a
venire alla tua festa ma siccome la sua presenza potrebbe causare qualche...
hemm.. disguido... abbiamo bisogno di un invito ufficiale...” disse.
La strega fissò
incredula il cellulare “Volete venire qui?” chiese perplessa senza rendersi
conto che aveva parlato ad alta voce.
Gli occhi di Anya
scintillarono malevoli nell’apprendere la succosa notizia mentre Laila
cercava di decifrare il tono del rossino.
La sua voce era allegra
ed entusiasta.
Possibile che l’idea
della festa lo elettrizzasse tanto?
Sembrava quasi che
avesse qualcosa in mente.
“Hemmm... ecco Hana io
vi inviterei volentieri...” mormorò prima di arrossire violentemente nel
scorgere gli occhi della biondina fissi su di lei.
“Lo sapevo!” disse
soddisfatta questa, battendo un pugno sul palmo della mano “Non li hai
voluti invitare perchè ti vergognavi di quelle due mezze cartucce!” rise
divertita, a voce volutamente abbastanza alta da farsi sentire anche dal
rossino.
“E’ lei vero...”
ringhiò questi nell’udire quelle parole, “quell’Anya di cui parlavi con tuo
padre...” sussurrò, ma non ebbe modo di terminare la frase che la biondina
aveva strappato il cellulare alla compagna di classe.
“Saremo lieti di avervi
qui!!” disse con voce meliflua “...ma credete di saperci arrivare?” insinuò
con falsa preoccupazione “Da Okkioto a qui è molta strada e temo che anche
in auto arrivereste ormai a festa terminata...” disse con tono che colava
ipocrisia da tutti i pori.
“Ohh...” mormorò
Hanamichi tranquillamente mentre un lento sorriso si allargava sul suo volto
“...non temere” sussurrò “...conosciamo un modo molto rapido di spostarci!”
le assicurò prima di riagganciarle il telefono in faccia.
Anya osservò
l’apparecchio sollevando un sopracciglio scettica prima di restituirlo a
Laila che la fissava furente.
“I tuoi amichetti
stanno venendo qui...” la informò leggermente inviperita per il trattamento
ricevuto.
Come si permetteva quel
piccolo demone impertinente di trattarla così!
Sbatterle addirittura
il telefono in faccia!
“Sono proprio curiosa
di conoscerli...” disse tornando a fissare Laila “...sempre che arrivino in
tempo, il tuo mezzo demone sembrava molto sicuro del fatto suo ma dubito che
due come loro possano conoscere anche il solo semplice teletrasporto!” disse
con una scrollata di spalle.
Laila ripose il
cellulare prima di sfidarla con sguardo assassino.
“Se hanno detto che
verranno, verranno!” disse ostentando una sicurezza che non aveva.
Kaede e Hanamichi
conoscevano davvero il teletrasporto?
Non tutti i vampiri
sapevano usare la magia e comunque da casa sua alla scuola c’era una
ragguardevole distanza.
“Spero solo di non
diventare vecchia nell’attesa!” rise Anya prima di volgersi per tornare dal
suo cavaliere.
Naturalmente strada
facendo non perse l’occasione di avvisare chiunque le stesse a tiro che
presto sarebbero giunti due cari amici di Laila.
E la strega cominciò a
sudare freddo, un’ora più tardi, quando il grande pendolo della scuola le
fece notare che mancava poco meno di venti minuti alla mezza notte.
Ormai tutti gli
studenti erano stati informati da Anya e anche Mika sembrava impaziente di
conoscere questo ‘mezzo vampiro’ di cui gli avevano parlato.
“Sbaglio o non si è
ancora visto nessuno...” insinuò sibillina la biondina portandosele
nuovamente accanto.
“Non è che stanno
venendo qui facendo l’autostop?” disse prima di ridere alla sua stessa
battuta.
Laila strinse la
mascella lanciando uno sguardo disperato all’orologio.
Era tardi.
“Rassegnati non verrann...”
L’ultima parola della
strega bionda si perse nel boato della grande porta d’ingresso che andava in
mille pezzi.
Fuoco.
Un inferno fatto di
collera e luce.
Un mare in tempesta di
onde carminio, roboanti, ruggenti.
Le schegge di legno
schizzarono impazzite per la stanza tagliando l’aria come lame roventi,
piantandosi nei muri, trafiggendo le zucche, mandandole in frantumi.
Le luci delle candele,
in esse contenute, tremolarono, staccandosi dai loro stoppini galleggiando
per un interminabile momento nell’aria immobile prima di allungarsi con uno
scatto, spezzandosi, contorcendosi, esplodendo nel liberare dalla prigionia
del loro bozzolo le creature che nella loro luce avevano trovato vita.
Minuscoli, vitrei,
occhi dorati si spalancarono sugli appuntiti musi carminio dei piccoli
draghi nati dalle fiammelle scarlatte, lanciandosi nell’aria incandescente,
fendendola con le ali rosse, colpendola con le minuscole code nervose,
spalancando le candide fauci in un grido di liberazione.
Oltre la soglia,
l’unica che conduceva all’esterno, un mare in tempesta di fiamme scarlatte,
lunghe, lucenti, scintillanti d’oro e carminio, bloccava ogni via di fuga.
Un incendio di luce e
di languida seta rossa tra le cui eleganti volute, vaporosi scintillii
danzavano, rincorrendosi, fuggendo alle lingue di fuoco che tentavano di
schiaffeggiarli con la loro furia.
Ciò che rimaneva della
possente porta di legno scricchiolò, spezzandosi, innalzandosi in un ultimo
grido morente per poi dissolversi con un baluginio di luce dorata,
alimentando quell’inferno rosso splendente.
I draghi ruggirono
saettando veloci verso il soffitto prima di trovare posto sulle grandi travi
di legno, le lunghe code che dondolavano dai loro trespoli improvvisati, gli
occhi ferini puntati sulla soglia infuocata.
In attesa.
“Al mio segnale!” gridò
il preside, riscuotendosi dal torpore della sorpresa iniziale, sollevando
una mano pallida, la veste nera che svolazzava attorno alla sua figura
austera, schiaffeggiata dalla derisione di quel fuoco insolente.
Nel suo palmo teso una
lucente sfera azzurro elettrico si allargò, ingigantendosi fino ad
avvolgergli tutta la mano mentre nella sala anche i professori ripetevano il
suo stesso gesto, richiamando gli spiriti dell’acqua.
“Ora!” gridò lo
stregone, abbassando di colpo il braccio liberando la sua magia in un
immenso raggio di luce azzurra.
Una possente,
scintillante, cascata d’acqua magica attraversò tutta la sala acquisendo
potenza e velocità nell’ingigantirsi mentre correva verso la porta in
fiamme.
I flutti esplosero
contro il fuoco, fondendosi con un lungo sibilo mentre la stanza veniva
completamente avvolta dalle morbide volute di vapore candido a cui, la lotta
tra i due elementi, aveva dato vita.
Per interminabili
secondi allievi e maestri rimasero immobili, paralizzati, tentando di capire
se erano riusciti a fermare quell’inferno innaturale.
La risposta giunse loro
pochi secondi più tardi sottoforma di una melodiosa, divertita, risata.
Il vapore si scisse,
dissolvendosi in arabeschi, rilevando una splendida donna seduta comodamente
a mezz’aria, le lunghe gambe accavallate con grazia, una mano dorata a
sostenere il mento perfetto, i lunghi, ondulati capelli rossi che le
ricadevano su una spalla in onde d’oro, fuoco e tenebra, andando a fondersi
con le fiamme carminio che sotto di lei ruggivano e danzavano.
Intatte.
“Non l’abbiamo nemmeno
sfiorata...” ansimò la professoressa di storia magica, portandosi le mani
tremanti a coprirsi le labbra mentre Laila passava lo sguardo dai
professori, pallidi, al sorriso luminoso sul volto magnifico del demone,
immobile di fronte a loro.
“Su, su non
crucciatevi!!” disse allegramente la donna sventolando una mano dorata con
sufficienza.
“E’ ovvio che il vostro
potere sia inutile contro di me” li giustificò bonariamente, stiracchiando
voluttuosamente le lunghe braccia, prima di passare una mano tra le ciocche
morbide.
Le labbra carnose si
tesero in un bel sorriso che tuttavia non si riflettè nei suoi occhi
carminio, scintillanti di una luce assassina e crudele.
“La Signora del
Fuoco...” ansimò Mika incredulo.
Il suo era stato solo
un sussurro che a malapena aveva sovrastato lo scricchiolio dell’inferno di
fuoco che, incessante, continuava ad ardere sulla soglia, fornendo un
fiammeggiante trono carminio alla sua Sovrana, ma fu abbastanza forte da
essere sentito dai maghi accanto a lui che sussultarono violentemente
spostando velocemente lo sguardo da lui alla donna.
“Basta così
Distruzione, ti ringrazio...”
La voce fredda, pacata
e cupa, fece voltare la bella donna verso la soglia.
Le fiamme si ritrassero
in fretta piegandosi su se stesse in un inchino riverente lasciando libero
il passaggio per i due giovani fermi poco dietro ciò che restava del
portone.
Laila boccheggiò
incredula quando li riconobbe.
Il ragazzo che con
noncuranza si stava avvicinando ad uno dei cinque Signori del Caos era il
moretto che alloggiava nel suo hotel!
Anche se ora...
La pelle candida su cui
le ombre fiammeggianti si flettevano, disegnando carezze sanguigne,
fondendosi con la seta nera dei suoi abiti scuri...
Quegli occhi blu, così
scuri, profondi, insondabili, un abisso senza fondo in cui la luce spirava
inghiottita dal nulla...
Il portamento altero,
maestoso, l’eleganza di ogni suo gesto, la ferina determinazione del suo
sguardo...
Non sembrava più il
ragazzo che lei aveva conosciuto.
Sembrava un re.
Un magnifico sovrano
nato dalle tenebre e dal fuoco.
Sotto lo sguardo basito
dei presenti il demone atterrò delicatamente a terra prima di inchinarsi con
profondo rispetto di fronte al suo signore e mormorare un riverente: “Come
volete Sire”.
I piccoli draghi che
avevano osservato la scena d’alto della loro postazione scesero veloci, con
ampi semicerchi, per andare a posarsi sulle spalle della donna.
Uno di essi tuttavia
allungò il giro andando ad acciambellarsi contro il collo di Hanamichi che
aveva seguito la scena in silenzio.
Il ragazzo accarezzò
quasi distrattamente la testolina del rettile che prese a fuseggiare come un
gatto, attorcigliando la lunga coda infuocata al suo braccio, le scaglie
rosso cupo in netto contrasto con la seta candida della sua camicia.
Distruzione si volse
allora verso di lui, porgendogli un luminoso sorriso.
“Nipotino!” trillò
buttandogli le braccia al collo per poi scoccargli un bacio sulla guancia.
“Come stai? L’ultima
volta che ti ho visto eri morto!” ricordò allegramente, con molta
nonchalance.
Hanamichi rise
dolcemente “In effetti...” mormorò scuotendo le spalle “Adesso va
decisamente meglio!!” la rassicurò.
La donna annuì
soddisfatta prima di sollevare una mano dorata.
Uno dei piccoli draghi
si staccò dalla sua spalla planando fino al pavimento, una volta a terra
spalancò le piccole fauci liberando una minuscola fiammata che corse sul
pavimento di marmo a disegnare un grande cerchio.
Il piccolo drago
inclinò il capo di lato osservando il suo operato prima di alzarsi
nuovamente in volo e saettare dentro di esso, tracciandovi una stella
rovesciata.
I contorni dell’astro
presero fuoco e il pavimento, all’interno del pentagono, crollo rivelando un
abisso oscuro di cui non si riusciva a scorgere la fine.
Il draghetto tornò
sulla spalla della sua signora che annuì soddisfatta nell’osservare il
passaggio aperto.
“Bene allora io
vado...” disse con un ultimo inchino a Rukawa.
“Ciao ciao nipotino...”
trillò lei dirigendosi verso il baratro oscuro “...ci vediamo la prossima
volta che evochi l’Edeak!” gli disse con una strizzata d’occhio prima di
tuffarsi nel tunnel.
Il pavimento si
richiuse su di lei trascinando con se il fuoco e i draghi prima di
richiudersi con uno scricchiolio secco.
La scomparsa del demone
riportò il silenzio nella sala immobile.
Silenzio che fu rotto
pochi secondi più tardi dal suono cupo con coi Mika cadeva in ginocchio
davanti ai suoi due sovrani.
“Maestà!!” Ansimò
riverente.
Rukawa scosse il capo
con indifferenza “Alzati, odio queste cose...” sbottò cupo mentre Hanamichi,
ignorando il gelo incredulo che ancora attanagliava tutta la stanza, si
avvicinava a Laila, il piccolo drago ancora appollaiato sulla sua spalla.
“Scusa il ritardo”
disse con un sorriso tranquillo mentre alle sue spalle la lancetta dei
minuti faceva l’ultimo scatto posizionandosi sopra quelle delle ore per
segnare la mezza notte in punto.
“N... n.. non... n...”
Laila deglutì un paio di volte a vuoto prima di tentare nuovamente di
parlare.
“N..on impo...rta...”
riuscì finalmente a mormorare con voce ancora incerta e rauca.
Il rossino si volse
guardandosi attorno, incontrando gli occhi sgranati della biondina che li
fissava immobile.
Nella sala erano tutti
stupiti ma quella ragazzina sembrava fare fatica a tenere gli occhi nelle
orbite.
“E’ lei?” chiese
tornando a fissare per un momento Laila.
“L...e...lei?” chiese
la strega perplessa e ancora un po’ sotto shock.
“Quella che ti ha
detto...” il rossino rimase momentaneamente sovra pensiero cercando di
ricordare le parole esatte “...un vampiro da quattro soldi e un demone
pietoso...” sussurrò voltandosi verso la biondina che aveva avuto un
violento sussulto colpevole e ora passava lo sguardo terrorizzato da uno
all’altro.
Mika sollevò il capo di
scatto nel sentire che la sua ‘amica’ aveva offeso in maniera tanto pesante
i suoi signori mentre professori e alunni trattenevano il fiato.
L’aria scricchiolò
pericolosamente mentre Hanamichi faceva un passo verso la ragazzina.
“I...io....” balbettò
questa, tentando invano di trovare una via di fuga.
“Tu... che...
cosa....?” chiese con voce pericolosamente bassa e mortalmente
tranquilla, il rossino.
I suoi occhi
scintillarono, lame dorate striarono le iridi nocciola mentre i capelli
rossi scivolavano a velargli lo sguardo, allungando serpentine ombre rosse
sul suo volto.
“Un vampiro che spreca
la sua vita immortale per legarla a quella di un mezzo sangue...” sussurrò
piano Hanamichi, la voce bassa, cupa, raschiante quasi facesse fatica ad
uscirgli dalla gola.
L’aria intorno a lui
prese a vibrare pericolosamente mentre la candida camicia di seta, sospinta
dall’ingigantirsi del suo potere prendeva a fluttuare piano intorno ai suoi
fianchi.
Rukawa sollevò un
sopracciglio sorpreso prima che lo sguardo corresse velocemente
all’orologio.
Mezzanotte.
La mezzanotte di
Halloween!!!
“Oh merda...” imprecò a
mezza voce sbarrando gli occhi improvvisamente conscio di ciò che stava
succedendo.
La pelle dorata del suo
amante prese luminosità mentre l’aria attorno a lui andava in
autocombustione.
Come un acciarino
buttato in un pozzo di benzina, nel momento in cui la prima fiammella bruciò
l’aria, tutta la figura del rossino prese fuoco esplodendo attorno a lui in
vampate distruttive e feroci.
La camicia di seta arse
con un ultimo fruscio mentre le scapole nude di Hanamichi si allungavano
all’esterno.
Il fuoco ruggì quando
la pelle si squarciò liberando con un fruscio due enormi, sottili, ali nere
come la pece.
Sakuragi le spalancò
con un ringhio che non aveva più niente di umano, graffiando il soffitto
della sala con gli aculei velenosi alle loro estremità.
“Hana...” cercò di
chiamarlo Kaede mentre mentalmente si prendeva a pugni.
Non ci aveva pensato!
Il potere di Hanamichi
era cresciuto.
Maturato.
Già più volte il
rossino aveva dimostrato di essere in grado di richiamare la propria natura
demoniaca a suo piacimento e ora...
...in quella notte
magica in cui anche gli incantesimi più deboli avevano effetti
devastanti....
....Hanamichi si stava
trasformando.
Anya indietreggiò
trovandosi immobilizzata contro il tavolo di legno su cui erano posate le
vivande, gli occhi incollati a quel giovane che stava rivelando la sua vera
natura.
I pantaloni si
stracciarono con un ansito mentre le gambe del rossino acquisivano
muscolatura, la sua spina dorsale si allungò fino a srotolare sul pavimento
di marmo una lunga coda serpentina che spazzò il terreno con movimenti
ipnotici e nervosi mentre dalle ciocche rosse due lunghe, ritorte, corna si
allungavano, nere, tra i capelli rossi.
Al centro della sua
fronte l’albero e la volpe scintillavano di luce sanguigna, ora visibili a
tutti, sulla pelle d’oro fuso.
Dell’Hanamichi che
Laila conosceva restava ben poco in quella magnifica belva dallo sguardo
bruciante e dal sorriso crudele, teso, a mettere in mostra le candide zanne
aguzze.
“Come ti sei permessa
di giudicare senza conoscere...” ringhiò con voce sepolcrale e
irriconoscibile.
Anya cadde in ginocchio
troppo terrorizzata per riuscire a fare qualsiasi altra cosa.
“Hana adesso basta...”
sussurrò piano Rukawa avvicinandosi al compagno, accarezzandogli dolcemente
un braccio.
La pelle del suo amante
era liscia e innaturalmente calda.
Il demone si volse
verso di lui con occhi fiammeggianti ma nell’incontrare quelli del vampiro
la sua furia scemò rapidamente.
“Forza Hana ritorna in
te...” gli sussurrò dolcemente il Demon Master.
Il rossino scosse il
capo cercando di snebbiarsi la mente e il fuoco divampò intorno alla sua
figura fiammeggiando per un momento prima che la luce si sedasse con un
ultimo scintillio per rivelare nuovamente l’aspetto umano del rossino.
Rukawa gli fece
scivolare un braccio attorno alla vita stringendolo delicatamente a se
richiamando dal nulla un lungo mantello nero che gli mise attorno alle
spalle nude.
Hanamichi tremava tra
le sue braccia non sapeva se per la rabbia o per lo sforzo che aveva fatto
nel ricacciare il demone prima di avventarsi contro Anya.
Gli accarezzò piano la
schiena, sotto il mantello, tranquillizzandolo finchè non lo sentì
rilassarsi tra le sue braccia.
“Spero che la lezione
ti sia servita ragazzina...” mormorò con voce glaciale regalando uno sguardo
assassino alla biondina ancora a terra.
L’aria sfrigolò
pericolosamente attorno a lui mentre le ombre si allungavano minacciose
allargandosi a sottolineare le sue parole e la strega bionda si affrettò ad
annuire con forza.
“Bene..” mormorò
soddisfatto il vampiro prima di tendere una mano verso il pavimento.
Attorno ai suoi piedi
lunghe volute di fumo nero si sollevarono spiraleggiando, avvolgendoli nelle
loro maglie.
“Vieni a salutarci
Laila prima della nostra partenza mi raccomando!” la salutò il rossino prima
che il fumo li avvolgesse completamente.
La ragazzina ebbe a
malapena il tempo di mormorare un “o....ok..” incerto, che i due erano
scomparsi.
Hanamichi si lasciò
cadere sul letto della stanza d’albergo con un sospiro.
“Sono esausto!!”
mormorò.
Rukawa sorrise andando
a sedersi accanto a lui.
“Non avresti dovuto
perdere il controllo così...” lo rimproverò dolcemente passandogli una mano
tra i capelli rossi.
Il ragazzo chiuse gli
occhi lasciandosi accarezzare.
“E’ successo tutto così
in fretta...” mormorò piano “..volevo solo spaventarla un po’ ma nel momento
in cui ho chiamato il mio potere...” s’interruppe senza riuscire a terminare
la frase.
“Effetti collaterali
della notte di Halloween...” gli spiegò il vampiro.
Hanamichi aprì gli
occhi regalandogli un sorriso luminoso “Però mi sono divertito!” disse
soddisfatto, ricevendo in cambio uno sguardo sornione.
“Allora merito una
ricompensa” mormorò Rukawa, attirandolo contro il suo petto.
“Che genere di
ricompensa vorresti volpaccia...” gli sussurrò piano il rossino, contro le
labbra, allungando la lingua per sfiorargliele appena.
“In natura...” fu la
candida risposta del vampiro prima che egli allungasse il capo chiudendogli
la bocca con la sua in un lungo bacio.
Ad un tratto, tuttavia,
Hanamichi si ritrasse di colpo, sussultando.
“Che c’è?” chiese il
vampiro leggermente preoccupato.
“Kitsune forse è meglio
se ce ne andiamo prima che torni Laila!” esclamò il rossino con occhi
sgranati.
Rukawa sollevò un
sopracciglio in una muta domanda, senza capire.
“Il portone Kaede...
l’abbiamo ridotto in cenere...” gli ricordò Hanamichi colto improvvisamente
da quel ‘piccolo’ particolare.
Il vampiro lo fissò per
un momento prima di mormorare un leggero: “Ops...”
“Come sarebbe a dire ‘ops’??”
chiese esasperato il suo Shadow, non osando nemmeno immaginare il valore
dell’immenso portale magico.
“Bhe se ci manderanno
il conto lo gireremo a quella biondina...” disse il vampiro tranquillo “...se
non ricordo male è stata LEI a darci il permesso di presentarci alla festa,
no?” gli ricordò.
Hanamichi spalancò gli
occhi per un momento prima che tutto il suo viso si rilassasse,
distendendosi in un ampio sorriso soddisfatto “Per una volta hai ragione
kitsune!” esclamò.
“Do’aho!” fu
l’immancabile risposta del vampiro mentre lo riattirava a se per riprendere
da dove avevano interrotto.
fine....
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