You are my Blood

side story V

di Naika

Due precise secchiate d’acqua gelida riportarono bruscamente al presente i due ‘vampiri’, che erano stati trascinati  fino alla hall dell’hotel e lì ben legati a due solide sedie di ferro battuto, prese dall’elegante sala da pranzo.

Gli uomini sussultarono bruscamente, spalancando gli occhi, guardandosi intorno forsennatamente prima di tirare un lungo sospiro di sollievo quando notarono attorno a loro le solide mura dell’hotel.

L’illuminazione abbondante della grande stanza teneva lontane le ombre della notte che, silenziose, sembravano volersi infilare nella stanza, scivolando sotto lo stipite della grande porta a vetri che dava sul giardino.

Anche se luna e stelle erano tornate ad illuminare il cielo nero, la tenebra che avvolgeva il giardino sembrò ai due uomini premere pericolosa contro le finestre e le porte dell’hotel come se non attendesse altro che di riuscire ad entrare per cibarsi della loro paura.

Il più vecchio dei due deglutì a vuoto mentre l’altro non riusciva a nascondere il tremore che gli scuoteva il corpo, mentre ringraziava con fervore di trovarsi prigioniero in quel luogo conosciuto, piuttosto che libero ma avvolto nelle spire di quell’ignoto buio, fin troppo ricco di voci, occhi e candide fauci.

Il loro sollievo tuttavia durò poco.

Alle spalle del cacciatore che li fronteggiava, un secchio vuoto ancora nella mani, stavano due giovani.

Il primo, dai capelli rossi come il fuoco e dalla pelle di un caldo color dorato li fissava apertamente, negli occhi scuri una luce scarlatta che aveva il potere di scatenare in loro il fin troppo vivido, e recente, ricordo di altri occhi parimenti carminio.

Il secondo poggiava le spalle alla stessa colonnina del primo, ma a differenza dell’altro dava loro un fianco, il capo, reclinato su una spalla, le braccia incrociate sul petto e gli occhi chiusi, quasi stesse dormendo in piedi.

Quella era sicuramente la prima impressione che ne avrebbe ricavato un osservatore poco attento.

 

Eppure...

 

Poteva essere la semplice ombra della colonna, a cui quel giovane dalla pelle candida poggiava le spalle, a rendere così cupa l’aria attorno a lui...

Poteva essere frutto di una banale serie di coincidenze, il fatto che in quell’angolo della sala la luce giungesse a fatica...

 

Eppure...

 

Potevano esserci molte giustificazioni al fatto che attorno a lui la luce sfumava, incupendosi fino a fondersi in tenebra.

Potevano esserci diverse spiegazioni al fatto che ai suoi piedi le ombre si allungavano, assumendo forme che nessuno degli oggetti attorno a lui possedeva, o avrebbe potuto, possedere mai...

 

Ma i due ‘vampiri’ sapevano che nessuna di quelle motivazioni sarebbe stata vera, perchè loro conoscevano la natura di quel ragazzo.

 

L’avevano visto, per una frazione di secondo, qualche ora prima, quando il buio si era richiuso su di loro e quelle voci sussurranti che lo popolavano si erano unite in un unico, vibrante, coro.

Quasi lo stormire di migliaia, milioni, di foglie.

 

Foglie rosse come il fuoco.

Cupe come il sangue.

Scarlatte come gli occhi che si erano aperti e richiusi tra le sete nere di quel mare oscuro.

 

Foglie appuntite e lucenti, come le lunghe zanne candide delle belve senza nome generate da quella tenebra innaturale che li aveva inghiottiti nel suo incubo senza spazio e dimensione.

In quel Nulla popolato dai figli del Caos... loro avevano visto cos’ERA lui.

 

Quasi avesse avvertito il loro terrore scivolare sulla sua pelle Rukawa socchiuse lentamente le palpebre lasciando che gli occhi blu si posassero per un momento sui due ‘vampiri’.

E bastò il semplice fremere delle sue ciglia, bastò che nel sollevarsi le palpebre disegnassero la loro elegante ombra sugli zigomi chiari, che le sue labbra si socchiudessero in un silenzioso respiro, perchè il buio ruggisse affamato.

Il vento ululò scuotendo le fronde degli alberi, e i loro lunghi rami graffiarono le grandi finestre della hall, raschiandone le pareti, grattando contro l’uscio chiuso quasi volessero aprirvi un varco a forza.

Rukawa riabbassò le palpebre, chiudendo nuovamente gli occhi e la notte tornò ad assopirsi silenziosa con lui.

Roan buttò a terra il secchio, ponendosi tra loro e il moretto, spezzando l’incanto.

Li fissò con aria battagliera e i due spostarono lo sguardo su di lui, riacquistando un minimo di sangue freddo.

 

Quello era un uomo come loro, almeno.

 

“Chi vi ha mandato?!” chiese duro il cacciatore, deciso ad avere finalmente le risposte alle sue domande.

“Sei pazzo se credi  che ti risponderemo!” gracchiò il primo senza riuscire tuttavia ad evitare che il suo sguardo saettasse per una frazione di secondo oltre le spalle del cacciatore, a fissare nuovamente i due giovani immobili.

Gli occhi del rossino si erano ristretti pericolosamente, e ora, quello che, all’inizio, era stato solo un riflesso più scuro in quegli occhi caldi si stava lentamente espandendo, divorando l’iride color cioccolato, screziandola di rosso e oro.

Rukawa fece scivolare una mano su quella del compagno, intrecciando le dita candide con quelle dorate del suo amante in un gesto carico d’affetto e riverenza che liberò nell’aria un piccolo tintinnio argenteo quando le due fedi sanguigne vennero a contatto.

 

Un rumore a malapena udibile che si sciolse nella stanza, inascoltato.

 

Eppure a quel suono... le ombre tremarono.

La lunga lingua scura proiettata della colonna, a cui il rossino e il vampiro erano appoggiati, si allungò, stendendosi in appuntite ali nere che si spiegarono, enormi e minacciose, prima di richiudersi protettive su Hanamichi.

E nel buio che l’aveva abbracciato i suoi occhi scintillarono, due polle di fuoco scarlatto sul volto dorato, marchio inconfondibile della sua vera natura.

 

“Ci ha mandati Sasuke Satara!” gridò il più giovane dei due prendendo ad agitarsi in maniera incontrollata sulla sua sedia.

“Lui, lui...” continuò forsennatamente, balbettando “...voleva diventare un vampiro ma i vari clan si sono rifiutati di accoglierlo e cos.. così ha deciso di arricchirsi e vendicarsi al contempo!” gridò quasi, sull’orlo dell’isteria, senza lasciare nemmeno il tempo, al cacciatore, di porre le domande.

Rukawa socchiuse le palpebre infilando la mano in tasca per trarne il cellulare.

Ormai avevano la conferma di cui avevano bisogno.

Avrebbe messo Ken alle costole di quello stregone da quattro soldi che si era arrogato il diritto di rovinargli le vacanze, non aveva nessuna intenzione di perdere altro tempo con lui, era sicuro che l’assassino se la sarebbe cavata egregiamente.

Sentì Hanamichi stringere lievemente la sua mano e si concesse un lieve sorriso.

Sentiva il potere dell’amante ruggire dentro il suo corpo, scaldare la sua pelle dorata, riversarsi attorno a lui in un’aura di luce infuocata quasi visibile anche all’occhio meno abituato degli esseri umani.

Era rimasto davvero sorpreso quando l’aveva sentito scivolare con tanta facilità all’interno del suo incantesimo.

E la preoccupazione per la sua incolumità si era tramutata in divertimento quando si era reso conto che i demoni da lui richiamati non solo non tentavano nessun tipo di attacco nei confronti dell’intruso ma al suo passaggio si ritiravano velocemente.

Degno nipote di uno dei Cinque Signori del Caos.

“Quanti siete?” chiese Roan riscuotendolo dai suoi pensieri.

“Ci...cinque...” rispose il  primo uomo ormai rassegnato alla confessione “...grazie al potere di Satara ci era possibile operare comparendo e scomparendo nel nulla” spiegò il ‘vampiro’ allo sguardo scettico del cacciatore “.. pertanto non aveva bisogno di molti uomini” mormorò.

“Chi mi dice che non stiate mentendo?” chiese ancora il padre di Laila, incerto se credere o meno che, così poche persone, avessero potuto portare a termine tante aggressioni.

“Non vi mentiremo MAI....” sussurrò il più giovane dei due lanciando un’occhiata colma di terrore oltre le spalle del cacciatore e Roan si volse per un momento, a fissare il vampiro e il suo shadow, chiedendosi per l’ennesima volta come quei due ragazzini avessero potuto spaventare tanto dei professionisti.

Dal primo momento che aveva visto Rukawa aveva capito che non si trattava di un vampiro qualsiasi, nonostante lui non potesse certo dire di averne conosciuti molti.

C’era una sensazione lì, alla bocca dello stomaco che, nell’incontrare quei due pozzi di gelido ghiaccio blu, si faceva più forte, scatenando lunghi brividi lungo la sua schiena.

Ma Kaede Rukawa era pur sempre un ragazzo e per di più un vampiro con uno shadow, quindi vulnerabile... debole.

 

Eppure...

Eppure quando quei due erano vicini, poteva quasi sentirlo sulla pelle, lo sfrigolio di quel loro antico, ignoto, potere che si riversava attorno a loro a protezione e monito.

 

La voce bassa, gelida, del vampiro lo riportò bruscamente alla realtà.

“I nomi degli altri tre?” ordinò sollevando lentamente il capo.

I due boccheggiarono, immobili, incatenati a quelle iridi senza fondo, troppo spaventati per parlare.

“I nomi...” ripetè con voce pericolosamente bassa il moretto.

I due ‘vampiri’ sussultarono violentemente, affrettandosi a dargli i nomi dei loro complici, balbettando, e accavallandosi l’uno con l’altro per la fretta di soddisfare la sua richiesta.

Rukawa sollevò il cellulare e premuto il tasto di chiamata rapida l’accostò all’orecchio.

Nessun convenevole con il suo misterioso interlocutore, semplicemente egli scandì con voce decisa quei tre nomi, prima di riattaccare.

“Ora possiamo andarcene a letto... al resto penserà Ken...” mormorò il volpino, considerata conclusa la vicenda, afferrando Hanamichi per un braccio e tirandolo verso le scale.

Con lui aveva ancora un conto in sospeso.

Non poteva permettersi di liberare così il suo potere, di intrufolarsi nel suo incantesimo, di fargli avvertire tutto il calore e la forza del suo sangue tramutato in fuoco dalla trasformazione demoniaca e pensare poi di cavarsela senza saziarlo.

 

Aveva fame.

 

Fame di quel sangue rosso come la passione, denso come la tenebra della sua parte demoniaca, devastante come il fuoco della distruzione.

 

“Di questi due che ne facciamo?” chiese tuttavia, Roan, bloccandoli dopo che avevano fatto solo pochi passi.

“Non possiamo consegnarli alle autorità, che cosa racconteremo loro?” disse perplesso.

Rukawa si fermò ai piedi della scala, seccato dal dover rimandare il suo pasto, riflettendo per un momento su quelle parole.

“Hai ragione....” dovette ammettere prima di voltarsi lentamente mentre sul suo volto si tendeva un lieve sorriso.

La mano destra compì un lento, elegante arco, sollevandosi finchè Rukawa non pose il palmo di fronte ai tremanti mercenari.

Le corde che legavano i due alle sedie si tesero, sciogliendosi dai nodi, schioccando contro il pavimento, fischiando nell’aria immobile, animandosi di vita propria.

I ‘vampiri’ balzarono in piedi e senza pensarci due volte si lanciarono di corsa verso la porta che dava sull’esterno, decisi a mettere quanta più strada possibile tra loro e il vero vampiro.

Rukawa li seguì con lo sguardo per un momento prima di mormorare una parola con voce cupa.

Le corde che ancora ondeggiavano, come enormi, longilinei serpenti, sul pavimento della hall, nell’udire la voce del loro padrone scattarono in avanti, ingrossandosi velocemente finchè le porte dell’hotel non si spalancarono per lasciar uscire nella notte due grossi lupi dal pelo grigio sabbia, che ululando e digrignando le lunghe zanne d’avorio si lanciarono all’inseguimento dei due, i vitrei occhi neri già puntati, attraverso le tenebre, sulle loro prede in fuga.

Roan fissò incredulo le belve scomparire, correndo silenziose, prima di voltarsi con timore verso il vampiro.

“Li lascerai fuggire?” chiese senza nemmeno sapere che cosa volesse sentirsi rispondere.

Certo quei due erano suoi nemici, a causa loro aveva rischiato di perdere l’hotel.

Però... a nessuno... nemmeno al suo più acerrimo nemico avrebbe augurato la morte tra le zanne di quegli esseri senz’anima e vita.

Rukawa scosse le spalle “Non ripeteranno più lo stesso errore...” sussurrò prima di riprendere a salire le scale tranquillamente.

“Aspetta!” lo richiamò Roan “Quelle.. quelle creature li uccideranno?” balbettò non riuscendo, al fine, a trattenersi dal porre quella domanda.

Rukawa non si volse ma scosse le spalle “Si limiteranno a farli correre per un po’...” disse prima di riprendere a salire le scale coprendo uno sbadiglio dietro una mano candida.

Hanamichi che aveva seguito quel dialogo con attenzione, lo rincorse su per le scale seguendolo verso la loro camera.

“Un po’ quanto kitsune?” chiese curioso, più che preoccupato per la sorte dei due.

“Fino all’alba...” mormorò il vampiro aprendo la porta della loro stanza.

Hanamichi lanciò un’occhiata distratta all’orologio a pendolo, in fondo al corridoio, e un lento sorriso gli incurvò le labbra.

Sperava che quei due fossero dei buoni maratoneti.... mancavano quattro ore all’alba.

 

La porta ebbe a malapena il tempo di richiudersi alle sue spalle che Hanamichi si ritrovò teletrasportato e spogliato, sul grande letto matrimoniale.

“E che cavolo Kaede!” protestò ma non ebbe modo di porre altre rimostranze che le sue labbra furono bruscamente chiuse da quelle dell’amante.

Il vampiro sembrava decisamente affamato.

Le sue mani scivolavano veloci e possessive sul corpo dorato del compagno, spingendosi esigenti e maliziose a sfiorare quei punti delicati che ormai conoscevano tanto bene.

Hanamichi si tese con un ansimo sotto il compagno, avvertendo il suo bisogno immediato, il pulsare della sua eccitazione contro la propria, il calore ustionante di quella bocca che si era impossessata della sua con esigente violenza.

Il sangue prese a bruciare nelle sue vene mentre il calore si spandeva dai punti in cui il corpo del vampiro aderiva al suo, avvolgendolo nel suo bozzolo di piacere e follia.

Boccheggiò quando Rukawa gli liberò le labbra per poi prendere a scendere in una umida, calda, carezza lungo la mandibola, l’orecchio e poi la sua ultima meta, la gola.

“Kaede...” sussurrò a corto di fiato, la voce roca e incerta mentre le sue mani affondavano nei capelli neri del suo amante.

Il vampiro sollevò il capo chiudendogli nuovamente la bocca con la sua mentre entrambe le mani scendevano ad allargargli le cosce.

Lo voleva disperatamente e subito.

 

Lo voleva e lo prese.

 

Hanamichi gridò inarcando la schiena, spalancando gli occhi senza riuscire a trattenere una lacrima di dolore.

“Scusa...” sussurrò piano Kaede accarezzandogli un fianco mentre l’altra mano saliva a chiudersi sul suo sesso, accarezzandolo.

Il rossino aveva chiuso gli occhi e serrato la mascella mentre cercava di fare lenti, lunghi, respiri, per rilassarsi.

Rukawa gli baciò con dolcezza le gote, raccogliendo con la lingua  il piccolo cristallo salato figlio della sua violenza, prima di scendere a disegnare i contorni delle sue labbra.

Era stato troppo precipitoso e gli aveva fatto male.

E si sentiva un verme perchè era bellissimo il corpo del suo compagno, così stretto e caldo, contratto, intorno a lui, per il dolore di quell’intrusione non preparata.

Hanamichi socchiuse le labbra lasciando alla sua lingua nuovo accesso alla sua bocca e allora il vampiro assestò la prima, delicata, spinta.

Lo sentì ansimare e tendersi sotto di lui mentre le braccia abbronzate salivano a cingergli la schiena attirandolo a se.

Rukawa approfondì il bacio muovendo nuovamente il bacino, spingendosi con forza, a fondo, in lui, sentendo il corpo sotto il suo schiudersi per accoglierlo.

“Kami Hana...” non potè fare a meno di ansimare staccando le labbra da quelle dell’amante, sollevando un poco il viso per specchiarsi in quelle liquide iridi d’oro fuso, che lo fissavano brucianti.

In tutta risposta ebbe solo un piccolo, dolce e al contempo malizioso, sorriso, prima che il piacere li reclamasse a se trascinandoli uno nell’altro con folle frenesia finchè non si persero completamente, fondendosi in un essere solo.

 

Rukawa scivolò con attenzione fuori dal corpo del suo compagno che ancora tentava di recuperare il fiato, depositando un casto bacio sulle sue labbra gonfie e socchiuse prima di scendere ad accarezzargli la gola.

Hanamichi emise un lento respiro sollevando stancamente il braccio destro per far scorrere una mano tra i capelli scuri del suo amante, in un muto consenso.

Il vampiro succhiò delicatamente la pelle calda, umida e dorata, assaggiandone quel particolare sapore salato che assumeva sempre, dopo l’amore, e il rossino rabbrividì nel sentire il suo respiro caldo sfiorargli il collo, scostando di riflesso il capo, sui cuscini, per lasciare scoperta la gola.

Il vampiro lo avvolse nel suo abbraccio e poi morse a fondo, stringendolo dolcemente quando lo sentì sussultare prendendo a bere avidamente quel nettare dolce quando lo sentì abbandonarsi a lui, la mano tra i suoi capelli che si muoveva lentamente, in un’ipnotica, dolce carezza.

 

Il rossino socchiuse le palpebre coprendo uno sbadiglio con la mano.

Il sole faceva capolino da dietro le tende tirate bagnando il loro letto, tingendo le lenzuola candide d’oro, avvolgendoli nel caldo abbraccio dei suoi raggi lucenti.

Si stiracchiò sinuosamente prima di voltarsi e poggiare il capo sul palmo della mano per osservare il suo compagno.

La luce del sole disegnava riverberi turchini tra i suoi capelli neri, spandendo un po’ di calore sulla sua pelle candida.

Sorrise, senza riuscire a trattenersi dal passare dolcemente le dita sui contorni di quel viso ormai così conosciuto, prima di decidere che era il caso di alzarsi.

A giudicare dalla luminosità della luce doveva essere giorno inoltrato, ormai.

“Hn...” protestò una voce conosciuta accanto a lui, quando egli tentò di alzarsi, mentre due braccia diafane si chiudevano attorno alla sua schiena.

“Buon giorno volpetta...” mormorò dolcemente il rossino posandogli un bacio sulla punta del naso.

“Che ne dici se ci alziamo e andiamo a fare colazione?” chiese, senza, tuttavia, fare molto per liberarsi del tepore in cui Rukawa lo teneva stretto.

Un’altro borbottio fu tutto ciò che ottenne come risposta.

Hanamichi sorrise teneramente scompigliandogli i capelli scuri “Su volpe, è ora di alzarsi e poi io ho fame!” cercò di farlo ragionare.

Rukawa si mosse tra le lenzuola socchiudendo le palpebre per fissare gli occhi blu in quelli caldi del suo amante.

“In effetti...” mormorò con voce arrochita dal sonno “...anch’io ho una certa fame...” sussurrò inchiodando i polsi del suo compagno al materasso prima di far scivolare il suo corpo sopra quello abbronzato dell’amante.

“Brutta volpaccia hentai non è di questo genere di ‘fame’ che parlavo io!!” protestò il rossino cercando di liberarsi dalla presa del vampiro che nel frattempo aveva abbassato la bocca e aveva cominciato a far scivolare la lingua sul suo collo.

“Non ti azzardare sai!!!” lo rimproverò Hanamichi cercando di allontanarlo “TU hai già mangiato ieri sera!!” borbottò la voce resa improvvisamente meno perentoria dal calore che le labbra sapienti del vampiro stavano già spargendo per il suo corpo.

Il volpino sbuffò sollevando il viso per baciarlo dolcemente prima di cedere alle sue rimostranze, sollevandosi per lasciarlo libero.

 

“Buon giorno!” li salutò allegramente Mitsui quando i due li raggiunsero, in riva al lago.

Si erano separati la sera prima, subito dopo la cattura dei ‘vampiri’ perchè Roan aveva preferito che non venissero coinvolti ulteriormente nella faccenda.

“Anche se sarebbe più corretto dire buon pomeriggio” li punzecchiò Myaghi divertito.

Rukawa non si prese la briga di rispondergli ma nei suoi occhi scivolò la luce soddisfatta del gatto che è riuscito a papparsi l’uccellino, cosa che non passò inosservata ne ai due compagni di squadra, il cui ghigno si allargò ancora di più, ne al rossino che arrossì leggermente portando quasi inconsciamente una mano al collo.

Tuttavia Hanamichi si limitò a borbottare qualcosa, troppo preso a guardarsi attorno per badare agli scherzi.

“Dov’è Laila?” chiese al cacciatore quando questi giunse al loro tavolino con un vassoio carico di dolci e tramezzini che il rossino si era premurato di chiedere, prima di raggiungere gli altri sulla veranda, per godersi il caldo sole del primo pomeriggio.

L’uomo sorrise “Stasera c’è la festa di Halloween...” spiegò “...e Laila è all’accademia per gli ultimi ritocchi prima dell’inizio delle danze” disse.

“Fanno una festa?” chiese curioso Myaghi rubando un dolcetto dal vassoio ricevendo un occhiata inceneritrice da parte del rossino.

Il cacciatore annuì “La fanno tutti gli anni, e tutti gli anni è una persona diversa ad organizzarla.” spiegò.

“E’ una ricorrenza molto importate e anche una specie di test per mettere alla prova le capacità d’organizzazione degli allievi...” mormorò, prima di emettere un piccolo sospiro “Laila si è impegnata anima e corpo per fare del suo meglio!” sussurrò quasi a se stesso “Spero che vada tutto bene!” si augurò.

Hanamichi annuì silenziosamente prima di lanciare uno sguardo al compagno.

Doveva ancora parlare con lui.

 

Il pomeriggio passò velocemente tra qualche bagno, qualche scherzo e i commenti allegri dei ragazzi che si divertirono a punzecchiare Hanamichi, increduli di fronte alla quantità di dolci e tramezzini che era riuscito a mangiare.

“Do’hao!” l’apostrofò Rukawa, ad un certo punto, con tono leggermente incredulo, quando lo vide portarsi alle labbra l’ennesimo dolcetto.

“Zitta, volpaccia, tu sei l’ultimo che può parlare!” commentò secco il rossino allungando la lingua per svuotare il piccolo cannolo dalla crema pasticcera prima di mordere la pasta sfoglia.

Rukawa seguì con occhi scintillanti tutta l’operazione, perdendosi nell’innocente sensualità di quei gesti.

“Il tuo sangue diventa troppo dolce quando mangi tutte quelle schifezze... mi farai venire il diabete...” sussurrò, così assorto dal mangiarsi con lo sguardo il suo compagno, da parlare senza nemmeno accorgersene.

Si rese conto del significato delle sue parole solo quando si ritrovò quattro paia d’occhi puntati contro.

“Bhe?” chiese con una scrollata di spalle “Sono un vampiro no?” disse serafico.

“Non mi ci abituerò mai!” commentò Ayako scuotendo il capo.

“Ma secondo te se, Hana si ubriaca e Rukawa beve il suo sangue, si ubriaca anche Rukawa?” chiese Myaghi voltandosi verso Kogure che, secondo lui, essendo il più colto tra loro, doveva sapere la risposta.

Il ragazzo scosse il capo “Non lo voglio sapere...” disse alzando entrambe le mani.

“Te lo immagini un Rukawa ubriaco?” rincarrò la dose Mitsui fermandosi un momento a riflettere.

Quasi contemporaneamente tutti e quattro i ragazzi corrugarono la fronte cercando di visualizzare quell’ipotetica situazione e altrettanto contemporaneamente i quattro furono scossi da un lungo brivido.

“Oh per carità...!!!” mormorò Ayako.

“Kami ce ne salvi..!!” sussurrò Kogure.

“Spero di non vedere mai una cosa del genere!!!!” ansimò Ryota.

“Meglio la morte!!!!” esagerò Mitsui.

“Cretini!!!” sbottò Rukawa incrociando le braccia sul petto mentre Hanamichi ridacchiava divertito.

 

Per muto accordo delle tre coppie, dopo cena, i ragazzi si separarono a due a due per passare la serata di Halloween, nonchè ultimo giorno di vacanza, con il proprio compagno dato che per una ragione o per l’altra non erano riusciti a ricavarsi che pochi momenti di solitudine, stare tutti insieme era piacevole e divertente ma avevano anche bisogno di stare un po’ con il compagno.

Ayako e Ryota optarono per un giro panoramico del paese mentre Mitsui e Kogure si avviarono verso la lunga passeggiata che percorreva tutto il perimetro del lago.

Rukawa invece attese.

Durante tutta la cena gli era stato fin troppo chiaro che Hanamichi voleva dirgli qualcosa.

O meglio... chiedergli.

Aveva notato che il rossino gli lanciava frequenti occhiate ed era rimasto spesso pensieroso come se stesse ponderando il modo migliore per comunicargli qualcosa.

 

Rimase tuttavia molto sorpreso quando Hanamichi gli spiegò di che cosa si trattava.

 

“No!” disse incrociando le braccia sul petto.

“Come no???” protestò il rossino infervorandosi “Quella lì ci ha insultato!” gli fece notare.

“E poi pensa a Laila!” disse cercando di convincerlo.

Ma Rukawa scosse il capo “Non sono affari che ci riguardano e poi ti ricordo che la tua cara Laila ci ha sparato quando ci ha visto la prima volta!” gli ricordò.

Hanamichi scosse il capo con forza “Kaede quella Anya ha denigrato il sentimento che ci lega, merita una punizione!” ringhiò piccato.

Rukawa sospirò avvicinandosi al compagno per abbracciarlo.

“Hana...” mormorò dolcemente “Non saranno certo le parole di una stupida ragazzina che potranno sminuire ciò che mi lega a te...” gli sussurrò chinandosi a sfiorargli le labbra con le sue.

Hanamichi sospirò piano lasciandosi andare a quel bacio leggero, facendogli scivolare le braccia attorno al collo.

Rimasero così legati, a lungo prima che i due si separassero, per fissarsi negli occhi.

“Per favore Ru...” mormorò il rossino, con voce leggermente instabile.

“E’ così importante?” gli chiese Kaede passandogli dolcemente una mano tra i capelli rossi.

Il ragazzo annuì in silenzio abbassando il capo.

“E’ che io... io so cosa si prova...” sussurrò con dolore “... a vedersi denigrati, messi da parte, costantemente, solo in virtù di un conto in banca...” disse piano e Rukawa strinse la mascella ricordando ciò che aveva scoperto sulla famiglia dell’amante.

C’era ancora.

Il dolore per il rifiuto dei suoi nonni.

Per quello che avevano fatto alla sua famiglia... era ancora lì.

E Rukawa non poteva permetterlo.

Non voleva vedere quella luce nei suoi occhi dorati, mai più.

Sarebbe stata una violazione degli accordi, un vampiro, del suo rango poi, che si presentava in un’accademia, territorio unicamente delle streghe, senza invito.

I capi clan avrebbero potuto avere di che ridire su un simile comportamento...

 

Dentro di lui il basso ringhiò dell’Edeak scivolò nelle sue vene risvegliandone il potere sopito e Kaede sorrise.

Ancora una volta erano perfettamente d’accordo.

 

 “E va bene...” sussurrò posando una mano sotto il mento del compagno, per costringerlo a sollevare il volto.

“Da... davvero?” chiese Hanamichi, gli occhi scintillanti di gioia.

Rukawa annuì, posandogli un nuovo bacio sulle labbra prima di scostarsi da lui per fissarlo, un lento sorriso sornione che gli andava distendo le labbra.

“Dimostreremo a quella piccola strega CHI ha osato insultare...” disse mentre una luce ferina gli accendeva gli occhi blu “... e glielo dimostreremo in grande stile!” promise.

continua....

 


Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions