You are my Blood
side story III
di Naika
Rukawa fece scivolare con riverenza le lunghe
dita bianche sulla pelle dorata e il suo amante si tese piano, con un gemito a
malapena accarezzato dalle labbra umide, socchiuse, per liberarlo nell’aria
morbida.
Il vampiro si allungò sul suo corpo, passando una
mano tra i capelli scarlatti mentre la seconda scivolava nuovamente verso il
basso.
“Kaede...”
Un ansimo leggero, un piccolo suono ovattato, che
si perse contro le labbra del volpino, nell’intrecciarsi delle loro lingue,
senza fretta, senza imposizione, un semplice sfiorarsi per trovarsi e
riconoscersi ancora una volta.
“Ti amo...” sussurrò piano Hanamichi socchiudendo
le palpebre per fissare lo sguardo nei laghi blu che lo sovrastavano,
divorandolo con intensità.
Rukawa gli sorrise dolcemente sfiorandogli la
punta del naso, le gote e infine le labbra, con la bocca, in tanti piccoli baci.
Si toccarono a malapena prima di separarsi e poi
cercarsi nuovamente.
Impalpabili battiti d’ala leggera, piccoli tocchi
di labbra mentre le loro mani scivolavano le une sul corpo dell’altro a
disegnare i contorni di quella mappa fatta di muscoli e nervi, ormai così
conosciuta, ma che celava ancora i suoi magnifici tesori.
Le loro bocche si fusero insieme e Hanamichi
sollevò i fianchi, cercandolo con il corpo, mentre Rukawa gli faceva scivolare
le mani lungo gli addominali e poi sui fianchi, rubando un guanciale per
porglielo sotto la schiena, perchè stesse più comodo.
Il rossino sorrise dolcemente a quella premura
strofinando il proprio membro contro quello del compagno, ormai
irrimediabilmente teso, e Kaede si scostò da lui scendendo con la bocca a
lambire la sua pelle tesa, calda, resa lucente dai raggi del caldo sole
pomeridiano.
Premette le labbra su quella carne fremente,
assaggiandola, provandone la soda consistenza, beandosi del suo calore,
scendendo giù, lentamente, disegnando i contorni dei suoi muscoli, allungando la
lingua tra le labbra che andavano socchiudendosi, centimetro dopo centimetro,
finchè non la spinse a premere contro quella pelle umida, strappandogli gemiti e
brividi.
Lo facevano sentire così potente quei suoi
sospiri spezzati.
“Ka...” Hanamichi s’interruppe con un grido,
inarcandosi, nell’avvertire quelle mani farsi sempre più esigenti e maliziose
mentre la bocca del vampiro scendeva inevitabilmente sempre più giù, lungo il
percorso della follia.
Ansimò, invocando il suo nome, mentre la sua
vista si annebbiava e il suo corpo s’incendiava per lui.
Quante volte ormai aveva provato quelle
sensazioni?
Eppure ogni istante, ogni tocco, era come se
fosse il primo sulla sua pelle.
Un marchio nuovo, indelebile, sulla sua carne,
che andava ad aggiungersi a quelli già memorizzati in ogni sua cellula che, nel
riconoscere il tocco del suo padrone si accendeva, tendendosi, bruciando per
lui.
Gridò quando le labbra del vampiro si chiusero
sul suo sesso strappandogli il respiro e Rukawa sorrise tra se, stringendo le
labbra su di lui, premendo con forza su quella carne bollente.
Lo sentì scuotersi con un sussulto violento,
spingere i fianchi verso di lui, artigliare le lenzuola, e senza attendere lo
prese completamente in bocca cominciando a suggere mentre i gemiti del suo
amante salivano velocemente d’intensità, squassando l’aria immobile allo stesso
ritmo con cui i brividi sconvolgevano il suo corpo teso.
Il vampiro gli accarezzò i glutei spingendo le
dita tra essi, affondando in lui, premendo su quella pelle stretta con la stessa
forza con cui la sua bocca lo accoglieva dentro di se finchè non lo sentì
inarcarsi per lui e le sue membra vennero pervase da quel tremito, ormai così
familiare, con cui il suo shadow gli si abbandonava totalmente.
Leccò con cura il suo seme deponendo piccoli baci
sul suo ventre piatto, seguendo pigramente la linea degli addominali con la
punta della lingua, quasi essa fosse un pennello che andava a delineare le linee
di quel corpo perfetto prima di sollevarsi a guardarlo, gustando il sapore forte
del suo sperma, facendo scivolare la lingua sulle sue stesse labbra gonfie,
bruciando con lo sguardo la splendida, stremata, visione del suo amante.
I capelli rossi umidi sui guanciali, il suo volto
arrossato, gli occhi ridotti a due polle di liquido oro fuso, il suo corpo
abbandonato tra le lenzuola sfatte.
Magnifico ed esausto.
Totalmente inerme di fronte a lui.
Una splendida vittima sacrificale sul quell’altare
candido fatto di lenzuola e guanciali.
Il potere dei Signori del Caos ruggì dentro di
lui mentre sentiva il suo sangue invocare a gran nome quella visione per se.
Lo voleva completamente, totalmente, in suo
dominio.
Con eleganza serpentina scivolò sul suo corpo
ripercorrendo lo stesso tracciato fatto per scendere, salendo fino a ritrovare
nuovamente le sue labbra ed in esse perdersi.
Le lingue s’intrecciarono lentamente mentre il
respiro accelerato e bollente di Hanamichi gli scaldava le guance,
accarezzandogli la pelle candida, arrossandogliela.
Si staccò da lui, lasciandolo respirare, mentre
scendeva con la bocca lungo la mandibola, il collo, a mordicchiare dolcemente
quella pelle umida e calda, posando le labbra sul suo collo per ascoltare il
battito del suo cuore, il ruggire del suo sangue così forte e vivo, sotto la
pelle dorata.
Leccò la piccola ferita lasciata dai suoi
precedenti morsi con la punta della lingua, inumidendola piano, come se la
preparasse per la penetrazione prima di scivolare via, a sfiorargli con la bocca
il lobo dell’orecchio.
Hanamichi mugolò, rabbrividendo piano, sentiva il
respiro veloce del vampiro accarezzargli la pelle umida di baci per scivolare
poi, in piccoli ansimi, nel padiglione auricolare, a testimonianza
dell’eccitazione del suo compagno.
I capelli neri del vampiro gli sfioravano leggeri
la pelle, disegnando piccoli arabeschi neri e rossi, nel fondersi con i suoi.
Il vampiro sollevò il capo e si fissarono per un
lungo, eterno, istante, mentre nelle iridi blu del volpino si arcuavano ombre
oscure e danzavano fiamme scarlatte.
Hanamichi si tese, allacciandogli le braccia alla
schiena, accarezzando la sua pelle così chiara, candida al punto tale che i
riflessi del sole traevano riflessi argentei, metallici, su di essa.
Il vento soffiò con più forza facendo volteggiare
le tende candide, scostando con riverenza le ciocche scure dal volto del suo
amante, lasciando che i caldi raggi solari avvolgessero i loro corpi allacciati,
disegnandone le grandi ombre sulla parete candida.
E le ombre si tesero, allungandosi, come
volessero staccarsi dagli oggetti di cui erano mera immagine, per essere
finalmente libere di prendere la loro reale forma.
La luce dorata del sole si tinse di amaranto
mentre sul muro candido, dietro alle spalle dei due amanti, l’immagine dei loro
corpi allacciati danzava sinuosa.
L’aria calda, incandescente, si riempì del
sussurro ancestrale del vento mentre il grande specchio, accanto all’armadio,
raccoglieva i fiammeggianti raggi solari disegnando baluginii d’oro rosso nella
stanza, liberando tanti piccoli prismi lucenti, che a due a due donarono occhi
scarlatti alle ombre nere, divenute imponenti.
Nel fondersi del fuoco solare e della tenebra
oscura anche la sagoma dei due amanti, sul muro, mutò.
Grandi ali scure e lunghe spire lucenti, si
allargarono sulla parete candida fino a fondersi con le altre ombre che
tendendosi non bramavano altro che fondersi con quella più grande e scura,
divenuta improvvisamente così densa, del vampiro.
Rukawa premette il suo ventre teso contro quello
del suo shadow, per chiedere l’ingresso al suo calore e Hanamichi s’inarcò,
donandoglisi con un piccolo ansito di dolore quando il corpo del Edeak affondò
nel suo.
Il Demon Master cominciò a muoversi piano,
lentamente, mentre la sua mano si prendeva cura del suo sesso, con attenzione,
finchè dalle labbra dell’amante potè sentire, di nuovo, il suono dei gemiti,
salire, attorcigliarsi ai suoi, fare l’amore nell’aria densa, rossa e nera,
mentre il corpo fondeva dentro il suo, spingendosi sempre più a fondo,
trascinandoli nell’abisso, stringendoli nelle spire del piacere, finchè entrambi
non persero la ragione con un grido che li lasciò stremati e privi d’ossigeno.
Si accasciarono l’uno sull’altro, i respiri
veloci che si rincorrevano nella stanza improvvisamente così silenziosa.
“E’ devastante sai...?” sussurrò piano il rossino
accarezzando i capelli scuri del suo amante e Rukawa sollevò il capo per
fissarlo leggermente sorpreso.
“Che cosa?” chiese con voce antica,
profonda.
Hanamichi scosse il capo piano, disegnando il
tracciato del suo zigomo “Fare l’amore con... voi...” mormorò e l’Edeak
gli sorrise dolcemente chinandosi per sfiorargli le labbra con riverenza.
“Ti amo...” mormorò, quasi gustando il
suono di quelle parole, e il rossino ridacchiò.
“Lo so, chi non amerebbe il tensai?!” disse con
un ghigno.
L’immancabile “Do’aho....” gli fece uno
strano effetto pronunciato dalle due voci di Kaede e dell’Edeak mescolate
assieme in perfetta sincronia.
“Allora come sono i letti dell’hotel? Comodi?” li
prese in giro Ryota quando Hanamichi e Rukawa li raggiunsero sulla spiaggetta
che fiancheggiava tutto il lago.
Il vampiro non raccolse, stendendosi con eleganza
su una delle tante sdraio mentre Hanamichi incrociava le braccia fulminandolo
con lo sguardo.
“Guarda che vi abbiamo visti dalla finestra della
nostra camera, qui a pomiciare” gli disse con sguardo sornione, mentendo
spudoratamente.
Ayako e Ryota tuttavia arrossirono in
contemporanea facendo spalancare gli occhi del rossino.
“Nooo!” disse incredulo “Ho indovinato davvero!
Pervertiti! Sotto la luce del sole!!!” disse puntando un dito contro i due.
“Do’aho...” sussurrò Rukawa sollevando gli occhi
al cielo.
“Chi sono i pervertiti?” chiese Mitsui curioso,
giungendo in quel momento con Kogure che portava sotto braccio gli asciugamani e
una voluminosa borsa nera.
“Avete battuto Hanamichi e Rukawa, credevo che
nessuno potesse!” disse Ryota cambiando soggetto da punzecchiare nella speranza
che il rossino dimenticasse quello che aveva scoperto.
“Come ti permetti!” sbottò il rossino colto sul
vivo, parlando prima di rendersi veramente conto di quello che significavano le
parole di Ryota, “Nessuno può battere il Tensai!”
“Do’aho!!!” fu l’esasperato commento del suo
compagno che, deciso che ne aveva abbastanza di tutto quel chiasso, si liberò in
fretta di maglietta e pantaloncini tuffandosi nelle acque azzurre del lago.
“E’ fredda?” chiese curiosa Ayako, quando il
vampiro emerse.
Hanamichi avvertì a malapena la risposta
dell’amante mentre osservava i capelli neri scintillare sotto la carezza del
sole, tornato del suo caldo, naturale, colore dorato.
Le goccioline d’acqua scivolavano sulla sua pelle
chiara accarezzandone i lineamenti e le ampie spalle, come aveva fatto lui poco
prima.
Sembrava che ognuno di quei piccoli cristalli
facesse a gara per scendere lungo i suoi muscoli, lasciando dietro di se una
scintillante scia di baci umidi.
Si chiese come sarebbe stato vederlo emergere
dalle acque del lago di notte, con la luce argentea della luna che gli bagnava
la pelle e arrossì violentemente nell’incontrare due pozzi blu, lucenti di
malizia.
Il vampiro l’aveva beccato a mangiarselo con gli
occhi.
Kiminobu depose la sua borsa termica estraendone
un pc portatile e Hanamichi decise di porre altrove la sua attenzione mentre
Rukawa si allontanava a nuoto.
“Fin che siamo stati in camera..” spiegò loro il
sempai “...ho fatto una ricerca in internet sulle banche che hanno prestato
denaro agli abitanti di Okkyto...” disse.
“Oh, allora Hana e Ru detengono ancora il
record...”disse allegramente Ryota sedendosi accanto a lui per sbirciare sullo
schermo del pc.
“Il record di cosa?” chiese sinceramente sorpreso
Kogure che si era perso parte del discorso.
“Lascia stare koi...” sbottò Mitsui
accarezzandogli dolcemente i capelli.
“Kimi è un vero asso con il pc, vedeste!” disse
invece “Gli sono bastati dieci minuti per trovare tutte le informazioni!!” si
vantò Hisashi, quasi fosse merito suo.
“E l’altra ora e mezza che avete fatto?” chiese
malizioso Hanamichi.
“E tu e Rukawa?” gli chiese l’ex teppista senza
scomporsi.
“Finitela!” sbottò seccata Ayako rifilando una
sventagliata ad entrambi.
“Che cosa hai scoperto Kogure?” chiese invece
rivolta al ragazzo moro che aveva seguito quello scambio di battute con un
sorriso leggero.
A differenza di Hanamichi che ancora arrossiva a
quel genere di provocazioni Kogure aveva raggiunto una maturità che lo portava
ad accogliere quegli scherzi senza imbarazzo.
Lui e Mitsui si amavano, perchè avrebbe dovuto
imbarazzarlo che gli altri scherzassero sul fatto che facevano l’amore?
Era più che naturale, sarebbe stato imbarazzante
il contrario!
“Le banche che hanno concesso loro prestiti sono
molte ma tutte riconducibili ad un unico uomo: Sasuke Satara” disse serio.
“Questo spiegherebbe molte cose...” mormorò la
voce basa di Rukawa facendoli sussultare tutti e cinque.
“Kitsune!” protestò vivacemente Hanamichi
riprendendo fiato dopo lo spavento che aveva preso.
“Impara a fare più rumore quando arrivi alle
spalle di qualcuno o la prossima volta ti abbrustolisco!” lo minacciò voltandosi
di scatto, rischiando seriamente di fare un infarto di fronte alla visione
scintillante d’acqua del suo amante.
Possibile che ancora non si fosse abituato a
quella sua, devastante, bellezza?
Persino gli altri rimasero per un momento
incantati di fronte a quell’angelo dagli occhi di ghiaccio, sulla cui pelle
candida l’acqua scivolava sinuosa, sottolineando i muscoli perfetti, il corpo
elegante, illuminando il suo sguardo fiero, maestoso, i suoi capelli corvini,
con il riverbero scintillante che i raggi solari su di esse traevano.
Un’apparizione più che una realtà.
“Perchè credi di esserne capace?” lo sfidò
divertito il volpino, destandoli dalla loro contemplazione.
“Ti faccio vedere io!” sbottò il rossino,
riscosso dal suo torpore, lanciandogli contro una fiammata che si limitò a
bruciacchiare l’erba dato che il vampiro si era teletrasportato prontamente.
Rukawa emerse, letteralmente, dal terreno alle
spalle di Hanamichi, abbracciandolo, imprigionandogli le braccia contro il
busto.
“E adesso che farai?” gli soffio in un orecchio,
allungando la punta della lingua per sfiorarglielo piano.
Il rossino cercò di divincolarsi, ignorando
stoicamente il calore di quel corpo bagnato, incollato a suo, il profumo di
quella pelle umida e poi, visto che non ci riusciva, cambiò tattica.
Spinse indietro il bacino, strusciando
allusivamente i glutei contro il ventre di Rukawa, allargando leggermente le
gambe per lui.
Il vampiro perse completamente cognizione di se
ed Hanamichi ne approfittò per liberarsi con facilità e provare, nuovamente, a
dargli fuoco.
“Non bastavano i litigi normali!” borbottò Ayako
mentre osservava Rukawa scomparire per poi ricomparire qualche centimetro più in
la, mentre Hanamichi gli lanciava contro piccole palle di fuoco “Adesso abbiamo
anche i litigi con gli effetti speciali!” sbottò.
“Chi li ferma?” chiese Kogure osservandoli
perplesso.
“Oh, prima o poi si stancheranno...” borbottò
Ryota piuttosto divertito dallo spettacolo.
Una volta che fu ritrovata la calma Rukawa
spiegò loro il motivo della sua affermazione.
Sasuke Satara era un noto praticante di magia
nera che aveva provato più volte ad entrare nella società vampira o a comprarne
i favori.
Stanco dei loro rifiuti, probabilmente, l’uomo
aveva deciso di prendere due piccioni con una fava rilevando il complesso
alberghiero e rovinando il nome di coloro che non l’avevano voluto tra le sue
schiere.
“Che razza di gente, perchè mai desiderare di
essere un vampiro?” chiese perplesso Ryota.
Rukawa scosse le spalle “Per l’immortalità credo,
e poi i suoi poteri sarebbero certamente cresciuti con la trasformazione.”
spiegò.
“Bhe ora che sappiamo chi è come ci comportiamo?”
chiese Hanamichi perplesso.
“Abbiamo bisogno di prove per incastrarlo...”
mormorò pensieroso Rukawa estraendo di tasca un cellulare “...chiederò a Ken di
raccoglierle per noi, mentre ci occupiamo dei suoi presunti vampiri....” disse
portando l’apparecchio all’orecchio.
“Non comunicate telepaticamente?” chiese
perplesso Ryota ma il volpino scosse le spalle “Perchè fare fatica per niente
quando ci sono i cellulari...” disse con indifferenza e il play maker lo fissò,
un po’ deluso, scambiare poche parole con il suo braccio destro.
“Non ci sono più i vampiri di una volta...”
borbottò tra se e se incrociando le braccia sul petto.
I ragazzi rientrarono qualche ora prima di cena,
riunendosi nella camera di Ayako per decidersi il da farsi.
“Perchè da noi?” aveva chiesto Ryota alla ragazza
e lei aveva lanciato uno sguardo malizioso agli altri “Perchè le loro saranno
impresentabili!” sussurrò facendogli l’occhiolino prima di prenderlo sotto
braccio e farlo entrare per primo nella stanza.
Il moretto ridacchiò ma non ne approfittò per
punzecchiare le due coppie.
Infondo poteva capirli, lui poteva abbracciare e
baciare la sua ragazza quando e dove voleva, se avesse prenotato una
matrimoniale in un hotel, per passare un week end al mare, nessuno lo avrebbe
guardato con disgusto.
Per loro era diverso.
Difficilmente avevano un po’ di pace e di
intimità tra parenti, amici che potevano piombare da un momento all’altro tra
capo e collo.
Senza contare i pregiudizi e la stupidità della
gente in generale.
A molti erano costretti a tenere nascosto il loro
segreto, almeno fino alla maggiore età.
“Allora che piano adottiamo per stasera?” chiese
Mitsui quando furono finalmente tutti sistemati nella stanza.
“Io farò da esca...” disse Ayako decisa prima che
gli altri avessero modo di parlare.
“NON SE NE PARLA NEANCHE!!!” saltò sù, subito, il
suo ragazzo.
“E’ la cosa più logica, vedendo una ragazza da
sola mi attaccheranno senza prestare troppa attenzione...” disse pacata lei, “...e
poi ci sarete voi a proteggermi di nascosto no?”
Rukawa scosse le spalle “Non è necessario stare
nascosti” disse con tranquillità.
“Posso stare a pochi centimetri da te senza che
loro neppure mi notino” mormorò prima di avvolgersi nelle spire del suo
incantesimo preferito.
Poco dopo accanto al rossino, ormai fin troppo
abituato a quelle cose, c’era un bellissimo gatto nero come la pece.
Il felino andò ad accovacciarsi sulle gambe del
suo ragazzo che prese ad accarezzargli il capo dolcemente.
“Nessuno noterà niente di strano se ti vede
portare a passeggio il gatto no?” spiegò Hanamichi mentre il micio in questione
aveva preso a fuseggiare tranquillo, gli occhi d’agata socchiusi.
“Que.. quello è Ru...rukawa?” balbettò Myaghi
incredulo che dopo la trasformazione non aveva capito più niente, troppo
allibito per connettere.
Ayako ridacchiò “Fa uno strano effetto vero?”
chiese, ricordando come si era sentita lei la prima volta.
“Già...” sbottò Mitsui che ancora rammentava la
zampata che il gatto vampiro aveva tentato di dargli.
“Incredibile...” commentò Kogure avvicinandosi ad
osservare il felino che gli rifilò un’occhiataccia.
“Ma capisce o perde anche coscienza...” chiese
con interesse scientifico.
Il gatto gli soffio contro e Hanamichi rise
divertito.
“Capisce non ti preoccupare, e può usare tutti i
suoi poteri anche in questa forma” gli spiegò sollevando il felino per affondare
il volto nel lucente pelo nero.
Era morbido, quel manto color della notte, come
la pelle del suo volpino.
Il micio strofinò il musetto sotto il mento di
Hanamichi appoggiando le zampette al suo petto mentre il suo basso ron-ron
diventava più intenso.
E poi diventava così affettuoso nella sua
versione felina che era impossibile non adorarlo.
Rukawa riprese le sue sembianze umane scoccando
un bacio veloce sulle labbra del suo amante prima di scendere dalle sue
ginocchia e tornare a sedersi al suo fianco.
Vedere il volpino con uno sguardo così affettuoso
e dolce li sconvolse quasi più che averlo visto trasformarsi.
Sapevano benissimo che quei due si amavano ma il
vampiro non aveva mai lasciato trasparire in modo tanto palese quanto provasse
per Hanamichi e Ayako sorrise nel vedere che il suo silenzioso compagno di
squadra aveva cominciato ad aprirsi anche con loro, concedendole di assistere ad
uno spettacolo simile.
A cena spiegarono il loro piano al cacciatore che
si dimostrò tuttavia un po’ preoccupato.
“Siamo sicuri che il tuo potere basti a
difenderla?” chiese rivolto al vampiro che scosse le spalle con indifferenza.
“Basterà...” disse tranquillamente Hanamichi
mentre sorseggiava il caffè “...e comunque noi non saremo molto distanti quindi
in caso di difficoltà interverremo”. Spiegò più per tranquillizzare il
cacciatore che per necessità reale.
Dubitava che ci fosse qualcuno che avrebbe potuto
mettere in difficoltà il suo compagno.
Laila stranamente rimase silenziosa per tutta la
cena persa in altri pensieri e il rossino, che l’aveva presa in simpatia subito,
nonostante il loro brutto inizio, rimase parecchio sorpreso dalla cosa.
Tuttavia ricollegò il suo stato d’animo alla
cattiva situazione dell’hotel e così finita la cena si alzò insieme agli altri
per dirigersi al piano superiore.
Solo una volta giunto in camera, però, ricordò di
aver dimenticato il cardigan in sala da pranzo e ritornò velocemente sui suoi
passi lasciando che il volpino usufruisse per primo della doccia, anche perchè
se restava in camera finiva che la facevano insieme la doccia, aveva ancora
l’immagine di lui, che usciva dal lago, piantata nella testa a punzecchiarlo, e
questo avrebbe voluto dire arrivare in ritardo all’appuntamento con gli altri.
Trovò il suo maglione dove l’aveva lasciato e
fece per tornare nella sua camera quando sentì la voce di Laila provenire dalla
porta della cucina.
Inizialmente non era sua intenzione ascoltare la
confessione della ragazzina a suo padre ma poi un frammento di discorso lo
bloccò sulla soglia.
“Un vampiro che spreca la sua vita immortale per
legarla a quella di un mezzo sangue...” disse Laila ripetendo quelle parole con
lo stesso sprezzo di Anya “...deve valere ben poca cosa!” recitò la ragazzina.
“Così ha detto Anya... quella... quella...
QUELLA!!” brontolò la strega, incapace di trovare un insulto adatto a definire
la compagna di classe, mentre Hanamichi fumava di rabbia oltre la porta
socchiusa.
Sprecava?
Come osava quella ragazzina insinuare che la
scelta di Rukawa di legarlo a se fosse uno ‘spreco’!!!!
Con che diritto giudicava il loro amore senza
nemmeno conoscerli?
Se l’avesse avuta tra le mani!!!
Distruzione sarebbe stata fiera di suo nipote!
“E poi ha anche detto...” continuò la ragazzina
inconsapevole della rabbia che montava nelle vene del rossino “... che Rukawa è
un vampiro da quattro soldi e che Hanamichi è un demone pietoso se sviene
davanti ad uno scudo...” continuò arrabbiata.
Lui.... lui era... un demone pietoso?
LUI?
Il tensai?
Il nipote di uno dei cinque Signori del Caos?
Il sovrano della Stirpe Oscura la fianco di
Kaede?
Un DEMONE PIETOSO?????!!!!!
I pensieri di Hanamichi scricchiolavano quasi
quanto la sua aura.
Dense nubi di fumo si attorcigliarono attorno al
suo corpo mentre fiamme scarlatte tingevano di rosso e oro i suoi occhi.
“Perchè deve averla sempre vinta lei?” mormorò
Laila mesta accoccolata sulle ginocchia del padre “Solo perchè è ricca e può
avere chi vuole ai suoi piedi, nonostante tutta la fatica che ho fatto, riuscirà
a mettermi in secondo piano anche quest’anno che la festa l’ho organizzata io!”
disse irritata e ferita.
“Non è giusto...” mormorò con voce mesta e Roan
sospirò scuotendo il capo “Lo so tesoro mio, lo so...” sussurrò “...ma tu non
devi badare a lei, pensa solo a fare del tuo meglio e vedrai che i tuoi sforzi
verranno ricompensati!” le disse dolcemente posandole un bacio tra i capelli,
dispiaciuto di non poter fare di più.
Laila sospirò ma sorrise al padre “La renderò una
festa indimenticabile vedrai!” disse ma era chiaro che il suo entusiasmo era
falso, i suoi occhi conservavano ancora quella luce abbattuta che le aveva visto
a cena.
Hanamichi si allontanò silenziosamente ritornando
verso le scale.
Quante volte gli era successa la stessa cosa?
Quante volte per quanto lui si sforzasse era
stato messo in ridicolo o schernito da chi aveva il solo pregio di essere più
fortunato di lui?
Quante volte aveva letto lo steso disprezzo negli
occhi della gente che si fissavano su di lui.
Messo da parte da persone arroganti che si
credevano migliori solo per il loro denaro.
A partire dai suoi nonni che si erano arrogati il
diritto di dire a sua madre chi doveva o non doveva amare.
Che l’aveva sempre trattato come un peso perchè
non era il nipote che avrebbero voluto.
Ma nonostante tutte quelle persone lui aveva
tirato dritto, era andato avanti a testa alta.
E ora aveva Mito e la sua armata, aveva il basket
e i nuovi amici che esso gli aveva portato, aveva Kaede.
Quella felicità che gli altri gli avevano detto
non si sarebbe mai meritato lui se l’era costruita con le sue mani, senza
arrendersi mai.
Conosceva poco Laila, però lei si era piantata
davanti a loro, da sola, con un fucile per proteggere ciò in cui credeva.
Faceva i salti mortali tra la scuola di magia, la
scuola normale e l’hotel per aiutare il padre.
Per non impensierir eil padre si mostrava allegra
anche quando non lo era.
“Sarà una festa indimenticabile Laila, te lo
prometto...” sussurrò piano, con un sorriso prima di aprire la porta e infilarsi
nella sua stanza.
Si ritrovarono nell’ampio salone solo pochi
minuti più tardi, pronti per la ‘missione’.
Rukawa sonnecchiava tra le braccia di Hanamichi
nella sua versione dotata di coda e orecchie a punta.
Non appena lo vide Laila dimenticò la tristezza
fiondandosi accanto ad Hanamichi.
“E’ bellissimo!” disse entusiasta con occhi
lucenti e il rossino non potè fare a meno di sospirare, ma che faceva Rukawa
alle donne!
La ragazzina naturalmente allungò la mano per
accarezzare il gatto che si rivelò però fin troppo sveglio, spalancando gli
occhi d’agata che divennero neri come la pece per una frazione di secondo, più
che sufficiente per far balzare indietro la strega.
“Attenta che morde!!” disse allegramente Mitsui.
“Un caso di trasformazione!” disse affascinata
osservando il vampiro riabbassare le palpebre posando il capo sull’avambraccio
del suo amante.
“Andiamo?” chiese invece Ayako aggiustandosi la
giacca a vento.
“Fa attenzione mi raccomando!!” si preoccupò
Ryota accarezzandole dolcemente una guancia.
La manager gli sorrise chinandosi per sfiorare le
labbra con le sue.
Ben presto i due si dimenticarono completamente
dei presenti mentre Hanamichi sorrideva accarezzando il gatto, Mitsui
ridacchiava e Roan pensava bene di coprire con le mani gli occhi della figlia.
Si staccarono poco dopo e Hanamichi depose
delicatamente a terra il felino nero.
“Non ti addormentare kitsune mi raccomando...” lo
prese bonariamente in giro.
“Mi’aho...” sbottò il micio con voce
innaturalmente profonda.
“Incredibile!” mormorò Kogure scuotendo il capo.
“Allora noi andiamo!” disse Ayako avviandosi
verso l’uscita che dava sul parco.
Il felino camminò elegantemente fino alla porta a
vetri, superandola, sondando le tenebre a destra e a sinistra con i suoi occhi
lucenti e poi voltatosi verso di lei attese che l’avesse raggiunto per
cominciare a scendere le scalinate che portavano alla passeggiata in riva al
lago.
continua....
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