Disclaimers: Dunque Karen, Reika e gli
altri vampiri sono miei, Ru e Hana (sigh, sigh) appartengono a papà Inoe
gli ho chiesto se me li vendeva ma mi ha risposto di no senza neanche aver
letto le mie fanfic!!è//é
Note: so molto poco sui vampiri perdonate le castronerie che scrivo. ^^
You are my blood
parte I
di Naika
Correva.
Ma i suoi passi erano così leggeri che l'erba sotto di lui a malapena si
piegava sotto i suoi piedi.
Una notte senza luna, un manto di velluto nero punteggiato di stelle
scintillanti.
L'aria fresca scivolava profumata e silenziosa sul suo viso spingendo
indietro le ciocche d'ebano.
La notte ideale per andare a caccia.
Sorrise tra se mentre con un salto volava oltre la recinzione del parco.
La sua vittima non era ancora arrivata. Scosse le spalle solo leggermente
irritato da quel ritardo appollaiandosi sulla sommità di un lampione. La
sua luce dorata illuminava con un fascio regolare una panchina accanto ad
uno sgangherato campo da basket perso tra gli alberi del piccolo parco.
Si guardò attorno attraversando la notte con gli occhi blu.
Non gli sarebbe stato difficile camminare per il centro e attendere che una
qualche stupida oca gli si avvicinasse con le sue scocche avance. L'avrebbe
invitata a casa e se la sarebbe fatta senza nessun problema e il giorno dopo
quella non si sarebbe ricordata niente. Ma non sarebbe stato divertente.
Ormai era stanco di quelle creature insignificanti e delle chiacchiere vane
con cui lo riempivano, dei loro sorrisi adoranti e degli sguardi luccicanti.
E poi in centro c'era troppa confusione, troppa luce.
Socchiuse gli occhi concentrando la propria volontà.
Avvertì lo scricchiolio del vetro e infine la piccola esplosione mentre
scintillanti frammenti di lampadina cadevano tintinnando sulla panchina di
plastica.
La luce sotto di lui si spense e le tenebre avvolsero quell'angolo di notte.
Il ragazzo dagli occhi blu sorrise.
Hanamichi depose la propria sacca a terra estraendone il pallone da basket e
cominciando a palleggiare.
Nonostante gli allenamenti intensivi del gorilla non rinunciava mai ad
andare nel piccolo parco ad allenarsi un paio d'ore. Avrebbero potuto
pensare che era un pazzo a palleggiare lì da solo, di notte ma non gli
importava a casa non c'era nessuno e lui aveva un obbiettivo da raggiungere.
Sospirò cercando di non farsi sommergere da quei cupi pensieri. Da quando
suo padre era morto due anni prima era rimasto completamente solo. I nonni
materni gli spedivano un assegno mensile piuttosto cospicuo a patto che lui
non si facesse neanche vedere. Non ne volevano sapere di occuparsi di lui,
come non ne avevano voluto sapere di sua madre, quando invece di sposare chi
avevano scelto per lei si era innamorata di un povero operaio che faceva il
cameriere in un bar vicino alla scuola per arrotondare. Sua madre. Nella sua
mente un'immagine leggera, sbiadita come la fotografia che aveva rubato
dall'album di suo padre e che conservava sul comodino
della camera da letto nel suo piccolo appartamento.
Era morta dandolo alla luce e questo non glielo avevano mai perdonato. Il
medico l'aveva avvertita che avrebbe corso dei rischi nell'avere il bambino
ma lei contro il volere di tutti, persino del marito, aveva continuato la
gravidanza. "Forse lei è l'unica persona della famiglia che mi abbia
mai amato"
Suo padre era così distrutto dal dolore da divenire insensibile a tutto e
tutti.
L'aveva lasciato in ospedale, si era dimenticato di lui sommerso da un
dolore che aveva trovato sfogo solo nell'odio. Odio per quella creatura che
gli aveva rubato l'amore della sua vita.
Odio per il suo stesso figlio.
Sorrise ricordando con affetto il volto di quella signora gentile che
l'aveva portato via.
La mamma di Yohei aveva conosciuto la sua in ospedale, nel breve periodo
della degenza erano diventate amiche e quando la donna si era resa conto
dello stato in cui era ridotto il marito dell'amica aveva preso Hanamichi
con se. L'aveva portato a casa sua, l'aveva allevato insieme a suo figlio
senza fare distinzioni tra loro.
In casa Mito il ragazzino dai capelli rossi aveva imparato cos'era l'affetto
e il calore. Gli avevano ridato una vita ed era riuscita persino a
riavvicinare padre e figlio. Avevano sprecato tanto tempo lui e suo padre,
si erano ritrovati solo per perdersi di nuovo.
Si chiese per l'ennesima volta che cosa ne sarebbe stato di lui se quella
donna che considerava a tutti gli effetti una madre non l'avesse salvato.
Chissà magari sarebbe diventato freddo e insensibile come quella stupida
volpe. Rabbrividì e non per il freddo mentre cominciava a palleggiare.
Flash back
"Forza muovete quelle gambe!" tuonò Akagi osservando i ragazzi
che si allenavano in palestra "Sakuragi brutto deficiente si può
sapere che stai combinando?!"
Hanamichi si costrinse a concentrarsi sul gioco ma proprio non ci riusciva.
Sentiva due occhi freddi puntati sulla schiena ma ogni volta che si voltava
non trovava nessuno. Lui era sempre lì al limite del suo campo visivo come
un ombra leggera che non riusciva mai a cogliere. Che cavolo gli prendeva a
quella volpaccia spelacchiata! Era sicuro che si trattava di lui. Prima
ancora che gli si avvicinasse avvertiva un fremito e sapeva che era lui.
Aveva smesso di domandarsi perché solo la voce cupa di Rukawa aveva il
potere di destarlo durante un allenamento o una partita. Aveva smesso di
chiedersi perché rimaneva incantato ad osservarlo quando si lanciava con
grazia felina verso il canestro. Rukawa era bello.
Dannatamente bello e per quanto Hanamichi avesse lottato con se stesso,
passato notti insonni ad arrovellarsi il cervello alla ricerca di una
spiegazione alla fine si era arreso all'evidenza. Gli era capitato altre
volte di innamorarsi. Di compagne di scuola, di Haruko, conosceva quella
strana sensazione di calore che provava ogni volta che lo sfiorava per
sbaglio, l'ansia quando lui non c'era, la paura di commettere qualche gaffe
in sua presenza, la necessità di avere in ogni modo la sua stima. Era per
questo che aveva cominciato ad allenarsi tutte le sere. Voleva migliorare,
doveva migliorare per farsi notare da lui. Voleva quegli occhi blu puntati
su di lui, avrebbe voluto, arrossì violentemente al pensiero, avrebbe
voluto assaggiare le sue labbra. Il suo primo bacio. Desiderava dare il suo
primo bacio a lui. Pazzo. Se l'era ripetuto all'infinito ma non era servito
a niente. Ogni volta che lo vedeva tutte le sue barriere pazientemente
costruite, tutti quei pensieri a lungo formulati crollavano inevitabilmente
come un castello di carte alla carezza del vento. Però non era mai
successo. Mai. Che il volpino lo guardasse davvero. E invece quella sera
sentiva i suoi occhi su di sé. "Forse ho fantasticato così a lungo
che adesso ho le visioni" borbottò tra se.
Stonk!
Il pugno di Akagi lo colpi sulla testa con forza.
"Allora Hanamichi ti decidi a combinare qualcosa o stai dormendo in
piedi!" gli tuonò davanti. Hanamichi si riscosse e stava per
rispondere a tono quando avvertì di nuovo quella sensazione. Lui lo stava
fissando. Gli stava facendo saltare i nervi. Adesso basta! "Insomma
kistune la smetti!!" tuonò voltandosi come una furia. Rukawa a pochi
metri da lui gli voltava la schiena mentre provava un canestro marcato da
Mitsui. Entrambi i ragazzi si voltarono. Mitsui lo fissava come se fosse
pazzo, Rukawa con la sua solita faccia di bronzo ma Sakuragi fu sicuro di
scorgere un lampo di soddisfazione negli occhi blu del suo nemico.
"Finiscila di fissarmi!" tuonò prima di rendersi conto che si
stava rendendo ridicolo. Infatti lo stavano osservando tutti come se gli si
fosse irrimediabilmente danneggiato il cervello. "Questa volta lo hai
colpito troppo forte Akagi!" commentò Miyagi con un sorrisetto.
"Idiota" mormorò Rukawa facendo andare su tutte le furie il
rossino. Hanamichi gli si lanciò contro come una belva e i due cominciarono
a suonarsele di santa ragione. Hanamichi stava per assestare l'ennesimo
pugno quando avvertì la mano di Rukawa scivolare accidentalmente tra le sue
gambe in quella che a tutti gli effetti sembrava una carezza. Hanamichi
sussultò arrossendo fino alla radice dei capelli mentre si ritraeva di
scatto.
"Adesso basta! Mi avete stancato!" tuono il capitano "Andate
a cambiarvi per stasera finiamo qui!"
Hanamichi si diresse allo spogliatoio sconvolto.
Rukawa l'aveva accarezzato. No. Non era possibile.
Probabilmente nella colluttazione la sua mano era scivolata lì per sbaglio.
Eppure… Sospirò infilandosi sotto il getto caldo della doccia cercando di
calmarsi. Sollevò il volto verso il getto d'acqua lasciando che scivolasse
lungo il suo corpo abbronzato e che il suo scroscio coprisse i rumore dei
compagni attorno a se. Un brivido freddo attraversò d'un tratto il suo
corpo costringendolo a voltarsi di scatto. E questa volta lo trovò lì
nella doccia dinanzi alla sua che lo fissava gli occhi blu ipnotici puntati
sul suo corpo avvolto dal vapore con uno sguardo carico di..
desiderio. Hanamichi si sentì mancare. Quegli occhi solitamente glaciali
sembravano ora ardere di una luce al tempo stesso affascinante e spaventosa.
E poi il volpino chiuse l'acqua e se ne andò avvolto nell'accappatoio di
spugna bianco, candido quasi quanto la sua pelle. Sakuragi si riscosse
rendendosi conto di essere rimasto lì a fissarlo come un pesce lesso e si
fiondò al suo inseguimento. La volpe gli doveva delle spiegazioni. A che
gioco stava giocando?
Ma quando giunse in spogliatoio la sacca di Rukawa era sparita.
Se ne era già andato.
Fine Flash back
Hanamichi schiacciò il pallone all'interno dell'anello di ferro ammaccato
con frustrazione. Non riusciva proprio a capire il cambiamento nella volpe.
Che cavolo gli era preso? Ricominciò a palleggiare correndo verso il
canestro ma si fermò di sasso quando un brivido conosciuto saettò per la
sua spina dorsale.
Si voltò di scattò guardandosi intorno in preda alla rabbia. Ma il parco
era deserto anche se il lampione che illuminava il campo da pallacanestro
non gli permetteva di vedere molto lontano dato che quello che avrebbe
dovuto illuminare gli alberi lì accanto era spento. Riprese a palleggiare
nervosamente ma non riusciva a liberarsi da quella spiacevole sensazione di
essere fissato, nemmeno il familiare rumore della palla che rimbalzava sul
cemento riusciva a rassicurarlo. Avvertiva i battiti del proprio cuore farsi
sempre più veloci. Si guardò attorno con preoccupazione. "Lo so che
sei lì vieni fuori!" Tuonò in preda ad una inusuale sensazione di
paura rivolto al buio silenzioso che regnava intorno a lui. In risposta non
ottenne che silenzio. Il vento sibilò tra le fronde degli alberi
scuotendone le foglie. "Do'aho" un sussurro, basso, cupo, come il
suono di quella aria notturna. Hanamichi si guardò attorno in preda a
quello che poteva tranquillamente definirsi un attacco isterico. Ma non
riuscì a vedere nessuno. Non c'era nessuno. Raccolse la palla in fretta e
ficcatala nella sacca fuggì letteralmente dal parco correndo verso casa
sua.
Rukawa sorrise.
Com'era bello con quell'aria da bambino spaventato mentre si guardava
intorno alla sua ricerca.
Ma non l'avrebbe visto.
Lui cercava ragionando come un uomo.
Ma Kaede Rukawa non era un uomo.
Saltò su un altro palo della luce spegnendone la luce con un gesto secco
della mano.
Divertente.
Si stava divertendo come mai in vita sua.
Aveva scelto bene.
Si lanciò all'inseguimento con lunghi balzi felini di lampione in lampione
seguendo la sua preda.
Correva.
E i suoi passi producevano suoni pesanti sull'asfalto della strada deserta.
Dietro di sé avvertiva le lampadine dei lampioni saltare una dopo l'altra
ma non aveva il coraggio di voltarsi.
Dietro di lui c'era solo buio.
Nero, profondo, denso.
Silenzioso.
Era come essere inseguiti dalla notte.
Il suo manto nero si tendeva come un artiglio verso di lui, non importava
quanto svoltasse, quante strade cambiasse lo sentiva sempre dietro di lui,
non poteva vederlo ma percepiva lo schianto del vetro al suo passaggio e
sapeva che era vicino, sempre un passo dietro di lui. Attraversò correndo
la strada passando accanto ad una tabaccheria dall'insegna luminosa.
Pochi secondi più tardi il tintinnio del vetro e la luce colorata alle sue
spalle svanì avvolgendo la strada nelle tenebre.
Il cancello del suo palazzo!
Si fiondò al suo interno chiudendosi in fretta la porta alle spalle.
La fredda luce elettrica del corridoio non gli era mai sembrata così calda
e familiare. Salì le scale dirigendosi al terzo piano dove stava il suo
appartamento. Vi si chiuse dentro e tirò il catenaccio.
Non lo faceva mai, non c'era nessuno che andasse a disturbarlo lì e
comunque erano ben poche le persone che avrebbero sfidato quel gigante dai
capelli rossi.
Quella sera tuttavia il suono rassicurante del ferro che scorreva nella
serratura gli fece tirare un lungo sospiro di sollievo. Si guardò attorno
nel piccolo appartamento in ordine dirigendosi verso il bagno.
Aveva bisogno di farsi una doccia.
L'acqua calda riuscì a calmarlo un poco mentre la spiacevole sensazione di
panico che l'aveva avvolto lo abbandonava insieme alle tracce lasciate dalla
corsa frenata per le strade deserte della città. Sospirò avvolgendosi
nell'accappatoio bianco che teneva appeso accanto alla doccia e si avvicinò
al lavandino. Lo specchio era totalmente appannato. Prese un lembo della
manica e con un gesto circolare pulì il vetro.
Lo specchio gli riflesse la sua immagine e quella del ragazzo moro
tranquillamente appoggiato allo stipite della porta. Hanamichi si voltò di
scatto con gli occhi spalancati, così sorpreso da non riuscire nemmeno a
gridare.
Rukawa gli si avvicinò in silenzio un sorriso sornione sulle labbra
"Credevi davvero di essere al sicuro qui?" gli mormorò sulle
labbra mentre Hanamichi cercava disperatamente di indietreggiare. Il volpino
posò entrambe le mani sul lavandino imprigionandolo tra le sue braccia.
"Da… da dove.." non riusciva a parlare aveva la gola serrata e
la lingua incollata al palato. Rukawa gli si avvicinò ancora appoggiando il
proprio corpo al suo. "Da dove sono entrato?" finì per lui il
volpino posandogli un bacio leggero sulla gota.
Lo sentì tremare tra le sue braccia e sorrise soddisfatto. Gli piaceva
quella sensazione. "Dalla finestra" mormorò chinando il capo per
baciarlo.
Hanamichi spalancò gli occhi stupito. Dalla finestra?
Ma erano al terzo piano!!
Aveva trovato il modo di ammutolirlo. Quel ragazzo parlava sempre troppo.
Quei suoi capelli rossi come il fuoco, gli occhi scuri che ricordavano una
tazza di cioccolato fumante e quella pelle abbronzata. Calda.
Tutto in lui emanava calore e forza. La sua vitalità sembrava inesauribile,
non si arrendeva mai, era sempre in movimento riusciva a fare rumore persino
stando fermo e zitto. Ne era rimasto affascinato. E col passare del tempo
era diventato un tormento. Aveva cominciato a desiderare quella sua pelle
ambrata.
Voleva assaggiare il suo sapore, voleva disperatamente il calore del suo
corpo per sé. L'aveva osservato.
Aveva studiato le sue abitudini con meticolosità, l'aveva seguito in
silenzio per giorni, fin quella sera. Venerdì notte. Perché non si sarebbe
accontentato di averlo una volta sola e non voleva alzarsi il giorno dopo
per andare a scuola. A casa sua perché non voleva sua madre tra i piedi,
nonostante questa si divertisse un sacco a preparare la colazione per le sue
vittime e perché sapeva che il rossino abitava solo. Quando aveva scoperto
la sua storia Rukawa ne era rimasto sorpreso. Si aspettava che un ragazzo
allegro come lui avesse una famiglia normale, magari anche numerosa e
invece.. l'aveva ammirato per il suo coraggio, per la forza che ancora una
volta aveva saputo dimostrare e l'aveva desiderato ancora di più. Lo sentì
gemere sotto il tocco della sua lingua invadente che gli accarezzava le
labbra carnose e spinse con forza costringendolo a dargli libero accesso a
quell'anfratto che tanto desiderava esplorare.
Hanamichi gemette piano stava perdendo totalmente il controllo la lingua
della volpe era morbida e calda invadente e possessiva allo stesso tempo.
Non gli concedeva esitazioni o ripensamenti. Esigeva la sua risposta e
sapeva come fare per averla. Sentì le braccia della volpe stringersi
intorno alla sua vita e sollevarlo senza sforzo. Da quando in qua il volpino
era così forte? Ma il pensiero sfiorò solamente la sua mente mentre una
consapevolezza si faceva strada nella sua mente. Rukawa l'aveva portato in
camera da letto e lo aveva disteso sul sontuoso letto matrimoniale
all'occidentale che occupava il centro della sua stanza. Hanamichi spalancò
tanto d'occhi. Che fine aveva fatto il suo futon? Rukawa emise una bassa
risata soddisfatto dal suo stupore. "Spero che non ti dispiaccia se mi
sono portato il letto da casa" gli sussurrò all'orecchio facendolo
rabbrividire mentre con disinvoltura sfilava la cintura all'accappatoio del
rossino. Hanamichi lo fissava ancora incredulo.
Come aveva fatto a portare su un letto del genere? In quel palazzo non c'era
nemmeno l'ascensore, l'aveva caricato dal terrazzo? Doveva aver ingaggiato
un'agenzia di traslochi ma perché? Non capiva più nulla. "Altrimenti
non avrei potuto legarti" mormorò Rukawa leccandogli il padiglione
auricolare mentre con la cintura appena sfilata legava i polsi del rossino
all'intricata testiera di ferro battuto. Hanamichi si riscosse di colpo
dalle sue elucubrazioni cercando di liberarsi dalla sua presa. Ma la volpe
sembrava dotata di una forza sovrumana quella notte e non riuscì a
impedirgli di fare quanto aveva appena minacciato.
Rukawa si alzò dal letto per osservare la sua preda.
Le lenzuola di seta blu facevano uno strano contrasto con l'accappatoio
bianco e la pelle dorata di Hanamichi, i polsi saldamente legati al letto.
Sorrise, era veramente magnifico ora, con quello sguardo spaventato con il
petto che gli si alzava e abbassava in fretta per l'eccitazione del bacio
appena ricevuto. "Che…che cosa vuoi fare?" chiese Hanamichi
osservandolo con occhi spalancati, Rukawa gli sorrise e scostò i lembi
dell'accappatoio in modo da lasciarlo completamente nudo ai suoi occhi. Lo
vide arrossire sotto il suo sguardo famelico "Ru…" mormorò con
il tono di quella che sembrava una preghiera. "Voglio averti" gli
sussurrò cominciando a spogliarsi.
Hanamichi seguì i movimenti della volpe immobile nel grande letto. L'aveva
visto spogliarsi tante volte nello spogliatoio ma aveva sempre dovuto far
attenzione che nessuno notasse il suo interesse per il corpo del volpino,
ora invece Rukawa si stava spogliando appositamente per lui. Prima il
maglione, poi la camicia che lasciò scoperto il petto tornito e pallido, i
pantaloni e poi i boxer. Finchè Rukawa non rimase totalmente nudo dinanzi a
lui. Nudo e visibilmente eccitato. Hanamichi arrossì violentemente
distogliendo lo sguardo quando si rese conto dell'effetto che gli faceva il
solo guardarlo. Avvertì la bassa risata della volpe mentre questi tornava a
sdraiarsi su di lui. "Mi piace vederti arrossire, sei così
candido" gli soffiò sulle labbra prima di tornare a baciarlo. Sakuragi
dischiuse le labbra per accoglierlo sarebbe stato inutile cercare di
fermarlo, nonostante l'assurdità di quella situazione, non ne avrebbe avuto
la forza. Sentire il corpo fresco dell'altro sul suo era una sensazione
meravigliosa, se solo Rukawa fosse stato più gentile gli avrebbe concesso
tutto. Invece la bocca esigente della volpe lo spaventava come lo spaventava
quella determinazione glaciale che c'era nei suoi occhi. Cercò di liberare
i polsi doveva mettere fine a quella situazione assurda.
Rukawa non poteva permettersi di piombare di notte in camera sua e legarlo
così al letto! E non era neanche il suo di letto! Sussultò quando la mano
destra del volpino scivolò tra le sue gambe accarezzandolo con forza.
"Ru… Ru no.." cercò di protestare ma l'altro lo ignorò
continuando ad esplorare il suo corpo.
Hanamichi si morse il labbro nel vano tentativo di soffocare un ansito di
piacere che tuttavia si trasformò in un singhiozzo soffocato quando la
volpe strusciò con forza i propri fianchi verso i suoi.
Aveva desiderato così spesso di sentire il volpino stringersi così a lui.
Ma aveva sognato di fare l'amore con lui, di poterlo toccare, accarezzare il
suo corpo donandosi piacere a vicenda e invece Rukawa sembrava dedito solo
al proprio desiderio. E questo lo spaventò cancellando in un attimo tutta
l'eccitazione provata fino a quel momento. "Rukawa basta lasciami
andare adesso" disse con il tono più freddo che riuscì a trovare ma
la sua voce tremava. E gli occhi della volpe si accesero di fuoco nel
cogliere la paura insita nelle sue parole. Il ragazzo moro alzò il capo
fissandolo con uno strano sorriso. Gli occhi blu divenuti incredibilmente
scuri. "Ru…fermati per favore" le parole gli morirono sulle
labbra quando il ragazzo moro lo spinse con forza contro il materasso
chiudendogli la bocca con la sua. Rukawa si staccò leggermente da lui e
rimase ad osservare affascinato la pelle arrossata del suo prigioniero, i
suoi occhi luccicanti. "Sei caldo" mormorò avvicinando e
strusciando i fianchi contro i suoi. Hanamichi gemette. "Ru…"
balbettò. Rukawa gli sorrise di nuovo.
C'era qualcosa di sinistro in quel sorriso. Hanamichi fremette tra le sue
braccia. "Ti prego" sussurrò perdendo tutta la sicurezza che
aveva cercato di dimostrare solo pochi secondi prima. In tutta risposta
Rukawa infilò un ginocchio tra le sue gambe obbligando a divaricarle per
lui. "Fatti assaggiare" sussurrò la volpe baciandolo di nuovo,
gli succhiò le labbra con forza come se volesse davvero strappargliele per
assaggiarle. Hanamichi gemette cercando di liberarsi nuovamente, aveva
paura. Non riusciva più a provare piacere nell'essere toccato da lui,
l'ansia che gli attanagliava lo stomaco lo spinse a contorcersi sotto di lui
cercando invano di liberarsi. Rukawa gli morse le labbra con forza facendolo
sussultare. Il volpino si staccò da lui leccandosi le labbra su cui
scorreva un filo di sangue. Del suo sangue. Gli occhi blu luminosi come non
glieli aveva mai visti. "Non farmi arrabbiare" gli sussurrò
minaccioso leccandogli di nuovo le labbra ferite. "Lo sapevo"
mormorò "Così dolce" disse assaporando il liquido scuro
"Sei spaventato?" gli chiese notando le lacrime che la sua vittima
riusciva a stento a trattenere. "La.. lasciami andare" pregò
Hanamichi cercando disperatamente di non far tremare la voce. Rukawa sorrise
di nuovo "No" gli sussurrò all'orecchio facendolo rabbrividire.
Gli baciò il lobo, leccando la pelle abbronzata finché non sentì il suo
prigioniero gemere di piacere tendendosi tra le sue braccia. Approfittò di
quella distrazione per far scorrere entrambe le mani sulla sua schiena
tornita. "Ru…ru smettila" gemette mentre avvertiva quella mano
scendere sempre più in basso. "Parli troppo" gli sussurrò la
volpe chiudendogli la bocca con la sua. Hanamichi deglutì a vuoto quando
Rukawa gli accarezzò le natiche con entrambe le mani. Rukawa si staccò
dalla sua bocca lambendo con la lingua la mascella del rossino scendendo
lentamente verso la pelle tesa del collo della sua vittima. Hanamichi gridò
inarcandosi quando senza nessun preavviso Rukawa affondò due dita dentro di
lui. "Basta!" ansimò con le
lacrime che ormai scivolavano libere lungo le guance dando un violento
strattone alla corda che lo teneva legato. Ma la presa di Rukawa non cedette
di un millimetro. Anzi il volpino rise di scherno di quel suo tentativo
infruttuoso. "Smettila non serve a niente" gli sussurrò soave
"E poi adesso viene il bello…" mormorò spingendogli i glutei
verso il proprio bacino. Hanamichi poteva sentire la sua erezione contro le
gambe "Ti prego…" mormorò scosso da tremiti violenti "Ti
prego Ru… non voglio" Il volpino gli leccò la gola spingendolo di più
contro di lui. "Ru!!" le sue preghiere non furono ascoltate. Con
una bassa risata Rukawa affondò in lui facendolo gridare di dolore. "Sì,
sì grida piccolo." gemette il volpino mentre affondava in lui.
Hanamichi cercò disperatamente di liberarsi mentre grosse lacrime gli
scivolavano lungo il volto accaldato. Rukawa lo afferrò per i fianchi
costringendolo ad assecondare il suo ritmo mentre con spinte violente saliva
sempre più in profondità strappando lamenti alla sua vittima scossa dai
singhiozzi.
Perché? Perché Rukawa si comportava così. Un affondo più forte gli
strappo un lamento di dolore, gli sembrava che il suo corpo stesse andando
in pezzi sotto la violenza del compagno, mentre il dolore pulsante saliva
spiraleggiando dentro di lui, ma il dolore più acuto era il grido della sua
anima ogni volta che sentiva il suo compagno ansare di piacere contro di lui
mentre lo prendeva un pezzo del suo cuore andava in frantumi. Strinse gli
occhi con forza.
Voleva solo che smettesse. Che finisse il più presto possibile. Non poteva
essere vero. Non stava succedendo. Era tutto un incubo. Presto si sarebbe
svegliato e… Hanamichi gridò irrigidendosi dal dolore quando avvertì i
denti di Rukawa affondare nella sua gola. Lo stava mordendo. Per un momento
la sorpresa coprì il lancinante dolore.
Rukawa, Rukawa era un vampiro...
Sentire il suo calore in gola.
Hanamichi aveva un sapore inebriante.
Meraviglioso, unico, non aveva mai assaggiato un essere umano tanto
risplendente di vita.
La sua pelle accaldata, le lacrime roventi che gli scivolavano lungo le
guance e la gola insaporendo il suo sangue di disperazione. Era così
spaventato.
Poteva sentire tutte le sue emozioni vibrare nel suo sangue caldo. Si era
irrigidito quando gli aveva strappato la verginità senza tanti complimenti.
Oh sì lo sapeva.
Quell'idiota non poteva che essere vergine.
Figurarsi probabilmente gli aveva rubato persino il suo primo vero bacio.
Lo sapevano tutti la fortuna che aveva con le ragazze.
Tutto ciò rendeva la cosa ancora più speciale, unica.
Succhiò con forza svuotando lentamente il corpo del ragazzo che teneva tra
le braccia, ormai aveva smesso di agitarsi e non piangeva più, dalla sua
gola uscivano solo piccoli inarticolati lamenti misti a rantoli. Ormai
faceva fatica persino a respirare.
Avrebbe dovuto fermarsi.
Di solito prendeva solo il sangue che gli serviva per sopravvivere
altrimenti avrebbe rischiato di uccidere la sua vittima e non poteva
permettersi di avere un cadavere da nascondere. Bhe, di solito non faceva
nemmeno sesso con loro. Non con tutte comunque. Però Hanamichi era diverso.
Il suo sapore era diverso, non aveva mai provato un piacere simile durante
l'amplesso.
Sta morendo.
Quel pensiero gli dava leggermente fastidio. Si chiese perché dovesse
dispiacerli di potergli strappare tutto persino l'ultimo sospiro. Sarebbe
stato meraviglioso sentirlo spirare proprio mentre raggiungeva il piacere
dentro di lui.
Lo sto uccidendo.
Ormai il corpo del ragazzo era freddo, rabbrividì staccandosi
improvvisamente da lui. Hanamichi si accartocciò sul letto come una
marionetta a cui hanno tagliato i fili. Aveva il volto segnato dal pianto,
era pallido e immobile.
Silenzioso.
Rukawa si riscosse di scatto.
Il velo che gli aveva offuscato i sensi ubriacati dal piacere si squarciò
di netto mettendolo di fronte a quello che aveva fatto.
Rimase immobile a fissare il suo compagno di squadra.
"Oddio..."
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