Buon HanaRu Day!!! *_*

Questa fic non doveva venire così lunga, ma alla fine è andata così… ^^;;; Ah, la menzione della Corea (leggendo saprete…) è dovuta al fatto che mi serviva una nazione vicina al Giappone, in realtà io so molto poco della Corea e, nel caso specifico, non so neanche se ce l’abbiano una nazionale di basket juniores. È che non volevo usare la ‘solita’ Cina ^^;;;; Che altro dire? Ah, che il finale è parecchio nc-17 per i miei standard ^////^ ma in fondo oggi è l’HanaRu Day, quindi ci sta bene, no? ^_^ Un bacione e una dedica a Calipso, Greta, Kriss, Dream, Sabry e a tutte le HanaRu fan. Un pensiero e un salutone a Ria.


 

 

You are making my life complete

 di Nausicaa

 

 

Ed eccoci tornati alla nostra routine scolastica, al ritorno della gita a Kyoto.

Un po’ mi scoccia, lo devo dire, perché comincio a sentire il peso della tensione e questo non mi piace; sapete, no? : gli ultimi due trimestri, il diploma di scuola superiore, la borsa di studio e poi via in America!!!!!!

L’unico cambiamento rispetto a quando siamo partiti per il Kansai è che adesso ho iniziato a lavorare facendo consegne, non appena siamo tornati, e ammetto senza falsa modestia che sono compiaciuto della mia genialità, che ancora una volta mi ha suggerito una soluzione brillante: unisco l’utile all’utile (peccato che manchi il dilettevole…), lavoro e mi alleno allo stesso tempo.

Tutto a posto dunque, penso, entrando in palestra con la kitsune per riprendere gli allenamenti con il resto della squadra.

Mi dà una certa soddisfazione vedere le matricole già l a lavoro con gli spazzoloni, per pulire il parquet… eh, è bella la vita dei senpai!!!! Se penso a quanto ci siamo rotti le scatole per mettere a posto e pulire questa palestra quando facevamo il primo anno!

"Buongiorno a tutti!" è il mio energico saluto. L’incoraggiamento del genio non può fare che bene…

"…’giorno…" questa è la kitsune di poche parole, invece.

Forse non dovrei pensarlo, magari sono egoista, ma mi fa parecchio piacere che con gli altri Kaede parli sempre poco; rende ancora più significative le parole che dice a me, i momenti tutti nostri in cui parliamo e ci confidiamo.

Non finisco di rallegrarmi con me stesso per questo particolare che vedo Kaoru Miura avvicinarsi velocemente a noi… ok, non a noi, a Kaede… e fermarlo per un braccio.

"Capitano, tu non lascerai la squadra prima della fine dell’anno scolastico, vero?" gli chiede subito dopo, con una quasi impercettibile nota di ansia nella voce.

"Hn?".

Da dove sono, non vedo perfettamente il volto del volpacchiotto ma sono sicuro che abbia alzato un sopracciglio per la perplessità.

"Sì, insomma… - continua Kaoru, intuendo che forse sarebbe il caso che si spiegasse meglio-… a volte i senpai dell’ultimo anno lasciano le attività del club per via degli esami di ammissione all’Università…".

Ah, per quello!!! Eh certo, il Gorilla e Megane-kun avevano fatto così, ma quel coso che risponde al nome di Hisashi Mitsui no e sicuramente il Tensai Sakuragi non sarà da meno di un ex-teppista con i denti rifatti e la faccia sfregiata!!!! Tutto chiarito. Sì, però…

"Perché non cominci tu a lasciare il braccio del capitano?" gli ringhio in modo neanche tanto velatamente minaccioso. Ok, è solo una matricola, ma non mi piace che altre persone tocchino Kaede! E non deve piacere neanche a Tatsuya Saito il fatto che Miura si sia slanciato verso la mia volpe, perché con la coda dell’occhio noto che lo sta guardando male, con una sorta di rabbia malcelata, e che sta stringendo i pugni.

Devo farci un discorsetto con questo tipo, mi riprometto: ricordatevi che io sono sempre stato convinto che tra le due matricole ci sia del tenero, e Kaede no…

"Ah, scusa, senpai!" esclama Miura, facendo un passo indietro e lasciando la sua presa.

"Non importa- risponde Kaede, senza scomporsi- Comunque non ho mai pensato di ritirarmi dal club anticipatamente… e neanche Sakuragi lo farà" aggiunge, dopo avermi lanciato una rapida occhiata.

Ci mancherebbe soltanto questo!! Il club andrebbe in rovina senza di me!!!

"Ci puoi scommettere, volpaccia! Forza, voi iniziate il riscaldamento mentre noi ci cambiamo- do le mie disposizioni in modo perfetto, da vero stratega- Oggi prendo io in mano la direzione degli allenamenti" li avverto, con entusiasmo.

"Ah, sì?".

Annuisco con una certa gravità: "Naturalmente. Dopotutto sono stato il salvatore del club di basket e questo mi rende il capitano morale della squadra, non credi?".

"No".

Vabbe’, stiamo calmi…

"COMESAREBBEADIREDINOOOOOOO??!!".

"Non gridare, do’aho, e andiamo a cambiarci" replica la volpetta senza scomporsi; me lo fa apposta, lo so: sa benissimo che quando mi altero non sopporto di vederlo tranquillo e invece ogni volta lui se ne sta lì con l’espressione di chi abbia raggiunto il Nirvana!!!!

Ma ora lo sistemo io…

"Eviti la discussione, eh, volpaccia?! Ma certo!!! Sai perfettamente che non avresti argomentazioni valide da opporre alle mie dichiarazioni! Ah, una volpe con la coda di paglia! Ahahahahahah…." rido della mia stessa battuta, fin quando non mi arriva una manata sulla faccia. La mano è sua, ovviamente… ecco, preferisco quando usa le mani in un altro modo…

"COME TI SEI PERMESSO????!!!!!!!!!" urlo, ancora più forte di prima, seguendolo nello spogliatoio mentre lui sbuffa leggermente.

Mentre chiudo la porta mi dico che al riparo da occhi indiscreti potrò dargli una capocciatina, piccola perché non mi va di fare male al mio amore, ma poi quando gli prendo il viso fra le mani e avvicino il mio per ‘colpirlo’… inspiro a pieni polmoni il suo profumo di vaniglia e allora… come dire… alla fine lo bacio appassionatamente!!!!!!!!!!!!!

Kaede si stringe a me e mormora, divertito: "Cambi idea facilmente, do’aho…".

"Sei tu che ci caschi sempre!" mi invento io, lì per lì, per difendermi.

Mmmmm… ho già detto che il mio Kaede è un afrodisiaco vivente?

Dopo qualche minuto (qualche minuto ci vuole per un bacio come si deve!) raggiungiamo la squadra e diamo inizio agli allenamenti; e, devo ammetterlo, nonostante la faccia scettica che ha sfoderato prima, Kaede non obietta nulla quando io comincio a dare disposizioni e spiegazioni – insomma ad elargire a piene mani il mio immenso sapere- alle matricole sui rimbalzi e su ciò che occorre per una difesa decente.

Eppure non fila tutto liscio.

No, la stupida volpe non c’entra: si tratta di Tatsuya Saito.

È di cattivo umore, distratto, corrucciato all’inverosimile, guarda male tutti e, colpa più grave di qualunque altra, non ha affatto intenzione di ascoltarmi!!!!!!!!!!!!

"Ehi, Saito, hai sentito una sola parola di tutte quelle che ho detto? Perché non vedi di concentrarti?".

Oddio, mi sembro il Gorilla…

Lui sbuffa, palesemente seccato: "No: ne hai dette troppe e non sono riuscito a seguirti…tra le altre cose, io mi sarei anche stufato di stare qui, quindi con il tuo permesso…".

Non finisce neanche la frase, fa per avviarsi verso lo spogliatoio.

Dire che sono allibito non rende bene l’idea, ed è solo per questo che non gli rifilo un pugno da rifargli i connotati ma mi limito ad un urlaccio ( si vede che oggi è giornata…): "MA DICO, TI STA DANDO DI VOLTA IL CERVELLO???!!!".

Lui si ferma, mi guarda male, mentre il resto della squadra trattiene il fiato; mi accorgo che questo brutto ceffo con la coda dell’occhio ha lanciato un’occhiata a Miura, forse per studiarne la reazione, ma poi torna velocemente a guardare me.

"Senti, è solo che non sono in vena questo pomeriggio…quindi, mi ripeto, con permesso…".

"Non lo hai avuto, il permesso, mi pare".

La voce di Kaede è di ghiaccio, giuro.

Mi giro ad incontrare il suo sguardo e lo trovo freddo, arrabbiato; la mia volpe se ne sta in mezzo al campo, a fissare Tatsuya come se volesse incenerirlo, e la matricola, infatti, fa fatica a sostenerlo, me ne accorgo.

"Capitano a tutti le giornate no, ma non devono influenzare gli allenamenti; resta qui ed esercitati sui rimbalzi con Sakuragi: sei stato titolare nel campionato estivo, ma se ti comporti così non è detto che lo sarai anche in quello invernale".

Definitivo, lapidario. Ah, la mia volpe avrebbe avuto una brillante carriera militare se avesse voluto!!!!

Comunque non ho davvero intenzione di lasciargli l’ultima parola, quindi mi sento in dovere di far finire io la discussione: "Il senso di tutte queste frasi è che non puoi andartene, quindi ti conviene tornare sotto canestro e ascoltarmi come fossi un oracolo, chiaro?".

Fra un bofonchiamento e l’altro Saito fa quel che gli si dice, mantenendo però la stessa espressione feroce con cui ci stava guardando prima.

"Sai, è un po’ come eri tu agli inizi, subito dopo la tua iscrizione" commenta con una nota di simpatia nella voce Ishi, osservandolo. Mah, solo perché una volta me ne ero andato dagli allenamenti in malo modo!!

Io sbuffo, rivelando il mio disaccordo: "E’ un rompiscatole!!!".

"Appunto".

Non vi devo specificare chi sia stato a fare questa brillante battuta, vero?

"Oi volpetta scema, quando mai io ho dato problemi al club, tre anni fa?!".

"E’ sorprendente quanto il tempo alteri i ricordi" nota lui, guardandomi con un sopracciglio alzato in modo preoccupante.

"Se voialtri senpai avete finito di divagare, noi staremmo aspettando…".

Ho capito: oggi Saito vuole litigare di brutto!!!!!

Io e Kaede ci scambiamo uno sguardo d’intesa: è assolutamente da escludersi che possiamo restare qui a farci fare osservazione da una stupida matricola, per cui rimandiamo a stasera la nostra discussione e facciamo riprendere gli allenamenti…

… e quando questi allenamenti finiscono siamo tutti un po’ sul distrutto, tranne me, ovviamente, che ho sempre energie in esubero (si è notato, vero? Kaede comunque l’ha notato…).

Beh, tra passaggi, rimbalzi, tiri da tre, tiri liberi e mini-partitella di allenamento la volpe oggi è stata un capitano piuttosto severo, oltretutto con la complicità del nonnetto Anzai, che non ha fatto una piega dalla sua sedia…

Osservo con un certo compatimento i miei compagni che, privi della mia capacità di resistenza, strisciano verso lo spogliatoio e rimango a provare qualche tiro dal dischetto, mentre mi raggiunge il suono degli slam dunk che Kaede sta provando all’altro canestro.

Uhm… mi sa che il volpacchiotto fissato vuole recuperare il tempo trascorso lontano dal campo per via della gita a Kyoto; il che significa che potremmo restare qui fino a sera inoltrata e non è che mi entusiasmi molto: se vi ricordate, dobbiamo recuperare anche il tempo in cui non abbiamo potuto fare qualcosa d’altro…

Però… però so che è importante per lui: si avvicina il momento del ritiro con la nazionale juniores e so che Kaede vuole essere nominato fra i titolari… vuole arrivarci in perfetta forma e ha voglia di giocare, semplicemente; conosco il mio volpacchiotto adorato: è stato lontano dal basket e adesso ne ha bisogno e io… vorrà dire che io resterò qui fin quando ci resterà lui!!!!

Mezz’ora più tardi, quando i nostri compagni sono già andati via e dopo che, tra l’altro, non sono riuscito a stopparlo in un paio di suoi tentativi (riusciti) di andare a canestro, mi chiedo seriamente chi me lo abbia fatto fare… Avrei dovuto prendere di peso la volpe, caricarmela in spalla e portarla fuori di qui!!!!

Mentre sto valutando se sia un piano ancora attuabile, la porta della palestra si apre e vi entra di nuovo il nonnetto, che ci chiama a bordocampo. Che fortuna!!!!

Ha delle cose da dirci sul ritiro, ci spiega, perché ha appena fatto una telefonata alla Federazione; io mi aspetto chissà quale notizia di spionaggio sportivo e invece si tratta di date, spostamenti, alloggi e cose pratiche così. Vabbe’, è inutile ascoltarle in due, non vi pare? Basta Kaede, che poi sicuramente sarà felice di ripetermele, una volta a casa.

Con molta disinvoltura mi avvio allo spogliatoio, ignorando l’occhiataccia del mio amore; già mi pregusto una bella doccia rinfrescante… già mi pregusto di poterla fare con lui, tra pochi minuti, visto che siamo soli, quando mi acciglio sentendo delle voci concitate provenire proprio da lì: ma non se ne erano andati tutti? A quanto pare no, scusate la domanda retorica…

"… e già che ci sei, perché non gli lasci un biglietto nell’armadietto? Con tanti cuoricini, così capirà sicuramente!!!".

Questo è Tatsuya, e la sua voce è arrabbiata, sarcastica, nervosa. E fa innervosire anche me, perché ho capito benissimo con chi sta parlando e dell’armadietto di chi…

"Sei solo uno stupido, Saito! Non hai capito proprio un bel niente!!!".

E questo è un esasperato Kaoru Miura, che infatti pochi istanti dopo esce, sbattendo la porta dietro di sé e venendomi quasi addosso.

"Scusa, senpai" fa in tempo a dirmi, prima di andarsene il più velocemente possibile.

Ora… io sono sempre più convinto che fra quei due ci sia qualcosa!!! Lo so, me lo sento!!! In un lampo, capisco che questa è la giornata adatta per farlo ammettere a quella testaccia dura di Saito!!! Con molta disinvoltura e nonchalance entro nello spogliatoio e scorgo subito Saito seduto sulla panca sotto la finestra. Ha una faccia scurissima e anche un po’ pentita a dire il vero… chissà che gli ha detto…

Sfodero il mio miglior atteggiamento da fratello maggiore (non credo ci siano controindicazioni per il solo fatto che sono figlio unico!) e lo raggiungo, sedendomi poco distante da lui.

"Ehm…- mi schiarisco la gola, mi sa che ci sarà da chiacchierare-…problemi con Kaoru?" ok, non volevo essere così diretto, ma non sapevo davvero come impostare il discorso.

Tatsuya sbuffa, alzando gli occhi al cielo: "Cos’è, si deve per forza andare sempre d’accordo fra compagni di squadra?".

Io ripenso alle liti fra me e Miyagi e Mitsui o a quelle fra me e la volpe, o fra il Gorilla e Mitsui e mi viene da ridere: "No, figurati. Però… mi sembrava che tu e Kaoru foste diventati amici, ecco…".

Lui mi guarda male: "La risposta è la stessa: si deve per forza andare sempre d’accordo con gli amici?".

Eh, no!!! Il tipo vuole eludere domande insidiose, ma non sta tenendo conto della mia tenacia: glielo farò ammettere, che gli piace Kaoru! Stavolta DEVO avere ragione!!!!!

"Talvolta sembrate essere più che amici" dico chiaramente, e mi compiaccio nel vederlo impallidire e poi arrossire leggermente. Dillo che ti piace Kaoru, avanti, dillo!!!

"Non vedo cosa te ne debba fregare" è la sua indisponente risposta; notate che in un altro momento gli avrei rifilato già un bel pugno per questa rispostaccia, ma ora non è il momento: mi sto concentrando su un particolare importante. Non ha negato. Avanti, dimmelo!!!!

"Beh, confidarsi fa bene e poi potrei aiutarti, potrei darti dei consigli…" inizio; il che non è del tutto falso, nel senso che, a parte gli scherzi, non voglio sapere se questi due stanno insieme o meno per semplice curiosità. È che… mi piacerebbe poter dare loro una mano: non è bellissimo quando si capisce di aver trovato la persona giusta?

"Non è che tu ti possa permettere quell’aria da uomo vissuto solo perché ti fai il capitano!" è la sua brusca risposta, che prima mi lascia stupefatto e poi mi fa scattare un pugno di quelli potenti.

"Oi, ragazzino!!! Innesca il cervello prima di decidere come esprimerti: io non ‘mi faccio’ Kaede, stiamo insieme da un anno e mezzo e comunque non parlare di lui in questi termini o ti stacco la lingua, chiaro?!-gli ringhio; mi manda in bestia che si sia riferito al mio amore in questo modo, facendo sembrare il nostro legame qualcosa di volgare- E questo mi rende capace di dare consigli, sì, perché io un rapporto di coppia ce l’ho e lo vivo ogni giorno, ok? E infine… - ecco, questo mi pesa un po’ chiederglielo- … infine, chi cavolo te lo ha detto che io e la volpe stiamo insieme? Perché non l’hai saputo né da me né da lui, questo è certo". Saito incassa il mio pugno senza reagire e senza lamentarsi (questo gli va riconosciuto), probabilmente perché sa di meritarselo. Infatti…

"Uhm… ok, scusa: ho sbagliato a parlare in quel modo, non volevo sminuire il vostro rapporto. Mi spiace, d’accordo?"si massaggia leggermente la guancia offesa, abbassando gli occhi; io decido di dare prova di grande magnanimità e annuisco con condiscendenza: "Eh, le matricole… si è piccoli e scemi! Vabbe’, non pensiamoci più".

"Scemo mica tanto se ho capito da solo che c’è qualcosa tra te e il capitano. A parte il fatto che credo l’abbia capito tutta la squadra".

L’affermazione sicura di Tatsuya mi gela sul posto: come, tutta la squadra? Ma se siamo sempre stati attentissimi davanti agli altri?! Glielo faccio notare, ma lui ride scuotendo il capo: "Con le parole e i gesti sì, ma con gli sguardi no… Soprattutto tu, Sakuragi: lo guardi in modo palesemente adorante… probabilmente neanche te ne accorgi. E poi anche lui ti osserva: in modo più discreto, certo, ma ti tiene d’occhio".

"E tu perché guardi lui?!" scatto, istintivamente. Scusate, è più forte di me… anzi, no! Non devo affatto scusarmi: il volpacchiotto è MIO, chiaro?!

Mi rassicuro, però, quando vedo Saito accigliarsi: "Io non guardo lui: è solo che il capitano rientra nel mio campo visivo perché io…" e si blocca, arrossendo appena.

A questo punto, decido di non mollare la presa. Devo farglielo dire… avanti, ammettilo, Tatsuya!

"Perché tu, chi guardi?".

Avanti…

"Beh, io…".

Forza, dillo!!!! Dillo, dillo, che aspetti?!

"Mi piace Kaoru" borbotta lui, a mezza bocca.

Sììììììììììììììììììììììììììììììì!!!!!!!!!!!!! L’ha detto, l’ha ammesso!!!! Ho vinto la scommessa!!! Ok, non avevamo scommesso niente, ma non è questo il punto: il punto è che potrò andare da Kaede e dirgli, sillabargli "TE LO AVEVO DETTO". Oddio, che momento sarà, quello!!!!! ‘ Te lo avevo detto’… come suona bene…Ehm…forse ora sarà meglio ricomporsi…

"Davvero?" gli chiedo, tutto contento.

"Perché ne sei tanto felice? Che c’entri tu?" mi domanda lui, sospettoso.

Provo una immensa soddisfazione nello spiegargli: "Lo avevo intuito, e tu mi stai confermando che avevo visto giusto. Davvero il mio genio non ha limiti… - ma non mi scordo che oggi ci sono stati dei problemi- Perché oggi avete questionato, allora? Prima vi ho sentiti…. A me sembra che anche tu piaccia a lui".

"Ah, che ne so?! A volte mi pare di sì e altre non lo so più!- sbotta lui, esasperato- E il motivo per cui mi capita di guardare spesso Rukawa (non che me ne lamenti, eh! È sicuramente un bel guardare…) è che se guardo Kaoru alla fine rientra anche il capitano nel mio campo visivo, come ti dicevo: Miura gli sta appiccicato. Talvolta… talvolta ho paura che gli piaccia Rukawa. Per quello stavamo litigando prima. Perché glielo ho rinfacciato".

Ahi, non è stata una mossa furba!

Però nessuno conosce meglio di me quanto male faccia la gelosia, quanto possa accecare… rimango in silenzio per qualche secondo, e poi gli sorrido per rassicurarlo: "Penso che tu possa stare tranquillo. Vedi, io sono un tipo piuttosto geloso: se Kaoru si fosse preso una cotta per la mia volpe, non ti preoccupare che lo avrei avvertito, me ne sarei accorto, e allora sarebbero stati cavoli suoi!! Al tensai dello Shohoku non sfugge niente! La sua è… ammirazione, ecco!! Kaede è il suo idolo, il suo modello per il basket, ma non c’è altro, credimi" e su questo sono pronto a mettere la mano sul fuoco.

Tatsuya non mi sembra completamente convinto e questo un po’ mi urta: come si fa a non credere alle affermazioni del genio?

"Sicuro? Non è che lo stai sottovalutando perché è una matricola?".

E insiste!!!

Scuoto il capo energicamente: "Nonononono! Guarda, io ho un radar per queste cose: a me dà fastidio pure quando i nostri gatti si acciambellano in braccio a Kaede…".

"Che cosa?!".

"… figurati quando lo guarda qualcun altro! Quindi, fidati di quel che ti dico. Insomma, se non ti fidi, mi incavolo!!!- e vediamo se così capisce!!!- Sono sicurissimo che Kaoru non sia innamorato di Kaede, e che non gli piaccia in quel senso. Uhm…dovresti correre a cercarlo, scusarti e fare pace. Ecco, fare la pace si può rivelare molto piacevole!" ridacchio, perché so di cosa parlo.

"E’ che ha quel caratteraccio! Cioè, non è che sia poi così brutto, ma ha le sue fissazioni e il basket è fra queste; per questo il capitano è il suo idolo: perché è fissato più di lui…E io, invece…. Beh, dopo le medie non ero neanche sicuro di voler continuare con il basket, ma poi mi sono iscritto allo Shohoku e qui ci siete voi e siete fantastici… e c’è anche lui, quindi… Ma sto divagando. Mi sa che hai ragione, devo chiedergli scusa! Sempre che voglia ascoltarmi, quella testa dura! Come ti dicevo, ha un caratteraccio…" dice Tatsuya, facendo una smorfia.

Io mi appoggio con la schiena al muro, incrocio le braccia al petto e sospiro, annuendo con partecipazione e comprensione: "Eh, lo so, lo so…ci vuole pazienza…".

 

 

"Eh, lo so, lo so… ci vuole pazienza…".

Questo tono del do’aho mi irrita sufficientemente: spero che si renda conto che non è l’unico ad avere pazienza!!!!

"C’è spesso da discutere, in questi casi, ma ad esempio io conosco un metodo infallibile per convincere Kaede a rabbonirsi, e allora…".

Ok, forse è meglio che palesi la mia presenza; apro la porta dello spogliatoio, dietro la quale ero rimasto per pochi secondi cogliendo gli ultimi scambi di battute fra questi due scemi, e mi diverto nel vedere la loro espressione stupita alla mia vista.

"Oi kitsune!" mi saluta il mio do’aho personale.

"Hn. Vai avanti, Hanamichi, non volevo interromperti: qual è il tuo metodo infallibile?" lo provoco, fissandolo negli occhi.

"Ah… beh… uh… era solo per dire…" si agita lui, arrossendo di colpevolezza.

"Hn".

"Ok, mi sa che è tempo che vada a cercare Miura- dice d’improvviso Saito, alzandosi dalla panca e avviandosi verso l’uscita; nel farlo, mi passa accanto- Scusami per l’atteggiamento che ho avuto agli allenamenti: ero nervoso" borbotta, come se gli desse comunque un po’ fastidio scusarsi, e poi esce.

Io resto per qualche istante in silenzio, poi torno ad osservare Hana: "Hn. Ho messo a posto io in palestra: possiamo lavarci e tornare a casa" lo avverto.

"Uhm… non liquidare così la situazione, kitsune addormentata: siamo nello spogliatoio, da SOLI… tutti gli altri sono andati via…" sogghigna lui in modo allusivo e, naturalmente capisco benissimo dove vuole arrivare, ma smorzo subito il suo entusiasmo dicendo: "E adesso andremo via anche noi" nel mio tono che non ammette repliche.

"Che cavolo stai dicendo, Kaede?! Perché non cogli la poesia del momento?!" sbotta lui, aggressivo e un po’ deluso. Hanamichi mi si avvicina a grandi passi, a me basta farne uno verso di lui per mormorargli all’orecchio: "Voglio andare a casa per stare più comodo… preferisco farlo sul futon…".

Lui si riprende subito, sorridendo contento: "Giusto, la comodità è fondamentale! Allora sbrighiamoci!!".

Ci sistemiamo in due docce vicine e,stranamente, mentre ci insaponiamo riusciamo a non finire incollati l’uno all’altro e io gli chiedo di che cosa stessero parlando lui e Saito; il mio Hana sembrava non aspettasse altro: mi racconta tutta la conversazione, le varie espressioni di Saito, il fatto che avesse equivocato l’interesse di Miura nei miei confronti… mi lascia un po’ perplesso il fatto che avesse pensato di lasciare il basket; davvero la mia mente non riesce proprio ad immaginarla una cosa simile, non soltanto per me stesso, ma neanche per qualcun altro.

Come è possibile che chi abbia provato la sensazione di correre su di un campo da basket e l’emozione violenta che dà una partita voglia rinunciarci coscientemente?

Dalle docce ci spostiamo fino ai nostri borsoni per rivestirci e Hanamichi ancora chiacchiera, finché non mi fa sobbalzare con un grido.

"ARGH!!!! ODDIO! QUASI MI DIMENTICAVO…".

Mi volto verso il do’aho, con uno sguardo interrogativo, e lui si porta di fronte a me.

"Kaede, amore: TE LO AVEVO DETTO!!!!!".

In questo momento ha una faccia talmente soddisfatta e trionfante da farmi venire voglia di sferrargli un pugno!

"Che cosa mi avevi detto?" gli chiedo invece, limitandomi a socchiudere gli occhi.

"Che quei due si piacevano, che finiranno insieme. Avevo ragione! Il tensai aveva ragione e la stupida volpe no, il che non è una novità se ci pensi bene, ma mi piacciono queste situazioni che lo rimarcano! Ahahahahahahah…" e ride.

"Idiota".

"Un tensai non tiene conto degli insulti di una kitsune poco perspicace. Te lo avevo detto!" e continua a sogghignare.

"Hn" mi sto irritando.

"Te lo avevo detto" ripete lui, sempre allegrissimo di poterlo affermare; ma cos’ha, il mio do’aho, una regressione infantile?!

"Ho capito: se lo ridici ti do un pugno" taglio corto io.

"Uh! Non sai perdere, eh, kitsune? Ahahahah… comunque, ho vinto io la scommessa!" proclama lui, infilandosi il giubbotto sopra la divisa.

Lo imito, e poi chiudo la lampo del mio borsone: "Non mi ricordo di aver scommesso niente. Tu avevi le tue idee e io le mie, ma non avevamo affatto scommesso" gli faccio presente. Questo me lo ricordo benissimo.

Il suo entusiasmo si affievolisce appena: "Ah, no? Peccato… vabbe’, visto che sono un genio e quindi superiore, per non farti pesare troppo la constatazione che ti eri sbagliato, ti offro la merenda, ok? In un posto carino ovviamente: voglio il meglio per noi due… ho giusto…".

Si fruga nelle tasche e poi ne toglie delle monete, che scruta con aria perplessa.

"Ah!".

"Hn".

600 yen.

Non ci faremo mica granché, con 600 yen… ma a me non importa di fare merenda e lui dovrebbe saperlo...

"Non ti preoccupare, Hana, io non ho fame. Andiamo a casa" gli dico, a bassa voce.

Lui diventa rosso per l’alterazione, mentre guarda quelle povere monete come se volesse fonderle con lo sguardo: "Eh, no!!! Ho detto che ti avrei offerto la merenda e così sarà! Vicino alla stazione ci sarebbe "La casa del PopCorn": la conoscono anche Yohei e Mitsui. Lì troveremo il pop corn più buono di Yokohama, ci mettono anche il burro fuso sopra, per pochi yen in più: vedrai, ti piacerà!".

Ho dei seri dubbi su quanto possa piacermi il burro fuso sopra i pop corn, ma me lo tengo per me; piuttosto scuoto il capo dicendo: "Non riesco ancora a capire quale sia stato il momento preciso della mia vita in cui abbia abbassato la guardia nei tuoi confronti e mi sia fregato con le mie stesse mani…".

Se glielo avessi detto con voce atona, probabilmente il do’aho si sarebbe arrabbiato, ma ho parlato in modo pacato, a voce bassa, con il tono dei nostri momenti intimi che a lui piace tanto; quello che ho quando gli dico fra le righe che lo amo e che non potrei mai rinunciare alla vitalità e alla gioia che ha portato nelle mie giornate.

Così il mio Hana non si arrabbia; mi passa un braccio intorno alla vita, stringendomi a sé, e mi dice all’orecchio: "Che ci vuoi fare? Capita… basta rimanere fregati con la persona giusta…".

E l’unico giusto per me sei tu, amore mio…

 

 

Il giorno dopo mi accorgo subito che Saito e Miura sono mooooolto più tranquilli e rilassati e che sembrano avvolti da un’aura romantica. Che bella cosa, sono sinceramente commosso… e non riesco a trattenermi dal far notare a Kaede che è TUTTO merito mio!

Ok, proprio tutto magari no, ma di sicuro il mio aiuto e i miei consigli sono stati fondamentali per incoraggiare Tatsuya e per condurre questa vicenda verso il lieto fine.

Quando lo dico a Kaede lui emette uno sbuffo leggero, me anche il mio volpacchiotto è contento del risultato: gli allenamenti filano che è una meraviglia e quei due rendono molto meglio, il che non è di poco conto considerando che sono titolari…

Tutto perfetto su questo fronte, quindi, però…

C’è un ‘però’.

Non riguarda loro, naturalmente; e magari adesso che ve lo dirò mi darete del pazzo, però…

Mi sembra che ci sia qualcosa di strano in Haruko.

È da pochissimo che ho questa sensazione, da quando siamo tornati a Yokohama da Kyoto a dire il vero: ci osserva più a lungo e più intensamente, ne sono sicuro…e talvolta la sua espressione è indecifrabile, e mi preoccupa: mi appare perplessa o triste, a seconda dei casi…

Per farla breve, temo che abbia capito qualcosa del legame che c’è tra me e Kaede; forse vedendoci insieme a Kyoto, lontani dalla scuola e dalla squadra, dove avremmo anche potuto andare ognuno per i fatti suoi e invece eravamo ugualmente sempre insieme…

Non devo specificare che io non le ho mai detto mezza parola a riguardo, vero? Non ce l’avrei mai fatta… come potevo andar da lei e dirle ‘mi spiace, ma il ragazzo che ami da tre anni ha scelto me, fattene una ragione e amici come prima’?

Non credo che sarò mai capace di dirglielo, non so neanche se ce ne sia realmente bisogno, di una spiegazione. Non so quanto Haruko abbia capito.

Non penso affatto che Akagi le abbia detto mai una sola parola riguardo a me e a Kaede; il Gorilla non è il tipo di persona che… beh, che parli di cose private e personali! Mi sembra molto rigido, restio quasi, sull’argomento… (vi dico solo che ancora ignoro se stia con qualcuno o meno! Vi rendete conto? Conosco Saito e Miura da quanto? Da aprile, sì… e so TUTTO sulla loro storia! Ok, magari non proprio tutto, ma sono riuscito a estorcere un sacco di cose, questo sì, e dove non c’è la conoscenza poso sempre arrivarci con la mia intuizione e la mia immaginazione geniali; il Gorilla, invece, lo conosco da tre anni e non so se sia single oppure no! Avete ragione, così non va… devo mettermi all’opera per scoprire qualcosa…).

Scusate, ho perso il filo. Dicevo?

Ah, sì… stavo dicendo che, insomma, non ce lo vedo Akagi che si mette a parlare con la sorella delle faccende personali di due ragazzi che stanno insieme. Non che sia omofobo, eh! Figuriamoci, Kogure è il suo migliore amico, ed è suo amico anche Mitsui (pure se questo particolare non lo ammetterebbe mai!)…

È soltanto che non ce lo vedo a parlare di questo argomento.

Tutto questo discorso per dire che sono sicuro che ad Haruko non siano arrivate voci su me e Kaede; però magari mi sbaglio, magari sono solo paranoie mie e me le ha fatte venire in mente quello che ha detto Saito: che tutta la squadra deve aver capito…

Chissà…

Comunque, gli allenamenti hanno inizio e per tutta la loro durata mi dimentico di questi dubbi e mi concentro sul gioco, e poi, quando questi finiscono, secondo quello che ormai sembra un rituale, io e la volpaccia ci tratteniamo in palestra per qualche tiro supplementare.

Devo confessare che il mio scopo è duplice: prima di tutto mi piace tantissimo giocare a basket con il mio amore e poi, così facendo, quando andremo nello spogliatoio, lo troveremo vuoto!!!! E voi capite che una stanza vuota, con soltanto me e la kitsune dentro, ha la sua attrattiva….

Dopo una mezz’ora, quando ad occhio e croce tutti i nostri compagni se ne sono andati, convinco Kaede a recuperare i nostri borsoni e ad andarcene al campetto del parco, visto che la stagione ancora lo consente.

Lui annuisce: ok, questo significa che mi trascinerà davvero al campetto (il mio principale intento era di farlo uscire da questa palestra, veramente) e che potremmo dover stare lì fino a sera inoltrata. Vabbe’… decido di non pensarci e poi in fondo il punto è che intanto, adesso, saremo io e il mio adorato volpacchiotto in uno spogliatoio deserto!!! Sbav, sbav…

Chiacchierando, ci avviamo, io spalanco la porta e…

Come non detto.

Ci ritroviamo davanti all’immagine di Saito e Miura abbracciati, che si stanno baciando.

Oddio… di già… cioè, no, poveretto Saito, ha aspettato per mesi…

All’inizio prevale lo stupore (e Kaede è più stupito di me), ma poi mi incavolo: eh, no!!! Non si rovinano così i piani del tensai!!!

"Hn" la mia volpetta tossicchia per richiamare l’attenzione delle due matricole e loro, alla fine, si staccano e si voltano verso di noi, con i volti arrossati e il fiato corto.

"Eh?" Miura è il più spaesato.

"Ma cosa…" Saito invece è evidentemente seccato per l’interruzione. Comprensibile, lo sarei anche io… il che mi fa ricordare con quali intenzioni fossi entrato qui dentro!

A questo punto, prendo in mano la situazione: "Oi, stupidi kohai!! Facciamo a capirci: non è che penserete di poter monopolizzare lo spogliatoio quando è vuoto, vero? Capite che il suo utilizzo spetterebbe prima di tutto a noi, che siamo i senpai (sto rivalutando l’importanza della gerarchia in Giappone). Nonostante questo, voglio essere di buon cuore e quindi penso che potremmo venire a patti e stabilire dei turni" spiego, con fare professionale.

Devo ammettere che ho un eloquio davvero brillante, forse ho scartato troppo in fretta l’idea dell’avvocatura.

"Che cosa stai farneticando, do’aho?!" dice Kaede, accigliandosi leggermente.

"E’ una grande idea" ribadisco, convinto.

"Uff… e va bene! Ne parliamo domani…" sbuffa Tatsuya; Kaoru invece mi sembra palesemente a disagio: "Non credo proprio! È stato già abbastanza imbarazzante così, ci mancano solo i turni per lo spogliatoio… andiamo via…" borbotta, sistemandosi la fascia sui capelli biondi.

Ci saluta rapidamente, aggiungendo uno "Scusa, capitano" quando passa accanto a Kaede, e se ne va, seguito a ruota da Tatsuya che prima di uscire fa in tempo a bisbigliarmi: "Poi ne riparliamo…".

Evidentemente si è accorto della validità della mia idea: è in gamba il ragazzo, l’ho sempre detto…

Una volta rimasti soli, Kaede sospira e scuote lievemente il capo:

"I turni per lo spogliatoio… solo tu potevi pensarci, do’aho!".

Mi fa piacere che si sia deciso ad ammetterlo.

"Lo so, certe trovate può averle solo un tensai! – ridacchio, per poi aggiungere, con fare minaccioso- E non provare a sottovalutare il lato piacevole di avere questo spazio tutto per noi, volpaccia indisponente!!!" e per fargli capire meglio il concetto lo abbraccio, stringendolo forte e lo bacio appassionatamente, spingendolo allo stesso tempo in una delle docce.

Quando apro d’improvviso la manopola dell’acqua e un getto rinfrescante ci colpisce in pieno, Kaede sussulta per la sorpresa, ma poi mi tira i capelli e mi mormora: "Do’aho!" però, aumenta la sua stretta attorno a me.

"E dai, kistune! Adoro fare la doccia con te" rido, baciandolo sulla fronte e iniziando a sfilargli la canotta….

Ora, non è che succeda… beh, ‘quello’!! Non abbiamo chiuso le porte e cose così, quindi non è il caso, ma è bello anche coccolarsi sotto quest’acqua tiepida…

"Kitsune, ma tu non vuoi andarci sul serio al campetto, vero?".

"Sì".

"Ti ho mai detto che non ti sopporto, volpe scema?!" gli ringhio, anche se tanto mi aspettavo questa risposta.

"Qualche volta…".

Mentre battibecchiamo, troviamo anche il tempo per asciugarci, rivestirci e uscire dallo spogliatoio.

"Dobbiamo chiudere la palestra" mi dice Kaede e io annuisco; abbiamo fatto solo pochi passi che gli appoggio la mano sulla nuca, me lo attiro contro e lo bacio appassionatamente.

Ne avevo bisogno, mi piace tanto baciarlo…

"Mmm… come mai questo bacio?" mi domanda il mio Kaede, mentre le nostre labbra ancora si sfiorano in una carezza.

"Perché ti amo, stupida volpe, no?" gli sorrido io, accarezzandogli una guancia con il dorso della mano.

Kaede accenna un sorriso, guardandomi negli occhi, poi facciamo appena un altro passo quando lui si ferma, cercando qualcosa nella tasca.

"Ho dimenticato le chiavi sulla panca. Aspettami un attimo, torno subito" dice e si volta per tornare nello spogliatoio.

"Ok, fai in fretta" gli grido dietro, ma poi la voce mi muore in gola, quando mi volto e, in un angolo, addosso alla parete, vedo Haruko.

È terribilmente pallida e ha gli occhi spalancati, con una espressione di sconcerto assoluto mista a dolore.

Non mi illudo neanche per un secondo che non ci abbia visti baciarci.

"Ha… Haruko… cosa…" è sicuramente il balbettio più cretino e banale che potesse venirmi in mente, ma davvero non riesco a formulare altro; me ne sto immobile, a fissarla senza dire altro…

"Stavo… stavo cercando il mio libro di biologia… ho pensato che potevo averlo lasciato qui… sono tornata indietro…".

Lo dice con un filo di voce, gli occhi improvvisamente lucidi; poi fa qualche passo, portandosi davanti a me.

Vorresti non essere mai tornata indietro, vero?

Sapete, a volte si dice tanto per dire che si vorrebbe una pala a portata di mano per scavare una fossa e seppellircisi dentro: ecco, in questo momento, per me, non è un semplice modo di dire…

"Eccomi, Hana. And…".

Perfetto.

È tornato in dieci secondi anche Kaede!

Non mi meraviglia affatto che non abbia finito la frase, che le sue parole siano rimaste sospese: si è trovato davanti Haruko, che lo sta fissando con una espressione triste e desolata.

"Cosa sta succedendo?" chiede Kaede.

Già, non è il tipo da perdere la calma, il mio amore, o da farsi trascinare dall’emotività. Tutt’altro; anche adesso il suo tono è sì leggermente teso, ma non agitato.

Però, nonostante la sua capacità di rimanere distaccato, niente avrebbe potuto prepararlo a questo: ad Haruko che, una volta di fronte a lui, scoppia a piangere e lo abbraccia d’improvviso, nascondendo il volto contro il suo torace.

Vedo gli occhi blu di Kaede spalancarsi shoccati e stupefatti, e le sue spalle sussultare e poi irrigidirsi; mi sembra anche che stia per allontanarla da sé bruscamente, e lo capisco, so che lui detesta essere toccato da qualcuno che non sia io, ma non vorrei… davvero, non lo vorrei… aggiungerebbe soltanto una umiliazione in più per lei…

In realtà non capita nulla di simile: Kaede rimane immobile, china appena lo sguardo su di lei e le sue iridi sono un calendoscopio di emozioni stavolta: disagio, tensione, imbarazzo, nervosismo, stupore, incredulità…

Nessuno di noi due dice una sola parola, l’unico suono che si sente sono i singhiozzi di Haruko, che però stanno via via diminuendo, soffocati contro la maglietta di Kaede… senza un motivo ben preciso, mi viene in mente che questa quasi sicuramente è la prima volta che Haruko tocca Kaede, e mi chiedo perché soltanto adesso, perché solo ora abbia saputo fare un gesto concreto verso di lui, dopo tre anni di sguardi e rossori… perché soltanto adesso che non può più chiudere gli occhi davanti al suo sogno infranto… o forse, è proprio per questo…

È quasi surreale vederla abbracciare Kaede, lei che in quasi trentasei mesi è riuscita a parlargli solo pochissime volte, per troppa timidezza, per paura, per tutti quei motivi che hanno le ragazze di comportarsi così e che mi appaiono strani…

Il viso di Kaede è sempre più tirato: penso abbia fatto un grande sforzo su se stesso per non spingerla via, ma ormai non ne ha più bisogno: è Haruko stessa a riprendersi… lentamente, trattenendo gli ultimi singhiozzi, si scosta; rilascia la maglietta di Kaede, che finora ha stretto fra le dita, e nota i piccoli aloni di lacrime che sono rimasti impressi sulla stoffa, e il suo rossore aumenta.

Fa un passo indietro: "Oddio… mi dispiace, Rukawa-kun, scusa… io… scusami, davvero…".

Si sta sforzando di sembrare normale, per farci credere che vada tutto bene, ma con quelle lacrime che si stanno asciugando sul viso, gli occhi e le guance rosse, ottiene solo il risultato di apparire ancora più triste.

Forse vorrebbe sentire qualche parola da noi, ma nessuno dei due riesce a parlare.

Allora si schiarisce la voce e ci dice: "Ci… ci vediamo domani agli allenamenti… ciao…", poi fa un piccolo cenno con il capo, si gira lentamente ed esce dalla palestra, sempre muovendosi lentamente. Chissà, magari si sta controllando e avrebbe l’impulso di scappare via correndo…

Quando la sua figura scompare dalla nostra vista, Kaede mi chiede in un mormorio: "Ci ha visti?".

Io mi appoggio al muro e sospiro nervosamente: "Ci ha visti baciarci".

Per qualche istante la mia volpe non dice nulla, poi osserva: "Avrebbe dovuto capirlo da tempo".

Mi volto a guardarlo, sempre più nervoso: "Penso che non volesse accorgersene! E comunque, credi che saperlo l’avrebbe fatta sentire meglio? Io… oh, al diavolo!!! Andiamo a casa, kitsune…" lo esorto, avviandomi a mia volta verso la porta della palestra, a grandi passi.

 

 

Durante il tragitto fino a casa io ed Hana non parliamo; preferiamo tacere, forse perché la scena che è accaduta in palestra continua a ripetersi nella mente di entrambi.

Una volta chiusa la porta, però, Hanamichi scaraventa la sua cartella in un angolo e ringhia: "Cazzo, è tutta colpa mia!!!" e poi si precipita quasi di corsa verso il salotto e la cucina.

Sento il rumore del frigo che viene aperto, del tintinnio del vetro, segno che ha preso la bottiglia di acqua fredda; io lo raggiungo e mi fermo nel vano della porta, appoggiandomi allo stipite: "Come stai?" gli chiedo semplicemente, osservandolo bere velocemente, come se l’acqua fresca potesse schiarirgli le idee.

Hanamichi chiude il frigorifero con una spinta tale da farlo tremare, poi fa una smorfia:

"Mi sento uno schifo, grazie! Io… maledizione, avrei dovuto dirglielo! Avrei dovuto farlo tanto tempo fa e invece ho preferito sempre rimandare e pensare che tanto un giorno lo avrebbe capito da sola o che so io…e ho sbagliato".

Scuoto leggermente il capo, fissandolo: "Non credo che tu fossi tenuto a dirglielo" e lo penso veramente: lei non è un’amica, era solo la sorella di Akagi e poi la manager, ma non si raccontano cose personali ad una manager se non è anche una amica come poteva essere Ayako. Non c’era nessun obbligo che lei dovesse saperlo per bocca di Hanamichi.

"Ah, no? Kaede, lei… lei è innamorata di te, va bene? Magari l’idea ti fa venire il voltastomaco o semplicemente non te ne frega niente, ma non la puoi cambiare o cancellare. È innamorata di te e io lo sapevo! Lo sapevo dall’inizio… cavolo, è stata una delle prime cose che mi ha detto, quando ci siamo conosciuti!! Quando io credevo ancora di essere infatuato di lei…".

C’era bisogno di ricordarlo? So che è irrazionale, ma quanto detesto il solo rammentarlo!!!

"… e ha continuato a parlarmene, ti rendi conto?- prosegue Hanamichi, agitato- Mi ha parlato di te, in questi mesi. Ok, non spessissimo, ma lo ha fatto… e noi stavamo già insieme. Lei mi diceva quanto ti trovasse meraviglioso, io annuivo senza dire nulla, poi io e te tornavamo qui a casa, alla nostra vita, a baciarci e a fare l’amore…".

"Fammi capire, Hana: non avremmo dovuto farlo perché lei non sapeva di noi due? E poi cos’ è tutto questo insistere sul fatto che la Akagi ti parlava di me? Tu non le hai tolto niente, lo sai bene…" ho parlato con uno scatto e non ne sono contento, perché volevo rimanere calmo almeno io, ma stavolta è stato il mio turno di arrabbiarmi: non mi piace la reazione che sta avendo Hanamichi, sta toccando corde scoperte che mi rendono nervoso.

Lui china il capo, sospirando pesantemente: "No, non sto dicendo questo. Scusa, kitsune, non sono riuscito a spiegarmi bene: non siamo ‘noi’ il problema, ok? Però ce l’ho con me stesso, questo sì, perché se fossi al posto suo vorrei pestarla a sangue una persona che si fosse comportata in questo modo con me; mettiamola così: Haruko non sarà una cima, ma è sempre stata gentile con me… mi ha incoraggiato a giocare a basket, agli inizi, mi ha sempre trattato con gentilezza… e magari sarà stata una stupida perché non si era accorta della mia infatuazione, ma tutto sommato per noi è stato meglio così, no? Ha cercato di comportarsi amichevolmente e si fidava di me, per questo mi parlava di te… avevamo parlato di te anche quando ti sei sentito male e sei svenuto…".

Io spalanco leggermente gli occhi e Hana annuisce:

"Sì, era molto preoccupata. Voleva assicurarsi che io ti accompagnassi a casa. Poche frasi, nient’altro, però… Haruko potrebbe considerarmi un ipocrita, per essere stato ad ascoltarla senza dirle che proprio io sto con te. Tutto quello che ti ho detto, se lo sarà ricordato anche lei, non pensi? Avrà ricordato tutte le volte che mi ha parlato di te… Chissà, magari pensa che io mi sia fatto quattro risate alle sue spalle…".

Io scuoto il capo, lo interrompo: "Hana, tu non sei tipo da fare una cosa simile, non lo sei assolutamente. Sono sicuro che anche Haruko ne è consapevole".

Non farebbe mai una cattiveria simile, il mio do’aho, non è da lui…

"Sì, però…Non mi piace come mi sono comportato. Avrei dovuto avere più coraggio…" la sua voce si spegne; Hanamichi mi passa accanto per andare in salotto, dove si lascia cadere stancamente sul divano.

"Miao…".

Sto ancora pensando a cosa dire, quando sento questo miagolio; abbasso gli occhi e vedo Micky che si sta strusciando contro la mia gamba; mi chino e lo prendo in braccio, strofinando la mia guancia contro il suo musetto, poi vado fino all’angolo del salotto, dove abbiamo sistemato le ceste dei gatti e dove gli altri miei micetti stanno già aggrovigliati e insonnoliti… anche loro sentono l’arrivo dell’autunno… mi siedo per terra, accanto a loro, e questo pare risvegliarli un po’, perché riaprono gli occhietti e si alzano, cercando di sistemarsi anche loro in braccio a me, solo che pare che Micky sia fermamente deciso a mantenere il suo posto. Mi viene da sorridere e mi sento scaldare il cuore… è per questo che ho sempre adorato i gatti e amato gli animali in genere: come riescono ad essere spontanei nelle loro manifestazioni di affetto…in un modo cui forse gli esseri umani non arriveranno mai… con gli animali non ci sono segreti, non si verificherebbero mai situazioni simili a questa che ora sta facendo male al mio adorato do’aho…

Mi volto a guardarlo: è ancora seduto sul divano, lo sguardo lontano.

Siamo nella stanza, ma restiamo in silenzio…

 

Questa sera ceniamo presto, mettendo a scaldare due porzioni di ramen e le verdure che ci ha preparato stamattina Yuriko-san; durante la cena per un po’ Hanamichi mi sembra titubante, spesso è sul punto di chiedermi qualcosa (riconosco quell’atteggiamento), ma solo alla fine si decide:

"Senti, Kaede… tu come stai? Voglio dire…come l’hai presa?" mi domanda scrutandomi.

Me l’aspettavo. Anzi, mi ero stupito che ancora non me l’avesse chiesto.

Appoggio gli ashi al bordo del piatto (ma tanto ho finito di mangiare, mi si è chiuso lo stomaco) e gli rispondo, guardandolo negli occhi: "La Akagi non mi è simpatica. Non mi è nemmeno troppo antipatica, se è per questo… mi è indifferente. Ma non mi piace che qualcuno stia male per me e non sono contento che l’abbia scoperto in questo modo: è stata una scena abbastanza penosa quella di oggi, per tutti e tre. Spero che domani stia meglio, agli allenamenti, che sappia controllarsi. Sempre che venga… la capirei se preferisse non venire per un po’ in palestra…" aggiungo; sì, la capirei: io per niente al mondo vorrei avere sotto gli occhi il mio do’aho con un altro, quindi penso che lei starebbe male vedendomi accanto ad Hanamichi sapendo, come sa adesso, che non siamo solo compagni di squadra.

"E’ un bel casino… vado a fare una telefonata, kitsune, voglio parlare con il Gorilla…" mi annuncia d’improvviso Hana, alzandosi da tavola.

Il Gorilla, certo…

Ma non avrebbe potuto avvertire lui la sua cara sorellina?!

Sparecchio velocemente, mentre dal salotto mi arriva il borbottio di Hana, interrotto da brevi silenzi durante i quali è lui ad ascoltare Akagi.

Ho appena finito di caricare la lavastoviglie che Hana fa capolino dalla porta.

"Kitsune, io vado… beh, vado a casa del Gorilla. Hai ragione, potrebbe essere brutto per lei agli allenamenti e io preferisco… preferisco andare a parlarci oggi, stasera; penso che certe cose vadano risolte ‘a caldo’, diciamo così, e che parlarne più in là renderebbe tutto più difficile" il mio do’aho mi sembra un po’ impacciato nel dirmelo, anche se non ne avrebbe motivo. Anzi, il suo ragionamento è sensato…

"Hai ragione" annuisco, in tono neutro.

"Allora, ci vediamo dopo?" domanda, infilandosi il giubbotto jeans sulla maglietta.

"Hn… se sarò tornato…" lo provoco, per stemperare l’ansia che sento venire da lui.

"Tornato da dove?!" si incupisce, sospettoso e possessivo.

"Da nessuna parte. Scherzavo, idiota! Dove vuoi che vada di sera?" gli faccio notare.

"Ah, ecco, volevo dire… - si riprende Hana, capendo le mie intenzioni- Allora a dopo!".

"Certo… ciao…".

La mia testa rossa mi sorride, poi mi si avvicina e mi bacia sulle labbra.

"Ciao, amore".

Dopo qualche istante che è sparito nel corridoio, sento il rumore della porta che si chiude.

 

 

Prima, per telefono, il Gorilla mi ha detto che Haruko gli aveva spiegato più o meno confusamente che cosa fosse successo nel pomeriggio.

Guardate, tutto sommato è meglio che Akagi sappia già qualcosa: il pensiero di dovergli dire ogni cosa partendo da zero non era esattamente piacevole…

Comunque, anche se non sono nel mio spirito migliore, suono il campanello di casa Akagi e, dopo un paio di minuti, viene ad aprirmi proprio il Gorilla.

"Ehm… ciao…" borbotto, abbassando per un attimo gli occhi dopo aver incrociato il suo sguardo severo.

Mi sembra anche un po’ stanco.

Il Gorilla sospira, poi si scansa per farmi entrare: "Ciao" dice, a bassa voce.

"Uh… Haruko come sta?" chiedo, senza preamboli, cercando di superare così il disagio.

Lui incrocia le braccia al petto e fa una smorfia: "Ah, non saprei. A cena si è sforzata di comportarsi come al solito, come se niente fosse, probabilmente per non far preoccupare i nostri genitori… Ma quando mi ha raccontato tutto, l’ho trovata molto giù. Ero appena tornato ed ero passato in camera sua per salutarla… mi sono accorto che qualcosa non andava non appena l’ho guardata in faccia".

Mi mordo un labbro, poi gli chiedo: "E ora dov’è?".

"In camera sua. È salita subito dopo cena e io ho preferito lasciarla un po’ da sola… per pensare…".

Resto per qualche secondo in silenzio, poi dico a bassa voce: "Senti, mi dispiace, davvero…".

"Non è a me che devi dirlo" mi interrompe Akagi, bruscamente.

"No, immagino di no…-ammetto-… ho preferito far finta di niente e non dirle nulla e questo è il risultato".

Akagi sospira di nuovo, scuotendo il capo, poi mi dice: "No, scusa tu: non dovevo risponderti male, poco fa. È vero che non hai gestito bene questa cosa, ma dopotutto avrei potuto anche dirglielo io; soltanto che a me non riesce facile parlare di questioni private, personali… o degli affari degli altri. Qualche volta ci ho provato.. .giusto una decina di giorni fa, Haruko mi stava descrivendo quanto fosse bello guardare Rukawa allenarsi e io ad un certo punto sono sbottato. Le ho detto "Ma proprio non capisci?! Perché non provi a guardarti intorno?" o qualcosa di simile. Ma lei niente… forse avrei dovuto dirglielo e basta".

Già, forse sì.

Ma forse, inconsciamente, non voleva essere proprio lui a dire alla sorella qualcosa che l’avrebbe fatta soffrire.

"Posso parlarle?" domando, alla fine.

Il Gorilla annuisce: "Sì, sarà meglio che parliate subito. Salgo a chiamarla: in salotto ci sono i nostri genitori che stanno guardando la tv, quindi sarebbe meglio che andaste in giardino".

Stavolta annuisco io: "Va bene. Ah, Gori… - lo richiamo, mentre sta salendo i primi gradini della scala; lui si ferma, si volta verso di me-… senti, ce l’hai con noi? Con me e con Kaede, intendo…".

Akagi si passa stancamente una mano sul volto, poi si appoggia alla ringhiera: "Sarò sincero, Sakuragi: tu sei il peggior casinista attaccabrighe che abbia mai giocato nella nostra prefettura! Sei collerico, impaziente ed impulsivo… ma probabilmente anche per questo hai imparato a giocare a basket così in fretta. Di contro, anche se talvolta si lancia in azioni azzardate al limite dell’infarto, Rukawa è una delle persone più affidabili che abbia mai conosciuto. Un vero asso. Non dimenticherò mai come si sia comportato durante quella famosa partita contro il Kainan, come ci avesse riportato in parità… o come mi aveva salutato quando ero tornato in campo… Quando ci avete detto che stavate insieme, mi siete sembrata la coppia peggio assortita del mondo…".

"Ehi!!!" non posso trattenermi dal protestare.

"… ma poi ho capito subito che in realtà siete la meglio assortita. Perché dovrei avercela con voi? Tu non hai tolto niente a mia sorella, Rukawa non l’avrebbe mai guardata, e non vi siete innamorati per fare un dispetto a lei o a chiunque altro. Era semplicemente inevitabile" conclude.

Io gli sorrido, sollevato: le sue parole mi hanno fatto sentire decisamente meglio, inutile negarlo!

"Grazie" gli dico.

"E di cosa? È la verità; la coppia peggio assortita rimangono Kiminobu e Mitsui!" borbotta, per sdrammatizzare ulteriormente.

E ci riesce, perché mi metto a ridere.

"Ma dai! Mitchi e Megane-kun sono un’istituzione! E a loro lo hai detto?".

"Ogni volta che ci vediamo".

Rido ancora di più: "E Mitchi come la prende?".

"Secondo te?" è la sua risposta scherzosa; poi torna serio, si volta e sale al piano superiore per chiamare Haruko.

Il nervosismo che mi aveva lasciato ritorna quando la vedo scendere le scale: ha gli occhi un po’ gonfi, come se avesse pianto ancora e questo particolare mi avvilisce parecchio.

"Ehm… ciao…" la saluto, come un cretino. Mi sento talmente ipocrita…

"Ciao, Hanamichi" mi risponde lei, riuscendo a controllare la voce, a sembrare più tranquilla di quanto non debba essere.

"Uhm… beh, io…" oddio, da dove comincio?!

Dal salotto vengono le voci e i rumori di sottofondo di un film e lei mi dice: "Aspetta, andiamo in giardino".

Sì, ecco, in giardino è meglio! Forse, lì non mi sentirò soffocare…

Mi appoggio al muretto che lo delimita e lo separa dalla strada e le dico, di getto: "Sono venuto qui per scusarmi. Cioè, insomma… avrei dovuto dirtelo tempo fa che io e Kaede stiamo insieme, ma non mi sono mai deciso. Oi, non è che abbia taciuto per cattiveria, eh! O per ridere alle tue spalle… Però mi sono comportato male, da vero idiota! Non volevo che lo scoprissi così…".

Bene: questo era ciò che mi premeva di più dire e ci sono riuscito.

Haruko rimane zitta per qualche istante, poi scuote il capo: "Lo so che non hai riso alle mie spalle, o che non avresti voluto che lo scoprissi così: non sarebbe da te. E immagino anche che non sia stato facile pensare di dover iniziare un discorso simile con me. Non… non ce l’ho con te, sul serio…".

"Però sei triste" non posso fare a meno di dirle, osservando con cura l’erba del prato per non dover incrociare il suo sguardo.

"Sarebbe inutile negarlo, vero? – ammette lei- Però è una tristezza strana…forse meno intensa di quella che avrei pensato. Io… in tutti questi mesi vi ho avuti sotto gli occhi ed era così lampante adesso che ci penso!!! Era davvero chiaro… credo di aver iniziato ad intuire a Kyoto, quando vi ho visti sempre insieme anche se non avevate la scusa della squadra… eppure è stato sempre così, voi siete sempre stati insieme, inseparabili. Ero io che non volevo vedere, che non volevo capire…" ammette, abbassando la voce.

Haruko ha parlato in modo calmo, appena un po’ mesto; non so come commentare questa sua affermazione, perché credo che abbia ragione, ma non vorrei essere indelicato nel dirglielo.

Insomma, talvolta sono stato accusato di essere come un elefante nel classico negozio di porcellane e oggi non mi sembra il caso di confermarlo!

"Sai, quando si vede minacciato il proprio sogno, si riesce molto bene ad essere ciechi" aggiunge Haruko.

"Penso di sì…- devo assolutamente dire qualcosa-… è una forma di … uhm… come si dice?… autodifesa?".

"Sì, probabilmente è così" annuisce lei; per un attimo, mi sembra incerta, poi mi chiede: "Da quanto tempo state insieme tu e Rukawa? Ah, se non sono indiscreta…".

"No, figurati, non è un segreto…- oddio, che frase infelice!-…uhm… stiamo insieme da un anno e mezzo circa. Il prossimo aprile saranno due anni" le dico, di nuovo imbarazzato.

"Ho capito".

"Sai, noi viviamo insieme" aggiungo; non so perché mi sia venuto in mente di dirglielo, ma credo di aver fatto bene: a questo punto, tanto vale essere sinceri fino in fondo.

Lei spalanca gli occhi, meravigliatissima: "Davvero?! Allora è una cosa seria!! –dice di slancio; poi arrossisce e fa marcia indietro, rendendosi conto della gaffe- Cioè, non intendevo dire che pensavo fosse superficiale… non siete i tipi… Però una convivenza è davvero impegnativa".

Sorrido, per la prima volta da quando abbiamo iniziato a parlare: "Sì, lo è, ma è quello che vogliamo".

Per qualche motivo, il saperlo sembra rasserenarla.

"Senti… ce l’hai con me?" mi decido a chiedere.

C’è qualche altro istante di silenzio, poi Haruko riprende a parlare: "Direi di no. Tu non mi hai tolto niente, Hanamichi, lo so benissimo. So che Rukawa non mi avrebbe mai guardata, mai presa in considerazione… Quando, tre anni fa, avevo detto alle mie amiche di essere innamorata di lui, loro mi avevano replicato che il suo carattere non le convinceva, che ci sarei stata male e basta, ma io non ero d’accordo. Sul suo carattere, intendo. L’ho sempre trovato meraviglioso… e lo è, vero?".

Sorrido di nuovo, gentilmente: "Sì, lo è" e non dico altro, perché so che non ce ne è bisogno.

A questo punto penso che non ci sia più nulla da aggiungere, quello che è stato detto è più che sufficiente e magari sarà bene fermarsi qui. Mi stacco dal muretto e faccio per salutarla: "Penso che ora tu voglia stare un po’ sola, o magari parlare con tuo fratello. Lui è preoccupato per te. Allora, io andrei…".

Lei annuisce, visibilmente stanca: "Ti accompagno al cancello. Ah, mi stavo quasi dimenticando!" esclama d’improvviso.

"Che cosa?".

"Potresti dire a Rukawa che mi dispiace molto? Io… gli ho praticamente pianto addosso!- si porta le mani al viso, imbarazzatissima- Oddio, che vergogna… digli che mi scuso tanto, per favore!".

"Glielo dirò, ma non temere: Kaede non era arrabbiato" le spiego.

Haruko accenna un sorriso alle mie parole, forse sta ripensando a quando l’ha abbracciato mentre piangeva; ma non mi chiede che cosa pensi o che cosa abbia detto Kaede di quanto è accaduto, ed è meglio così.

"Ciao, ci vediamo domani agli allenamenti. Uhm… verrai, vero?" le chiedo, ricordando le osservazioni della mia volpe. Ormai sono arrivato al cancelletto.

"Sì, certo".

"Se non te la sentissi…" aggiungo, d’impulso, ma lei mi ferma scuotendo il capo.

"Me la sento. Sono la manager, no?- mi sorride, per convincermi che se la sente davvero- A domani e.. Hanamichi?".

"Sì".

"Bada che ti terrò d’occhio, d’ora in poi! Tu dovrai prenderti cura di lui impegnandoti al massimo!" Haruko mi sorride nel ‘minacciarmi’ con un tono scherzoso che contrasta con lo sguardo ancora un po’ velato e triste. Ma è inevitabile, ha bisogno di altro tempo; però vuole farmi capire che non ci sono rancori e di questo gliene sono grato.

"Quello è esattamente il mio programma di vita" le dico, per rassicurarla. Che poi, è davvero così…

Le faccio un cenno di saluto con la mano, attendo di udire il click del cancelletto che si chiude e poi corro velocemente verso la stazione: voglio tornare al più presto a casa, da Kaede…

 

Dormire, o anche solo sonnecchiare, è uno dei modi migliori che conosca per rilassarmi. A parte il fatto che mi piace proprio il dormire in sé, si è cullati in un mondo ovattato e silenzioso, riposante…

Hanamichi non è ancora tornato ed io sono già salito in camera, per starmene tranquillo al buio.

In realtà non è tardi, lo so benissimo, ma Hanamichi è uscito senza prendere la bicicletta, quindi dovrà anche aspettare il treno e ci metterà un po’ più di tempo, e a me non va di restare in salotto. Cerco di immaginarmi la scena della conversazione con la Akagi, ma non ci riesco molto bene; forse perché non riesco a figurarmi la Akagi impegnata in una conversazione vera… me la vedo ogni giorno davanti, con quella sua aria timida ed emotiva che mi dà tanto fastidio in una ragazza e che le impedisce di parlare scorrevolmente, senza arrossire. Almeno con me… in effetti, non so quale sia il suo atteggiamento con gli altri e non mi importa neanche… spero un po’ più disinvolto! Mi viene in mente che probabilmente Hanamichi dovrà parlare anche con Akagi, che ha saputo l’accaduto dalla sorella.

Sto riflettendo su questo, quando sento il rumore della chiave che apre la porta di casa: Hanamichi è tornato.

Sono contento, ha impiegato meno tempo di quanto mi aspettassi.

Lo sento muoversi per qualche minuto fra una stanza e l’altra, al piano di sotto, forse cercando me, poi sale le scale ed entra in camera nostra; con la mente, riesco ad anticipare tutti i suoni che sento mentre me ne resto sdraiato, al buio visto che Hana non accende la luce: il fruscio dei suoi abiti quando si spoglia e li ripone sulla sedia; lo scrosciare dell’acqua della doccia, e poi i suoi passi quando raggiunge il futon.

Rimane in boxer, scosta le coperte e si sdraia accanto a me; subito mi circonda la vita con le braccia, mi stringe a sé, facendo combaciare la mia schiena con il suo torace.

Le sue labbra mi solleticano la nuca, mentre mi mormora: "Oi volpetta, non hai ancora il diritto di andare in letargo, sai? Tanto lo so che sei sveglio!".

"Hn. Do’aho".

"Appunto" ridacchia Hana, sottovoce.

Per qualche istante restiamo immobili, poi io mi muovo per voltarmi e lui protesta: "Ehi! Non osare spostarti, volpaccia! Vedi di startene buono nell’abbraccio del Tensai e…".

Neanche lo faccio finire, sbuffo e replico: "Vuoi lasciarmi fare?" gli chiedo, per poi finire di voltarmi; adesso siamo petto contro petto ed io lo abbraccio a mia volta, sistemando il capo contro la sua spalla.

"Non è meglio così?" domando in un soffio.

"Effettivamente…".

"Sei sempre pronto a saltar su… sei proprio un do’aho!" lo provoco, stringendomi a lui, inspirando il profumo di muschio bianco che ha addosso: quello del bagnoschiuma che gli ho regalato io.

"Mpf… sta’ zitto, volpino indisponente: hai avuto una bella idea solo grazie al continuo contatto con la brillante mente del Tensai!" borbotta lui, fingendosi offeso; ma l’ho sentita lo stesso quella intonazione… un po’ stanca, non vivace come al solito.

Le sue mani mi accarezzano la schiena.

"Tutto a posto?" gli chiedo, stringendomi più forte a lui.

Non aggiungo altro, non voglio davvero sentire un resoconto dettagliato di quello che si sono detti: spero che la sua risposta sia breve quanto la mia domanda.

"Tutto risolto, sì. E’ stato meno difficile del previsto… anche con il Gorilla…".

"Hn".

Hana si sdraia supino, facendomi appoggiare a lui, contro di lui, la mia testa sulla sua spalla.

"Che cosa c’è, Kaede?" domanda, con una punta di incertezza.

"Niente".

"Non è vero. Sei una volpe stupida, ma sincera: non sai dirmi le bugie… dai, che cosa c’è?" insiste la mia testa rossa.

"Non mi piace vederti preoccupato per la Akagi" dico alla fine, dopo un silenzio piuttosto lungo.

"Uh? Non ero preoccupato per Haruko… cioè, lo ero, ma non per lei come Haruko, ma per lei come persona, per i motivi che ti ho detto prima. So che Haruko è un po’ stupida, un po’ infantile, ma è stata gentile con me e, a modo suo, si è data da fare per la squadra. E poi, sai… lei è stata la prima persona in assoluto a parlarmi di te…E poi, so come ci si sente. Non è stato piacevole quando quelle cinquanta tipe mi hanno rifiutato, e non ero neanche davvero innamorato di loro, come invece lei lo era di te. Mi sentivo un po’ imbarazzato, a stare davanti a lei sapendo di avere ciò che lei vorrebbe tanto…".

Hanamichi mi ha parlato con il suo solito tono veloce, come quando ha l’ansia di spiegare, ma è anche molto sicuro.

So che è vero quello che ha detto.

Non è che Haruko mi faccia sentire minacciato, non potrebbe in alcun modo e non lo dico per superbia, ma perché dubitare dei sentimenti di Hana sarebbe come insultarlo o offenderlo: me li ha dimostrati che di più non avrebbe potuto e non potrebbe… come potrei metterli in forse?

Ma mi disturba il ricordo di quella infatuazione, mi disturba ognuna di quelle cinquanta ragazze a cui si era dichiarato, per dirla tutta!

Non gli rispondo, mi limito a stringerlo a me con tutte le mie forze e lui ride contento: "Mi piace quando fai la volpetta gelosa!".

"Non sono geloso!" protesto io.

Magari un po’ possessivo… va bene: molto possessivo… e un po’ geloso…

"Mi piaci anche quando ti impunti a voler negare qualcosa" insiste il mio do’aho, sorridendomi.

"Hn".

"Mi piaci sempre, Kaede…".

"Vorrei pure vedere!" mi diverto a fare un po’ il sostenuto e lui ci casca, come prevedevo.

"Ehi, che intendi?! Guarda che non è da dare per scontato di suscitare l’interesse del Genio, sai?" borbotta, senza alzare la voce per non spezzare l’atmosfera.

"Già- lo assecondo- Potrebbe riuscirci solo qualcuno di straordinario, vero?".

E lui, spontaneo: "Certo!".

"In effetti ho sempre avuto molta considerazione di me stesso…" non posso trattenermi dall’osservare, con quel tono neutro che lo fa alterare.

"Cosa… VOLPACCIA INFIDA!! Ogni volta che ti decidi a parlare fai danni! Sta’ zitto e dormi!" strepita Hana, agitandosi.

"Ti stavo dando ragione" osservo io, innocentemente.

"DORMI!!!!!".

Mi sistemo contro di lui: il capo nell’incavo della sua spalla, il mio corpo che aderisce al suo, la mia mano appoggiata sul suo torace, a percepire il battito del suo cuore.

Adoro stare così, con lui.

"Kaede?" quello di Hana è appena un mormorio.

"Hn?".

"Buona notte, amore".

Io gli do un bacio leggero sul collo e lo stringo forte.

Buona notte, amore mio…

 

 

"Però non è giusto: siete appena tornati da Kyoto e già ripartite…" borbotta Kaoru, meritandosi per questo un’occhiataccia da Saito, che secondo me è ancora geloso di Kaede, anche perché è chiaro che a questo idiota di un rookie mancherà solo il mio volpacchiotto e che l’ingrato non sentirà la mancanza del glorioso vice-capitano dello Shohoku!

"Saranno solo cinque giorni…- gli sorride Kuwata, che poi si volta verso Kaede-… capitano, hai da lasciarci qualche indicazione particolare per gli allenamenti?".

Kaede chiude la lampo del suo borsone e dice semplicemente: "Il signor Anzai mi ha detto che verrà tutti i giorni in nostra assenza, quindi ci penserà lui".

Questo particolare sembra creare un generale sollievo nei nostri compagni, che forse già tremavano intimamente al pensiero di un programma di allenamenti stilato dalla kitsune fanatica.

Dopo aver salutato i ragazzi, io e Kaede recuperiamo le biciclette e ci avviamo pedalando verso casa; è stata una giornata tranquilla, piacevole… Haruko si è comportata come suo solito, forse era solo più a disagio nei confronti della volpe, ma nessun altro ha capito cosa sia successo.

"Hana, hai spiegato al negozio che nei prossimi giorni non potrai fare le consegne?" mi chiede d’improvviso il volpacchiotto.

Bene: meglio farlo parlare mentre pedala, così eviterà di addormentarsi!

"Sìsì! Non ci sono problemi, anzi, Fujisaki-san ha detto di sentirsi onorato dell’aver potuto conoscermi: sono sicuro che quando tornerò sarò promosso a direttore del negozio" ridacchio.

"Idiota…" mi mormora Kaede in un soffio, accennando un sorriso.

"NON SONO UN IDIOTA!!!- sbotto- E comunque, a parte gli scherzi, Fujisaki-san è stato davvero contento di sapere della nostra convocazione!!".

"Nostra? Gli hai parlato di me?" si stupisce Kaede, voltandosi a guardarmi.

Ehm… dunque…

"Non proprio, mica voglio far venire un colpo al vecchietto!!! È andata così: lui mi ha detto che la mia faccia non gli era nuova e io gli ho risposto che, certo, il volto del tensai non può passare inosservato! Comunque, più realisticamente gli ho spiegato che abito vicino e che doveva avermi visto in giro, per strada… mi pareva che gli stesse a cuore la faccenda della puntualità, così gli ho spiegato dov’è la casa e che vivo da te e… beh, gli ho parlato di te! Sinceramente, non ho capito cosa creda: chissà, magari ci ha presi per semplici studenti che coabitano. È un signore un po’ anziano e non segue il basket, me lo ha detto quando gli ho raccontato che giochiamo nello Shohoku, però è stato contento di conoscere le imprese della squadra!" concludo, con un certo orgoglio.

"Mi sembra che vada tutto bene, allora, al negozio: sono contento" dice Kaede, e mi fa tanto piacere perché quando ho iniziato a lavorare non era molto entusiasta, per via di quel discorso che gli avevo fatto, che stavolta non era necessario che lavorasse anche lui: come se si sentisse un po’ escluso, ma non ha aggiunto altro a riguardo. Kaede ama troppo la sua libertà per non rispettare anche la mia. Perfino la mia di non volere il suo aiuto.

E poi voglio che si possa concentrare solo sul basket…

Inoltre, diciamocelo, il mio volpacchiotto sarebbe venuto a contatto con troppa gente, facendo le consegne!!! Mi capite, vero? Sapevo che mi avreste capito…

Una volta tornati a casa, la serata scorre tranquilla a parte il fatto che abbiamo di nuovo dei borsoni da preparare e che io e la volpaccia abbiamo idee divergenti su cosa sia ‘indispensabile in viaggio’. Bah, un giorno il tensai gli farà una lezione su cosa si debba ficcare in una valigia per definirla realmente completa!

Kaede perde anche un sacco di tempo a fare un elenco delle scatolette di cibo per gatti che Yuriko-san dovrà comprare durante la nostra assenza per le belve pelose (Micky mi ha graffiato di nuovo, ve l’ho detto? Solo perché per scherzare volevo infilarlo nel borsone…).

"Non ti sembra che Jordy stia un po’ giù?" mi chiede all’improvviso Kaede, durante il solito giro serale di controllo ‘miciesco’ prima di andare a dormire.

Boh?

"Non so… forse un pochino. Mangia meno del solito, ecco: dovrebbe prendere esempio da Hana-chan che sprizza di salute!" proclamo, guardando con approvazione il mio omonimo che ronfa dopo essersi rimpinzato.

"Hn. Quando torno, lo porto dal veterinario" mormora lui.

Dopo pochi minuti, lasciati i micetti nelle loro ceste, riusciamo a salire anche noi nella nostra tana, al nostro ‘cesto’, ossia il futon.

Domani partiremo per il ritiro, quindi…

"Kaede, sei stanco? Hai sonno?" chiedo, con una certa apprensione.

"Sì" sbadiglia lui.

"Ah!" esclamo, non nascondendo la mia delusione.

"Perché?".

Ho capito: sta già dormendo, in realtà, e ha scollegato il cervello, altrimenti non me lo chiederebbe!

"Niente, così… domani andiamo in ritiro…" borbotto, accigliandomi.

"Hn".

Vabbe’, mi sa tanto che andremo davvero a dormire!

Inizio a cambiarmi per la notte e intanto, giusto perché l’ho presa bene, decido di vendicarmi mettendo su il muso, ecco. Kaede, invece, se ne va nel piccolo bagno della camera e, da lì, sento il fruscio dei suoi vestiti mentre si spoglia.

Beh, che è ‘sta storia?! Va addirittura a cambiarsi in un’altra stanza?!

Ora mi incavolo sul serio!

Sto per assumere la mia migliore espressione offesa, quando sento il suono più bello del mondo: la voce di Kaede che mi chiama.

"Hana…".

Mi volto e lo vedo sulla soglia, con addosso solo l’accappatoio, quello che gli ho regalato io.

"S…sì?" deglutisco, mentre sento già una miriade di brividi di emozione scendermi lungo la schiena.

"Si sa che una bella doccia fa passare la stanchezza…" mi mormora, lanciandomi uno sguardo intenso e sensuale.

Poi si volta ed entra nella cabina, spogliandosi dell’accappatoio con movimenti sexy come solo lui sa fare…

Ok… è risaputo che la doccia è meglio farla in due, no?

 

 

Quest’anno affronterò il mio secondo ritiro con la Nazionale Juniores con la giusta sicurezza che si compete ad un uomo navigato a simili esperienze.

Io e Kaede dobbiamo partire stamattina presto per Chiba, dove staremo per i prossimi cinque giorni insieme agli altri giocatori che sono entrati a far parte della rosa dei prescelti.

Beh, stavolta sono spiritualmente preparato al fatto che mi ritroverò faccia a faccia con Akira Sendoh dopo tanto tempo, che avrò un incontro ravvicinato con il calimero e con il codino (certo che a Osaka stanno proprio messi male per dover mandare solo ‘sti due!) e rivedremo pure il Gorilla Tondo! C’è da ringraziare che non ci sarà Sawakita…

In compenso, ci sarà Mitsui.

Incredibile, vero?

Ok, devo ammettere (a mezza bocca, sia chiaro) che probabilmente non c’è un tiratore da tre punti migliore di lui nel panorama del basket universitario. Oddio, in questo momento uno non lo crederebbe a vederlo così piattola, alla stazione, tutto imbronciato e lamentoso perché Kogure purtroppo non è stato convocato e quindi loro due dovranno stare separati per qualche giorno.

"Che cavolo…" bofonchia Mitchi, dando un calcio al terreno.

"Spero che non piagnucolerai per tutto il tempo" lo avverto, squadrandolo con superiorità.

Mitsui, alle mie parole, scatta inferocito, a stento trattenuto da Megane-kun:

"Oi, tu sei l’ultima persona che possa parlare! Se ti separassero da Rukawa, inizieresti a piangere e a pigolare dal dolore e dovremmo imbavagliarti per non sentirti più!!!".

CHECCOSA?!

In un nanosecondo lo afferro per la felpa della tuta e gli ringhio in faccia: "Oi, ti sembro un tipo che pigola?! Imbecille, guarda che sono a capo di una banda, io!!! E comunque… a pare il fatto che dovrebbero spararmi per tenermi separato da Kaede, anche nella remotissima ipotesi che avvenisse, sopporterei virilmente il dolore, chiaro?!".

Ah, per la cronaca: Kaede è accanto a me, intento a sentire musica con le cuffiette, ma in realtà credo che si stia addormentando… è da un quarto d’ora che non mi dice ‘do’aho’…

"Non ci crederei neanche se lo vedessi" sbuffa lui, con fare indisponente.

"Mpf! Non provare ad estendere la tua debolezza al genio, Mitchi!" lo avviso, risoluto.

"Che debolezza?! Ma che cavolo dici?" scatta nuovamente lui.

"Megane-kun, come hai fatto ad innamorarti di lui?" chiedo direttamente a Kogure, ostentando indifferenza verso il teppista.

Lui scuote il capo, sorridendo, e ammette: "L’amore acceca e, nel mio caso, si è trovato il lavoro già mezzo fatto".(*)

Grande battuta!!!

"Ma… ma Kimi-kun… che fai, gli dai ragione?" si lamenta Mitchi, cercando di intenerirlo.

"Effettivamente siete davvero una coppia male assortita" la butto lì così, per vedere una reazione che non tarda ad arrivare e che è questa: Mitsui mi guarda sospettosamente e osserva:

"Hai parlato con Akagi, recentemente? No, perché questo discorso l’ho già sentito…".

"No- mento io- Evidentemente è questa l’opinione generale" gli faccio notare un po’ perfidamente, mentre con la coda dell’occhio mi assicuro che la mia volpetta non si addormenti completamente, rischiando così di cadere sui binari.

"Bastardo…" mi sibila Mitchi.

"Dai, Hisashi, non sono molti giorni: passeranno in fretta. Ecco il treno, sta arrivando… mi telefoni appena arrivi?" gli sorride Kogure, avvicinando il volto al suo.

"Ti chiamo lungo il tragitto" Mitsui gli strizza un occhio con complicità, e poi non rinuncia a dargli un bacio, anche davanti a tutti. Veloce, ma è pur sempre un bacio.

"Oi, volpetta in letargo, dobbiamo salire sul treno!!" scuoto delicatamente Kaede per un braccio, già pronto ad evitare uno dei pugni che potrebbe sferrarmi per averlo svegliato. Vedete, senza di me Kaede avrebbe perso il treno… davvero non può vivere senza il suo tensai!!

"Hn" è abbastanza remissivo nel farsi guidare mentre ha gli occhi ancora socchiusi (dopo aver detto a Kogure qualcosa che suonava come ‘…ao, …pai..’, ossia ‘ciao, senpai’), ma in realtà so che il suo scopo è di non perdere il sonno per dormire di nuovo comodamente non appena arrivato ad un sedile.

Per farla breve: saluto Megane-kun, carico la volpetta e i bagagli, trovo due bellissimi posti uno vicino all’altro e su uno di questi deposito gentilmente il mio Kaede.

"Quello è libero?".

La vociaccia di Mitsui mi disturba mentre sto sistemando i borsoni; mi volto e lo vedo indicare il posto davanti al mio.

"Sì, ma mica penserai di rompere per tutto il viaggio!" protesto.

"Ovviamente sì, e poi voglio guardare Rukawa che dorme" sogghigna lui, provocatorio.

"Sempre il solito porco!! Kogure non dovrebbe fidarsi affatto di te" reagisco io, saltando su per l’infelice allusione a Kaede.

"E dai che lo sai che scherzo!! Ma quanto rompi…" sbuffa lui, stravaccandosi sul sedile.

"Questo dovrei dirlo io" borbotto, sedendomi a mia volta; non appena lo faccio, sento la testolina mora di Kaede che si appoggia alla mia spalla e mi viene da sorridere, vedendolo sistemarsi contro di me.

Il treno si mette in moto e Mitsui si alza per salutare dal finestrino Megane-kun.

"Che scena toccante!" lo prendo in giro, ben sapendo, però, che io farei di peggio; mentre lo dico, non posso fare a meno di sfiorare con una carezza il viso addormentato di Kaede.

Uhm… considerando che il volpacchiotto ha già il sonno profondo di suo e che questo tran-tran non farà altro che conciliarglielo, spero che non si riveli poi un’impresa epica svegliarlo per farlo scendere dal treno, visto soprattutto che il viaggio non sarà poi così lungo, anzi…

"Sei il suo cuscino personale, eh?" scherza Mitsui, indicando Kaede.

"Che vuoi farci? La volpaccia non può vivere senza di me!" dico con soddisfazione. Che poi è vero! Kaede dorme sempre stretto a me, mi ha detto chiaramente che non dorme bene se non ci sono io vicino a lui! Lo so, lo so… un vero tensai ha sempre un effetto benefico sul suo prossimo…

Per un paio di minuti io e Mitsui rimaniamo in silenzio, poi dico lentamente: "In effetti, io e Akagi abbiamo parlato, di recente".

Il mio tono è stato serio, quindi lo diventa anche quello di Mitsui, che è meno stupido di quanto sembri.

"E’ successo qualcosa?" chiede subito.

"Direi di sì…" e gli racconto di Haruko, del fatto che ora sa di me e Kaede e di come l’abbia scoperto, della conversazione che ho avuto prima con il Gorilla e poi con lei.

Alla fine Mitchi sospira: "Immagino sia stato un brutto colpo per lei. Chissà se ha capito che anche io e Kimi-kun stiamo insieme? Forse no… la perspicacia non è il suo forte, non lo è mai stato. Comunque, Akagi non ci ha detto niente di tutto questo! – fa una pausa, poi ha una constatazione più amara- Almeno a me non ha detto niente. Forse a Kimi-kun sì, però…".

Sentendo queste sue parole, sposto lo sguardo dal paesaggio che scorre al di là del finestrino per portarlo su di lui.

"Se anche fosse stato così, Kogure te lo avrebbe raccontato" gli faccio notare.

"Sì, lo so. Bah, mi sembra sempre che Akagi non si fidi di me e mi guardi male!" sbuffa l’ex-teppista, accigliandosi.

Io scuoto il capo: "Ma sì che si fida! La verità è che ti dà fastidio l’amicizia tra lui e Kogure, ma questo mi sembra un po’ esagerato, non trovi?".

Mitsui si acciglia ancora di più: "Ma senti da chi viene la predica!!! Proprio da Mr.Se-guardate-il-mio-volpino-vi-uccido!!! E comunque lo so da me che è esagerato e che la loro è solo amicizia, ma mi dà un po’ fastidio lo stesso. Forse perché Kogure ha qualcosa in comune con lui che non ha con me".

Uh?

"Cioè?".

"Boh, che ne so!!! Il carattere, il modo di comportarsi con gli altri… l’impegno nello studio…".

"Vabbe’, che c’entra: anche tu, allora, hai in comune con Hotta qualcosa che non hai con Kogure".

"Sarebbe?" si stupisce lui.

"Un animo da teppista, che altro?" ridacchio io.

Mitsui fa una smorfia: "Sei un cretino, ma c’è qualcosa di vero in quello che hai detto… uhm… vado a telefonare a Kimi-kun!" mi annuncia, alzandosi per uscire dallo scompartimento.

 

Il resto del viaggio scorre tranquillo.

Potrebbe esserlo anche il nostro arrivo a Chiba (soprattutto considerando che non ho dovuto caricarmi in spalla una kitsune addormentata per farla scendere dal treno! Non che mi sarebbe dispiaciuto, eh!! A me piace avere in spalla Kaede, figuriamoci… però dobbiamo essere da soli, per poter far piacevolmente degenerare il tutto, invece in questo caso eravamo circondati dagli altri passeggeri!), se non che, appena mettiamo piede fuori dalla stazione, chi vediamo?

Proprio loro… il codino e il calimero!!!

Il quale codino, quando mi nota a sua volta, mi fissa e sbotta a ridere come un pazzo: "AHAHAHAHAHAHAHAHAH!!! Da quando hai un codino anche tu?! Adesso anche tu potrai essere chiamato ‘codino’! Anzi, ‘codino rosso’!!!!!!! AHAHAHAHAHAH!!!!".

Ok, lo strozzo, ho deciso.

Avverto distintamente le mie guance diventare rosse per la rabbia e so che tra poco lo diventeranno ancora di più per lo sforzo con cui mi imporrò di non spaccargli la faccia dopo appena dieci secondi da che l’ho davanti.

Ma non darò certo a questo bipede la soddisfazione di farmi alterare! Quindi mi limito a squadrarlo con sprezzo e a dirgli, con un sogghigno: "Questo non è un codino, imbecille! Cioè, lo è, ma il mio look piratesco fa tutto un altro effetto rispetto al tuo. Tu sembri solo un evaso di prigione…".

"CHECCOSA HAI DETTO?! Ripetilo se hai il coraggio, bastardo di un rossino!!" grida Kishimoto.

"… anzi, probabilmente lo sei davvero" aggiungo, per farlo incavolare ancora di più.

"COME HAI DETTO?!" urla lui, più forte.

Perché, a parte le sue grida, sento intorno a noi gli sbuffi fra l’annoiato e l’irritato della mia kitsune, del teppista rompiscatole e del dannato calimero?

"Questo siparietto dovete farlo proprio ogni volta che vi incontrate? Inizia a scocciarmi…" esordisce infelicemente Minami, confermandomi tutto il male che già pensavo di lui!

"E’ colpa di quel bastardo di un rossino" sibila Kishimoto.

"… ciao, Rukawa. Ti trovo in forma" prosegue, ancor più infelicemente, il maledetto pennuto.

"Hn. Buongiorno anche a voi" risponde Kaede, educatamente ma con una certa freddezza.

"Oi, che noi siamo trasparenti?" fa notare Mitsui, rivolgendosi a Minami.

"Rispetto a Rukawa, sì. Comunque, ciao" dice lui, volutamente provocatorio.

"Fate conto che l’abbia detto anche io" bofonchia a mezza bocca il codino, esibendo una parvenza di educazione che nessuno avrebbe sospettato in lui.

Per lo meno, non da uno che come suo biglietto da visita non ebbe di meglio da fare che prendere Kogure per il collo!!!!

Per un paio di secondi ci guardiamo gli uni gli altri in silenzio e poi evidentemente decidiamo in concordia che abbiamo fatto abbastanza la figura dei deficienti.

"Vabbe’, usciamo da questa stazione" e siamo tutti d’accordo.

Mentre ci avviamo, mi affianco proprio a Kishimoto e osservo: "Certo che l’anno scorso avresti dato in escandescenze molto di più, no?".

Lui continua a guardare avanti a sé, stringendosi nelle spalle: "Mah, tutti imparano a controllarsi prima o poi, sai, maledetto rossino? Perfino noi di Osaka…".

"Non ti facevo capace di autoironia, codino" non nascondo un tono scettico, nel dirlo.

"Sì, beh… comunque, vedi di non tirare troppo la corda o io ti ammazzo!".

È bello che certe cose non cambino mai: nella vita si ha bisogno di certezze!

"Ehi, Minori, ti muovi?" .

Il richiamo del calimero (a quanto pare intenso quanto quello della foresta) fa accelerare il passo a Kishimoto, che finalmente si leva dalle scatole, permettendomi di concentrarmi tutto su Kaede, che cammina accanto a me.

"Questo ritiro non sarà riposante" borbotto, osservando torvo i due teppisti del Kansai.

"I ritiri non lo sono mai" è la consolante replica della volpe.

"Uhm… però calimero mi sembra innocuo stavolta. Voglio dire, non ha tentato approcci con te… e poi guarda come parlotta tutto vicino a Kishimoto…- nella mia mente si sta formando un quadro ben preciso della situazione-… scommetti che fra quei due c’è qualcosa? O che ci sarà a breve?".

"Non lo so e non mi importa, Hana".

"Ma sì, dai, c’è come un’aura…".

"…".

"Beh, perché non mi dai ragione?! – quanto non lo sopporto quando sta zitto- Avevo ragione su Saito e Miura, no? Perché non dovrebbe essere così anche stavolta?".

"Cosa vuoi che mi importi della vita sentimentale di quei due?" insiste Kaede, accigliandosi.

Io e la kitsune stiamo ancora discutendo quando raggiungiamo il piazzale davanti alla stazione, dove abbiamo appuntamento con gli altri giocatori convocati, per poi raggiungere tutti insieme l’albergo; quando arriviamo, però, penso che tutto sommato non si stava poi tanto male nella stazione, con i soli Kishimoto e Minami.

No, decisamente non posso fare a meno di pensarlo, quando mi trovo davanti al porcospino.

IL porcospino, l’unico brevettato.

Akira Sendoh, in carne e aculei, è qui, davanti a me.

Dev’essere arrivato un po’ prima di noi e sta chiacchierando con Kawata senior; non è cambiato affatto: i suoi tratti distintivi, ossia sorriso e capelli da porcospino, sono sempre lì, immutati nel tempo. Ora… io ho fatto una promessa a Kaede, quando abbiamo letto l’elenco dei giocatori convocati, e cioè che non avrei litigato con Sendoh senza motivo (e con Minami, e con il resto del mondo…), e se prometto qualcosa alla volpetta scema poi voglio mantenerla, anche perché un duro&puro tiene sempre fede alla parola data, ma non appena poso gli occhi sul primo porcospino bipede della storia naturale mi rendo conto che non sarà facile. Anche perché lui non mi facilita il compito: con un sorriso sgargiante, che va da un orecchio all’altro, esordisce così:

"Ciao, Rukawa!!! Non ci vediamo da un sacco di tempo… Ciao anche a te, Sakuragi" aggiunge, accorgendosi della mia presenza.

Non lo faccio apposta, giuro, ma sto già fumando nero: "Perché hai salutato prima lui, eh?!" gli ringhio.

Non che serva a molto. La flemma di Sendoh non è cambiata: "Ah! Uhm… sono andato in ordine alfabetico e la R viene prima della S, no? L’ordine alfabetico è utile, non fa mai torto a nessuno, non vi pare?" ci sorride.

Le reazioni sono le seguenti:

"Hn".

"Bastardo!!!".

"Mi sa che saranno cinque giorni lunghi per te, scimmia rossa!".

"Non ti seguo, che ca**o c’entra l’ordine alfabetico?".

Gli ultimi due ovviamente erano Mitchi e Kishimoto, che ci osserva sospettoso.

"Kawata, come mai non è stato convocato Sawakita?" chiede d’improvviso Mitsui, forse per cercare di cambiare discorso. E un po’ ci riesce, perché ci voltiamo tutti verso Kawata, anche Sendoh.

Il Gorilla Tondo fa una smorfia: "Oh, ma lui era stato convocato! Solo che ha gentilmente declinato l’offerta perché aveva troppi impegni negli Stati Uniti".

Con la coda dell’occhio, non mi sfugge il lampo che attraversa lo sguardo blu di Kaede al sentire queste parole; né l’espressione strana, un po’ triste che compare sul volto del porcospino maledetto.

"Non so a voi, ma questo atteggiamento a me dà ai nervi" considera Minami, accigliato.

"Abbastanza" conferma Mitsui, annuendo.

"Non ti dico a me" rincara Kishimoto.

"Ma no, avrà considerato bene i pro e i contro per decidere e se ha preferito non venire… beh, meglio per lui: significa che ha di meglio da fare" lo giustifica Sendoh, facendo un gesto di noncuranza con la mano.

Non lo sopporto!!!! Non sopporto tutte queste smancerie diplomatiche!!!!

La mia attenzione però torna su Kaede, quando Kawata gli chiede: "E tu, Rukawa, che ne pensi? Non ti avrebbe fatto piacere giocare in squadra con lui? Per me sarebbe stato interessante vedervi uno accanto all’altro piuttosto che uno contro l’altro".

Lo sguardo di Kaede diventa gelido, tagliente: "Io preferisco averlo come avversario" dice, seccamente.

"Ma perché?" si acciglia Kawata, che però forse già si immagina la risposta.

"Per batterlo".

Kaede non ha bisogno di aggiungere altro: queste due semplici parole e il suo tono hanno già detto tutto.

"Ehm… chi altri deve arrivare?" si intromette Mitsui, che oggi pare abilissimo nello sviare da discorsi che potrebbero degenerare; in questo caso, infatti, mi sembra che Kawata non abbia gradito moltissimo il modo in cui la volpe ha parlato del suo ex-compagno di squadra, e Sendoh sta osservano il MIO volpacchiotto con uno sguardo carezzevole e questo sono io a non gradirlo.

"Ecco lì Moroboshi…" indica Kishimoto, facendoci notare la Stella di Aichi che si sta avvicinando al nostro gruppetto.

Oddio che stress…

Non vedo l’ora di arrivare in albergo…

 

… e quando ci arrivo, infatti, vengo ricompensato dalla scoperta che la struttura è semplice ma carina e le stanze sono arredate all’occidentale, il che significa… un letto!!!!!!!!!!!

"UAAAAAAHHH!!! È morbido e comodissimo!!! Provalo anche tu, Kaede!!!" rido, buttandomi sulla coperta e saltandoci sopra.

"Mi fido, Hana" replica lui, appoggiando il suo borsone in un angolo della camera.

Uff… sempre serioso il mio volpacchiotto!

A me, invece, è tornato il buon umore: sì, perché tutto sommato Sendoh è stato davvero innocuo… voglio dire, durante il tempo in cui siamo rimasti davanti alla stazione e durante il tragitto per raggiungere l’albergo non ha più fatto o detto niente di irritante: ci ha raccontato dei suoi ex-compagni del Ryonan, con cui noi ci siamo persi di vista dopo il loro diploma, e non ha più guardato Kaede in quel modo che mi irrita tanto; in più, una volta arrivati qui, la divisione delle stanze è stata a scelta libera e così naturalmente io sto con il mio adorato volpino!!!

Mi sporgo agilmente dal letto, mettendomi a sedere, e afferro il braccio di Kaede, attirandolo verso di me, affondando il volto contro la sua felpa.

"Dai, kitsune… questo letto sarà comodissimo quando vorremo… uhm… come dire… distrarci un po’!" spero davvero che il mio tono allusivo suoni abbastanza tentatore alle sue orecchie; per andare sul sicuro, comunque, sollevo la sua felpa e bacio la pelle del suo torace, del suo addome… ha un profumo che adoro e la sento percorsa da un brivido… gli scosto il bordo dei pantaloni e bacio il contorno del suo ombelico…

"Mmmmm… basta, Hana, o non riuscirò a controllarmi e tra dieci minuti dobbiamo essere nell’atrio!- Kaede si scosta, il che mi fa imbronciare, ma sono mooolto contento quando mi accorgo che le mie carezze lo mandano in tilt! Poi però continua- A parte il fatto che non potremo distrarci…".

Io sbarro gli occhi: "Come no?!".

"Hai sentito che ha detto il coach? Alle dieci di sera dovremo spegnere la luce… e credo che avrebbe da ridire se, nel silenzio del corridoio, si sentissero solo i nostri gemiti o le nostre grida, per dirla esplicitamente!" mi fa notare la volpaccia.

Oddio, è imbarazzante il solo pensarci effettivamente!

"Sì, beh… il coach Kitamura-san è un po’ troppo severo per i miei gusti!!" borbotto, a mezza bocca.

Kaede si appoggia al muro, con le braccia incrociate: "Sì, è severo… ma questa è la nazionale juniores…".

Già, e quindi dovremo darci da fare: c’è un bellissimo impianto sportivo, qui vicino, dove ci alleneremo mattina e pomeriggio, senza dimenticare che giocheremo anche tre partite!!! E non indovinerete mai contro chi: una rappresentativa coreana.

Io neanche sapevo che in Corea del Sud giocassero a basket…

Ma pare che stiano aumentando l’interesse e l’attenzione per questo sport e quindi le due Federazioni hanno organizzato questi tre incontri amichevoli anche per accrescere la curiosità coreana; mi pare superfluo aggiungere che noi siamo i super-favoriti.

Scorro velocemente il foglio con i dati dei nostri avversari che ci ha consegnato prima il coach e dico a Kaede: "Che ne pensi? Sono tutti mediamente molto più bassi di noi e giocano da non molto tempo. Dovrebbe essere facile" sogghigno; in effetti c’è anche da dire che fra Giappone e Corea non c’è quella che si potrebbe definire una ‘corrispondenza di amorosi sensi’, il che suppongo accrescerà la rivalità con cui ci affronteremo.

"Sì, dovrebbe essere molto facile- conferma Kaede- Ma mi piace l’idea di queste amichevoli. È bello veder nascere in qualcuno l’interesse per ciò che si ama, vero do’aho?".

"Verissimo! E, vedendo che qualcuno gioca meglio, ci si dovrebbe sentire stimolati a migliorare sempre di più! Cioè, per me è stato così… magari lo sarà anche per loro! Pensa, kitsune, diventerò famoso a Seoul!!!" mi infervoro.

Lui non mi risponde, ma mi fissa con scetticismo.

"Beh, che c’è?" salto su, incavolandomi.

"Niente, niente… dobbiamo scendere…" la volpaccia decide di evitare il discorso!!!

"Non mi piace il tuo tono, dannata kitsune!" insisto, alzandomi dal letto.

"Hn".

"Ti assicuro che parleranno di me anche in Corea! Voglio giocare al mio meglio, ho intenzione di dare il massimo!!!" ribadisco, assolutamente convinto. Mi sento davvero caricatissimo!

Usciamo dalla stanza e chiudiamo la porta, poi ci avviamo verso le scale; dopo un po’ Kaede mi dice: "Mi piace vederti pieno di entusiasmo. Sai cosa vorrei?".

"Che cosa?".

"Che la nazionale giapponese ottenesse dei buoni risultati almeno qui in Asia, per poi raggiungerli anche ai Mondiali di Basket o alle Olimpiadi. Ci sarà da lavorare moltissimo per questo però… sarebbe veramente bello…".

Io gli sfioro la mano, mentre camminiamo: "Sì, sarebbe splendido. Allora sai che ti dico, kitsune? Iniziamo a lavorare!!!".

 

Che poi in effetti è quello che succede nei giorni seguenti: allenamenti quotidiani, partite fra di noi, corse sulla spiaggia che è vicina all’albergo; tra l’altro si avvera anche la situazione prevista infaustamente da Kaede: di fare l’amore non se ne parla!!!

Per il resto, non siamo un gruppo facile da amalgamare, ma il coach ci riesce abbastanza bene, nel senso che quando siamo in campo non ci saltiamo alla gola, e poi il capitano è Dai Moroboshi, che è piuttosto rigido e severo anche lui.

Ammetto che le occasioni di scontro con il maledetto porcospino o il calimero latitano: un po’ perché il calimero e il codino sono infiacchiti dalla fatica di questo tour de force, un po’ perché devo dire che Sendoh questa volta sta al suo posto. Con Kaede finora ha parlato solo di basket, e neanche molte volte a dire il vero… certo, quando vedo quanto possano essere affiatati in campo, mi si stringe lo stomaco, ma è una reazione del tutto irrazionale, lo so. Sendoh è quasi… un po’ defilato con noi, ecco!

E poi nei giorni delle tre amichevoli contro la squadra coreana la nostra concentrazione viene catalizzata tutta da questo evento, che tra l’altro si rivela migliore di quanto non avrei pensato…

I ragazzi coreani non sanno giocare in un modo in grado di impensierirci, ma non sono neanche lo schifo che pensavo! Noi abbiamo vinto tutte e tre le partite, ma queste sono state coinvolgenti: si sentivano molto la rivalità e l’antagonismo, ma in senso positivo.

Perfino Kishimoto ha fatto meno falli del solito, per rispettare i doveri di ospitalità, e si è astenuto dal fare le sue osservazioni irritanti in campo! I parlottii continui fra lui e Minami mi convincono sempre di più che fra i due rompiscatole di Osaka stia nascendo qualcosa, ma purtroppo mi mancano ancora prove concrete: l’unica che ho è l’intuito del Tensai, che poi dovrebbe bastare e avanzare, ma insomma…

È così che, fra uno slam dunk, una corsa sulla spiaggia, una partita e un allenamento standard, arriviamo all’ultimo giorno da passare qui: ieri abbiamo salutato i ragazzi coreani e… beh, magari sembrerà retorico da dire, ma è sempre entusiasmante vedere quanto unisca lo sport; e oggi, dopo un incontro con la squadra numero uno di Chiba nella mattinata, avremo il pomeriggio libero, per poi ripartire domani mattina.

Sempre di corsa…

Uff… non vedo l’ora che arrivi il pomeriggio…

 

 

Mi piace stare seduto sul molo ad osservare il mare autunnale.

La giornata è bella, ma l’azzurro del cielo comincia ad essere un po’ meno luminoso, come se fosse opaco, e anche questa distesa d’acqua.

È rilassante; stamattina abbiamo avuto l’ultimo incontro con la principale squadra locale, vinto anch’esso ovviamente, e il coach ci ha lasciati liberi per il pomeriggio. Penso che stasera voglia riunirci per una cena di fine ritiro da passare tutti insieme, ma intanto queste ore sono nostre e io ho voglia di stare un po’ davanti a questa distesa d’acqua… quella che attraverseremo io e Hana fra qualche mese…

Il mio do’aho, intanto, è al telefono con Yohei: dopo cinque giorni che non sentiva gli amici, aveva bisogno di una chiacchierata. Spero che mi raggiunga qui…

Sono molto soddisfatto di come sia andato il ritiro, ma non solo per le vittorie raggiunte: mi è piaciuto il mio rendimento, l’atmosfera in campo, l’intesa con gli altri giocatori che avrebbe potuto risultare non facile… Ma Moroboshi è un capitano che si fa rispettare e, alla fine, noi siamo tutti cresciuti e maturati…

Sì, una bella esperienza, positiva.

D’un tratto sento dei passi che si avvicinano, ma non è la camminata di Hanamichi, quella la riconoscerei subito; questi passi si fermano alle mie spalle, ma io non mi giro, tanto sono sicuro che questa persona fra poco parlerà.

"Non ho pensato di portarmi la canna da pesca…" si rammarica Sendoh.

"Hn" immaginavo fosse lui.

Sendoh si siede accanto a me, sul molo, guardando anche lui il mare: "Continuo sempre a pescare quando posso" mi spiega.

"Io mi addormenterei" ammetto. Lo trovo noiosissimo…

Lui ride, divertito: "Sì, lo so!!! Mi viene in mente ogni volta che me ne sto lì, per ore, senza che un pesce si decida ad abboccare!".

C’è un momento di silenzioso disagio, poi io gli chiedo: "Come va alla Shintai?".

A riguardo, a quanto pare, ha molto da raccontare: "Ah, bene! All’inizio ho avuto dei problemi per la puntualità. Il nuovo coach non ha gradito i miei ritardi… beh, Taoka ci era abituato… ma poi mi sono imposto di usare la sveglia, mi sono adattato e si è aggiustato tutto. Mi trovo bene, anche con i compagni di squadra. L’anno prossimo potrei essere io il capitano, sai? Ma non so se esserne contento o meno".

Mi volto a guardarlo, stupito: "Perché no? Lo sei già stato per il Ryonan, sai già che cosa comporti".

Sendoh mi sorride, stiracchiandosi: "Uhmm… proprio per quello!! Comporta del lavoro in più!!! No, a parte gli scherzi, mi fa piacere naturalmente ma il mio lato più pigro sta già protestando".

Io non commento, perché non riesco a seguirlo bene su questo punto: sono contento di essere il capitano dello Shohoku, sono contento anche di dover fare del lavoro in più quando si tratta di basket.

"E tu, Rukawa? Sei di partenza, no?" domanda lui, stavolta.

La sua voce mi è sembrata meno disinvolta del solito, nel chiederlo.

"Hn. Tra qualche mese" puntualizzo.

"Gli Stati Uniti… e dove, di preciso?".

"In California" al di là di questo oceano…

"La California…- Sendoh ne ripete il nome, pensieroso-… sole e mare, anche lì. Non ne vedi l’ora, vero? Hai sempre desiderato tanto andarci… E Sakuragi viene con te, immagino. L’ultima volta che abbiamo parlato c’era un problema a riguardo, ma ora…".

"Superato" gli confermo, semplicemente.

"Già… non ti chiedo neanche se stiate ancora insieme o meno, perché Sakuragi mi ha lanciato un’occhiata del tipo ‘se starai a chilometri di distanza da lui, forse ti lascerò respirare’, quando mi ha visto alla stazione" scherza lui. Scherza, ma la sua voce mi sembra un po’ più spenta.

"Insieme a quel problema ne sono stati superati anche altri… ad esempio la gelosia immotivata" aggiungo, fissando il mare.

Mi chiedo dove sia andato a finire Hanamichi, perché non arrivi. Mi chiedo anche se ci sarebbero problemi se ci vedesse adesso, nonostante non stia succedendo assolutamente niente; la mia testa rossa mi ha promesso di non fare scenate di gelosia per via di Sendoh e ha onorevolmente mantenuto la promessa, anche perché non avrebbe avuto motivi per infrangerla (tra l’altro è passato tanto tempo! Figuriamoci se Sendoh sta ancora a pensare a me!!), ma decido che è meglio che non stia qui. Per lui, perché so che ci rimarrebbe male, anche se stavolta starebbe zitto. Lui è così, è geloso di natura… ho capito che davvero non può farci più di tanto, che non è mancata fiducia nei miei confronti. Anche io sono geloso, ma lo sono in modo diverso…

"Quindi non rischio di essere affogato, per questa conversazione" ride lui, voltandosi a guardarmi.

"Penso proprio di no" confermo io.

"Però forse lo rischierei per quello che sto per chiederti…" prosegue Sendoh, diventando più serio.

Io mi acciglio leggermente: "Ossia?".

"Mi piacerebbe salutarti prima della tua partenza. Non sto dicendo che voglio venire a Narita, ma magari potremmo vederci a Yokohama: io ogni tanto passo a salutare i miei amici. Sai, mi fa un po’ impressione l’idea che tu parta e mi ritrovo ad invidiare Sawakita che è già lì e che potrà incontrarti, se vorrà… Ci terrei davvero tanto a salutarti, Rukawa. Con un abbraccio. Me lo concederesti un abbraccio, almeno prima di partire?".

Giro il viso verso il suo, stupito: non mi aspettavo davvero questa richiesta… non so come interpretarla… o forse pensavo che non ci sarebbe più stato bisogno di interpretare niente… Gli occhi di Sendoh mi osservano affettuosi, sorridenti e un po’ tristi.

Io scuoto il capo: "E se non ti avvertissi sul giorno della mia partenza?" lo provoco.

Lui mi sorride ancora di più: "Ah! Sapevo che l’avresti detto!!! Ma io ho un asso nella manica: Akagi frequenta sempre il ristorante della famiglia di Uozumi e io chiederò al capitano di indagare! O vuoi dirmi che non avvertirai neanche Akagi?- mi strizza un occhio, con complicità, poi torna serio- Un saluto e un abbraccio, solo questo. È davvero un problema per te?".

Non gli rispondo, anzi, gli faccio una domanda a mia volta: "Perché?".

Lui scuote il capo, come a dire che non sa o non può rispondere: "Perché ne ho bisogno. Perché una persona a cui tengo partirà e da quel momento io potrò vederla di rado… ti basta come motivo?".

"Hn" forse sì; mi alzo dal molo e lancio un’ultima occhiata al mare: voglio andare a cercare Hanamichi… può darsi che ci siamo capiti male e che lui mi stia aspettando in albergo… Sendoh segue i miei movimenti con lo sguardo.

"Te ne vai?".

"Vado a cercare Hanamichi" gli spiego.

"Certo… e io? Potrò venire a salutarti, quando sarà il momento?" il suo tono è leggero, ma noto una sfumatura di insistenza nella sua voce sempre calma.

"Penso di sì… non lo so…" ammetto. Non mi piace affatto trovarmi in queste situazioni.

"Ok, va bene così per adesso. Sono contento di avertelo chiesto… fammi sapere tu…" mi dice lui, annuendo alle mie parole.

"Hn… ci vediamo a cena…" lo saluto, prima di incamminarmi lungo il molo e verso l’hotel.

"Sì, a dopo!" mi saluta di rimando lui.

Ma io lo sento appena; voglio soltanto trovare Hanamichi e stare un po’ con lui…

Arrivo in albergo, ma il mio do’aho non è nella nostra stanza. Come mai? Ha perso il senso del tempo parlando con i suoi amici? Hn.

Vicino al mare l’umidità era un po’ fredda e mi ha lasciato infreddolito. Nell’attesa che torni Hanamichi, mi farò una doccia calda…

 

 

Per un po’ seguo con gli occhi la figura di Kaede che si allontana da Sendoh e che si avvia verso l’hotel.

Sono indeciso: una parte di me vorrebbe seguirlo subito, precipitarmi da lui, abbracciarlo stretto stretto e baciarlo fino a fargli perdere il fiato; l’altra parte, invece, vuole parlare con Sendoh. Sì, avete capito bene: parlare. Non litigare o spaccargli la faccia, ma proprio parlare. E la cosa che mi urta tantissimo è che non so neanche io bene il perché!! Tra l’altro mi perdo un’occasione d’oro: eccolo lì, pronto per essere gettato in pasto agli squali, senza testimoni, senza nessuno che possa fermarmi…

Scuoto il capo, sbuffando, come per schiarirmi le idee, ma intanto evidentemente ho già deciso, perché mi sto avvicinando al coso spinoso!

"Oi!!!" lo chiamo, non molto gentilmente.

Lui si volta di scatto, sorpreso e pure un poco preoccupato a giudicare dal lampo nel suo sguardo. "Sakuragi… che ci fai qui?" mi chiede, con il suo solito tono da uomo di mondo.

"Mah, niente… me ne stavo a guardare te che chiacchieravi con Kaede…" gli rispondo, con fare vago.

Lui sembra ancora più sorpreso e questo mi fa venire i nervi!

"Beh, che c’è?! Che hai da fissare?" sbotto; perché, in effetti, mi sta fissando, più stupito di prima.

"Come mai ti sei avvicinato solo adesso che Rukawa se ne è andato? Il Sakuragi che conoscevo io sarebbe intervenuto molto prima…" mi fa notare e devo ammettere che ha ragione.

"La tentazione di farti avere un incontro ravvicinato con il granchio gigante del Giappone c’era, credimi! – confesso, a mezza bocca- Ma è passato tanto tempo dall’ultima volta che hai rotto le scatole e io sono cambiato. Cioè, ho imparato a controllarmi e cose così. Oh, questo non significa che tu possa tirare troppo la corda, se ti venisse in mente, eh!!! " meglio essere chiari a riguardo!

Sendoh si volta verso il mare e si stringe nelle spalle: "Uhm… prima ho chiesto a Kaede di essere avvertito quando sarà il momento della vostra partenza: vorrei salutarlo. Non all’aeroporto, mi rendo conto che quello è un momento privato… Ma un saluto e un abbraccio, magari la sera prima, penso di poterli chiedere, o anche questo è ‘tirare troppo la corda’?" mi chiede, spiazzandomi.

Non… non so bene che dire…

"Stavate parlando di questo?" domando a mia volta, mordendomi un labbro.

"Praticamente…".

"Perché anche l’abbraccio?" chiedo ancora, a denti stretti.

Sendoh ride, ma la sua risata stavolta non è allegra: "E dai, Sakuragi! Non hai sempre detto di essere un genio? Non ci vuole molto per capirlo".

Allora…sì, questo per me è tirare troppo la corda. Non mi piace che qualcun altro possa abbracciare Kaede, che possa toccarlo! Mi dà fastidio pure se lo fa Mitsui, per dire, che l’ultima volta che lo ha abbracciato scherzando, per fargli i complimenti del suo secondo titolo di MVP, quasi gli tagliavo le mani! Però ripenso anche all’ultima discussione che abbiamo avuto io e la mia volpe su questa mia gelosia…

"Ti dà fastidio?" domanda retoricamente il porcospino.

"Sì e molto. Ma è Kaede che deve decidere se avvertirti o no, se gliene frega qualcosa dei tuoi saluti o del tuo abbraccio" dico, bruscamente. È così: lo deciderà Kaede, non posso imporgli qualcosa…

"Sei cambiato davvero" considera Sendoh, quasi troppo stupito per i miei gusti.

"E tu? Voglio dire, come ti va?" mi decido ad indagare, sospettoso.

"Ah, bene. Forse l’anno prossimo sarò il capitano e…".

Io lo interrompo: "Non mi interessano le tue vicende sportive, non intendevo questo. Volevo sapere se stai con qualcuno, se… che ne so, cose del genere!!" gli spiego bruscamente. Che nervi, mi sento a disagio a parlare di questioni personali con uno che mi è pure antipatico!!

"Aaah! Beh, no, non sto con nessuno in particolare. Ho conosciuto un sacco di gente, ma sai che non ho mai avuto problemi a comunicare… e, se ti riferivi a questo, ho avuto delle storie, sì, ma non tanto da dire che sto con qualcuno".

"Uhm…- non so perché, ma non mi piace per niente questo particolare- …e perché no?".

"E perché tu ti fai i fatti miei, Sakuragi?" Sendoh me lo chiede con il suo solito tono leggero, ma è stato molto diretto stavolta, abbandonando la sua abituale diplomazia.

Beh, lo farò anche io.

"Per capire il significato di quell’abbraccio che vorresti da Kaede. Per inquadrarti meglio, ok?" gli spiego, molto francamente.

Sendoh rilascia andare il fiato in un suono a metà fra uno sbuffo e un sospiro: "Senti, Sakuragi… non hai niente da temere da me, ok? E non sto parlando dei sentimenti, quanto delle azioni. Dai, stai per partire per l’America con Rukawa, vivrete insieme anche lì, che pericolo posso rappresentare io? Non ho intenzione di mettermi in mezzo, non è per quello che gli ho chiesto un abbraccio come saluto… ma mi fa impressione pensare che sarà lontano da me. Lontano anche fisicamente, intendo, perché emotivamente non è mai stato vicino. E vorrei avere il ricordo di averlo abbracciato almeno una volta. Su, tu lo abbracci tutti i giorni, non essere egoista!!!!" conclude, cercando di scherzare per alleggerire la tensione, molto palpabile in questo momento.

Non credo che il mio sguardo sia quello di uno che si stia divertendo, però: "Tu… tu lo ami ancora?!" sbotto, con un tono di accusa.

Sendoh si gira a guardarmi, come se fosse spiazzato anche lui: "Eh? Non lo so, a dire il vero… Sono stato molto innamorato di lui, questo sì, e ancora oggi Rukawa è speciale per me. Forse lo amo ancora, ma in modo diverso… I sentimenti cambiano, sai? Nel senso che tu sei stato fortunato: ti sei innamorato di lui e sei stato ricambiato, ma non va sempre così. E spesso si deve prendere atto del fatto che la persona che si ama non sarà mai nostra e che non ci si può far niente, se non ci ricambia. Assolutamente niente".

I sentimenti cambiano… anche quelli di chi sta già insieme?

"E quando non si è stati ricambiati… - continua Sendoh- … in un certo senso è più difficile dimenticarla, perché non ci sono liti da ricordare, né discussioni o cose spiacevoli e quella persona rimane idealizzata. Si pensa a quello che avrebbe potuto essere, quando ci si sente un po’ giù, e lo si immagina perfetto. Io voglio ancora bene a Rukawa, in questo senso, anche se so che non lo avrò mai, che lui ha scelto te; sarò sincero, l’anno scorso avrei dato qualsiasi cosa per riuscire a separarvi ma mi ero accorto presto che era una battaglia persa… Per me non è facile pensarlo con te, sai? Ma me ne sono fatto una ragione".

E io? Io saprei farmene una ragione, a saperlo con un altro?

"Quindi, vedi, Sakuragi, che puoi stare tranquillo? Niente tentato omicidio, ok?" scherza di nuovo.

Ma io non ho davvero voglia di scherzare: non so perché ma le cose che ha detto all’improvviso mi hanno messo addosso un’angoscia terribile…sentimenti che cambiano, saper lasciare andare chi si ama… e lui, qui, che ammette di voler ancora bene al mio ragazzo e sicuramente lo avrà detto anche a lui!!! Che ne avrà pensato Kaede? Sarà rimasto colpito?

"Eppure, mi sembri calmo e pacifico come sempre" gli dico, osservandolo per cogliere ogni piccolo segnale contrario.

Sendoh ride: "Oh, beh, ma io sono calmo e tranquillo: è il mio carattere!!! Anche se questo non vuol dire che sia sempre contento" precisa.

Mi sento agitato: questi argomenti hanno il potere di toccare corde a cui cerco di non pensare, che sono immotivate e irrazionali, ma che ci sono e fanno male… ho bisogno di Kaede, di tenerlo stretto a me e di sapere che non se ne andrà mai, mai, mai… ma non perché in questo momento debba temere Sendoh… non lo so, è qualcosa di più profondo e che mi fa stare male: quella paura che qualcuno che amo se ne vada e io non possa impedirlo…

Mi alzo in fretta, per tornare in albergo.

"Uh? Te ne vai? L’ho scampata, allora!" si stupisce il porcospino.

"Diciamo di sì… ci si vede a cena!" è il mio saluto, poi inizio a camminare velocemente; anzi, la mia è quasi una corsa fino all’hotel. Voglio Kaede, voglio abbracciarlo, baciarlo, voglio prenderlo fino a sentirlo completamente mio. Adesso.

Quando entro nella nostra stanza, i miei occhi cercano subito Kaede.

Proprio in questo momento lui esce dalla stanza da bagno e io mi volto a guardarlo: deve essersi fatto una doccia… ha i capelli umidi, un asciugamano intorno al collo e addosso solo i boxer.

Anche lui mi guarda, poi mi dice: "Che telefonata lunga… è successo qualcosa?".

Mi limito a scuotere il capo in segno di diniego, perché la voce non ne vuole sapere di uscire, non so perché…o forse sì, lo so invece: perché sento il desiderio crescere sempre più forte e una sensazione talmente intensa da annullare tutto il resto.

Mi avvicino a Kaede, allaccio le mani dietro la sua schiena e lo bacio… un bacio sempre più appassionato, tanto che finisco per addossare contro il muro il mio volpacchiotto…faccio volare a terra l’asciugamano, che mi dà fastidio e non mi permette di sentire bene la sua pelle fresca, poi sposto le mie labbra sul suo collo, mentre Kaede riprende fiato… uno, due, tre baci… risalgo a baciarlo appena dietro l’orecchio e lui è percorso da un brivido…

"Hana…" anche i sui ansimi si fanno sempre più affannati.

Adoro la morbidezza della sua pelle…

Kaede mi prende il viso fra le mani e mi bacia appassionatamente, muovendosi insieme a me quando io mi decido a togliere me e lui dal muro per raggiungere il letto.

"Togliti… questa stupida felpa…" mi mormora, con il respiro veloce.

In due secondi la mia felpa raggiunge il suo asciugamano e le sue mani scendono a sbottonarmi i jeans, impazienti.

Voglio fare l’amore con lui, adesso; devo fare l’amore con lui adesso, ne ho bisogno, un bisogno troppo intenso per poterlo controllare. È questa urgenza che rende i miei movimenti ancora più veloci… nel far cadere entrambi sul letto, nello sfilargli i boxer per poterlo avere spogliato, sotto di me…lo sguardo di Kaede è bruciante, come sono sicuro sia anche il mio, un meraviglioso fuoco blu, ma posso riconoscervi anche un sottofondo di stupore… non importa, non adesso…le mie dita inumidite lo preparano ad accogliermi… non posso davvero più aspettare, ma non è fretta, no, io non ho mai fretta quando faccio l’amore con lui, è urgenza appunto, ho bisogno di saperlo mio, di sentirlo mio, adesso e vorrei che durasse in eterno, il tempo mi sembra sempre troppo poco…

"Ti amo, Kaede".

Glielo dico mentre entro dentro di lui, con una sola forte spinta che lo fa irrigidire per un attimo.

"Ah! Hana… mmm…" la sua voce si spegne in un sospiro e Kaede si morde un labbro mentre inizio a muovermi dentro di lui… le mie spinte sono decise, veloci… raggiungono subito quel punto del suo corpo che lo fa tendere, inarcare, gemere più forte…

"Così, Hana…" riesce a dirmi, con una voce roca per il piacere che mi rende ancora più eccitato.

Sento le sue gambe contro i miei fianchi, che si allacciano alla mia vita, e spingo ancora più forte. Ho bisogno di te, Kaede.

Mi chino per baciarlo, un bacio che ci toglie ancora di più il fiato… e poi le sue mani sulle mie spalle, le sue mani fra i miei capelli… nelle mie orecchie risuonano solo i suoi gemiti, le sue dita affondano nelle mie spalle, fino a lasciare lividi, e il suo corpo si muove incontro al mio per accoglierlo… il suo corpo caldo e stretto…

"Ti amo, Kaede" glielo ridico, ansimando, mentre lo penetro completamente con l’ultima spinta, e mi sciolgo dentro di lui e gli faccio gridare il mio nome, e questo è davvero il grido più bello del mondo per me: lui che mi chiama mentre raggiunge il piacere…

Ricado su di lui e continuo a tenerlo stretto a me, mentre ascolto il suo respiro affannato che si mescola al mio.

"Ti amo anche io, Hana" mi mormora, accarezzandomi i capelli.

Sorrido, ma so anche che a lui non piacciono le scene melense o sdolcinate, quindi faccio finta di prendermela: "Mpf! Meglio tardi che mai, vero, volpaccia?".

Lentamente, scivolo fuori da lui e lo guardo negli occhi, prima di sdraiarmi di nuovo, con il capo sul suo torace.

"Detesto separarmi da te, lo sai?" gli dico, accarezzandogli un fianco con la mano.

"Lo so, anche io lo detesto".

Per qualche minuto rimaniamo semplicemente in silenzio, uno addosso all’altro, per riprendere energia; poi, strano ma vero, anzi in questo caso non molto a dire il vero, è Kaede il primo a parlare.

"Che è successo?".

"Eh? Niente…" mento io, senza alzare gli occhi a guardarlo.

Lui mi tira piano una ciocca di capelli, come a volermi sgridare.

"Non è vero. Avanti, Hana, che è successo?" insiste. Volpe testarda!!!

"Perché dici così? Qualcosa non ti è andata bene?" gli chiedo, alterandomi anche un po’.

"Tutto benissimo, do’aho. Ma avevi un’espressione strana quando sei entrato".

Io sbuffo, ma sono anche rassegnato; ovviamente ormai sono un libro (quasi, un genio deve avere comunque una patina di mistero) aperto per Kaede e se non gli risponderò finiremo per discutere di brutto e a me non va proprio.

"Uff… ma niente! Cioè… ho parlato con Sendoh, ecco!!" dico di getto.

Le sue mani, che mi stanno accarezzando i capelli, si fermano per un istante.

"Hn. Solo ‘parlato’? Non è che tra un po’ piomberà qui la polizia per arrestarti con l’accusa di omicidio volontario, vero?" la sua voce è calma, non mi sembra irritato.

"No, abbiamo solo ‘parlato’. Di te, ovviamente. Beh, non solo, ma insomma… sei l’unica cosa che abbiamo in comune!!!" gli spiego.

"Hn. e quindi?".

"Non arrabbiarti, Kaede, non sto per farti una scenata di gelosia… sono cresciuto, sai? Ok, non posso prometterti che non sarò più geloso perché non ci riuscirò mai, ma so che Sendoh non è un pericolo. Che prima il pericolo era nella mia testa, non in lui" ho usato un tono serio e ho cercato di spiegarmi lentamente: non come il mio solito, che più sono nervoso più pasticcio con le parole. Kaede ha un leggerissimo sospiro, poi replica:

"Non sono arrabbiato, ma non ti capisco. Dici che non sei più geloso di lui, ma dopo averci parlato torni qui con una strana espressione e poi fai l’amore con me come se fosse l’ultima volta!".

Ho già detto che la volpe mi conosce troppo bene? Ma non so se ho voglia di parlare di questo proprio adesso… e poi, cos’era quell’allusione finale?

"Non ti è piaciuto?!" quasi lo accuso, sulla difensiva, per provare ad alleggerire il nodo che mi sento dentro.

"Sono venuto o no?" taglia corto Kaede, ora vagamente spazientito.

"Sì…" ammetto, a bassa voce.

"Allora mi è piaciuto, ti pare?! Hana, non provare a cambiare discorso!" ora comincia ad essere davvero irritato, il mio volpacchiotto…

Sospiro a mia volta, poi gli bacio il torace prima di tirarmi su e puntarmi sui gomiti per guardarlo in viso: "Kaede… ecco, che ne pensi di Sendoh?". Era la domanda che volevo fargli, che mi pesava dentro.

Lui sgrana gli occhi nell’udirla, poi vedo le sue iridi blu attraversate da un lampo indefinibile: "Hana, che razza di domanda è? Cosa vuoi che pensi di Sendoh? Niente di particolare… che è un bravissimo giocatore, che era un ottimo compagno di squadra per i suoi amici del Ryonan… che avrà pregi e difetti come tutti, che ne so?! Non sono stato ore a pensare a lui o a decidere cosa pensare di lui: non mi sono mai posto il problema, non avrei avuto motivo di pensare a lui".

Mi sembra che insista su questo ultimo concetto, il suo sguardo puntato nel mio diventa più intenso, ma non ha bisogno di convincermi di questo: ne sono sicuro e voglio che lo sappia.

"Lo so, Kaede, non è quello…".

"E allora, cosa?".

Distolgo gli occhi dai suoi, fisso un punto imprecisato della stanza: "Non so se riuscirò a spiegarlo bene… Vedi, prima ho parlato con lui e comunque vi avevo visti mentre parlavate fra di voi; come ti ho detto, guarda caso il discorso è finito su di te e… riassumendo, mi ha fatto capire di provare ancora qualcosa per te. Ma non come le altre volte. È stato…gentile, mentre ne parlava… e si capiva che ormai ti considera irraggiungibile, ma che neanche questo ha potuto spegnere completamente quello che hai suscitato in lui. Lo ha detto anche a te, vero?" non posso fare a meno di chiedergli.

"Non esplicitamente. Mi ha chiesto un abbraccio, prima della mia partenza per gli Stati Uniti".

Le mani di Kaede mi accarezzano delicatamente le braccia.

"Me lo ha detto. E tu… beh, tu che hai pensato di lui?" credo che il fulcro della mia confusione mentale stia tutto qui, in questa domanda.

"Hana, che cosa devo aver pensato?! Io non capisco quello che dici!!" sbotta il mio adorato volpacchiotto, spazientito.

"Non lo so!!! Senti, è difficile da spiegare, ok? Fammi parlare con calma!!! Mi ha colpito il suo atteggiamento, va bene? Perché forse, per la prima volta, mi sono accorto che il suo era proprio un sentimento e non solo l’attrazione fisica di un hentai. E ho pensato anche che una persona capace di stare lontano dal ragazzo a cui vuol bene, sapendolo con un altro e magari avendo anche lui la sua vita, e però continuando a volergli bene… sì, ecco, ho pensato che questo non è il comportamento di qualcuno da biasimare. Oddio, se Sendoh avesse un ragazzo o una ragazza forse potrebbero avere qualcosa da ridire, ma non mi pare sia così! Quello che voglio dire è che è stato costante e che tu… beh, tu avresti potuto provare simpatia per lui, per questo. Perché è qualcosa che hai suscitato tu, che è per te… e lui a te tiene ancora. E non deve essere stato sempre facile, anche se lui è un tipo sorridente. Non si capisce mai cosa pensi, dietro a quel sorriso, che cavolo!!! Ecco perché non lo sopporto…Comunque, lui parlava e a me venivano in mente tutte queste cose e d’improvviso mi sono sentito insicuro. Avevo bisogno di te, di abbracciarti, di prenderti".

"Insicuro su noi due?" mi chiede Kaede; la sua voce ed i suoi occhi mi sembrano stanchi, forse anche un poco esasperati e delusi.

Non voglio che sia così, non deve fraintendermi: gli accarezzo una guancia, mi chino a baciarlo lievemente sulla bocca.

"Sendoh non c’entrava niente con questa insicurezza… c’entra quello a cui mi ha fatto pensare. Io sono sicuro di noi ma, allo stesso tempo… non so, talvolta mi viene l’ansia! Sai che non sono neanche due anni che stiamo insieme? A volte mi sembra un bel traguardo, altre penso a quanto siamo giovani e che due anni sono pochi tutto sommato e al fatto che non sappiamo cosa accadrà. O che non si può controllare sempre tutto e allora mi prende il panico: perché non dipende solo da me o solo da te. Poi ho provato a pensare a come mi sentirei se fossi al posto di Sendoh…e poi… però mi prometti che non ti arrabbi?" me ne devo assicurare prima, per tempo!!!

"Tanto più arrabbiato di così…" sbuffa Kaede, imbronciandosi.

"Ma kitsune!!" protesto io, nervoso.

"Cercavo di stemperare la tua agitazione con una battuta, do’aho. Comunque, vedi che ti fa male pensare? Non ci sei abituato e poi ti vengono tutte queste paranoie…" scherza lui, per alleggerire l’atmosfera. Lo adoro quando fa così…sì, anche quando mi insulta per farmi stare meglio…

"Mpf! Non raccolgo la provocazione, stupida volpe! E tu prometti, forza".

"Prometto…" mormora lui.

Lo guardo per un attimo negli occhi (e i suoi mi sembrano preoccupati) e poi torno a distendermi su di lui: il capo poggiato sulla pelle nivea del suo torace, le mie mani a cingergli la vita.

"Mi sono chiesto come mi comporterei se tu ti innamorassi di un altro…" ammetto.

"Hana…" il suo non è un richiamo: è un monito.

"… se non potessi impedirlo, se tu non mi amassi più. Mi sono chiesto se sarei capace di amarti fino in fondo e di lasciarti andare da un altro per renderti contento; perché il vero amore è disinteressato e vuole solo il bene dell’altro, no? E io vorrei essere capace di amarti così, in modo totale, ma non so se ci riuscirei…" concludo, restando in attesa della sua risposta, con il cuore in gola.

"Hai pensato a tutto questo mentre parlavi con Sendoh?".

La voce di Kaede è incredula e io sollevo il capo per tornare a guardarlo.

"Sì, più o meno… -confermo- …cioè, erano pensieri un po’ confusi, mi sono chiarito anche io adesso, per spiegarlo a te. Soltanto che mi avevano fatto venire un’angoscia tale che ho dovuto subito raggiungerti".

Kaede si alza a sedere, facendomi spostare; il suo viso è serissimo.

"Hana, ti risulta che io faccia le cose tanto per farle?".

"No, ma che vuol dire? Io non…".

Lui mi interrompe.

"Io non amerò mai nessun altro e di questo sono sicurissimo. Mi hai capito, Hana? Sono sicurissimo. Perché altrimenti non avrei mai accettato il tuo bracciale al polso o il tuo ciondolo al collo… o te dentro di me".

Deglutisco, emozionato.

"Sì, lo so".

"E allora basta con questi dubbi. Riguarderanno altre coppie, certo, ma non noi. Ti ho fatto una promessa quando hai comprato i nostri due bracciali, ricordi? E io detesto che non mi si prenda sul serio" prosegue il mio volpacchiotto adorato, serissimo.

"Ma io ti prendo sul serio" mi difendo. So benissimo che Kaede è la persona più affidabile del mondo!!

"E allora, quando ti dico che sono sicurissimo, non contraddirmi: mi dà fastidio anche essere contraddetto senza motivo".

"Sei una volpe difficile e prepotente!" borbotto io, ma mentre parlo i nostri volti si distendono e finalmente non sento più quell’oppressione che avvertivo fino a poco fa; gli sorrido, quando lo attiro a me e gli sussurro: "Sei un’adorabile volpe…" per poi baciarlo e mordicchiargli le labbra.

Quando ci separiamo, mi lascio ricadere accanto a lui, sdraiandomi supino e rilassandomi tutto.

"Però aveva senso quello che ho detto, non credevo…" non posso fare a meno di notare, ricordando la confusione che ho avuto in testa fino a poco fa.

"Ti dirò, neanche io lo credevo".

"VOLPACCIA!!!".

Kaede accenna ad un sorriso malizioso, poi però torna serio; si sdraia al mio fianco, appoggia una mano sul mio torace e ci posa sopra il viso:

"C’è solo una cosa, Hana…".

 

"C’è solo una cosa, Hana…".

E riguarda quanto hai detto prima.

Non mi piace parlare di queste cose, non mi piace che qualcosa risvegli delle sensazioni spiacevoli che ho sempre cercato di soffocare; io lo so cosa si prova ad essere lasciati e non voglio riprovarlo per nessuna cosa al mondo… non da parte della persona che amo. Mia madre non voleva lasciarmi, così come tuo padre non voleva lasciare te e Midori-san, do’aho… ma mio padre mi ha consapevolmente escluso dalla sua vita e mi ha portato a volerlo escludere dalla mia. E io non avevo altri parenti stretti e lui lo sapeva più che bene ovviamente… non un fratello, non una sorella… i suoi cugini vivono lontani e di loro non mi è mai importato niente. Ma mi ha lasciato solo.

Hanamichi mi guarda diritto negli occhi, comprende che sto per dirgli qualcosa che per me è importante e allora torna serio.

"Che cosa c’è, Kaede?".

"Mi sono sentito dire spesso che sono egoista e forse lo sono davvero. Io non sono il tipo di persona che lascerebbe andar via chi ama… no davvero. Non ti permetterei mai di abbandonarmi, sai? Per nessun motivo al mondo. Prova solo a guardare un altro, a pensare ad un altro o a decidere di voler stare con lui e non più con me… prova a fare anche solo una di queste cose, e io ti ammazzo".

Hanamichi deglutisce, con un’espressione un po’ attonita: "Perché devi essere così drastico? Io ucciderei l’altro, invece, così potrei tenermi te!" se ne esce, dopo qualche secondo.

E mi fa sorridere, perché è proprio da lui questa considerazione! Però cerco di parlare in tono severo: "Guarda che dicevo sul serio!".

La sua mano si alza per scompigliarmi i capelli, arruffandomeli gentilmente, e la sua voce è decisa quando mi risponde: "Sei davvero la volpe più stupida di tutto il Giappone! Credi di essere l’unico sicuro, qui? Lo sono anche io, che credi?! Ti amo più di ogni altra cosa al mondo, Kaede: per me sei tutto ciò che c’è di bello… Pensi davvero che potrei guardare un altro o volere un altro? Te l’ho spiegato, non sono insicuro ‘di noi’, ma di ciò che è estraneo a noi, ecco perché prima ho detto quelle cose… E poi non è neanche che sia insicuro sempre, eh! Non pensarlo nemmeno!! È che a volte capitano queste situazioni ed io… mi agito! Ma non per quello che provo io… i miei sentimenti sono la più grande certezza della mia vita, ok?".

Mi sorride, mi accarezza il viso e poi poggia il palmo della sua mano sulla mia guancia… è un gesto che fa spessissimo e che ogni volta mi riempie di calore…

"Ok – mormoro; rimango per un istante in silenzio e poi aggiungo, sorridendo a mia volta- Ma sai, quando si ha a che fare con un do’aho non si può mai sapere cosa ci si debba aspettare…".

D’improvviso Hana si acciglia, minaccioso: "Grrr… mi stai dando dell’idiota?! NON SONO UN DO’AHO, CHIARO?!- poi, altrettanto rapidamente, ritorna serio- Non sono un do’aho: non quando si tratta di noi".

"No, è vero" dico io, in un soffio.

Mi sdraio di nuovo al tuo fianco, Hana, e ripenso a tutto quello che mi hai detto, al tono della tua voce, al tuo sguardo; a quanto sai essere spavaldo e un po’ insicuro allo stesso tempo.

Mi distendo sulla schiena, supino, e ti accarezzo lentamente un braccio.

"Hana?".

"Dimmi, amore…" ti volti verso di me, sorridendomi.

"Vieni qui…".

Il tuo sorriso si allarga, mentre ti giri e mi finisci sopra, come volevo; chini il viso sul mio e strofini le punte dei nostri nasi una contro l’altra e di nuovo mi sento immerso in tutto il calore che sai darmi…

"…e adesso prendimi ancora" ti dico, stringendoti a me.

Hai ancora bisogno di sentirmi vicino, lo so, e ne ho bisogno anche io. Credi che non sappia che nessuno può controllare tutto? Lo so bene, perché è qualcosa che detesto. Odio non avere il controllo di ciò che mi riguarda…Ma sono anche sicuro, perché so quanto possa essere salda la mia forza di volontà. Mi sento sicuro, sì… e nonostante questo, mi sento ancora più forte e ancora più sicuro quando ti ho stretto a me, dentro di me…

Gli occhi castani di Hanamichi diventano quasi brucianti per la passione che esprimono e inoltre la tensione che c’era prima, l’atmosfera che era nell’aria, accrescono la nostra eccitazione.

"Ai tuoi ordini, volpe…" mi mormora lui, maliziosamente.

"Hn".

Stavolta, in lui non avverto l’urgenza di prima… sono contento, voglio che duri ancora di più…

Hana si china a baciarmi dietro l’orecchio, con lentezza, inumidendomi la pelle…

"Ah!".

"Che pelle sensibile che hai, kitsune…" ride leggermente lui, prima di stringere gentilmente il mio lobo fra le labbra e succhiarlo appena.

"Mmmm…" arrovescio il capo, perché mi riempie di brividi quando mi bacia la gola e infatti me ne provoca una miriade anche adesso…

"Una pelle bianca come quella di uno spirito- volpe…" sussurra la mia testa rossa, spostandosi poi a baciare le mie spalle e il mio torace… baci intensi, che mi lasceranno dei segni rossi… lo so che ti piacciono, perché sono segni di appartenenza…

"Mio…" lo sento mormorare.

"Certo, cretino!" riesco a dirgli, con il fiato corto, affondando le mani fra i suoi capelli rossi.

Hana alza il viso per guardarmi negli occhi, fingendo di essere arrabbiato: "Grrr… non darmi del cretino!".

"Sembri un super-deformed in questo momento!" lo provoco, accennando però un sorriso. Lo hai capito quanto ti ami, Hana?

"Ok, vedo che hai ancora abbastanza fiato per insultarmi e questo non va bene! Devo rimediare: tra poco non avrai più fiato… e neanche voglia di insultarmi…" mi mormora il mio do’aho, prima di lanciarmi un’altra occhiata appassionata per poi chinarsi di nuovo su di me; le sue labbra mi baciano sul petto con possessività e poi si chiudono intorno ad uno dei miei capezzoli, baciandolo, inumidendolo, succhiandolo…

"Hana… mmmmmm…" il mio corpo istintivamente si tende e le mie mani quasi gli tirano i capelli, mentre premo la sua testa contro di me, come per poterlo avere ancora più vicino.

Quando mi mordicchia, emetto un primo gemito…

"Uhm… adesso non mi insulti più, eh, volpaccia!" esclama lui, con le labbra che ancora sfiorano il mio corpo.

"Sta’ zitto e continua, Hana!" la mia frase sembra quasi un ordine e in effetti lo è… ho bisogno di lui, ho caldo e il mio cuore batte veloce per l’eccitazione… anche Hana è tutto rosso in faccia, come sempre quando si emoziona…

"La mia idea era proprio quella, Kaede…" e poi si china sull’altro capezzolo, baciando e succhiando anche questo…

"Ah! Hana!!!" mi inarco sotto i suoi baci e le sue mani scendono lungo la mia schiena… vorrei che mi prendesse subito, ma vorrei anche che continuasse così per ore…

Sto tenendo gli occhi chiusi, ma sento Hana spostarsi, scivolare lungo il mio corpo lasciandovi una scia di baci sparsi, alcuni leggerissimi, altri più intensi; poi si solleva, si porta di nuovo con il viso sopra il mio e mi dà un bacio… appoggia due dita sulle mie labbra e io non aspettavo altro… stringo la sua mano nelle mie, ne bacio i polpastrelli, il palmo, e poi inizio a inumidirle, fissandolo negli occhi, guardando la sua emozione crescere, come il suo rossore, come la sua eccitazione…quando infine allontana la sua mano, si china per baciarmi di nuovo…gli prendo il viso fra le mani per accompagnarlo ad incontrare il mio, gli cingo il collo, stringendolo a me…

Tu sei mio, do’aho, vedi di non dimenticartene mai, mai, mai…

Quando sento le sue dita accarezzarmi intimamente mi tendo di scatto, soffocando i gemiti nella sua bocca.

"Mmmmm…ah!…".

"Sono stato brusco, prima: ti ho fatto male?" mormora lui, sulle mie labbra.

"No…" lo rassicuro con un sospiro.

"Ma stavolta ti preparerò meglio…".

"Hn?".

Hana mi guarda con fare complice e malizioso e poi si porta di nuovo fra le mie gambe e le accarezza per indurmi ad aprirle di più… sorridendomi, mi accarezza lentamente e poi si china a baciarne l’interno…piccoli baci, leggeri, continui, che mi fanno arrovesciare il capo all’indietro con un lungo gemito… adoro sentire le tue mani e la tua bocca su di me, lo sai, Hana?

"Sei pronto, Kaede?".

Io riesco a fatica a socchiudere gli occhi: "Cert… ah!!!". Le mie mani si aggrappano al lenzuolo e lo stringono forte, mi mordo con forza le labbra per non gridare quando sento la carezza di Hana sulla mia virilità e il tocco umido delle sue labbra sulla mia intimità… il mio corpo si inarca di nuovo e io capisco che non posso più aspettare…

"Hana, fallo ades…" di nuovo la mia voce si spegne in un gemito, mentre mi sento sopraffatto dalle bellissime sensazioni che mi sta dando Hanamichi… il mio respiro è velocissimo ora, il mio cuore lo è ancora di più…

"Hana… adesso…" ma lui continua ad ignorare la mia richiesta, e non accenna ad interrompersi… non fino a che non mi sente gridare… non sono riuscito a trattenermi alla fine… solo allora lui si ferma e si solleva, cercando il mio sguardo… i suoi occhi sono velati dal desiderio quanto i miei…

"Divento matto quando ti sento gridare, Kaede" mi dice, portandosi su di me, mentre io allaccio le gambe dietro la sua schiena.

Mi limito ad accennare un sorriso, non ho la forza di parlare…

"E lo divento ancora di più quando ti sento gridare il mio nome, quando vieni" sussurra, roco.

Io riesco a trovare il fiato per dirgli: "Avanti, Hana: fammi gridare…".

"Ti farò perdere la voce, kitsune!" mi promette e poi mi penetra di colpo. Ma non mi fa male, sono troppo eccitato perché possa farmene, non aspettavo altro…

Il mio corpo si muove subito insieme al suo, anzi, stavolta sono io a cercare e trovare il ritmo che preferisco… lento, perché questi momenti durino il più possibile… e profondo, per averlo completamente in me… il viso di Hanamichi è arrossato, la sua espressione è sognante, estatica, il suo abbraccio bollente…

"Grida, Kaede…" mi mormora.

E io grido davvero, con tutto il mio fiato, non appena lui arriva a sfiorare quel punto dentro di me che mi fa perdere la testa e la cognizione di tutto ciò che non siamo noi.

"Grida ancora, amore!".

"… più… veloce, adesso…Hana…" e allora lui aumenta il ritmo delle spinte, il vigore delle spinte, ci mette tutta la sua forza, ed è tanta e mi fa impazzire poterla sentire dentro di me, e poter sentire anche il suo calore, che si espande quando Hanamichi si scioglie nel mio corpo con un gemito roco…

E allora mi sciolgo anche io, con un ultimo grido.

Nei minuti successivi esistono soltanto i nostri respiri affannati, i nostri corpi uno sull’altro, esausti, che si rilassano dopo il piacere; non so per quanti minuti rimango così, stordito: riacquisto il contatto con la realtà quando Hanamichi si sposta e si separa da me, ricadendo al mio fianco.

"Wow!" lo sento esclamare.

"Mmm…".

Lui fa una risata: "Non sai dire altro, kitsune?".

"Mmmmmmm…".

"Ho mantenuto la promessa, eh? Ti ho fatto perdere la voce, volpetta!" ridacchia lui, palesemente compiaciuto, attirandomi a sé.

"Pare proprio di sì- mi decido a dire io, per poi aggiungere- Va meglio, adesso?".

Hanamichi si protende per darmi un bacio, poi mi risponde:

"Sì… ma andava meglio già prima, sai? Ok, sono stato un po’ angosciante e so che non ti piace parlare di queste cose, ma ora è passata. Davvero. E non mi va che pensi che volevo fare di nuovo l’amore con te per sentirmi più sicuro, perché non è così. Cioè, sì, oggi anche per quello, ma non è mica il motivo principale. È che ti amo e ti desidero e… basta! Tutto qui!".

‘Tutto qui’ ? No, non è ‘tutto qui’, è semplicemente ‘tutto’.

E la seconda volta ero io ad averne bisogno.

"Oi kitsune, mi credi?" domanda la mia testa rossa, davanti al mio silenzio.

"Sì, ti credo- lo rassicuro, ma poi aggiungo- Sei troppo imbranato e do’aho per poter improvvisare bugie!" lo prendo in giro.

"CHECCOSA?! Come ti permetti, volpaccia?! Stai insinuando che non saprei improvvisare? Sono un attore nato, io!" protesta lui, scattando a sedere con la faccia tutta rossa per l’indignazione.

Io rimango sdraiato fra le lenzuola, troppo stanco per muovermi; lo guardo prima accigliato, come quando sto per dirgli qualcosa che so lo farà arrabbiare, ma poi la mia espressione si ammorbidisce e gli tendo una mano per attirarlo a me; lui la prende, sorridendomi.

"Non ho intenzione di farmi trascinare in una discussione, do’aho: mi hai fatto perdere la voce, ricordi?" gli mormoro, maliziosamente.

Hanamichi ridacchia, mentre mi induce a poggiare il capo contro il suo torace: "Ehehehehe… ricordo perfettamente".

Io mi sistemo nel suo abbraccio, stringendolo a mia volta; sono un po’ stanco e il sonno si fa sentire. Anche i muscoli di Hana sono completamente rilassati.

"Riposiamo?" gli chiedo retoricamente, visto che ho già gli occhi semi-chiusi.

"Tutto il tempo che vorrai" mi dice lui, accarezzandomi lentamente i capelli.

Mi piace tantissimo addormentarmi così…

 

Ieri è stato l’ultimo vero giorno di questo ritiro: oggi, a mezza mattina, ripartiremo per le nostre varie destinazioni.

Nel complesso è stata un’esperienza positiva, buona, penso mentre finisco di piegare le mie felpe per chiudere il mio borsone.

Hn.

Oggi è una bella giornata, tiepida e soleggiata: chissà se avremo il tempo di passeggiare un’altra volta sulla spiaggia, prima di dover andare alla stazione? Mi piacerebbe molto.

Ho appena formulato questo pensiero che mi guardo intorno e capisco che non sarà possibile: il do’aho deve ancora non dico piegare i suoi abiti e sistemare il suo bagaglio, ma proprio radunare tutto!!!

La sua tuta è sparsa fra la sedia e la scrivania, il suo pigiama è ancora sul letto, tutto spiegazzato! Quella cosa appallottolata ai piedi del letto sono quasi sicuro che sia la sua maglietta; mi affaccio alla porta del bagno e vedo che anche spazzolino, dentifricio e accappatoio sono ancora lì! Insomma, le sue cose sono ancora dappertutto, ma lui non c’è e non ne capisco il motivo: siamo saliti in camera dopo aver consumato la colazione, e avevo appena chiuso la porta che lui mi ha detto: "Scusa, kitsune, ma ho dimenticato di fare una cosa!" ed è riuscito senza aggiungere altro. Be’, spero che si ricordi l’orario del treno, perché io non ho intenzione di preparargli il borsone, ne avevamo già parlato!!

Torno ad occuparmi del mio bagaglio, scuotendo il capo con disapprovazione, e sto per chiudere la cerniera lampo, quando lo sento finalmente rientrare in camera.

"Tutto a posto, kitsune!" mi annuncia.

Hn?

Tutto a posto, che?

"Hn. Guarda che non c’è molto tempo, Hana: prepara il borsone" lo avverto.

Lui mi si avvicina con un gran sorriso stampato sulla faccia; sto per chiedergli cosa sia successo, quando improvvisamente e del tutto inaspettatamente il mio do’aho afferra il mio, di borsone, e lo lancia in un angolo della stanza.

"Via! Questo non ti serve!!".

Ok.

Per qualche secondo rimaniamo a fissarci in silenzio, con me che lo squadro gelidamente e il mio do’aho personale che ha una strana espressione mista di orgoglio, sfida e contentezza.

"Hana, dammi un valido motivo per cui non dovrei darti il borsone in testa adesso!" gli dico; ma, anzi, il suo sorriso si accentua.

"Te lo dico subito, kitsune permalosa: perché il borsone non ti serve e sai perché? Perché io e te ce ne restiamo qua per tutto il week-end! E quando dico ‘qua’ non intendo tanto Chiba quanto proprio l’albergo… volendo puntualizzare ancora meglio, mi riferisco a questa stanza!" mi spiega trionfalmente.

"Come?" mi sorprendo io. Davvero, questa non me l’aspettavo…

"Mi hai capito, restiamo qui per i prossimi due giorni!- lo dice sempre con entusiasmo, ma poi noto che si fa strada in lui il dubbio e mi chiede preoccupato- Non ti va?".

"Sì, sì! Mi va- preferisco tranquillizzarlo subito, a riguardo- Mi hai colto di sorpresa, ecco tutto: non ci avevo pensato".

"Ah, ma neanche io fino a stanotte! È che mi sono accorto che non mi andava poi molto di tornare a casa e poi ho pensato che mi ero portato un po’ di soldi in più dietro… sai, tante volte avessi trovato qualcosa di interessante, ma non mi sono comprato niente e allora ho deciso di regalarci questi due giorni tutti per noi. Perché così saremo da soli e… e vorrei parlare un po’ con te in pace, senza gente intorno. Senza gatti intorno, anche. Stare insieme, noi due. Ne abbiamo bisogno, ci fa stare bene, no? Io mi sono sentito meglio dopo aver parlato, ieri- Hana mi si avvicina, allacciando le mani dietro la mia nuca e giocando con le mie ciocche scure- Oi, non è che dobbiamo parlare solo dei massimi sistemi o delle dinamiche della coppia, eh!! Ho voglia anche solo di chiacchierare… Ho sistemato tutto: ho parlato con mia madre per dirle che torniamo domani sera, ho chiamato anche il nonnetto per avvertirlo e poi ho parlato con il coach che non ha avuto problemi a dare il permesso, visto che c’erano già quelli di mia madre e del nonno! Pensa che bello quando saremo maggiorenni e non dovremo chiedere il permesso a nessuno!! È perfetto, vedi? Allora, Kaede, sei contento?" domanda, impaziente di sentire la mia risposta.

"Sì… sì, davvero. Ma che scusa hai trovato per il coach Anzai?".

"Ah! Beh, qualcosa tipo che eravamo stanchi e dovevamo svagarci… ma insomma, tanto a questo punto lo avrà capito anche lui che stiamo insieme!!" Hana si stringe nelle spalle.

"Però, Hana, questi soldi li avevi messi da parte per te, per l’America… posso contribuire al regalo che ci facciamo?".

Ci fissiamo intensamente negli occhi e stavolta è lui a cedere.

"Ok" mi sorride.

Bene, sono contento.

Mi volto a guardare il mio borsone, che giace in un angolo della stanza e faccio per andare a raccoglierlo: "Viste le novità, disferò il bagaglio" gli spiego, dato che stava già per protestare perché mi stavo sciogliendo dalla sua presa.

"Ti confermi sempre una volpetta, scema, vero? Ti ho detto che il bagaglio non ti serve… noi ce ne restiamo qui, a letto!" ridacchia lui, con aria allusiva.

"Hn. E i pasti?".

"Servizio in camera!" mi strizza l’occhio, con complicità.

"Mi era parso di capire che volessi parlare…" osservo.

"Infatti, parleremo a letto. A me piace stare a letto con te, Kaede, non solo per fare l’amore. Anche per chiacchierare, per coccolarci, per dormire abbracciati… anche per stare semplicemente sdraiati ad accarezzarci. Per farla breve: il programma, kitsune, prevede che tu te ne stia buono e comodo a letto con me, ok?!" Hana mi si avvicina, mi stringe alla vita.

"E da che ora inizia il programma?" chiedo, in tono allusivo.

"Da adesso!" ride Hanamichi, facendo cadere entrambi sul letto; mi ritrovo sotto di lui, con le sue mani che mi accarezzano la pelle sotto la felpa mentre ci perdiamo in un bacio appassionato.

"Bella idea, do’aho!" gli dico, quando ci separiamo per riprendere fiato.

"Sono un genio, eh!" mormora lui, contro la pelle del mio collo, mentre la sua mano mi sbottona i pantaloni.

"Mmmm… però è un programma che ti farà faticare parecchio, considerando tutte le volte che ti chiederò di farlo!" lo abbraccio io, accarezzandogli la schiena ampia.

Lui solleva il capo, per fissarmi tra lo stupito e il divertito: "Stai scherzando, kitsune? Per un Vero Seme questa non è affatto fatica! Vuoi subito una prima dimostrazione?".

"Sì" gli sorrido e noto che il suoi occhi brillano di più nel guardarmi.

"Che cosa c’è?" domando.

"Niente… è che hai sorriso in quel modo radioso! Ma lo hai fatto pochissime volte finora, anche con me, sai? E quando ti vedo così, io… beh…mi emoziono!" ammette Hana.

Io gli prendo il viso fra le mani per attirarlo sul mio e baciarlo con passione e sperare di trasmettergli così tutto l’amore che provo per lui, tutta la felicità che mi provoca l’idea di restare qui da soli.

Soli, sì,, come piace tanto anche a me; dalla finestra entra la luce intensa che ha il sole nel pieno della mattinata, ma oggi e domani sarà la sola cosa del mondo esterno che potrà raggiungerci…

 

Fine (per ora ^^)

 

(*) Questa battuta non è mia, l’ho letta nell’ultimo numero di Dylan Dog *_* e mi ha fatto pensare subito a Kogure! ^^ Il merito quindi va allo sceneggiatore Tito Faraci.