Salve a tutti...bhè ecco a noi era venuta questa idea...bhè sì insomma

Zia è venuta a te NdA&D >__<

^^''' dettagli devo smetterla di stare in Chat quando non sono in ufficio NdL

Bhè buona lettura e BUON NATALEEEEEEEEEEEEEEEE

Pairing: RuHana

Rating: melassa zucchero e glassa >___< colpa della zia NdD&A

Dediche: Il Trio a Delinquere SPA augura Buon Natale a tutti con una ff nelle migliori tradizioni....

Leyla: Per la mia adorata sorella Acua, il brutto momento è passato e ora la strada si apre lunga e ricca di prospettive nuove....Allora questa è per dirti, che io ci sarò sempre accanto a te qualsiasi cosa accada, non puoi impedirmelo sai?Perchè ti voglio bene, perchè sei la mia sorella adorata ( non è un affetto legato a qualche legame di Sangue e forse per questo ancora più forte e prezioso)...non credere che io mi faccia da parte solo perchè minacci di mordere. E poi un grazie e una dedica dal cuore a Lele e Simon perchè ti sono stati accanto anche per me...

Un pensiero speciale va a Padrona Najka, unica, insostituibile e meravigliosa Buon Natale e spero non mi manderai il conto del dentista...

Alle mie adorati nipoti Dany e Anny a cui voglio un mare infinito di bene, siete meravigliose e io non potrei desiderare nipoti migliori...so che questa ff è troppo melassosa per gli standard del trio prometto che la prossima sarà come vorrete voi...era da tanto che volevo scrivere questa storia grazie davvero per avermi coadiuvato nella scrittura nonostante i vostri impegni...

A Zia Tati perchè è sempre gentile e paziente avrei voluto finire un altra ff ma spero che questa ti piaccia. Grazie di tutto e buon Natale...

Alla mia neo figlia adottiva Estel un doppio regalo per compleanno e Natale ( tanto tu la leggi tutta intera  ^_^)e un grazie per tutto quello che fa per la sua zia Acua un bacio...

Dany: Alle mie dolci e affettuose figliole Ally, Emma, Fabi, Pam e Sara (rigorosamente in ordine d'età!!^^), per essere le migliori figlie del mondo, alla mia unica nonché preferita Suocera che mi coccola sempre tantissimo in mille modi e neanche se ne rende conto!!^^  Alla mia unica Padrona senza la quale non potrei vivere... dopotutto non si può sopravvivere senza mangiare!^_^' A Pchan per essere un adorabile porcellino domestico, che mi fa ridere fino alle lacrime, a Nat per essere il dolcissimo gattino nero di casa... torna presto a casa!! Non fare la randagia! >_< e hmm. che madre snaturata.. ho senz'altro dimenticato qualche animaletto domestico! >_<

Anny: Hai senz'altro dimenticato l'ornitorinco (miyu) povero ramingo e solitario...e poi la persona più importante di tutte! IO!!!!!! >____________< ( eri sottintesa come la zia NdD )

Io allora la fic la dedico alle figliole adorate che ultimamente mi fanno usare di meno la lupara. Alla mammina a cui voglio un mondo di bene, anche se mi sgrida sempre quando rinnovo gli angolini bui...alla zietta che scrive la fic con noi, e mi manda le palle di neve (-___-) e al signor Simon de Pont du Lac che mi manca tanto, perché non posso più sfotterlo ç____________ç

 

Xmas's Tale

 

By Trio a Delinquere

 

 

 

 

24 Dicembre

 

 

Kaede Rukawa camminava in quella fredda mattina di dicembre spingendo la sua bicicletta blu in mezzo ai viali innevati del parco di Kanagawa. Era la vigilia di Natale e lui aveva finito da poco i suoi soliti allenamenti supplementari e dopo aver chiuso la palestra si era diretto verso casa...non aveva molta voglia di farlo a dire la verità, ma non per le ragioni che alcuni pensavano...casa sua era vuota ora e l'idea di rientrarvi non lo allettava per nulla. Gli piaceva tornare a casa, trovare sua madre e suo padre seduti in poltrona; l'una a leggere un libro e l'altro intento a scorrere i giornali. Per quanto i suoi genitori fossero impegnati erano sempre a casa quando lui tornava da scuola. Sua madre lo tempestava di domande sulla sua giornata a scuola, agli allenamenti e suo padre osservava divertito la scena mentre lui rispondeva a monosillabi, concedendosi qualche parola in più. Era una sensazione piacevole quella, qualcosa che lo faceva sentire amato e lo sorreggeva nella sua giornata.

Si guardò in giro davanti al piccolo campetto, la neve, che era caduta abbondantemente in quei giorni, era stata accuratamente rimossa dagli addetti del parco e ammonticchiata ai bordi in alti cumuli. Avrebbe potuto fermarsi ancora un po' a fare qualche tiro, dopotutto era in anticipo e i suoi erano partiti quella mattina per un viaggio in Europa, quindi non li avrebbe trovati ad aspettarlo. Sarebbe potuto andare con loro, ma sinceramente era così poco il tempo che i suoi genitori trascorrevano assieme che ci sarebbe mancato solo un figlio a carico nel loro primo viaggio europeo. La Rukawa Creations avrebbe tentato per il nuovo anno l'ingresso nel gotha della moda europea e questo viaggio serviva ai suoi per prendere i contatti necessari. Kaede Rukawa adorava i suoi genitori, non era un tipo esageratamente espansivo nemmeno con loro certo, però, dopotutto loro lo facevano sentire amato al di là del suo carattere, senza provare a cambiarlo o a cercarvi chissà quali significati di rancore nei loro confronti. Sua madre ridendo diceva che doveva in qualche modo aver sbagliato qualcosa nella scelta delle dosi...

Si tolse la giacca della tuta dopo aver legato la bicicletta e cominciò a fare un po' di riscaldamento palleggiando attraverso il campo con l'eleganza che gli era solita, schivando difese immaginarie prima di saltare a canestro.

Mentre ricadeva a terra dopo un perfetto Slam Dunk una voce gli arrivò alle spalle:

- baka kitsune come osi intrufolarti nel campo del Tensai...

- hn? Non mi pare che ci sia scritto il tuo nome.

- one on one kitsune?

- non ho tempo da perdere...- rispose voltandogli le spalle e riprendendo a palleggiare. Non scorse il sussulto dell'altro né il fugace lampo di dolore negli occhi castani.

Mentre si accingeva a saltare a canestro un'ombra gli si parò davanti intercettando la traiettoria della palla, spalancò gli occhi...non si accorse del suo arrivo...ricadde a terra sbilanciato mentre la palla rotolava sul cemento con i suoi tonfi sordi, fino al cumulo di neve

- Visto kitsune? Ti ho fermato - esclamò ridendo sguaiatamente.

Rukawa si rialzò massaggiandosi il polso:

- Dohao! -sibilò freddamente

Hanamichi si slanciò verso di lui come una furia travolgendolo. Colto di sorpresa sulle prime non reagì incassando i primi colpi violenti del rossino...rotolarono sul cemento del campetto mentre ognuno colpiva l'altro alla cieca, con rabbia. Rukawa lo colpì alla mascella violentemente mentre Hana gli assestò un gancio allo stomaco...

Quando dopo parecchi pugni si lasciarono ricadere ansimanti per terra, Hanamichi si alzò borbottando qualcosa sul fatto di essere in ritardo e si alzò proclamando che non sarebbe finita così lasciando un esterrefatto Rukawa sdraiato sul cemento.

Si alzò con fatica scotendosi la polvere di dosso.

-non ti sembra di esagerare?

-mm Sendoh che vuoi? - sbuffò alzando gli occhi al cielo. Tutti gli idioti di Kanagawa si erano dati appuntamento a quel campetto...avrebbe dovuto trovarne un altro in cui allenarsi.

- oh bhè nulla a dire la verità stavo seguendo Hana chan.

- e allora perchè sei qui?

- bhè vedi Kaede tra poco è Natale...dovremmo essere tutti più buoni...non credi?

- è lui che mi provoca...- ribatté anche se odiava giustificarsi, con Sendoh poi…

- e ti sei mai chiesto perchè? – l’altro sembrava divertirsi parecchio.

- hm è un Dohao...- la risposta era semplice e scontata

Sendoh sospirò...

- Mai sentito parlare di Ebenizeer Scroodge, Rukawa? – il tono della domanda non gli piacque e si chiese dove diavolo volesse andare a parare.

- Chi vuoi che non conosca la storia di Dickens mi prendi per un idiota?

Uno strano sorriso si allargò sul volto di Sendoh:

- No, solo per uno che non sa dare il giusto valore alle cose e alle persone. Troppo lanciato e concentrato su sé stesso per accorgersi di fare del male a chi ci sta accanto e che richiama disperatamente la nostra attenzione.-

 

Rukawa si volse a guardarlo gli occhi fiammeggianti, raramente qualcuno si era azzardato a fargli osservazioni del genere per passarla poi liscia. Non permetteva a nessuno di sindacare sul suo modo di essere. Sendoh non indietreggiò di fronte allo sguardo dell’altro, credeva di aver capito quali erano i sentimenti di Hanamichi per quella volpaccia artica come la chiamava lui, non aveva speranza con Hana di questo era consapevole però gli spiaceva vederlo soffrire così di fronte all'indifferenza di Rukawa.(ehi perchè io devo fare questa parte? NdS taci ti è pure andata bene...avresti dovuto essere morto, ti è pure andata bene NdL ^_^ NdS -_- ma che hai da ridere?NdL).

 

Era quasi mezzanotte quando il telefono squillò. Dall'altra parte del mondo i signori Rukawa fecero gli auguri di Buon Natale al figlio. Era il loro modo di dimostrargli il loro affetto anche se erano costretti a stare lontani. Quando negli anni passati era capitato che non fossero tutti insieme, non avevano mai mancato di telefonare alla mezzanotte per fargli gli auguri, era come un rito, una consuetudine. Rukawa posò il telefono con un sospiro ora poteva finalmente andare a letto. Si stiracchiò alzando le braccia e lanciò uno sguardo all'orologio a pendolo nell'angolo del salotto. Le lancette si erano appena spostate sull'elegante numero 12.

Il primo rintocco riempì l'aria mentre Rukawa saliva le scale ed entrò nella sua camera. Quando i rintocchi terminarono, la volpe siberiana era già nel mondo dei sogni.

Rukawa si svegliò di soprassalto. Stava sognando qualcosa di strano anche se non riusciva a ricordare cosa fosse di preciso, era un qualcosa di vago, un qualcosa che doveva ricordare.

Le parole di Sendoh anche se non lo dava a vedere gli risuonavano nel cervello come un eco

"Attento Rukawa magari stanotte gli spiriti verranno a visitare anche te"

- Hpfuim

Spiriti che idiozia, a Sendoh doveva essere penetrato il gel nel cervello a furia di usarne quantità industriali per quell'improbabile pettinatura che si ritrovava...

I rintocchi dell'orologio riempirono di nuovo la casa vuota. Rukawa si strofinò gli occhi completamente sveglio. L'orologio stava scandendo i rintocchi dell'una.

Si guardò freneticamente intorno, come se si aspettasse che da un momento all'altro qualcosa spuntasse dall'insieme d'ombre che erano padrone incontrastate della camera.

Din, don

Rukawa iniziò a contare i rintocchi.

Din, don

Chiuse con forza la mano sulla coperta.

Din, don

I suoi sensi erano pronti a captare qualsiasi anomalia.

Din, don

I rintocchi echeggiarono un'ultima volta prima di affievolirsi del tutto.

Il silenzio ritornò a regnare nella casa.

Rukawa lasciò andare il respiro che fino a quel momento aveva trattenuto senza rendersene conto, e maledì mentalmente Sendoh per avergli messo in mente quelle strane idee sugli spiriti.

Si ristese sul letto e si coprì con la coperta. Chiuse gli occhi con tutti i buoni propositi di farsi un lungo e meritato sonno quando con la coda degli occhi notò qualcosa di chiaro nelle ombre.

Sbatté le palpebre qualche volta mentre la figura diventava sempre più definita.

Indossava una lunga tunica bianca che lasciava nude le braccia, i piedi nudi toccavano direttamente il pavimento, tra i lunghi capelli castani c'era un rametto d'agrifoglio. Rukawa saltò a sedere sul letto incredulo.

Era Kogure...senza occhiali, ma era senza ombra di dubbio il vice capitano.

- Come hai fatto ad entrare in casa? - chiese Rukawa per la prima volta davvero stupito - e poi... come...sei conciato?

Kogure sorrise e con la solita voce dolce e gentile gli spiegò la situazione:

- Sono il fantasma del Natale degli anni passati, vieni. - disse tendendo una mano verso Rukawa. - Sarò la tua guida.

- La mia cosa? - chiese stupito Rukawa. Kogure gli sorrise e si avvicinò alla finestra. Alzò una mano ed essa si spalancò. Si voltò di nuovo verso Rukawa.

- Vieni - ripeté l'invito allungando una mano verso di lui.

- No, ascolta, io non so cosa sei venuto a fare ma sicuramente deve esserci un errore - nonostante questo Rukawa si ritrovò ad avvicinarsi alla mano tesa - Voglio dire, tu non puoi essere un fantasma, tu sei Kogure, un mio compagno di squadra e...-

- Parli sempre così tanto quando sei spaventato? - Chiese Kogure sorridendo.

- Io non sono affatto spaventato! - Protestò vivamente Rukawa afferrando la mano di Kogure, ma per quanto si sforzasse non riuscì a controllare il leggero tremito che la scuoteva.

Lo spettro gli sorrise e gli strattonò il braccio spingendo se stesso e Rukawa fuori dalla finestra. Il volpino chiuse gli occhi e quando li riaprì si ritrovò a galleggiare nell'aria. Vedeva la sua città dall'alto, nulla era cambiato, eccetto la prospettiva da cui guardava. La sua casa era sempre al solito posto, il parco con gli alberi coperti di neve e il laghetto ghiacciato, la scuola e il campo di basket era tutto perfetto come era sempre stato. Kogure gli toccò la spalla.

- Ora ti farò vedere come hai trascorso i natali fino ad oggi.

La figura di Kogure sembrò illuminarsi dall'interno di calda luce rossa e Rukawa si trovò a socchiudere gli occhi. Quando li riaprì di nuovo si trovava a sbirciare davanti la finestra della sua casa. All'interno c'era un enorme albero di Natale, una marea di regali, luci colorate e tanto vischio. Il fuoco del camino acceso e sua madre con le fette di dolce al cioccolato in mano. Beh.. sua madre come era una dozzina d'anni prima. Fu allora che vide ai piedi dell'albero un bambino seduto a gambe incrociate intento a strappare la carta ai regali.

- Quello... sono io?

- Certo! - rispose sorridendo Kogure.

- Ma... - non sapeva davvero cosa dire, le parole semplicemente non uscivano di bocca. In quel momento un paffuto uomo vestito di rosso fece il suo ingresso nel salone, ridendo con il suo “ohohoh”, un enorme sacco di tela grezza sulle spalle. Il piccolo Rukawa si alzò e corse a braccia aperte per abbracciare l'uomo, scontrandosi con il cuscino usato per creare la pancia. L'uomo si chinò a prendere in braccio il bambino che si aggrappò alla lunga barba bianca. La barba non resistette e si staccò scoprendo il viso del papà di Kaede. Il piccolo Rukawa gettò le braccia al collo del padre ridendo.

Rukawa non ricordava di essere stato così felice, si ricordava la piacevole sorpresa di veder tornare a casa il papà quando invece la mamma gli aveva spiegato che non avrebbe potuto passare il Natale con loro a causa del lavoro...Tuttavia non ricordava che il suo viso poteva sorridere così apertamente, così facilmente, così...Non riusciva a trovare le parole per descriverlo, il suo sorriso era semplicemente felice. Una fitta di nostalgia lo colpì al cuore, pensando ai genitori lontani, alla casa vuota e al Natale ormai imminente. C'era l'albero ora a casa e i regali fasciati nell'allegra carta colorata che sua madre aveva accuratamente disposto in soggiorno, però sarebbe mancato quel calore, quella gioia che sarebbe venuta dall'essere tutti assieme.

Il padre di Rukawa infilò una mano nel sacco e n'estrasse un pacco sferico. Rukawa Baby non si fece pregare e praticamente dilaniò la carta colorata rosso fuoco scoprendo il suo primo pallone di basket. Rukawa Baby corse di nuovo ad abbracciare i genitori ricoprendoli di piccoli baci.

I lineamenti del volto di Kaede si addolcirono, aveva davvero dimenticato quanta felicità aveva provato, una felicità che veniva espressa con candore da quel bimbo dalla pelle chiara e i capelli neri come la pece che stringeva tra le piccole mani il prezioso oggetto che sarebbe diventato il suo compagno di vita.

Sospirò, prima di voltarsi verso Kogure.

- Ok, riportarmi indietro. Qui abbiamo concluso, no? - disse - Dovevi mostrarmi i miei natali passati, l'hai fatto, così ora posso tornare nella mia stanza.

Kogure annuì con un triste sorriso. - Prima di andare ho ancora qualcosa da mostrarti.

- Cosa? - chiese subito Rukawa.

- I Natali di un'altra persona... - fu la risposta enigmatica dello spettro, che ancora una volta sembrò essere circondato da una luce rossa che proveniva dall'interno.

Rukawa chiuse gli occhi e quando li riaprì si trovò a spiare alla finestra di un'altra casa. Era un enorme stanzone con una decina di lettini allineati contro la parete. Rukawa si guardò un attimo intorno e capì che quello doveva essere una specie d'istituto, tuttavia era così... vuoto e freddo. Il cortile era coperto interamente di neve che nessuno si era preoccupato di spalare, non c'erano luci, nè palline colorate, di regali neanche l'ombra. Non sembrava neanche Natale. Kaede decise che quel posto non gli piaceva.

 

Ritornò a fissare dentro la stanza vuota e stava per chiedere a Kogure perché l'avesse portato lì, quando vide affacciato alla finestra un bambino. Fece un salto indietro spaventato.

- Non preoccuparti non può vederti. - lo rassicurò lo spettro. Rukawa allora osservò con attenzione il bambino. Doveva avere quattro o forse cinque anni, aveva il visino scavato, grandi occhi nocciola spalancati dalla sorpresa, le piccole manine aperte sul freddo vetro. Indossava un maglione troppo grande per lui, tanto che le maniche erano state arrotolate, una spessa sciarpa di lana e un berretto calato in testa da sotto il quale spuntavano alcune ciocche di uno strano rosso fuoco. Quello che aveva attirato l'attenzione del bambino era la neve che scendeva lenta dal cielo. Kaede poteva quasi leggere in viso la voglia del bambino di uscire fuori a giocare, gli sarebbe bastato anche solo allungare la mano per toccarla. Spinto da un impulso improvviso allungò una mano e la posò sul vetro della finestra. Sentì il freddo contro il palmo, un freddo profondo che sembrava provenire quasi dall'interno di quello stanzone. Il bambino spalancò ancora di più i grandi occhi nocciola, in quel piccolo volto scavato e sorrise mentre pareva fissarlo. Le sue piccole labbra mormorarono qualcosa, ma Rukawa non capì. Perso com'era nella sua osservazione non notò la donna che si avvicinò e lo strappò via a forza dalla finestra, spingendolo nel letto più vicino. Lo infilò sotto le coperte e si affrettò a chiudere le tende della finestra precludendo così la vista a Rukawa.

Kaede stava per protestare, perché quella donna doveva essere così perfida? Che c'era di male nell'osservare la neve che cadeva? Desiderava sapere cosa stava facendo ora il bambino ma non osava chiederlo allo spirito. Kogure nel frattempo gli toccò la spalla e lo sospinse attraverso il muro. Rukawa si ritrovò così all'interno dello stanzone giusto in tempo per vedere la porta della stanza chiudersi alle spalle della donna di prima. Rannicchiato nel letto c'era il bambino di prima, tremante per il freddo. Aveva le ginocchia tirate al petto e guardava con un interesse quasi maniacale la carta colorata di un cioccolatino.

Rukawa lo osservò per un po' ma il bambino non si mosse.

- Cos'è questo posto?

- Un orfanotrofio. - rispose prontamente Kogure.

- Perchè è così.. vuoto?

- Gli altri bambini sono stati adottati è rimasto solo lui.

- Cosa sta facendo? - si decise a chiedere allo spirito.

Kogure si avvicinò al bambino e gli accarezzò la testa. La mano lo attraversò da parte a parte.

- Si sta chiedendo perché i suoi genitori l'hanno abbandonato. - rispose con un sospiro Kogure - Si domanda perché nessuno lo vuole. Cosa c'è che non va nei suoi capelli e.. sta decidendo se aprire o meno il cioccolatino. - spiegò.

- Perché non lo apre?

Kogure sorrise tristemente. - E' la prima volta che vede una carta così colorata, teme che se la apre poi si rovinerà...

- Che sciocchezze! Basterà prenderne un altro. - sbuffò Rukawa.

- E' il suo unico regalo di Natale.

Rukawa si ritrovò a serrare la mascella. Lo spirito gli si avvicinò di nuovo e gli prese la mano.

- Vieni, voglio mostrarti un altro Natale.

 

Tutto intorno a Rukawa sfumò e fu ricoperto da una nebbiolina chiara, quando la foschia si diradò si trovava nel quartiere popolare della città. La casa davanti la quale si trovava aveva l'intonaco che in più punti era caduto, i vetri delle finestre avevano bisogno di una buona lavata come tutto il resto. 

Delle grida provenivano dalla casa e poco dopo un uomo grosso e quasi calvo uscì sbattendo la porta, inveendo contro una donna. Dall'interno si sentì il rumore di piatti o qualcos'altro che andava in frantumi.

Rukawa alzò un sopracciglio perplesso.

- E' la famiglia che lo ha adottato. - spiegò Kogure prendendolo per mano e conducendolo all'interno della casa. Pezzi di coccio erano sparsi sul pavimento della cucina, una donna camminava avanti e indietro furente e il bambino dai capelli rossi era nascosto dietro una cassapanca. Era cresciuto, i capelli sembravano di un rosso più scuro, sul nasino aveva delle piccole lentiggini e il maglione ora era della misura giusta, anche se vecchio e bucato in più punti. Teneva le mani a coprire le orecchie mentre con gli occhi sbarrati seguiva ogni passo della donna. Quest'ultima si fermò davanti al suo nascondiglio con le mani sui fianchi.

 

- E' tutta colpa tua mostriciattolo! Da quando sei arrivato è andato tutto per il verso sbagliato. Ti odio. Non sai quanto desidero che tu non fossi mai nato!!

La donna minuta dai corti capelli neri dopo avergli ringhiato quelle parole, gli voltò le spalle e iniziò a tirare fuori da un armadio tutti i suoi abiti, preparò la valigia, la chiuse, si infilò un capotto e uscì di casa, lasciando il bambino da solo al buio.

- Perchè ha detto quelle cose così crudeli? - non poté fare a meno di chiedere Rukawa fissando il bambino.

- Il loro matrimonio stava andando in crisi, pensavano che avendo un bambino le cose sarebbero migliorate ma l'uomo non può avere figli. Hanno adottato lui.. ma le cose non sono migliorate come speravano.. piuttosto sono peggiorate fino ad incrinarsi del tutto, oggi.

- Ma l'hanno lasciato solo! - Anche per Kaede era qualcosa d'inconcepibile; tutti i bambini passavano il Natale con i propri genitori attorno ad un fuoco. Riportò la sua attenzione al bambino che ora fissava il pavimento. Si era seduto con la schiena contro la parete e aveva tirato le ginocchia al petto, abbracciandole. Il mento appoggiato sulle mani.

- Buon Natale, Hanamichi...- sussurrò a se stesso, una lacrima si fece strada sulla sua guancia infrangendosi sulle sue mani - Buon Natale...- ripeté chiudendo gli occhi.

Rukawa guardò il bambino aprì la bocca per chiedere qualcosa allo spirito, poi la richiuse. Probabilmente aveva capito male.

- Hanamichi, questo è il suo nome. Il nome che gli hanno dato quando è stato trovato nel parco sotto gli alberi di ciliegio. Sakuragi sarà il nome che gli darà la sua seconda famiglia. L'unica che per qualche mese gli donerà un po' d'amore.

Rukawa guardò Kogure sorpreso. Lo spirito non poteva dire sul serio. Quello non poteva essere Hanamichi...Il do'hao casinista...

 

La familiare nebbiolina bianca coprì di nuovo tutto. Quando si diradò, si trovavano in un cimitero. Hanamichi stava pregando davanti alla tomba di qualcuno. Era molto più grande, doveva avere sui quattordici anni. Rukawa non aveva mai visto il suo viso così serio.

- Di chi è la tomba? - chiese incuriosito.

- Il signor Sakuragi. E' morto l'autunno di quest'anno per un attacco cardiaco. Era l'unica persona di cui Hanamichi davvero si fidasse e amasse.

- La madre di Hanamichi? Voglio dire.. la signora Sakuragi?

Lo spirito gli indicò la tomba. Rukawa l'osservò meglio. I nomi incisi erano due.

- E' morta due anni fa. Povera donna, una malattia incurabile l'ha portata via. Hanamichi ha solo ricordi molto vaghi di lei.

Rukawa osservò di nuovo Hanamichi e le tombe poi riportò la sua attenzione sullo spirito.

- Ma ora? Con chi vive?

- Il signor Sakuragi gli ha lasciato dei risparmi e nel testamento ha designato come suo tutore il fratello della moglie. Gli hanno affittato una camera a Kanagawa e da allora vive lì, da solo. - Kogure fece una pausa mentre Rukawa assimilava le ultime informazioni. Aveva così tante domande che gli vorticavano nella testa ma non sapeva a quale dare per prima la precedenza.

- E' ora di andare. Il mio tempo è scaduto. - annunciò Kogure, e di nuovo l'intensa luce rossa sembrò illuminarlo dall'interno.

- Andare? Andare dove? - chiese momentaneamente colto dal panico.

- Alle due devi preparati a ricevere un'altra visita. - spiegò Kogure

- Cosa? - ma la sua domanda non ebbe risposta visto che si ritrovò nel suo letto, si strofinò gli occhi ma della presenza dello spirito che l'aveva accompagnato nel passato non era rimasto più nulla.  

 

 

Rukawa si guardò in giro, gli occhi vacui assonnati, l'orologio sul comodino segnava l'una e cinquantanove....Secondo quanto aveva detto Kogure sarebbe venuto qualcuno...Si sollevò a sedere sul letto, ma che diamine stava pensando...si passò una mano sugli occhi guardandosi in giro...eppure le immagini che aveva visto...gli occhi spalancati di Sakuragi, il freddo di quello stanzone dell'orfanotrofio poteva ancora sentirlo come se gli fosse penetrato nelle ossa così profondamente da non riuscire a scacciarlo. Lui vi era stato per pochi attimi...si chiese come doveva sentirsi Sakuragi che vi aveva passato molti anni...Un lieve rumore gli fece voltare la testa, l'orologio ora segnava le due e un minuto...Lo Spirito che avrebbe dovuto arrivare era in ritardo...Era stato tutto un sogno dopotutto...però così dannatamente reale. Rabbrividì un altra volta e solo allora vide la finestra spalancata. Si alzò suo malgrado dal letto per andarla a richiudere...sicuramente se l'era dimenticata aperta ecco spiegato tutto quel freddo...Sì non c'era altra spiegazione...Stava per chiuderla quando una voce alle sue spalle lo fece sussultare.

- Lasciala aperta, tanto dovremmo uscire.

Si voltò notando con sgomento che appoggiato allo stipite della porta vestito di pelle con le braccia incrociate al petto, stava Mitsui.

- Mit...Mitsui che ci fai qui? - chiese cominciando a chiedersi se non stesse per caso impazzendo

- Come cosa ci faccio qui...- il tiratore da tre punti dello Shohoku lo guardò inclinando il capo e piegando le labbra in un sorriso divertito - eppure Kogure te lo aveva detto, no che sarei venuto?

- sì me lo aveva detto...- Rukawa s'interruppe scotendo la testa.

- ...ma tu non credi a queste cose vero?

Rukawa sbuffò...cominciava a trovare la cosa decisamente ridicola e poi gli stavano facendo perdere preziose ore di sonno.

Mitsui ignorò il suo sbuffo avvicinandosi e porgendogli un casco:

- e questo cos'è...- bofonchiò Rukawa

- mettilo non si può andare in moto senza...non hai seguito i corsi d'educazione stradale a scuola?

- Hn...dormivo

- lo immaginavo - ridacchiò Mitsui mentre la stanza di Rukawa scompariva dissolvendosi piano e i due si trovarono accanto ad una moto parcheggiata in giardino. Rukawa indossò controvoglia il casco salendo dietro a Mitsui che partì rombando...non sapeva che Mitsui avesse una moto, né immaginava che a quell'età potesse guidarne una, aveva solo 18 anni in fondo. Avrebbe voluto farlo notare a Mitsui mentre sfrecciava a velocità folle per le strade deserte di Kanagawa a quell'ora di notte, ma anche se avesse provato a parlare dubitava che l'altro avrebbe potuto sentirlo...e poi quello era un sogno no? Scrollò le spalle...

La moto di Mitsui si fermò dopo un tempo che a Rukawa parve eterno...si sentiva lo stomaco in gola.

Si tolse il casco guardandosi attorno, quello era il parco dove si era fermato quel pomeriggio a tirare a canestro, e dove poco dopo sarebbe arrivato il do'hao...si fermò un attimo a riflettere.

 

Vide sé stesso insaccare la palla nel canestro e la voce di Hanamichi raggiungerlo prima che atterrasse. Seguì con aria annoiata la rissa che avevano avuto prima che Sakuragi si allontanasse precipitosamente brontolando qualcosa sull'essere in ritardo. Osservò Sendoh farsi avanti e parlare con lui ma Mitsui gli toccò la spalla scotendo la testa...Senza che se n'accorgesse, si ritrovò a galleggiare a mezz'aria e si accorse che stavano seguendo Sakuragi, che correva a perdifiato per la città, borbottando contro le stupide volpi che facevano perdere tempo al Tensai...Svoltò nella nuova zona commerciale che stavano costruendo. Ne aveva sentito parlare distrattamente a cena al telegiornale. Doveva essere pronta per l'anno nuovo e stavano facendo turni doppi per riuscire a terminarla...cosa ci andava a fare Hanamichi? Anche se un vago sospetto lo aveva, si volse per chiedere a Mitsui ma l'altro gli fece cenno di seguire la scena.

Un uomo corpulento accolse Hanamichi:

- Sei in ritardo Sakuragi

- m..Mi dispiace - balbettò senza fiato il rossino

- Cosa sono quei lividi? - lo guardò sospettoso prendendolo per il mento e scrutandogli il volto - hai fatto a botte eh? Guarda che se causi guai al cantiere io ti licenzio!

- non ho fatto a botte...sono caduto agli allenamenti...-

- Bhè ora vai a lavorare e per recuperare il ritardo ti fermerai un'ora in più...

- ma...sono in ritardo di venti minuti...

- non discutere fila!

Sakuragi passò di fianco a Rukawa che vide la rabbia repressa del giovane che borbottava ancora contro le baka kitsune:

Si volse verso Mitsui:

- Perché deve lavorare? Kogure ha detto che ha un tutore e un lascito!

 

- Ci vuole la firma del tutore per prendere i soldi e quello gli passa solo i soldi dell'affitto...

- Vuoi dire che...

Mitsui annuì mentre gli indicava Sakuragi che dopo essersi cambiato stava trasportando un grosso pacco di mattonelle verso una scalinata

- andiamo qui ne avrà per un pò...

La scena sfumò di nuovo e quando tornò normale erano sempre nel cantiere ma dalla luce Rukawa intuì che dovevano essere passate alcune ore. Hanamichi stava uscendo dal gabbiotto del capo contando una mazzetta di banconote.

- Ci vediamo domani Sakuragi e vieni puntuale!

Rukawa sussultò, l'indomani sarebbe stato Natale...il cuore gli si contrasse in una morsa dolorosa.

Mitsui lo prese per una spalla porgendogli nuovamente il casco.

Questa volta si fermarono davanti ad uno di quei palazzi a schiera tutti uguali. Senza parlare appena furono scesi dalla moto con un gesto della mano Mitsui li trasportò all'ultimo piano e attraversarono una porta su cui spiccava il nome Sakuragi.

L'interno della stanzetta ammobiliata era lindo e in ordine. Rukawa si sarebbe aspettato di trovare un caos colossale...Hanamichi sedeva in ginocchio davanti al mobiletto basso nell'angolo, davanti a due cornici listate a lutto. Accese un bastoncino d'incenso e giunse le mani.

- Buon Natale okasan e otosan...- mormorò piano chiudendo gli occhi

Dopo alcuni istanti di preghiera silenziosa

Si sedette al tavolino basso nel centro della stanza, posando la testa sulle braccia conserte:

- Buon Natale Hanamichi...- mormorò mentre da fuori giungevano i primi rintocchi della mezzanotte

Rukawa si avvicinò piano allungando una mano verso la massa di capelli rossi di Sakuragi, passandola piano tra quelle ciocche di quel colore così assurdo...si era aspettato di attraversarlo come era successo a Kogure all'istituto e invece sussultò al contatto con la sericità tiepida di quei capelli contro la sua pelle fredda...

Hanamichi alzò la testa sorpreso e per un istante i loro occhi furono incatenati per un attimo prima che la stanza sparisse e lui si ritrovasse in una stanza d'albergo...

 

Suo padre sedeva sulla poltrona di fianco ad un tavolino su cui stava un telefono:

- Tesoro...vieni...- disse volgendo il capo verso la porta di legno chiaro che si aprì rivelando sua madre in un elegante tailleur color champagne che si allacciava un orecchino:

- Dai chiedi la linea al centralino manca poco ormai - gli disse impaziente avvicinandosi

- calma, calma...tanto lo sai che sarà li vicino al telefono, no?

- già magari addormentato sul divano - il tono dolce era lievemente malinconico - metti il viva voce mi raccomando!

Si sedette sul bracciolo della poltrona prendendo la mano del marito e stringendola forte, l'altro si voltò a sorriderle mentre sollevava la cornetta.

Rukawa si avvicinò mentre sentiva il suo cuore battere violentemente

- Pronto...- la sua voce risuonò nella stanza e sussultò, faceva uno strano effetto essere lì a guardare i suoi al telefono che parlavano con lui dall'altro capo del mondo

- ciao tesoro siamo noi...

- lo so...-

Sua madre sorrise ma era triste lo vedeva dal velo nel suo sguardo

- va tutto bene?

- sì mamma tutto bene

Osservò attentamente i suoi, mentre parlava con loro prima, non si era reso conto di quanto il suo tono fosse freddo, si chiese se loro ne fossero feriti, non lo faceva apposta era il suo carattere. Eppure se pensava a quel bambino che rideva tra le braccia di suo padre vestito da Babbo Natale, un calore si dipartiva dal suo cuore unito ad una tristezza profonda se pensava ai Natali di Sakuragi così freddi e diversi dai suoi...

- ti vogliamo bene caro...- chissà se qualcuno lo aveva mai detto a Sakuragi

Mentre i suoi deponevano la cornetta Rukawa mormorò:

- anche io...

Accanto a lui Mitsui sorrise ma non disse nulla.

 

La stanza d'albergo sparì e mentre riappariva la sua camera da letto a Kanagawa udì la voce di Mitsui:

- l'ultima visita alle tre...l'ultimo spirito Kaede...

 

Kaede guardò l'orologio sul comodino, mancavano appena due minuti alle tre. Tra poco sarebbe arrivato il terzo spirito.

Prese a fissarsi le mani, pensando alle informazioni che aveva appreso in quelle poche ore. Si chiese per un istante perché proprio lui. Già! Perché proprio a lui gli spiriti del natale confidavano tutte quelle cose del passato e del presente di Hanamichi?

Passato, presente. La sua mente scattò improvvisamente. Quindi il terzo spirito, doveva essere proprio...

-...il futuro Kaede. Esattamente come pensi. -

Rukawa sussultò inconsapevolmente. Era stato preso alla sprovvista ed ora era ancora più spaventato di prima. Davanti a lui, in piedi, c'era una figura ammantata di nero e d'ombra. La sua voce bassa e tagliente echeggiava ancora nella camera da letto come una preghiera, o una maledizione. Non era quella che si poteva definire una voce flautata. O forse era solo il terrore che si era impossessato di lui a farglielo pensare?

- Molto probabile... - L'alta figura rispose per la seconda volta ad un suo pensiero, e Kaede non ebbe più dubbi. Gli leggeva nel pensiero!

Il ragazzo ancora in pigiama socchiuse gli occhi cercando di affinare la vista e vedere chi si nascondeva sotto quell'ampio mantello nero. Chi poteva essere a impugnare una falce enorme come quella che aveva in mano quel fantasma. Una falce decorata d'arabeschi, ma linda e pulita, come se non avesse mai versato una singola goccia di sangue. E probabilmente era vero, non era mai stata lordata da sangue umano o animale che fosse. Lo sentiva. Quello spirito non era cattivo come voleva sembrare.

Ma chi poteva essere allora? Dopo Kogure e Mitsui...che fosse l'ultimo senpai del terzo anno? Che fosse il capitano Akagi?

- Questa volta ti sbagli Kaede... -

Sentì di nuovo la sua voce rispondere alla sue elucubrazioni personali, e fece appena in tempo a vederlo allungare una mano scheletrica verso il suo cappuccio...con stupore si accorse che non era affatto scheletrica ma in carne, e pelle!

Lo sentì ridacchiare, probabilmente ai suoi pensieri sciocchi, e non poté fare a meno di dargli ragione. La figura si abbassò finalmente il cappuccio, e lui poté vederlo in viso. Rimanendo estasiato e immobile. Puro terrore e stupore shockante come nient'altro lo pervasero.

Davanti a lui c’era Hanamichi come non lo aveva mai visto. Sorride dolcemente, e quasi gli fece più paura quel sorriso triste che gli rivolge adesso, piuttosto che la risata di scherno di poco fa. Il suo aspetto è più maturo di quello che ha ora. E' bello, e non si vergognò ad ammetterlo. Di una bellezza selvaggia, ma al contempo triste e rassegnata. Una belva domata.

Lunghi capelli rossi gli ricadono fin sulle spalle, rossi come il sangue, un colore che quasi lo ipnotizzava.  

Sussultò cadendo dalle nuvole quando la sua mano ghiacciata lo afferrò per il polso. Si ero incantato a guardarlo, e lo colse alla sprovvista.

- Andiamo, ti faccio vedere come sarà il Natale... -

Lo stringe più vicino e una nube di fumo nero li avvolge, provocando un eccesso di tosse.  Quando smise di tossire Rukawa si ritrovò aggrappato al suo braccio mentre levitavano davanti alla finestra dell'orfanotrofio, lo stesso dove Hana era cresciuto. Un presentimento colpì Rukawa che si volse a guardare sconvolto il fantasma.

- E' dovuto tornare qui dentro dopo la morte del tutore. Era un alcolizzato ed è morto assiderato per strada. Le autorità hanno bloccato il denaro fino a quando non avrà raggiunto la maggiore età. Quindi per più di due anni. -

- Due anni? Vuol dire che ne ha diciotto? Ha finito la scuola? -

Lui sembra triste mentre annuisce, continuarono a muoversi galleggiando, fino ad una finestra. Passando davanti a quella attraverso la quale Sakuragi bambino guardava la neve. Salirono ancora bloccandosi all'improvviso. Lo spirito lo strattonò e con sua somma sorpresa passarono attraverso il muro, entrando in una stanza fredda.

Rukawa portò le mani attorno al corpo, come per proteggersi dal freddo, ma si accorse di non sentire freddo,almeno non fisicamente. Il suo corpo non sente né calore né gelo. E' la sua mente a sentirli. Il suo cuore.

Osservò la stanza buia e quando finalmente riuscì ad abituarsi all'oscurità quel che vede gli fece quasi uscire gli occhi dalle orbite.

Hanamichi è lì seduto sul letto. La sua testa poggia su una delle ginocchia che tiene attaccate al petto. Gli occhi fissano un punto imprecisato della stanza. I capelli lunghi e ondulati sono raccolti in un codino che gli ricade sulla spalla, neri.

Guardò più attentamente il suo viso notando una cicatrice, anzi...una bruciatura, intorno agli occhi, che continuano a fissare il vuoto, bianchi. Non sarà mica...

- Un incidente al cantiere dove lavorava. E' rimasto del tutto cieco, avrebbero potuto operarlo ma non aveva soldi a sufficienza, così ha perso la vista.

- Ma...ma com'è successo?? – Rukawa era talmente sconvolto che si sentì mancare la voce. Proprio lì, perché? Non era stato già sufficientemente sfortunato? (bella domanda Kaede ma ricorda chi scrive la fic ^^''' NdTrio).

- Ha voluto salvare un collega. Stava per cadergli sulla testa un secchio di cemento fresco, nessuno se n'era accorto. Solo lui. Da quell'altezza e con quel peso, se l'avesse colpito sarebbe rimasto ucciso. -

- E...e lui l'ha salvato? -

- Si è gettato per scostarlo, il secchio è caduto e il getto di cemento gli ha colpito la faccia. -

Per salvare qualcun altro, lui ci ha rimesso la vista.

- E l'assicurazione?

Lo spirito scuote la testa tristemente:

- Lavorava in nero. -

Rukawa strinse i pugni serrando gli occhi per non vedere, per non pensarci. Ma quello sguardo vacuo glii penetra la mente. Quella vitalità che conosceva è del tutto scomparsa. Questo non è l'Hanamichi che credeva di conoscere!

E quei capelli, come mai?

- Perché sono neri? – Lo spirito gli chiede in sintonia con il suo pensiero.

Annuì incapace di parlare.

- Sono state le donne dell'orfanotrofio. Non sopportavano quel colore, non l'avevano ai sopportato. Così hanno deciso di tingergli i capelli senza dirgli nulla, con la scusa che è cieco e che ha bisogno di aiuto.

Ma, senza dirgli nulla. Ma come? E lui non s'è accorto di nulla? No, Kaede dentro di sé percepì la sicurezza che l’altro lo sapesse. Lo si capisce dal modo in cui si tocca i capelli sulla spalla.

Chiude gli occhi e poggia la testa al muro. Inspira una grande quantità d'aria e lo vedo trattenere il respiro, come in apnea. Ma che fa?

Dopo qualche secondo butta fuori l'aria immessa e si alza di scatto dal lettino.

Rukawa lo guardò senza capire...cosa significano tutti questi gesti senza senso?

Dopo qualche attimo di completa immobilità il suo piede inizia a tamburellare sul pavimento, la sua mano rimane poggiata al muro, scorre fino a quando non entra in contatto con il vetro freddo. Gelido.

Sembra soddisfatto, tanto che poggia la fronte contro la lastra trasparente e sorride del brivido che gli attraversa il corpo.

La sua mano scivola fino alla maniglia e con un movimento fluido la gira fino allo scatto che dichiara aperta la finestra.

Nello stesso istante Kaede fa un passo in avanti, due, tre, fino ad arrivargli accanto. Alla destra di Hanamichi che allunga la mano per afferrare i fiocchi di neve che candidi come il latte, gli si poggiano sui palmi.

Rukawa si ritrasse sconvolto, le sue labbra avevano fatto qualcosa a cui non erano più abituate, un sorriso. Lui, in quella situazione assurda, un momento in cui Sakuragi si comportava come un pazzo, un insano di mente innocente quanto un bambino; lui aveva sorriso.

- Non fartene una colpa. E non sorprendertene nemmeno. Quel sorriso è la ragione per cui noi abbiamo scelto te. -

La ragione? Che ragione? La sua mente investigava quella frase, avrebbe voluto chiedere spiegazioni allo spirito, ma un rumore proveniente da Hanamichi lo costrinse a voltarsi.

Tutto accadde come in un sogno, un sogno brevissimo, ma allo stesso tempo lungo quanto una vita, quella di Hana.

Il ragazzo si sporgeva dalla finestra nel tentativo di afferrare qualche fiocco di neve, ma ben presto si accorse che il tetto impediva che gli cadessero abbastanza vicini da poter essere afferrati. Aveva poggiato un ginocchio sul davanzale per poter avere più movimento, ma nulla di fatto. Non riusciva ad afferrare nulla. Anche se ne prendeva uno o due, questi gli scappavano dalle mani, sciogliendosi. Kaede allora vide il suo viso farsi serio, come se il bambino di prima si fosse fatto da parte, Sakuragi sorrise, un sorriso triste e amaro, che gli fece accapponare la pelle. Lo vide tendere la mano verso il vuoto, il braccio che si manteneva al davanzale fare leva, il suo corpo scattare in direzione del cielo, come un angelo.

Che triste paragone, semmai, un angelo con le ali spezzate.

Poi tutto successe ancor più velocemente di prima, senza che la sua mente potesse anche solo pensare. Si spinse in avanti, senza pensare che poteva rimanerci ucciso, dietro di lui c'era ancora lo spirito, che lo trattenne dal saltare dietro ad Hanamichi, il fumo lo avvolse di nuovo e nuovamente non distinse più quel aveva attorno.

 

 

Riaprì gli occhi come quando si è appena svegli. Tutto apparve poco a poco, i colori si definivano nella sua mente con sempre maggior precisione.

- Come va? -

La voce quasi metallica dello spirito lo scosse, all'improvviso si era del tutto ripreso.

- Potrei stare meglio... -

Ora si trovava di fronte alla porta dell'orfanotrofio. Hanamichi galleggiava ancora a mezz'aria, nel momento prima dell'impatto col suolo.

- L'hai salvato! - Ne era felice, davvero felice.

- No...- la voce monotona, tanto simile alla sua per un attimo s'incrinò - ...solo tu puoi. -

- Non capisco. - Davvero non capiva, e non da adesso, era tutta la notte che non capiva quel che stava accadendo.

- Se adesso io trasformassi Hanamichi in un bambino, tu saresti capace di renderlo felice? -

- Io? - compitò il monosillabo più a se stesso che all'altro.

- Tu. Solo tu puoi; e non accetto ma o no come risposta! -

- Si, ma... -

- Bene! Allora è deciso! -

- Ehy! Tu...ascolta quando la gente parla! Do'aho!!!! -

Troppo tardi, lo spettro aveva già alzato una mano luminescente, e in un improvviso bagliore tutto era scomparso nel nulla. Capiva solo di avere sonno, e che nulla avrebbe potuto impedirgli di dormire.

 

* * *

 

Le dediche sono già state fatte nella prima parte...però qui c'è da fare un annuncio (rullino i tamburi ^^''')

Il trio a Delinquere SPA comunica ufficialmente che è consapevole che i personaggi di questa fic appartengono ai rispettivi autori, che dal loro uso non traggono profitto alcuno se non il diletto che ne deriva dallo scrivere usandoli a nostro piacimento (poi li rimettiamo a posto sigh -_-). C'è una cosa che  ci è venuta in mente e riguarda questa ff e una persona a noi molto cara…

Allora noi Trio a delinquere decidiamo che il piccolo Hana chibi presente in questa ff viene regalato a padrona Naika, che ci sfama ci cura ed è una padrona dolcissima...questo è il nostro regalo di Natale(avremmo voluto fare dell'altro ma non c'è nè stato il tempo, sarà per un altra occasione): un piccolo Hana chibi tutto per te...

Ti vogliamo un mondo di bene Padrona e aspettiamo la pappa ^*******^

P.S. ah sia chiaro se adotti Hana chibi ti becchi pure Ru perchè non c'è verso di staccarli quei due

AUGURIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

 

 

25 dicembre

 

 

 

Kaede Rukawa si girò nel letto, disturbato da qualcosa che non riusciva ad identificare. Aprì gli occhi faticosamente. Il momento del risveglio era per lui davvero traumatico, di solito sua madre entrava in camera per svegliarlo con delicatezza carezzandogli i capelli e sussurrandogli parole gentili fino a che lui non emergeva faticosamente dalle spire vischiose del sonno...

Si mosse infastidito nel dormiveglia c'era qualcosa che il cervello cercava di dover ricordare ma non riusciva a ricordarsi cosa...

Aprì gli occhi sedendosi sul letto. Guardò l'orologio sul comodino, erano le 8:00 del mattino ed era la mattina di Natale, perchè diavolo si era svegliato così presto? Poteva dormire ancora un po'. Tornò a sdraiarsi nel tepore della trapunta rannicchiandosi verso il muro...dopo neppure cinque secondi spalancò gli occhi sollevandosi di scatto a sedere, fissando il materasso incredulo...Sdraiato accanto a lui rannicchiato contro il suo fianco stava...stava...Un piccolo Sakuragi! I capelli, rosso ciliegia sparsi sulle candide lenzuola di cotone. Dormiva placido: la boccuccia socchiusa, le ciglia a velare lo sguardo nocciola. Il piccolo si mosse infastidito dal cambio di temperatura, socchiudendo piano gli occhi e mettendosi a sedere. Rukawa continuava a fissarlo senza riuscire a capacitarsi...il bambino si sfregò un occhio con la mano poi puntò i due grandi occhi nocciola su di lui.

Trattenne il fiato aspettandosi di vederlo scoppiare a piangere alla vista di uno sconosciuto

Il bambino fece qualcosa d'inaspettato, prima spalancò gli occhi e poi sorrise, un sorriso che gli illuminò gli occhi...si mise a saltellare sul letto battendo le manine e ridendo felice:

- sei venuto...sei venuto...-continuava a ripetere

- ehi doh...- Rukawa si fermò mordendosi il labbro, non poteva chiamare Dohao un bambino di 4 anni anche se questo bambino era una versione mini di Sakuragi - Hanamichi...- deglutì era la prima volta che lo chiamava per nome. Il bambino non lo ascoltava  ma continuava a rimbalzare sul materasso del suo letto all'occidentale, canticchiando felice.

- lo sapevo i desidei ci avveano!

Rukawa lo prese delicatamente per il braccio facendolo sedere accanto a sé. Cominciava ad avere mal di testa:

- stai un attimo fermo e spiegami...

Hanamichi si sedette accanto a lui guardandolo sempre sorridendo...

- ti ho visto iei notte fuoi dalla finesta dell'...orotrofio - esitò nel dire quella parola e per un attimo Rukawa vide la paura e il dolore attraversare lo sguardo del piccolo

- mi hai visto?

Il bambino annuì mentre il suo sguardo s'illuminava di nuovo.

- ti ho chiesto di venirmi a prendere

Rukawa sussultò...aveva visto il piccolo Hana muovere le labbra dietro quel vetro ma non immaginava che avesse detto quelle parole, nè che lo avesse visto. Kogure aveva detto che non poteva vederlo e allora perché...Il pensiero gli si bloccò a metà quando il piccolo Hana gli prese la mano mettendola contro la sua:

- ohhh come è grande...- mormorò piano

Rukawa ritirò di scatto la mano sorpreso del calore e della dolcezza che quel gesto gli aveva risvegliato dentro. Il bimbo si ritrasse, riparandosi la testa in un istintivo gesto di difesa, si rese conto di averlo spaventato. Magari all'orfanotrofio lo picchiavano. Strinse le mani a pugno per un attimo travolto dalla rabbia per chi poteva fare del male ad un bambino così piccolo; poi osservò il piccolo tremante che cercava di farsi più piccolo possibile, sempre in attesa del colpo. Allungò una mano e gli carezzò piano i capelli. Erano soffici e sottili sotto le sue dita anche se avevano quel colore assurdo. Il bambino si rilassò guardandolo da sotto in su, pareva sorpreso che non lo avesse picchiato...

- Dai scendiamo a far colazione...- mentre diceva quelle parole si chiese cosa diamine avrebbe potuto dare da mangiare a un bambino di...quanti anni poteva avere?

-lo sai quanti anni hai? - gli chiese guardandolo

Il bambino annuì e assumendo un aria solenne alzò la manina ripiegando il pollice con qualche difficoltà contro il palmo:

- Hanamichi, quattro anni - compitò tutto fiero come se fosse una lezione imparata alla perfezione - sono grande...

Kaede lo guardò sorpreso, era talmente deperito e magro da dimostrarne di meno di quanto aveva dichiarato.

 

Lo prese in braccio per portarlo in cucina visto che era senza ciabatte. Il piccolo Hanamichi gli allacciò le braccine attorno al collo e affondò la testolina nella sua spalla. Sentiva il piccolo cuore battere placido contro il suo petto e i capelli fargli un piacevole solletico sul collo. Scese le scale facendo attenzione a non cadere ed entrò in cucina. Fece sedere il piccolo Sakuragi su una sedia. Il bambino gli regalò un sorriso immenso spalancando gli occhi mentre si guardava attorno. Rukawa si grattò la testa pensieroso, che cosa poteva dare al piccolo per colazione?

Dopo attenta riflessione davanti al frigorifero decise che latte e biscotti erano la soluzione migliore. Mise a scaldare un pentolino con del latte e prese dalla credenza una di quelle grosse tazze in ceramica bianca, che sua madre aveva comprato quando a lui era venuta la mania di mangiare cereali a colazione. Cercò anche dei biscotti...

Mise tutto davanti al bambino che lo guardava con gli occhi sempre più spalancati:

- tutto per me??? - chiese mentre il cuore di Kaede si stringeva nuovamente quando lo vide annuire sorrise ancora di più - grazie onisan!

- mangia ora prima che si freddi il latte ...- borbottò imbarazzato mettendogli davanti la tazza con il latte caldo.

Si volse verso il frigo prendendo il cartone del succo di frutta e versandosene un bicchiere abbondante. Poi si sedette davanti ad Hanamichi sorseggiando piano e osservandolo mangiare. Il bambino guardava stupefatto quella montagna di biscotti davanti a lui...Aveva la stessa espressione con cui all'orfanotrofio guardava l'unico cioccolatino che costituiva il suo regalo di Natale, quasi avesse paura che scomparisse...

- Hn non mangi - gli disse Kaede

- Ci - annuì con forza, prese un biscotto e lo intinse nel latte continuando a fissarlo. Sembrava quasi avesse paura di contrariarlo, Kaede si chiese come lo avessero trattato all'orfanotrofio per renderlo così timoroso. Finì il suo succo di frutta e si alzò per riporre il bicchiere nel lavandino. Il bambino saltò giù dallo sgabello con ancora in mano il biscotto intinto per metà nel latte.

- Cosa fai?- lo fece sedere nuovamente - io arrivo subito, tu finisci il latte e tutti i biscotti che vuoi ok?

- ci...

 

Risalì le scale entrando nella camera dei suoi genitori, sua madre doveva avere nella cassapanca di legno ancora degli abiti di lui bambino, non poteva certo far andare in giro Hana vestito con quella maglietta sgualcita e poi c'era da pensare anche a cosa fare in quel periodo.

L' ultimo Spirito era stato chiaro! Doveva rendere felice Hanamichi...sospirò; fino ad ora la cosa era più facile del previsto, ci voleva talmente poco per renderlo felice, ma qualcosa gli diceva che non era qualcosa di materiale quello di cui Hanamichi aveva bisogno, ma era calore affetto...gioia...solo che Rukawa non comprendeva perché la scelta dovesse essere ricaduta proprio su di lui. Si strinse nelle spalle continuando a cercare.

Quando scese al piano di sotto e rientrò in cucina non trovò Hanamichi seduto sulla sedia, vide con soddisfazione che aveva bevuto tutto il latte e mangiato molti biscotti...Ma dov'era andato ora?

Si affacciò alla porta della cucina chiamandolo:

- Hanamichi...

Il bimbo non rispose, allora mosse un passo in direzione della porta d'ingresso, potrebbe essere uscito. Sentì sotto le sue ciabatte qualcosa...per terra c'era una scia di briciole di biscotti che portava dritto in salotto

La seguì piano...Hanamichi era là,la piccola manina tesa verso quell'albero spoglio  che riempiva l'angolo del salotto. Si era completamente dimenticato dell'albero. Sua madre evidentemente lo aveva portato giù dalla soffitta prima di partire, pensando che lui avrebbe addobbato la casa. Cosa che lui non aveva fatto, un pò per pigrizia e un pò perchè farlo da solo senza i suoi genitori lo faceva sentire malinconico:

- Hanamichi -

Vide il bambino sussultare e ritrarsi di scatto con la paura negli occhi. Gli si avvicinò sorridendo o almeno cercando di farlo. Non era mai stato bravo in queste cose.

- cosa facevi?

- guardavo l'albero...è bello non volevo romperlo...

Kaede tossicchiò tanto valeva cominciare da qualche parte:

- quando ti chiamo devi sempre rispondermi capito Hanamichi?

- perchè?

- così posso venire da te...

Il bimbo annuì compito, quella risposta pareva averlo un pò rassicurato:

- Va bene

Kaede guardò l'albero e le scatole delle decorazioni. Hanamichi pareva attratto irresistibilmente da tutto quello, le guardava con curiosità. Si sedette accanto a lui.

- non lo facevate all'orfanotrofio...

Il bambino scosse la testa mentre gli si faceva più vicino, in cerca di calore, ma lo sentì anche tremare come se avesse paure di essere scacciato:

- ti va se lo facciamo insieme? - la felicità negli occhi di Hanamichi si accese cancellando le lacrime che minacciavano di tracimare

- davvero? - disse con vocina tremante

Rukawa annuì:

- ...ma prima a vestirsi

Il bambino buttò fuori le labbra mettendo il broncio, mentre le lacrime si affacciavano prepotentemente nei suoi occhi:

- Vojo fare l'albero...

- lo faremo...ma ora dobbiamo vestirci

- vojo fare l'albero...- ripeté cocciuto il bambino

Si alzò in piedi sospirando, doveva mostrarsi fermo e deciso, non poteva lasciarsi commuovere o non ne sarebbe più venuto fuori:

- Hanamichi a cambiarci...- disse con un tono leggermente duro.

Vedendo che il bambino si impuntava a non volerlo seguire (hn tu non hai intenzione di darmi una mano vero? NdR io?scherzi mi diverto da morire ^^''' NdL Stronza… ndR), Kaede lo prese in braccio di peso, mentre Hanamichi cominciava a strillare scalciando e grosse lacrime gli scendevano dagli occhi. Salì le scale mantenendo un equilibrio precario con Hanamichi che lo tempestava di piccolo pugni o gli tirava i capelli...quando giunse davanti alla porta di camera sua era passato ai morsi ( esperienza personale ^^''' NdL). Lo mise sul letto assumendo la sua espressione più serie ed arrabbiata riagguantando Hanamichi che cercava di scappare, non sapeva se per timore di essere picchiato o per scendere al piano di sotto. Si inginocchiò ai piedi del letto tenendolo per la vita.

- Hanamichi ascolta...- come si parlava a un bambino di 4 anni?Kaede si fermò qualche istante a riflettere, lui ricordava di essere sempre stato un bambino a cui i genitori parlavano con calma e tranquillità. Sperò vivamente che Hanamichi non fosse uno di quei bambini petulanti e capricciosi che vedeva ogni tanto al parco, lottare con le madri per uno stupido capriccio e che con i loro strilli disturbavano i suoi allenamenti...

- Gno...- si passò un pugnetto sull'occhio arrossandolo ancora di più

- non ho detto che non faremo l'albero...Prima ci vestiamo e poi scendiamo a farlo...

- Ma io volevo farlo subito...-

C'era qualcosa nella vocetta di Hana mentre tirava su col naso che lo colpì profondamente, non era solo un capriccio, in fondo per Hanamichi tutto quello era una novità...ricordava anche lui vagamente che, quando gli avevano regalato il primo pallone da basket, aveva pianto e strillato per un buon quarto d'ora perchè voleva uscire fuori in giardino a provare il suo nuovo pallone da basket.

- ma lo facciamo...adesso ci vestiamo e poi scendiamo...

- promesso?

- Certo...- lo vestì velocemente con quello che aveva trovato in camere di sua madre e poi insieme scesero al piano di sotto, con Hanamichi che corse di filato in salotto saltellando per l'aspettativa.

Rukawa non aveva mai prestato attenzione ai preparativi di sua madre per le decorazioni natalizie. Di solito rientrava in casa dal campetto che erano già tutte sistemate, con suo padre che terminava di collegare le luci. Oppure se per qualche catastrofe naturale non poteva andare al campetto, osservava i suoi genitori, sua madre in particolare, lasciarsi trascinare da un infantile entusiasmo mentre spargevano per la casa tutte quelle luci e ghirlande, senza però partecipare ai preparativi...Ora notava quello stesso entusiasmo in Hanamichi e nei suoi occhi scoprendosi intenerito. Non era un gran cultore del Natale, gli piaceva stare a casa con i suoi certo, assaporare quella dolcezza ma tutto finiva lì. Odiava il consumismo, le folle nei centri commerciali, la ricerca di un regalo che serviva solo a rappresentare qualcosa di materiale e non un pensiero dal cuore...Negli occhi di Hanamichi scorgeva la stessa luce che aveva visto sul suo viso quando kogure gli aveva mostrato i suoi Natali passati. Forse perchè ancora un bambino aveva quell'innocenza in grado di cogliere la vera essenza del Natale...

Hanamichi lo guardava incantato aprire quelle scatole ed estrarre le palline colorate e le luci, allungò una manina esitante a sfiorare quelle sfere di vetro, gli occhi spalancati:

- guarda si mettono su così...- Rukawa tossicchiò un paio di volte, parlare così tanto non era nelle sue abitudini, appese una pallina blu al ramo più vicino - ora prova tu...

Ma il piccolo Hanamichi stava seduto senza ascoltarlo tenendo in mano una di quelle sfere di vetro con l'acqua dentro che se la si scuoteva simulava la neve. Guardava estasiato all'interno dove un angioletto sedeva su un cavallo a dondolo, con una strana espressione concentrata negli occhi.

Rukawa gliela prese dalle mani,girandola un paio di volte e facendo partire il carillon che stava sotto la base, la posò poi vicino a lui osservandolo mentre rimaneva lì gli occhi sempre più spalancati a guardare la neve scendere:

- Ha i capelli rossi...- osservò stupito il bambino sfiorando il vetro

Rukawa sbatté gli occhi un paio di volte non ci aveva mai fatto caso, erano anni che vedeva quella sfera, era di sua madre un regalo di suo padre nei primi anni che si conoscevano...ma sì quell'angioletto aveva davvero i capelli rossi

- hn...

- anche gli angeli hanno i capelli rossi...- il bambino sembrava seguire un ragionamento tutto suo mentre si passava una mano tra i capelli

- Aha - disse Rukawa sollevando un sopraciglio

- ma gli angeli sono buoni...solo i cattivi hanno i capelli rossi

- chi te lo ha detto? - chiese Rukawa anche se ne aveva il vago sospetto. Come si poteva essere così crudeli con un bambino?

- le signore dell'orotrofio 

Si sedette accanto a lui passandogli le dite tra i capelli...soffici e sottili...come quelli di Hanamichi grande che aveva sfiorato per un istante. Se lo guardava con attenzione poteva scorgere le mille espressioni del Dohao sul suo volto infantile, quegli occhioni spalancati avevano la stessa innocenza e dolcezza di quando non sproloquiava sulle infinite doti del Tensai, quel sorriso era pura luce che gli accendeva di riflessi gli occhi castani, non quella smorfia sciocca che riservava alla sorella del capitano. Con un irrazionale moto di egoismo pensò che quel sorriso era solo suo, solo per lui. Gli passò ancora una volta le dita tra quelle ciocche rosse

- non è vero...- sussurrò di fronte allo sguardo di Hana lo vedeva era incerto, voleva disperatamente credergli ma troppe volte in quella seppur breve vita le cattiverie si erano abbattute su di lui. La superstizione, l'ignoranza o la semplice cattiveria lo avevano ferito così profondamente

- davvero?...

- sì...puoi credermi - gli scompigliò i capelli - ora facciamo l'albero

Hanamichi si sedette accanto a lui accompagnando ogni pallina con un ohhh di meraviglia e stupore, tra un inconveniente e l'altro ci misero quasi tutta la mattina a decorare l'albero e la casa con le ghirlande e le candele. Dopotutto Rukawa dovette ammettere di trovarlo piacevole, si scostò un ciuffo di capelli dalla fronte...Hanamichi gli girava intorno guardandolo attento mentre estraeva dalla scatola la stella di vetro che andava sistemato in cima all'albero:

- io...io...- disse il bambino alzandosi sulle punte dei piedi e allungando le braccine verso di lui

Lo guardò per un attimo valutando l'ipotesi di ignorarlo, ma mentre gli passava la stella raccomandandogli di tenerla ben stretta si disse che lo faceva per non sentirlo strillare e piangere un altra volta. Lo prese in braccio aiutandolo a mettere il puntale sulla cima e poi allontanandosi per ammirare l'effetto...Storse la bocca...non era proprio come quello che faceva sua madre, c'erano forse troppe palline sui rami più bassi dove le aveva sistemate Hanamichi e solo alcune sparse nella parte centrale e alta dell'albero...ma andava bene così...Hanamichi ancora in braccio a lui gli gettò di slancio le braccine al collo ridendo. Con un sussulto sentì le piccole labbra del bambino posarsi sulla sua guancia:

- è bello onichan...

 

 

 

Il resto della giornata trascorse in una maniera completamente diversa per Kaede Rukawa. Prima che i suoi partissero aveva pregustato la possibilità di allenarsi anche il pomeriggio di Natale ma con Hanamichi questo non gli era permesso, non aveva voglia di uscire e magari incontrare qualcuno della squadra e dover dare spiegazioni e poi che spiegazioni avrebbe potuto dare?Dopo pranzo però si rese conto che non avrebbe potuto tenere il piccolo Hanamichi chiuso in casa per tutta la settimana. Anche se non lo dava a vedere e cercava di non disturbare, stare davanti alla televisione a guardare i cartoni animati per quanto lo incuriosisse non era il massimo. Sbirciò nel salotto dalla cucina dove stava riponendo i piatti del pranzo (Hanamichi aveva davvero un appetito notevole, aveva spazzolato tutto ciò che gli aveva messo nel piatto anche se sulle prime aveva esitato di fronte a tutta quella roba chiedendo ancora esitante se fosse tutta per lui). Sedeva sul divano ma si agitava inquieto guardando distrattamente il cartone animato alla televisione, e concentrando la sua attenzione sulla finestra lanciando occhiate desiderose al giardino candido che si stendeva fuori. Entrò senza far rumore alle sue spalle

- Hanamichi...vuoi uscire?

Il bambino si arrampicò sulla spalliera del divano guardandolo speranzoso:

- Davvero posso?

- Hn potresti giocare un pò in giardino...

Senza lasciarlo finire Hanamichi saltò giù dal divano saltellandogli intorno felice

Rukawa sollevò il sopraciglio nascondendo con uno sbuffo il sorriso che gli stava nascendo spontaneamente sul viso...Era rumoroso anche da piccolo il dohao...

Gli fece indossare una giacchetta pesante e una sciarpa, calcandogli sulla testa un cappellino di lana colorata, che il bambino si tolse scompigliando la gia ribelle chioma rosso ciliegia. Rukawa sbuffò prendendogli il berretto dalle mani e calcandoglielo nuovamente in testa senza dire nulla. Lo fece con troppa forza coprendogli così anche un occhio, e il bambino sbuffò imitandolo e sollevando la lana dall'occhio:

- Hn...- fece sorridendo il bambino

Proprio quando Rukawa aprì la porta di casa, il telefono squillò:

- resta qui dove posso vederti ok e non uscire. io arrivo subito

Corse a rispondere alla telefonata dei suoi genitori che volevano sapere come se la stava passando il giorno di Natale.

- com'è che non sei al campetto? - lo canzonò sua madre con una nota di sollievo nella voce, evidentemente era contenta che almeno il giorno di Natale avesse rinunciato ai suoi allenamenti

- Hn nevica...- disse osservando dalla finestra il piccolo Hanamichi fermo al centro del giardino le braccia spalancate il berretto di lana ai suoi piedi,la faccia rivolta verso l'alto e la bocca aperta che cercava di mangiare il fiocchi di neve

- Va tutto bene? -

- sì mamma...

 

Hanamichi rientrò dalla sua incursione in giardino completamente coperto di neve, le gote rosse e gli occhi brillanti di felicità...

- è buona la neve? - gli chiese Rukawa mentre salivano le scale

- non è dolce onichan - c'era una nota di delusione nella vocina di Hanamichi - però è fredda

- sei proprio un dohao...- si scoprì a mormorare con tenerezza piano in modo che il bambino non sentisse.

Fare il bagno ad  Hanamichi si rivelò per Kaede un impresa ben più dura che battere il Ryonan ai campionati nazionali (esagerato per  quello che ci vuole ^_^ NdL Se vuoi glielo faccio io *__* NdA O__O Da quand'è che sei pedofila??? NdD Non sono pedofila >__< NdA). Nel giro di un quarto d'ora si era ritrovato bagnato fradicio e coperto di schiuma fino alle orecchie, con un Hanamichi ridente immerso nella vasca da bagno che spruzzava acqua in tutte le direzioni.

- Hana! -Sbottò esasperato all'ennesimo schizzo che gli fece volare un ciuffo di schiuma sulla punta del naso...Hanamichi lo guardò per nulla spaventato, e lanciando un'occhiata veloce allo specchio dietro di sè poteva anche dargli ragione. Come poteva incutere disciplina se era pieno di ciuffi di schiuma ovunque, sospirò cercando di risciacquare la testa del piccolo senza fargli andare lo shampoo negli occhi. Lo tirò fuori dalla vasca e lo avvolse in un telo...frizionandolo con attenzione e cercando di essere delicato. Lo portò in camera mettendolo in mezzo al letto per poterlo vestire con il pigiama:

 

- guadda nevia...- esclamò felice il piccolo scendendo dal letto e avvicinandosi alla finestra, schiacciandoci contro il naso e le manine

- Hanamichi vieni fa freddo, sei scalzo...

Ma Hanamichi non lo ascoltava era rapito a guardare i fiocchi candidi che cadevano dal cielo:

- la neve è bella onichan...

Si inginocchiò accanto a lui infilandogli la giacchetta del pigiama, i pantaloni e le pantofole. Poi restarono così, accanto alla finestra a guardare la neve che scendeva lieve dal cielo, mentre qualcosa si scioglieva dentro al cuore di Kaede Rukawa ma sapeva che non era solo per quel bambino, era per il Sakuragi grande che non aveva ricevuto affetto, calore. Se leggeva certi suoi comportamenti alla luce di quelle rivelazioni tutto assumeva significati diversi e più veri. sakuragi non era uno sbruffone scavezzacollo attaccabrighe...C'era di più dietro quella maschera, quella commedia recitata forse per difesa o forse per pudore...E lui, mentre stava lì con il piccolo Sakuragi rannicchiato contro il fianco a guardare la neve cadere, si ritrovò a desiderare di scoprirlo. Di capire chi fosse il vero Hanamichi, non il Dohao o l'autoproclamatosi Tensai del basket...

Sarebbe stata un lungo periodo...

 

 

26 Dicembre

 

 

Rukawa si svegliò quando la luce del sole gli colpì gli occhi. Mugugnando, tirò le coperte sopra la testa, riprendendo a dormire. Si stava così bene al calduccio sotto le coperte, l'aria nella stanza era fredda e non invitava a uscire dal cumulo di coperte. Sbadigliò abbracciando il cuscino quando improvvisamente ricordò che accanto a lui avrebbe dovuto esserci il piccolo Hanamichi. ... che fosse caduto dal letto senza che lui se ne accorgesse? Si mise a sedere di scattò con gli occhi spalancati e una mano che già cercava a destra e a sinistra del letto senza tuttavia trovare (nessuna zamp... ok ritorno seria -.-'' NdD) nessun braccino e nessuna gamba. Dove diavolo era finito?Possibile che...

- Onichan? - chiamò Hanamichi guardandolo con un sopracciglio alzato.

Rukawa alzò lo sguardo e vide Hanamichi seduto vicino la finestra con le mani appoggiate al vetro che lo osservava con la fronte corrucciata probabilmente cercando di capire cosa il suo onichan stesse cercando.

Beh, almeno non l'aveva buttato giù dal letto durante il sonno, si tranquillizzò Rukawa.

- Cosa ci fai lì? Non hai freddo? - chiese al bimbo.

- Fa freddo.. ma non così tanto come facea freddo doe ero prima. - spiegò il piccolo Hanamichi.

Rukawa rimase a fissarlo qualche minuto e Hanamichi sentendosi osservato spostò il peso del suo piccolo corpo da un piede all'altro. Rukawa non sapeva cosa pensare, la frase detta così candidamente e innocentemente da Hanamichi poteva avere mille significati. Il Freddo a cui si riferiva Hanamichi era senz'altro un freddo legato alla temperatura, tuttavia Rukawa non poteva non associare quella parola a un freddo di tipo diverso. Un tipo di Freddo che non dipendeva dalle condizioni atmosferiche ma dalle condizioni in cui si vive...

- Vieni qui, Hanamichi...

Il bambino obbedì immediatamente arrampicandosi sul letto, Rukawa lo fece sedere tra le sue gambe e lo abbracciò, coprendo entrambi con la coperta.

- Onichan... - chiese mentre Rukawa gli passava una mano tra i soffici capelli rossi ora profumati, più morbidi e di un rosso ancora più acceso.

- hm?

- All'ofo...orafanofio...orafonofi....

- orfanotrofio... - suggerì Rukawa vedendo che il bambino cercava di pronunciarlo nel modo giusto.

Hanamichi annuì. - Ofanotrofio... - ripeté diligentemente, - non ci tornerò più? - alzò il mento, buttando la testa indietro e appoggiandola alla grande spalla del suo onichan per vederlo meglio.

 

Rukawa aveva quegli enormi occhi nocciola puntati addosso. Avrebbe voluto dirgli che nessuno l'avrebbe riportato in quel posto squallido ma avrebbe mentito... e non voleva farlo, cercò così, disperatamente delle parole che lo tranquillizzassero, senza tuttavia essere false.

- resterai qui con me... almeno per un pò di tempo.

Hanamichi sbatté gli occhioni ma sembrò che la risposta lo accontentasse almeno per il momento. Allungò una manina verso il viso di Rukawa e tirò una ciocca di capelli scuri.

- anche a me diventeranno neri? - chiese serio.

- non credo...

- anche se farò il buono? - chiese rabbuiandosi.

Rukawa sospirò, non sapeva esattamente perchè ma Hanamichi aveva quella strana idea che i capelli rossi equivalessero ai cattivi o comunque al male.

- Il rosso è un bel colore...

- ... - Hanamichi non ne sembrò molto convinto. Prese in mano una ciocca dei suoi capelli e la tirò sul viso cercando di osservarla meglio. Era così buffo che a Rukawa venne da sorridere. Si alzò dal letto portando in braccio Hanamichi e la coperta con la quale avvolse entrambi. Recuperò uno specchio dal bagno di sua madre e ritornò nella sua camera mettendosi davanti alla finestra, posando lo specchio davanti a sè.

- Rosso è un bellissimo colore. - ripeté scompigliando i capelli del bimbo che inondati dalla luce del sole si erano accesi di mille riflessi rubino. Il bambino guardò con gli occhi spalancati nello specchio.

- è uno specchio magico! - esclamò alla fine puntandolo con un dito. - fa sembrare tutto più bello!

Rukawa non riuscì a trattenere una risata.

 

(non chiedetemi che sto scrivendo... è uscita così -.-'' ziaaa assumiti le tue responsabilità!!! é_è sta cosa cola miele da tutte le parti!!! *_* ohhhhhhhhhhhhhhhh bellissima. Ih, ih, ih quando la legge Anny muore per iper glicemia ^^ NdL)

 

Dopo colazione Rukawa aveva riportato Hanamichi nella stanza in modo che potevano vestirsi entrambi. Posò il bambino sul letto mentre lui cercava dei jeans e un maglione puliti nell'armadio, si cambiò e quando si girò, stava per rimanere a bocca aperta. Hanamichi si era tolto il pigiama e cercando di imitarlo, stava cercando di infilarsi il maglioncino.

Tuttavia era rimasto impigliato e non riusciva a far uscire la testa dall'apertura giusta. Spingeva e tirava con le manine il maglioncino ma la testa non poteva certamente passare per la manica. Rukawa scosse la testa...era decisamente un piccolo dohao. Si avvicinò al letto e spostò la maglia in modo che la testa potesse uscire dalla parte giusta. Una massa di scompigliati capelli rossi lo salutò accompagnata da un enorme sorriso.

- Sono stato bravo? - chiese con gli occhi speranzosi.

Rukawa sospirò, sembrava che il piccolo Hanamichi avesse costantemente bisogno di rassicurarsi che stesse facendo la cosa giusta.

- Sei stato bravo, ma devi fare un altro pò di pratica. - gli disse finendolo di vestire. Ebbe qualche difficoltà nel riuscire a legargli i lacci delle scarpe. Dovette chiamarlo ad alta voce per fargli smettere di dondolare i piedi. Non gli piaceva tenere i piedi rinchiusi in qualcosa di stretto ma non poteva neanche lasciarlo andare in giro scalzo!! Fosse stata estate l'avrebbe anche lasciato andare ma si rifiutava categoricamente di lasciarlo andare in giro a piedi nudi quando fuori nevicava!!

Hanamichi saltò giù dal letto e iniziò a curiosare per la stanza mentre Rukawa riordinò il letto. Quando finì si guardò intorno ma non vide Hana. Quel bambino stava iniziando a sparire un pò troppo spesso per i suoi gusti. Osservando meglio la stanza si accorse che Hanamichi si era rannicchiato sotto la scrivania. Si inginocchiò accanto alla scrivania e osservò Hanamichi che sedeva scomposto con in grembo la palla da basket. Le piccole manine accarezzavano la superficie ruvida della palla con infantile curiosità.

- Che stai facendo? - chiese e il bambino sussultò, arrossendo, per essere stato colto in fragrante. Lasciò andare di scatto la palla che rotolò ai piedi di Rukawa.

- Io non l'ho rotta.. stavo solo guardando...- le frasi gli uscivano veloci e sicure come se le avesse dovute ripetere tante altre volte ma quando Rukawa alzò la mano, si rannicchiò istintivamente su se stesso coprendosi la testa con le mani. L mano di Rukawa si fermò a metà strada.

Non ci aveva fatto caso prima ma... sulle mani e sulle braccia del bambino c'erano dei piccoli lividi, alcuni stavano ormai sbiadendo, altri invece erano più recenti. Quando gli aveva fatto il bagno li aveva attribuiti a i normali lividi che i bambini si procuravano giocando... ma ora pensava che quei lividi erano stati procurati da tutt'altro.

Serrò la mano a pungo. Come si potevano picchiare dei bambini? Per quanto fossero casinisti, dispettosi, birichini.. nessun bambino poteva aver fatto qualcosa per cui essere picchiato così forte.

Aprì la mano e scompigliò i capelli di Hanamichi che alzò il viso sorpreso.

- Sai cos'è? - gli chiese indicando la palla. Hanamichi scosse la testa.

- E' una palla da basket... Ti piace il basket? - gli chiese Rukawa e il bambino scosse la testa. Naturalmente non lo conosceva, non sapeva neanche cosa fosse una palla da basket (¬_¬ Ru... - NdDany – è_è non fiatare.. NdRu)

- Allora bisogna rimediare. - Annunciò Ru alzandosi in piedi.

 

L'aveva imbacuccato per bene con sciarpa guantini e capellino e l'aveva portato al parco con l'intenzione di fargli vedere cosa era il basket. Rukawa non aveva mai avuto dubbi che se Hanamichi avesse iniziato a giocare prima seriamente a basket ora sarebbe stato sicuramente uno dei migliori giocatori del Giappone, proprio come lui o sendoh. (la modestia... questa sconosciuta NdDany - Sono le 03,34 non hai ancora sonno? Va a dormire! NdRu - Non posso devo finire la mia parte stasera! Ordine della zia Le! >_< NdDany Scriviiiiiiiii siamo in ritardo è___è NdL)

Il campetto era completamente ricoperto da un folto strato di neve, che nessuno aveva ancora spalato. Rukawa scosse la testa, aveva dimenticato che il 26 Dicembre era festa per tutti, compresi gli addetti al parco. La passeggiata non era stata comunque del tutto infruttifera. Hanamichi aveva camminato con lui tenendogli la mano per tutto il tempo guardandosi in torno e esclamando tanti piccoli 'ohhh' e 'ah' alle varie luci e decorazioni che riempivano le strade.

Sbatté gli occhi rendendosi improvvisamente conto che c'era qualcosa che non andava. Hanamichi non stava più stringendo la sua mano, si era allontanato. Benedetto bambino, dove si era cacciato ora?

Si guardò rapidamente intorno e lo vide mentre, superata la rete che delimitava il campetto, si era praticamente tuffato nella neve così bianca e immacolata da sembrare zucchero a velo.

La rete aveva trattenuto la neve come una scatola, per cui all'interno del campetto era alta più di 50 centimetri. Inoltre non era stata ancora toccata da nessuno, era quindi un mare bianco latte in cui il bambino sprofondò al primo passo. Rukawa lo vide lanciare un grido spaventato e si affrettò a raggiungerlo. Per quando gli si avvicinò Hanamichi aveva già superato la paura e stava ridendo felice, aiutandosi con le manine a uscire dal piccolo fosso e iniziò a camminare carponi sulla neve.

- E' divertente, onichan!! - esclamò girandosi a guardarlo con un enorme sorriso e con le braccia piene di neve appena raccolta.

Rukawa si accorse troppo tardi di stare rispondendo incoscientemente al sorriso così innocente di Hanamichi. Si portò una mano al volto per coprire le labbra e si guardò intorno sperando che nessuno che lo conoscesse l'avesse notato (troppo tardi! Abbiamo ripreso...*_* ohhhh NdL zia Le la cassetta con le lemon >.< Nda&D)

Hanamichi nel frattempo aveva iniziato ad ammonticchiare la neve in quello che nelle sue intenzioni doveva essere un omino di neve. Rukawa alzò il viso verso il sole debole ma caldo, si trovò un posticino sulla panchina lì vicino e lo osservò impegnarsi nella costruzione dell'omino, decidendo che vista la giornata non eccessivamente fredda non c'era nulla di male a farlo giocare per un pò all'aperto, sopratutto perchè si stava divertendo tantissimo.

 

La neve cadde da un ramo con un tonfo. Quel rumore fece svegliare Rukawa che si era appisolato sulla panchina. Sbadigliò, guardando nel recinto del campetto. Era interamente ricoperto di orme e un ammasso di neve in un angolo con due rami infilati in orizzontale e la sciarpa, che quella mattina aveva messo ad Hanamichi, intorno a quello che doveva essere il collo del pupazzo. Avrebbe dovuto prima o poi insegnare al dohao a fare un pupazzo di neve... A proposito di dohao, dove diavolo era finito?

Entrò quasi in panico quando costatò che non era né nel campetto né nei paraggi. E insieme a lui era sparita anche la palla.

 

Lo chiamò ma Hanamichi non rispose. Rukawa iniziò a cercarlo non poteva essere andato troppo lontano, si era addormentato solo per pochi minuti... almeno era quel che credeva.

- Hanamichi! Hanamichi! - A furia di chiamarlo si era ormai sgolato.

- Onichaaan!!! - Hanamichi lo chiamò improvvisamente dal viale principale, agitando la manina che stringeva il berrettino blu. Aveva le guance arrossate, i capelli spettinati e il giaccone sbottonato e bagnato. Rukawa si passò una mano sulla tempia, ci mancava solo che quel dohao si prendesse il raffreddore. La palla rotolò sul viale.

Lo raggiunse con pochi lunghi passi, sul viso mantenne un espressione accigliata che non gli fu difficile mantenere davanti al visino improvvisamente preoccupato del bimbo.

- Ti avevo detto di rispondere quando ti chiamavo! - lo sgridò forse un pò troppo aspramente.

Hanamichi abbassò lo sguardo con le manine che stropicciavano il berrettino.

- Ma ho risposto...

- Certo! Dopo che mi sono sgolato cercandoti per tutto il parco! Chi ti ha detto che potevi allontanarti! Devi sempre avvertire prima di fare anche solo un passo! Non farlo mai più!

Rukawa non si era accorto di aver alzato sempre più la voce, ma si era davvero preoccupato. Aveva creduto davvero di averlo perso... ed era per quella paura che era stato così duro. Tuttavia se ne pentì quando vide Hanamichi rannicchiarsi su se stesso con le mani a nascondere la testa, quasi come se si aspettasse di essere colpito da un momento all'altro.

Tremava nella sua posizione rannicchiata ma non si muoveva.

Rukawa si inginocchiò davanti a lui. Sospirò, l'arrabbiatura del tutto passata, gli prese i piccoli polsi tra le mani e gliele scostò dalla testa.

- Hana... - sussurrò piano. Si accorse allora che il bambino stava piangendo e si rifiutava ancora di guardarlo. Gli passò una mano sotto il mento e lo costrinse ad alzare il viso.

- Non piangere... - gli disse e alzò l'altra mano per asciugargli le lacrime, ma Hanamichi a quel movimento allargò ancora di più gli occhi, prima di scostare la testa di scatto come per evitare di essere colpito. Aveva iniziato a piangere ancora più forte.

Rukawa non sapeva che fare l'avrebbe voluto scuotere con forza finché non gli spiegava il suo comportamento. Dopotutto non gli sembrava di averlo sgridato così duramente...

- Hana... basta.. smettila di piangere... Hana!!- Aveva ormai capito che il bambino aveva paura che lui lo picchiasse ma lui non aveva alcuna intenzione di picchiarlo e non sapeva come farglielo capire. Non strillava ma quel piano sommesso era peggio degli strilli. Rukawa sospirò e lo prese in braccio. Hanamichi cercò di divincolarsi ma alla fine si rassegnò e aggrappandosi al giaccone di Rukawa, continuò a piangere nascondendo il viso nel suo collo.

 

Si sedettero in un piccolo fast food che era a pochi passi dall'uscita del parco. Aveva seduto Hanamichi sul tavolo e ora gli stava asciugando le lacrime con un tovagliolo.

- Ora va meglio...- sussurrò Rukawa appallottolando il tovagliolo di carta e gettandolo su un lato del tavolo. Fissò il viso del bimbo e vide che strinse le labbra e il mento ricominciò a tremare.

- non piangere...- gli intimò, ottenendo l'effetto contrario. Sospirò, prendendo il viso del bambino tra le mani. - Ascolta, non voglio picchiarti ok? Lo capisci questo?-

Hanamichi annuì. - Onichan è allabiato..- singhiozzò.

Allabiato? Rukawa inarcò un sopracciglio. Ah!! Arrabbiato. Gli asciugò pazientemente le nuove lacrime che erano scese.

- Non sono arrabbiato. Ero preoccupato, capisci? Non dovevi allontanarti senza dirmi dove andavi.

- Ma io l'ho detto... ma onichan dormiva... - si giustificò Hanamichi.

Rukawa si massaggiò la nuca. In effetti non aveva tutti i torti...

- La prossima volta svegliami, ok?

Hanamichi annuì e Rukawa lo fece sedere sulla sedia accanto a se.

- Cosa vuoi mangiare?

Hanamichi lo guardò con i grandi occhi nocciola spalancati. Si guardò intorno pensieroso.

- Patatine. - disse infine.

- ok, cos'altro?

- ... non sciò...

Rukawa scosse la testa e ordinò delle crocchette di pollo per tutti e due, patatine e coca cola.

 

Passarono il resto del pomeriggio nel parco. Hanamichi sembrava aver imparato la lezione perchè camminava sempre stringendo un lembo del giaccone di Rukawa.

Si erano fermati vicino a una bancarella di patate dolci e Rukawa ne aveva comprata una ad Hanamichi che l'aveva presa tra le mani, prima di iniziare a saltellar sul posto perchè scottava.

Erano poi passati davanti al lago e Hanamichi era rimasto a fissare i ragazzi che pattinavano sul sottile stato di ghiaccio.

- Vuoi provarci anche tu?

Hanamichi annuì con gli occhi che si illuminavano di gioia.

Affittarono due paia di pattini e Ru gli insegnò i movimenti di base. Rukawa aveva perso il conto delle volte in cui il bambino era caduto con il sedere per terra e ogni volta doveva camuffare la risata che gli veniva spontanea con un colpo di tosse. Dopo circa un ora Hanamichi era in grado di stare in piedi e fare piccoli passi.

- Rukawaaaaaaaaaaaa!!!!

Le tre vocine acute fecero venire la pelle d'oca a Rukawa che finse di non averle sentite. Si voltò e andò a prendere del Sakè caldo alla bancarella accanto al botteghino dove si affittavano i pattini. Le tre ragazze del Rukawa shitenai lo seguirono come api attirate dal miele. Rukawa le ignorò come al solito. Preso un sorso del dolce vino caldo, si guardò intorno alla ricerca di Hanamichi. Era sicuro che era certamente caduto di nuovo. Quando riconobbe il berretto blu, quasi gli venne un infarto. Il bambino pattinando a tentoni si era avvicinato troppo al centro del lago dove il ghiaccio era troppo sottile per pattinare, forse alla ricerca di un posticino meno affollato.

- Hana! Torna indietro! - Gridò lasciando cadere il bicchiere di plastica e pattinando verso Hanamichi cercando di raggiungerlo. - Hana! - gridò un ultima volta. Ma era troppo tardi. Il ghiaccio si incrinò e in pochi secondi Hanamichi si ritrovò immerso nell'acqua fredda del lago. Rukawa si avvicinò alla crepa il più possibile poi si distese vicino al bordo con il ghiaccio che scricchiolava sotto di lui.

- Hana!- lo chiamò mentre il bambino muoveva in modo scomposto le mani. A Rukawa venne in mente il terribile dubbio che Hanamichi non sapesse nuotare. Dubbio confermato dal fatto che non riusciva a tenersi a galla. Dopo un paio di tentavi riuscì ad afferrare un braccio di Hana e a tirarlo in salvo. Una piccola folla si era raccolta intorno a loro, qualcuno gli passò una coperta che avvolse immediatamente intorno al piccolo Hanamichi tremante che si era aggrappato a lui con tutta la forza che aveva, tossicchiando per sputare l'acqua che aveva inghiottito.

Pattinò fino alla riva dove si sedette su una panca, una signora gli mise in mano un bicchiere di sakè dolce e Rukawa costrinse Hanamichi a berlo per riscaldarlo. (O_o sakè a un bimbo di 4 anni?NdL )

Le tre ragazze del Shitenai si fecero spazio tra la folla e iniziarono a fare complimenti al piccolo Hanamichi con le loro soavi voci.(soavi ^^'''')

- che bella bambina!

- ... è un maschietto... - sbottò irritato Rukawa, ma avevano le fette di prosciutto sugli occhi? Non sapevano distinguere un bambino da una bambina?

- è davvero adorabile... guarda che carino.. stringe le manine sul giaccone di Rukawa-san.

- Hai un fratellino dolcissimo...

- Non è mio fratello. - sbottò Rukawa, voleva solo che lo lasciassero in pace ad occuparsi di Hanamichi. Lo sentiva tremare terribilmente per il freddo tra le sue braccia e non aveva ancora detto nulla da quando l'aveva tirato fuori dall'acqua. Gli aveva tolto i pattini, sciarpa e berrettino che grondavano acqua, ma anche il giaccone e i vestiti erano completamente bagnati.

- Non è tuo fratello? é il figlio di un tuo vicino?

- E' tuo nipote? – cercarono di informarsi le ragazze, Rukawa le avrebbe volentieri mandate a quel paese.

- E' mio figlio. - Tagliò corto, lasciando le tre ragazze di sasso. Si alzò e ringraziò la signora che gli aveva offerto il bicchiere di sakè e le chiese se poteva prendere in braccio per qualche secondo il bambino. L'alta signora lo prese volentieri, due micini, uno rosso e uno nero, fecero capolino sulle sue spalle, incuriositi dal piccolo fardello della loro padrona. Un gufo sul ramo di un albero poco distante emise un piccolo grido, prima di volare elegante sulla spalla della donna beccandole piano una ciocca di capelli. Rukawa si tolse in fretta i pattini, li restituì al botteghino e riprese Hanamichi in braccio. Il bambino si era addormentato in braccio alla signora, sebbene tremasse ancora per il freddo. Rukawa la fissò per un attimo.. era una signora strana...(strana?ehi guarda che parli della nostra padrona >.< NdL&D&A) ancora più strani erano i suoi gatti che si erano trovati un rifugio nel caldo del cappuccio del giaccone della loro padrona. Solo i musini spuntavano fuori, appoggiati alle spalle della signora, gli occhietti vispi che osservavano tutto con attenzione. Anche il gufo pareva osservare curioso il piccolo. La donna guardò preoccupata Rukawa.

- Ti conviene portarlo subito a casa, gli sta salendo una brutta febbre...- osservò la donna.(me lo posso tenere?Plizzzzzzz NdN ^^''' NdA&D&L)

Rukawa annuì, la ringraziò ancora una volta e poi corse una via a casa. Dove spogliò Hanamichi, Gli fece un veloce bagno nell'acqua bollente e poi lo mise a dormire.

Gli rimboccò le coperte e gli toccò la fronte era accaldata. La febbre stava salendo proprio come la donna aveva predetto. Si sedette sul letto e si preparò a trascorrere una lunga notte....

 

(io finisco qui!!! il 27 non compete a me!!! é__é ora è tutta tua anny! ^___^ guarda che bella situazione ti ho lasciato!!!)

 

 

27 Dicembre

 

Rukawa socchiuse gli occhi lentamente, si era addormentato al capezzale di Hanamichi. Quando la sera prima lo aveva messo a letto, la febbre aveva iniziato lentamente ad aumentare, incrementando la temperatura corporea del piccolo. Rukawa non sapeva cosa fare; in condizioni normali non si sarebbe allarmato ma ora era differente. Gli faceva un'impressione orribile vedere quel corpicino afflitto dalla febbre e non poteva fare a meno di pensare che avrebbe potuto cedere al dolore. Si era fatto coraggio, nonostante la paura, ed aveva preso tutti i provvedimenti che conosceva. Fortunatamente la febbre sembrava stabile.

Rukawa fissò gli occhi sulla sveglia, erano già le sette del mattino, per quanto aveva dormito? Non ricordava. Allungò una mano verso la fronte del piccolo, e solo con un leggero contatto s'impressiono tanto da spalancare occhi e bocca. Evidentemente nel tempo che aveva dormito la temperatura era salita, e non di poco.

Per qualche secondo Kaede si fece prendere dal panico, poi fissò il volto sofferente del bambino e si scosse. Doveva fare qualcosa, perdere tempo non era affatto la soluzione giusta, anzi...non era affatto una soluzione!!

Per prima cosa tirò fuori dal cassetto del comodino il termometro, e lo fissò bene addosso ad Hana, poi andò a prendere il telefono e se lo portò davanti al letto. Compose il numero che aveva trovato sulla rubrica memorizzata e aspettò di parlare.

 - Pronto, dottor Muraki? - ( chi è che chiama O_o NdL) Ci fu un attimo di silenzio in cui il ragazzo ascoltava l'altro parlare. - Si, sono Rukawa, mi chiedevo se poteste venire a casa...si un'emergenza, mio...nipote, è finito nell'acqua ghiacciata ed ora ha la febbre altissima. Oh, la ringrazio...si...si...ho capito. A dopo allora.  -

La conversazione su interrotta con un deciso click, e il telefono finì dimenticato sul comodino.

Recuperò il termometro: segnava 39,5 e probabilmente stava ancora salendo. Kaede inizio subito a fare quel che gli aveva suggerito il medico, prese una bacinella, la riempì d'acqua fresca e di aceto e intinse un fazzoletto nella soluzione. Alla fine del processo poggiò la pezza bagnata sulla fronte del piccolo e aspettò che si riscaldasse. Per un attimo gli sembrò che il volto del piccolo si distendesse, ora aveva un espressione più rilassata, perchè probabilmente la frescura del fazzoletto gli dava sollievo. Continuò a ripetere quella procedura fino a che non sentì suonare il campanello, quindi si precipitò giù dalle scale per aprire la porta. Tirò un sospiro di sollievo quando si trovò davanti il medico di famiglia, il dottor Kazutaka Muraki, ora almeno aveva il parere di una persona fidata.

(O__o NdL ¬__¬ NdD ... -.- NdRu E non fate quelle facce!!! NdA).

 

In breve Kaede spiegò la situazione al dottore, che senza tanti convenevoli andò al piano superiore della casa, che conosceva bene, e s'introdusse nella camera dove riposava Hanamichi. ( vade retro… NdL).

La sua mano fece da termometro, e con sguardo critico il medico affermò che il piccolo poteva avere 39,8 o addirittura 40 gradi, e per questo non avevano tempo da perdere. Bisognava preparare un pasto caldo, e poi dargli una medicina, un palliativo che potesse fargli calare la febbre.

Il medico ordinò letteralmente a Rukawa di tenere d'occhio il piccolo e di chiamarlo in caso di necessità, poi sparì per la porta. Riapparve dopo una quindicina di minuti, con un piatto fumante di riso e un bicchierone d'acqua.

- L'acqua è indispensabile in questi casi. La disidratazione non è da sottovalutare. - Il moro annuì, ringraziando mentalmente quell'angelo bianco che stava salvando il suo piccolo do'aho. ( angelo?angelo?ma se quello è un pazzo -.- NdL)

 

Muraki sbottonò appena il pigiama del bimbo, poi si fermò, rimanendo immobile. La mano destra scivolò sul braccino che giaceva inerme al lato del corpo, anche lì scoperse la pelle. Poi si girò e guardò fisso Rukawa, che tratteneva ancora il fiato.

- Facciamo presto a somministrargli la medicina. -

Finalmente Kaede riprese a respirare.

 

Circa una mezz'ora più tardi il dottore s'accomiatò da casa Rukawa, dato che le condizioni del bambino erano ormai stabili. Quando furono davanti alla porta Muraki prese una scatolina dalla tasca, e la consegnò a Kaede.

- Questi sono medicinali molto forti. Mi raccomando, non somministrarglieli a meno che la temperatura non ricominci ad aumentare. Oh...il tuo...nipotino, è davvero carino. Diventerà senza dubbio un bel ragazzo, e poi ha degli splendidi capelli! - (giù le tue manacce NdL)

Si salutarono, e Kaede si richiuse la porta alle spalle. Era abbastanza sicuro che Hana stesse riposando tranquillo, ma nonostante tutto rifece le scale per assicurarsi che tutto fosse a posto.

Una volta in camera, si avvicinò al letto, e controllò la temperatura con la mano. Poi si sedette sulla poltrona in fondo alla stanza ed iniziò a fissare il bambino.

Nella sua mente balenarono le parole del medico, la sua espressione corrucciata e poi lo sguardo indagatore che lo aveva scrutato a fondo, segno che aveva già capito tutto, che Hanamichi non era suo nipote, suo cugino, e nemmeno suo figlio. Che quel bambino probabilmente non conosceva l'affetto di una famiglia, ma solo l'avversione di persone fredde e violente, che lo picchiavano, lasciandogli sul corpo segni ancora visibili.

Kaede chiuse gli occhi, e nel giro di pochi attimi si fece sopraffare dalla stanchezza. Stava sognando o forse non sognava affatto, ma comunque si svegliò ed ebbe una pessima sensazione. Non dipendeva però dal fatto che Hanamichi urlasse nel sonno, e nemmeno dalle parole sussurrate in preda al delirio. Solo era stato svegliato di soprassalto, ed ora il suo cervello si rifiutava di collaborare. Arrivò al letto scrollando il corpo dal torpore immaginario, prese la mano di Hana e lo scosse piano. Il bambino continuava ad urlare, poi a parlare sottovoce in modo remissivo. Era un incubo? O forse erano semplicemente i ricordi di qualche esperienza passata.

 - No...per favore, non lo faccio più... -

 Questa era la frase più ricorrente, alternata a esclamazioni ed urla.

 - Non è colpa mia se sono rossi... -

 Rukawa cominciò ad aver paura. Cercava di svegliarlo, poi rimaneva impressionato dalle lacrime e dalle urla del bambino e allora si fermava, smetteva di chiamarlo per nome, lasciava andare la mano che stringeva convulsamente nella sua ed ascoltava. Si perdeva nel ricordo della scena vista all'orfanotrofio, l'affermazione e lo sguardo del dottore, i lividi, e i momenti passati con quel bambino. Poi finalmente vide chiaramente quel volto sofferente e ricordò come potesse diventare allegro e spensierato. E allora si scosse: cosa stava facendo lì come un ebete? Si lasciava prendere dal panico mentre Hana soffriva. E cosa importava se in condizioni normali non avrebbe avuto la benché minima preoccupazione per quel ragazzo, che ora giaceva nel suo letto, bambino.

 - Hana, svegliati, è un sogno. -

 La sua voce decisa, e la stretta della mano fecero si che il bimbo si svegliasse. Aveva gli occhioni pieni di lacrime e il viso contratto dal pianto. Appena riconobbe il volto familiare di Rukawa gli si fiondò tra le braccia. Tremava come una foglia e tirava su col naso. Kaede semplicemente non disse nulla e gli accarezzò la testa. Non c'erano bisogno di parole. Non era difficile capire cosa gli avessero fatto quei maledetti. E poi...i suoi capelli. Perchè era certo che era a quelli che si riferiva. Cos'avevano che non andava? Erano sgargianti e poco comuni. Questo c'era da ammetterlo, ma chi non adorava quel colore? Caldo come poche altre cose al mondo e stranamente adatto al suo carattere esuberante.

- Grazie…onichan. -

Un altro sussurro che diede i brividi al ragazzo.

- Di cosa mi ringrazi? Non ho fatto nulla. - E non lo diceva per dire. Lui davvero non aveva fatto nulla, e lo sentiva. Non stava dando al bambino che una spalla su cui piangere. Non gli stava dando la felicità, e la prova erano i ricordi che ancora portava dentro di sè, i lividi invia di

guarigione, ormai come marchi a fuoco nella sua anima. Si chiese perchè gli spiriti avessero pensato di affidarlo a lui...Lui che non aveva alcun legame con l'Hanamichi adulto

- Picchè...adesso non sento più freddo, invece prima sentivo tanto tanto freddo, ed era buio. I bambini dell'offanotrofio mi prendevano in giro...e .. e.. - Le parole vennero interrotte da un altra serie di lacrime e singhiozzi.- e... mi dicevano che sono strano, che sono cattivo, perchè ho i capelli rossi. -

Rukawa strinse gli occhi avvolgendolo ancora di più nel suo abbraccio, come se quello solo potesse tenere lontano tutto il dolore e la cattiveria di cui era stato vittima fino ad ora il dohao

- Tu non sei cattivo. - Davvero, a volte i piccoli potevano ferire mille volte più degli schiaffi.

- ..però ogni volta che facevo qualcosa di male loro mi punivano, e faceva tanto male. E anche se mi scusavo faceva male lo stesso.

 Il triste discorso s'interruppe di botto, Hanamichi fissò i suoi occhi lacrimosi in quelli del moro, lo scrutò come per prendere una decisione di vitale importanza.

- Onichan...io sono cattivo? -

 Gli occhi di Kaede diventarono improvvisamente grandissimi, spaesati e sconvolti allo stesso tempo. Pura espressione del suo rammarico.

- Tu non sei per niente cattivo. Non lasciare mai che qualcuno ti induca a pensarlo - Se lo strinse al petto e sentì i singulti affievolirsi man mano, fino a che il bambino non si fu addormentato.

 Era ormai notte inoltrata quando il telefono squillò a casa di Rukawa. Kaede come al solito stava sonnecchiando al capezzale del letto e fece uno sforzo immane per rispondere. si trattenne dall'esclamare tutti gl'improperi del suo vocabolario, non molto vasto, al povero malcapitato, e si scoprì a parlare col dottor Muraki.

 - Come sta il piccolo? -

 Kaede fu felice di avere un sostegno, nonostante l'altezza e l'impassibilità anche lui era un ragazzo dopotutto, e in mancanza di altri la gentilezza del medico era ben accetta. Non poteva chiamare i suoi genitori:

 - Dorme. -

- bene... allora non c'è da preoccuparsi, si ristabilirà presto. Fallo dormire, tienilo coperto e che beva molto -

 Kaede si sentì sollevato. Quell'ulteriore conferma gli rasserenò l'animo. Ora sapeva di poter riposare tranquillo, si sentiva strano, voleva stingere la mano al bambino fino al suo risveglio, ma allo stesso tempo era esausto. Si sdraiò affianco al piccolo, cingendo il suo piccolo corpo da sopra le coperte, e in breve tempo si assopì.

 

28 Dicembre

 

Rukawa si svegliò di soprassalto quando sentì il bambino agitarsi nel sonno e chiedere aiuto. La giornata era grigia e una pioggia sottile persisteva nell'aria mentre il vento forte e gelido batteva contro le finestre. Rukawa abbracciò il piccolo Hanamichi, rassicurandolo. La notte precedente aveva costantemente vegliato sul piccolo Hanamichi ma alla fine era crollato anche lui dal sonno. Sistemò le coperte che erano scivolate, Hanamichi stringeva forte il cuscino e si lamentava nel sonno. Non riusciva a capire cosa dicesse ma di sicuro non era un bel sogno a giudicare dal piccolo viso sofferente. Gli accarezzò i capelli, scostandoglieli dalla fronte. Era ancora calda, sebbene la febbre fosse leggermente scesa.

- Hana, va tutto bene, ci sono io qui... -  iniziò a sussurrargli, piano, piano il bimbo si calmò e la manina sul cuscino allentò la presa. Qualunque cosa l'avesse assalito nel sonno era ormai sparito.

Guardò per un' ultima volta Hana, infine si alzò e andò in bagno per farsi una doccia veloce.

 

Hanamichi si svegliò improvvisamente, stava facendo un sogno bellissimo, il suo onichan era accanto a lui e gli teneva la mano e stavano pattinando sul ghiaccio, poi improvvisamente non aveva più sentito la mano del suo onichan, si era guardato intorno ma era tutto nero, il ghiaccio sotto di lui aveva iniziato a rompersi e lui era finito nell'acqua ghiacciata. Aveva gridato in preda alla paura e si era svegliato. Sbatté gli occhi un paio di volte. si sentiva stanco e aveva freddo...tanto freddo, istintivamente si mosse a cercare la fonte di calore del corpo di onichan...Spalancò gli occhi terrorizzato quando scoprì il letto vuoto e cominciò a piangere, non voleva restare solo, voleva qualcuno, voleva onichan accanto a sè. Aveva paura che si fosse trattato tutto di un sogno, di un terribile sogno, che quel onichan comparso dal nulla, fosse anche scomparso nel nulla. Temeva di essere tornato all'orfanotrofio, lontano dal suo onichan.

- Hanamichi che c'è...- quella voce.

Aprì gli occhi e attraverso il velo di lacrime vide entrare dalla porta onichan, tirò su con il naso un paio di volte mentre si stropicciava gli occhi.

Rukawa con i capelli ancora bagnati e solo l'accappatoio addosso, si sedette sul letto e il piccolo si arrampicò sulle sue ginocchia abbracciandolo stretto e affondando la testa nell'incavo della sua spalla.

- mi sono sveiato e non c'ei Onichan...- spiegò con la vocina rotta dal pianto stringendolo ancora più forte.

- sono qui...- disse piano Rukawa cullandolo con dolcezza posando un bacio sui capelli di Hanamichi.

- non andare più via onichan...

Rukawa si morse le labbra cercando di ignorare lo spasmo che gli contrasse il cuore a quelle parole. Lo scostò da sè dolcemente posando la sua fronte su quella di Hanamichi:

- io ci sarò sempre per te...

- promesso...?- chiese Hanamichi tirando ancora su col naso.

- promesso...- Rukawa chiuse gli occhi, avrebbe davvero voluto mantenere quella promessa, avrebbe voluto evitare al piccolo Hanamichi gli altri anni in quel carcere che veniva spacciato per orfanotrofio, avrebbe voluto evitargli le ferite psicologiche che gli avrebbe inferto la prima famiglia, voleva proteggerlo dal dolore che gli avrebbe procurato la seconda famiglia amandolo ma solo per poco tempo, ma i suoi propositi erano destinati a finire in fumo. Non avrebbe mai potuto mantenere quella promessa, per quanto desiderasse tenerlo accanto a se e proteggerlo dalla malvagità che lo circondava e lo bramava, prima o poi glielo avrebbero portato via. Ma fino a quel momento, avrebbe fatto di tutto per renderlo felice. Era la promessa che aveva fatto al terzo spirito, una promessa che ora faceva a se stesso. L'avrebbe reso felice!

Lo rimise a letto e gli ordinò di rimanerci mentre lui si vestiva e andava a prendere qualcosa con cui fare colazione. Quando entrò nella stanza ritornando dalla cucina, trovò Hana che si era di nuovo addormentato. Gli toccò la fronte e gli fu chiaro che la febbre era salita di nuovo. Avrebbe voluto lasciarlo dormire ma doveva prendere le medicine per cui lo svegliò dolcemente.

Hana aveva gli occhietti ancora gonfi e pieni di sonno quando gli fu messa davanti una tazza di latte caldo, iniziò a berlo volentieri e cercò di mangiare anche il biscotto che gli aveva messo in mano il suo onichan, ma la gola gli faceva così male. Qualsiasi cosa ingoiasse sembrava grattare contro la sua gola, inoltre non aveva fame, voleva solo dormire.

Aveva ancora in mano la tazza quando gli occhi gli si chiusero sopraffatti dal sonno.

- No, Hana, non puoi ancora dormire. mangia un altro pò... -  gli disse Rukawa togliendogli la barcollante tazza di mano e dandogli un biscotto.

Hanamichi strinse forte le labbra rifiutandolo, ormai più addormentato che sveglio. Rukawa dovette costringerlo a prendere le medicine, alla fine lo lasciò dormire in pace.

Riordinò sommariamente la stanza e prima di uscire lanciò un ultimo sguardo sul letto, da dove ogni tanto si sentiva Hanamichi tossire.

Lasciò la porta aperta e si mise a pulire la casa, raccogliendo la spazzatura, riordinando la cucina. Quando mise in ordine il salone si rese conto che Hanamichi non aveva mai giocato con i giocatoli. Di solito si limitava a fissare il fuoco del camino quando lo accendeva, oppure ad ammirare le decorazioni dell'albero, sebbene l'angioletto con i capelli rossi fosse quello che attirava di più la sua attenzione. L'aveva visto giocare solo con la neve, con la palla da basket e con le penne colorate. Raccogliendo l'ennesimo foglio scarabocchiato con le linee rosse, nere e blu, Rukawa si rammaricò di non avere in casa pastelli o altri giochi.

Era tuttavia qualcosa a cui poteva rimediare andandoli a comprare.

 

Le strade erano affollate, le coppiette giravano in giro mano nella mano, scambiandosi effusioni più o meno caste, famiglie felici si muovevano in gruppo con i bambini che correvano avanti e indietro o che si fermavano ad ammirare le vetrine riccamente decorate. Uno di quei bambini si scontrò contro di lui mentre correva, cadde a terra e la madre prontamente corse ad aiutarlo, scusandosi con Rukawa e asciugando le lacrime del figlio con un bel fazzoletto candido. Rukawa strinse per un attimo gli occhi, il piccolo Hanamichi non era mai stato coccolato quando si era fatto male, nessuno aveva mai asciugato le sue lacrime. Scosse la testa, non era il momento di perdersi nelle considerazioni, doveva comprare dei giocattoli e delle matite colorate e poi sarebbe tornato immediatamente a casa, aveva lasciato il bambino addormentato nel letto, da solo, e la cosa non lo rendeva tranquillo. (sconsiderato -.- NdL)

Entrò nel centro commerciale e si diresse nel reparto giochi. Un arcobaleno di colori e suoni lo rapì, portandolo in un mondo sconosciuto. Ovunque volgesse lo sguardo c'erano festoni, ghirlande, fiocchi rossi e dorati, peluche enormi, piramidi di scatole di giocattoli variopinte, bambole che con i loro vestiti sgargianti facevano bella mostra sugli scaffali, addirittura c'era uno scivolo e un altalena, cuscini a forma di cuore, di stella, di luna, di sole, pendevano dal soffitto nei colori più strani e accesi.

C'era da farsi venire il capogiro.

Rukawa non sapeva da che parte iniziare a cercare. Avrebbe dovuto portare Hanamichi con sè, per lui sarebbe stato come trovarsi in paradiso.

Iniziò a girovagare nel negozio, indeciso su cosa prendere. Cosa poteva regalare ad Hanamichi? C'erano le scatole di robottoni, pieni di luci colorante che si muovevano e parlavano, c'erano scatole di giochi da tavola, camion e macchinine telecomandate.

Rukawa avrebbe voluto mettersi le mani nei capelli, che cavolo poteva prendere? Ad Hanamichi che non aveva mai avuto giocattoli?

Una signorina minuta con capelli neri e gli occhi nocciola vedendolo in difficoltà, gli si avvicinò. Indossava la divisa del negozio, un gonnellino rosso con il bordino di pelliccia bianca, la casacca rossa con i polsi e il collo decorati con lo stesso pellicciotto bianco, calze rosse e stivali neri, il tutto completato da un bel cappello rosso con il pon-pon bianco.

Rukawa la guardò perplesso, la ragazza ricambiò lo sguardo accigliandosi.

- Lo so benissimo che è ridicolo! - esclamò allargando il gonnellino rosso con le mani - Ma è la divisa del negozio e se voglio mantenere il lavoro mi devo adattare quindi, per favore, smettila di fissarmi come se fossi appena uscita da un circo!

Rukawa si strinse nelle spalle.

- Bene! - sorrise la ragazza soddisfatta. - Posso esserti di  aiuto?

- Cerco un giocattolo...

La ragazza alzò un sopraciglio perplessa.

- Sei nel posto giusto... siamo circondati dai giocattoli. - gli fece notare.

- Non so quale prendere. - Rispose stringendosi nelle spalle.

La ragazza chiuse gli occhi, sospirando. - Ho capito, devi fare un regalo al tuo primo nipotino e non sai da che parte iniziare.

- Più o meno...

- Ok, mettiamoci al lavoro.. quanti anni ha? Hai già qualche idea in mente?

- Quattro anni credo... e non so assolutamente cosa regalargli.

 

Quasi due ore dopo Rukawa era uscito dal negozio con le braccia cariche di pacchi. Su suggerimento di Anne, la ragazza vestita da babbo natale in gonnella, (non chiedetemi come.. ma anche la suocera si è infilata nella fic^^'' NdD O_o sis...ehm caruccio il vestito ^^'' NdL) aveva scelto di comprare un enorme e morbidissimo peluche a forma di panda seduto, un set completo di pennarelli e matite colorate, un fascicolo da colorare, un piccolo libricino di favole illustrate, una macchinina telecomandata, e un una scatola di enormi pezzi colorati che potevano essere incastrati l'uno sull'altro... Anne le aveva chiamate costruzioni. (neanche le costruzioni conosci?Ma Ru che razza di bambino eri -.- NdL)

Con tutte queste buste in mano era deciso a tornare immediatamente a casa, si stava dirigendo all'uscita del centro commerciale quando passò davanti alla vetrina di una gioielleria. Era piena di pezzi importanti, anelli con solitari, orologi costosi, orecchini con perle, sicuramente il braccialetto in oro bianco e rosso sarebbe piaciuto alla madre. In quei giorni che si stava occupando di Hanamichi, si era reso conto di come sua madre lo amava per cui voleva ringraziarla per tutto quello che aveva fatto per lui. Entrò nella gioielleria preceduto dalle ingombranti buste di giocattoli e con la carta di credito in mano, indicò il braccialetto al proprietario. Aggiunto un altro pacchettino a quelli che si stava trascinando dietro, uscì dalla gioielleria. Distribuì meglio il peso delle buste e si avviò di nuovo verso l'uscita, una bancarella tuttavia attirò la sua attenzione, sulla stoffa nera era messi in bella mostra dei ciondoli fatti a mano, probabilmente dal vecchietto della bancarella. Ogni ciondolo era a forma di foglia, una foglia diversa per ogni pietra usata: agata per la foglia del castagno, corniolo per la foglia della magnolia, occhio di tigre per la foglia di... ciliegio a giudicare dal piccolo fiore rosa che lo accompagnava, quarzo rosa per la foglia di.. marijuana. C'era anche un lapislazzuli con la forma della foglia dell'albero di acero.

Rukawa obbedì a un impulso momentaneo. Visto che aveva speso tanto in quelle poche ore, una piccola spesa in più non avrebbe fatto molta differenza. Voleva che Hana potesse avere qualcosa che gli ricordasse il suo onichan, sempre con se.

Messo in tasca il ciondolo uscì finalmente dal centro commerciale, stava attraversando la strada per tornare a casa quando qualcuno gridò il suo nome.

- Rukawa! Ma si! Quello è proprio Rukawa!!!

Ayako gli corse in contro seguita da Miyagi e gran parte dello Shohoku, c'erano Akagi con la sorella e altri due o tre ragazzi. Evidentemente si erano dati appuntamento per uscire tutti insieme.

- Che bella sorpresa vederti qui. Cosa hai comprato di bello? - chiese Ayako sbirciando nelle buste.

- Regali. - sbuffò Rukawa, era qualcosa di abbastanza ovvio no?

- Hai comprato solo giocattoli, hai un figlio segreto o cosa? -  lo prese in giro Mitsui. Rukawa si girò di scattò verso di lui, un lampo di sorpresa nei suoi occhi blu. Mitsui e Kogure erano uno accanto all'altro, con il loro solito aspetto, i loro soliti abiti. Non erano gli spiriti del natale passato e del natale presente... Gli faceva uno strano effetto vederli.. 

- Ehi, senpai, non hai una moto nera vero?

Mitsui aprì e chiuse la bocca sorpreso, davvero non si aspettava che Rukawa rispondesse alla sua presa in giro con una domanda del genere. si sarebbe aspettato un occhiataccia, un “do'aho” sussurrato a mezza voce ma non una domanda dal silenzioso Rukawa.

- Non ho ancora l'età per prendere la patente, come potrei avere una moto?

Rukawa si strinse nelle spalle, non era da lui pensare così tanto a cose di così poca importanza. Non poteva perdere tempo, doveva tornare a casa prima che Hanamichi si svegliasse.

 

Rukawa sorseggiò di malavoglia la sua cioccolata calda, lanciando uno sguardo all'orologio appeso alla parete del bar. Era stato costretto dai suoi compagni ad accettare di prendere qualcosa con loro. Da quando era uscito di casa erano passate più di tre ore...la medicina avrebbe dovuto far dormire Hana per molto tempo, ma se si fosse svegliato e non l'avesse trovato? Se in quel momento stava piangendo?

Doveva tornare a casa il prima possibile.

- Per chi hai comprato tutti questi giocattoli? - stava chiedendo Mitsui controllando le buste con i pacchettini di Rukawa.

- Hai speso davvero tantissimo, devi voler davvero bene a questo bambino. - osservò Haruko.

- Sono per il mio nipotino.

- Oh... sono sicura che è un bambino bellissimo! - esclamò Haruko - Ho sempre adorato i bambini!!

- Si.. è davvero un bambino dolcissimo - confermò Rukawa finendo la sua tazza di cioccolata calda e aggiungendo mentalmente “ma non te lo farò mai sfiorare neanche con un dito”.

- Ehi, ma quello non è Sendoh del Ryonan? - chiese Miyagi indicando l'alto ragazzo che era appena entrato nel bar.

- Si è lui, è ci sono anche Fukuda e il piccolo Koshino...- sogghignò Mitsui guadagnandosi una gomitata da parte di Kogure.

- Ohh... buondì ragazzi, che sorpresa incontrare la squadra dello Shohoku al completo! - salutò Sendoh avvicinandosi al loro tavolo, recuperando alcune sedie per se e per i suoi compagni.

- Ci siamo presi una giornata di svago. E voi? Cosa siete venuti a cercare al centro commerciale? - chiese Akagi.

- Abbiamo accompagnato Fukuda a comprare un regalo per la sua fidanzata, voleva regalagli qualcosa di particolare e voleva un nostro consiglio. A proposito, non vedo Sakuragi con voi? Non è potuto venire?

- Non siamo riusciti a rintracciarlo...- spiegò Kogure scuotendo le spalle.

- Capisco... - mormorò Sendoh rabbuiandosi per qualche secondo.

- E voi cosa avete comprato? Avete fatto grandi compere a giudicare dal numero delle buste. - domandò curioso Koshino.

- In realtà sono tutti regali che ha comprato Rukawa. - Spiegò Akagi.

- Si, pensate che dolce, sono dei regali per il suo nipotino. - aggiunse raggiante Haruko, se Rukawa poteva essere così dolce con un bambino, voleva dire che persistendo avrebbe notato e potuto amare anche lei. (spiegatemi questo ragionamento perchè io non riesco a entrare nella mente della babbuina! >.< NdD ... NdL)

- Nipotino? - Sendoh fissò il suo sguardo sorpreso su Rukawa. - Non sapevo che avessi un nipotino... non sapevo neanche che tu avessi un fratello o una sorel--AHI!

Sendoh si massaggiò lo stinco che Rukawa aveva colpito in pieno con un calcio.

Il volpino lasciò sul tavolo i soldi per la sua cioccolata calda, raccolse tutte le sue buste e salutò brevemente tutti.

Era stato come fuggire, ma non avrebbe potuto evitare le loro domande più a lungo. Sopratutto con Sendoh presente. Lui sapeva che era figlio unico, sapeva che non aveva cucini o parenti nelle vicinanze, con lui sarebbe stato difficile mentire e naturalmente non avrebbe neanche potuto dire: beh, mi hanno fatto visita i 3 spiriti del Natale, mi hanno mostrato il passato, presente e futuro del do'aho e mi hanno incastrato per benino, consegnandomi un do'aho in miniatura con il compito di renderlo felice e che invece al momento era nel suo letto con la febbre altissima.

L'avrebbero preso per matto... ricordandosi di aver lasciato Hanamichi solo e sopratutto vedendo l'ora che si era fatta, affrettò il passo.

Voltò l'angolo e si scontrò con qualcuno. Alcune buste gli sfuggirono di mano e il ragazzo con cui si era scontrato l'aiuto a raccogliere le scatole. Quando vide chi l'aveva urtato, restò sorpreso, sebbene non lo avesse dato a vedere.

Yohei Mito, il migliore amico di sakuragi, aveva il volto distrutto dalla preoccupazione e andava terribilmente di fretta.

- Ru.. Rukawa?? -  esclamò sorpreso quando lo riconobbe.

- ... - Rukawa rispose al 'saluto' con un cenno della testa.

- Hai visto Hanamichi? - chiese Yohei, prima di scuotere con forza la testa. - No, scusa, di certo sto chiedendo alla persona sbagliata. Scusa se ti ho urtato ma vado di fretta. - gli mise in mano la busta con i regali che aveva raccolto e stava per andare via quando Rukawa gli afferrò il polso.

- Cosa è successo a Sakuragi? - doveva sapere quello che stava accadendo. Se fosse improvvisamente spuntato un Sakuragi adulto... allora quello bambino che dormiva nella sua stanza chi era?

- E' sparito! - esclamò Yohei e per la prima volta colse nella sua voce una nota di panico. - Il 25 doveva lavorare per cui non sono potuto andare a trovarlo, così ieri sono andato a casa sua per fargli gli auguri, avevo anche portato i piatti che mia madre aveva conservato per lui. Ma il suo appartamento era vuoto, completamente vuoto. Sono andato al cantiere ma lì mi hanno detto che il 25 non si è presentato al lavoro e che quindi è stato licenziato. L'ho cercato per tutta la giornata di ieri senza risultato, quando sono andato dalla polizia per denunciare la sua scomparsa, mi hanno detto che la denuncia poteva essere fatta solo dopo 24 ore dalla scoperta della sua assenza e che inoltre poteva essere fatta solo da un parente... Sto girando tutta la città da stamattina in cerca di indizi... ma non ho trovato ancora nessuna traccia!! .... Scusa, devo andare....- Yohei si passò una mano tra i capelli, realizzando improvvisamente di aver detto qualche parola di troppo, ma ora che aveva confidato quel piccolo segreto a qualcuno si sentiva un pò meglio. Per evitare di rivelare altri particolari della vita di Sakuragi, salutò Rukawa e riprese la sua ricerca.

D'altra parte Rukawa iniziò a tornare a casa con passi lenti mentre il suo cervello cercava di analizzare la situazione. Il Sakuragi che conosceva lui era sparito e al suo posto un Hana-baby che ora viveva a casa sua. A causa dell'assenza l'Hanamichi adulto aveva perso il lavoro... e questo era un problema per quando sarebbe tornato normale. Quel pensiero gli fecero però venire in mente una constatazione dolorosa: prima o poi gli spiriti si sarebbero venuti a riprendere Hanamichi... chissà se poi tutto sarebbe tornato normale o se Hanamichi si sarebbe ricordato di lui.

Con quei pensieri in mente arrivò a casa.

Posò le varie buste nell'ingresso e fece una sola corsa in camera sua. Il letto tuttavia era vuoto. Ebbe un tuffo al cuore.

- Hana..? - iniziò a chiamare piano - HANA! - finì per gridare in preda al panico. Iniziò a controllare le stanze una per una alla ricerca di Hanamichi. Il terrore di averlo perso gli ottenebrava la mente.

Entrò nel salone, era tutto avvolto nella penombra, quella mattina aveva dimenticato di accendere le luci dell'albero. Sospirò in sollievo quando vide il piccolo rannicchiato accanto all'albero con le braccine che stringevano forte le ginocchia e la testa nascosta dal braccio.

- Hana! - esclamò e il bambino alzò la testa di scattò mostrando il suo viso rigato di lacrime.

Rukawa vedendo quelle grosse gocce cadere sulle sue guance si inginocchiò davanti a lui terribilmente preoccupato. Quando però cercò di abbracciarlo Hana si scostò, allontanandosi e rifugiandosi ancor di più sotto l'albero.

- Onichan è arrabbiato, onichan è sparito, onichan non mi vuole più bene perchè l'ho rotto...- singhiozzò iniziando a piangere più forte.

Kaede tentò di avvicinarsi di nuovo ma Hana continuava a rifiutarlo. - Non sono arrabbiato, non ti ho abbandonato sono qui. - cercò di rassicurarlo, senza troppo successo.

- L'ho rotto... l'angelo.. l'ho rotto... onichan non mi vorrà più bene... - continuò a piangere Hanamichi e fu allora che Rukawa alzando lo sguardo sul camino notò l'assenza della palla con l'angioletto dai capelli rossi. Davanti al camino una piccola pozzanghera d'acqua e i vetri in frantumi della sfera. Ora capiva cosa era successo. Hanamichi doveva essersi svegliato e non trovandolo aveva pensato che l'avesse abbandonato, era così uscito dal letto ed era arrivato fin nel salone dove naturalmente aveva cercato conforto nella sfera che l'aveva tanto affascinato. Tuttavia era ancora debole e non era riuscito a prenderla dalla mensola del camino, la sfera era caduta a terra e si era frantumata in mille pezzi e ora. Hanamichi temeva che lui fosse arrabbiato e lo abbandonasse.

Kaede sospirò quando avvicinandosi vide il bimbo rannicchiarsi su se stesso come se si aspettasse di essere picchiato. Quando avrebbe smesso di aver paura di lui?

Superando le sue deboli lotte, riuscì ad abbracciarlo. Quando lo ebbe tra le braccia e Hanamichi gli strinse le braccia al collo si sentì molto meglio. Avrebbe voluto proteggere quel piccolo essere innocente da tutto il male che gli avevano fatto. Avrebbe voluto fargli dimenticare tutto, sebbene sapesse perfettamente che era impossibile.

- Onichan non è arrabbiato con te, onichan era terribilmente preoccupato, onichan ti vuole bene e te ne vorrà sempre.- continuò a ripeterglielo mentre saliva le scale e lo riportava in camera. Lo rimise sotto le coperte e gli misurò la febbre, era scesa a 38, per cui decise che era il caso di continuare a dargli la medicina.

Rassicurato il piccolo Hana che non sarebbe sparito andò a preparare un brodino con la pastina e portò tutto nella sua stanza. Imboccò il piccolo Hana, aspettando pazientemente che buttasse giù cucchiaio dopo cucchiaio nonostante Hanamichi non avesse voglia di mangiare. Quando il piatto fu pulito, gli somministrò la medicina e lo rimise a letto. Gli tenne stretta la mano finché non si addormentò.

Dopo aver mangiato qualcosa anche lui e riordinato la cucina e asciugò il piccolo disastro nel salone, spostò le buste dei regali sotto l'albero e poi passò tutto il resto del pomeriggio a vegliare sul sonno di Hanamichi.

 

Hanamichi si svegliò solo molte ore più tardi. Il cielo era già buio e anche la stanza era completamente buia, stava per mettersi a piangere quando sulla poltrona vide il suo onichan. Stava dormendo, rannicchiato sulla poltrona, avvolto in una coperta e con il capo inclinato di lato. Il suo onichan era così bello.

Sgattaiolò fuori dalle coperte e si arrampicò in braccio a Rukawa. Accanto al suo onichan si stava meglio, faceva più caldo e non aveva più paura. Si accoccolò meglio in braccio a lui e si allungò fino a lasciargli un piccolo bacio sulla guancia. Posò la testa nell'incavo della spalla del suo onichan e si addormentò di nuovo tra quelle braccia amate.

 

Rukawa si svegliò con la sensazione di un leggero tocco di farfalla sulla guancia. Aprì gli occhi e sentì, prima ancora di vedere, il piccolo Hanamichi rannicchiato in braccio a lui. Gli passò una mano tra i capelli e gli tastò la fronte, la febbre fortunatamente era ulteriormente scesa. Ormai sembrava sulla via della guarigione, il peggio era passato. Si alzò prendendolo in braccio e si distese sul letto, lasciando che Hanamichi lo usasse come cuscino.

Un sorriso di sollievo gli incurvò inconsapevolmente le labbra. Non poteva non ammettere che si era spaventato a morte e per quanto cercasse di incolpare il ghiaccio sottile della brutta esperienza di Hana, non poteva fare a meno di pensare che era colpa sua e della sua disattenzione... non avrebbe dovuto distrarsi.

Da ora in poi avrebbe sempre vegliato su di lui... non avrebbe permesso che gli accadesse qualcos'altro di male.

Con quei pensieri si abbandonò di nuovo al sonno.

 

29 Dicembre

 

Rukawa scese le scale come un ciclone. Era da quella mattina che faceva avanti e indietro per la casa e le sue gambe non reggevano più. Hanamichi si era del tutto ripreso e ora non voleva più saperne di stare nel letto. Lui gli aveva spiegato che se voleva stare bene e uscire con il suo onichan doveva riposare al caldo, ma la piccola peste non voleva saperne di star fermo, così le stava provando tutte. Gli aveva acceso la televisione, ma gli era venuto un giramento di testa a vedere tutte quelle immagini colorate, probabilmente era ancora debole a causa della febbre. Visto l'insuccesso aveva tentato a farlo dormire, leggendogli una favola dal libro illustrato che aveva comprato, ma il bambino era fin troppo vispo e non si era lasciato fregare, tanto che quello ad addormentarsi era stato lui, e non Hanamichi. Ora l'aveva lasciato con

fogli e colori, per quelli non ci sarebbe dovuto essere problema, poteva usarli restando incolume e al caldo. Pensando questo, Kaede si diresse al piano inferiore per preparare il pranzo. Era ancora mezzogiorno ma il bambino doveva mangiare presto per poter prendere le medicine. Per il pranzo non avrebbe dovuto avere problemi, non era quel che si può chiamare uno chef della nouvelle cuisine, ma almeno poteva procurare qualcosa di commestibile. Il menù del giorno sarebbe stato del semplice riso al curry, almeno quello lo sapeva fare. Una ventina di minuti più tardi aveva preparato tutto. Il riso era al caldo nel bollitore, il curry era nella pentola, pronto ad essere versato. Doveva solo preparare le stoviglie, e portare tutto al

piccolo. Bhè...dopotutto poteva essere orgoglioso di se stesso. Aveva preparato qualcosa di cui essere degni...almeno per uno che non sapeva la differenza tra una cipolla e un finocchio. (oddio... ne sarà uscito qualcosa di commestibile? ¬__¬? NdD su su siamo fiduciosi ^^''' NdL)

Salì le scale ondeggiando e cercando di far appello a tutta la sua agilità per non versare a terra riso, piatto e vassoio; comunque in un modo o nell'altro poté arrivare sano e salvo a destinazione. Una volta in camera fu colpito dal silenzio e dalla concentrazione in cui si era calato Hanamichi. Lo vide chino sul foglio che teneva sulle ginocchia, colorava, poi si fermava, lo guardava con occhio critico e aggiungeva un colore qua o là.

- Ehy...ci hai preso la mano vedo. -

Hana sobbalzò sorpreso.

- Sei tu onichan... -

- E chi doveva essere? -

- Magari un fantasma... -

Rukawa preferì non approfondire quel discorso, magari poteva scoprire che in realtà il piccolo era in combutta con i tre disgraziati fatti di ectoplasma. (o magari con le tre pazze che stanno dietro a tutto questo ^____^ NdD ma no cosa vai a pensare ^^''' NdL)

- Cosa disegnavi? -

Il bimbo sembrò allarmato da quella domanda, s'affretto a nascondere il pezzo di carta incriminato sotto il cuscino e poi sorrise.

 - Nulla. -

- Hn...nulla eh? -

Rukawa aveva intanto posato il vassoio sul tavolo, ora si stava sedendo sul letto a fianco ad Hana, e lo guardava fisso.

- Sei sicuro? -

Il piccolo deglutì.

- Si, si. Sicuissimo. -

- Ma a me sembra che c'è qualcosa sotto quel cuscino. -

 

Così dicendo Kaede allungò la mano per afferrare il foglio che usciva per gran parte, ma le manine di Hana cercarono i bloccarlo, facendo resistenza.

- Noooo!!! Onichan...mi vegogno troppo!!! -

- Ah, allora qualcosa lo hai disegnato. -

Avrebbe voluto sorridere, e probabilmente lo stava anche facendo senza accorgersene.

- Ho disegnato...ma è brutto. -

- Lo dici perchè non hai mai visto i disegni che facevo io alla tua età, il tuo non potrebbe mai essere peggio dei miei. - E in effetti la sua vena artistica non era mai stata così notevole, tanto da poter essere a stento chiamata nemmeno capillare.(ih ih ih ^^ NdL)

Dopo averci pensato su qualche secondo, Hana tirò fuori il foglio, e guardando sempre fisso la coperta, lo consegnò a Rukawa.

- Però non ridere eh? -

Rukawa annuì, poi diede un'occhiata al "documento proibito". Per l'enorme stupore il sopracciglio s'incrinò un istante, tornando subito dopo normale. Doveva ammettere che anche attualmente, la sua abilità nel disegno era alquanto scarsa, e non sarebbe mai riuscito ad eguagliare quel disegno. Non sembrava affatto l'opera di un bimbo di pochi anni. Aveva in sè un'accuratezza particolare, e una sensibilità nella scelta dei colori fuori dall'ordinario. Non come gli altri bambini, bhe, il disegno non era particolarmente credibile, il suo autore non aveva ancora 5 anni dopotutto, ma nell'insieme esprimeva qualcosa. Un sentimento che Rukawa non si sentiva capace d'esprimere nella stessa maniera, stampato su di un foglio, o detto a parole, sarà stata l'innocenza tipica dell'età o il soggetto ripreso, ma quel semplice pezzo di carta aveva la facoltà di farlo sentire amato.

Sorrise, questa volta ne era certo, ed arruffò i capelli del bambino.

- E' molto bello. -

Il piccolo s'illuminò e sembrò diventare tutto rosso, ma per evitare di essere visto si coprì subito con la coperta.

- Tu ora mangia, io torno subito. - Gli passò il vassoio e se ne andò portando con sè il disegno. Una volta in cucina lo appese al frigo, sfruttando una delle calamite. Lo guardò un'ultima volta compiacendosi, poi se ne tornò sopra; ora in cucina c'era un colorato disegno di Rukawa e Hanamichi che dormivano vicini sul divano.(*_* ohhhh NdL)

Tornato in camera si accorse con stupore che Hanamichi non aveva ancora nemmeno toccato il riso, si era limitato a riempire un cucchiaio, ed ora lo osservava scettico, arricciandosi il naso.  

Rukawa si tenne nascosto, per potersi gustare meglio la scena. Il bambino si guardò attorno preoccupato, cercando una via di fuga, Kaede lo vide fissare con interesse il cestino della carta straccia, poi però scosse la testa e si rassegnò, chiudendo il naso buttò giù la cucchiaiata, e a poco a poco svuotò il piatto. (povero Hana -____-||| se mi chiamavi cucinavo io... NdD Ru...-.- NdL)

- Hai finito? -

Il piccolo annuì, con espressione ancora un pò disgustata a dire il vero. Il moro sparecchiò quel poco che c'era da togliere di mezzo, e poi si assicurò che il piccolo prendesse la medicina.

- Ora cosa vuoi fare piccolo? -

Hana ci pensò su per un momento.

- Le costruzioni. -

Rukawa si maledisse mentalmente. Proprio quelle cose astruse doveva scegliere??? E se gli avesse chiesto spiegazioni su come si usavano?? Cos'avrebbe dovuto risponderli??? Che non aveva idea di cosa fossero?? A malincuore recuperò lo scatola con i piccoli mattoncini, e subito il piccolo sembrò rianimarsi dalla brutta esperienza del curry. Kaede seduto affianco a lui si sorprese della fantasia che tirava fuori in ogni momento. Aveva costruito una casetta, poi ci aveva messo davanti due pupazzi e poi non contento aveva piazzato su uno dei due un mattoncino rosso, giusto per ribadire il concetto, in modo che chiunque avrebbe potuto ricordare chi dei due era lui. Dopo quelle cose che Rukawa aveva scoperto si chiamavano lego,

passarono a giocare con la macchinina. Il piccolo guardò estasiato quel modellino. Il suo onichan gli aveva detto di prendere le due batterie e di infilarle a posto mentre lui metteva a terra la macchinina. Hanamichi non sapendo cosa farne, e visto che dalla forma sembravano vagamente le pillole che aveva preso prima, decise di provare a masticarle, così se le infilò in bocca, ma al semplice contatto con le labbra, inorridì dato che erano terribilmente fredde. Al secondo tentativo Rukawa lo beccò mentre allargava la bocca e tentava di metterci dentro le pile, così in uno scatto fulmineo lo fermò prima che se le gettasse in gola.(povero Hana! >_< Quel cattivone ti ha fermato prima! NdD).Hana si ritrovò a cadere col sedere sul materasso, e con Rukawa addosso che aveva ancora gli occhi sgranati per la paura.

- Che...che stavi facendo?? -

Hana tirò su col naso...stava per mettersi a piangere. Eppure sentiva di non aver fatto nulla di male, perciò...perchè piangere???

- Sei tato tu onichan a dirmi di metterle a potto!! -

Rukawa ci pensò su un attimo...

- ..ma nel telecomando. Perchè le mettevi in bocca?? -

- Picchè mi sembravano le pillole di prima. -

- ....... -

- ........ -

- ..........pile...non pillole. -

(.....^^'''''' NdD&L)

 

Kaede tirò un sospiro di sollievo. Dopotutto non stava cercando di suicidarsi per via della noia, doveva ammettere che per un istante l'aveva pensato. Ma probabilmente tutto quel ritorno all'infanzia gli aveva danneggiato il cervello (ma non era già danneggiato? NdA Se ti sente Padrona NdL). Una volta montata, la macchina iniziò a sfrecciare per la stanza. All'inizio a divertirsi di più fu Rukawa, che il piccolo, soprattutto perchè ci aveva preso la mano con quel telecomando, poi però si vide costretto a passarlo al piccolo, ma questi non fece che innervosirsi. La macchinina continuava a girare su se stessa oppure a sbattere contro qualcosa, eppure nelle mani dell'onichan quel telecomando aveva funzionato. Ed ora perchè continuava a sbattere?? Continuava a chiederselo, e visto che non arrivava risposta, ridiede il telecomando a Kaede, che optò per un cambio di gioco. Per tutto il tempo provarono nuovi giocattoli, e a dire il vero non fu solo Hana a divertirsi, anche Kaede passò del tempo in maniera spensierata. Dovette ammettere che da tanto tempo non provava quella sensazione di calore e di vicinanza con qualcuno. Poteva dire francamente di provare del vero affetto per quel bambino, e poi era

così tenero e innocente, che avrebbe potuto mangiarselo (ogni tanto vengono fuori le mie devianze.. -.- anche se qui è camuffata...NdA Veramente lo mangerei volentieri anche io, anche se ha troppa glassa al momento, zia invece lo mangerebbe a morsi a priori.. sta sbavando da quando abbiamo iniziato la fic sull'Hana Chibi e non solo su lui u_u NdD l'Hana chibi è di Padrona e io non sbavo...*_*'''NdL). Alla fine Hana si accoccolò al suo braccio e in breve iniziò a dormire beato, finalmente era stanco. Il ragazzo più grande sospirò e in preda a uno stato d'animo più affettuoso del solito gli schioccò un bacio sulla fronte, per poi sistemarsi con lui sotto le coperte, addormentandosi immediatamente.

 

 

30 Dicembre

 

Il sole splendeva nel cielo terso. Il vento si era ormai calmato e la neve si stava sciogliendo. Il piccolo Hanamichi era guarito dalla febbre e gli era rimasto solo un pò di raffreddore. Rukawa sprofondò in una della poltrone del salone. Era distrutto, aveva un mal di testa terribile ed avrebbe voluto chiudere gli occhi e addormentarsi all'istante. Chiuse gli occhi massaggiandosi la tempia mentre Hanamichi correva intorno al divano inseguendo la macchinina che lui stesso telecomandava. Correva, saltava, gridava...

Rukawa non voleva essere cattivo, ma quasi quasi lo preferiva al letto con la febbre.

Il telefono squillò e lui allungò la mano per rispondere senza muoversi dal divano.

- Pronto? - chiese con voce monotona.

- Kaede? Tutto bene?

Riconobbe immediatamente la voce dall'altra parte del telefono, aprì di scatto gli occhi completamente sveglio.

- Mamma!!

- Ciao tesoro, qui c'è anche il tuo papà. Come al solito ha insistito per comprarti una marea di regali, se non lo fermavo era capace di acquistare tutto il negozio da cui siamo appena usciti.

- Lo sai mamma che non era necessario... - cominciò a dire Kaede ma la madre lo interruppe.

- Lo so tesoro, ma sai come è fatto tuo padre. Cocciuto almeno quanto il figlio. Piuttosto tesoro, sono molto arrabbiata con te! In questi giorni non ci hai telefonato neanche una volta! Sei così contento di esserti liberato di noi?

- Ma cosa dici mamma! Sono stato molto occupato in questi giorni... - in effetti il doversi occupare di Hanamichi aveva cancellato tutto il resto. Ora sapeva quanto sua madre era stata preziosa per lui.

- Mamma...

- Si, tesoro?

- Grazie.

Dall'altra parte del telefono ci furono alcuni secondi di silenzio - Grazie per cosa, Kaede? - chiese più sorpresa che perplessa.

- Grazie per esserti presa cura di me quando ero piccolo, grazie per essere mia madre. - spiegò Kaede sorridendo a nessuno in particolare.

Dall'altro lato del telefono si iniziarono a sentire dei singhiozzi prima che una voce, questa volta maschile, rispondesse.

- Kaede cosa hai detto a tua madre? Sta ridendo e piangendo allo stesso tempo... e posso assicurarti che non l'ho mai vista così felice se non quando ti ha tenuto per la prima volta in braccio... sono quasi geloso...

Rukawa non riuscì a trattenere una risata. Si immaginava la scena: la madre sul letto piegata in due dalle risate, tanto che le lacrimavano gli occhi, e il padre che in piedi accanto al letto la fissava perplesso con un sopracciglio alzato e la cornetta del telefono in mano.

- Nulla di particolare, papà... solo che voglio bene a entrambi.

- Sarà... ma che ti è successo? Non sei mai stato così 'affettuoso'

- Nulla di particolare, solo che questo Natale mi ha fatto pensare e...

Rukawa lanciò un grido quando Hana gli saltò praticamente in braccio.

- Usciamooooo - si lamentò Hanamichi stufo di rimanere rinchiuso in casa.

- Cos'è stato Kaede? - chiese la voce preoccupata dalla madre che evidentemente aveva sentito tutto con il vivavoce.

- Nulla... - mormorò mentre con la mano tappava la bocca del piccolo Hanamichi.

- Chi c'è li con te? - chiese il padre.

- Il figlio della vicina. - Improvvisò Kaede facendo segno ad Hana di rimanere buono e in silenzio.

- Il figlio della signora Natsume? - chiese subito la madre. - Ma a me sembrava un bambino piccolo...

- Si, volevo dire suo nipote... - si corresse immediatamente Kaede.

I genitori nella loro camera d'albergo si guardarono perplessi. - Cosa ci fa il figlio di Tsuzuki a casa nostra? E da quando Nat-chan è diventata nonna? - indagò la madre.

- Err... per nipote intendevo il... il pappagallo di Nat-san, gliel'ha regalato il figlio e mi ha chiesto di tenerlo per qualche ora mentre lei andava a comprare il ... il mangime... oh stanno suonando alla porta. Deve essere lei... ciao mamma, ciao papà. Vi chiamerò presto prometto.

Con quello abbassò il telefono prima che i genitori gli facessero qualche altra domanda. In quel momento sicuramente si stavano chiedendo cosa stava succedendo. Sperò vivamente che non chiamassero Natsume-san, che le chiedessero del pappagallo inesistente o peggio ancora con chi abitava al momento a casa sua...

Hanamichi intanto si era divincolato dal suo abbraccio e gli si era seduto in grembo.

- Usciaaaaaaaamooooo - pigolò di nuovo con il faccino imbronciato.

Rukawa sospirò.

- D'accordo, andiamo. - gli disse scompigliandogli i capelli rossi.

 

Rukawa lo condusse al parco. Aveva infagottato per bene Hanamichi che gli stringeva forte la mano. Questa volta lo avrebbe tenuto costantemente sott'occhio e l'avrebbe tenuto fuori dai guai. Impresa più facile a dirsi che a farsi.

Lo portò dove c'erano gli altri bambini che giocavano sullo scivolo o con la sabbia o con l'altalena, c'erano anche alcuni bambini che camminavano e si arrampicavano su delle basse travi di legno.

Hanamichi all'inizio si nascose dietro al suo onichan. Era come se avesse paura degli altri bambini, poi mano a mano prese coraggio e iniziò a salire sullo scivolo. In breve iniziò a giocare con gli altri bambini. Kaede rimase a guardarlo, seduto su una panchina. Poco dopo gli si avvicinò una signora bionda. Portava un cappello bianco sui capelli, i capelli erano stati acconciati e arricchiti con soffici piume bianche, gli occhiali dalla forma ovale scintillavano alla luce del sole.( oddio ho un vago sospetto...NdL) Aggrappata alla sua mantellina rossa con i gufi c'era una bimba di poco più di 4 anni, uscita da un quadro di fine ottocento, con la gonna rosso scuro piena di merletti e nastrini, i polsini bordati di pelliccia bianca e in testa un cappellino legato sotto al mento con un grosso fiocco nero. La bambina si guardava intorno curiosa, in una mano teneva una piccola bestiolina nera, probabilmente un porcellino d'india. Rukawa era sicuro che era il tipo di bambina pronta a fare marachelle appena ti distrai un attimo. La donna teneva per mano un altra bimba, completamente diversa dalla prima. Indossava uno sgargiante costume da coniglio rosa, completo di enormi orecchie e codina bianca con un fiocco rosso legato al collo. Gli occhi socchiusi, osservavano tutto con sospetto. 

- E' libero questo posto? - chiese la donna e quando scosse la testa, la donna si sedette, sistemandosi la mantellina e posando l'enorme borsa con piccoli palloni da basket in grembo. ( palloni da basket?Gufi?...NdL)

Rukawa alzò un sopracciglio ma non disse nulla. La donna cercò nella sua borsa e ne tirò fuori due nastrini dorati che legò al polso delle due bambine, baciò la fronte di entrambe prima di lasciarle andare a giocare. La bambina con la gonna rossa consegnò alla donna il piccolo maialino nero prima di raggiungere sull'altalena l'altra bimba vestita da coniglio rosa.

- Sono adorabili, non trova? - chiese improvvisamente la donna a Kaede che si trovò ad annuire. Sia la donna che le bambine erano strane.

- Vuole un pò di thè? - chiese ancora la donna porgendo a Rukawa una tazza fumante. Il ragazzo la fissò stralunato accettando la tazza. Da dove era uscita fuori?

Vide la donna tuffare la mano nella sua borsa e tirare fuori un altra tazza di thè, con tanto di piattino e cucchiaino.(ahhh meno male è solo Mary Poppins...NdL)

- Sono delle bambine adorabili. Quella vestita da Kumagoro è Anny, l'altra è Dany. Sono le mie amate nipotine. Sono anche molto responsabili, ognuna di loro si occupa di un cucciolo. Dany oggi però non ha voluto saperne di lasciare a casa il suo piccolo Pchan. Invece sono riuscita a convincere Anny a lasciare a casa il suo Kohala, in cambio però ha voluto vestirsi da coniglietto rosa. Vuole dei biscotti? - chiese infine tuffando la mano nella borsa e tirando fuori un piccolo vassoio con i biscotti al burro ben disposti in fila.

Rukawa allungò la mano per prenderne uno a forma di volpe.

- Li provi, li cucina a mano la mia padrona.

Padrona? Rukawa inarcò un sopracciglio mentre beveva il thè. Forse intendeva dire la signora presso cui lavorava.

- Ah! Che maleducata! - esclamò la donna schiaffeggiandosi la fronte, facendo traballare il piattino con la tazza. Gli tese la mano e si presentò. - Molto piacere, io sono Leyla, ma se ti fa piacere puoi anche chiamarmi Zia Le.(no non era Mary Poppins...^^'''' NdL)

Rukawa strinse la mano della donna anche se con qualche titubanza.

Leyla si era poi lanciata in una minuziosa descrizione di come le due bambine erano adorabili quando dormivano ma che potevano diventare delle vere e proprie pesti se volevano, condendo il tutto con numerosi e variopinti aneddoti che riguardavano le due bambine. Il tutto mentre dava da mangiare le briciole dei biscotti all'infreddolito Pchan.

- Ma ora basta parlare di me e delle mie nipotine. Anche lei è qui con il suo nipotino? Mi sembra troppo giovane per essere già padre. Ditemi chi è il vostro piccolo pargoletto? - chiese la donna riponendo nella borsa le tazze e il vassoio ormai vuoto.

Rukawa alzò la mano indicando un gruppetto di bambini che si stavano contendendo l'altalena. Tra di loro spiccava la testa rossa di Hanamichi che restava saldamente seduto sull'altalena, mentre gli altri bambini lo stavano spintonando per buttarlo giù.

Rukawa strinse gli occhi mentre la rabbia si impossessava di lui. Ecco, stava succedendo di nuovo, i bambini stavano di nuovo escludendo Hanamichi, tagliandolo fuori.

Si alzò per andare ad aiutarlo ma Leyla gli prese fermamente il polso e lo costrinse a risedersi. QUella donna aveva davvero una forza fuori dal comune.

Nel frattempo Anny, inconfondibile nel suo costume da coniglio, aveva lasciato il suo gruppetto e si stava facendo strada tra i bambini. Spintonò quello che stava tirando i capelli ad Hana e lo buttò per terra mettendogli un piede sopra la pancia.

Dany era arrivata subito dopo e aveva iniziato a dare calci negli stinchi a destra e a manca.( le mie nipoti *_* NdL) Hana stupito che le due bambine lo stessero difendendo, prese coraggio e morse la mano del bambino che voleva costringerlo a lasciare la presa sulla catena dell'altalena.

In breve tempo il terzetto risultò vincitore. Preso possesso dell'altalena, ci salirono a turno, spingendosi a vicenda, poi salirono sullo scivolo, camminarono sulle travi, cercarono di arrampicarsi su di un albero. Rukawa osservò per tutto il tempo Hanamichi, il suo sorriso era così allegro e contagioso che Kaede si ritrovò a sorridere senza neanche rendersene conto. La donna accanto a lui lo osservava con le labbra piegate in un dolce sorriso.

Il trio alla fine stanco, corse verso Rukawa e Leyla, facendo una gara a chi arrivava prima.

Il primo ad arrivare fu Hana che fu accolto a braccia aperte da Rukawa.

- Ti stai divertendo?

- Tanto, onichan. - fu la risposta felice di Hanamichi.

Leyla tirò fuori dalla borsa tre tazze, questa volta di cioccolato caldo con panna che i tre bambini presero più che volentieri. Anny conquistò il sacchettino con i dolcetti e insieme ad Hana e a Dany che si era presa in braccio Pchan per riscaldarsi le mani, si andarono a sedere sulla panchina accanto a quella dei loro accompagnatori.

- Le mie nipotine sono delle bambine speciali, vero? - chiese orgogliosa la zia guardandole con affetto. Rukawa non poté far altro che annuire, pensando che tutta la famiglia fosse al quanto particolare...

Non era mai stato curioso ma da circa mezz'ora non riusciva a togliersi dalla mente il pensiero di sbirciare dentro la borsa della donna. Possibile che non avesse fondo? Eppure non sembrava eccessivamente grande... e sopratutto, come riusciva a contenere e tenere al caldo quelle dannate tazze??? (>___< screanzato non si fruga nella borsa di una signora...)

I suoi pensieri furono però interrotti dalla conversazione dei tre bambini.

- E' proprio così... quando voi bene a qualcuno, più di qualsiasi altro, e quel qualcuno vuole bene a te più di qualsiasi altro... allora lo baci e gli dici che lo sposerai. - Stava spiegando Dany, dando un dolcetto alla marmellata al maialino.

- Infatti io sposerò Dany. - affermò risoluta Anny abbracciandola quasi fino a soffocarla. - Lei diventerà mia moglie!

Sottolineò la frase schioccando un bacio sulla guancia della bambina che sorrise.

- E tu vuoi sposare qualcuno? - chiese Dany.

- Certo! - rispose Hana con un sorriso correndo subito dopo da Rukawa.

Rukawa lo prese in braccio e ne approfittò per sistemargli il berretto.

Hana annuì, posando i piccoli pugni sulle spalle di Rukawa.

- Onichan mi vuole bene?

- Naturalmente.

- Se io ti voglio bene e tu vuoi bene a me, allora ci sposeremo, giusto? - chiese Hanamichi lasciando un bacio zuccheroso sulle labbra di Kaede.

Rukawa sbatté le palpebre sorpreso.

- Sposarci? - ripeté.

- Si, quando due persone si vogliono bene è quello che si fa no? - disse innocentemente Hanamichi.

Leyla scoppiò a ridere.

- Anny, Dany è ora di andare. La padrona ci starà aspettando.

- Si! - risposero le due bambine in coro. Hanamichi e Kaede si voltarono per salutarle ma al loro posto c'erano due mici, uno rosso e uno nero, che velocemente sgattaiolarono via.

Rukawa chiuse e riaprì gli occhi perplesso. Gli sembrava di aver visto al collo dei due mici un fiocco nero. Si voltò verso la signora, ma anche lei era sparita. Solo le piume bianche che facevano parte della sua acconciatura erano rimaste sulla panchina.

- Sono andate via...- mormorò Hana con il broncio. - Le incontreremo ancora?

- Credo di si....- fu la risposta poco convinta di Rukawa.

 

Uscirono dal parco e Rukawa portò Hanamichi a fare un giro per il centro commerciale. Scoppiò a ridere quando il piccolo si mise a piangere davanti a un Babbo Natale che l'aveva salutato improvvisamente con un forte “ohohoh”.

Si fermarono a mangiare in un ristorante dove Hanamichi mangiò per la prima volta la lasagna. Scoprì che era il suo piatto preferito.

Lo portò in giro per negozi, lo fece entrare nel paradiso dei giocattoli, dove fortunatamente incontrò di nuovo Anne che permise ad Hana di provare i giochi esposti.(oh la mia sis alle prese con Hana chibi ^^''' NdL)

Quando Rukawa riuscì a far uscire Hanamichi dal centro commerciale era già scuro in cielo.

Hanamichi camminava a fatica per cui lo prese in braccio. Il bambino si sistemò subito in una posizione più comoda stringendo le braccine intorno al suo collo e tempo due minuti era già nel mondo dei sogni.

Sogni bellissimi a giudicare dal sorriso beato sul suo viso.

A casa Rukawa lo spogliò e gli mise il pigiamino, prima di infilarsi con lui sotto le coperte (detta così sembra una frase sconcia -.-'' NdD).

Stranamente quella notte Rukawa non aveva sonno... voleva imprimersi bene nella memoria quel faccino disteso e sorridente di Hana che aveva la manina stretta sulla sua maglia quasi avesse paura che scappasse via.

Rukawa gli baciò la fronte e gli passò una mano tra i capelli.

Avrebbe fatto di tutto per restare con quel piccolo angioletto dai capelli rossi.

 

31 dicembre

 

Rukawa si svegliò presto anche quella mattina. Ormai pareva essere diventata un'abitudine. Era quasi incredibile a dirsi per lui..Hanamichi dormiva rannicchiato contro di lui una manina a stringere un lembo del suo pigiama, quasi avesse paura di vederlo sparire...sorrise piano posando le labbra su quei riccioli rossi che erano così morbidi...chissà se anche i capelli di Hanamichi adulto erano così...aggrottò le sopraciglia per un attimo. Mito aveva detto che Hana era scomparso allora quello che era con lui era davvero...il dohao. Si grattò la testa pensoso, la cosa rendeva il suo equilibrio mentale alquanto incerto. Si alzò dirigendosi verso il bagno per andare a farsi una doccia, ma prima di richiudere la porta alle sue spalle si fermò qualche istante a osservare il piccolo che dormiva placido tra le lenzuola...Rientrò in camera fischiettando allegramente una allegra canzone di Natale che gli era rimasta in mente dal giorno prima al centro commerciale...si bloccò sulla porta constatando che il letto era vuoto...

Si guardò in giro esasperato...dove diavolo si era ficcato ora...Lo cercò per tutta la camera sollevando persino le coperte per sbirciare sotto al letto...possibile che appena si distraeva un attimo quel dohao si volatilizzava? Uscì dalla porta.

- Hanamichi...- chiamò.

Nessuna risposta, non poteva essere sparito. Lo cercò per tutto il primo piano aprendo le porte di tutte le stanze e guardando sotto al letto dei suoi genitori. In cima alle scale si fermò, chiamandolo in attesa...un singulto soffocato parve provenire dal piano inferiore. Scese le scale a due a due chiamando di nuovo il bambino, ma neppure stavolta gli rispose, anche se sapeva che non poteva essere altro che in casa si sentiva pervadere da una certa inquietudine mentre entrava nella cucina vuota. Passò al salone e sentì uno sbuffo soffocato, si guardò intorno, dietro la porta e chinandosi a guardare sotto al tavolo scorse Hanamichi seduto lì sotto che si copriva la bocca con la mano cercando di soffocare una risata.

- ah aha birbante mi hai voluto fare uno scherzo!

Hanamichi annuì mentre cercava ancora di soffocare le risate.

- Ok vieni fuori ora.

- gno...- Hanamichi scosse la testa gli occhi che gli brillavano di una luce biricchina.

- come no... guarda che vengo a prenderti - minacciò con un sorriso, chiedendosi come avrebbe fatto a infilarsi in mezzo alle gambe lavorate del lungo tavolo di mogano del soggiorno. Il bambino sorrise allontanandosi ancora un pò quasi volesse sfidarlo a entrare per prenderlo. Rukawa cercò di infilarsi sotto al tavolo ma calcolò male la distanze e prese una zuccata contro una sporgenza (e così fu che rukawa ebbe uno shock e credette per il resto della via di essere un piccione viaggiatore...NdA Naturalmente il nostro piccione! ^_^ NdD). Si sedette per terra tenendosi la testa e sbirciando il bambino da sotto la frangia. Come aveva previsto il piccolo si fece avanti gattonando verso di lui:

- onichan ti sei fatto male?

Quando l'ignaro bimbo fu a pochi passi da lui Rukawa allungò veloce un braccio cingendolo per la vita e attirandoselo al petto:

- ti ho preso!

- ahhh - strillò il bambino ridendo felice - chittivo era uno schezzo.

- già... e adesso ti mangio - (Ru!! Hai idea di quante implicazioni posso trovare in questa frase?? Non fare cose sconce! NdD) proclamò Rukawa,imitando una voce bassa e profonda - ucci ucci sento odor di tensaiucci -

- lassiami! - protestò il bambino cercando di divincolarsi, ridendo, dalla presa di Rukawa.

- no ora che ti ho trovato...- mormorò piano Rukawa, alzandosi da terra con il bimbo in braccio che rideva felice gettando indietro la testina rossa, e stringendo i pugni alla maglia di Rukawa.

 

Kaede si lasciò cadere sul divano, esausto. Stare dietro a un bambino di 4 anni era decisamente stancante. C'era da dire che Hanamichi era un bambino timoroso e non si metteva mai in condizione di fare qualcosa che potesse in alcun modo arrecare scompiglio, però richiedeva attenzione costante e questa Rukawa era solito concederla solo al pallone da basket e al canestro. Hanamichi era seduto per terra con un blocco notes davanti e alcune

matite colorate, stava disegnando qualcosa tracciando linee con le matite colorate a volte fermandosi pensoso, ondeggiando la testina a destra e a sinistra. Piano senza accorgersene Kaede si lasciò avvolgere da una piacevole sensazione di tepore e tenerezza. Hanamichi posò l'ultima matita e guardò compiaciuto il foglio. Il piccolo alzò la testa dal disegno che stava facendo...si stava annoiando...guardò verso il suo onisan. Aveva la testa reclinata sul

divano, gli occhi chiusi. Per un attimo il bambino trattenne il respiro rilasciandolo poi immediatamente in un sospiro di sollievo quando vide il torace alzarsi e abbassarsi nel movimento ritmico del respiro. Si avvicinò al divano arrampicandosi con un certo sforzo e si

sedette rimanendo lì a guardarlo dormire. Hanamichi era un bambino e come tale non aveva molta pazienza. Sbuffò un paio di volte giocando con le pantofole poi si avvicinò, lo scosse piano:

- Onichan...

L'altro si mosse piano borbottando qualcosa.

- onisan... - lo chiamò ancora vedendo che l'altro muoveva un braccio.

- hn? che c'è?

- perchè sei venuto a prendermi...

Il piccolo lo guardava saltellando da un piede all'altro.

- Hn...

- all'orotrofio... - disse inclinando la testa.

- volevo tu passassi un bel Natale...

Lo sguardo del bambino si rabbuiò facendosi pensoso, Kaede notò come il colore degli occhi diventasse più profondo.

- devo tonnaci? - chiese in un sussurro.

- tu cosa vorresti fare?

- Stae qui con te...

Kaede sospirò, soppesando quale sarebbe stata la risposta migliore ma il bambino non aspettò la sua risposta saltando giù dal divano e riprendendo a giocare, sembrava che avesse solo voluto ribadire il suo desiderio. Lo osservò giocare per alcuni istanti in silenzio lasciando che la ben nota sensazione di tenerezza gli scivolasse leggera sul cuore. si era affezionato al bambino era impossibile non farlo...ma come si sarebbe sentito al momento di lasciarlo? Oggi era il 31 di dicembre... secondo quanto avevano detto gli spiriti...Per un attimo si trovò a desiderare che restasse sempre così...il piccolo adorabile bambino che lo chiamava onichan...

Quando tutto fosse tornato normale ci sarebbero stati dei problemi da affrontare,come si sarebbe sentito Hana quando si fosse risvegliato nella sua brandina all'orfanotrofio. Lo avrebbe odiato? Avrebbe sentito quello come un abbandono? A cosa sarebbe servito quel tempo trascorso con lui se poi fosse ripiombato nella freddezza della sua vita fatta di maltrattamenti e dolore...E lui come avrebbe affrontato Hanamichi adulto, ragazzo...Chiuse gli occhi per un attimo richiamando alla mente l'immagine di Hanamichi. Stranamente si rese conto di averne molte, espressioni e gesti che non credeva di rammentare così nitidamente perchè si era sempre limitato ad osservarlo distrattamente, forse un pò più del necessario di quello che dedicava alla maggior parte del resto del mondo. C'era qualcosa in Hanamichi che rendeva impossibile ignorarlo. La sua forza, la sua esuberanza...ma non era solo quello. Hanamichi

era determinato tanto quando e forse più di lui. Si chiese come avrebbe fatto ad avvicinarsi all'Hanamichi adulto.

- onichan...-la voce morbida del bambino lo riscosse.

- però io non sono tuo fratello... - la sua voce assunse un tono

triste, il bimbo reclinò la testina e un ciuffo ribelle gli

accarezzò la fronte, gli scostò la ciocca con un gesto leggero -

puoi chiamarmi Kaede...

- Dede...- ripeté Hanamichi.

- no, Ka e de - disse più piano.

- Dede - compitò il piccolo Hanamichi sorridendo.

- hm.. forse è meglio onichan...

Si alzò dal divano, aveva bisogno di riflettere su tutto quello, ma non ora, non era quello il momento. Guardò l'orologio a pendolo che segnava quasi le 16:

- Hana...- il bimbo sollevò la testa dalle costruzioni guardandolo in attesa - vado a prepararti la merenda poi usciamo d'accordo.

- ci onichan...- gli sorrise - dove andiamo?

- al tempio se ti va...

 

Il sole era tiepido e piacevole, anche se l'aria era fredda e pungente. Hanamichi camminava di fianco a lui la piccola mano abbandonata fiduciosa nella sua. Avevano fatto più tardi del previsto perché Hanamichi nel fare merenda aveva scoperto quanto fosse divertente scoccare baci alla marmellata sulle guance di Rukawa, impiastricciando entrambi di zucchero (*_* belli a me davano baci al cioccolato NdL) ed aveva dovuto lavare la faccia ad entrambi prima di vestirsi per uscire. Sperava che al tempio non ci fosse troppa folla e sopratutto nessuno che conoscesse. Mentre camminavano per strada un grosso cane si avvicinò loro passando accanto al piccolo che si scostò avvicinandosi alle gambe di Kaede stringendo le sue dita convulsamente:

- Hai paura Hanamichi?

Il bimbo sollevò la testa guardandolo serio.

- no onichan...lo faccio solo passare...

Rukawa sollevò un sopraciglio e increspò appena le labbra:

- Davvero...- mormorò scompigliandogli affettuosamente i riccioli rossi senza commentare quando il bimbo annuì convinto senza lasciare però la sua mano - sei coraggioso Hana.

- un Tensai non ha paura!

- Hn...Tensai...- Rukawa scosse la testa, era irrecuperabile.

Lo prese in braccio facendolo sedere sulle spalle. Il bambino si aggrappò ai suoi capelli irrigidendosi per un attimo:

- tutto bene?

- ohhh - disse il piccolo guardandosi attorno - è bello da quassù...posso toccare il cielo.

A Rukawa spiaceva non poter vedere l'espressione del viso di Hanamichi in quel momento...il piccolo si piegò in avanti posando le manine sul suo viso, sporgendosi per posare un lieve bacio sulla guancia fredda di Rukawa.

- da grande diventerò alto come te onichan?

- Sì Hana lo diventerai - si accorse di avere il groppo in gola senza sapere perchè - molto più alto (ben 2,2 cm!!! NdA - Sai quanta differenza! -__-''' NdD)

 

Erano arrivati in cima alle scale del tempio. Data l'ora non c'era molta gente, molti sarebbero arrivati più tardi.Un bonzo si aggirava per il cortile seguito a ruota da un ragazzino

che chiacchierava senza posa:

- Urusai...- lo sentì esclamare seccato mentre si avvicinava a loro. Hanamichi lo guardò incuriosito inclinando la testolina, quell'uomo aveva un espressione burbera e quasi scocciata (io toglierei il quasi.. NdD) ma non ne provava alcun timore. Hanamichi scoppiò a ridere battendo le manine:

- siete uguali! -

I due si guardarono un istante sbuffando contemporaneamente provocando un nuovo scoppio di risate di Hanamichi. Rukawa lo fece scendere dalle spalle, il bonzo cominciava a non apprezzare ( ^^''' un colpo di harisen? NdL)

- Hana non ridere così forte, siamo in un tempio...

- cosa si fa in un tempio...- il bambino pareva interdetto.

- bhè ecco...- cominciò Rukawa.

Stranamente fu il Bonzo a rispondere (oddio ce lo vedo ndL ^^'''') chinandosi verso il bimbo che si strinse alle gambe di Rukawa:

- preghi per i tuoi desideri...ce l'hai un desiderio? (oddio...questa poi. Genjo Sanzo che fa da baby sitter ad hana chibi... ci devo scrivere due righe... -.- NdA - Genjo Sanzo Hoshi che si abbassa a dare spiegazioni, questo si che è un miracolo!! Fortuna che è Natale... -_-' NdD)

Il bambino ora lo ascoltava attento annuendo compito, lanciando occhiate anche a Rukawa accanto a lui.

- Bene - disse il Bonzo- allora vieni con me!

Rukawa seguì il bonzo e il bambino che gli trotterellava dietro serio. A dire il vero si era attaccato alla veste del bonzo con una mano, come era solito fare con lui...il Bonzo lo aveva guardato per un attimo, ma Hanamichi gli aveva rivolto un sorriso e con uno sbuffo il bonzo aveva continuato a camminare senza però far staccare il piccolo (Anny si trasforma in chibi e si attacca alle calze a rete del bonzo *_* - Dany guarda da lontano nascondendo la bambolina di Sanzo dietro la schiena).

 

Rukawa sbirciò il piccolo accanto a sè erano 5 muniti buoni che stava lì il capo chino, le manine giunte e un espressione intensa sul suo piccolo visino. Il Bonzo prima di allontanarsi gli aveva

spiegato che doveva far scorrere i cilindri e poi lanciare una monetina e pregare intensamente per il proprio desiderio perchè Kami lo avverasse.

Si era fatto prendere in braccio da Rukawa per fare come gli era stato detto e poi si era messo a pregare in silenzio...Rukawa si mise la mano in tasca, lui non credeva a quelle cose...i desideri...le cose nella vita si ottenevano con fatica e impegno non affidandosi alle preghiere rivolte al cielo...eppure fermo lì nel cortile del tempio guardando la testa ricciuta di Hanamichi si trovò a formulare il desiderio di potergli stare accanto sempre anche una volta che l'altro fosse tornato grande...Il bimbo alzò gli occhi su di lui guardandolo serio.

- Hai fatto?

- ci onichan -

- possiamo andare allora - disse prendendolo per mano.

Mentre uscivano dal tempio si guardò in giro distratto e scorse con la coda dell'occhio il Bonzo che poco lontano stava prendendo a sventagliate un giovane accanto a lui. (....-__-|| questo perchè ha Natale si è tutti più buoni NdD)

- andiamo onichan...- Hanamichi lo tirò un paio di volte.

 

- onichan?

- nh...

Rukawa alzò lo sguardo su Hanamichi mentre finiva di abbottonargli il pigiama.

- io da grande ti sposo - disse con un sorriso luminoso.

- Hana...- a dispetto di tutti i suoi forzi si sentiva un groppo in gola.

- Davvero onichan, l'ho desiderato al tempio - annuì per dare maggior forza alla sua affermazione - come ha detto il Bonzo.

Si sedette sul letto prendendolo in braccio, facendolo sedere sulle ginocchia; non sapeva che dire.

- hana...

- le persone che si vogliono bene si sposano no? e io ti voglio bene

- anche io ti voglio bene però...

Lo sguardo del bambino si intristì:

- è per i capelli rossi? - Rukawa lo guardò senza capire ma il bambino continuò - è perchè sono cattivo? diventerò buono onichan...

- no Hana non è per i capelli, nè perchè sei cattivo...tu non sei cattivo

- perchè allora?

- due maschi non possono sposarsi.

- ma io ti voglio bene - protestò il bimbo guardandolo serio e triste

- troverai una bambina - il suo cuore si strinse e la sua voce tremò spezzandosi. Perchè trovava così insopportabile quel pensiero?

- io voglio te onichan - gli gettò le braccia al collo stringendolo forte - solo te

Lo strinse a sua volta chiudendo gli occhi mentre una lacrima si formava all'angolo dell'occhio, doveva ricacciare indietro quel dolore.

- ci scaldiamo un pò di latte vuoi?

Il bimbo annuì contro il suo collo. Cercò di staccarlo da sè ma gli strinse ancora di più addosso.

- vuoi venire con me? - gli chiese sui capelli.

- ci

Rukawa non poteva vederlo in faccia ma era sicuro che avesse gli occhi pieni di lacrime.

 

Quando lo riportò in camera si accorse che Hanamichi era ancora agitato, stava nel letto con gli occhioni spalancati e seguiva ogni sua mossa per la camera, quasi temesse di vederlo sparire. Si avvicinò sedendosi accanto a lui e passando le dita tra quei capelli, non poteva farne a meno, si chiese con una stretta al cuore come avrebbe fatto quando il piccolo non ci fosse più stato:

- che hai?

- onichan...tu non andrai via vero?

Gli si fermò un attimo il cuore a quella domanda, pareva che Hanamichi avesse il potere di leggergli nella mente. Lui non sapeva

quando quella sorta di incantesimo, sogno o altro si sarebbe dissolto portando via il piccolo Hana e facendo tornare l'Hanamichi adulto...ma cosa poteva dire a quel bambino?

- anche se io non sarò sempre accanto a te, questo non vuol dire che non ti voglia bene...- cominciò.

Il bambino si sedette sul letto aggrottando la fronte.

- come fai a volermi bene se non ci sei...- le lacrime cominciavano a spuntare negli occhi spalancati del bambino. Rukawa si alzò avvicinandosi alla scrivania. Di tutti i pacchetti che aveva comprato come regalo ad Hanamichi quello era l'unico che non gli aveva fatto scartare. Il sacchetto con la foglia d'acero in pietra dura comprata sulla bancarella. Tornò a sedersi accanto al bambino porgendogli il sacchetto:

- Hana...- cominciò mentre il bimbo rompeva al carta estraendo la foglia.

- cos'è onichan? - chiese il bimbo osservandola in controluce pareva rapito dai riflessi che la luce traeva sulla superficie lucida della foglia.

- è una foglia d'acero...qualcosa che non si può rompere né perdere...- mormorò.

Il bimbo lo guardò senza capire.

- tutte le volte che ti sentirai solo, e spaventato stringila forte e io sarò con te.

- arriverai subito?

Lo prese in braccio cullandolo piano:

- magari no, però sentirai il mio affetto...

Il bambino guardò la foglia nelle sue mani.

- capito onichan, la terrò sempre con me...non la perderò mai

 

Più tardi quando Hanamichi si fu addormentato Kaede restò ancora sveglio a guardarlo si era voluto coricare con la foglia d'acero stretta nel pugno e alla fine si era addormentato, rannicchiato contro di lui. Si chinò a spiare il suo respiro affondando il viso nei suoi capelli:

- non dimenticarti di me...permettimi di starti accanto sempre. -mormorò prima di scivolare nel sonno.

- sono felice onichan...- gli parve di sentirlo mormorare contro il suo petto.

 

1 Gennaio

 

Piccoli fiocchi di neve cadevano lievi dal cielo plumbeo in quella serata silenziosa di inizio anno. Aveva cominciato a nevicare la mattina presto e ormai il manto aveva quasi interamente ricoperto tutta la città con la sua cappa silenziosa. La giornata era ormai trascorsa e il senso di aspettativa della mattina aveva lasciato il posto alla gioia o alla delusione...Per le strade di Kanagawa non c'era quasi nessuno...pochi passanti che si affrettavano a tornare a casa per festeggiare con le loro famiglie la sera del primo dell'anno. Un giovane coi capelli rossi si stava incamminando sotto quella pioggia soffice e candida indossava una tuta da lavoro e un pesante

piumino per ripararsi dal freddo pungente, e una sciarpa candida annodata sotto la gola. Non pareva avere fretta di arrivare o tornare...Ricordava...la neve gli era sempre piaciuta da bambino... la neve...Ricordava che quando stava all'istituto le notti come quella, ma sopratutto la serata di Natale sgattaiolava fuori dalla sua brandina incurante del gelo che avvolgeva il lungo camerone spoglio e si affacciava alla vetro della finestra schiacciandoci contro il naso a

osservare cadere la neve. Aveva sempre capito che nessuno lo voleva per via dei suoi capelli di

quel colore così strano. Anche i suoi genitori naturali lo avevano abbandonato lasciandolo vicino al ciliegio dell'orfanotrofio. Non aveva mai amato stare all'istituto, gli altri bambini erano

crudeli con lui, lo prendevano in giro e le inservienti lo trattavano peggio degli altri considerandolo un teppista combina guai, perchè rispondeva alle provocazioni slanciandosi contro i bambini che lo canzonavano. Nessuno lo aveva mai voluto...

Un anno alla vigilia di Natale era rimasto il solo bambino all'istituto; i suoi compagni erano stati tutti adottati o affidati a famiglie per le feste. Tutti tranne lui. Nessuno lo voleva mai. Dopo che era stato messo a letto era sgattaiolato fuori dalle coperte e si era affacciato alla finestre incurante del freddo. Voleva guardare la neve scendere. Era così bella, così bianca e soffice, chissà se aveva anche un buon sapore. Lui credeva di sì, ed era sicuro che era un sapore dolce come mai ne aveva assaggiato in vita sua. Mentre era lì con il naso schiacciato aveva visto davanti a sè una figura. Doveva essere dannatamente alto, era così bello. Con quella pelle candida come la neve e quegli occhi blu velati dai capelli scuri spettinati. Doveva essere un angelo, "vienimi a prendere" aveva mormorato prima che l'inserviente dell'orfanotrofio entrasse e lo tirasse con malagrazia via dalla finestra, ricacciandolo sotto le coperte. Aveva passato il resto della notte a fissare il cioccolatino sul suo comodino pregando con tutto il cuore perchè quell'angelo venisse a prenderlo, e con quella preghiera sulle labbra e nel cuore si era al fine addormentato. La mattina al risveglio non era più nel solitario e freddo stanzone dell'istituto e accanto a lui c'era il giovane che aveva visto fuori dalla finestra.

Infilò la mano sotto la sciarpa incontrando la foglia.

'Qualcosa che non si può rompere nè perdere...'

Solo quella foglia era la tangibile testimonianza che quei giorni non erano stati un sogno. Era stata il suo appiglio nei momenti di sconforto...quando la prima famiglia che lo aveva adottato lo maltrattava, non fisicamente certo, ma molte volte le parole erano peggio delle botte. Almeno di quelle una volta passato il livido e il dolore non restava più nulla. La donna era troppo attaccata all'assegno che l' assistenza sociale le passava per lasciare segni di maltrattamenti visibili. Invece le parole, quelle restavano e avevano lasciato ben più di una traccia...quando poi il matrimonio era andato in frantumi era tornato all'orfanotrofio, aveva sperato che Onisan venisse di nuovo a prenderlo... ma così non era stato. Ogni Natale aspettava. Erano poi venuti i Sakuragi e lui era stato felice con loro...ma ricordava a Natale sempre con nostalgia Onisan....Mai nella sua vita era stato così felice come in quella settimana passata con il suo onisan anche se lui gli aveva spiegato che non era suo fratello. Lo sapeva, anche se aveva solo 4 anni era un bambino sveglio dopotutto. Quando aveva incontrato la volpe sul terrazzo ad Aprile...per un attimo quegli occhi lo avevano fatto sussultare...lo stesso

colore...il blu terso pulito, limpido...ma poi aveva dovuto ricredersi, non vi era nulla della luce e del calore e della tenerezza del suo onisan in quegli occhi. Sorrise amaramente, eppure quegli occhi erano diventati la sua persecuzione. Gli occhi di Rukawa li cercava, li sognava, pur sapendo che non erano quelli gli occhi. Sospirò alzando gli occhi al cielo mentre attorno a lui lenta impalpabile come mille piccole farfalle portare dal vento la neve continuava a cadere.

Anche la notte della vigilia aveva fatto un sogno strano. Era tornato tardi dall'ultimo turno al cantiere, per via della punizione per il ritardo, aveva salutato i genitori augurando loro buon Natale e poi si era seduto al tavolino chiudendo gli occhi per qualche secondo mentre l'orologio cominciava a scandire la mezzanotte. Aveva sentito come una carezza tiepida tra i suoi capelli e quando aveva aperto gli occhi, aveva incrociato per un attimo gli occhi di Rukawa che lo guardavano. Si era riscosso dagli ultimi brandelli di sonno mentre la visione scompariva, ma restava il tepore di quella carezza. La mente cominciava davvero a fargli brutti scherzi, sperava davvero di riuscire a dimenticare o quanto meno a non soffrire troppo, presto quella baka Kitsune sarebbe partita per l'America (perchè a dispetto di tutto non dubitava che ce l'avrebbe fatta) e lui sarebbe rimasto lì, in Giappone, a rappezzarsi la vita in qualche modo come aveva sempre fatto. Sospirò rumorosamente, cercando di ricacciare il groppo in gola e non lasciarsi soffocare. Lui era il tensai dopotutto! Si era svegliato quella mattina... E la cosa strana era che non ricordava molto di quello che era successo nella settimana di Natale.

Doveva essersi ammalato, un colpo di freddo o qualcosa del genere, e aveva sognato probabilmente sotto l'effetto del delirio. Un qualcosa che credeva di aver seppellito nella sua memoria e di aver dimenticato. Il ricordo del primo Natale veramente felice che avesse mai

trascorso. La foglia stretta nel pugno, sbucata chissà da dove. Non era andato al lavoro per tutta la settimana e senza avvertire così il capo cantiere quella mattina quando si era presentato lo aveva cacciato di malo modo. Aveva perso il lavoro, inutili erano stati i suoi tentativi di spiegare che era stato male, il capo cantiere gli aveva detto che erano andati più volte a cercarlo a casa, ma che lui non aveva mai risposto. Eppure lui ricordava di essersi addormentato la notte della Vigilia sul tavolo basso in cucina e quella mattina si era svegliato

nel suo futon, sudato, e con un senso di angoscia profonda come se gli mancasse qualcosa mentre il pensiero "sono felice onichan" gli risuonava nella testa.

Aveva incontrato Yohei che lo aveva quasi preso a pugni, non sapeva se per scaricare la tensione o il sollievo. Si era rammaricato di averlo fatto preoccupare in fondo lui era la sua famiglia ora...Gli sarebbe piaciuto averne ancora una, ma i Sakuragi erano morti a pochi anni di distanza uno dall'altro, lasciandolo di nuovo solo. Questa volta però non era stato costretto a tornare all'orfanotrofio. Il sig. Sakuragi lo aveva affidato ad un tutore, il fratello di sua moglie. Il quale però non aveva la minima intenzione di prendersi in casa il giovane nipote adottivo. Hanamichi era stato ben contento di poter vivere da solo, in un piccolo monolocale...anche se i soldi che il tutore gli passava bastavano a malapena a pagare l'affitto e poche spese. Era così costretto a lavorare, ma questo non gli pesava per nulla la fatica non lo spaventava e poi dopotutto i lavori pesanti lo aiutavano anche per il basket, rinforzando il suo fisico. Anche se a

volte lo lasciavano sfinito. Si fermò per un attimo ai piedi dell'ultima rampa di scale, stiracchiandosi lungamente, dopo le feste avrebbe dovuto cercarsi un altro lavoro...

Salì stancamente le scale del palazzone dove abitava, dalle porte chiuse venivano i rumori e le risate delle famigliole felici...Si bloccò davanti alla sua porta...nella penombra del portico stava

una figura appoggiata al muro. Pareva aspettare da ore; le braccia strette attorno al corpo e il viso affondato tra le braccia.

- cercava qualcuno? - chiese mentre si avvicinava e il cuore gli batteva pesantemente nel petto. La figura parve riscuotersi con difficoltà dal torpore in cui era evidentemente caduta nell'attesa.

 

Rukawa si alzò in piedi. Ora che era lì si rendeva conto che era stata una pazzia venire. Quando si era svegliato quella mattina, e il piccolo Hana non era accanto a lui nel suo letto, dapprima aveva creduto di aver fatto un sogno... un lungo stranissimo sogno. Poi quando era sceso in cucina a fare colazione aveva cominciato a trovare tracce del passaggio del piccolo Hana in casa sua: un maglioncino posato vicino al caminetto, il divano pieno di briciole di biscotti, il disegno che lo ritraeva appeso al frigorifero...Aveva sentito una stretta al cuore ripensando alle parole di Hanamichi:

- sono felice onisan ...- che aveva mormorato con la sua vocina assonnata la sera precedente stringendosi a lui prima di addormentarsi. Era per quello allora. Era riuscito a renderlo felice... e gli spiriti lo avevano riportato... riportato dove? A casa sua? All'orfanotrofio? Sarebbe stato più felice e sereno ora? Avrebbe evitato quel futuro senza luce che gli aveva mostrato lo spirito del Natale futuro? Lo sperava...almeno quello. E lui? Gli aveva chiesto una vocetta dispettosa nella sua testa. Si era cambiato ed era uscito da casa. Aveva passato ore al campetto dove tutta quella storia era cominciata, insaccando un pallone dietro l'altro, senza sentire la stanchezza, la fame o il freddo, quando le mani avevano cominciato ad essere insensibili per il freddo si era rivestito e aveva cominciato a camminare senza meta. I suoi passi lo avevano condotto lì senza che lui sapesse come o perchè. Si era seduto fuori dalla porta dell'appartamento di Hana e si era messo ad aspettare senza sapere cosa avrebbe fatto una volta che l'altro fosse arrivato... sempre che arrivasse. Il fischiettare della solita canzone che Sakuragi era solito cantare riecheggiò pochi istanti prima annunciando l'arrivo della testa rossa.

- Baka Kitsune...- cominciò Hanamichi con la solita aria da sbruffone, però poteva scorgere una luce di sorpresa nei suoi occhi, e ora che avrebbe fatto?

- hn...- andiamo per gradi si disse. (-.- no comment...NdL - .... NdA&D)Hanamichi lo guardò stranito mentre si avvicinava.

- che vuoi Kitsune?

- come stai?

- che ti frega?

Ignorando il suo tono, sbuffò per un attimo.

- mi chiedevo se ti andava di farmi compagnia...- ecco l'aveva detto, non ne era stato consapevole fino a che non le aveva pronunciate, ma dopotutto era quello che si era ripromesso. Per tutta la settimana che aveva trascorso con quel Dohao era stato un pensiero costante anche se sempre celato dietro le attenzioni che riservava al piccolo...non era solo il doverlo rendere felice per una settimana nella sua "infanzia" che avrebbe cambiato l' intera esistenza di Hanamichi... voleva stargli accanto in qualità di cosa non sapeva... 'Amico'...ma loro non lo erano mai stati amici. Gli amici non si insultano, non si picchiano, non si odiano.

'Fratello'...forse. Come lo era stato in quella strana settimana appena trascorsa, ma lui non voleva essere solo un fratello;

Si bloccò davanti a quel pensiero improvviso che era arrivato come un lampo a rischiarare l'oscurità.

- Oi kitsune ti sei addormentato?

- Hn? che c'è?

- ti ho chiesto perchè sei venuto qui...

- ne avevo voglia - (ehm ru...non per criticare ma non mi pare il modo migliore...NdL Hn...dici? NdRu >_< io cambierei tattica NdL). Lo guardò per un attimo:

- one on one dohao? - tanto valeva cominciare da qualche parte. (...no comment -_-''NdD)

Hanamichi sgranò gli occhi fissando il compagno di squadra come se fosse un alieno sbarcato sulla terra. (molto probabile....NdA)

- Allora?

- Vedrai Kitsune il genio ti straccerà...

 

Si incamminarono verso il campetto in silenzio. Rukawa osservandolo di sottecchi mentre camminava accanto fischiettando la sua solita canzone. Non pareva infelice, era sempre il solito Dohao sbruffone certo ora che lo osservava meglio poteva scorgere in lui segni di una maturità non proprio di un ragazzo di 16 anni. Si chiese che vita avesse vissuto dopo quella settimana trascorsa con lui. Quello che gli aveva mostrato Kogure si era realizzato? Aveva sofferto ancora per i maltrattamenti che riceveva, era stato felice in altri momenti come lo era stato con lui? E sopratutto si ricordava di quello che era successo? Non lo aveva riconosciuto, pensò con un certo rammarico, alquanto doloroso a dire la verità. Certo non poteva immaginare che lui e la persona che aveva chiamato Onisan con voce carica di affetto per una

breve settimana, fossero lo stesso ragazzo con cui si accapigliava agli allenamenti di basket.

Arrivarono al campetto senza aver detto una parola, camminando fianco a fianco, Hanamichi ogni tanto si voltava a guardare il silenzioso compagno di squadra che gli camminava vicino, chiedendosi cosa gli fosse preso e come diamine facesse a sapere dove abitava. Rukawa gli era sempre sembrato un arrogante e scontroso, tutto chiuso in un mondo tutto suo, dedito all'unico scopo che lo potesse interessare: realizzare sè stesso nel basket a dispetto e a discapito di tutto il resto. C'era però in tutto questo qualcosa che glielo faceva sentire simile vicino...una percezione di un qualcosa, dietro quel muro. Non sapeva spiegarselo bene.

Hanamichi si tolse la felpa voltandosi poi verso Rukawa:

- pronto Kitsune?

Per un attimo gli parve che l'altro fosse distratto da qualcosa. Si guardò alle spalle ma non vide nulla e quando tornò a guardare il compagno di squadra questi aveva riacquistato la solita espressione impassibile che lo caratterizzava, senza farci molto caso andò a posizionarsi al centro campo.Se Rukawa aveva avuto qualche dubbio che tutto quello che aveva "vissuto" nei giorni precedenti non era un sogno, era definitivamente sparito quando Hanamichi si era voltato. Portava la catenina che aveva regalato al piccolo Sakuragi... Più vecchia, con gli angoli smussati, non più lucida come quando l'aveva comprata solo pochi giorni prima, più levigata probabilmente per tutte le volte che era stata stretta tra le mani... non aveva alcun dubbio, era lo stesso ciondolo.

 

Si lasciò cadere pesantemente sul cemento, aveva perso, ma dopotutto si era comportato bene no? Perdere 10 a 6 con Kaede Rukawa non era cosa da tutti. Anche se aveva perso...

Guardò l'orologio era ormai ora di cena.

- E' tardissimo...- osservò Hanamichi tra se e se più per rompere quel silenzio che per altro, non aveva nè motivo nè voglia di andare via dopotutto, un pò perchè non c'era nessuno ad attenderlo a casa ( e qualcosa gli diceva che lo stesso valesse per la volpe ) e un pò perchè era piacevole la compagnia della Kitsune.

- Hn ti va di venire da me?

- Stai bene Kitsune?

Rukawa si alzò in piedi. Non resisteva più, vide Hanamichi spalancare gli occhi dallo stupore.

- hn muoviti prima che cambi idea...siamo più vicini a casa mia...i miei non ci sono e i piatti che mia madre ha lasciato nel congelatore bastano per un esercito.. - bofonchiò aveva di nuovo agito d'impulso però era stato bene in compagnia di Hanamichi a giocare ed ora non voleva separarsene, non dopo quella settimana passata insieme. Fece per allontanarsi mentre l'altro era ancora sdraiato, raccolse la sua felpa infilandosela sulla pelle sudata, come tante volte si era raccomandata sua madre.

Osservò Hanamichi gettarsi negligentemente sulle spalle la sua, prendere la giacca e la sciarpa e incamminarsi verso l'uscita del campetto.

- dohao ti prenderai un malanno... - bofonchiò alle sue spalle, guardandogli la schiena.

Hanamichi alzò un sopracciglio perplesso guardando Rukawa. Gli sembrava che avesse detto qualcosa, ma non aveva sentito cosa. Comunque scosse le spalle e lo seguì.

 

Hanamichi aggrottò la fronte quando si trovò davanti alla casa di Rukawa. Guardò intorno al giardino. Un pupazzo di neve mezzo sciolto giaceva in un angolo. Seguì Rukawa che si era avvicinato alla porta.

- come mai sei da solo a Natale?

- viaggio d'affari...i miei sono in Europa.

- e a te non pesa?

Scrollò le spalle:

- loro mi sono vicini.

Qualcosa nella voce di Rukawa lo sfiorò nel profondo. C'era qualcosa nel concetto e in quella voce...che gli era in qualche modo... familiare.Si guardò attorno nel piccolo elegante ingresso di casa Rukawa...era come se...se lui fosse già stato lì. Si tolse le scarpe continuando a guardarsi intorno. La casa era decorata con festoni e ghirlande. Si mosse dietro Rukawa svoltando verso il salone.

L'albero di Natale apparve davanti ai suoi occhi mentre il pensiero che era più piccolo di quanto lo ricordasse gli attraversava irrazionalmente il cervello. Rukawa era dietro di lui sulla porta del

soggiorno:

- siediti...vuoi qualcosa da bere?

- no grazie...-rispose distrattamente, gli occhi incollati sull'albero. Le palline di vetro, la stella sulla punta, il camino, le decorazioni sulla mensola... c'era però qualcosa che non andava, c'era qualcosa che mancava.. l'immagine di una sfera di vetro con un piccolo angelo dai capelli rossi all'interno, prese forma nella sua mente. Si era questo quello che mancava…Hanamichi si sedette sul divano, continuando a fissare il vuoto sulla mensola. Si rialzò di scatto per spostare una macchinina telecomandata, anche quella aveva un aria vagamente familiare.

Si volse verso Rukawa con l'intenzione di chiedergli se avesse un fratello o una sorella ma l'altro lo precedette.

- è di un bambino che è stato qui per qualche tempo...- una nota di malinconia  velava la voce della volpe o si era sbagliato? - io vado a farmi una doccia poi se vuoi la puoi fare anche tu -

- A-ha - disse Hanamichi annuendo ma l'altro era già sparito verso le scale che portavano al piano di sopra.

Rukawa si chiuse la porta del bagno alle spalle appoggiandovisi contro con la schiena rilasciando un profondo sospiro. Era evidente che solo lui ricordava quella settimana. Hanamichi al piano di sotto era rimasto seduto per un pò sul divano a guardarsi in giro. Ogni oggetto su cui posava lo sguardo gli era vagamente familiare come se lo osservasse attraverso la nebbia dei ricordi. Le matite colorate posate sul tavolo... il peluche sul tappeto davanti al fuoco...era sicurissimo di non essere mai visto prima la casa della volpe ma allora perchè tutto era così dannatamente familiare?Non sapeva dirlo... non riusciva a ricordare con precisione, per quanto si sforzasse, non capiva.

 

Rukawa scese le scale, qualche minuto dopo.

 

- Perchè sei così gentile con me? - la domanda di Hanamichi ruppe il silenzio, bloccando Rukawa sulle scale, come se fosse stato congelato.

- Hn...- che poteva dirgli? Se gli avesse detto la verità, ci avrebbe creduto?

- non abbiamo mai fatto altro che insultarci, picchiarci ignorarci fino a ieri...- Hanamichi cercava disperatamente una risposta. Doveva capire perchè quella cosa era così calda.

- Già fino a ieri...- mormorò senza rendersene conto Rukawa.

- cosa è cambiato da ieri Kitsune?

Gli occhi della volpe si socchiusero mentre fissavano quelli di Hanamichi, così grandi e confusi, sembrava che non fossero minimamente cambiati da quando era un bambino di solo 4 anni. Nulla era cambiato dalla sera prima... eppure tutto era diverso ora.

- Nulla...e tutto... - sussurrò Rukawa chiudendo gli occhi, sfuggendo allo sguardo di Hanamichi.

Hanamichi rimase a fissarlo in silenzio. Rukawa era strano, non che non lo fosse normalmente, ma era più strano del solito. Lo vide avvicinarsi e passargli accanto. Lo seguì con lo sguardo,

avvicinarsi alle tende della vetrata del salotto. Fuori aveva iniziato a nevicare, lo intravedeva dalle tende aperte. Hanamichi ebbe la netta sensazione di aver già vissuto una scena del genere, in un lontano passato... un passato, un ricordo che non riusciva ad afferrare del tutto.

Un 'qualcosa' che gli diede l'impressione che Rukawa comparisse dalla nebbia dei suoi ricordi.

Ebbe la netta sensazione che il pavimento sotto i suoi piedi ondeggiasse. Un movimento innaturale del lampadario gli fece alzare la testa...la punta dell'albero si inclinò pericolosamente e vide il pupazzo di neve in giardino accasciarsi a terra. Gli occhi di Rukawa si spalancarono e quando un piatto cadde dalla mensola del caminetto, sobbalzò girandosi di scatto verso Hanamichi. Lo vide tremare come una foglia, con gli occhi vacui, il respiro trattenuto e la mani strette ai braccioli del divano.

- Sakuragi... - mormorò, stringendo le mani sulla stoffa delle tende, in cerca di un appiglio.

Il rossino non rispose. Continuava a fissare a mordersi un labbro con sguardo vuoto davanti a sè, due calde lacrime scesero per le guance dorate, mentre nella stanza gli oggetti continuavano a cadere qua e là. Quando l'albero di natale cadde con un tonfo, accompagnato dal tintinnare delle decine di palline di vetro che si sbriciolavano al suolo; Rukawa si scosse, lasciò andare la tenda e lasciò che le sue gambe si mossero. Lo abbracciò spinto da un impulso che non aveva potuto nè voluto reprimere. Hanamichi si irrigidì per un momento tra le sue braccia mentre una strana sensazione cominciava a farsi strada in lui, si sentiva protetto, al sicuro, come si era sentito anni prima tra le braccia del suo onichan. La terra smise di tremare e un ultimo quadro cadde a terra con un tonfo.

Rukawa non aveva fatto niente per allentare l'abbraccio e Sakuragi non faceva nulla per sottrarsi. Aveva sempre avuto paura dei terremoti, gli aveva sempre lasciato quella sensazione orribile di essere impotente, quel terrore che durava per diversi minuti...ma ora...ora non aveva paura. Si sentiva protetto, come in un bozzolo. E in qualche modo ricordava quella piacevole sensazione di calore ed affetto che quel ragazzo gli trasmetteva con semplicità, poi però l'abbraccio si ruppe all'improvviso, e Sakuragi sentì un improvviso freddo.

Rukawa lo guardò con occhi shockati ed imbarazzati - Scusa...io. ho agito d'impulso. -

- ... - Sakuragi lo guardò senza riuscire a dire nulla.

- Vuoi del thè? Qualcosa da mangiare? Posso preparartelo mentre fai la doccia. - disse Rukawa alzando l'albero e iniziando a raccogliere i cocci.

- Si...grazie. - borbottò e non sapendo cosa altro fare, si alzò e salì le scale di tutta fretta. Doveva allontanare dalla mente quella sensazione di benessere, non poteva essersi sentito così... non con Rukawa... non con il volpino che... odiava. Una volta entrato  nella stanza da bagno si appoggiò alla porta sospirando, poi riaprì gli occhi e nella sua mente balenò una domanda...come aveva fatto ad arrivare fino al bagno senza sapere dove fosse? Non era mai stato in quella casa, eppure c'era arrivato a colpo sicuro! Scosse la testa preferendo non pensarci, s'infilò sotto la doccia e non pensò più a nulla. Kaede al piano di sotto era tutto assorto in strani pensieri. (se non parla qualche cosa deve pur fare NdL - Io non penserei troppo... stai raccogliendo dei cocci, ricordalo!!! NdD) Ringraziava il cielo quanto più poteva che Hanamichi non si fosse accorto del rossore sul suo viso. Era mortalmente imbarazzato ed era la prima volta in vita sua che gli succedeva. Sussultò quando una scheggia di vetro gli ferì il dito. (Firulì firulà... io non ho detto nulla...NdD) Per fortuna era un taglio piccolo, lo disinfettò e ci mise un cerotto. Buttò tutti i cocci nella spazzatura, sapendo quando male ci sarebbe rimasta la madre quando avrebbe saputo che i suoi preziosi piatti decorati erano andati in frantumi insieme alle palline di vetro. Sospirò scuotendo la testa mettendo a scaldare l'acqua. Preparare un thè, ecco la migliore scusa che aveva trovato per sfuggire ad Hanamichi. La cosa strana che aveva notato era che anche Hanamichi si sentiva in imbarazzo, aveva chiaramente distinto il rossore che gli tingeva le guance e gli era sembrato restio a sciogliere l'abbraccio, ma forse era per via della paura che nutriva per i terremoti. Altra cosa strana, un tipo tanto grande e grosso, che ha una forza smisurata, ha un terrore sconfinato per i terremoti, al punto da immobilizzarsi del tutto.

- ehy.. -

Sussultò nel sentire quella voce alle sue spalle. Non se lo aspettava, era stato veloce come un lampo.

- Già finito? -

- A-ha...ma guarda che sono passati parecchi minuti... -

- Hn... - davvero?? Ma quanto tempo era rimasto lì a pensare?? Beh... molto, visto che l'acqua stava già bollendo da un pò.

 

Hanamichi prese una sedia, e si mise ad aspettare il suo thè, guardò in lungo e in largo l'ampia cucina, nemmeno paragonabile  a quelle che aveva visto nelle varie case dove aveva abitato. Questa era spaziosa e dava una sensazione di calore familiare, c'erano varie foto appese al frigorifero, quelli ritratti dovevano essere i genitori della Kitsune. E poi...c'era un disegno.  Uno strano disegno che sembrava ricordargli qualcosa. Il rossino si alzò dalla sedia per avvicinarsi al frigorifero, Kaede lo vide, non capendo all'inizio, poi si rese conto di quali erano le sue mire. Il disegno!Ora non poteva più muoversi, se l'avesse riconosciuto come suo, cos'avrebbe detto?

 

Hanamichi prese in mano quel foglio di carta colorato, lo esaminò nei dettagli, lo ricordava, ricordava di aver disegnato qualcosa di molto simile da piccolo, un ritratto di lui e il suo onichan che dormivano, e questo sembrava proprio identico. Non poteva sbagliarsi. Quel ragazzo...

- Onichan... -

Si girò verso Kaede, che per l'agitazione era rimasto fermo con la teiera tra le mani, ma nulla dal suo viso traspariva, solo la mano sul coperchio aveva uno strano tremito.

Hanamichi osservava in silenzio il disegno che rammentava aver fatto per il suo onichan durante la convalescenza da quella brutta influenza, come faceva ad averlo la Kitsune?

 - Dove lo hai preso? - chiese senza rendersene conto.

- ..me lo hai dato tu...- rispose Rukawa stringendo tra le mani la teiera, incurante del fatto che fosse bollente.

- Che diavolo stai dicendo?!? - Hanamichi scosse con forza la testa - Baka Kitsune...ho fatto questo disegno più di 10 anni fa... se anche fosse lo stesso, ora sarebbe solo un foglio di carta ingiallito dal tempo! - Non poteva essere lo stesso disegno, non c'era nulla di razionale in quello che stava accadendo.. nulla!

- ...veramente lo hai fatto settimana scorsa...- Rukawa si sentì stranamente tranquillo. Mentre le parole gli uscivano dalle labbra si rese conto che era quello che inconsciamente avrebbe voluto fare fin dall'inizio: Andare da Sakuragi e raccontargli tutto, riportarlo indietro, riavere il suo Hana intorno a se.

- Mi stai dando del bambino? - la voce di Hanamichi era alterata. Cosa diavolo farneticava quella stupidissima volpe?

- Fino a ieri lo eri...- rispose tranquillamente e non lo stava prendendo in giro, non lo stava canzonando. Era perfettamente sicuro di quello che affermava. Hanamichi spalancò ancora di più gli occhi. Era irrazionale, pazzesco, completamente illogico, irreale, semplicemente... non

poteva essere. Fece per dire qualcosa ma richiuse la bocca e scostando Rukawa con una spinta uscì precipitosamente di casa portandosi dietro il disegno. Kaede rimase fermo per qualche istante incredulo e sorpreso di quello che aveva appena detto...e della reazione di Sakuragi. Senza perdere tempo posò la teiera di sua madre sul tavolo e corse dietro Hanamichi, non poteva lasciarlo andare via così. Uscì appena in tempo dal cancello per vedere Hanamichi svoltare l'angolo della strada, gli andò dietro, senza neanche prendere il giubbino, per paura di perderlo di vista.

 

Lo vide seduto sulle altalene, il disegno sulle ginocchia, lo sguardo fisso davanti a sè, gli si avvicinò. I suoi passi sulla neve ruppero il silenzio di quella sera. Senza parlare si sedette sull'altra altalena.Hanamichi alzò gli occhi guardandolo fisso:

- come è possibile...?

- non lo so...

- Io mi ricordo di te, di tutto il calore e l'affetto...ma per me è stato così tanto tempo fa...- la sua voce si ruppe un istante portando la mano a sfiorare la foglia d'acero.

Rukawa sollevò la sua, incontrando la mano di Hanamichi e posandocela sopra. Strinsero insieme il piccolo ciondolo.

- Quello era tutto vero... ogni singola parola che ho detto...- si alzò dall'altalena per mettersi davanti al lui, le mani erano salite a prendergli il volto. Hanamichi rimase immobile, nonostante fossero ghiacciate. -Se non ti avessero portato via, se non ti avessero fatto sparire così come sei apparso, non ti avrei mai lasciato, Hana. Sakuragi si morse il labbro mentre Rukawa si chinò ad abbracciarlo.

- Mai. - ripetè sussurrandolo al suo orecchio.

 

 

...prendetevela con zia, per questa bastardaggine ^___^ Noi si siamo

limitate ad adeguarci (come se poi la cosa ci facesse dispiacere!

Hihihi

 

L'aspettavate, l'agognavate...eccola. Bhe secondo me poteva anche finire come nella puntata precedente, ma a quanto pare voi non la pensate così...vi avverto rischiate veramente di morire di coma iperglicemico

 

Dediche speciali: A mia sorella perché mi vuole bene e io ne voglio a lei, perché riesce a darmi una forza incredibile e a scuotermi quando mi butto giù facilmente. Con te è facile davvero credere che tutto sia possibile, io che di fiducia in me stessa ne ho meno di zero.Non so cosa ho fatto per meritarmi una sorella come te, che sopporta le mie pazzie, le mie fisse e tutti i miei innumerevoli difetti, anche quando non imparo dai miei errori.

Alle mie nipoti che mi sono sempre vicine, vi voglio un mondo di bene, non so come dimostrarvelo davvero. Non so come farei senza di voi siete persone uniche e straordinarie per me un gioiello racchiuso nel mio cuore. A Dany perché mi ha detto delle parole bellissime che mi hanno davvero fatto piangere (ok ho la lacrima facile lo so però quelle parole erano davvero bellissime ^^’’’). A Anny…perché è come è…non cambiare mai davvero, adoro il tuo carattere, sei una persona fuori dal comune, straordinaria, non permettere mai che gli altri ti dicano il contrario.

A Padrona Najka per ringraziarla della bellissima giornata passata assieme...ormai potrebbe diventare un abitudine vederci a inizio anno ^_^, e perchè accetta di condividere un po’ del suo tempo con me a parlare di tutto e un pò, spero la fine ti soddisfi...oddio la lemon l'abbiamo scritta a due mani perchè al tuo gufetto si arrossiscono pure le penne...comunque questa è anche per ringraziarti della doppia razione di pappa in pochi giorni...sperando che non sia un preludio a un lungo digiuno...

 

10 Gennaio

 

Hanamichi camminava a passo spedito fischiettando allegramente la sua solita canzone. Ogni tanto imprecava contro Yohei e i ragazzi dell'armata che gli avevano fatto perdere tempo. Non era sua intenzione fare tardi quella sera. Eppure era in ritardo. Accelerò il passo o avrebbe perso anche quel treno...

Era uscito con i ragazzi dell'Armata per passare un pomeriggio da smidollati (era un po’ che non lo facevano aveva detto Yohei quando gli aveva telefonato per proporglielo). Ma lui aveva passato tutto il pomeriggio distratto da una serie di pensieri che lo portavano sempre a rievocare gli avvenimenti di quei giorni, con mille domande che non avevano alcuna risposta almeno non logica.

Lui e la volpe avevano passato del tempo assieme, come per un tacito accordo, senza esserselo detti apertamente. Dopo che Rukawa lo aveva inseguito quando era scappato dalla sua casa con il disegno in mano, unica testimonianza e prova certa di un passato non poi così lontano. Di solito si incontravano al campetto, facevano qualche tiro e poi andavano a mangiare al fast food o a casa della volpe.

Non gli aveva mai chiesto perché facesse questo, perché cercasse la sua compagnia. Non avevano più parlato di quanto era avvenuto nella settimana di Natale, non sapeva perché. Non sapeva le motivazioni della volpe ma per lui la verità era che aveva paura di scoprire che lo faceva per compassione, che cercasse la sua compagnia solo per un impegno preso con il se stesso bambino, quella promessa, quel non ti lascerò mai...

I genitori della volpe erano tornati pochi giorni dopo il primo gennaio e li avevano trovati dietro casa che facevano qualche tiro nel canestro appeso al muro di cinta. Per un attimo una fitta di dolore e invidia gli aveva attraversato il petto vedendo la madre di Rukawa avvicinarsi velocemente al figlio e avvolgerlo in un abbraccio. A lui nessuno lo aveva mai abbracciato così, neppure la sig. Sakuragi che era morta quasi subito dopo averlo adottato. Nessuno, nessuno a parte il suo onichan è vero, nessuno a parte Kaede ma l'abbraccio di una mamma... chissà come era. Caldo, tenero profumato sicuramente. Aveva visto la Kitsune sbuffare lievemente ma non ritrarsi a quel gesto, anzi lasciarsi avvolgere chiudendo gli occhi e tirando le labbra in un lieve accenno di sorriso.

Ed era stato in quel momento, forse, che aveva capito che al di là della pazzia che poteva esserci in tutto quello che era successo forse davvero Kaede Rukawa era il suo onichan. Quel sorriso era lo stesso... quello che lui tante volte aveva trovato nei suoi ricordi di bambino. un sorriso dolce affettuoso e luminoso...

- e tu devi essere Hanamichi...- la voce dolce della signora Rukawa lo aveva riscosso da quei tristi pensieri, e prima che potesse dire chissà che, due braccia profumate e inaspettatamente forti lo avevano avvolto attirandolo a sè. Sentì le lacrime pungergli gli occhi e dovette fare un immane sforzo su sè stesso per ricacciarle indietro.

- Siete tornati prima - aveva osservato Kaede incrociando il suo sguardo da sopra le spalle di sua madre.

- Già! Tua madre non poteva stare troppo tempo lontano da te.- un uomo alto e con gli stessi occhi blu del figlio era apparso sulla porta della veranda osservando la scena con un sorriso.

La sig. Rukawa si era staccata da Hanamichi, scostandogli una ciocca di capelli dalla fronte e scrutandolo attenta. Il ragazzo aveva abbassato imbarazzato gli occhi, non poteva non aver notato il luccichio dei suoi occhi ma non aveva detto nulla, annuendo solo impercettibilmente.

- hn... - Kaede aveva roteato gli occhi, scuotendo le spalle.

I signori Rukawa, poi avevano insistito per invitarlo a cena con loro, non commentando quando Hanamichi non aveva chiesto di poter avvertire a casa come sarebbe stato normale in casi del genere.

Era stata una serata piacevole, un atmosfera familiare che mai aveva provato. Era stato divertente osservare la volpe a contatto con i suoi genitori. Restava è vero l'algida Kitsune però...però c'era un'espressione nei suoi occhi di chi sa di essere amato.

 

Quel pomeriggio in sala giochi Yohei lo aveva scrutato per tutto il tempo, chiedendogli, quando gli altri non potevano sentirli cosa gli nascondeva... e lui era arrossito portandosi una mano dietro la nuca negando rumorosamente che ci fosse qualcosa. Certo il suo migliore amico conosceva la portata della sua cotta per Rukawa, così come sapeva benissimo che il suo sbandierato amore per Harukina cara si era dissolto come neve al sole, sotto la fredda indifferenza del volpino artico. A dire la verità forse lo aveva ben capito prima che Hanamichi stesso se ne rendesse conto... però da lì a dirgli ciò che era successo, era tutto un altro discorso. Poteva pensarci, poteva ragionarci a mente fredda ma non poteva mica dire a Yohei che lui era stato trasformato in un bimbo di 4 anni e che aveva passato il Natale con la Kitsune... e poi c'era un altra cosa che lo tratteneva. Lui e Kaede si erano visti spesso in quei giorni: al campetto a fare qualche tiro, oppure a casa seduti in salotto, magari a guardare una partita di basket alla televisione. A volte erano soli, a volte c'erano i genitori della Kitsune e quel calore che lo circondava lo faceva sentire bene. Come quell'altro tipo di calore completamente diverso, ma non per questo spiacevole, che la consapevolezza del mutamento di rapporto tra lui e Rukawa gli accarezzava il cuore... anche se non sapeva la portata di tutto quello, nè il significato che aveva per Rukawa.

 

Quella sera aveva promesso a Rukawa che sarebbe andato togliere le decorazioni natalizie da casa; fermandosi poi a cena e a guardare una partita di basket.

Erano diventati amici lui e la volpe? Poteva accontentarsi di quello, il ricordo di quella serata in cui, bambino, gli aveva gettato le braccia al collo, disperato perchè il suo onichan gli stava spiegando che da "grande" non avrebbero potuto sposarsi lo travolse improvviso...

Poi c'era stata quella sera al parco...

Due giorni prima...

 

Quel pomeriggio stavano tornando a casa dagli allenamenti, passando per il parco Hana aveva sbirciato la panchina accanto alle altalene. Aveva visto una donna seduta su di essa, accanto a sé aveva una grossa borsa con disegnati dei palloni da basket e una mantellina con dei gufi gettata sulle spalle, sedute davanti a lei due bambine stavano sorseggiando delle tazze fumanti:

- volete dei biscotti? –

- sìììì Zia Le –

La donna aveva infilato la mano nella borsa estraendo un vassoio su cui stavano posati degli invitanti biscotti che avevano l’aria di essere appena sfornati.

Sakuragi si era fermato un attimo aggrottando la fronte di fronte a quella scena. Rukawa accanto a lui seguì il suo sguardo.

La donna sentendosi osservata sollevò la testa guardandoli da sopra le lenti degli occhiali e sorridendo impercettibilmente nella loro direzione prima di tornare a dedicare la sua attenzione alle bambine.

- zia Le ci racconti la storia?

- che storia piccole?

- la storia del principe Kaede e del principe Hanamichi – disse una vocetta squillante come se la domanda della zia fosse fuori luogo.

- sì sì – esclamò l’altra battendo le manine.

(Ti ricorda nulla Padrona?ndL - Vogliamo la favola della padronaaaaaaaaa >__< NdDany&Anny_che_fanno_i_capricci)

Le voci si allontanarono mentre si avvicinavano all’uscita del parco e Hanamichi si era sentito pervadere da un vago senso di malinconia:

- Secondo te perché è successo...voglio dire...- aveva chiesto in un sussurro seguendo più un proprio ragionamento che una vera domanda a Rukawa che gli camminava accanto le mani affondate nelle tasche del giubbotto e il capo chinato a guadare per terra, con la frangia che gli velava lo sguardo.

L'altro si era stretto nelle spalle...cercando di raccogliere i pensieri alzando gli occhi al cielo plumbeo, alcune stelle occhieggiavano benevole dagli strappi delle nuvole.

- non lo so...

- e' strano pensare a te come a...eppure...

- è stata una settimana, Hana, solo una settimana...

Non si era neanche reso conto che ormai aveva iniziato a chiamarlo con il nome che usava per Hanamichi Baby.

La voce di Hanamichi era colma di rammarico:

- No, non è stata solo una settimana...- si era fermato esitando non riusciva a trovare le parole per esprimersi. O meglio sapeva cosa voleva dire ma aveva paura di dargli voce e corpo. In quei giorni aveva pensato molto a tutto, mentre piano piano la consapevolezza si faceva strada in lui che tutto era davvero successo, che in fondo davvero Rukawa gli aveva fatto da fratello per una settimana… la paura che lo avesse fatto per pietà o compassione gli aveva pungolato il cuore con insistenza, martellandogli nella mente come un eco che non gli riusciva di far tacere. E poi ora lui con quella frase… solo una settimana aveva detto, un capitolo una parentesi qualcosa che si accantona senza darle importanza:

- già solo una settimana – aveva mormorato con freddezza riprendendo a camminare allontanandosi in fretta. voleva andarsene lontano da lui...

Rukawa accanto a lui annuì. Vedendolo allontanarsi e rendendosi conto di come la sua frase potesse essere fraintesa lo prese per un polso facendolo fermare...era tutta la sera che voleva farlo, e forse quello era davvero ciò che andava fatto, se lo era ripromesso al tempio mentre il piccolo Hana era concentrato a pregare per il suo desiderio:

- Hana...- mormorò piano.

Hanamichi chiuse gli occhi,lo aveva chiamato di nuovo con il diminutivo, come quando era bambino, come quando poteva avere il suo onichan tutto per sé...

Li aprì di scatto quando sentì il fiato caldo di Kaede sfiorargli le labbra, incontrò quegli occhi blu, gli occhi del suo onichan ma illuminati da una luce diversa. Aveva paura di interpretare quella luce, di sbagliare, di dargli il valore sbagliato, di illudersi.

Kaede si avvicinò ancora spinto dall’impulso improvviso di baciarlo, ma si fermò esitando...poteva cambiare tutto, era un salto nel buio non poteva sapere cosa davvero voleva Hanamichi...perdere quel piccolo miglioramento del loro rapporto solo perchè aveva ceduto a un impulso improvviso...

Hana lo fece al posto suo , si sporse quel tanto che bastava per appoggiare la bocca alla sua lasciandogli libero accesso. Lo stomaco gli si contorse piacevolmente,la carezza della lingua di Rukawa era inebriante e ipnotica.

Si staccarono senza fiato gli occhi incatenati e le fronti a contatto, i fiati che si mescolavano sfiorando la pelle dell'altro.

 

fine...^_^

 

Leyla: allora che ne dite?

DanyAnny: ma zia...

Leyla: sì? ^_^

Ru&Hana:  e la lemon?

Leyla: bhè quella non ci stava no? E' tutta melassa che ci serve la lemon...

Najka_impugna_la _Katana: prendetela! è_é

Leyla_cerca_invano_di_scappare_ma_viene_circondata: aiut...>__<... No! La bambolina di Sanzo noooo...

Najka_Punta-la_katana_al_collo_della_bambolina: scrivi la lemon!!!!

Leyla:...sigh

DanyAnny: ..no comment -_____-||| (e giusto per cronaca ribadiamo... questa volta le sadiche non siamo noi! Abbiamo contagiato la zia per esserlo al posto nostro ^___^)

 

 

********************

 

Kaede Rukawa aspettava sbirciando dalla finestra della camera. Il suo fiato si condensava sul vetro appannandolo. La strada era deserta e la neve cadeva lenta e silenziosa.

La casa era vuota. I suoi quella sera si sarebbero fermati a Tokyo per terminare di controllare la collezione da inviare in Europa e lui si sentiva un pò triste. Aveva deciso di togliere le decorazioni natalizie quella sera, ormai le feste erano trascorse.

Aveva chiesto ad Hanamichi di aiutarlo, dopotutto le avevano messe assieme, quando ancora Hana era un bambino....il dohao però era in ritardo. E lui aveva cominciato a toglierle da solo per non pensare troppo, nel giro di un paio d’ore aveva finito, ma Hanamichi non era ancora arrivato. Cominciava a provare un vago senso di inquietudine.

Lui e Hanamichi avevano passato molto tempo assieme in quei giorni cercando di capire cosa li legava... Dopo quel bacio sotto la neve Rukawa aveva cercato di non correre troppo (^^''' ma chi ci crede NdL). Aveva voluto bene al piccolo Hana, ma ora si rendeva conto che il suo voler stare accanto a Sakuragi andava al di là di quello che si era ripromesso, era qualcosa di più profondo. lo aveva capito quando se lo era trovato davanti grande. E quando aveva capito che poteva perderlo da un momento all'altro.

Qualche sera prima sua madre era entrata in camera sua mentre lui leggeva una rivista di basket e ascoltava la musica, era rimasta seduta su suo letto in silenzio per qualche minuto poi gli aveva fatto poche brevi domande (il che per una donna come sua madre era davvero straordinario di solito era incontenibile) dimostrando di aver intuito molto della condizione di Hanamichi e lui aveva riposto con frasi brevi e concise come era sua abitudine confermando i sospetti della madre e le aveva detto anche che lui stesso lo aveva scoperto solo la vigilia di Natale e che avevano passato insieme le feste (tralasciando il fatto che Hanamichi aveva 4 anni). Sua madre aveva gli occhi lucidi mentre se ne usciva dalla sua camera.

 

Quando aveva raggiunto Sakuragi al parco sulle altalene dopo che aveva trovato il disegno appeso al frigo e gli aveva detto che mai lo avrebbe lasciato solo se solo gliene fosse stata data l’opportunità, diceva la verità anche non era pienamente consapevole delle implicazioni che recava con sé quella frase.

Avevano passato del tempo assieme scuola e allenamenti permettendo,lo aveva portato al parco mostrandogli il laghetto ghiacciato dove era caduto nell’acqua gelida, mostrandogli i giocattoli che aveva comprato per lui e la statuina dell’angelo dai capelli rossi che era nella sfera di vetro che lui aveva rotto spaventato dal non trovare il suo onichan a casa.

Hanamichi gli pareva ogni volta sempre più scettico o comunque perplesso di quello che vedeva, perché corrispondeva alle immagini dei suoi ricordi, ma gli pareva strano che non fosse successo nella sua infanzia ma appena la settimana precedente.

 

I loro compagni di squadra osservavano contenti quel nuovo cambiamento nei loro rapporti anche e non ne conoscevano il vero motivo. Una volta persino Sendoh era venuto agli allenamenti per invitare Sakuragi a un one & one ( Sendoh che ci fai qui? ¬__¬  NdL passavo ^___________^ NdS tu non passi nelle mie ff fuori sciò NdL >__< Najka mi caccia via NdS .......NdelleNipos_senza parole) ma il rossino aveva rifiutato e il ragazzo coi capelli a punta se ne era andato chiedendo a Rukawa come stava suo “nipote”. con una strana luce negli occhi che non gli era piaciuta per niente. (Sendoh sei pure pedofilo? ¬_¬ NdL Moi?Ma no >__< NdS)

Quella sera si era deciso a non lasciarsi sfuggire Sakuragi per nulla al mondo, se non si dava da fare Sendoh o qualchedun'altra oca svampita come la Akagi se lo sarebbe portato via. con un brivido ricordò come avesse spiegato a Sakuragi bambino che prima o poi avrebbe trovato una ragazza (Io Io NdNaika padrona....¬_¬ NdL -__-|| NdD&A), una fitta gli aveva attraversato il petto, mentre si rendeva conto che era gelosia pura...nessuno all'infuori di lui avrebbe mai potuto o dovuto...

Sulla via del ritorno avevano camminato come sempre in silenzio...vedeva Hanamichi perso nei suoi pensieri poi d'improvviso si era fermato e si era messo a fissare la panchina vicino alle altalene...Si era gelato sul posto quando aveva scorto, seduta sulla panchina la donna con le nipotine (stavolta era vestite tutte e due in maniera normale) (voglio il mio vestito di Kumagorooo!!! >__< NdAnny Voglio il mio vestitino da bambolina di porcellana!!! ç____ç NdDany) con di fianco l'inconfondibile borsa con i palloni da  basket. Per un attimo i loro sguardi si erano incrociati e la donna aveva sorriso.

 

****************

 

Hanamichi si fermò ansimando davanti alla porta di casa della volpe e suonò il campanello del cancello. Lo scatto secco della serratura coprì il suo respiro pesante per un istante, aveva corso per tutto il tragitto dalla stazione a casa della volpe, con il cuore che gli batteva in petto per l'emozione:

- sei in ritardo.

- stupida volpe...il Tensai non è mai in ritardo.

Rukawa guardò l'orologio posato sulla mensola dell'ingresso.

- Hn...- incrociò le braccia la petto dirigendosi verso il soggiorno. Hanamichi si guardò in giro aggrottando la fronte.

- Ma Kitsune le decorazioni?

Il salotto infatti era completamente sgombro da tutte le ghirlande, i fiocchi e le candele rosse:

- te l'avevo detto che sei in ritardo, ho fatto tutto mentre ti aspettavo. - indicò con un gesto del capo un angolo del salotto in cui erano ammucchiate gli scatoloni in ordine di altezza - dobbiamo solo portarle in soffitta.

Mentre si slacciava la giacca Hanamichi notò una serie di borse del centro di commerciale:

- E quelle?

- sono i giochi che avevo comprato per...- sorrise -...credevo li volessi...

- sono un pò troppo cresciuto ti pare...- Hanamichi si sentì allargare il cuore mentre un idea si faceva largo nella sua mente - però...pensavo...

Kaede si sedette sul divano osservandolo in silenzio, un chiaro invito a continuare

- ecco...- cominciò imbarazzato - non pensare che non mi siano piaciuti...insomma li hai presi per me...però ecco ci sono altri bambini come ero io, soli senza...

Rukawa si alzò dal divano avvicinandosi a lui con passi felini, Hanamichi si trovò a deglutire a vuoto un paio di volte:

- ho capito, domani li porteremo all'orfanotrofio...va bene? - lo superò avvicinandosi alle borse e chinandosi a frugarvi dentro - però...questo lo teniamo.

Lo abbracciò attirandoselo contro e mostrandogli la statuetta di plastica dell'angelo dai capelli rossi.

- Sì...- annuì.

Mentre lo stringeva a sè cominciando a reagire al profumo del rossino che gli invadeva le narici...cominciava a considerare l'ipotesi di sbatterlo sul divano (..questo perchè cercava di non correre troppo NdD Appunto.. CERCAVA ^^ NDA) quando notò un pacchetto spuntare dalla tasca:

- cosa hai lì?

Hanamichi si ricordò improvvisamente del pacchetto che aveva acquistato per Kaede quel pomeriggio, si vergognava un pò se ripensava a tutto quello che Rukawa gli aveva regalato per Natale:

- lo so che non è molto...ma volevo regalarti qualcosa...per il compleanno...- cominciò imbarazzato porgendogli il pacchetto colorato.

Rukawa lacerò la carta con impazienza malcelata, si sentiva stranamente emozionato e anche se cercava di non darlo a vedere le mani gli tremavano leggermente mentre cercava di sciogliere il nastro colorato...tirò troppo e si tagliò un dito ma non vi badò.

La morbida sciarpa di lana azzurro polvere emerse dalla carta con i babbi natale, accarezzandogli la pelle delle mani.

- è molto bella Hanamichi grazie...- si sentiva quasi un groppo in gola.

- so che ne avrai già...- lo zittì con un dito sulle labbra attirandolo con lui sul divano.

- non ha importanza il regalo, ma la persona che lo fa.

Lo attirò contro di sè scivolando a terra sul tappeto davanti al caminetto. Avevano già parlato troppo per i suoi gusti. Lo fece sdraiare lentamente sotto di sè mentre con le labbra gli sfiorava la mascella, evitando di approfondire il contatto con la sua bocca.

Lasciava vagare le mani distratte lungo il corpo dell'altro, infilandole sotto la felpa, scoprendo lembi di pelle tiepida, sfiorando i muscoli con la punta delle dita, seguendo ogni curva e avvallamento.

Hanamichi lo osservava attraverso gli occhi socchiusi, il respiro accelerato, si tendeva verso quelle dita, in ogni carezza che scivolava su di lui sentiva il vuoto che sarebbe venuto subito dopo. Si lasciò andare, sollevando le braccia a esplorare a sua volta la schiena di Rukawa tirando la camicia per farla uscire dai pantaloni e accarezzandogli muscoli della schiena. Li sentiva fremere sotto il suo tocco.

Kaede si sedette sopra di lui, i loro bacini a contatto le virilità tese che si sfioravano attraverso il tessuto degli indumenti che le costringevano.

La mano scivolò lungo il suo ventre, intrufolandosi nei suoi pantaloni accarezzandogli il membro attraverso la stoffa dei boxer.

Affondò la bocca nelle labbra di Hana assaporando il suo sapore dolce, passando le dita tra quelle ciocche carminio che erano divenute le protagoniste dei suoi pensieri, approfondendo il bacio con passione lasciando che la sua lingua scivolasse languida su quella del compagno, in una danza lenta e ipnotica, senza fretta.

Lo schiacciò sul tappeto. Strusciando il proprio ventre contro quello dell'altro e Hanamichi gemette.

Gli accarezzò le cosce piano osservano la pelle rabbrividire e accapponarsi mentre gli sfilava i pantaloni e i boxer

Si sedette a cavalcioni su di lui. Gli sollevò la maglietta cominciando a seguire con la punta della lingua i contorni dei suoi muscoli torniti, mordicchiando ogni tanto gentilmente la pelle dorata e quei muscoli frementi. Hanamichi si contorceva sotto di lui incapace di trattenere i gemiti che gli salivano alle labbra.

Arcuò la schiena facendo sì che le loro virilità venissero a contatto.

Si chinò a mordicchiare i capezzoli scuri duri come piccole pietre, glieli leccò scivolando poi verso il basso ripercorrendo a ritroso la strada dell’andata leccando e mordendo quanta più pelle poteva, mentre i gemiti di Hanamichi gli riempivano le orecchie.

Lasciò scivolare la mano in mezzo alle gambe del giovane che si tese violentemente sotto di lui lo accarezzò lieve evitando un contatto profondo e Hanamichi spinse il ventre verso di lui gemendo di frustrazione.

Prese a duellare con la sua lingua in una lenta e languida carezza mentre le sue mani scorrevano fameliche su quella pelle che pareva oro fuso e poi l’abbandonò improvvisamente per scendere di nuovo lungo quel corpo di cui non si sarebbe mani saziato baciando ancora con reverenza i capezzoli turgidi. La mano scese ancora maliziosa a sfiorargli l’inguine strappandogli un lungo gemito di piacere. Kaede sorrise dolcemente. Spingendo ancora più giù le sue dita curiose e Hana si tese al suo tocco allargando le gambe per dare maggiore accesso a quella lenta ed estenuante carezza. Era meraviglioso nella sua sensualità, bellissimo, nudo sotto di lui, con lo sguardo perso, il corpo bronzeo sudato e il respiro affannato. Fece scorrere la mano lungo la spina dorsale su è giù un paio di volte prima di fargli finire la sua corsa verso le natiche di hanamichi, penetrandolo con un dito. Lo sentì tendersi sotto la sua carezza e spingere il bacino contro di lui.

Lo accontentò stingendo le dita attorno alla pelle bollente del suo membro aumentando il ritmo delle carezze, mentre Hana cominciava a fremere sotto di lui. Sentirlo così abbandonato e sotto le sue mani lo faceva impazzire di desiderio sentiva i pantaloni tirare, inserì piano un secondo dito.

Hanamichi si sentiva andare a fuoco, posò le mani sui fianchi di Rukawa aiutandolo a togliersi i pantaloni della tuta con un gemito quando Rukawa estrasse le dita. Scivolò lentamente dentro di lui per farlo abituare all'intrusione, cominciando a muoversi.

Non esistono parole per esprimere quello che provarono. Era come se il mondo si fosse concentrato solo in loro due, nulla esisteva all'infuori di loro.

Era fuoco dove le mani accarezzavano, ghiaccio dove la lingua leccava. Brividi sotto pelle di un immenso piacere che raggiungevano ogni parte del corpo. Kaede sentì distintamente il cuore di Hanamichi battere all'unisono con il proprio. Il suo respiro era diventato indispensabile ai suoi polmoni, era l'unica aria di cui avevano bisogno. Come un solo essere, essere un tutt’uno era un piacere così intenso che annullò tutto il resto.

Kaede chiuse gli occhi, rilassandosi tra le braccia di Hana, sarebbe rimasto volentieri così per sempre.

Hanamichi lentamente riprese a percepire ciò che lo circondava: il soffice tappeto su cui erano distesi, il calore del fuoco sulla pelle nuda, l'invitante profumo della cena nel forno, il battito del cuore di Rukawa contro il suo, le lunghe ciglia nere che nascondevano i bellissimi occhi blu. Alzò una mano per accarezzare i serici capelli neri. Kaede socchiuse gli occhi, sembrava un gatto che faceva le fusa.

Hanamichi era felice.. tanto felice che se fosse morto in quel momento non gli sarebbe importato di nient'altro. Voleva solo poter rimanere così per sempre.

La sua mano si mosse in una languida carezza salendo dal fianco fino alla spalla, per arrivare al collo, accarezzare le ciocche rosse e fermarsi sulla guancia di Hanamichi. Un dito si mosse ad accarezzare le labbra gonfie seguendone il contorno. Gli occhi fissi in quelli miele fuso di Hana.

- Ti amo - sussurrò Hanamichi contro quel dito soffice e le implicazioni e le emozioni contenute in quella piccola parola furono tante che ebbero il sopravvento.

Una piccola lacrima sfuggì ai suoi occhi e fu prontamente raccolta dalle labbra di Kaede.

- Perchè piangi? - gli chiese prendendogli il volto tra le mani.

Hanamichi si morse le labbra e aspettò alcuni secondi prima di rispondere, aveva un terribile nodo alla gola che aveva paura di scogliere.

- Perchè sono felice, troppo felice... e ho paura... ho paura che questa felicità duri solo un istante, ho paura... ho paura di amarti troppo... ho paura perchè so che potrei morire per te.

Kaede scosse la testa ma quando ritornò a guardarlo Hanamichi vide sul suo viso il più dolce dei sorrisi.

- Sei proprio un do'aho... ma forse è proprio per questo ti amo.

Gli sussurrò sulle labbra prima di baciarlo fugando tutti i suoi dubbi.

Hanamichi si fece prendere dal bacio, le loro mani si intrecciarono e sentiva di nuovo crescere in lui il desiderio, tuttavia un improvviso pensiero gli attraversò la mente. Strattonò via Kaede con la forza e lo fissò furente.

- Che significa che mi ami perchè sono un do'aho? Non è per niente gentile dirlo sai?

Gli occhi di Kaede si allargarono prima che egli scoppiasse a ridere di cuore. Hanamichi non capiva cosa ci fosse di divertente ma gli piaceva la risata di Kaede, era chiara, forte e poi le labbra si distendevano in un sorriso bellissimo.

- Non guardarmi con quell'aria imbronciata. Dovresti imparare a non parlare in certi momenti! - disse Kaede baciandogli la fronte.

- E tu dovresti imparare a parlare di più! - esclamò Hanamichi imbronciato ma per niente arrabbiato. La risata di Rukawa gli aveva fatto dimenticare tutto... se gli avessero chiesto come si chiamava e quanti anni aveva in quel momento, ci sarebbero voluti parecchi minuti per ottenere la risposta giusta.

- Mi sembra che con te io stia parlando fin troppo, non credi? - chiese Kaede baciandolo per evitare che rispondesse. Le labbra di Kaede ripresero a scendere su tutto il suo corpo, infiammandolo di desiderio.

Il beccare sul vetro attirò l'attenzione di Hanamichi che alzò il viso giusto in tempo per vedere un rapidissimo battere d'ali e due piccole palle di pelo sgattaiolare via.

- Kaede?

- Hm? - rispose il ragazzo senza alzare il viso dal palmo della mano che stava baciando.

- Hai dei gatti in giardino? - chiese Hanamichi con un gemito quando Kaede prese a leccargli una dopo l'altra le dita della mano.

- Che io sappia no... - rispose distrattamente il ragazzo.

- Ru? - chiamò di nuovo Hanamichi tra i gemiti.

- hm? - rispose di nuovo il ragazzo che era passato a mordicchiare il fianco di Hanamichi.

- Ne sei sicuro?

- di che? - Kaede lo guardò con un sopracciglio alzato.

- Che non ci siano gatti e pennuti bianchi nel tuo giard...

Non finì la frase che Rukawa gli aveva già tappato la bocca con la sua, divorandola letteralmente.

- Ti ho mai detto che parli troppo? - chiese con il respiro affannoso Kaede.

- hmm.. credo di si... ma temo di non aver capito bene me lo vuoi rispiegare? - disse Hanamichi leccandosi le labbra.

- Anche cento.. mille volte....

Il fuoco lentamente si consumò mentre i due ragazzi ripresero ad amarsi con immenso trasporto per tutta la notte.

 

Il cielo era scuro e trapuntato da piccole stelle, brillanti come diamanti. Due micie correvano sul sentiero del parco mentre la nebbia saliva in piccole spirali. La loro corsa terminò solo quando raggiunsero una signora avvolta in un mantello che le aspettava sulle sponde del lago. Senza troppi complimenti le due gattine si arrampicarono sulle braccia che la padrona aveva teso per prenderle in braccio. Quando si raddrizzò sulla spalla della signora si posò un gufo dalle piume bianche.

- Siete state bravissime - le lodò la padrona. Le micine iniziarono a miagolare felici cercando di sgusciare alla presa della padrona per strofinarsi contro il suo collo, mentre il gufo si impettì inorgoglito. Le gattine miagolarono ancora più forte.

Da sotto il cappuccio si intravide la padrona sorridere.

- Naturalmente ho preparato il vostro premio! - esclamò permettendo infine alle micie di salire ad accoccolarsi nel suo cappuccio. - Andiamo a casa, la pappa vi aspetta!

Gli occhi del gufo scintillarono quando con un grido si levò in volo. Le micie miagolarono felici in coro.

La nebbia avvolse la figura ammantata e nel parco ritornò il silenzio.

Del passaggio della signora e dei suoi animali non vi erano tracce.

 

Fine

 

Il trio a delinquere si scusa del piccolo ritardo ma esso è dovuto in parte anche a cause tecniche. Anny ha formattato il pc... Zia è stata senza pc per quasi una settimana e io.. beh, sto ancora litigando con quelli di Alice... la mia linea Adsl ha improvvisamente deciso di staccarsi da sola e naturalmente mai una volta che tu chiami e loro ti sanno dire quello che è successo immediatamente -____-'''

Il trio a delinquere spera che la fic sia piaciuta e che non ci sia stato nessun decesso per eccesso di zuccheri. Le due micie e il gufo della padrona Najka salutano con la zampina e l'aletta e vi danno appuntamento alla prossima fic (che si spera vivamente sia piena di sangue e morte! >___< NdD&A)