With a little help from my friends

Parte X

di Francine

 

- Che significa che Mari è lì?-

Kaede staccò il ricevitore dal proprio orecchio e lo fissò con una certa inquietudine: non aveva mai sentito Hanamichi parlare con quel tono così freddo e tagliente.

Deglutì a vuoto.

- E’ venuta per conto della televisione scolastica, deve fare un servizio sullo Shohoku in trasferta…- rispose guardandosi le unghie- Tu, piuttosto, come stai? Come va l’allenamento cui ti sta sottoponendo il signor Anzai?-

- NON CAMBIARE DISCORSO!!!!!!!!!!!!!!!-

Hanamichi ruggì al punto che Kaede fu costretto ad allontanare di colpo la cornetta dal padiglione auricolare e ad ascoltare la conversazione a distanza di sicurezza.

- CHE CI FA LI QUELLA SMORFIOSA!!!!!!- continuò imperterrito.

Sospirò.

Attese che Hanamichi esaurisse le energie e aprì la bocca.

- Ascoltami senza urlare…- premise il ragazzo fissando bieco l’apparecchio telefonico- Stasera se ne va. E’ venuta per fare un servizio e sta intervistando Akagi. Akagi, non me, chiaro?-

Nessun rumore dall’altra parte del filo.

- Quindi…- riprese serafico- non devi preoccuparti di lei…-

- Mi spieghi come faccio a non preoccuparmi?- sibilò pericolosamente dall’altra parte del filo.

Rukawa alzò la testa e chiuse gli occhi; il suo pensiero volò al corridoio davanti alla sala mensa, lo stesso da cui Hanamichi gli stava telefonando.

Lo vide artigliare il telefono con foga e protendersi in avanti, i denti digrignati e gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia.

- Io sono qui a Yokohama, tu sei laggiù a … ovunque sia con quella stronza che ti alita sul collo e mi dici che non dovrei preoccuparmi?-

- Ha imparato la lezione…- rispose Rukawa- Durante la partita sbraitava cose senza senso al mio indirizzo, ma è bastata una mia occhiataccia per farla desistere da qualsiasi proposito che le stesse attraversando il cervello..-

- Quella ha solo la nebbia, nel cervello…- commentò l’altro stringendo il filo tra le dita e attorcigliandolo con fare nervoso.

- Sto per esaurire la tessera telefonica…- disse Rukawa appoggiando una mano sul telefono- Ne compro una oggi pomeriggio e ti chiamo questa sera…-

- Non posso chiamarti io?- suggerì Hanamichi dall’altro capo della prefettura.

- Meglio di no… meglio non dare troppo nell’occhio, sembrerà che chiami casa…- rispose l’altro ravviandosi una ciocca ribelle con un cenno del capo.

- Ok… ciao… e non stancarti troppo, io e te abbiamo ancora un conto in sospeso…- intimò Hanamichi arrossendo.

- Quale ?- gli chiese Kaede con genuina ingenuità.

- Lascia stare…- fece l’altro sconsolato- A stasera…-

- A stasera…- salutò Rukawa riagganciando e fissando con aria interrogativa l’apparecchio.

La voce di Ayako lo destò.

- Rukawa, vieni è pronto!-

Hanamichi, dal canto suo, riappese la cornetta e tirò un calcio contro il muro.

- Maledizione!!!!!-

Rimase piegato in due dalla rabbia, i pugni serrati e le nocche bianche.

- Va tutto bene?-

Haruko lo guardava preoccupata, stringendo un cestino tra le mani.

- Hanamichi? Va tutto bene?-

- Sì, non preoccuparti, va tutto bene…- rispose questi mettendosi le mani in tasca ed avviandosi verso la sala mensa.

- Sei sicuro?- insistette la ragazza trotterellandogli intorno.

Hanamichi sospirò.

- Hai due minuti?- le chiese chinando il capo rassegnato.

Haruko annuì con un cenno del capo e seguì il ragazzo all’esterno dell’edificio.

Il sole brillava alto nel cielo e le nuvole assumevano strane forme sullo sfondo azzurro.

Si sedettero all’ombra di un ciliegio, appoggiando la schiena sul tronco dell’albero.

Haruko si voltò a guardare il suo migliore amico da sotto le ciglia.

- Che hai?- gli chiese senza tanti preamboli- Problemi con Rukawa?-

Il solo sentire il suono, del nome del ragazzo, pronunciato da Haruko fece aprire di scatto gli occhi ad Hanamichi.

- E’ facile capirlo, sai?- gli disse Haruko stringendo le braccia attorno alle ginocchia- Conosco quell’espressione…-

- Quale?- chiese curioso il ragazzo.

- Quella che hai fatto prima di tirare un calcio contro la parete… è la stessa che assumevi quando sbavavo dietro a Rukawa…-

- Allora… tu sapevi?-

Hanamichi staccò di colpo il busto dal tronco dell’albero e fissò Haruko: doveva sapere se la ragazza si fosse mai accorta delle attenzioni che aveva per lei, e perché si fosse sempre comportata come se fosse all’oscuro di tutto.

Haruko sorrise.

- L’avevo capito, sai? Ogni volta che pronunciavo il nome di Rukawa, tu montavi su tutte le furie; era quanto meno improbabile che fosse solo rivalità agonistica, la tua. Così, consultandomi con Fuji e Matsui ho capito come stavano davvero le cose. Solo che…-

- Che?- incalzò Hanamichi, curioso di sapere dove volesse andare a parare la ragazza.

-… che non volevo né darti false speranze, né perdere la tua amicizia. Così, per salvare capra e cavoli, ho fatto finta di non essermi accorta di nulla. –

Il ragazzo rimase in silenzio, la testa china verso l’erba ai suoi piedi.

- Io, lo confesso, amo ancora Rukawa, anche se ho rinunciato a lui… però non sapevo come fare… Tu eri importante per me, ma solo come amico… e se ti avessi detto che avevo capito i tuoi sentimenti, avrei rotto uno status quo.. capisci?- riprese la ragazza a testa bassa.

- Sì… credo di sì…- fece Sakuragi guardando una strana nuvola solcare l’azzurro del cielo.

- Ho notato che non pensavi più a me dopo la partita contro lo Shoyo… era come su tu fossi divenuto anni e anni luce distante da me… come se io fossi solo un pezzo del tuo passato.- riprese Haruko- Mi ha fatto male, mi evitavi come la peste e ho pensato che la tua ragazza fosse gelosa di me… Mai e poi mai avrei potuto immaginare che si trattava di Rukawa.-

- Ah, non dirlo a me…- ammise Hanamichi sospirando- Me ne sono accorto quando, durante la partita contro lo Shoyo lui mi ha fatto i complimenti per quello slam dunk… quello per cui mi hanno espulso…-

Haruko rimase ad ascoltarlo in assoluto silenzio, con il sottofondo del canto di due uccellini.

- Beh, io non riuscii a festeggiare per quell’azione…- riprese il ragazzo fissandosi il palmo della mano destra- rimasi zitto e buono sulla sedia fino alla fine della partita. Poi, dopo che ci risvegliammo negli spogliatoi, ebbi un sussulto guardando Rukawa dormire sul pavimento. Non riuscivo a togliermi dalla mente la sua espressione dispiaciuta. Ci credi? Rukawa dispiaciuto per me!!!! E in quel momento…- arrossì violentemente, ammutolendosi di colpo.

- Qual è il problema, adesso, Hanamichi?- gli chiese la ragazza.

- Ecco…- rispose questi sospirando e chinando la testa sul petto- Quella tipa, quella Mari… ha seguito la squadra in trasferta ed è lì, a pochi passi dal mio Kacchan…-

Strinse violentemente i pugni, alzando il capo con fare irato.

Una piccola mano rosata si posò dolcemente sulla sua.

- Tranquillo… devi avere fiducia in lui…- gli disse Haruko dolcemente- Rukawa sa difendersi da solo, e poi ricordati che ci sono Miyagi, Mitsui, Ayako, Kogure e mio fratello con lui! Interverranno sicuramente, se Mari dovesse farsi di nuovo avanti!-

Gli strizzò un occhio e si alzò da terra, togliendosi dai pantaloni azzurri dei fili d’erba.

- Andiamo, Hanamichi, è ora di pranzo!-

 

La palla rimbalzò sull’anello di ferro.

- Chiudi le braccia!- ripeteva la voce di Anzai alle sue spalle.

Hanamichi inveì contro se stesso.

" Lo so da me che dovevo chiudere di più le braccia… maledizione…"

- Palla!- gridò fissando torvo Yohei, il quale prese un pallone dal cesto e lo lanciò all’amico.

- Sta facendo progressi, vero?- chiese Haruko fissando la posizione assunta dalle braccia del ragazzo- Ah! Hanamichi! Le braccia!!!-

- Sì, ma ce la farà a fare ventimila tiri?- chiese Noma guardando perplesso l’amico sotto canestro.

- Beh, anche se non ce la facesse potremo comunque rivenderci queste videocassette, no?- disse Takamiya riprendendo con una telecamera presa a noleggio le fatiche di Hanamichi.

- Ragazzi!- li riprese Haruko imbronciata- E’ così che fate il tifo per lui?-

- Dai, calmati…- le disse Yohei mettendole una mano sulla spalla- Hanamichi sa che tifiamo tutti per lui…-

- Oh, questa è buona…- disse Takamiya alzandosi in piedi e seguendo con la telecamera la traiettoria del pallone tirato da Hanamichi.

La palla compì una parabola da manuale e s’insaccò nella rete.

Canestro.

- SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- gioì il ragazzo alzando un pugno al cielo.

- Sta a vedere che guardare i suoi stessi movimenti in videocassetta lo ha aiutato sul serio…- disse Noma lisciandosi i baffetti.

- Sapete, sono felice di aver speso tutti i soldi guadagnati quest’estate per comperare queste cassette…- aggiunse Okosu sorridendo.

Hanamichi, dal canto suo, era al settimo cielo, e non vedeva l’ora di mostrare i suoi progressi al suo Kacchan.

- Come va l’allenamento?-

- bene… Dopotutto io sono un Genio, come potrebbe non essere altrimenti?- sparò Hanamichi gonfiandosi come un tacchino.

Rukawa sospirò: quel ragazzo non sarebbe cambiato mai.

- Quando torni?-

- Domani…- rispose fissando la tastiera del telefono- Nel pomeriggio, verso le sei…-

- Io resto a dormire in palestra anche stanotte, e domani mia madre non c’è…- propose l’altro.

- Mi dispiace, ma mia madre mi ha già obbligato a tornare a casa a cena…- rispose Kaede sbuffando.

- Ma io… vabbè, lascia stare! Ci vediamo domani, allora!-

- Ok…- disse Rukawa stanco per l’allenamento del giorno appena trascorso.

- Volpastro?- lo chiamò Hanamichi con voce tremante dall’emozione.

- Hn?-

- Ti amo…- sussurrò pianissimo alla cornetta, come se fosse l’orecchio di Kaede.

- Che hai detto?- chiese questi cercando di vincere il sonno incombente e lottando per tenere gli occhi aperti.

Hanamichi abbassò la testa sconsolato.

- Niente! E sbrigati a tornare!!!- sbraitò riagganciando con mala grazia la cornetta.

" Devo ricordarmi di insegnare a quella scimmia le buone maniere!" si ripropose Rukawa avanzando nel corridoio con sguardo torvo e mani in tasca.

 

- Cosa? Una partita?-

Kenji Fujima guardava perplesso Hanamichi che era appositamente uscito fuori dalla palestra per sfidarlo.

- Esatto, non avrete paura di noi, vero?- insistette l’ala grande dello Shohoku, le mani sui fianchi ed il petto proteso in avanti.

Il playmaker dello Shoyo sorrise.

- E pensare che ero venuto solo per farvi gli auguri per il campionato nazionale… Va bene, dammi solo il tempo di trovare un paio di persone, e vedrai!- rispose il ragazzo con una luce nuova negli occhi azzurri.

- ti aspetto…- fece Hanamichi con la sua solita boria.

- Signor Anzai, non crede che sia meglio fermarlo?- chiese Akagi guardando stupefatto l’allenatore.

- No, anzi, Sakuragi ha avuto una buona idea; una partita contro i migliori giocatori della prefettura non potrà che giovare all’intera squadra…- rispose l’anziano uomo da sotto gli occhiali.

- Se lo dice lei…- fece Akagi perplesso.

- Ancora non riesco a crederci… hai fatto dei progressi enormi…-

Rukawa coccolava la sua scimmia dopo la partita contro la rappresentanza dei migliori giocatori di tutta la prefettura di Kanagawa.

Dopo aver sbraitato come un ossesso per giocare ed aver tramortito uno spettatore con una pallonata in pieno viso, era finalmente riuscito ad infilare un canestro da tre punti.

" Sarà una coincidenza…" avevano pensato i ragazzi, increduli che uno come Hanamichi avesse potuto compiere dei progressi così rapidi.

Altro che coincidenza: Hanamichi aveva segnato altri sette punti con dei tiri in sospensione, prima di mettere la parola fine alla gara con una delle sue schiacciate.

Sia lo Shohoku che la rappresentanza erano rimasti letteralmente senza parole.

" Fantastico!- aveva pensato Fukuda guardando il ragazzo con ammirazione- neanche due settimane fa non era in grado di tenermi testa e adesso… mi ha bruciato con i suoi tiri."

" Sembra sia passato un secolo dalla prima partita che giocai contro di voi…- aveva pensato Sendo sorridendo come al suo solito- e invece sono solo tre mesi… Hanamichi Sakuragi, tu diventerai qualcuno!"

Hanamichi, finalmente stretto tra le braccia del suo volpastro, gongolava di gioia per le lodi che stava ricevendo dal suo peggior rivale.

- Che vuoi farci, ad una genio come me certe cose riescono naturali…- rispose Hanamichi stringendosi ancor di più al petto del suo Kacchan.

Questi gli tirò un buffetto in testa.

- Ma che fai?- chiese il ragazzo dai capelli rossi tirandosi a sedere e massaggiandosi la testa.

- Ho visto Yohei…- rispose Rukawa incrociando le braccia- e mi ha detto che hai dovuto fare ventimila tiri per riuscire ad avere questi risultati…-

Hanamichi mise il broncio e si girò dall’altra parte.

" Sembra un bambino…" pensò l’altro sorridendo e cingendogli la vita con le braccia.

- Non vuoi che io i congratuli con te?- sussurrò all’orecchio dell’offeso con un tono di voce che avrebbe fatto sciogliere anche i ghiacci perenni del Polo Sud.

- HN?- fece Hanamichi con malcelato interesse.

Kaede lo voltò delicatamente verso di sé, e lo strinse forte tra le braccia, accarezzandogli la schiena per tutta la sua ampiezza.

Gli passò una mano tra i corti capelli e gli carezzò le tempie; a quel contatto, Hanamichi, rimasto in silenzio fino a quel momento, emise un soffocato gemito.

Rukawa non attese oltre ed iniziò a tempestare di piccoli baci il collo dell’amante, seguendo il profilo della giugulare che pulsava sempre più velocemente.

- Che… intenzioni hai…- chiese Hanamichi tra un sospiro e l’altro.

- Lasciati andare…- gli disse Rukawa prima di chiudergli la bocca con un bacio.

Presero ad abbracciarsi sempre più forte, mentre tra loro lottavano per avere il controllo di quel bacio.

Senza che se ne rendessero conto, si ritrovarono sdraiati sulle panche dello spogliatoio, l’uno sopra l’altro, divorandosi con la bocca e gli occhi.

- Aspetta…- disse Rukawa con voce famelica, slegandosi dall’abbraccio in cui l’aveva stretto Hanamichi.

- Cosa?- mugolò Hanamichi, soffrendo al distacco dal corpo caldo dell’altro- dove vai?-

Kaede si alzò e si diresse rapido verso la porta chiudendola a chiave. Quindi abbassò tutte le tapparelle alle finestre e spense la luce.

- Che cosa hai in mente, volpastro?- chiese Hanamichi mettendosi a sedere su di un fianco.

- Farlo al buio…-

La voce di Kaede gli solleticò un orecchio.

Dopo che i suoi occhi si furono abituati al buio, l’ala grande della squadra riconobbe i lineamenti del suo compagno davanti a sé; un tenue raggio di luce filtrava attraverso una tapparella, sapientemente sistemata da Kaede.

Hanamichi seguì con un dito la linea degli zigomi alti del ragazzo fino a fermarsi sulla sua bocca; l’altro baciò quel dito come se fosse stata una reliquia, prendendolo tra le mani e spingendolo contro le sue labbra.

- Ti amo…- disse Hanamichi abbracciando stretto il ragazzo.

- Anche io, amore…- rispose Kaede carezzandolo e riprendendo là dove si era fermato.

Sfiorò con un dito la colonna vertebrale di Hanamichi, regalando all’altro una scarica di piacere, mentre con l’altra mano carezzava la testa del suo ragazzo.

" Dio, quanto ho aspettato questo momento…" pensava Rukawa mentre le lacrime facevano capolino dai suoi occhi e il cuore batteva all’impazzata.

Hanamichi depositava dolci baci sulla pelle rovente del suo Kacchan, massaggiandogli il ventre con movimenti circolari: sentiva il cuore dell’altro battere come se volesse sfondare la cassa toracica in cui era rinchiuso e fondersi con il proprio.

D’un tratto sentirono bussare violentemente alla porta.

Balzarono in piedi, con il cuore che era salito fino in gola.

- So che siete lì…-

La voce di Mari non prometteva nulla di buono.

- Kacchan…- sussurrò Hanamichi in preda al panico, mentre l’altro gli strinse forte la mano.

- Qualunque cosa accada, l’affronteremo insieme, Hacchan.- disse infondendosi un po’ di coraggio.

- Ti amo, Kacchan…- rispose l’altro ricambiando la stretta e cercando in giro i suoi vestiti.

- E’ inutile che facciate finta di non esserci, vi ho sentito ansimare, cari miei…- proseguì Mari con la voce carica di rabbia.

La porta degli spogliatoi si aprì.

Mari vide Hanamichi e Kaede avanzare verso di lei con un’espressione poco raccomandabile stampata sul volto.

- Desideri?- le chiese Hanamichi fulminandola con lo sguardo.

La ragazza, per tutta risposta, estrasse dalla tasca dei pantaloni un registratore portatile e spinse il tasto d’avvio: il nastro riprodusse per filo e per segno tutti i gemiti, gli ansimi e le parole roventi che i due si erano scambiati fino a poco prima.

I due rimasero gelati sul posto.

- E’ davvero finita…- disse Mari dando voce alle loro paure- Chissà che faccia farà il preside quando domattina troverà questo sulla sua scrivania…-

- Che vuoi?- le chiese gelido Rukawa stupendo se stesso, ma anche gli altri due.

- Non ci arrivi da te?- gli fece Mari con uno sguardo malizioso- Lascia questo qui e mettiti seriamente con me. Altrimenti…-

- Altrimenti?- fece Kaede avanzando di un passo verso di lei.

- Altrimenti sarò costretta a far ascoltare questo nastro al preside e non credo che la prenderà bene…- rispose la ragazza con aria di sfida.

- NON OSERAI!!!!!!- tuonò Hanamichi, fermato solo dal braccio di Kaede.

- Provare per credere…- rispose Mari con un sorrisetto bastardo, agitando il registratore dietro di lei.

Una mano prese l’apparecchio e lo gettò in terra.

- Chi osa?- ruggì mari girandosi inviperita.

Yohei Mito era apparso alle sue spalle e teneva un piede sul registratore.

Sorrise.

- Oh, mi dispiace, credo proprio di aver rotto il registratore…- disse fingendo dispiacere e calciando l’apparecchio con forza, pestandolo come se fosse stato dell’uva da vino.

Mari guardò il ragazzo sbigottita, mentre Kaede e Hanamichi non riuscivano a credere ai loro occhi.

- Come ti sei permesso! Tu non sai chi sono io!!!- tuonò la ragazza.

CIAFF.

Mito guardò dritto negli occhi la ragazza.

- So bene chi tu sia… una vipera che si nasconde dietro una faccia angelica. Ciò che hai fatto va oltre ogni umana comprensione. E adesso, te lo dico per l’ultima volta: lascia stare i miei amici, o la prossima volta te la vedrai con me. Sono stato abbastanza chiaro?-

Mari si morse le labbra dalla rabbia e corse via per il corridoio buio, mentre il ragazzo seguì la sua figura finché non la vide scomparire.

- Tutto bene?- chiese poi ai due ragazzi.

Hanamichi e Kaede caddero sulle ginocchia, ancora increduli per quello che era successo.

- Yohei… tu…- disse Hanamichi con la voce tremolante dall’emozione.

- L’ho vista dirigersi verso gli spogliatoi e il mio sesto senso mi ha detto che non c’era niente di buono in arrivo… Così l’ho seguita e il resto lo sapete..- concluse Mito sorridendo.

- Se non ci fossi stato tu…- disse Rukawa a voce bassa, fissando se stesso riflesso sul pavimento.

- Non pensarci… Comunque, se volete un consiglio, d’ora in poi, certe cose fatele solo a casa, evitate di restare da soli a scuola; prima o poi le passerà, vedrete…- aggiunse avviandosi verso il corridoio buio.

Hanamichi e Kaede, sicuri ormai di essere fuori pericolo, si abbracciarono, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio.

- Giuro che se quella ti si avvicina ancora, io non rispondo più di me…- esordì Hanamichi stringendo a sé la testa di Kaede.

- Hanamichi…- susurrò questi sciogliendosi negli occhi castani dell’altro.

-- Fuori… domani partiremo per Hiroshima.. là, Mari non potrà seguirci… vedrai, diventeremo più forti. No, anzi, noi SIAMO più forti di lei.- riprese il ragazzo sussurrando queste parole sui capelli d’ebano dell’amato.

Rukawa annuì, stringendosi sempre più forte al petto di Hanamichi.

- E poi… noi abbiamo i nostri amici…- riprese alzando il viso di Kaede verso il suo.

Mito varcò la soglia del cancello d’ingresso dello Shohoku; trovò il resto dell’Armata ad attenderlo, appoggiato al muro di cinta dell’istituto.

- E’ andata via in lacrime…- disse Okosu indicando con il mento la direzione per la quale si era incamminata Mari.

- Spero che questa volta abbia imparato la lezione…- aggiunse Noma, le mani in tasca e le gambe accavallate.

- Non credo…- fece Mito- Comunque sia, semmai le frullassero altre strane idee in testa, gliele faremo passare noi…-

- Ho fameeeeee…- si lagnò Takamiya, accompagnato dai borbottii del suo stomaco.

- Va bene, andiamo a mangiare al solito chiosco di ramen?- propose Mito incamminandosi verso casa seguito a ruota dai suoi amici.

L’aria era frizzante, ma ancora calda e si ritrovò a canticchiare un allegro motivetto, accompagnato dai suoi amici.

What would you think if I sang out of tune,
Would you stand up and walk out on me.

Lend me your ears and I'll sing you a song,
And I'll try not to sing out of key.

I get by with a little help from my friends,
I get high with a little help from my friends,
Going to try with a little help from my friends.
What do I do when my love is away.

(Does it worry you to be alone)
How do I feel by the end of the day
(Are you sad because you're on your own)
No I get by with a little help from my friends,
Do you need anybody,
I need somebody to love.
Could it be anybody

I want somebody to love.
Would you believe in a love at first sight,
Yes I'm certain that it happens all the time.
What do you see when you turn out the light,
I can't tell you, but I know it's mine.

FINE

 

 


 

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