With a little help
from my friends
Parte VIII
di Francine
- Che cosa é questa, signorina?-
Hanamichi sventolava la foto che ritraeva
lui e Kaede in atteggiamento ‘intimo’ sotto il naso di Mari.
La ragazza, dapprima stupefatta
dall’apparizione dei due, guardava Hanamichi con occhi sbarrati.
Kaede la fissava con occhi ridotti ad una
fessura: se solo avesse potuto metterle le mani attorno al collo…
- E voi da dove spuntate?- chiese ai due
con una voce non più tanto sicura di sé.
- …" E voi da dove
spuntate?"..- le fece eco Hanamichi scimmiottando la voce leziosa
della ragazza- Dal retro della palestra! Non dirmi che non ti sei accorta
che ti siamo arrivati alle spalle?-
Il ragazzo la guardava con
un’espressione trionfante, che a Mari fece ribollire il sangue nelle
vene.
" Il mio piano geniale rischia di
andare a gambe all’aria per questa mia distrazione!" pensava la
ragazza stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche.
- Credi forse che io non abbia fatto
delle copie di quella foto?- chiese contraendo le labbra in una sorta di
smorfia- Ho IO i negativi, Sakuragi, per cui, anche se hai preso QUELLA
foto, sappi che potrò farne altre copie, che sono sicura non faranno
piacere al preside…-
Hanamichi osservò dapprima la faccia
della ragazza, poi la foto che si era messo in tasca.
- Mmmm…- fece dopo averla esaminata un
istante- pessimo fotomontaggio, mia cara…- aggiunse stracciando la foto.
Mari lo guardò sgranando ancor di più
gli occhi.
- Da quanto tempo siete qui?- chiese la
ragazza sentendosi mancare la voce e le gambe.
- Secondo te…- rimbeccò Hanamichi con
aria canzonatoria, mentre il viso di Kaede andava scurendosi sempre più.
- ..a..avete sentito tutto?- chiese Mari
appiattendosi contro una parete dell’edificio.
- Abbiamo sentito abbastanza…- disse
Kaede con una voce che spiazzò lo stesso Hanamichi.
Il ragazzo si avvicinò a Mari
lentamente, mentre tutti gli altri sembravano come paralizzati; il tempo
pareva essersi dilatato e quei pochi attimi che occorsero al ragazzo per
avvicinarsi alla sua preda, sembrarono durare un’eternità.
Rukawa appoggiò una mano sulla parete di
cemento verde, a pochissima distanza dal viso di Mari: la ragazza, gli
occhi fissi nei pozzi blu di Kaede, deglutì a vuoto, non riuscendo a
distogliere lo sguardo dal suo carnefice.
Sorrise: un ghigno di lucida follia gli
attraversò il viso.
Ad un tratto, rapido come una saetta,
avvicinò il viso a quello della ragazza.
- Mi fai schifo…- le sussurrò con voce
alta a sufficienza per essere ascoltata anche da Mito e Sakuragi.
Si staccò da lei, voltandosi verso
Hanamichi e dirigendosi verso la palestra.
Mari cadde a terra, singhiozzando.
- Ma che ti ho fatto di male?- piagnucolò
la ragazza accasciandosi sulle ginocchia, la testa reclinata sul petto.
- Hai anche il coraggio di
chiederlo?!!!!!!!-
Kaede l’aveva raggiunta in un attimo,
alzandole il viso a forza fino a che lei lo guardasse dritto negli occhi.
- Tu… per un tuo capriccio… mi hai
ricattato e separato dalla persona che più amo… hai reso la mia vita un
inferno, non potevo neanche confidarmi con Hanamichi per paura che tu ci
sputtanassi davanti al preside…e hai anche il coraggio di chiedermi
perché io ti odi?-
Le lasciò il volto senza un preavviso:
Mari si ritrovò a fissare nuovamente la ghiaia sotto le sue ginocchia.
- Io ti amo…- sussurrò piano piano,
quasi avesse paura di parlare a voce normale.
- Che hai detto?- le chiese Kaede mentre,
di schiena, si dirigeva verso la palestra.
- Io… ti amo!!!!!- gridò la ragazza
raccogliendo tutto il proprio coraggio ed incanalandolo in quell’unico,
disperato grido.
Rukawa si voltò verso la ragazza che
aveva alzato la testa e lo guardava con occhi spiritati.
- Ma bene… così amare, per te,
corrisponde a ricattare, far soffrire e dividere…- elencò il ragazzo
aprendo le bianche dita una dopo l'altra.
Hanamichi guardava la ragazza a terra,
cercando di capire se il suo fosse un sentimento reale, oppure se le sue
azioni fossero mosse dal puro e semplice capriccio di avere un bel trofeo
da esibire.
- Lascia che io ti dica una cosa…-
riprese a dire Rukawa, stupendo tutti per la loquacità di cui stava dando
prova.
Chiuse gli occhi e iniziò a recitare.
- " L’Amore è paziente, è
benigno; l’Amore non invidia, L’Amore non si vanta , non si gonfia.
Non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non
s’inasprisce, non sospetta il male, non gode dell’ingiustizia, ma
gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni
cosa, sopporta ogni cosa. L’Amore non verrà mai meno." *-
Kaede riaprì gli occhi e guardò quella
ragazzina fissarlo perplessa.
- Hai capito? Se dici di amarmi…
dovresti cercare di essere felice per me, ed augurarmi il meglio! Se io
sapessi che Hanamichi sarebbe più felice con qualsiasi altra persona, più
che con me, io lo lascerei libero…-
- Che razza di amore può mai essere
quello tra due uomini?!! Ma fammi il piacere!!!!- sbottò Mari alzandosi
in piedi ed asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
- Come osi?- tuonò Hanamichi, trattenuto
a malapena da Mito.
Rukawa abbassò la testa e la scosse.
- Sei tale e quale alle altre ragazze:
voi vedete in me un bel ragazzo, e partite in quarta dichiarandovi
perdutamente innamorate di me. Ma vi siete mai fermate a pensare a chi sia
io? Voi v’innamorate dell’idea che vi siete fatte di me, senza curarvi
di sapere come io sia fatto dentro…-
La voce di Rukawa aveva una voce triste
che colpì Hanamichi dritto allo stomaco, come il jab di un pugile
professionista.
" Kacchan…" pensò il ragazzo
vedendo il suo amante stagliarsi contro il muro della palestra.
- Ma noi cosa ne sappiamo di come tu sia
o non sia fatto?- sbottò Mari avanzando pericolosamente verso Rukawa- Non
dai un minimo di confidenza a nessuno, te ne stai sempre sulle tue, con la
tua aria da Imperatore in esilio, come se ti avessero calato in mezzo a
tanti imbecilli…-
- Perché la riservatezza deve essere
sempre scambiata per arroganza?- chiese Rukawa, come se stesse rivolgendo
anche a se stesso quella domanda.
Quindi guardò ancora una volta Mari.
- Anche ammesso che io abbia sbagliato
nell’essere così riservato, a maggior ragione, voi dovreste amare anche
questa caratteristica della mia personalità, e non solo la mia altezza o
il taglio dei miei occhi…- disse con voce bassa, da adulto- Si deve
amare una persona per quello che è, non per come vorremmo che essa
fosse…- aggiunse prima di voltarsi e dirigersi verso la palestra, i
capelli mossi dal caldo vento estivo.
Hanamichi scoccò un’ultima occhiata
alla ragazza, lo sguardo perso ad osservare Kaede allontanarsi per sempre;
per la prima volta, in vita sua, provò pena per un rivale.
" Capisco quello che sta provando…
conosco fin troppo bene il dolore lacerante che si prova quando si perde
qualcuno che si ama…" pensava il ragazzo raggiungendo a passo
veloce il suo Kacchan all’interno della palestra.
Mito si avvicinò alla ragazza.
- Mi dispiace, ma il tuo piano è andato
in fumo….- le disse senza sfottere- La prossima volta, pensaci due
volte, prima di dividere due persone che si amano…-
Anch’egli si allontanò verso la
palestra, mentre Mari si asciugò gli occhi e strinse le labbra finché
non sanguinarono.
- Kaede Rukawa… giuro che, prima o poi,
tu sarai mio!- disse la ragazza con solennità, come se stesse facendo un
giuramento a se stessa.
La gonna svolazzò gonfiata dal caldo
alito del vento.
All’interno della palestra, Mitsui,
Miyagi ed Ayako aspettavano con trepidazione l’esito della spedizione
effettuata all’improvviso da Hanamichi e Rukawa.
- Voi che dite? Ce l’avranno fatta?-
chiese Ryota guardando verso l’esterno.
- Ma che ne so!- rispose Mitsui alzando
le spalle- dobbiamo solo aspettare…-
- Quest’attesa mi snerva…- disse
Ayako stringendosi nei gomiti.
- Bah, noi stiamo benone, in confronto al
povero Kogure…- commentò Mitsui volgendo la testa verso gli spogliatoi-
C’è lui, mica noi, a spiegare la situazione al Gorilla…-
Ayako e Ryota si voltarono verso lo
spogliatoio, immerso nel silenzio più assoluto.
- Dite un po’…- insinuò la ragazza-
Non è che Akagi ha strozzato Kogure? Lui odia essere all’oscuro dei
fatti…-
- Ma che dici, Ayacuccia…- le rispose
Ryota, un tremito nervoso nella voce- Vedrai, no…-
Un urlo disumano calamitò l’attenzione
dei tre ragazzi verso la porta verde che consentiva l’accesso agli
spogliatoi.
- Oddio!!!!- gridarono i tre in coro
lanciandosi di gran carriera al salvataggio di Kogure.
Il "povero" Kogure stava,
intanto, cercando di evitare che le coronarie di Akagi non esplodessero.
- Dai, Akagi, sono sicuro che i ragazzi
staranno risolvendo la situazione!- tentò di rassicurarlo il ragazzo.
- Ma che dai e dai!!!! Ti rendi conto del
casino in cui si sono cacciati quei due?!!!! Se quella là ha realmente in
mano delle foto compromettenti di quei due sciagurati, sono fottuti!!!! Li
sbatteranno fuori dalla scuola!!!! E allora, addio campionato!!! Eppure
gliel’avevo detto di non farlo a scuola, ma a casa loro!!!-
Akagi era rosso come un pomodoro e la
solita vena aveva raggiunto ragguardevoli dimensioni.
- So come ti senti…- gli disse Kogure
esattamente un istante prima che gli altri varcassero la porta degli
spogliatoi- Anche io tengo moltissimo a partecipare al campionato
interscolastico, cosa credi?-
Akagi si voltò a guardare il suo vice.
- Ma penso anche che quei due ragazzi
abbiano tutto il diritto di risolvere i loro problemi personali prima di
ogni altra cosa! Non ti sei reso conto che Hanamichi gioca meglio da
quando lui e Rukawa stanno insieme? E hai notato come Rukawa sia meno
individualista? Certo, è e resterà sempre un realizzatore, ma adesso
scambia un paio di passaggi in più con gli altri compagni.-
- Lo so, questo, Kogure, lo so…-
rispose Akagi piombando di peso su una panca, le mani intrecciate tra le
ginocchia- Ma purtroppo… il resto del mondo giudica il loro
comportamento come sbagliato ed immorale… Sai bene che cosa succederebbe
se venisse scoperta la loro omosessualità: verrebbero cacciati da scuola,
e probabilmente le rispettive famiglie non sarebbero entusiaste della
cosa… Hanno scelto di vivere una strada in salita…-
- Amare è poi una scelta?- commentò
Ryota sulla soglia.
Akagi si accorse solo in quel momento
della presenza degli altri tre ragazzi.
- Quanto arbitrio abbiamo quando
c’innamoriamo di qualcuno?- proseguì a chiedere il ragazzo fissando
negli occhi il suo capitano- Io non so se tu sappia cosa significa
realmente amare qualcuno, capitano…Io, però, so che quando si ama
qualcuno, non lo scegliamo mai arbitrariamente e liberamente, è il nostro
cuore a guidarci verso questa o quella persona…-
- Ryota ha ragione…- aggiunse Ayako
avvicinandosi al proprio ragazzo e posandogli una mano sulla spalla- Io
mai e poi mai mi sarei messa con un testone del genere, e per giunta più
basso di me…-
- Eh? Ma… ma Ayacuccia…- pigolò
Ryota, mentre Hisashi tratteneva a stento una grassa risata.
- Tuttavia…- riprese la ragazza- io mi
sono innamorata di Ryota per quello che è, perché è un buffone che
prende tutto con allegria, ma che sa metterci l’anima, quando è il
momento giusto…- concluse appoggiando il viso a quello di lui, che
arrossì vistosamente.
- Oh, Ayacuccia… che cose carine sai
dire….- disse il ragazzo in brodo di giuggiole.
- Quello che questi due pomicioni
volevano dire…- riprese Mitsui con l’aria di chi la sa lunga a
riguardo- è che non siamo mai noi a scegliere, ma il nostro cuore, ed il
cuore se ne frega altamente del fatto che l’altro sia un uomo o una
donna…-
Akagi incrociò le braccia.
- Di questo ne sono consapevole
anch’io, cosa credete?- disse piccato- Purtroppo, la società la pensa
in maniera ben diversa…-
- Per me la società può anche andare a
farsi fottere!!!!- ringhiò Mitsui avvicinandosi al ragazzo.
Questi si alzò in piedi e sovrastò
l’altro con la propria mole.
- Ma tu ci vivi, in questa società,
Mitsui! Così come Rukawa e Sakuragi! Ed anche ammesso che un giorno
riescano a trovare un posto, in questo mondo, che li accetti per quello
che essi realmente sono, adesso come adesso sono vincolati a restare qui
in Giappone! E a fregare il sistema come meglio possono!-
Mitsui e gli altri furono colpiti dalle
parole del loro capitano.
" Maledizione… ha ragione…"
ammise a se stesso la Guardia della squadra, portandosi le mani sui
fianchi e volgendo la testa verso gli armadietti.
- Per me, possono vivere tranquillamente
la loro vita, solo che stiano attenti! Sai che potrebbero squalificarci
tutti e sopprimere il club di basket se scoprissero che tra di noi ci sono
degli omosessuali?- disse Akagi rimettendosi a sedere.
- Sul serio?- chiese Ryota, mentre Mitsui
sgranava gli occhi.
- …già…- rispose Kogure a testa
bassa.
Nello spogliatoio calò bruscamente il
silenzio.
- Cosa dovremmo fare?- chiese ad un
tratto Ayako gli occhi vivi a cercare appoggio nei suoi compagni.
- Non lo so, Ayako, proprio non lo so…-
le rispose il capitano, facendola deprimere ancor di più.
Kaede richiuse alle sue spalle la pesante
porta scorrevole della palestra.
- Grazie…- disse rivolgendosi a Mito,
senza riuscire a voltarsi verso l’altro.
- Fa nulla, gli amici di Hanamichi sono
anche i miei!- rispose questi con un sorriso- Ma adesso devo andare a
consolare Haruko, è corsa via piuttosto sconvolta…-
- Che cosa le dirai, Yohei?- gli chiese
Hanamichi preoccupato.
- Tranquillo, Haruko non saprà nulla
finché voi non glielo vorrete confidare! Vorrà dire che m’inventerò
qualcosa…- disse il ragazzo mettendosi le mani nelle tasche- A dopo!-
Camminò lungo il perimetro della
palestra, cercando di sporcare il meno possibile il parquet tirato a
lucido dalle altre matricole, ed uscì dalla porta sugli spogliatoi,
lasciando i due finalmente da soli.
Hanamichi e Kaede rimasero per qualche
istante distanti, a testa bassa, come se provassero timidezza nel guardare
l’altro dritto negli occhi.
Fuori, l’estate impazzava nel cielo
azzurro screziato dal bianco assoluto dei cumulonembi. Le cicale frinivano
senza posa, contribuendo ad aumentare la sensazione di calore di quella
giornata; l’interno della palestra, invece, era un’oasi di fresco che
riparava dal caldo avvolgente.
Hanamichi si sedette sul parquet fresco.
- Rukawa…-
" Perché mi chiama per
cognome?" pensò il diretto interessato, allarmandosi del tono
formale usato dall’altro.
- S..sì?- rispose voltandosi ad
osservare l’espressione di Hanamichi.
- Come mai, oggi, hai speso più di tre
parole? E davanti ad una sconosciuta, poi!- gli chiese il ragazzo
guardandolo con gli occhi che ridevano, come quelli di un bambino.
- Sfotti?-
- Assolutamente! Sai, quelle parole che
hai recitato… le ho trovate bellissime, sai? Di chi sono?- gli chiese
Hanamichi con un’espressione dolcissima, che fece letteralmente
liquefare il cuore di Rukawa.
Questi si avvicinò all’altro e gli
prese la testa tra le mani.
- Ti piacciono?-
- S..sì..- rispose Hanamichi rosso in
viso, gli occhi che si perdevano in quelli di Kaede.
Rukawa gli regalò un altro dei suoi rari
sorrisi: gli occhi del ragazzo acquisirono una luce nuova, serena.
- Sai… sei bellissimo quando sorridi,
Rukawa…- ammise Hanamichi, lottando contro se stesso per non baciarlo.
" Non ancora, non ancora…"
gli diceva una voce nella sua testa, quella stessa voce che lo ammoniva
ogni volta che stava per cacciarsi in qualche pasticcio e che non
ascoltava mai, finendo per trovarsi nei guai fino al collo.
- Davvero?- lo provocò Rukawa fissandolo
intensamente.
- Davvero…- ammise Hanamichi in un
soffio- Forse è per questo che quella Mari..-
- Non nominarla! Ci ha già fatto male a
sufficienza, non trovi?- lo zittì Rukawa posandogli un dito sulle labbra-
Godiamoci questo momento…-
Hanamichi scansò il dito e fissò
l’altro dritto negli occhi.
- Ho bisogno di sapere una cosa…-
- Dimmi, Hanamichi..-
- Cosa ci faceva quella a casa tua,
l’altra sera?-
Rukawa sbuffò.
- Era venuta a casa mia per ricattarmi…
Mi aveva detto che sapeva del mio essere gay… e sapeva anche che ero
ricambiato da te…-
- "ero"? Perché usi il
passato?- gli chiese Hanamichi con una nota nervosa nella voce.
- Perché devi dirmelo tu, se mi ami
ancora…- rispose Rukawa.
- Ma sei scemo, o cosa?- ringhiò
l’altro a pochi millimetri dal viso d’avorio di Kaede- Io ti amo come
un pazzo, farei qualsiasi cosa per te! Quelle parole che hai detto,
prima… beh, pur non conoscendole, sapevo che rappresentavano pienamente
ciò che io provo per te! Per te sopporterei qualsiasi cosa, Kacchan…-
A Rukawa non servì altro: si avvicinò
al viso di Hanamichi ed intrappolò le sue labbra in un bacio mozzafiato,
quasi volesse recuperare, in un’unica occasione, il tempo perduto.
Il sapore fresco di Rukawa s’insinuò
nella bocca di Hanamichi, che restò senza fiato al contatto tanto
agognato con l’altro.
Si unirono in un forte abbraccio, quasi
avessero paura che qualcuno potesse venire a separarli da un minuto
all’altro.
Quando si staccarono per riprendere
fiato, Hanamichi, con il fiato corto per l’apnea cui l’aveva costretto
Rukawa, strinse ancor più a sé il corpo dell’altro, depositando
profonde carezze sulla schiena di Kaede.
- Ti amo, Kacchan…- gli sussurrò
all’orecchio, scostando con il fiato alcune ciocche di capelli neri come
l’ebano.
Rukawa riemerse dall’abbraccio di
Hanamichi e gli prese la testa tra le mani.
- " Mettimi come un sigillo sul tuo
cuore , come un sigillo sul tuo braccio; perché l’amore è forte come
la morte e la gelosia è dura come il soggiorno dei morti…" **-
- Kacchan… vale lo stesso per me… Tu
sei solo MIO!!! MIO!!!!!!!- rispose Hanamichi dopo aver baciato il
ragazzo- Non sai come io mi sia sentito vedendoti a braccetto con la …-
- Non la nominare… non sprechiamo
questi momenti… sono solo nostri…-
Restarono a fissarsi dolcemente per
alcuni istanti, finché Hanamichi, roso dalla curiosità, non ruppe il
silenzio.
- Kacchan… di chi sono quelle frasi
sull’amore?-
- Mh?- rispose questi, appoggiandosi al
petto di Hanamichi- Me le ha insegnate mia madre: sono di un certo S.Paolo
e di un certo Salomone…-
- Non so chi siano, ma sono molto, molto
belle…- commentò Hanamichi stringendo a sé Kaede.
- Ma la mia preferita è un’altra…-
ammise questi cingendo con le braccia il corpo dell’altro.
- Qual è? Qual è?- gli chiese il
compagno, curioso quanto e più di una scimmia.
- Recita così…:" Le grandi acque
non potrebbero spegnere l’amore, né i fiumi sommergerlo"…***-
Hanamichi rimase in silenzio, mormorando
le parole appena udite da Kaede, come per farle sue.
- Sono stupende…-
- Vero?- chiese Kaede sciogliendosi
dall’abbraccio e portandosi sopra l’altro per fissarlo negli occhi.
Hanamichi annuì, gli occhi accesi di
mille e mille riflessi dorati.
- Ti amo…- gli disse Rukawa
abbassandosi per baciarlo.
Si strinsero l’uno contro l’altro, le
mani a cercare di annullare anche la più infinitesimale distanza
esistente tra loro.
Presero ad accarezzarsi l’un l’altro,
mentre la pelle si accendeva di mille e mille brividi nuovi, brividi che
correvano lungo tutta l’epidermide per poi morire all’interno del
cuore.
Ad un tratto Rukawa si sentì sollevare
per la collottola, neanche fosse un gattino: aprì gli occhi di botto e si
voltò alle sue spalle, mentre Hanamichi schizzava in piedi come una
molla.
- Se avete risolto la situazione…-
disse loro la voce del Gorilla, incrinata dal nervosismo- Vi aspetto tra
cinque minuti all’esterno della palestra, lavati e pettinati! Intesi?-
- Perché?- chiese Hanamichi prima di
beccarsi l’ennesimo pugno sulla testa.
- IMBECILLE!!!!!!- gridò Akagi
assordando anche Rukawa- NON SOLO USI LA PALESTRA COME SE FOSSE LA TUA
CAMERA DA LETTO, MA HAI ANCHE LA SFRONTATEZZA DI DIMENTICARTI DELL’ESAME
CHE TI ASPETTA DOMANI?!!!!!!!-
" Cazzo! L’esame!!!"
pensarono entrambi i ragazzi.
- I Corinzi, 13:4-8
- Cantico De’Cantici, 8:6
- Cantico De’Cantici, 8:7
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|