With a little help
from my friends
Parte VI
di Francine
Hanamichi cadde a terra, mentre il
pallone da basket rimbalzò accanto a lui, sul parquet della palestra.
Fuori era già scesa la sera e le stelle
illuminavano il manto nero del cielo con la loro luce fredda e distante.
Alzò la testa, incontrando il volto di
Kaede rigato dal sudore.
Il ragazzo lo guardò, si asciugò il
viso con la fascetta nera che era solito portare al braccio e si diresse
verso la porta della palestra.
Hanamichi fece per chiamarlo, quando notò
che, proprio sulla soglia, c’era un’altra persona con loro.
La voce gli morì in gola quando vide il
suo Kacchan abbracciare quella figura con fare protettivo e stringerla al
petto.
Sgranò gli occhi per vedere meglio cosa
stesse accadendo, anche se sentiva il suo cuore trafitto da mille
stilettate.
Kaede stava abbracciando Mari.
- Hai capito, adesso?- gli chiese
quest’ultimo voltandosi verso di lui ed infliggendogli il colpo di
grazia con i suoi occhi blu.
Hanamichi avrebbe voluto gridare, gridare
di non lasciarlo, di restare con lui, di spiegargli perché avesse scelto
lei…
Protese un braccio in avanti, come a
volerli fermare, ma i due sembravano fluttuare nell’aria ed allontanarsi
sempre più.
" Aspetta, Kacchan, aspetta!!!"
pensava il ragazzo alzandosi e iniziando a correre dietro alla coppia.
" No…no..no…" diceva a se
stesso mentre i due sembrava che stessero per dissolversi nell’oscurità.
- NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Aprì gli occhi di scatto, ritrovandosi a
fissare la superficie del banco.
" Era solo un sogno?" si chiese
il ragazzo passandosi una mano sulla fronte imperlata dal sudore.
" No… era un incubo!" pensò
alzando la testa e chiudendo gli occhi.
- SAKURAGIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
urlò il professore di matematica voltandosi verso il ragazzo, un gesso
sbriciolato tra le mani- Vuoi degnarti di fare silenzio? Non solo dormi in
classe, ma fai anche casino, impedendomi di far lezione!!!!!-
- Suvvia, professore- intervenne il
capoclasse Asaba- Sakuragi è sotto pressione per via del torneo
interscolastico, sia comprensivo!-
- In bocca al lupo, Hanamichi!!!- gli
augurò un ragazzo seduto accanto nella fila accanto alla sua.
- Sì, fatevi onore al torneo!!!-
intervenne una ragazza con un’alta coda di cavallo.
- Grazie , grazie…- disse Hanamichi
arrossendo e volgendosi verso i suoi sostenitori.
- Illuso!- inveì la voce del professore.
Hanamichi si voltò verso quell’ometto
rinsecchito e bilioso che, davanti alla lavagna, si stava aggiustando gli
occhiali in punta di naso.
- Per poter giocare in una qualsiasi
squadra occorre avere una media alta… Sakuragi, lo sai che è concesso
un massimo di tre insufficienze? E tu, con i pessimi voti che hai, credo
che non riuscirai a partecipare al torneo…-
La campanella salvò il professore dal
pestaggio che Hanamichi avrebbe voluto rifilargli più che volentieri.
- Maledetto gufo!!!!- disse il ragazzo
lasciandosi cadere sulla sedia- Sono sicuro che è invidioso!-
Mito gli si avvicinò, appoggiandosi alla
finestra aperta.
- In effetti il professor Ekima sembra
una di quelle persone scontente, che godono delle disgrazie altrui…-
commentò aprendo il proprio pranzo.
Hanamichi fece una smorfia.
- Gliela farò vedere io! Domani ci sono
gli esami di fine trimestre, vediamo un po’ che mi dirà quando vedrà i
miei superbi risultati!-
- Oh, io ho tre insufficienze…- disse
Takamiya mostrando agli altri i risultati degli esami.
- Io ne ho solo una…- disse Noma
sventolando felice il foglio.
- Accidenti, io ne ho quattro…- commentò
Okosu lanciando sul banco i suoi risultati- E tu, Yohei, quante
insufficienze hai?- chiese rivolgendosi all’amico.
- Neanche una…- rispose questi
sorridendo ed incrociando le braccia dietro la testa.
- Però!- commentò Noma lisciandosi i
baffi.
- E bravo Yohei!- disse Okosu sorridendo-
Un po’ ti invidio!-
- E Hanamichi?- chiese Takamiya con la
sua voce nasale- A lui com’è andata?-
I quattro ragazzi si voltarono verso il
banco su cui il loro amico era letteralmente sprofondato dall’inizio
della pausa pranzo.
Noma si avvicinò a lui quatto quatto,
sbirciando i fogli che sbucavano da sotto le braccia del ragazzo.
- Cosa?!!! Non è possibile? Ma come hai
fatto?- - urlò estraendone un paio da sotto il busto di Hanamichi, mentre
il diretto interessato saltava in aria come una molla, riappropriandosi
dei fogli compromettenti e sbraitando contro l’amico.
- Maledetto impiccione!!!!!- urlò
raccattando tutti i risultati e mettendoli sotto di sé.
- Dai, Hanamichi, dicci come ti è
andata… dopotutto siamo amici, no?- chiese Okosu avvicinandosi
all’amico.
- Lasciatelo stare, ragazzi…- consigliò
loro Yohei posando le braccia sul proprio banco.
- Su, Hanamichi…- continuarono i tre
incoscienti in coro…
Un lampo omicida attraversò gli occhi di
Hanamichi: in un istante si alzò e diede una testata ciascuno ai suoi
amici.
- Brutti idioti!- ruggì il ragazzo
riacquistando la posizione eretta- Sono sette. Sette, capito? SETTE!!!!!-
- Ma che razza di voti sono?- chiese Noma
osservando quella sfilza di segni rossi che campeggiavano sui compiti
dell’amico.
- Qui il voto più alto non supera il
trentanove…- commentò Takamiya aggiustandosi le lenti- Ma come mai,
Hanamichi?-
- Vorrei vedere te a studiare con tutti i
casini che ho io….- si lamentò il ragazzo incrociando le braccia ed
assumendo un’espressione grave.
- Non potrai partecipare al campionato,
con questi voti…- disse Okosu prima di beccarsi una sonora zuccata.
- Io sono l’arma segreta dello Shohoku!-
tuonò Hanamichi alzandosi in piedi e sovrastando gli amici- DEVONO farmi
giocare!!!!-
In quel momento, mentre Mito cercava di
trattenere Hanamichi dal saltare alla gola degli altri, la porta
dell’aula si aprì di scatto e Takenori Akagi fece il suo ingresso
all’interno della stanza.
La faccia assunta dal ragazzo non
prometteva nulla di buono: aveva un’espressione accigliata e la solita
vena pulsava sulla tempia destra con un ritmo pauroso.
- Ehilà, Gorilla, tutto bene?- lo salutò
Hanamichi prima di essere raggiunto dal solito pugno del capitano.
- Akagi, che succede?- intervenne Mito,
cercando di tenere a bada l’amico che stava sicuramente per rispondere
al pugno preso.
- Ho visto i quadri…- disse
semplicemente il ragazzo senza togliere gli occhi di dosso ad Hanamichi.
- E allora?- pigolò questi
massaggiandosi il punto dove sapeva che di lì a poco sarebbe spuntato un
bel bernoccolo.
- Idiota!- grugnì il ragazzo con gli
occhi iniettati di sangue- Che razza di voti hai preso?- continuò
prendendolo per il bavero della camicia e strattonandolo come se fosse un
cencio da stendere.
Poco dopo, portato a viva forza dal
Gorilla in sala professori, Hanamichi trovò i suoi compagni a fare
anticamera, mentre Akagi chiedeva ai professori di dare a quei quattro
sciagurati un’altra possibilità.
- Anche voi qui, Miyagi e Mitsui?-
ridacchiava il ragazzo indicando i due compagni.
- Imbecille!- lo rimbeccò Ryota- Guarda
che siamo nella stessa barca!-
Anche Rukawa era stato bocciato in
quattro materie, ed attendeva con gli altri l’esito della richiesta del
Gorilla.
- La prego, professore, dia a questi
quattro sciagurati un’altra possibilità!-
- Che strano, Akagi…- commentò
l’ometto bilioso pulendo le lenti dei propri occhiali- Eppure degli
atleti dovrebbero sapere che cosa sia al disciplina…-
Frattanto anche Ota, del club di Judo era
entrato in sala professori per chiedere di sostenere una sessione
straordinaria di esami, in modo da poter disputare gli incontri
prefettorii.
I professori si guardarono l’un
l’altro, decidendo cosa farne di quei ragazzi.
- Avanti!- disse Akagi prendendo i suoi
atleti uno per uno e facendo loro chinare la testa- La prego, signore! Dia
loro un’altra possibilità!-
- Allora, com’è andata capitano?-
chiese Ayako sistemando dei fogli sul tavolo degli spogliatoi.
- Hanno concesso loro un’altra
occasione, ripeteranno il test tra una settimana…-
- Mmm… allora non sarebbe il caso di
mandarli a casa prima?- intervenne Kogure, le mani sui fianchi.
- Assolutamente no- rispose calmo Akagi-
Gli allenamenti non si saltano mai.-
Si avviò verso la palestra seguito dal
vice e dalla manager.
Frattanto, gli altri si erano già
cambiati e stavano facendo degli esercizi per sciogliere i muscoli.
La tifoseria si era drasticamente
assottigliata da quando Rukawa aveva fatto il suo ingresso al braccio di
Mari: adesso resistevano solo gli irriducibili componenti dell’Armata
Sakuragi e le tre fan sfegatate del Rukawa Fan Club.
La pietra dello scandalo, la bella e
vitale Mari, era arrivata assieme a Rukawa e stava aspettando il suo
ingresso sugli spalti, in modo da poter essere ben in vista e da poter
controllare ogni mossa del suo ragazzo.
" Da qui non mi sfuggi,
carino…" pensò la ragazza osservando con attenzione l’ambiente
circostante.
All’improvviso, una sensazione di
fastidio s’impadronì di lei: volse lo sguardo a destra e a manca per
scoprire chi mai la stesse fissando con tanta intensità. I suoi occhi
incontrarono presto quelli furenti di Sakuragi: il ragazzo le stava
lanciando uno sguardo intimidatorio con tutto l’odio che provava per
lei.
Mari ne ebbe paura.
" Che diavolo?… " pensò la
ragazza impallidendo, non riuscendo a distogliere gli occhi da quelli
dell’avversario.
Hanamichi la squadrava con un’intensità
tale da far rabbrividire, sembrava che stesse per salire a prenderla da un
momento all’altro.
La voce di Akagi richiamò Sakuragi verso
il gruppo: il ragazzo si avvicinò al resto della squadra non prima di
aver scoccato un’altra occhiata inceneritrice alla ragazza.
" Possibile che sia geloso a tal
punto di Rukawa?" pensò lei cercando il suo ragazzo nel mucchio.
Rukawa era un po’ in disparte rispetto
agli altri ed ascoltava attentamente gli ordini di Akagi. Quando il
capitano diede il via agli allenamenti, iniziando a correre lungo il
perimetro della palestra, Mari vide che il suo ragazzo non perse tempo a
cercarla, ma si mise in fila, il più lontano possibile da Sakuragi, ed
iniziò la sessione d'allenamento come se lei non esistesse.
" Questa me la paghi, Rukawa!"
pensò la ragazza torcendosi le mani e fissando l’oggetto del suo
desiderio correre lungo il campo da gioco.
Ad allenamenti finiti, Rukawa fu il primo
a guadagnare gli spogliatoi, adducendo un’emicrania lancinante.
Mise le sue cose nella sacca, chiuse la
borsa e si diresse verso l’uscita quando trovò Hanamichi che gli si parò
letteralmente davanti.
- Tu ed io dobbiamo parlare!- gli intimò
il ragazzo incrociando le braccia davanti a sé.
- Non credo…- lo superò Rukawa, col
cuore in gola.
" Dio, se voglio parlarti, Hacchan-
pensò il ragazzo avviandosi verso gli armadietti- Ma se solo lo facessi,
quella pazza ti metterebbe in un mare di casini!"
- Aspetta, Kacchan!-
La forte mano di Hanamichi si chiuse sul
braccio sinistro di Rukawa, facendo sussultare il ragazzo per quel
contatto.
- Io ti devo parlare, Kacchan…- sussurrò
Hanamichi al suo orecchio, provocando una serie di brividi lungo la
schiena del ragazzo.
Kaede chiuse gli occhi e respirò
profondamente per non perdere il controllo e abbracciare Hanamichi.
- Kacchan…- lo chiamò la voce di
questi, con un tono dolce.
- Per favore, devo andare. La mia ragazza
mi sta aspettando!- disse a denti stretti.
Hanamichi lasciò la presa come se la
pelle dell’altro avesse preso a scottare come viva fiamma.
- Allora non è uno scherzo o una
ripicca…- sussurrò l’ala grande con gli occhi bassi sul pavimento ai
suoi piedi mentre l’altro aveva ripreso a camminare- Perché stai con
lei? Che cosa ha lei che…- chiese sentendosi la voce strozzata dal
pianto.
- Che tu non hai?- proseguì Rukawa
stringendo i pugni e deglutendo a vuoto- Prendi un libro di anatomia e lo
saprai…-
Quella fu la goccia che fece traboccare
il vaso.
Hanamichi lo raggiunse e lo voltò a
forza verso di sé.
- Ripetilo, se hai le palle!!!!!- ruggì
stringendo la presa sulle spalle del ragazzo- RIPETILO!!!!!!!!!!!!!
Dimmelo in faccia che ti faccio schifo, che mi hai preso solo in giro!!!!
Avanti!!!!-
Kaede guardava sgomento gli occhi di
Hanamichi, quegli stessi occhi dai riflessi dorati che tanto amava,
incupirsi come il mare in tempesta e ridursi a due strettissime fessure.
Avrebbe voluto gridare che era tutto
falso, che amava sempre e solo lui, che era caduto vittima di una stupida
ragazzina che usava contro di lui la vile arma del ricatto…
Invece Kaede serrò nuovamente i pugni e
raccolse tutto il suo coraggio prima di aprire bocca e andare incontro al
suo destino.
- IO amo lei, Hanamichi. Nulla di
personale…-
Un diretto alla mascella stese Rukawa sul
pavimento.
- Sei solo un maledettissimo stronzo…-
gli urlò contro Hanamichi rialzandolo a forza da terra e portandoselo a
pochi centimetri dal viso- UNO STRONZOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!- gli urlò in
faccia, prima di scaraventarlo nuovamente a terra.
Rukawa si rialzò, asciugandosi un filo
di sangue che gli rigava la bocca con il dorso della mano destra.
Si fronteggiarono per un istante, come
agli inizi, quando ancora non sapevano che ciò che li spingeva l’uno
contro l’altro non era odio, ma amore.
- Che succede qui?- chiese Ryota accorso
alle grida di Hanamichi- Mitsui, aiutami a dividerli!-
Miyagi cercava, per altro senza
riuscirci, di placcare Hanamichi, mentre l’altro si era messo davanti
Rukawa per evitare che i due si azzuffassero nuovamente.
- Ma siete scemi?- gridò loro Mitsui- Lo
sapete che il signor Anzai ci ha vietato di litigare e azzuffarci!!!! Non
potete risolvere le cose in maniera civile?- continuò il ragazzo,
incurante delle vivaci proteste lanciate da Hanamichi.
" Come sei bello, Hacchan…"
pensava l’ala piccola dello Shohoku fissando gli occhi scuri del suo
amato, quegli stessi occhi in cui anelava perdersi nuovamente.
- Kacchan, tutto bene!!!-
La voce stridula di Mari avvertì Rukawa
della presenza del nemico.
- Sì, arrivo…- rispose a mezza bocca
voltandosi verso la ragazza.
- Ma che succede qui?- chiese lei vedendo
il sangue rigare la pallida pelle del ragazzo- E’ stato quell’animale
di Sakuragi, vero?-
- Come osi darmi dell’animale?!!!!-
tuonò Sakuragi, trattenuto a stento da Miyagi e Mitsui.
- ANDIAMO!- ordinò con voce calma Rukawa,
prendendo la ragazza per un braccio e allontanandosi verso gli armadietti.
Uscì dall’edificio ed andò a prendere
la bici parcheggiata assieme alle altre; aprì il lucchetto della catena,
la ripose nel porta pacchi e saltò sul sellino, avviandosi verso casa.
- Aspettamiiii!!- gli risuonò nelle
orecchie la voce di Mari, che aveva seminato, smarcandosi dalla marcatura
a uomo cui l’aveva sottoposto.
" Al diavolo!!!! Lasciami in
pace!" pensava il ragazzo che pedalava con tutto il fiato che aveva
in corpo per sfuggire alla pazza che non gli dava tregua.
Le strade sfrecciavano attorno a lui come
se fosse un paesaggio onirico, irreale: luci e colori gli arrivavano
contemporanei al suono della chitarra di Slash che rimbombava a tutto
volume nelle sue orecchie.
Attraverso alcuni incroci senza
accorgersi di star passando con il rosso, incurante degli accidenti
lanciatigli contro dagli automobilisti che inchiodavano per non
investirlo.
Il sole era pressoché sparito oltre la
linea dell’orizzonte, ma strali porpora illuminavano ancora il cielo
oltre le montagne.
Una lacrima furtiva fece capolino dagli
occhi di Kaede.
" Maledizione!" imprecò il
ragazzo mettendo maggior lena nella pedalata.
Scese in corsa dal sellino della bici,
l’appoggiò all’interno del muro di mattoni rossi che recintava la sua
casa e corse in camera.
Come si chiuse la porta alle spalle,
cadde sulle proprie ginocchia, le mani appoggiate per terra e la testa
abbassata sul pavimento.
Respirò affannato, per poi lasciar
andare tutta la rabbia che provava in quel momento.
Prese un cuscino, se lo calcò bene sulla
bocca ed urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
"E anche se mi hanno sentito, chi se
ne fotte!!" pensò scaraventando sul letto il cuscino.
Si sdraiò sul pavimento della stanza, su
un fianco e maledisse se stesso per l’enorme casino in cui era andato a
cacciarsi.
In quel momento squillò il telefono.
Sobbalzò: chi mai poteva essere?
" Dio, fa che non sia Mari! "
pregò guardando l’apparecchio illuminarsi.
Uno squillo.
" Sicuramente risponderà mia
madre…"
Due squilli.
" Forse è uscita…"
Tre squilli.
" Devo rispondere! Potrebbe essere
importante! Magari potrebbe essere Hanamichi!"
Quarto squillo.
" E se invece fosse Mari? No,
aspettiamo che entri in funzione la segreteria telefonica!"
Quinto squillo.
" Ma stiamo scherzando? Kaede Rukawa
che ha paura di una ragazza?"
Prese la cornetta e spinse il tasto rosso
che brillava disperatamente da un bel pezzo.
- Casa Rukawa…- disse cercando di
mantenere un’intonazione neutra.
- Buona sera, potrei parlare con Kaede,
per favore?- chiese una voce maschile.
- Sono io- si affrettò a rispondere,
temendo che potesse essere successo qualcosa ai suoi genitori.
- Era ora! Pensavo non fossi ancora
tornato a casa!-
La voce di Mito gli arrivava allegra,
seppur velata da una strana serietà.
- Mito?- chiese come a voler avere
conferma.
- Sì, sono proprio io…- disse il
ragazzo dall’altra parte del filo- Posso parlarti, per favore?-
- A che riguardo?- chiese Rukawa
stringendo involontariamente la cornetta.
- Certe cose è meglio discuterle a
quattr’occhi… Posso passare da te? Oppure preferisci incontrarci a metà
strada?-
Kaede rimase a pensarci su.
- Rukawa? Ci sei?- lo chiamò la voce di
Mito.
- Mh? Ah, sì… passa fra dieci
minuti…- rispose il ragazzo guardando oltre la tenda della propria
camera da letto.
- D’accordo. Senti casa tua si trova
dalle parti del palazzo F.?-
- Sì, è la terza casa alle spalle del
palazzo, sulla sinistra.-
- Benone, allora arrivo tra dieci minuti
esatti. Ciao!- disse Mito poco prima di riagganciare.
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