Whit a little help
from my friends
Parte V
di Francine
- Ecco, ecco, che cavolo avete da
incollarvi al campanello?-
Quando Yohei aprì la porta, vide davanti
a sé la figura imponente di Hanamichi stagliarsi nell’oscurità del
cielo estivo.
I due ragazzi rimasero a fissarsi, senza
proferire mezza parola.
- Che ci fai tu qui?- gli chiese Mito,
memore del pugno sferratogli senza preavviso dall’amico. Anzi, dall’ex
amico, dato che Hanamichi gli aveva intimato di sparire dalla sua vita.
- Devo parlarti…- disse il ragazzo dai
capelli rossi con un’espressione seria che stupì Mito.
- Ti ascolto…- disse questi restando
sulla soglia di casa.
- E’ una cosa personale… vorrei
parlartene in privato…- insistette Hanamichi arrossendo
impercettibilmente.
Mito lo fissò a lungo, quindi prese le
chiavi di casa e, dicendo all’altro " seguimi…", si avviò
verso il porto.
Camminarono per un quarto d’ora,
leggermente scostati l’uno dall’altro, Yohei avanti e Hanamichi che lo
seguiva come un cagnolino a pochi passi di distanza.
L’eco dello sciabordio delle onde
contro la battigia arrivava alle loro orecchie come l’unico suono in
quella serata estiva. Di tanto in tanto, qualche moto sfrecciava loro
accanto diretta verso la superstrada per Tokyo.
Il cielo, cosparso di stelle luccicanti
come diamanti, abbracciava l’oscurità del mare all’altezza
dell’orizzonte, inghiottito anch’egli nel buio.
Mito si fermò accanto ad un muretto di
calcestruzzo che separava il lungomare dalla spiaggia e si voltò verso
Hanamichi.
- Qui va bene? Siccome sei tu che mi devi
parlare, spetta a te decidere quanto debba essere appartato il posto in
cui farlo…- disse il ragazzo con estrema gentilezza.
- Qui è perfetto…- rispose Hanamichi
mettendosi a sedere sul muretto, il viso rivolto verso la massa nera che
muggiva in fondo alla spiaggia.
Restò in silenzio, cercando dentro di sé
le parole più appropriate per dire a Yohei quello che sentiva; inspirò
profondamente, quindi, senza staccare gli occhi dal mare, iniziò a
parlare.
- Senti… mi dispiace di averti preso a
pugni. Mi dispiace di averti trattato malissimo. E mi dispiace anche di
averti detto quelle cose. Ma ero incazzato nero. Non sapevo bene perché…
ma Haruko non c’entra nulla. L’ho capito solo dopo: non ce l’avevo
con te perché ti sei innamorato di lei, ma perché non mi hai confidato
nulla, non ti sei aperto con me… L’ho considerata una mancanza di
fiducia nei miei confronti, come se volessi deliberatamente celarmi il
fatto di avere una scuffia per la babbuina…- disse Hanamichi tutto
d’un fiato, il viso paonazzo per lo sforzo.
- Punto primo: Haruko non è una babbuina!-
disse Mito stendendo le dita della mano destra una dopo l’altra-
Secondo: avrò anche il diritto di tenere per me alcune cose, no? Terzo:
avevo rinunciato ad Haruko perché sapevo che ti piaceva, ma ho pensato
che, in fondo, potevo farmi avanti dato che tu stavi con Rukawa…-
- Yohei… tu…-
- Puoi anche non credermi, Hanamichi, ma
amai e poi mai ti avrei fatto del male volontariamente…- aggiunse Mito
guardando la Via Lattea stagliarsi nitida nel cielo.
Hanamichi abbassò la testa.
- Sono un coglione…-
- Già, direi proprio di sì…- commentò
Mito con il suo solito sorriso che faceva nuovamente capolino sulle sue
labbra.
L’altro si rabbuiò un poco,
lanciandogli un’occhiataccia.
- Non c’è bisogno di sottolinearlo,
Yohei!!!- ringhiò all’indirizzo dell’amico, tornando a guardarlo in
faccia.
- Non ti dispiace che io ci provi con
Haruko?- chiese Mito guardando l’amico dritto negli occhi.
- No, non preoccuparti… per lei provo
solo gratitudine…- rispose Hanamichi, le mani intrecciate tra le gambe.
L’amico lo fissò perplesso.
- In che senso?-
- E’ grazie a lei se ho iniziato a
giocare a basket… ed è grazie a lei se io e …-
S’interruppe improvvisamente,
mordendosi le labbra e stringendo con forza le mani.
- …se tu e Rukawa vi siete conosciuti,
vero?- disse l’altro terminando la frase lasciata a metà da Hanamichi.
Questi annuì.
- Già, ma oramai non ha senso pensare a
Rukawa, lui sta con quell’altra sciacquetta…-
- Non crederai che gli piaccia quell’accrocco
di ragazza?- chiese Mito sporgendosi verso l’atleta- Se le cose stanno
così, io sono una modella e mi chiamo Yumiko…-
- Tanto piacere, Yumiko…- rispose
Sakuragi stringendo la mano all’amico.
- Oh, finiscila!!!!- gli disse Mito con
uno scatto di rabbia- Usa il cervello! Rukawa è gay, quindi non gli può
piacere una ragazza, almeno in quel senso.-
- Potrebbe essere bisessuale, ci hai
pensato?- proseguì Hanamichi abbassando la testa e fissando la punta
delle proprie scarpe.
Mito mise una mano sotto il mento e
rifletté su quanto detto dall’amico.
- Non credo sia così…- disse
riemergendo dal silenzio in cui era piombato- Rukawa ti ha mai confidato
qualcosa circa il suo passato?-
- Mmm… Non molto, solo qualcosa sulla
sua infanzia…-
- E non ti ha mai parlato di altre storie
avute prima di te?- proseguì Mito scrutando serio l’amico.
- No- rispose questi scuotendo la testa
rossa- Non ha mai accennato ad eventuali storie passate…-
- Quindi abbiamo il cinquanta percento di
possibilità che sia gay, ed l’altro cinquanta che sia bisessuale.- stimò
Mito mettendosi le mani in tasca a guardando il mare- Anche se credo sia
più probabile che sia gay, e non bisessuale.-
- Cosa te lo fa credere?- gli chiese
Hanamichi, gli occhi luccicanti di speranza.
- Se non sbaglio, non si sa nulla su
eventuali ragazze di Rukawa; sta tranquillo che la cosa si sarebbe saputa,
dato lo stuolo di ragazze che lo seguono come un’ombra. Quindi sono più
che sicuro che si sia messo con quella Mari solo per farti un dispetto…-
- No, si sarebbe messo con Haruko, no?-
disse Hanamichi, dimentico del fatto che il suo migliore amico fosse
innamorato della ragazza.
Mito lo guardò fisso.
- Rukawa sa che sono innamorato di Haruko?-
- Sì, è anche per questo che abbiamo
litigato…- confessò Hanamichi abbassando di nuovo la testa.
- E questo cosa c’entra?- gli chiese
con un’espressione perplessa dipinta sul viso.
Hanamichi inspirò e si decise a vuotare
il sacco.
- Ho detto a Kaede che mi rodeva che tu
avessi una cotta per lei… solo che in quel momento non capivo cose mi
rodesse di più, se il fatto che avessi scelto una tipa che mi piaceva,
oppure che tu me l’avessi tenuto nascosto… e così…-
- Ho capito… Rukawa ha pensato che tu
provassi ancora qualcosa per lei…- concluse Mito passandosi una mano tra
i capelli.
- Sì, ma ciò non toglie che lui…-
ringhiò Hanamichi mentre lacrime di rabbia iniziavano a rigargli il viso.
Raccontò con dovizia di particolari come si fosse recato, la era
successiva, a casa di Rukawa per fare la pace e di come avesse visto Mari
uscire dalla casa del ragazzo verso le nove di sera, per non parlare poi
dell’entrata ad effetto di quello stesso pomeriggio.
Mito ponderò attentamente ogni parola
detta dall’amico, per capire fino a che punto avesse potuto fraintendere
gli eventi accecato dalla gelosia.
- Qui le cose sono due: o si tratta di un
colossale granchio…- disse guardando Hanamichi dritto negli occhi- o…-
- O..?- l’incalzo questi affinché
finisse di esporgli il proprio parere.
- O il tuo Rukawa è un grandissimo
stronzo…- rispose Mito serio.
Hanamichi tornò ad esaminare la punta
delle proprie scarpe, mentre la brezza estiva gli accarezzava i corti
capelli.
- Comunque sia- riprese l’altro- prima
di fasciarti la testa, dobbiamo fare un paio di telefonate…-
- A chi?- chiese Hanamichi senza alzare
lo sguardo dalle proprie scarpe.
Mito prese il poket belt e compose
velocemente un messaggio.
- Lascia fare a me…-
Un quarto d’ora dopo, Takamiya, Okosu e
Noma avevano raggiunto i due in riva al mare.
- E così avete fatto pace, che
bellezza…- disse Takamiya con la sua voce nasale.
- Già ero stufo di vedervi divisi…-
aggiunse Okosu godendosi un refolo d’aria proveniente dal mare.
- Ho qualcosa da dirvi, ragazzi…- disse
serio Hanamichi.
I nuovi arrivati volsero la testa verso
il ragazzo più alto del gruppo, curiosi di sapere di cosa si trattasse.
- So che vi lascerò spiazzati, e che
alcuni di voi l’hanno intuito già da tempo…- iniziò il ragazzo dopo
aver respirato profondamente- Io.. amo… Rukawa…-
- Tutto qui?- chiese Takamiya da dietro
le lenti triangolari e rompendo il silenzio che era sceso in quel
consesso.
- Come "TUTTO QUI"?- sbraitò
Hanamichi- vi confesso di essere omosessuale e mi dici solo "tutto
qui"?!!!!!!!!-
- Scusa ma… tu sei sempre il solito
Hanamichi, no? E’ forse cambiato qualcosa tra di noi?- gli chiese Okosu
alzando le spalle.
- No, sono sempre io…-
- E allora non vedo di cosa tu debba
preoccuparti…- sentenziò Noma lisciandosi i baffi- Piuttosto, dovreste
spiegarci perché non ci abbiate rivelato nulla…siamo o non siamo
amici?-
- Avete ragione… scusateci…- disse
Mito prevenendo Hanamichi.
- Già… vi chiedo scusa anch’io…-
gli fece eco l’altro.
I tre si guardarono l’un con l’altro,
quindi Okosu disse: - Scuse accettate…- esplodendo in una fragorosa
risata che contagiò il resto della truppa.
- Bene adesso dobbiamo risolvere un altro
problema…- disse Yohei cavando dalla tasca il cellulare.
- Non so cosa dirti Aya… Ne so quanto
te…-
Ryota, sdraiato di schiena sul proprio
letto, parlava al telefono con la sua Ayako, che stava finendo i compiti
di matematica.
- Chissà che cosa passa per la testa di
quei due pazzi…- mormorò la ragazza chiudendo il quaderno.
- Non lo so, ma so che sono dei maestri
nel creare degli equivoci madornali…- disse il playmaker stiracchiandosi
per benino.
- Non parlarmene, se Hanamichi non ti ha
espressamente detto di farlo…- aggiunse la ragazza prevenendo
un’eventuale confessione del proprio ragazzo.
- Tranquilla, non ti avrei detto nulla
per rispetto ad Hanamichi…- rispose piccato- Per chi mi hai preso…-
- So che mi posso fidare di te e della
tua discrezione…- disse Ayako dall’altro capo del telefono- Hai fatto
i compiti d’inglese per domani?-
- Hem… ecco io…-
- Ho capito, passo da te e te li faccio
copiare… va bene se passo tra mezz’ora?-
- No, Ayacuccia, è buio, passo io e
prendo il quaderno… te lo ridò domattina…- disse Ryota mettendosi a
sedere sul letto.
- Non se ne parola nemmeno!- rispose lei
alzando la voce- Potresti lasciarlo a casa domattina, così sarei fregata!
Vieni, copi e te ne vai.-
Un enorme sorriso si disegnò sulla
faccia del ragazzo.
- Arrivo….-
Quando Ryota giunse a casa di Ayako, notò
come le finestre fossero tutte illuminate.
" Ci sono anche i genitori… Niente
pomiciata!" pensò il ragazzo assumendo un’aria da cane bastonato.
Si diresse al citofono e suonò il
campanello.
- Sì?-
Ryota sobbalzò: che cosa ci faceva
Hanamichi a casa della sua Ayako?
Controllò il nome scritto sulla
targhetta: era proprio casa di Ayako!
- Allora? Si può sapere chi è?- intimò
Hanamichi dall’interno dell’abitazione.
- Sono IO, RYOTA MIYAGI…- ringhiò
questi contro il citofono.
- E che ci voleva a dirlo? Adesso ti
apro….-
Il playmaker salì i gradini a due a due,
arrivando nero e furente davanti alla porta dell’appartamento di Ayako.
- Ciao, Ryota, benarrivato…- gli disse
la ragazza con un sorriso aprendo la porta. La scansò ed entrò in casa
come una furia.
- Hanamichi!!!! Che cazzo fai qu…-
Non terminò la frase: seduto al tavolo
del tinello di Ayako non c’era solo la testa rossa, ma anche Mitsui,
Kogure e l’Armata Sakuragi al gran completo.
Si voltò verso Ayako stupito.
- Mi ha chiamato Hanamichi non appena ho
messo giù con te…- disse la ragazza prendendo una sedia dalla cucina ed
avvicinandola al tavolo- Dobbiamo spremerci tutti assieme le meningi…-
Ryota guardò prima gli amici, poi la
ragazza e, non capendo assolutamente cosa diamine stesse accadendo, si
sedette anch’egli al tavolo.
- Secondo me, la cosa puzza di falso
lontano un miglio…- disse Mitsui tenendo tra le mani un bicchiere colmo
di cola e ghiaccio- Mi ci gioco le palle che è stata quella Mari a
proporre a Rukawa un’idiozia simile…-
- Scusate…- intervenne Ryota alzando la
mano- Vorreste essere così gentili da riassumermi cosa avete detto
finora?-
- Stavamo continuando il discorso di oggi
pomeriggio, Miyagi…- spiegò gentilmente Kogure- Anche per Mito e gli
altri, non è possibile che Rukawa abbia perso la testa per quella
ragazza…-
- Già… io ero nello stesso istituto di
Rukawa, alle medie- intervenne Ayako sporgendosi sul tavolo- e non ha mai
degnato di un solo sguardo le altre ragazze. Quindi, non credo
assolutamente che sia bisessuale…-
- Scusate nuovamente…- disse Ryota con
una vena che pulsava pericolosamente- Ma sono seduto al tavolo del tinello
di casa della mia ragazza complottando come se fossimo ad una riunione di
spie… per disquisire circa i gusti sessuali di Rukawa?!!!!! - quasi gridò
posando entrambe le mani con forza sul piano del tavolo.
Ayako lo colpì con il suo inseparabile
ventaglio.
- Non hai capito proprio un fico secco!-
commentò la ragazza rimettendosi a sedere- Stiamo cercando di capire se
Rukawa ci è o ci fa… se sta con quella Mari per far ingelosire
Hanamichi oppure se gli piace veramente…-
- Ayako, questa tipa, Mari, si trova
nella classe davanti alla tua, giusto? Puoi dirci che tipo e?- le chiese
Mito appoggiandosi allo schienale della sedia.
La ragazza ci pensò un po’ su, quindi
rispose.
- Beh, è un tipetto esuberante e molto
ammirata dai ragazzi; le piace averli ai suoi piedi ed essere al centro
dell’attenzione: ho saputo che è stata mandata al diavolo da Rukawa e
credo che voglia fargli vedere i sorci verdi per questo…-
Nella stanza calò il silenzio.
- Se le cose stanno così, perché allora
architettare questa storia?- chiese Noma tamburellando le dita sul tavolo.
- Forse ha un secondo fine che noi non
conosciamo…- disse Ayako mestamente.
- Hanamichi, possibile che tu non abbia
nulla da dire a riguardo?- gli chiese Mitsui fissandolo bieco- Penserai
pure qualcosa di tutto ciò?-
- Non so cosa pensare, Mitsui…- rispose
appoggiando i gomiti sul tavolo- non vorrei che lei lo abbia scoperto
assieme a me… e lo stia ricattando…-
- Scusami, ma io Rukawa non ce lo vedo
proprio a farsi ricattare da una donna…- commentò Ryota inarcando un
sopracciglio.
- Se è per questo, fino a stamattina non
credevo possibile che Rukawa entrasse in palestra sottobraccio ad una
ragazza…- commentò a sua volta Kogure posando il proprio succo di
frutta.
- Ok, lei lo sta ricattando, o gli ha
promesso un qualcosa in cambio di un piccolo favore… stare con lei per
un po’…- disse Mito tirando i fili di tutta la faccenda- Resta solo da
scoprire il perché…-
- Potremmo provare ad investigare per
conto nostro…- propose Mitsui.
- Sì, sarà divertente!- commentò Ayako
con un largo sorriso.
- Ma.. Ayacuccia… non credo che sarà
così facile…-
- Ryota ha ragione… e poi ricordatevi
che le fasi eliminatorie del campionato interscolastico inizieranno tra
meno di un mese!!!! – ricordò loro Kogure con una certa apprensione.
- Tranquillo, amico, ho un piano ad hoc
che non interferirà con gli allenamenti…- lo rassicurò Mito.
- mi raccomando, Akagi non lo deve
sapere!- aggiunse Kogure con fare preoccupato.
- Lascia fare a noi!- rispose Takamiya
battendosi una mano sul petto.
- E’ quello che temo più di ogni altra
cosa…- commentò il vice capitano, scatenando l’ilarità generale.
- Kaede? C’è una telefonata per te…-
- Sì, mamma, la prendo qui in camera,
grazie…- rispose il ragazzo sfogliando di mala voglia una rivista
patinata sul mondo del NBA; la posò sul letto e prese il ricevitore blu
scuro sul comodino.
- Pronto?-
- Buonasera, Kacchan…- lo salutò una
giovane voce di donna dall’altro capo del filo.
- ma chi?…- chiese il ragazzo perplesso
tentando, di indovinare chi mai potesse essere a quell’ora tarda.
- Dovresti vergognarti! Non riconosci più
la dolce voce della tua adorata fidanzatina?-
- CHI TI HA DATO IL MIO
NUMERO?!!!!!!!!!!!!- ruggì con foga, stringendo forte la cornetta tra le
mani.
Una risatina fu la risposta che ebbe.
- Se ho il tuo indirizzo… trovare il
numero di telefono è un gioco da ragazzi…- ridacchiò la voce di Mari-
Sei stato poco galante a non riaccompagnarmi a casa, questa sera… Un
vero fidanzato non si comporta così…-
- Che cosa vuoi?- le chiese con fare
minaccioso.
- Darti la buonanotte, amore mio…-
concluse la ragazza baciando la cornetta e riagganciando.
Rukawa lanciò il telefono il più
lontano possibile da sé, mandandolo a rimbalzare ai piedi del letto.
" Maledizione!!! E’ più
appiccicosa di una piattola!" pensò il ragazzo alzandosi e
dirigendosi in cucina.
Accese la luce e si diresse verso il
frigo: prese la caraffa del succo d’arancia ed un bicchiere e tornò in
camera; chiuse la porta alle sue spalle e posò gli oggetti che aveva tra
le mani sulla scrivania, sedendosi sulla sedia.
" Credo di aver fatto un’enorme
cazzata- pensò il ragazzo affondando il viso tra le braccia conserte- Non
solo ad Hanamichi non interessa più nulla di me, ma ho pure questa
piattola alle costole! Come se non bastassero già le cretine che mi
sbavano dietro…"
Riemerse dal suo nascondiglio, volgendo
la testa verso la finestra.
Sospirò.
" A loro non è mai importato nulla
di me, di come sono fatto o di cosa io pensi: sono sempre state attratte
dal mio aspetto fisico e non si sono mai sforzate di guardare oltre
all’apparenza. Mi sembrano tutte vuote, come se fossero tutte la stessa
copia di mille e mille discorsi uguali."
Aprì la porta finestra e il fresco vento
serale giocò a scompigliargli un po’ i capelli, che danzarono liberi
nell’aria.
Il cielo stellato era a dir poco
meraviglioso: la Via Lattea scorreva splendente nel cielo, come fosse un
fiume evanescente, e le altre stella scintillavano fredde.
Gli alberi, come imprigionati dalla
viscosa oscurità, ondeggiavano le loro chiome nel vento levantino che
spirava dal mare.
" Perché penso sempre a te,
Hanamichi?" si chiese il ragazzo appoggiandosi con il corpo
all’infisso della finestra, guardando fisso nella direzione in cui
sapeva essere il mare.
Rimase in silenziò, come se stesse
aspettando che il vento gli portasse la risposta che tanto cercava.
" Al diavolo!" si disse
cacciandosi una mano in tasca ed appoggiando un gomito sul muro, sopra la
testa.
" Questa storia deve finire al più
presto! Domani stesso!!! E’ stato solo un grosso malinteso, ci
chiariremo e finirà tutto in una bolla di sapone!" si disse il
ragazzo rientrando e chiudendo la finestra.
Stava iniziando ad infilarsi il pigiama
quando il telefono squillò improvvisamente.
Rimase con le braccia a mezz’aria, la
maglia tra le dita, osservando la luce rossa sul ricevitore accendersi e
spegnersi un paio di volte.
- Kaede? E’ per te, rispondi?- gli
disse sua madre oltre la porta della stanza da letto.
- S-sì, mamma…- rispose avvicinandosi
con esitazione alla cornetta.
Prese in mano il ricevitore come se
stesse maneggiando un serpente velenoso o una granata: perché mai quella
telefonata gli aveva fatto balzare il cuore in gola?
E perché una vocina nella sua testa gli
stava urlando " pericolo! pericolo!" senza volerne sapere di
smettere?
- Pronto?-
- Ah, Kacchan… mi ero dimenticata di
dirti una cosa…-
La voce di Mari, questa volta aveva un
tono tutt’altro che rassicurante; la voce nella testa di Rukawa iniziò
a martellargli il cervello sempre più ansiosamente.
- Niente che non potesse aspettare
domattina, immagino…- disse il ragazzo con un tono acido nella voce.
- Infatti… Non azzardarti a fare
scherzi, altrimenti…- lo minacciò la ragazza.
- Altrimenti?- chiese lui furente.
- Altrimenti tutta la scuola verrà a
conoscenza del tuo segreto… e tu non vuoi che Sakuragi sia coinvolto,
vero? – continuò lei con lo stesso tono sadico.
- Non oserai…- le intimò lui, mentre
un rivolo di sudore freddo percorreva la sua schiena.
- Dipende da te! Fa il bravo bambino e
non accadrà nulla…ma prova solo a fare il doppio gioco con me… e
vedrai di cosa sono capace! Buonanotte..-
Riagganciò senza aspettare una replica
da parte del ragazzo, che rimase con il telefono accanto all’orecchio e
gli occhi sbarrati.
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