With a little help
from my friends
Parte I
di Francine
(ab+ac+ab)x( ac+abc)-( 3ab+3ac)+( abc+ac)²
Hanamichi fissava il testo del compito in
classe di matematica disperatamente, senza riuscire a trovare la soluzione
a quel problema.
" E ha pure il coraggio di definirlo
semplice…" pensò il ragazzo guardando di sbieco il professore di
matematica, che, seduto alla cattedra, stava pulendo i suoi occhiali
spessi.
Sconsolato, tornò a fissare tutti quei
monomi che quel sadico del professore aveva sparso sul compito in classe.
" Maledizione…" sospirò
Hanamichi prendendo in mano la penna e tentando di risolvere almeno la
prima espressione.
Dopo trenta minuti passati a scervellarsi
e a grattarsi la corta zazzera, pregando che affluissero un po' di nozioni
nel suo cervello bacato, sul suo banco atterrò una pallottola di carta.
Il ragazzo la guardò come se fosse stata
la ciambella di salvataggio per un naufrago del Titanic: la nascose sotto
le ampie mani, e , accertatosi che il prof. non si fosse accorto di nulla,
spiegò il foglio e cominciò a sbirciare.
Sei sempre il solito scemo!!!
" Yohei1!!" pensò raggiante
Hanamichi, scoccando all’amico un’occhiata complice.
Forse il suo posto in squadra era salvo!
Tieni, eccoti le soluzioni.
" Ti devo un favore, Yohei!" si
disse Sakuragi iniziando a ricopiare di buona lena lo svolgimento delle
espressioni passatogli da Mito.
Più tardi, mentre sui recava in
palestra, Hanamichi camminava a testa alta, pavoneggiandosi di essere
riuscito a risolvere il problema di matematica.
- Figurarsi se un Genio come me poteva
non risolvere un problema così semplice…- pensò ad alta voce aprendo
la porta degli spogliatoi e trovandosi davanti Akagi e Kogure.
Questi, chiuso il proprio armadietto,
salutò affabile la matricola dai capelli rossi.
- Allora, Hanamichi, com’è andato il
compito in classe?- chiese gentilmente il ragazzo al compagno- Sei
riuscito a risolvere le espressioni di monomi?-
- Hmp!- rispose scrollando le spalle e
lanciando la sacca vicino al proprio armadietto- Figurarsi se un Genio
come me non ce la faceva! -
- Vorrei ben vedere, dopo tutte le
ripetizioni che ti ho dato…- commentò Akagi squadrando da capo a piedi
Hanamichi
- Le hai date anche a Mitsui, Miyagi e
Rukawa!- tuonò isterico il ragazzo- perché loro non li nomini mai, eh,
Gorilla?-
Akagi si alzò in piedi e regalò un bel
pugno in testa all’Ala della squadra.
- Idiota…- commentò il capitano- Loro,
almeno hanno l’umiltà di ammettere di essere delle schiappe. Invece tu
hai la faccia tosta da non ammettere che sei scarso a scuola!-
- … e non solo in quello…- gli fece
eco Mitsui entrando nello spogliatoio e passandogli accanto.
- … già, anche nel basket fa pena…-
rincarò Miyagi seguendo il compagno e aprendo il proprio armadietto.
- … per non parlare di quando cerca di
tirare sotto canestro…- concluse Rukawa passando accanto al proprio
ragazzo.
Questi, esasperato per tutte quelle
frecciatine, si voltò di scatto e prese Kaede per il bavero della
camicia.
- Che vorresti dire, eh?-
Rukawa scrollò le spalle.
- Ti ho fatto una domanda…- chiese
nuovamente Hanamichi, mentre una vena sulla tempia aveva iniziato a
pulsare velocemente.
L’altro non proferì una sola sillaba.
- Rukawa… tu…- ruggì Hanamichi,
pronto a fare a pezzi la luce dei suoi occhi.
- Oh, oh… un litigio tra innamorati…
Non vorremo mica perdercelo, vero ragazzi?- disse Mitsui commentando il
monologo di Hanamichi.
- Zitto, tu!!!!- ruggì quest’ultimo,
lasciando Rukawa ed arrossendo vistosamente.
- VI ASPETTO IN CAMPO TRA DIECI MINUTI,
DEFICIENTI!!!!!- tuonò Akagi uscendo dallo spogliatoio- IL PRIMO CHE
ARRIVA IN RITARDO, SI FA CENTO GIRI DI CAMPO PER PUNIZIONE…- aggiunse il
ragazzo, calcando la voce sulle ultime parole.
Kogure sorrise, uscendo anch’egli e
lasciando sole quelle quattro teste calde.
- Hai fatto Miyagi?- chiese Mitsui
lanciando un’occhiata complice all’amico- Dai, così i nostri
fidanzatini potranno litigare quanto vorranno…-
- Sì, eccomi…- gli rispose Ryota,
schivando una bottiglia di plastica che Hanamichi gli aveva tirato dietro.
- E non fate le cosacce…- si raccomandò
Mitsui, mentre gli insulti di Hanamichi accompagnarono il suo ingresso in
palestra.
- Maledetto teppista!!!!- ruggì Sakuragi
fissando la porta dietro al quale era scomparso il compagno, sperando che
cadesse e si slogasse una caviglia.
- Mitsui ci serve… non tirargliela, ok?-
La voce calda e un po’ nasale di Rukawa
fece trasalire Hanamichi: che avesse il potere di leggere nella mente?
- Ma come?- chiese perplesso il ragazzo
fissando l’altro a bocca aperta.- Ah, ho capito! E’ la forza del
nostro amore che ti ha dato la capacità di capire ciò che stavo
pensando….-
- Hai finito di dire cazzate?- gli
rispose Rukawa, intento a infilarsi la canotta nera sopra la maglietta
celeste che usava indossare durante gli allenamenti.
- Cattivo!- lo rimproverò Hanamichi
mettendogli il broncio- E poi, anche se Mitsui si facesse male, ci sarei
pur sempre io a sostituirlo, no? Il Genio del basket…-
- Ah, beh, se lo sei come con la
matematica, allora stiamo freschi…- commentò il ragazzo chiudendo la
propria borsa e voltandosi verso l’uscita.
- Che vorresti dire?- gli ringhiò contro
Hanamichi, pregando che Yohei non avesse vuotato il sacco con Kaede.
- Ho visto Yohei…- rispose Rukawa.
" Ecco, lo sapevo..." commentò
Hanamichi, cercando di apparire tranquillo e disinvolto.
- E ti ha detto che gli ho passato il
compito?- mentì spudoratamente.
- Sì, certo, come no?- rispose Rukawa
fissandolo negli occhi.
Sakuragi ricambiò lo sguardo, e dopo
pochi attimi, le sue labbra si trovarono incollate a quelle calde e
carnose di Rukawa.
- Cambiati, "genio"…- gli
disse il ragazzo dai capelli neri uscendo dagli spogliatoi e dirigendosi
in palestra.
Hanamichi atterrò su una panca,
sospirando e maledicendo il self control del proprio ragazzo.
" Ma come può essere sempre così
freddo?" si chiese iniziando a slacciarsi la chiusura dell’uniforme
scolastica.
Alla fine degli allenamenti, Hanamichi
fece per andare a gettarsi sotto una doccia corroborante, stremato
com’era dalla partitella cui l’aveva sottoposto il Gorilla.
- Dove credi di andare, Hanamichi?- gli
chiese quest’ultimo.
- A farmi una doccia…- rispose
tranquillamente il ragazzo indicando la porta degli spogliatoi.
- Prima, devi fare i tuoi cento giri di
campo….- gli disse Akagi, con voce flautata.
- Ma… ma…ma …ma …-
Hanamichi sembrava un disco rotto, mentre
gli altri gli davano una pacca sulle spalle, uscendo dalla palestra.
Rukawa gli scoccò un’occhiata
inceneritrice, quindi si allontanò seguendo i suoi compagni e sparendo
dietro la porta scorrevole verde.
- Allora Hanamichi?- gli chiese il
capitano, richiamandolo al presente.
- Gorilla…- pigolò Hanamichi
beccandosi l’ennesimo pugno in testa.
- Prima inizi, prima te ne andrai via da
qui…- aggiunse Akagi con un tono che non ammetteva repliche.
- …ma io avevo un appuntamento…-
piagnucolò il ragazzo rivolgendosi al proprio capitano- Non potrei farli
domani?-
Una sola occhiata di Akagi, e Hanamichi
accettò il suo destino.
Quando ebbe finito di correre l’ultimo
giro, il ragazzo piombò a terra stanco morto.
- Per oggi può bastare…Fila al tuo
appuntamento, Sakuragi…- gli disse Akagi scomparendo anch’egli dietro
la porta scorrevole.
Hanamichi, imprecando tra sé e sé,
raggiunse gli spogliatoi e si diresse verso le docce.
Com’era prevedibile, tutti quanti se
n’erano andati a casa, Rukawa compreso.
" Maledetto Gorilla!" si
ripeteva Hanamichi insaponandosi e sciacquandosi via la schiuma di dosso.
Si rivestì in tutta fretta, infilandosi
la camicia e i pantaloni della divisa senza aver cura di sistemarsi
addosso quei panni.
Uscito dallo spogliatoio, si diresse in
aula per prendere la propria cartella e poi verso l’armadietto per
prendere le scarpe, quando notò un’alta figura appoggiata al pilastro
alla fine delle scale.
" Kacchan?" si chiese Hanamichi
avvicinandosi: possibile che fosse rimasto ad aspettarlo?
La figura pareva non muoversi, come se
fosse una statua o… stesse dormendo.
"Sta a vedere che quello scemo si è
addormentato in piedi come un cavallo?" si disse Hanamichi posando
una mano sulla spalla della figura.
Come aveva previsto, Rukawa si era
addormentato aspettando che finisse i suoi cento giri di campo.
Il volto dell’ala piccola dello Shohoku
pareva sereno e rilassato, illuminato dai caldi raggi del sole al
tramonto.
" Quant’è bello…." si
disse Hanamichi, arrossendo leggermente e sentendo il cuore invaso da un
dolce tepore. Si trattenne dal risvegliarlo con un bacio, per timore che
qualcuno potesse vederli, e scosse dolcemente la spalla del suo Kaede.
Questi, svegliatosi da un bel sogno, si
girò verso chi aveva osato tanto, e mormorando qualcosa tipo " non
perdono chi disturba il mio sonno…" con voce da oltretomba, si era
avventato sull’altro, ignaro del fatto che si trattasse di Hanamichi.
- Ahio!!! Ma sei scemo?- rispose
quest’ultimo cercando di schivare i calci e pugni che sferrava Kaede-
Kacchan, sono io!!!!!!!!!!!!!- disse Hanamichi facendosi scudo con la
propria cartella.
Rukawa, risvegliatosi un po’, guardò
Hanamichi a terra, che protendeva la cartella oltre il proprio viso.
- Che ci fai lì?- chiese
tranquillamente.
Hanamichi scattò come una belva,
squadrandolo dalla testa ai piedi.
- Mi ci hai spinto TU lì…- rispose
quasi ringhiando il ragazzo dai capelli rossi.
- OPS…- rispose Rukawa voltandosi e
iniziando a fischiettare un allegro motivetto.
" E’ tutto scemo…" pensò
Hanamichi scrollando il capo e dirigendosi verso il proprio armadietto.
Sulla strada verso casa, Hanamichi
proseguiva in silenzio, accompagnando Kaede fino ad un certo punto.
- Perché sei così silenzioso, scimmia?-
chiese ad un tratto Kaede.
- Scimmia a chi?- rispose Hanamichi con
sguardo torvo.
- Non cambiare discorso…- gl’intimò
l’altro- Che ti è successo?-
- Ecco… mi dispiace per il nostro
appuntamento… so che ci tenevi tanto a vedere quel film…- si scusò
Sakuragi abbassando la testa verso il proprio petto.
Rukawa, bici al passo, lo prese per mano
e lo condusse docilmente verso la spiaggia.
- Ti ricordi?- gli chiese quando furono
arrivati.
Hanamichi si guardò attorno, spaesato:
era la spiaggia, non c’era nulla di strano o di particolare…Si voltò
verso Rukawa, che lo guardava con occhi ardenti e le guance imporporate da
uno strano rossore.
- Hm…- fece tossicchiando per darsi un
contegno.
- Ho capito, hai la memoria corta…-
rispose Kaede assumendo un’espressione delusa.
Sulla testa di Hanamichi si dipinse un
enorme punto interrogativo: dove aveva sbagliato?
Kaede si guardò attorno ed accertatosi
che non vi fosse anima viva nei paraggi, spiccò una corsa verso la
battigia ed inspirò profondamente.
- HANAMICHI SAKURAGI, IO TI AMOOOOO!!!!!!!!!!!!!-
urlò a pieni polmoni, fregandosene del fatto che qualcuno potesse averlo
sentito.
Quindi si voltò verso il compagno per
vedere la sua reazione.
"E se adesso hai ancora la memoria
corta, te la farò pagare cara, scemo…" si ripromise Rukawa
fissando dritto negli occhi Hanamichi che si stava avvicinando.
- Ti amo anch’io, Kaede Rukawa…-
sussurrò il ragazzo dai capelli rossi a pochi centimetri dalla pelle
d’alabastro del suo compagno.
Giunti ad un incrocio trafficato,
Hanamichi disse al suo compagno:- Senti, è un problema per te cenare
fuori?-
Rukawa si voltò e lo guardò chinando la
testa da un lato.
- Che hai in mente?-
- Potremmo prenderci qualcosa in quel
Kentucky Fried Chicken, se ti va…- propose l’altro esitando, ben
sapendo quali paranoie nutrisse il compagno per i fast food.
Infatti questi scosse il capo con vigore.
- Non se ne parla nemmeno!!! Non voglio
mica morire avvelenato, io!-
- E allora, come non detto!- rispose
acido Hanamichi incamminandosi verso casa sua.
- Aspetta…- lo chiamò la voce calma e
ferma del compagno.
Hanamichi, non sapendosi spiegare lui
stesso il perché, si fermò attendendo che l’altro lo raggiungesse.
- E se stanotte tu non rientrassi a casa,
sarebbe un problema…- chiese Rukawa con voce dolce e roca allo stesso
tempo, regalando una scarica che percorse la schiena di Hanamichi.
- I miei sono fuori città…- aggiunse
Kaede iniziando ad avviarsi verso casa.
- Mamma? Sì, sono io… senti, stasera
non rientro a casa… No, resto a dormire da un compagno… no, del club
di basket, dobbiamo ripassare una materia assieme per un compito in classe
che avremo tra poco…Eh? … ah, inglese… Sì, il capitano teme che mi
sbattano fuori, e così ha chiesto a Rukawa di aiutarmi… Eh? Parlare con
sua madre? E’ a fare la spesa… Il padre? E’ fuori città… No, mi
comporterò bene, sta tranquilla…Sì, sì…ciao…ciao…-
Hanamichi sospirò chiudendo la
comunicazione con la madre.
- Non so proprio dove la trovi tutta
questa forza, mia madre…- si disse il ragazzo accasciandosi sul divano
di casa Rukawa.
- Deve volerti molto bene…- commentò
il padrone di casa, che per tutta la durata della telefonata aveva
invidiato all’altro una madre come la sua.
- Bah, cerca di capire, le sono rimasto
solo io…- rispose Hanamichi assumendo un’espressione triste.
Rukawa si voltò verso di lui con
un’espressione dolce negli occhi.
- Vuoi parlarmene?- gli chiese posando
una mano su quella dell’altro.
- Ecco, io…-
- Non fa nulla, quando vorrai, io ci sarò…-
disse alzandosi dal divano e dirigendosi verso la cucina.
- Kacchan?- lo chiamò Hanamichi, temendo
di aver offeso il compagno in qualche modo.
- Che vuoi per cena? Ti piace il riso al
curry?- propose questi dal fondo del frigorifero.
Hanamichi lo raggiunse in cucina, seguito
passo passo dal gatto rosso di Kaede.
- Vada per il riso al curry, ma io non lo
so fare…- rispose Hanamichi appoggiando un braccio allo sportello aperto
del grande frigorifero all’americana che troneggiava nella cucina di
Rukawa.
- Lo sospettavo…- disse sconsolato
Rukawa riemergendo dal fondo dell’elettrodomestico e tenendo strette tra
le braccia alcune verdure.
Si diresse verso il grande tavolo e prese
il tagliere da un cassetto.
- Tieni- fece rivolgendosi ad Hanamichi e
porgendogli un grosso coltello- Affetta le verdure…-
Un’ora, e tanti taglietti dopo, le
verdure tagliate a listarelle bollivano in una pentola assieme alle spezie
e al pollo a tocchetti. Un profumino invitante pervadeva le narici dei due
ragazzi, che, grembiuli indosso, rimestavano di continuo il composto
affinché non si attaccasse al fondo della pentola.
Il condimento prometteva di essere
veramente squisito.
La cucina, in compenso, era ridotta ad un
campo di battaglia.
- Dovremo darci da fare per rimettere
tutto a posto, dopo mangiato…- commentò Hanamichi osservando i
risultati delle loro prodezze culinarie stampati sul bianco del pavimento
della cucina.
- Dopo…- rispose Kaede versandosi un
po’ di condimento in un piattoni ed assaggiandolo- Adesso è pronto,
mangiamo…-
Mentre riempivano la lavastoviglie e
pulivano i fornelli, i due ragazzi ascoltavano il placido suono della
pioggia: il ticchettio delle gocce che s’infrangevano contro i vetri era
struggente e malinconico, tanto che quando ebbero finito di riordinare la
cucina, i due si accoccolarono sul divano, l’uno nelle braccia
dell’altro.
Kaede accarezzava la corta chioma del suo
Hacchan, mentre questi era dolcemente appoggiato sul petto del suo Kacchan.
- A che pensi, amore?- chiese
quest’ultimo notando il contrasto cromatico tra il pallore della propria
mano ed l’acceso colore dei capelli di Hanamichi.
- A mio padre…- rispose stringendosi
ancor di più a Kaede- Lui amava la pioggia, diceva che aveva in sé
qualcosa di romantico e struggente, come la giovinezza che sfiorisce e
porta via con sé i rimpianti ed i sogni caduti…-
- Era un poeta…- commentò Rukawa
continuando a carezzare la testa del suo Hacchan.
- sì…- rispose questi, senza
accorgersi che una lacrima stava solcando il suo viso.
Se n’accorse però Kaede, che sportosi
ad osservare meglio il suo ragazzo, notò l’argentea scia lasciata dalla
lacrima.
- Hacchan, ma tu stai piangendo!- disse
prendendo tra le mani il mento del ragazzo e volgendolo verso di sé.
Hanamichi si allontanò da lui e si
asciugò gli occhi, non sopportando di dimostrare la propria debolezza.
- Hacchan…- lo chiamò dolcemente Kaede,
senza ottenere nient’altro che vedere Hanamichi alzarsi e dirigersi
verso la finestra.
Il ragazzo volse le spalle all’altro,
tentando di riacquistare un contegno e di ricacciare indietro le lacrime.
" Non ce la faccio,
dannazione!" imprecò stringendo tra le mani la tenda di mussola
bianca.
Kaede gli si avvicinò con passo felpato
e lo cinse da dietro, appoggiando il proprio petto sulla schiena
dell’altro; Hanamichi sussultò per quel contatto e fece per
divincolarsi, ma Kaede lo tenne ben stretto a sé.
- Vuoi sfogarti?- gli chiese con voce
roca ma dolce- Io sono qui, amore mio…-
Hanamichi sentì il nodo che aveva in
gola sciogliersi, mentre tutto il suo autocontrollo cedeva di schianto
alle parole dette da Kaede.
Chinò la testa ed iniziò a piangere
come un bambino, piegandosi sulle ginocchia e stringendo le braccia di
Rukawa.
- E così tuo padre è morto in una
maniera così assurda…- disse Rukawa commentando l’evento
raccontatogli da Sakuragi.
Il padre dell’ala grande era morto
d’infarto, mentre suo figlio, uscito a chiamare i soccorsi, era pestato
a sangue da otto teppisti.
"Povero amore mio…" pensò
Rukawa stringendolo dolcemente e posando un dolce bacio sulla zazzera del
suo Hacchan.
- Già… così, quando ho visto il
signor Anzai a terra, non ho commesso lo sbaglio di correre a chiamare
aiuto, ma sono andato a telefonare al più vicino ospedale: al resto,
hanno pensato loro…- rispose Hanamichi nascondendo il viso sulla pelle
di Rukawa, che non poté trattenersi dal provare un fremito al contatto
del respiro di Hanamichi con la propria pelle.
- Dev’essere stato terribile, amore
mio…-
- Già, e non sai quanto avrei voluto
averti con me, in quel momento…- aggiunse Hanamichi abbracciando ancor
di più Kaede.
- Io ero con te, amore, lo sono sempre
stato…- rispose questi carezzandogli la testa con fare protettivo.
Hanamichi alzò lo sguardo verso i due
zaffiri blu che Kaede aveva incastonati nel viso, sotto il manto d’ebano
che costituiva i suoi capelli.
Si staccò dall’abbraccio del compagno
per cingerlo con le proprie braccia e posare la fronte sulla sua.
- Ti amo, Kacchan…-
- Ti amo, Hacchan…-
In quel momento squillò il telefono di
casa Rukawa.
- Merda, merda, merda, merda, merda…-
imprecava Rukawa alzandosi e dirigendosi verso l’apparecchio, che non
voleva saperne di tacere.
Arrivò in corridoi, alzò la cornetta
rispose quasi ruggendo.
- Pronto?!!!-
- Rukawa? Sono Mito… scusami se ti
disturbo, ma ho chiamato Hanamichi a casa e sua madre mi ha detto che era
da te. -
La voce di Mito arrivava un po’
scarica, come se ci fosse qualcosa che turbasse la sua proverbiale serenità.
- Un attimo, te lo passo…- disse Rukawa,
cercando di essere il meno freddo possibile- Hanamichi? E’ per te….-
L’ala grande si diresse al telefono,
sperando che non si trattasse della madre: prese il ricevitore preoccupato
e rispose al telefono, mentre Kaede andava in cucina a prendersi qualcosa
da bere.
- Pronto? Ah, Yohei, sei tu!!! Eh? Cosa?
Devi dirmi una cosa importante? Adesso? Eh? Non puoi dirmela per telefono?
Ma fuori piove...Che? Ah, va bene, allora me la dirai domani a scuola...
ok, ok.. ciao!-
Mise al suo posto la cornetta e raggiunse
Kaede in cucina.
- Sei uno stupido!- gli disse freddo
quando gli fu capitato a tiro.
- Prego?- chiese Sakuragi fissando
incredulo l’altro: che aveva fatto, adesso?
- Non capisci che Yohei ha bisogno di te,
ADESSO?- lo rimproverò Rukawa fissandolo con occhi di gelo.
- Ma, ma noi…-
- Io non scappo mica…- gli rispose
finendo di bere il Calpis che si era versato nel bicchiere- Puoi tornare
qui, dopo.-
Hanamichi fissava sbigottito il suo
Kacchan fermo, appoggiato al tavolo della cucina, bere con noncuranza la
sua bibita.
- Chi ti è stato accanto, quando è
morto tuo padre?- gli chiese Rukawa posando il bicchiere nel lavabo e
voltandosi per ottenere risposta.
Il ronzio della lavastoviglie riempì il
vuoto sceso tra di loro.
- Yohei…- rispose Hanamichi abbassando
la testa.
- E non ti sei accorto che ha un peso
sullo stomaco di cui vuole liberarsi?- continuò Rukawa avvicinandosi e
prendendo il viso dell’altro tra le mani.
Sakuragi sospirò: per quanto non
l’attirasse lasciare da solo il suo Kacchan, doveva pur andare a parlare
con il suo migliore amico!
Alzò la testa, specchiandosi nuovamente
nelle iridi color del mare di Kaede.
- Mi presti un ombrello?-
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|