DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: beh, per il momento la dedico alle mie sisters Silene e Lucy, senza le quali sarei persa, e a Lal tesora!!! Poi vedremo chi se la meriterà ^^

DISCLAIMERS: i personaggi sono tutti di Takehiko Inoue, la storia è tratta dal manga omonimo (meraviglioso oltre ogni dire) delle CLAMP; cercherò di attenermi alla trama il più possibile, ovviando con le dovute licenze dove necessario, chiaramente.

Il numero dei capitoli del progetto iniziale è pari a quelli del manga, ma magari potrò accorparne più di uno se la lunghezza del mio capitolo me lo permette! Quindi il numero è indicativo!

ATTENZIONE: CHI NON CONOSCE IL MANGA NON VADA A CERCARLO!!!

Vi rovinereste tutta la sorpresa!!!

NOTE 01: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle eventuali canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati...tutto come sempre insomma!

NOTE: come sempre è tutto buttato a caso, non cercate riferimenti né temporali né di luogo né di nessun altro tipo!!! Stavolta meno che meno, essendo AU…

NOTE 02: visto che oggi mi sento buona...lieto fine per tutti!!!! FORSE…

NOTE 03: ho deciso di mantenere i nomi originali.

Quindi troverete qui un prospetto con le equivalenze ok?

Mano a mano che proseguiremo nel racconto aggiungerò i personaggi.

Hisui (arcangelo del vento): Kiminobu Kogure

Ryuki (arcangelo del fuoco): Takenori Akagi

Kokuyo: Hisashi Mitsui

Koryu: Nobunaga Kiyota

Kohaku: Hanamichi Sakuragi

Ruri: Shinichi Maki

Hari: Soichiro Jin

Shuichiro Kudo: Kaede Rukawa

Coral/Perla: Akira Sendoh (non chiedevi chi o cosa è…tutto a tempo debito! Diciamo che è il narratore ^^)

ARCHIVIO: se Ria o Erika o Benni (o chi per loro) la vogliono...la

pubblichino pure! Mi faranno solo felice! Ma solo quando sarà finita! Se la finirò e se incontrerà il vostro favore…

Spero vi piaccia, fatemi sapere, io tengo moltissimo a questo progetto!

 

 


Wish (I will do anything in my power for you)

parte IV - Voglio conoscerti

di Marty


 

Il parco di notte, illuminato fiocamente dai lampioni, aveva un’aria spettrale.

Koryu fece due passi fra gli alberi, poi tracciò un pentacolo magico in mezzo ad uno spiazzo. I lunghi capelli neri erano scossi dalle vibrazioni di potere liberate dall’incantesimo. Sulla sua fronte il segno tribale della famiglia reale demoniaca, la casacca rosso sangue tenuta in vita da una fascia maculata che si inseriva in un paio di pantaloni neri di pelle, i guanti fino al gomito, la voce cavernosa con cui pronunciò la formula. Tutto in lui incuteva timore e rispetto.

“Esseri delle tenebre che obbedite ai miei ordini…

Venite a me…rispondete alla mia chiamata.

Mostratevi!”

Dal centro del pentacolo si levò un cono di luce nel quale affiorarono lentamente due creature.

Entrambe avevano gli occhi di giada, una camicia color crema e dei morbidi pantaloni scuri.

“Ruri presente!” disse il più grosso dei due, coi capelli chiari e la pelle ambrata.

“Hari presente!” aggiunse l’altro, leggermente più piccolo, scompigliandosi la zazzera scura e socchiudendo gli occhi nocciola.

Poi, come a comando, i due si fondarono su Koryu iniziando a fuseggiargli contro.

“Uh, Koryuuuuuu” miagolò Hari.

“È passato così tanto dall’ultima volta che ci hai chiamati che eravamo taaanto tristi” gli fece eco Ruri.

“Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, tesoruccio!” conclusero in coro cospargendogli il viso di baci.

“Sono felice di vedervi, Ruri, Hari. Il motivo per cui vi ho invocato oggi, è…” Koryu si interruppe.

Ruri gli stava leccando le dita, una ad una, e la sua lingua rosea saettava sul suo palmo destro, mentre Hari aveva preso a succhiare quelle dell’altra mano. Per un momento il demone pensò di mandare tutto a quel paese e di divertirsi un po’ con loro, ma poi il volto di Kohaku gli tornò in mente e così strattonandole le allontanò da sé sollevandole.

“VOLETE ASCOLTARMI?!” tuonò furioso.

“Ma era così tanto che non ti vedevo!” piagnucolò Hari divincolandosi nella sua presa ferrea.

“È vero! E questo nonostante siamo i tuoi servitori più carini e che ti amano di più!” aggiunse Ruri tirando su col naso.

Koryu sbuffò, mentre li metteva giù, poi baciò le labbra di Hari leccandole appena.

“Sono stato impegnato a lavorare” si scusò, facendo altrettanto con Ruri che già si lamentava.

Una volta calmati i bollenti spiriti dei due, diresse il suo potere contro la cisterna dell’acqua e nel getto che ne fuoriuscì apparve il viso di Kohaku.

“Ma quello non è…”

“…quell’angelo! Quello stupido e piagnone!” dissero i due riconoscendolo.

“Koryu non fa che dargli fastidio…”

“E lui si mette subito a piagnucolare…”

“Si chiama Kohaku.” conclusero all’unisono.

“Beh, ora è qui sulla terra” li informò il demone.

“COSA?! Ma non dovrebbero scendere sulla terra solo gli angeli in grado di compiere incantesimi e che abbiano studiato a fondo la civiltà umana?!” si scandalizzò Ruri.

“Kohaku sarà anche intelligente, ma è terribilmente tonto! Non sa neppure attaccare con i suoi poteri!” aggiunse Hari scotendo la testa.

“Sì, lo so, infatti anch’io sono rimasto sorpreso quando l’ho scoperto” rispose Koryu. “Per questo devo chiedervi un favore” continuò con voce suadente e sguardo incantatore “Non credo proprio che Dio abbia mandato Kohaku qui solo per dare un’occhiata, dato che è la pupilla dei suoi occhi, quindi ritengo che abbia una missione importante da compiere. Voi due dovete scoprire di cosa si tratta. Se ce la farete…” e il suo sorriso si allargò “Vi riempirò di bacini…e forse anche qualcosa di più…”

“Lascia fare a noi! Sarà come bere un bicchier d’acqua!” risposero i due in coro con gli occhi che brillavano.

“Ora Kohaku vive a casa di un uomo” li informò Koryu facendo apparire sullo specchio d’acqua la casa di Shuichiro.

“Allora…andiamo lì!” e mentre ancora parlavano, fecero una capriola all’indietro tramutandosi in due gatti, che poi zampettarono via veloci. Intanto nella cascata apparve il volto del medico.

“A noi due…” mormorò Koryu leccandosi le labbra.

 

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Ignaro di tutto, nel frattempo, Kohaku stava piegando la biancheria pulita in camera di Shuichiro.

Era faticoso visto che si trovava nella sua forma di cherubino e quindi era piccolo e goffo, ma ci metteva tutto l’impegno possibile.

Shuichiro entrò nella stanza con una tazza fumante in mano. “Lascia, faccio io” si offrì vedendolo stanco.

“No, ce l’ho quasi fatta…finito!” rispose Kohaku felice quando ebbe ammonticchiato l’ultimo lenzuolo piegato.

Il moro spostò lo sguardo sulle camice spiegazzate, poi gli accarezzò i capelli rossi. “Grazie.” Tese all’angelo la tazza di ceramica.

“Mi hai detto che anche se non puoi mangiare nulla il latte puoi berlo, no?” disse Shuichiro. Kohaku annuì.

“Dove dormi?” gli chiese poi.

“Proprio là” rispose il rossino indicando una pila di cuscini.

“E il piumino? Magari ora non è necessario, ma quando verrà il freddo non potrai dormire così…”

Kohaku spalancò gli occhi.

“Mi sta dicendo che anche quando arriverà l’inverno potrò restare?” pensò sentendo il cuore accelerare i battiti.

“Potrei comprarti un lettino da neonato” aggiunse il moro.

“Ma sulla terra le cose si pagano con i soldi, vero?” chiese nervosamente l’angelo.

“Certo!” rispose Shuichiro.

“Ed è difficile guadagnarlo, no? Non sarebbe giusto che lo usassi per me! E…e poi qui c’è un bel calduccio!” aggiunse precipitosamente.

“Beh, allora puoi prendere quello che vuoi in casa, se pensi che ti possa fare comodo per dormire” concluse il giovane chirurgo “perché sei un angelo, e io non so come ci si debba prendere cura un angelo.”

“Hai…hai accettato che io lo sia?” Kohaku svolazzò intorno al ragazzo felice.

Ma quello scosse la testa e fissandolo negli occhi nocciola rispose “Ho accettato che questa è la parola con cui ti definisci.”

Poi sedette accanto al basso tavolino di mogano su cui si trovava la tazza con il latte ed un libro, aprendolo.

Lo sguardo dell’angelo ne seguì i movimenti.

“Che strano è, Shuichiro” si disse “non chiede mai nulla e non si intromette nelle cose degli altri.”

“Allora posso prendere questa?” domandò indicando la cesta vuota dei panni.

 

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Dal giardino i due gattini sbirciavano all’interno.

“Ma quest’ambiente intimo e familiare? Che sdolcinati…” affermò Ruri storcendo il naso.

“Sai che chiunque parli con Kohaku diventa sdolcinato…” gli fece eco Hari con aria schifata.

“Come al solito sembra che sappia di che si tratta ma in realtà non ha capito niente. È proprio scemo” aggiunse poi.

“Senti, ma quel bel tipo?” domandò Ruri fissando Shuichiro.

“È davvero affascinante! Non mi dispiacerebbe insegnargli qualche giochino…” rispose Hari.

“Beh, allora anch’io!” si risentì il più grande.

“Prima io!”

“No! Io!”

“Che succede qui?”

I due si zittirono immediatamente.

“Hai sentito un rumore, Shuichiro?” chiese Kohaku.

“Bah…sarà stata un’impressione” rispose il moro chiudendo la porta.

“Appena in tempo…”

“Però ha chiuso la porta!” notò sconsolato Hari.

Con un’altra capriola tornarono umani, poi unendo le mani generarono una piccola sfera di luce che entrò nella stanza dalla finestra e posizionandosi in un angolo del soffitto permise loro di vedere e sentire alla perfezione quanto avveniva all’interno.

“Gli uomini hanno sempre le stesse dimensioni, indipendentemente dall’orario del giorno, vero?” stava chiedendo Kohaku.

“I bimbi sono piccoli” rispose Shuichiro.

“Io di notte mi rimpicciolisco perché sono ancora un apprendista, ma gli angeli che sanno controllare il proprio potere mantengono il loro aspetto originario…” spiegò mestamente l’angelo.

“Potere?”

“Quello angelico. Possiamo usarlo in tutti e tre i regni, celeste, mortale ed infernale. Ma sulla terra non è molto forte.”

“Il primo giorno, quando hai dominato l’acqua, hai usato il tuo potere?”

L’angelo annuì.

“So invocare il mio potere per atti ausiliari o per curare, ma non per attaccare. Aiutare te ad innaffiare o spazzare il cortile sono atti ausiliari, perché lo faccio con l’ausilio degli spiriti che controllano le forze della natura.”

Felice di vederlo interessato, Kohaku continuò “Gli esseri del regno celeste traggono la loro energia dalla luce del sole, mentre quelli degli inferi trovano la forza nello splendore della luna…” poi interrompendosi gli chiese “Shuichiro, posso farti qualche domanda personale? Tu a me non chiedi mai niente, quindi non vorrei che per te fosse un problema rispondermi…”

Il moro rimase un momento in silenzio, poi rispose “Beh, chiedimi ciò che vuoi…ma se non voglio non ti rispondo, ok?”

L’angelo sorrise.

“Posso chiedere adesso?”

“Coraggio!”

“Va bene. Ehm…che cosa ti piace?”

Shuichiro ci pensò. “Le moto” rispose.

 

**************************************************

 

“Uhm…quel ragazzo non ti ricorda qualcuno, Ruri?”

“Anche a te, Hari?”

“Certo che una bellezza così è difficile dimenticarla…”

“A chi somiglia?”

Le riflessioni dei due stregoni furono interrotti dall’arrivo di Shuichiro e Kohaku, diretti alla moto parcheggiata nel cortile.

“A che serve?” stava domandando curioso l’angelo.

“A montarla” rispose il moro.

“Montarla? Come si monta?”

“Ma questo cretino non capisce proprio niente!” sibilò Ruri, nascosto dietro un cespuglio.

“Comunque capisco che Koryu sia perplesso. Perché diavolo Kohaku è qui?”

“Tonto com’è potrebbe succedergli qualunque cosa quaggiù…potrebbe finire a vendere la droga!” argomentò Hari.

“Proprio una bella pensata, questo Dio!”

“A proposito di bellezza…ti ricordi quell’angelo che abbiamo visto una volta?”

“Certo! Quello bellissimo con i capelli castani e gli occhi verdi…”

La conversazione delle due fu nuovamente interrotta, stavolta da una luce che proveniva dall’alto.

Una bolla di luce scese dal cielo fino a Kohaku, rivelando al suo interno un coniglietto con una margherita nella zampa che tese al cherubino remante.

“No!” gridò quest’ultimo.

“È un inviato di Dio. Quando vuole comunicarci qualcosa ci manda uno dei suoi coniglietti” spiegò a Shuichiro.

Tendendo le braccia lo chiamò a sé, e l’animaletto lasciò il fiore fluttuare davanti al petto del rossino, fino a che scomparve.

“Ma sono appena arrivato!” Replicò l’angelo mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.

“Ho bisogno di un altro po’ di tempo!” pregò vedendo che il coniglietto non se ne dava per inteso.

Richiamò il suo potere facendo apparire un papavero che consegnò al messaggero.

“Porta questo a Dio, e digli che lo prego di darmi un altro po’ di tempo!”

Il coniglietto annuì e volò via.

Kohaku si voltò verso Shuichiro che lo guardava preoccupato, e volò tra le sue braccia singhiozzando disperatamente.

“Se non me lo concedesse…” balbettò tra le lacrime “Se non me lo concede…Hisui verrà esiliato!”

 

* tsuzuku *

 

spero vi piaccia!

Commentate!!

Marty