DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: beh, per il momento la dedico alle mie sisters Silene e Lucy, senza le quali sarei persa, e a Lal tesora!!! Poi vedremo chi se la meriterà ^^ DISCLAIMERS: i personaggi sono tutti di Takehiko Inoue, la storia è tratta dal manga omonimo (meraviglioso oltre ogni dire) delle CLAMP; cercherò di attenermi alla trama il più possibile, ovviando con le dovute licenze dove necessario, chiaramente. Il numero dei capitoli del progetto iniziale è pari a quelli del manga, ma magari potrò accorparne più di uno se la lunghezza del mio capitolo me lo permette! Quindi il numero è indicativo! ATTENZIONE: CHI NON CONOSCE IL MANGA NON VADA A CERCARLO!!! Vi rovinereste tutta la sorpresa!!! NOTE 01: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle eventuali canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati...tutto come sempre insomma! NOTE: come sempre è tutto buttato a caso, non cercate riferimenti né temporali né di luogo né di nessun altro tipo!!! Stavolta meno che meno, essendo AU… NOTE 02: visto che oggi mi sento buona...lieto fine per tutti!!!! FORSE… NOTE 03: ho deciso di mantenere i nomi originali. Quindi troverete qui un prospetto con le equivalenze ok? Mano a mano che proseguiremo nel racconto aggiungerò i personaggi. Hisui (arcangelo del vento): Kiminobu Kogure Ryuki (arcangelo del fuoco): Takenori Akagi Kokuyo: Hisashi Mitsui Koryu: Nobunaga Kiyota Kohaku: Hanamichi Sakuragi Ruri: Shinichi Maki Hari: Soichiro Jin Shuichiro Kudo: Kaede Rukawa ARCHIVIO: se Ria o Erika o Benni (o chi per loro) la vogliono...la pubblichino pure! Mi faranno solo felice! Ma solo quando sarà finita! Se la finirò e se incontrerà il vostro favore… Spero vi piaccia, fatemi sapere, io tengo moltissimo a questo progetto!
Wish (I will do anything in my power for you) parte I - Un angelo caduto sulla Terra di Marty
POV Shuichiro
È una bella notte stellata e io sto camminando tranquillo lungo la strada che dall’ospedale mi riporta a casa quando, tra le fronde degli alberi che il soffio della brezza notturna fa ondeggiare…lo vedo. Una creatura piccola e cicciotella, con la pelle abbronzata e dei vaporosi capelli rossi. Una lunga ciocca gli accarezza la guancia. Sta piangendo disperatamente. Indossa un paio di pantaloni larghi e una tunica bianca. Le maniche gli coprono le mani. Al collo porta una collana d’oro con una grossa ambra rotonda. Sembra appeso a un ramo. Lascio cadere la sigaretta che avevo fra le dita. Si accorge di me e smette di piangere. Mentre tira su col naso si asciuga gli occhi. Ha la testa troppo grande per essere un bambino. E poi come avrebbe potuto un bimbo così piccolo scalare il tronco di un albero? E cos’ha sulle spalle?! Si inchina cortesemente. “Buona sera” mi saluta con un sorriso dolcissimo che gli illumina il viso. Gli occhi brillano screziati da pagliuzze dorate. È chiaro che non si tratta di una bambola. Le bambole non sono in grado di piangere così…anche se il sorriso che mi sta mostrando adesso gli dona senz’altro di più.
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Kohaku era disperato. Si era impigliato in un ramo come uno sciocco, non riusciva a volare molto rapidamente in quella forma, e così non aveva trovato niente di meglio da fare che singhiozzare. Fino a che non se lo era visto davanti. Un ragazzo? Un uomo? Non lo sapeva. Ma sicuramente l’essere più bello che avesse mai visto. Alto, in un gessato scuro, con i capelli corti e neri e gli occhi di un blu profondo. La sua pelle era di un pallore lunare, e il suo sguardo che lo sondava gli aveva dato un brivido sconosciuto. Aveva sentito di potersi fidare. Così aveva ingoiato le lacrime e gli aveva sorriso. In quel momento un’ombra saettò verso di lui, e un grosso corvo nero iniziò a beccarlo, strappandogli le vesti e ferendolo con il becco acuminato. Kohaku cercava di difendersi, ma era spacciato. Improvvisamente, il ragazzo sconosciuto saltò verso di loro e colpì il ramo. Il movimento liberò il lembo di tessuto che si era bloccato, facendo cadere Kohaku inesorabilmente verso il suolo, ma un attimo prima dell’impatto la mano grande del moro lo afferrò al volo. Il corvo lo fissò un istante, indeciso sul da farsi, ma questo lo fulminò all’istante con uno sguardo glaciale, e l’animale fuggì gracchiando.
POV Shuichiro
E' tiepido. Quindi dev’essere un qualche tipo di essere vivente. “Grazie di cuore”. Si inchina nuovamente. È così piccolo da starmi comodamente nel palmo della mano. Ma cosa sono questi affari che gli si agitano sulla schiena? Agitandoli appena svolazza verso di me. Mi sorride di nuovo. “Come ti chiami?” “Shuichiro Kudo…” rispondo meccanicamente. “Sono felice di conoscerti. Io sono Kohaku. Quando cala la notte, non riesco a volare molto veloce. E questa non è la mia figura originaria. Ti ringrazio per avermi aiutato”. Apro e chiudo gli occhi più volte, confuso dalla valanga di parole che quest’esserino mi ha rovesciato addosso. Certo che per essere così piccolo ha una voce piuttosto corposa! Prende a svolazzarmi intorno. Mi gira la testa, stupido! “Vorrei ricompensarti” mi dice. Non smette mai di sorridere. Devo capirci qualcosa, così afferro una delle ‘ali’ che gli spuntano sulla schiena e la tiro con forza. Non viene via e l’esserino strilla, poi mi guarda con aria interrogativa e gli occhi lacrimosi. “Ti ho fatto male? Scusami. Ma cosa sono?” chiedo. “Queste? Sono ali” risponde come se fosse la cosa più naturale del mondo, mentre fa un giro su se stesso per farmele vedere meglio. Lo vedo da me che sono ali, ma non mi sembra una cosa molto comune incontrare un insetto con le ali che parli la mia lingua! Mi guarda come cercando di capire cosa mi passi per la testa. Poi si illumina. “Ma certo! I terrestri non hanno ali, vero?” annuisce a se stesso. “Beh, ma gli angeli sì”. Strabuzzo gli occhi. Sono uno che solitamente non dimostra molto le proprie emozioni, ma questa sera il mio sangue freddo è messo a dura prova! “…che hai detto?” forse ho capito male… “Che sono un angelo, naturalmente! Cos’altro sennò?” si sorprende. Lo fisso. Continua a sorridere con un’aria piuttosto buffa. Me ne vado.
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“Ehi, non te ne andare! Lascia che ti restituisca il favore!” Kohaku affannato cercava di raggiungere Shuichiro che si allontanava a passo spedito. “Ho appena finito il turno in chirurgia. Sto sognando ad occhi aperti perché crollo dal sonno. Devo andare a letto, e subito” mugugnava intanto parlando tra sé il ragazzo. “Chirurgia? Sei un medico?” domandò l’angelo riprendendo fiato un momento. Senza far caso a lui, Shuichiro continuò a razionalizzare la situazione. “E' normale che abbia sonno, ci abbiamo impiegato otto ore più del previsto. Ho fatto bene a non prendere la macchina… Perché se riesco ad addormentarmi anche mentre cammino…” “Giornata dura, eh? Ma mi dispiace deluderti, sei sveglissimo”. Il ragazzo si fermò di botto, voltandosi verso la voce. E si ritrovò davanti l’angioletto paffuto, esausto, che gli sorrideva vittorioso. “Vorresti farmi credere che non sto sognando?” “Esatto! Ti sono infinitamente riconoscente per avermi salvato dal pericolo. Devo ricompensarti in qualche modo” spiegò di nuovo Kohaku, cercando di fargli capire come stavano realmente le cose. “Di che pericolo parli? L’esserti impigliato in un albero?” domandò lui. “No, il corvo. Era un inviato del demonio”. “Che hai detto?” “…del demonio.” Shuichiro lo squadrò di nuovo. “E tu… sei un angelo”. Felice, Kohaku annuì…causando una nuova fuga da parte del giovane chirurgo. “Non arrenderti per così poco! Per favore…” l’angelo riprese l’inseguimento. “Devo…anf anf…ricompensarti…” Shuichiro lo fissò accigliato. “Anche se mi ricompensassi, dato che si tratta di un sogno, non serve a nulla no?” disse ironicamente. Kohaku era sull’orlo di una crisi di nervi. “NON E’ UN SOGNO, DANNAZIONE!” gridò. Nel frattempo erano arrivati di fronte ad un grande portone verde, circondato da alberi frondosi. Tutto intorno era calmo e silenzioso. Sull’architrave c’era l’ideogramma “Kudo”. “Questa è casa tua?” chiese con un filo di voce l’angelo. “Già” borbottò il moro, aprendo il portone. “Prima di entrare dimmi come posso…” ma le parole gli morirono in gola. Il giardino di casa Kudo era immenso, verde e rigoglioso, pieno di alberi ed aiuole. Un profumo di fiori e frutta permeava l’aria. Sembrava di essere alle porte del paradiso. Preso dallo spettacolo, Kohaku era entrato dietro al ragazzo, e quando questo chiuse il portone l’angelo si rese conto di non aver aspettato la sua autorizzazione. “Scusami…” disse timidamente. Shuichiro lo squadrò, per poi concludere lapidario “Ho sonno”. “Allora aspetterò il tuo risveglio qui fuori, posso restare nel giardino?” chiese allegramente Kohaku, che in quella meraviglia si sentiva un po’ meno solo. “Quando mi sveglierò non mi importerà, quindi resta pure dove vuoi” rispose il moro senza neppure voltarsi, e poi entrò in casa.
POV Shuichiro
Tanto è un sogno… Mi dico mentre allento la cravatta e inizio a spogliarmi per andare a letto. Certo che come sogno è strano. Stavo quasi per crederci. Un angelo con la faccia paffutella… e un corvo che lo attacca. Che razza di sogno. Ultimamente non ho guardato molto la tv né letto granché… perché avrò sognato un angelo? Forse sto ancora sognando… Mi sono addormentato lungo la strada verso casa… E sto dormendo lì, da qualche parte… Sì, dev’essere questa la spiegazione. Sto lavorando troppo. Vedo un bagliore provenire dal giardino e mi avvicino alla finestra per dare un’occhiata. Quante lucciole su quell’albero… Beh, faranno parte del sogno anche loro…
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Il canto allegro degli uccellini svegliò dolcemente Shuichiro. Stranamente, non ebbe i soliti problemi ad alzarsi, e quando si trovò sulla porta vide seduto su un ramo dell’albero più vicino la strana creatura che aveva popolato i suoi sogni la notte precedente. Era circondato da uccellini che lo accarezzavano con le testoline tonde e gli svolazzavano accanto. Appena lo vide, gli volò incontro. “Buongiorno!” lo salutò “hai degli alberi stupendi, pieni di uccellini!” “Ma ieri…” chiese Shuichiro che non si raccapezzava. “Tutto vero! Scusa per il disturbo, mi presento di nuovo vuoi?” E librandosi in alto, venne avvolto da una luce intensa, ma che non feriva gli occhi. Quando si dissolse, di fronte a Shuichiro c’era un angelo. O almeno, una creatura celestiale che rispecchiava in tutto e per tutto l’immagine angelica che aveva sempre avuto in mente. Un corpo flessuoso eppure forte, spalle larghe, petto ampio e muscoloso. Una tunica bordata d’oro dalle maniche ampie, stretta in vita da una fascia dello stesso colore dei capelli, lasciava scoperti gli addominali pronunciati e seguiva maliziosa i muscoli delle gambe lunghe e ben modellate. Alle caviglie nude numerosi bracciali d’oro tintinnavano, messi in risalto dal bronzo della pelle dell’angelo. “Sono l’angelo Kohaku” disse, con una voce che ricordava uno scroscio di pioggia estiva. Shuichiro rimase immobile per un momento, poi senza una parola se ne tornò a letto. “Torni a dormire?” chiese stupito il rossino. “Non mi sembra ci sia scelta, visto che continuo a sognare…” rispose il moro da sotto la coperta. “Sei perfettamente sveglio” lo corresse Kohaku volandogli vicino. “Non mi piacciono le cose irreali…” ribatté il ragazzo, ma Kohaku gli afferrò una mano e se la portò al volto, appoggiandoci una guancia. I grandi occhi screziati d’oro si fissarono sul viso pallido di Shuichiro. “Sono reale” gli sussurrò sorridendo dolcemente. “Vedi?” Un momento di silenzio si dilatò mentre i loro sguardi si incontravano. “DEVI CREDERMI!!!!” strillò Kohaku infuriandosi e strattonando il ragazzo che noncurante si era coricato di nuovo. “Eddai, devo ricompensarti!” “Sì, sì…” “Puoi esprimere qualunque desiderio! Te lo concederò anche se dovrò faticare!” Shuichiro si sedette e guardò il ragazzo seduto di fronte a lui.. “Me lo concederai?” “Sì” “…perché sei un angelo?” “Certo!” “Beh…non ne ho”. Kohaku rimase perplesso. “Come no! Non è possibile!” disse incredulo. “Non mi manca niente. Quindi non ho “desideri” spiegò Shuichiro. “Cosa? Ma…ma io devo ricompensarti!” Kohaku era affranto. Non sapeva cosa fare. “Ho un lavoro, una casa…tutto mi soddisfa… E inoltre… I miei desideri li posso realizzare da solo” concluse il moro seccamente. “Ne sono… Sicuro…” si rabbuiò l’angelo. Il sapere di non poter fare niente per rendersi utile lo feriva profondamente. Shuichiro se ne rese conto, e provò una profonda tenerezza per quella creatura. Così si sforzò di addolcire la voce. “Ho capito che non sto sognando, e che esistono persone alate” concesse. “E' perché sono un angelo!” rispose Kohaku, riprendendosi un po’. “Il punto è che ora non ho desideri, mi dispiace. Quindi non è necessario che tu ti trattenga oltre.” E chiusa così la conversazione si alzò ed uscì in giardino. Mestamente l’angelo lo seguì. “Cosa fai?” chiese curioso quando lo vide staccare dalla parete un lungo tubo verde e girare una manopola. “Innaffio le piante” rispose Shuichiro. “Aspetta, lascia fare a me!” lo pregò il rossino felice di potersi rendere utile. Sollevò le mani a coppa sprigionando un tenue bagliore, che si rafforzava via via che recitava la formula per richiamare il potere di cui aveva bisogno. “Spirito che vivi nell’acqua…rispondi alla mia chiamata. Aiutami a placare la sete di queste piante… E dammi il tuo potere per nutrirle. Pioggia benedetta… Penetra nella terra!” L’acqua, rispondendo obbediente al richiamo di Kohaku, si liberò dal tubo da irrigazione e cadde a pioggia sul giardino. Sulla fronte di Kohaku apparve un tatuaggio simile ad un fiore di loto, che sparì non appena l’incantesimo fu completo. L’angelo si voltò sorridente verso il moro. “Va bene così?” Ma alle sue spalle il malcapitato era completamente fradicio. “NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!”
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“Mi dispiace… Mi dispiace…” balbettava il rossino mentre Shuichiro si asciugava i capelli. “Sei un do’hao” rispose il ragazzo, ma senza acrimonia. “Dai, non preoccuparti per aver consumato l’acqua”. “La prossima volta lo farò meglio” promise serio Kohaku. Il moro lo guardò sorpreso. “Ti ho detto che non ho desideri da…” “Aspetterò finché ne avrai!” lo interruppe l’angelo mentre gli occhi nocciola si riempivano di lacrime “Se torno a casa senza ricompensarti, il Signore mi castigherà. Lasciami restare, prometto che non ti darò fastidio!” mentre parlava, Kohaku tornò a rimpicciolirsi. “Gli angeli non mangiano, quindi non dovrai preoccuparti per questo, e quando mi trasformo non occupo molto spazio! Mi occuperò del giardino! Ma ti prego lascia che resti…” Rivolse al ragazzo uno sguardo così infelice che Shuichiro ricordò all’improvviso un pensiero che gli aveva attraversato la mente la notte prima, quando lo aveva incontrato. * Non voglio più vederlo così disperato. * Così sospirò rassegnato ed annuì. “Mille grazie!” gli rispose Kohaku mentre il suo viso tornava ad essere illuminato da un sorriso riconoscente. Shuichiro sentì dentro la sensazione di aver fatto la cosa giusta. Ed era da tanto che non gli capitava. “Ma ti avverto” chiarì subito “che dubito molto che mi verrà in mente qualcosa da desiderare”. Ma l’angelo gli sorrise con dolce indulgenza. “Vedrai. Le persone non possono fare tutto da sole. Ne sono sicuro. Desidererai qualcosa che non potrai concederti”. Iniziò a svolazzargli intorno, felice. “Credo che andremo molto d’accordo! Posso chiamarti Shuichiro, vero? Tu chiamami Kohaku…” “Hn, credo che ti chiamerò do’hao…” lo stuzzicò il moro, nascondendo un piccolo sorriso. “Coooosaaaaaa?!” si infuriò l’angelo iniziando a rincorrerlo per la casa. Nel frattempo l’acqua continuava a fare come le pareva vorticando nel giardino, ignorando i due.
* fine primo capitolo *
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