Eccomi qui di nuovo! E’ passata un’eternità dal primo racconto. Ad essere
sincera, doveva essere autoconclusivo. Ma cosa volete, mi sono affezionata
molto a Giulio ed essendo io figlia illegittima di Beverly Hills e Melrose
Place, mi si è palesata in mente una trama degna delle peggiori nefandezze
alla Beautiful. Ora, so bene di non essere certo prolifica come “scrittrice”
(che bestemmia…), ma abbiate pazienza e vedrete. In questo capitolo, ho
voluto dar voce ad un personaggio già apparso nel primo, Tiziana, la madre
di Giulio. Sono (quasi tutti) suoi i pensieri tra le parentesi. L’ho usata
per spiegare un po’ il passato della famiglia di Giulio e per introdurre
alcuni nuovi personaggi. Così facendo, questo risulta un capitolo
introduttivo, spero non vi annoi troppo! A presto! ^_^
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Wings parte II di Saikaku
Tiziana stava guardando fuori, dalle grandi finestre del salone. Era dalla mattina che stava piovendo ininterrottamente. Se non avesse smesso presto, il giardino sarebbe diventato una palude. E Tiziana "adorava" il suo giardino. Quando si erano trasferiti nella villetta, ormai 20 anni fa, il giardino non era altro che un insieme di erbacce, alberi interamente ricoperti di edera e cespugli ormai morti. Ci aveva impiegato quasi 3 mesi solo ad estirpare le erbacce, i cespugli e ripulire gli alberi ancora vivi, dall'edera che li stava soffocando. Poi, tutto da sola, aveva iniziato a piantare nuovi fiori, nuovi alberi e una parte del giardino diventò un bellissimo roseto. Le era costato tempo e fatica, ma ora era bellissimo e ne andava molto fiera.
(Vent'anni... Sono passati così tanti anni?)
Le sembrava ieri, quando erano arrivati per vedere la villa per la prima volta. Claudio le aveva parlato della costruzione come di una vecchia casa padronale, un pò malmessa, ma molto spaziosa. Non era rimasta molto impressionata dalla descrizione. Si immaginava un cascinale o una casa colonica di inizio secolo. Quando invece si trovò di fronte alla villetta, immersa nel verde, rimase piacevolmente sorpresa. Non era in buone condizioni, questo era vero, ma lo stile era molto curato. Ancora una volta Claudio aveva dimostrato di aver buon gusto; in fondo aveva scelto lei, se non era buon gusto quello... Giulio aveva 7 anni all'epoca, si ricordava bene di come avesse corso per tutto il giardino e poi per tutta la casa, entusiasta del trasloco. D'altronde loro vivevano in un appartamento, il cambiamento non era da poco.
<Claudio... Ma non è un pò troppo per le nostre tasche? Credevo si trattasse di un cascinale, non di una villa...>
<Credi davvero che ti avrei portato qui, fatta innamorare di questa casa, se non fossi più che sicuro di comprarla? ... Il fatto che non sia in perfetto stato e che il padrone abbia molta fretta di venderla, ha abbassato di molto il prezzo. E poi tuo padre ha detto che ci da una mano... Non ti devi preoccupare Titti...>
(Titti... E già, allora mi chiamava così. Prima della nascita di Alex, prima che facesse carriera, prima che si stufasse di avere una famiglia di cui occuparsi, prima di tradirmi con Anna, quella stronza arrivista della sua collega e prima del divorzio...)
<E già, ne è passato di tempo...> disse sospirando.
<Tiziana... con chi stai parlando?>
Suo padre era sulla soglia della stanza, guardandosi attorno per scorgere la persona con cui credeva la figlia stesse conversando.
<Oh, Papà... non c'è nessuno, stavo solo pensando a voce alta...>
Non voleva renderlo partecipe dei suoi pensieri, si sarebbe solo infastidito. Si allontanò dalla finestra, per avvicinarsi al padre e prenderlo sottobraccio. Insieme si avviarono verso il divano.
<Questo brutto tempo mi ha riportato alla mente alcuni ricordi... Ma cambiamo discorso, venerdì è il tuo compleanno! Dobbiamo festeggiare!> disse con tono entusiasta.
Francesco si lasciò quasi cadere sul divano.
<Bah... Dopo i 60 anni non si dovrebbero più festeggiare i compleanni. Ti ricordano solo che ti stai avvicinando alla fine...>disse quasi brontolando.
<Sempre di buon umore vedo... Mi dici che male c'è a stare in compagnia dei tuoi cari per una serata?>
<Ma per favore! Che cari e cari... Come al solito ci saranno le TUE amiche, TUA sorella con quel babbeo del marito e quei due scansafatiche dei tuoi figli>
Tiziana si accigliò. Si alzò dal divano e si pose faccia a faccia con il padre.
<Puoi dire quello che vuoi su di me o sugli altri, ma non ti azzardare mai più a parlare male dei miei figli, sono stata chiara?>
Il tono era calmo, ma perentorio. Non ammetteva repliche. Anche se Francesco era sempre stato burbero e poco incline ai rapporti sociali ( in particolar modo quelli famigliari), Tiziana non accettava questi suoi scatti di insofferenza. Poco le importava se fossero stati rivolti verso di lei o altri. Ma nessuno doveva toccare Giulio o Alex, nemmeno lui.
<Non serve che ti scaldi tanto... non volevo offendere nessuno...> rispose Francesco, un po’ scocciato, ma sincero.
<Bene, chiudiamo qui la questione allora. Non credo che mangiare una fetta di torta ed essere gentile per una serata abbia mai ucciso nessuno. E poi non è certo la prima volta che festeggiamo il tuo compleanno...>
Mentre diceva quelle parole, Tiziana capì che il comportamento di suo padre non era normale, c'era sotto qualcosa. Si era comportato molto più sgarbatamente del solito... Si avvicinò maggiormente versò di lui, si inginocchiò e prese le mani tra le sue.
<Papà... c'è qualcosa che non và?> disse con tono preoccupato.
<Ma no, cosa vuoi che sia successo...>disse Francesco, distogliendo lo sguardo.
Ormai lo conosceva bene, se c'era sotto qualcosa, avrebbe dovuto estorcerglielo con la forza. E c'era solo un modo... Si rialzò e camminò in direzione del mobile bar. Si versò del martini in un bicchiere.
<E così non devi dirmi nulla... Bene, allora torniamo alla festa. Sai, quest'anno volevo invitare anche la signora Roberta...>disse ritornando verso il centro del salotto.
Francesco la guardò con occhi pieni di terrore.
<No, quella strega no! Non puoi farmi questo... E poi sta antipatica pure a te...> la voce tradiva un evidente sconcerto.
Questa volta Tiziana prese posto sulla poltrona di fronte al divano, accavallò le gambe e si portò il bicchiere alla bocca. Dopo un breve sorso disse:
<In fondo è la nostra vicina, sarebbe scortese non invitarla...>Il tono della voce non tradiva il divertimento che questo piccolo stratagemma le stava provocando.
Aveva vinto. Ormai era solo questione di tempo. Uno, due, tre...
<E va bene... hai vinto. Sai essere perfida...>disse Francesco, abbassando lo sguardo, rassegnato.
Tiziana sorrise brevemente. Appoggiò il bicchiere sul tavolino a lato della poltrona.
<Ho avuto un ottimo maestro>disse guardandolo. <E adesso vuoi dirmi cosa c'è che non và?>
Francesco era visibilmente in imbarazzo, prima di iniziare a parlare prese un grande respiro, come per raccogliere le forze.
<L'altro giorno, ti ho sentita parlare al telefono...>
<Non sapevo fosse un azione che portasse a conseguenze nefaste…>
<...con Claudio...>
Tiziana sospirò e poi disse <Papà...>
<Non ho origliato! Stavo passando per andare in cucina a bere. E' stato un caso...> facendo la faccia innocente, come un bambino sorpreso a mangiare la cioccolata di nascosto.
<E sia... Cosa hai sentito?>
(ormai ha sentito, è inutile fare la predica, ma la ritorcerebbe contro...)
<Ho sentito... che Claudio deve venire qui... Perchè Tiziana? Non voglio che quell'uomo venga in casa mia...> disse con voce concitata.
(Ecco cos'era... Devo imparare a chiudere le porte...)
<Papà, io e Claudio dobbiamo parlare riguardo al divorzio. Tutto qua.>
<E perchè non va dall'avvocato? Cosa lo paghiamo a fare, allora?>
<Claudio mi ha chiesto se potevamo ridiscutere dell'assegno di mantenimento, in modo "pacifico", prima di andare per avvocati.>
<E tu hai accettato?... ... Ha ancora così tanto potere su di te?> lo sguardo di Francesco si fece quasi sconsolato.
Questa affermazione irritò Tiziana, colpita sul vivo. E' vero, in passato non era riuscita a farsi valere nei confronti di Claudio. Era riuscito a mantenere un certo controllo su di lei. Ma i tempi erano cambiati e la motivazione che l'aveva spinta ad accettare l'incontro erano ben diversi da quello che suo padre credeva.
<Papà, non ho più 20 anni, so quello che faccio... Per una volta, dammi fiducia. Già dovrò affrontare Giulio, e Alex, non ho bisogno che ti ci metta anche tu... E comunque, non per niente, ho accettato di incontrarlo a patto che l'incontro si svolgesse qui, in questa casa. Il fatto che venga venerdì è solo un caso. Ma non ti preoccupare, verrà nel pomeriggio, mentre la festa si farà la sera, per cena. Ti prometto che non lo vedrai neanche.>
<Se sei così decisa... Ma sta attenta...> disse Francesco in modo vagamente premuroso.
<Non ti preoccupare... Ma allora ti preoccupi per me? C'è un cuore che batte in quel petto...> disse Tiziana in tono canzonatorio, più che altro per sviare il discorso.
<Certo che mi preoccupo per te, sei mia figlia...> e così dicendo Francesco si alzò dal divano. Questo gesto stava a significare che il discorso era concluso.
"... e ti voglio bene." Suo padre non aveva mai, in tutta la sua vita, finito di pronunciare quella frase. Solo a Virginia, sua madre, aveva detto di amarla, ma sempre se era sicuro di non essere sentito da altre persone. Tiziana l'aggiungeva mentalmente ogni volta, perchè comunque sapeva che in fondo era la verità. Non per niente era la sua preferità. Sua sorella Giada l'aveva odiata per questo... ma era un'altra storia.
Il suono del campanello la fece ritornare in sè. D'istinto pose gli occhi prima su suo padre, poi sull'orologio a pendolo del salotto. Segnava le 17.30. Chi poteva essere? Non aveva invitato nessuno...
<Allora, non vai ad aprire?> disse Francesco.
Tiziana uscì dalla sala e percorse il corridoio che portava al grande atrio e al portone di entrata. Si accostò al portone e guardò dallo spioncino.
(Ma cosa…)
<Ciao tesoro! Ma che ci fai qua?> disse aprendo il portone.
<Ciao mamma>
Giulio le si avvicinò per darle un bacio sulla guancia.
<Fa piacere anche a me vederti…>
<Oh tesoro, non essere cinico, lo sai bene che mi fa sempre molto piacere che tu mi venga a trovare… ma non ti aspettavo proprio, oggi. Anche perché mi avevi detto che mi avresti richiamata…>
<E’ vero, ma siccome avevo il pomeriggio libero e passavo da queste parti, ho pensato di passare direttamente di persona. Ma dobbiamo discuterne sulla porta?>
<Certo che no! Avanti entra… Ah, c’è il nonno in salotto> e abbassando il tono di voce aggiunse <Non è proprio di buon umore, ti sarei grata se evitassi di far discussioni…>
Giulio entrò, appese il soprabito nel guardaroba, dopodichè si rivolse a sua madre.
<Eviterò di essere polemico, ma se mi provoca non resterò zitto…>
<Va bene, mi basta. Ma ora andiamo.>
Giulio prese sottobraccio la madre e ripercorrendo il corridoio entrarono nella sala. Questa volta era Francesco che stava guardando dalla finestra, dando le spalle alla stanza. Giulio si fermò sulla soglia, mentre Tiziana avanzò fino al centro e disse
<Papà. Guarda chi è venuto a trovarci… E’ Giulio>
Francesco si girò piano verso di loro.
<Lo vedo da me che è Giulio. Non sono ancora cieco… A cosa dobbiamo la visita?>
<Buon pomeriggio anche a te nonno…>
Tiziana si girò di scatto verso Giulio, guardandolo con occhi imploranti.
<… sono passato per salutare e parlare della tua festa di compleanno. Mi dispiace non aver avvisato, ma ho approfittato del fatto di essere passato nelle vicinanze…>
(Come se ti muovessi mai da questa casa, vecchio dispotico…)
<E’ vero, avresti dovuto avvisare, ma d’altronde con questo tempo, dove volevi che andassimo?>
(Devi avere sempre l’ultima parola, eh? Adesso ti faccio vedere io...)
Sua madre lo stava sempre guardando con sguardo implorante. Giulio desistette da ogni proposito di rivalsa.
<Bene, se dovete parlare della mia festa, la mia presenza non è necessaria. Tiziana, io sono nello studio.>
<Arrivederci nonno…>
Francesco si allontanò sbuffando, limitandosi a bofonchiare un “Si, si…” annoiato, senza neanche girarsi in direzione del nipote.
<Sempre di buon umore il vecchiaccio…>
<Giulio, bada a come parli, è pur sempre tuo nonno e…>
<… e se sono dove sono è anche grazie a lui… lo so, lo so… Non smetterai mai di ricordarmelo, eh?>
<Smetterò quando saprai apprezzare quello che ha fatto per te. Lo sai che, in fondo, ti vuole bene>
<Molto in fondo…>
(Ok, meglio cambiare discorso…)
<Allora, sei passato per la festa di venerdì? Ma prima dimmi, com’è andata oggi in ospedale? Forza, siediti qui con me e raccontami.>
<Mah… non è successo nulla di speciale, sono andato, ho fatto il prelievo e sono uscito.>
<Tutto qui? Nessuna scena madre di panico di fronte all’ago?...>
<Lo sai? Tu sei mia madre, colei che dovrebbe amarmi incondizionatamente, non prendermi per il culo…>
<Oh, andiamo! E’ che grande e grosso come sei… Questa tua fobia mi diverte molto.>
<Ah… No, per quanto ti sembri strano, non ho fatto nessuna scena madre di panico, tanto meno ho fatto l’isterico.>
<Ma che bravo il mio ometto! Allora sei riuscito a vincere questa tua paura! Vieni qui che di do un bacione!>
<Mamma, avanti smettila! Mi resterà il segno del rossetto! … E comunque non ho vinto nessuna paura, ma ero impegnato a pensare ad altro…>
Giulio si morse la lingua, per aver detto quella frase. Sua madre era un tesoro di donna, ma aveva la tendenza innata di impicciarsi un po’ troppo delle faccende altrui.
<Pensare ad altro? Giulio… ci sono problemi? … Qualcosa non va sul lavoro? … no, non dirmelo, è Alex che non va a lezione! Lo sapevo! Dal momento che è venuto al mondo…>
<Mamma…>
<… sapevo che mi avrebbe dato problemi quel ragazzo. D’altronde è nato podalico, era un segno. Però l’ho mandato da te apposta per tenerlo d’occhio, perché non mi hai avvisato prima?>
<Mamma! Basta! Non c’è nessun problema sul lavoro e Alex a lezione ci va sempre, quindi calmati…>
<Oh, va bene… Ma allora cosa c’è che ti turba? … … … Aspetta! Non è lavoro, non è la famiglia… E’ una questione di cuore!>
(Ma come fa? E poi dicono che i medium non esistono…)
<Non è proprio di cuo->
<Ma allora avevo ragione! Forza, forza, racconta tutto alla tua mamma…>
<Ma non c’è niente da dire… mentre ero in ospedale, stavo cercando il reparto giusto e ho sbattuto contro un ragazzo, facendolo cadere. Tra l’altro, per il fatto che ha i capelli lunghi, l’avevo pure scambiato per una ragazza… Che figura…>
<Ah, il vecchio trucco dello scontro! Però stai attento, così puoi fare del male a qualcuno>
<Ma non è stato volontario, stavo guardando dei cartelli e ci siamo scontrati per caso…>
<Certo certo, se lo dici tu… E lui com’è? Se ancora ci pensi deve essere proprio un bel ragazzo…>
<In effet… Ma insomma! Non sono cose che ti riguardano! Smettila di farmi il terzo grado!>
<E così è un colpo di fulmine! E quando lo rivedrai? Ma come mai è in ospedale? Povero ragazzo, non sarà mica grave… E tu che l’hai fatto anche cadere>
<Ma è stato un incidente, non l’ho fatto apposta! E poi ci siamo detti poco più di niente, non so neanche il suo nome…>
<Giulio… Che delusione… Non ti ho insegnato proprio nulla?>
Giulio, abbastanza contrariato del continuo impicciarsi da parte di Tiziana, scatto in piedi dicendo:
<Basta così! Non sono venuto qui per questo motivo!... Cosa mi dici della festa del nonno?>
<Sembra che questa sia la giornata mondiale per eludere i discorsi…>
<Per quale motivo dici questo?>
Questa volta fu Tiziana a mordersi la lingua.
<Hai visto come piove? Se va avanti così il mio povero giardino…>
<Mamma… Rispondi alla mia domanda…>
<La festa si terrà questo venerdì, siccome molti degli invitati, nel pomeriggio sono impegnati con il lavoro, si farà una cena qui alla villa. L’ultima volta al ristorante tuo nonno non è rimasto molto contento, non aveva vie di fuga per sottrarsi dagli invitati…>
<A proposito di vie di fuga… Non era questa la risposta che intendevo>
(Maledizione… E’ cocciuto il ragazzo… Per forza, ha preso da me… Non volevo affrontare il discorso oggi, a dir il vero, non volevo affrontarlo affatto…)
Tiziana si alzò, con fare vagamente agitato si diresse verso il bicchiere di martini che aveva precedentemente lasciato sul tavolino. Lo prese, e ne bevve un bel sorso.
<Mamma… Allora?...>
Ripose il bicchiere, si girò verso Giulio e con voce atona, disse:
(E sia, o la va o la spacca…)
<Ha chiamato tuo padr->
<COSA!?>
(E ti pareva…)
<Giulio, per cortesia, abbassa la voce… Vuoi che ti senta anche il nonno?>
<Perché ha chiamato?>
Il viso di Giulio si era trasformato in quello di un gargoyle di una cattedrale gotica, pronto a divorare chi si trovasse di fronte a lui. Tiziana ne era certa, da ogni parola pronunciata da suo figlio, in quel momento, avrebbe potuto estrarne odio puro…
<Abbiamo delle cose da discutere…>
<”Abbiamo” o “ha” delle cose da discutere? Perché non chiama l’avvocato? Lo paghiamo per qualcosa o sbaglio?>
A Tiziana scappò un sospiro
(Perché mi sembra di aver già avuto questa conversazione oggi?)
<Se la smetti di interrompermi, posso spiegarti di cosa dobbiamo parlare e perché ho acconsentito ad incontrarlo.>
<E così lo vedrai… Mamma…>
(E no, questo è troppo…)
<Non accetto la predica da mio padre, figuriamoci da mio figlio… So bene che per il passato Claudio ha approfittato del sentimento che ancora provavo per lui, ma ora è tutto molto diverso… Io, sono diversa.>
<Era per questo che il nonno è stato più gelido del solito… Se sei così certa di riuscir a gestire la situazione… Poi però non dire che non ti avevo avvertita… E di che dovete discutere? Dovrai andare da lui?>
<No, non andrò da lui. Ho accettato di vederlo, a patto di incontrarlo qui. Mi ha chiesto di poter discutere in maniera “pacifica” l’assegno di mantenimento, prima di aizzarci contro i rispettivi legali.>
<Cos’è, la sua ultima ragazzina gli ha ripulito il conto corrente?>
<Può darsi, ancora non so cosa sia successo, per spingerlo a dovermi parlare di persona… Staremo a vedere…>
<E quando dovresti vederlo?>
<Venerdi, nel primo pomeriggio…>
Giulio si stupì della risposta
<Ma… trovi saggio incontrarlo prima della festa del nonno?>
<Per me non è un problema, è stato lui a chiedermi di potersi vedere con una certa urgenza.>
Giulio si spostò verso la finestra e come sua madre e suo nonno prima di lui, fissò la pioggia cadere.
<Certo che se ha accettato di venire qui… la cosa deve essere seria…>
Questa volta fu Tiziana a rimanere stupita dall’affermazione del figlio
<Ti stai preoccupando per tuo padre?>
Un sorriso beffardo attraversò il viso di Giulio.
<Non ti illudere… è solo curiosità, la mia. Se sono preoccupato per qualcuno, quella persona sei tu…>
(Mah… A volte credo di aver sbagliato a non moderare questo sentimento di odio che Giulio prova per suo padre… Meglio stemperare il momento…)
<Ma figurati! Tu stai pensando al bel capellone dell’ospedale! Non me la dai a bere…>
Giulio alzò gli occhi al cielo ed esclamò:
<O cielo! … Eccola che ricomincia…>
<Vorresti dire che non è vero? Sei carne della mia carne, so bene cosa ti frulla in quella testa…>
<Si, va bene, hai ragione. Lo amo alla follia, adesso torno là, lo rapisco e scapperemo insieme alle Barbados per sempre…>
<Una fuga d’amore… Che cosa romantica… Ma tu non ne saresti mai capace!>
<E’ la prima cosa sensata che ti sento dire oggi! Allora non sei impazzita del tutto…>
Giulio finì la frase con una sonora risata
<Ridi… Ridi pure di tua madre, figlio degenere ed insensibile… Piuttosto, vieni qui e dammi un bell’abbraccio>
Giulio si volse, la raggiunse con solo due falcate e l’abbracciò forte. Non era mai stato capace di arrabbiarsi o di rimanere offeso, per più di due minuti di seguito con lei.
Quando l’abbraccio si sciolse, Giulio disse
<Allora d’accordo… Ma ti prego, sta attenta…>
<…D’accordo? Tesoro, non mi serve il tuo permesso. Ho deciso e non torno indietro… Comunque, mi fa piacere che ti interessi alla tua mamma… Cicciiiiiiino!!!>
E così dicendo, gli diede un gran pizzicotto alla guancia.
<…A volte mi chiedo se l’età ti abbia già danneggiato irrimediabilmente le capacità intellettive…>
<Può darsi tesoro, ma mi consolo sapendo di non essere emotivamente castrata come qualcun altro…>
<Questa poi… castrata? Dove l’hai imparata questa parolona?>
Si guardarono negli occhi e risero insieme, di gusto, come capitava di rado ultimamente…
<Sarà il caso che ora torni a casa, avevo promesso che avrei cenato con Alex stasera.>
<Certo caro, vai pure e mi raccomando… Tienimelo sempre d’occhio…>
<Non ti preoccupare, lo sai che puoi stare tranquilla. Ciao mamma, a venerdì…>
<Va bene, a venerdì>
Giulio si chinò brevemente per darle un bacio sulla guancia.
<Salutami tu il nonno, va bene?>
<Sarà fatto>
Insieme si incamminarono verso il corridoio e poi verso l’ingresso. Giulio raccolse il soprabito, lo indossò, quindi aprì il portone e si volse brevemente verso la madre per un ultima occhiata. Poi si volse nuovamente e proseguì di corsa, verso la macchina, per via della pioggia che ancora cadeva fitta. Tiziana rimase sull’uscio e lo seguì con lo sguardo fino a che non lo vide salire in macchina e richiudere la portiera, dopo di che rientrò in casa. Un pensiero le attraversò la testa…
<Riuscirai mai ad essere veramente felice quel ragazzo…?>
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