Didsclaimers: I personaggi sono
miei ^_^
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White Heart
di Bombay
parte VII
Atras
Stiamo viaggiando verso Nord da giorni, senza una meta ben precisa.
Abbiamo da poco lasciato una locanda fa un freddo terribile, la neve
turbina violenta intorno a noi... penetra nei nostri abiti pesanti. I
cavalli arrancano nella neve, all'improvviso Nerek smonta dalla sua
cavalcatura.
Lo chiamo, ma lui non mi sente, la mia voce si perde nell'ululato del
vento.
Non si cura del suo cavallo e prosegue nella neve alta fino al ginocchio,
scendo a mia volta e lo seguo afferrando le redini del suo animale, lo
seguo faticando a stargli dietro, ha abbandonato il sentiero principale,
stento a proseguire i due animali mi frenano sono stranamente
recalcitranti a proseguire.
Davanti a noi si staglia un costone di roccia, intravedo un'apertura...
una grotta... lo seguo all'interno dopo aver legato i cavalli ad un albero
all'esterno.
Nerek si è fermato al centro della grotta e fissa, con sguardo assente, il
muro di roccia davanti a sé; rabbrividisco, se possibile qui dentro fa
ancora più freddo che all'esterno, mi avvicino a Nerek gli poso una mano
sulla spalla, si volta e mi guarda, i suoi occhi grigi, sono freddi, privi
di espressione... il medaglione che porta al collo splende di una tenue
luce azzurra.
Questo posto non mi piace, fa sempre più freddo
"Nerek..."
Scosta la mia mano dalla sua spalla... si avvicina alla parete vi posa le
mani ed il muro scompare...
Una luce accecante mi abbaglia... mi stringo nel mantello, la luce si
attenua si estingue... Nerek sembra essere tornato in sé si guarda intorno
smarrito e confuso... spaventato.
Due donne stanno di fronte a noi... assomigliano molto a Nerek,
soprattutto la fanciulla...
Ho sempre più freddo, le membra mi si stanno intorpidendo sempre di più...
"Ti stavo aspettando, figlio mio"
E' l'ultima cosa che sento prima di crollare a terra ed essere inghiottito
dal buio.
Nerek
Sbatto le palpebre un paio di volte... che luogo è questo... dove mi
trovo... mi guardo intorno confuso sembra una grotta... almeno non fa
freddo come fuori... ma come sono arrivato qui...
Davanti a me ci sono due donne... chi sono?
Mi volto verso Atras sta tremando come una foglia.
"Ti stavo aspettando, figlio mio"
Sgrano gli occhi fissando la donna che ha parlato; sto per aprire bocca
quando Atras crolla a terra con un gemito, mi inginocchio accanto a lui...
che sta succedendo? Atras è freddo... ha il viso livido... ha un principio
di congelamento... ma non è possibile.
"Per un uomo comune, questo posto è più gelido della tormenta che si sta
scatenando fuori da qui"
A parlare è stata la fanciulla... mi somiglia tantissimo... ha lo stesso
colore dei miei occhi e dei miei capelli, indossa una tunica bianca
stretta in vita da un cordone azzurro, al collo porta lo stesso medaglione
che ho io.
Mi tolgo il pesante mantello e copro Atras "Come sarebbe un uomo comune"
"Tu sei un Figlio del Ghiaccio"
"Cosa?"
"Fratello, il mio nome è Raret, tu sei il successore... appartieni a
questo luogo, come nostra madre e me"
Sono terribilmente confuso... ma devo fare qualcosa per Atras o lui...
"Ho dato alla luce due bambini... uno di loro, il maschio, doveva vivere
nel mondo degli uomini, ti lasciai alle porte di un castello... li avresti
vissuto, ignaro della tua vera identità... ti lasciai solo il medaglione
quando sarebbe giunto il momento avresti trovato la via della tua gente...
e così è stato"
"Mi avete abbandonato al castello di Re Duncan" sussurro
"D'ora in avanti resterai qui... avrai il potere di dominare le energie
fredde e dovrai mantenere l'equilibrio tra gli elementi..."
"Non voglio questo potere, non lo voglio..."
Atras giace immobile, lo prendo tra le braccia e lo cullo, devo portarlo
via da qui.
"Non temere, fratello, non sta soffrendo, passerà dal sonno normale a
quello eterno senza soffrire" mi spiega mi sorella con gelido distacco.
Impallidisco "Non... non potete... devo uscire da qui... devo portarlo al
sicuro... al caldo..." ma nonostante tutto non riesco a muovermi ed
agire...
"Figlio mio è tempo che tu lasci il mondo degli uomini e prendi il posto
ed il potere che ti spetta"
"Non voglio nessun potere..." mormoro scuotendo la tesa con forza, poso la
guancia sul quella di Atras, il calore sta lasciando in fretta il suo
corpo non so che fare... fisso mia madre...
"Salvatelo..." non ho altra scelta "Salvatelo... e faro tutto ciò che
vorrete" mormoro chinando il capo.
Un istante dopo stringo solo il mio mantello bianco, di Atras non c'è più
traccia. Tutto questo è un incubo... sollevo il viso... sono prigioniero
in una fortezza di ghiaccio ed i miei carcerieri sono mia madre e mia
sorella.
Atras
Apro lentamente gli occhi, strano il senso di gelo profondo è scomparso...
sbatto le palpebre... sono in una stanza piccola ed accogliente, le pareti
sono di legno scuro e la stanza odora di resina...
"Oh vi siete svegliato, signore"
Volto la testa, un'anziana donna siede su una poltrona tra il letto ed il
camino acceso, si alza e mi posa una mano sulla fronte sorridendomi.
"Siete stato fortunato, che mio nipote vi abbia trovato o a quest'ora
sareste morto"
Mi sollevo sui gomiti, ho il corpo indolenzito ed un terribile mal di
testa.
"Dove sono?" biascico
"Queste sono le estreme terre del Nord, ma riposate ora, ci sarà tempo per
parlare"
Mi sospinge a sdraiarmi ed intona una ballata in una lingua che non
conosco, la voce della donna mi culla, c'è qualcosa che devo ricordare ma
la testa mi duole troppo e sono sfinito.
Quando apro nuovamente gli occhi la donna anziana non c'è più al suo posto
c'è un ragazzo, ha corti capelli castano chiaro, sta mettendo le piume
alle frecce, indossa abiti marroni, sembra un cacciatore.
Si volta verso di me, mi fissa con due caldi occhi color nocciola e poi
sorride dolcemente... è molto giovane avrà si e no sedici anni.
Posa le frecce si alza e si avvicina a me "Ben svegliato, il mio nome è
Gwen"
"Mi chiamo Atras..." tossisco ho la gola arida e la bocca impastata, il
ragazzo mi porge un ciotola, bevo qualche sorso, il liquido tiepido sa di
menta e mi da sollievo.
"Sono figlio di re Ogar e vengo dalle terre di Goran" concludo la mia
presentazione e bevo un altro sorso di infuso.
Gwen solleva un sopracciglio "E che ci fa un principe come voi così
lontano da casa, in una terra tanto inclemente come la nostra, da solo per
giunta"
Corrugo la fronte "Solo..." ripeto, non riesco a ricordare...
"Si quando vi ho trovato eravate solo e mezzo congelato"
Scuoto la testa le sue parole non mi aiutano... "No, non ero solo... ma
non ricordo"
"Beh se avevate una scorta o dei compagni di viaggio, non sono
sopravvissuti, mi dispiace... ha nevicato molto in questi giorni e per
trovare i corpi dovremmo aspettare il disgelo"
Un lungo brivido mi percorre la schiena, no... chi mi accompagnava, non è
morto... ma chi era? perché non riesco a ricordare... cerco si
concentrarmi... una figura bianco vestita è sbiadita indistinta, non
riconosco nulla del suo viso... niente eppure sono molto legato a questa
persona...
La porta della piccola stanza si apre... l'anziana donna entra con un
vassoio...
"Vi ho sentito parlare... ho pensato che foste affamato, vi ho portato
della zuppa calda appena fatta"
"Questa è mia nonna Marian, lui è Atras... trattalo bene perché è un
principe" le dice
Scuoto la testa mettendomi seduto meglio "Non sono necessari tanti
riguardi non preoccupatevi"
"Mangiate lentamente che scotta andiamo Gwen, lasciamolo mangiare in pace"
Quando sono nuovamente solo cerco di fare un po' di chiarezza nella mia
mente ma non ci riesco più ci penso e più il ricordo sbiadisce e si
allontana.
La donna torna a prendere il vassoio e mi porge dell'altro infuso alla
menta, poi mi lascia ed io scivolo nel sonno... faccio uno strano sogno
ma, al mattino quando mi sveglio, non o ricordo con chiarezza però mi ha
lasciato un grande senso di inquietudine e questo mi turba.
Mi alzo e mi affaccio alla piccola finestra, fuori e tutto bianco.
"Buongiorno"
Gwen entra nella stanza senza bussare facendomi sobbalzare dallo spavento.
"Scusate non volevo spaventarvi"
Scuoto la testa "Ero soprapensiero"
"Ieri mi sono dimenticato di dirvi una cosa... mentre eravate privo di
sensi, ripetevate spesso questo nome: Nerek"
Mi siedo pesantemente sul letto, prendendomi la testa tra le mani.
"Nerek..." sussurro
Nerek... Nerek... Nerek... Nerek...
I contorni della figura nella mia mente si definiscono, capelli color
argento... occhi grigi e tristi conosco quel viso... quel corpo... Nerek...
"State bene?" mi domanda preoccupato Gwen sedendosi al mio fianco.
"Ora ricordo... ora ricordo tutto... la grotta... la grotta di ghiaccio...
le due donne... così simile a Nerek" sollevo lo sguardo "Hai detto che
c'ero solo io, che hai trovato solo me..." annuisce "Non viaggiavo da
solo, c'era Nerek con me... c'è una grotta qui nelle vicinanze... non so
una grotta particolare..."
Gwen riflette e poi si acciglia "C'è un grotta a mezza giornata di cammino
da qui, viene definita la Grotta Maledetta ci sono parecchie storie a
riguardo ma nessuna a lieto fine, mia nonna ne conosce parecchie, mentre
facciamo colazione potete farvele raccontate"
Mi vesto in fretta e raggiungo Gwen e sua nonna nell'altra stanza, al
centro c'è il tavolo con le sedie su un parete il camino acceso ed
annerito dalla fuliggine, su un'altra parete una finestra e scaffali pieni
di barattoli e alle mie spalle le due porte delle stanze da letto e
sull'ultima parete la porta d'ingresso.
Mi siedo al tavolo dove la donna ha messo pane burro e marmellate varie,
Gwen è intento ad imburrare un fetta enorme di pane...
Marian si siede davanti a me "Raccontagli della Grotta Maledetta, nonna"
La donna mi squadra pensierosa "Come siete a conoscenza della grotta?"
Mi mordo il labbro inferiore... non so perché ma mi fido di questa donna e
di suo nipote...
"Stavo viaggiando verso Nord, con un mio amico, Nerek, quando lui
all'improvviso ha lasciato il sentiero principale e si è inoltrato nel
bosco... abbiamo camminato a lungo fino ad una grotta... nevicava e faceva
molto freddo, il sole era già tramontato, l'ho seguito all'interno
sperando di trovare un riparo dalla tormenta dove passare la notte, ma
all'interno faceva molto più freddo, all'improvviso il mio compagno ha
toccato la parete di roccia che aveva davanti e questa è scomparsa...
dall'altra parte c'erano due donne...
Quel posto non mi piaceva, volevo andarmene ma avevo sempre più freddo...
l'ultima cosa che ricordo sono le parole della donna rivolte a Nerek - ti
stavo aspettando, figlio mio-"
Rimaniamo a lungo in silenzio.
"Sei entrato nella grotta e sei qui a raccontarlo... io mi riterrei molto
fortunato" commenta Gwen
"Strano molto strano" sussurra Marian
"Mi spiace per il tuo amico però"
"Sta zitto, Gwen, non hai capito niente... il vostro amico, Nerek, qual è
il suo aspetto"
Sbatto le palpebre "Come?"
"Descrivetemelo" mi invita posando la sua mano sulla mia
"E' alto più o meno come me, snello, ha la pelle chiarissima, occhi grigi
e capelli bianco argentei..."
"Un Figlio del Ghiaccio" mi interrompe la donna
"Eh?"
"Nonna, è solo una vecchia leggenda..." borbotta Gwen togliendo la teiera
dal fuoco
"A quanto pare non più"
"Non capisco..."
"Qui dalle nostre parti si narra la leggenda del Figlio del Ghiaccio, si
racconta che una donna figlia del Dio del Ghiaccio avrebbe dato alla luce
due gemelli... una bambina ed un bambino... il piccolo doveva essere
lasciato alle cure degli uomini, doveva imparare a vivere in questo mondo
ignorando la propria identità fino al giorno della successione... nel caso
il bambino fosse morto il titolo sarebbe andato alla gemella, allevata nel
proprio regno freddo e credo proprio che il tuo amico sia il Figlio del
Ghiaccio della leggenda o come è chiamato qui un cuore bianco... se non
ricordo male il simbolo di questa... diciamo… dinastia e l'unicorno"
"Il medaglione... il medaglione di Nerek portava l'effige dell'unicorno"
"Ora capisco perché sei vivo... il tuo amico ti ha salvato... che cosa ha
promesso in cambio non lo so, però è grazie a lui che sei qui"
Cala un silenzio denso e pesante.
"Io devo tornate là... devo vederlo... parlargli... devo sapere...
devo..."
"Gwen va a spaccare un po' di legna"
"Ma ce n'è ancora parecchia"
"Gwen..." esclama la donna con un tono che non ammette altre proteste.
"Va bene, vado, vado..." borbottando indossa il mantello, prende l'accetta
ed esce.
Marian mi prende le mani tra le sue... "Tra voi ed il vostro amico Nerek,
esiste un legame ben più profondo dell'amicizia vero?"
Arrossisco lievemente
"Non vergognatevi, l'ho letto nei vostri occhi..." sussurra sfiorandomi
una guancia
"Tutti quelli che sono entrati nella grotta non sono mai più tornati, non
potete tentare la sorte nuovamente il vostro amico non ve lo
permetterebbe..."
Chiudo gli occhi, ricordo un'altra cosa lo sguardo di Nerek era
spaventato...
"Devo andare da lui... sono certo che ha bisogno di me... voi non capite e
non vi chiedo di farlo ma... ma..." smetto di parlare sono quasi sull'orlo
delle lacrime.
La donna si alza "Se siete deciso non posso fermarvi, non ne ho il diritto
anche se ne avrei il potere"
Non comprendo le sue parole e lei prosegue "Aspettate che smetta di
nevicare e dirò a mio nipote di accompagnarvi..."
Solo ora mi rendo conto che non saprei tornare in quel luogo.
"Grazie" sussurro
Nerek
Quanto tempo è trascorso... non lo so... so solo che mi sento
terribilmente triste ed amareggiato... ho scoperto chi sono... lo
desideravo tanto... ma a quale prezzo... Atras...
Chissà dov'è ora... mia sorella mi ha detto che sta bene... che non
ricorderà nulla dell'accaduto... non si ricorderà più di me... ha operato
su di lui un incantesimo in modo che scordasse tutto... come vorrei che
praticasse lo stesso incantesimo su di me... se lo dimenticassi non
soffrirei più.
Sono stato abbandonato da mia madre per vivere come un uomo normale... per
amare, soffrire, odiare, gioire, piangere e ridere...
Ho amato Atras, lo amo ancora, non smetterò mai di amarlo anche se lui non
sa più che esisto...
Ho sofferto... sto soffrendo tutt'ora, ma qui nessuno sembra
accorgersene...
Ho odiato... mio padre per quello che mi faceva... ed odio questo luogo e
la donna che dice di essere mia madre...
Ho gioito... scoprendo l'affetto taciuto di mio fratello, vivendo al
castello di Atras...
Ho pianto... amare lacrime per la nostra separazione... lacrime silenziose
e non viste...
Ho riso... per gli stupidi scherzi delle principesse a scapito del
fratello maggiore...
Ho vissuto, ho provato dei sentimenti, delle emozioni accanto a persone
meravigliose... come possono pretendere che dimentichi... tutto questo fa
parte di me...
Essere il Figlio del Ghiaccio significa essere solo, non provare nulla
essere freddo come l'elemento che rappresento, ma io non sono così... ho
tanto da dare... ho tanto da ricevere... io non voglio questo potere...
rivoglio la mia vita. La mia libertà.
"Fratello..."
La voce della mia gemella mi riporta alla realtà, sollevo lo sguardo,
sembra quasi di guardarmi allo specchio...
"Sei felice?" le domando
Lei scolla le spalle con noncuranza come se la cosa non avesse peso "Tu
no?" mi chiede ed il suo tono è lievemente stupito.
"No" rispondo secco
"E perché?"
"Perché vorrei essere in qualunque altro posto tranne qui!"
Mi guarda con occhi freddi "Non capisco" ribatte "Comunque, nostra madre
ti sta aspettando..."
Lentamente la seguo, questo luogo è tutto uguale... fatto di ghiaccio,
bianco e azzurro... non ho visto altri esseri viventi ma percepisco altre
presenze intorno a me... ho cercato di fuggire ma ho miseramente fallito.
La donna che mi ha dato alla luce mi fissa, ma sembra non vedermi
realmente, com'è diversa dalla mia madre adottiva, in lei non c'è quell'amore
incondizionate verso un figlio, quella luce che brillava negli occhi
dell'altra mia madre...
"Affinché sia mantenuto l'equilibrio degli elementi... tu sarai il
prossimo successore..." sentenzia la sua voce è fredda e tagliente come
una lama di ghiaccio.
"E se io mi rifiutassi"
Socchiude gli occhi lievemente irritata "La scelta è già stata compiuta"
"Da chi? Da voi! Io vi conosco appena, mi avete abbandonato pochi giorni
dopo la mia nascita, non voglio nulla, volevo solo sapere chi erano i miei
genitori naturali... ma voi... voi... non siete la madre che avevo
immaginato... e mio padre... chi è mio padre?"
Scrolla le spalle "Non ha importanza... non ha significato..."
Ho una gran voglia di piangere... e urlare, ma non servirebbe a nulla e a
nessuno importerebbe... mi lascerebbero a disperarmi... così ricaccio
indietro le lacrime e la frustrazione, volto le spalle alla donna e mi
allontano.
Atras
E' quasi l'alba... Marian mette nello zaino del nipote le ultime cose...
"Nonna, per arrivare alla Grotta Maledetta ci vuole solo mezza giornata di
cammino, non ti sembra di esagerare?"
La donna scuote energicamente la testa poi porge ad entrambi una
fiaschetta "Prima di entrare nella grotta bevete tutto il contenuto della
fiasca"
Annuisco legandola alla cintura.
Seguo Gwen sui sentieri della foresta, ha arco e frecce con sé, si orienta
perfettamente, deve conoscere questi luoghi come le sue tasche...
"Non sei obbligato a seguirmi dentro la grotta"
"Scherzi?" esclama "E quando mi ricapita un'avventura del genere"
"Potrebbe anche essere l'ultima" sussurro tetro
Si ferma di botto ed io gli vado contro "Dovreste essere un po' più
ottimista" asserisce scuotendo la testa, riprende a camminare lungo il
sentiero.
Ci fermiamo vicino ad un ruscello che sbocca della neve, mangiamo un po'
di pane e formaggio.
Camminiamo per un'altra ora e finalmente giungiamo alla grotta... affretto
il passo per raggiungere l'entrata, ma Gwen mi afferra per il braccio
"Aspettate"
Lo fisso mentre prende la fiaschetta e l'apre, faccio altrettanto con la
mia, bevo un lungo sorso... è un liquore denso e dolce in tre sorsi l'ho
finito...
"Ora possiamo andare!" esclama Gwen
Entriamo guardandoci intorno circospetti.
"Siete sicuro che è la grotta giusta, Gwen?"
"Si, guardate" mormora scostando della neve da un blocco di pietra, un
unicorno è scolpito in essa...
E' stano però... l'altra volta appena ho messo piede qui dentro ho
cominciato subito ad avere più freddo invece ora no... guardo Gwen che sta
ispezionando la grotta con lo sguardo anche lui sembra non avere più
freddo del dovuto...
Inspiro profondamente "Nerek!" grido
Gwen sobbalza spaventato... "La prossima volta avvisate!" esclama
Sorrido e grido ancora "NEREK!"
La mia voce si spande sulle pareti ghiacciate, poso le mani sul muro
freddo davanti a me, è gelido e bagnato, null'altro, non scompare... che
mi aspettavo... non ho il potere di Nerek.
"Ti prego... torna da me"
Nerek
Mi blocco a metà di un passo... scuoto la testa... me lo sono sicuramente
immaginato... poi... lo sento di nuovo... il mio cuore batte più forte...
non può essere... è la sua voce... la voce di Atras... mi sta chiamando,
corro seguendo l'eco della sua voce... i miei stivali non producono nessun
rumore...
Ansimante arrivo al muro di ghiaccio... e lo vedo... Atras... ma lui non
mi vede, non può vedermi...
C'è un ragazzo con lui... si sta guardando intorno... sento Atras
chiamarmi ancora... ma le sue labbra non si muovono...
Poso le mani sulla parete e questa diventa trasparente come il vetro,
permettendo così ad Atras di vedermi...
Colgo lo stupore sul suo viso e nei suoi occhi che mi fissano... le sue
labbra sfiorano il mio nome... estrae la spada e colpisce ripetutamene lo
spesso strato di ghiaccio... ma scalfisce appena la superficie.
Posa la sua mano all'altezza della mia "L'hai dissolto una volta... fallo
ancora."
Scuoto la testa "Non posso, non so come ho fatto... non sono stato io..."
"No, non è stato lui, siamo state noi..." chiudo gli occhi, la voce di mia
sorella alle spalle.
"Lasciatelo andare, altrimenti..." grida Atras
"Altrimenti cosa, giovane principe..." è mia madre a parlare questa volta.
Il ragazzo che è con lui gli posa la mano sulla spalla scuotendo la testa
ed Atras ripone la spada.
"C'è il Cacciatore con lui, madre" sussurra mia sorella
"Non capisco cosa ti spinga a fuggire, figlio mio..." mormora alzando la
mano il muro si dissolve, faccio un passo verso Atras.
"Fermo!"
Mi blocco ubbidendo all'ordine di mia madre... "Se avanzi ancora
morirai..."
Guardo Atras, scuote la testa implorandomi con lo sguardo di fermarmi.
Mi volto verso mia madre "Preferisco morire tra le braccia di chi mi ama
piuttosto che vivere in luogo privo di sentimenti circondato da sguardi
freddi"
Così dicendo oltrepasso la linea dove prima si ergeva il muro, lasciandomi
alle spalle il mio mondo, per entrare definitivamente in quello di Atras...
Sento mia madre sussurrare "La scelta è compiuta, addio, figlio mio"
Il medaglione che porto al collo irradia un gelo terribile che si diffonde
in un baleno in tutto il mio corpo, Atras mi afferra stringendomi forte al
petto... avverto il suo calore... il suo profumo...
Porto una mano al medaglione, lo afferro, ustionandomi le dita tant'è
freddo...
Un istante dopo si spezza... ed io con lui.
Atras
Lo afferro prima che cada, alzo lo sguardo verso le due donne, la più
giovane scuote la testa, il muro riappare, stringo forte Nerek a me... lo
guardo... l'ho ritrovato solo per perderlo di nuovo.
Afferra il medaglione, che irradia una luce sinistra...
Il gioiello si spezza e la luce si estingue... nello stesso istante gli
occhi di Nerek diventano vitrei, reclina il capo... giace inerme tra le
mie braccia...
"No... no... no... no..."
Gwen mi è accanto posa due dita sul collo di Nerek.
"Atras... non è morto... non ancora almeno..."
Lo fisso senza capire mentre tira fuori dallo zaino un mantello e ci
avvolge Nerek... ha ragione il cuore di Nerek batte ancora ed il suo
respiro è appena percettibile...
Gwen prende il mio zaino e la mia spada.
"Così potrete portarlo meglio... non c'è tempo da perdere andiamo..."
"Dove?"
"Da Marian..."
"E un viaggio troppo lungo, non sopravviverà" mormoro disperato non
sopravviverà comunque penso tetro.
Gwen si para davanti a me, mi afferra per le spalle e mi scuote "Vi fidate
di me?"
Annuisco debolmente...
"Bene allora muovetevi e seguitemi"
Faccio come mi dice e lo seguo... mi rendo conto che non stiamo
percorrendo la stessa strada dell'andata, non seguiamo nemmeno il
sentiero... il paesaggio è tutto uguale per me alberi e neve, neve ed
alberi...
Stringo Nerek a me... sta diventando freddo... la neve che ricopre la
strada ci rallenta e ci sfianca...
Continuo a camminare dietro a Gwen che di tanto in tanto si volta per
vedere se ci sono ancora... comincio a sentire il freddo e la fatica, da
quanto stiamo camminando? Alzo gli occhi è ancora giorno...
"Ancora un piccolo sforzo..." la voce di Gwen mi giunge lontana attraverso
una cortina di stanchezza, devo continuare a mettere un piede davanti
l'altro... alzo gli occhi una casa davanti a noi... vedo il fumo uscire
dal comignolo... un donna sulla soglia ci sta aspettando… Marian
Non è possibile... non ci abbiamo impiegato mezza giornata... il sole sta
cominciando a tramontare solo ora...
Gwen rallenta restando indietro, Marian mi viene incontro mi fa strada mi
conduce nella stanza accanto a quella di Gwen, la sua suppongo, è calda
nel camino arde un bel fuoco...
"Spogliatelo completamente e mettetelo sotto le coperte, ho provveduto a
scaldare il letto"
Sono troppo stanco per fare domande faccio quello che mi ha ordinato
mentre lei si affaccenda intorno a noi... "Sbarazzatevi del medaglione..."
ordina secca.
Lo sfilo dal collo di Nerek... lo fisso qualche istante ha perso tutta la
sua lucentezza. La donna si avvicina e fa bere a Nerek un infuso...
"Gettatelo nel camino, domani non ci sarà più... dissolto come neve al
sole"
Lo butto nel fuoco, nell'istante stesso in cui il gioiello tocca le
fiamme, Nerek si tende e si lamenta.
La donna gli accarezza il viso "Va tutto bene, ora passa piccolo... va
tutto bene"
Volge i suoi occhi su di me "E' un ragazzo forte, anche se dall'aspetto
non si direbbe e poi ha voi..."
Con un sospiro torno nell'altra stanza, Gwen sta rovistando negli
scaffali...
"Vorrei proprio sapere dove ha messo quel delizioso liquore che ha fatto
la settimana scorsa..." borbotta.
Mi siedo su una sedia
"Trovato" esclama vittorioso posando la bottiglia sul tavolo prende due
bicchieri li riempie e me ne porge uno.
"Tenete vi scalderà"
Bevo un sorso, è forte e mi brucia la gola... è diverso da quello che ho
bevuto prima di entrare nella grotta... molte domande affollano la mia
mente ma sono troppo stanco...
Marian esce e si siede davanti a me bevendo qualche sorso di liquore da
bicchiere del nipote... poi si alza e mette in tavola carne arrosto,
mangio senza sentire il sapore.
"Andate a riposare ora... ha bisogno di voi del vostro calore"
"E voi dove dormirete?"
"Nella stanza di Gwen"
Il nipote la fissa stranito, manda giù un boccone "Ehi, un momento, loro
due in camera tua, tu nella mia e io?"
"Qui, sul tavolo o se hai freddo sul pavimento davanti al camino"
Gwen la fissa con il coltello a mezz'aria sconcertato dalle parole della
nonna.
Apro la bocca per proporre una soluzione ma la donna alza la mano
mettendomi a tacere...
Gwen sospira avvilito e rassegnato... finisco di mangiare mentre Gwen
racconta quello che è successo nella grotta.
Mi ritiro nell'altra stanza, Nerek è immobile e silenzioso, mi spoglio
lentamente, ripenso alle parole di Marian, mi sfilo tutti gli indumenti...
mi corico nudo accanto a lui... il suo corpo è freddo, non più gelido ma
ancora freddo...
Mi accoccolo contro di lui facendo aderire il più possibile il mio corpo
al suo, gli accarezzo le spalle, il petto, bacio le sue labbra fredde, lo
coccolo fino a quando sono troppo stanco per tenere gli occhi aperti.
Mi desto a notte fonda, svegliato dalla voce di Nerek, si lamenta
debolmente... è voltato su un fianco... il suo braccio mi circonda la
vita... lo stingo a me, lo cullo gli parlo finché non si calma ed io
stesso mi riaddormento.
Apro nuovamente gli occhi mi specchio in quelli lucenti e grigi di Nerek,
grandi e smarriti come quelli di un cucciolo.
"Nerek..." mormoro posandogli la mano sulla guancia, chiude gli occhi li
riapre...
"Atras... non è un sogno... sono vivo... e tu... tu sei qui..."
Bacio le sue labbra socchiuse per me, la sua lingua sfiora la mia, le sue
mani sono tra i miei capelli, le mie sulla sua pelle tiepida...
Mi sollevo un poco, si lascia andare tra i cuscini sospira stancamente...
a malincuore lascio il letto.
Nerek si fissa la mano fasciata... mi avvicino verso il camino infilandomi
la camicia, guardo tra le ceneri... non c'è nulla nemmeno un grumo di
metallo.
"Dov'è il mio medaglione?" mi domanda con voce sottile e stanca.
Mi volto verso di lui... "Si è spezzato... quando siamo arrivati qui l'ho
gettato nel fuoco... si è dissolto" spiego tornando al suo fianco... "Come
ti senti?"
"Molto stanco... debole..."
"Allora riposa ci sarà tempo per parlare" mormoro lasciando la stanza.
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