Ovviamente disclaimers di rito: I diritti di Slam Dunk non sono miei, ma questo non è un segreto, essi appartengono al magico Maestro Inoue, io i personaggi li prendo solo in prestito, per farli impazzire un po'. Buona lettura!.

 

Attenzione!!! Alcune scene potrebbero essere ad alto contenuto violento/erotico. Si consiglia di astenersi dalla lettura i deboli di cuore e/o stomaco.

 

I personaggi risentono molto dell'ambientazione e saranno spesso OOC. (Sakuragi sempre più cattivo!!!!)

Questa fic vuole essere il mio personale regalo di compleanno alla mia amica  Anna.

Spero vi piacerà ^^

 

 



White Snow

parte IV

di Shaka


Kaede aprì lentamente gli occhi.

Una carezza sul volto lo aveva svegliato, piano.

 

- Kae.de...- alle sue orecchie una voce che lui ben conosceva, - Kaede...come state...?- quelle iridi blu lentamente focalizzarono la figura davanti a sé.

Lunghi e morbidi capelli scuri, che ricadevano in ricci scomposti. Occhi grandi e brillanti come stelle, che lo fissavano. Ayako.

Sua sorella.

 

Il principe si mosse leggermente, tentando di parlare, ma non vi riuscì. Sentì un forte bruciore al ventre rubargli il fiato. E le parole sembravano non voler uscire...

Ayako lo strinse a sé, accarezzandogli il volto.

 

- Non vi agitate...- sussurro con voce lieve, consolatrice. Poi accompagnando il suo volto al cuscino, gli accarezzò la guancia, con gesto gentile.

 

Con un panno umido ripulì le tracce di sangue dal volto del fratello.

Osservò quei lineamenti pieni di segni rossi. Prove della violenza con cui erano stati colpiti.

Il sangue, ormai scuro e freddo, contrastava con quella pelle bianca.

 

E Ayako sentì un infinita pena dentro sé, mentre cancellava quei rivoli.

Kaede non parlava, ma era possibile scorgere vergogna e umiliazione nei suoi occhi blu. Ed era così....frustrante... vederlo così.

 

Non avrebbe mai voluto vederlo così....

 

...Quando Mito era salito nelle sue camere a chiamarla e chiedere il suo aiuto, ella non aveva compreso cosa fosse successo. Ma dopo esser giunta nelle stanze del fratello, ed averlo visto in quelle condizioni, lo aveva subito soccorso, aiutata da Yohei.

 

 

 

 

Kaede aveva presto ripreso conoscenza. Ma adesso sentiva un terribile macigno sul cuore...una colpa....le cui conseguenze venivano pagate da chi più amava....

 

 

Mito entrò dalla porta.

 

- Principessa, il bagno è pronto...- comunicò. Lei piano si mosse, sorreggendo il fratello.

 

- Kaede ce la fate ad alzarvi e camminare?- chiese, e lui annuì per poi piano tirarsi su.

Con passi lenti, e doloranti, percosse quel breve tragitto, affidandosi alle cure della sorella.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo, tornò a sdraiarsi nelle lenzuola, fresche e pulite, che Mito aveva cambiato.

 

- State meglio adesso?-  chiese Ayako sedendosi sulla sponda del letto. Kaede appoggiato ai cuscini annuì. Poi fissò il suo sguardo su Mito, vicino al letto.

 

- Yoehi, non sapete proprio ubbidirmi, vero?- chiese piano, quasi severamente. Yoehi si sentì in  imbarazzo a quel rimprovero.

 

- Ha fatto bene a venirmi a chiamare...come pensavate di farcela senza aiuto, Kaede? - lo rimproverò gentilmente la sorella.

 

Mito a quel punto sorrise, e si congedò.

 

- Principessa, io torno al piano inferiore, non prolungate troppo la vostra assenza dall'ala est del castello, potrebbero averne sospetto...- raccomandò. La donna annuì, poi dopo aver seguito con gli occhi il servo uscire dalla stanza, tornò a fissare il fratello.

I due si guardarono intensamente. Poi lei si abbassò, abbracciandosi a lui, poggiando la testa al suo petto.

 

- Siete un' incosciente Kaede...- disse stringendo la sua maglia. Kaede sospirò, alzando poi un braccio, e stringendola a sé, - cosa pensavate di fare tacendoci questa violenza!?-

 

- Non preoccupatevi sorella... vi prego....e non fate parola di tutto ciò con nostro padre.... ne morirebbe....- Ayako alzò il viso fissando il fratello. I suoi occhi erano lucidi, ma sempre meravigliosi e profondi, come le immensità del terso cielo d'estate.

 

Le loro iridi si incrociarono per dei lunghi attimi, poi Kaede, tese le braccia le braccia verso di lei, manifestandogli il suo desiderio di abbracciarla. Ayako lo fissò, e dopo un attimo si strinse a lui. Ancora una volta.

 

- Perdonatemi...- sussurrò il giovane principe.

 

- Cosa dite Kaede?... perdonarvi?...Quale colpa avete voi...mio povero fratello...siete in queste condizioni anche per causa mia......- con una mano accarezzò quella del principe, - avrei preferito morire...che vedervi vittima di quell'uomo....-,

 

- Non dite così....io ho scelto di sposare Sakuragi per permettervi di vivere ed essere felici....e voi dovete farcela.......- disse il giovane principe, con sguardo sicuro, la donna annuì accarezzandogli il volto. Kaede sorrise lievemente, e con le mani le incorniciò il volto, asciugando con i pollici le scie leggere che le lacrime al loro passaggio avevano lasciato.

Lei sorrise, poi lentamente si staccò da lui, e con le mani lo spinse a sdraiarsi.

 

- ... sdraiatevi...riposerete meglio....vi ho applicato un unguento, che accelererà la guarigione delle vostre ferite...- disse coprendolo con la pesante coperta del letto, - avete qualche linea di febbre...dovete riposare....- gli sorrise. Ma sentiva ancora le lacrime prepotentemente pungerle gli occhi.

 

 

- Adesso tornate alle vostre stanze....o si accorgeranno della vostra assenza....- sussurrò Kaede, e lei annuì.

 

Deponendogli un bacio sulla fronte, si alzò, ed allontanandosi, con il cuore in pena, tornò all'ala Est del castello.

 

 

 

 

 

 

 

Kaede rimase nel letto, tentando di riposare. La febbre saliva, ed era attraversato da lunghi brividi di freddo.

Cadde in un sonno leggero, sofferente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era notte fonda quando, nella semincoscienza a cui lo obbligava la sua condizione, il giovane principe udì il materasso del letto abbassarsi, e il rumore di suo marito raggiungerlo nel letto.

 

Non era riuscito a riposare, la febbre lo tormentava, e i brividi lo scuotevano.

Inconsciamente si lamentava.

 

Sentì una mano poggiarsi sulla sua fronte.

 

- Avete freddo?- chiese una voce pesante e profonda, che riconobbe come quella del Re. Kaede lo fissò, annuendo lievemente.

 

Sakuragi fissò gli occhi rossi e lucidi del suo consorte, come fermandosi un attimo a riflettere, poi si staccò e si allontanò.

 

- Chiamerò Mito a prendersi cura di voi...mi sposterò nell'altra stanza per questa notte- disse freddamente raccogliendo le proprie vesti e dirigendosi alla porta che conduceva alla stanza accanto.

 

Kaede lo fissò allontanarsi, sconsolato.

Dentro sé una triste sensazione di solitudine si fece sentire...

Per un attimo aveva sperato che il suo sposo si avvicinasse a lui, anche in un banale gesto di gentilezza, ed invece aveva pensato a sé stesso anche questa volta.

 

 

 

 

 

Dopo pochi minuti udì la porta aprirsi.....

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nei giorni seguenti nulla cambiò.

Il Re Sakuragi fu impegnato nei preparativi per la partenza alla volta del vallo ai piedi della montagna.

 

E Kaede consumava i suoi giorni chiuso nelle sue stanze. Nella sua solitudine.

 

Le ore che i due sposi trascorrevano insieme eran quelle buie, che separavano il tramonto dall'alba...le lunghe notti, in cui il sovrano pretendeva per sé quel principe.

 

Le lunghe ore in cui Kaede, nonostante si opponesse con tutte le sue forze, finiva sempre in quel letto, finiva sempre sotto quel corpo caldo. A concedersi.

 

E mentre fuori la neve, bianca e candida, scendeva su Caleydon...Kaede, in quell' alveo...affidava il proprio corpo a quello sposo, che con violenza e passione lo faceva suo............ notte dopo notte.................... volta dopo volta.................. Spingendosi dentro di lui con frenesia. Con desiderio. Con forza.

 

Rapendolo ai suoi pensieri, al suo mondo.

 

Senza dargli alcuna scelta.

Alcuna alternativa, se non quella di farsi violare e possedere tra quelle lenzuola, che già da troppe notti si macchiavano di sangue. Il suo sangue.

 

 

 

 

 

 

 

 

E  mentre Hanamichi lo possedeva per l'ennesima volta, quella notte, Kaede si sentì cedere.

Gridava, aggrappandosi disperatamente alla schiena del suo sposo, mentre lo sentiva affondare nel suo corpo.

 

Poche spinte ancora, poi lo sentì gridare, e sciogliersi in lui.

 

Sentì quel calore, ormai familiare, spandersi nel suo ventre, e chiuse gli occhi. Staccando le mani da quella pelle sudata, e abbandonandole sulle lenzuola sfatte.

 

Era finita anche quella volta....

L'ennesima volta...

 

Non ricordava più nemmeno quante erano state quella notte....

 

Non vi riusciva...la sua mente era così stanca...così anche il suo corpo....

Ormai poteva solo attendere...attendere...e.. sperare.... che la volta successiva fosse solo meno dolorosa della precedente....

Poteva solo sperare che tutto finisse al più presto possibile....

Poteva solo sperare che quel desiderio si consumasse velocemente....e lo lasciasse libero....

 

 

Re Sakuragi uscì dal corpo steso sotto di lui, sdraiandosi poi sulle lenzuola. Sfinito.

 

Kaede si volse lentamente, a guardarlo.

Senza dire nulla.

 

Hanamichi respirò a fondo parecchie volte, poi girando il volto verso il suo amante si accorse del suo fissarlo.

Sospirò, e qualche attimo dopo, si alzò.......

............ non sopportando quello sguardo fisso su di lui...

...................non sopportando le domande che leggeva in quelle iridi ferite e umiliate....

..........................non sopportando il peso che la sua coscienza sentiva così grave............

.................................piena di un rimorso che non aveva saputo cacciare dai suoi pensieri......

 

 

Si avvicinò al mobile da bagno, ripulendosi dalle tracce di quell'amplesso appena consumato.

 

Mentre indossava i suoi indumenti da letto, parlò

 

- Domani mattina devo partire per visitare i villaggi ai piedi della montagna .... preparatevi, verrete con me....staremo via qualche giorno....- Kaede lo guardò, senza rispondere. Infondo quella del Re non era una richiesta, era un ordine. Come sempre.

 

Piano si tirò a sedere, guardò il mobile da bagno di fronte a lui, sconsolato, avrebbe dovuto pulirsi, ma non riusciva ad alzarsi, e in un certo senso non voleva muoversi nudo per la stanza, di fronte a Sakuragi. Sembrava un pensiero stupido, visto quello che avevano condiviso fino a pochi attimi fa.... o in tutte le lunghe notti passate insieme......ma Kaede si sentiva a disagio..................

..............per quegli occhi che lo fissavano......... con intensa bramosia.

 

 

 

 

Risolse indossando i suoi abiti per la notte. Con movimenti lenti. Poi tornò a sdraiarsi tra le coperte. E tentò di addormentarsi.

 

 

Udì il re sdraiarsi vicino a lui, ma senza oltrepassare quella metà del letto che li separava. Senza riservargli alcuna accortezza.

 

Si strinse alle coperte, affondando il volto nel cuscino.

Sentiva freddo, e nemmeno quelle calde pellicce che coprivano il letto sembravano potergli dare conforto...

 

Per un attimo si chiese come potesse sentirsi tra le braccia del proprio sposo, se questi, invece di ignorarlo, lo avesse abbracciato, per ripararlo da quel gelido freddo che opprimeva la sua anima.

Ma in lui, ogni giorno che passava, si concretizzava la consapevolezza che forse, non avrebbe mai potuto scoprirlo.

Chiuse gli occhi, rapito dalla stanchezza, abbandonandosi ad un sonno lento e privo di sogni.

 

 

 

Re Sakuragi, dopo essersi sdraiato, rimase girato su un fianco, osservando la schiena ampia del suo consorte.

Non si erano scambiati più di poche parole. Sia prima che dopo i loro rapporti.

Indifferenza. Ecco l'unica cosa che vi era tra di loro. Nessun legame fuori da quel letto. Nessuno. Condividevano i loro corpi, ma non le loro anime.

Non i loro pensieri. Non i loro sentimenti.

 

Hanamichi continuò a guardare quello sposo che, in fronte a lui, riposava.

Avrebbe voluto allungare le braccia, e stringerlo a sé, in quella notte gelida.

 

In quella notte in cui gli si era concesso un' ennesima volta.

 

In quella notte in cui lo aveva posseduto nuovamente con violenza e passione.

 

Ma qualcosa lo frenava.

La paura. Il timore.

Timore di un rifiuto che avrebbe ferito il suo animo e il suo orgoglio.

Un rifiuto prova del disprezzo che quello sposo, dagli occhi di profondo cristallo, sicuramente provava per lui.

 

E così rimase a fissarlo, stringendosi nelle calde coperte del loro letto, finché il sonno non venne a rapirlo....e la tristezza scivolare via nell'incoscienza....

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mattino dopo il Re Sakuragi si svegliò all'alba. Per preparare le sue borse, e sellare i cavalli.

La carrozza lo attendeva fuori dal palazzo.

Così come i soldati della sua scorta.

 

Kaede lo raggiunse subito, pronto anch'egli.

 

La spedizione vedeva il sovrano, il suo consorte e la scorta dirigersi ai piedi della montagna. Avrebbero dovuto visitare i luoghi colpiti dalla valanga. Sarebbe stati ospiti nel piccolo villaggio di Torehod, vicino alla foresta, e da lì avrebbero visitato i dintorni.

 

Il Re Sakuragi e il principe salirono sulla carrozza, e sedendosi, uno in fronte all'altro, partirono verso la loro destinazione.

 

 

Il viaggio durò alcune ore.

Le strade, sgomberate dalla neve furono facile passaggio da attraversare per giungere ove erano attesi.

 

 

Kaede trascorse quel tempo guardando fuori dal finestrino della carrozza in movimento i paesaggi che attraversavano e richiudendosi nei suoi pensieri.

Di tanto in tanto spostava il proprio sguardo sul suo sposo, che si era addormentato, e scompostamente si appoggiava alla parete della carrozza.

 

Lo fissava, e lo studiava. Guardandone i tratti. Il corpo. Quel corpo che ogni notte, in quel letto pretendeva il suo. E che lui, sempre troppo occupato a difendersi e ribellarsi, non riusciva mai a guardare, ad ammirare.

 

 

La carrozza giunse ai confini della foresta, e da lontano si intravide il villaggio dove erano diretti.

Kaede si alzò, inginocchiandosi di fronte al proprio sposo.

 

- sposo, svegliatevi...siamo giunti a Torehod- sussurrò, scuotendolo gentilmente. In risposta gli giunse una sbracciata, che per poco non gli fece perdere l'equilibrio, - Sakuragi svegliatevi!- disse ancora in tono gelido e incolore. A quello il sovrano si destò. E lo fissò, vedendolo chino di fronte a lui.

Si fissarono un attimo, poi compostamente Kaede tornò al suo posto e non disse altro.

Sakuragi guardò fuori dal finestrino, e intravide la loro destinazione.

 

 

 

 

Torehod era un villaggio ai piedi del Regno di Caleydon. Vi apparteneva da tempi immemori. E la sua gente era popolata da commercianti di pelli e poveri coltivatori.

 

Il Re Sakuragi scese dalla carrozza, atteso dagli abitanti del luogo.

Kaede scese con lui.

La folla che li attendeva era folta. E in presenza del Re il capovillaggio, e gli abitanti, si posero in ginocchio come saluto.

Kaede si avvicinò a una bambina in ginocchio di fronte a sé,

 

- alzatevi piccola...- sussurrò tendendogli la mano. Poi, fissò la sua gente. Gli uomini avevano i volti segnati. Le donne e i bambini sembravano stanchi. Forse avevano lavorato anche loro per tirare fuori dalle case i superstiti della valanga. Fissò le case del villaggio, alcune erano distrutte. Altre vecchie e instabili.

La neve aveva colpito anche quei luoghi.

 

Il capovillaggio condusse i due sovrani al loro alloggio.

Un piccolo casolare, forse uno dei pochi che non era stato colpito dalla furia della slavina.

 

 

Era ormai mezzogiorno. Il sole era alto nel cielo, e dopo aver riposto le proprie borse nella casa che gli era stata data, Re Sakuragi e il suo sposo sellarono i loro cavalli, partendo alla volta dei villaggi vicini.

Poche ore mancavano alla sera. E dopo il tramonto non era più possibile stare fuori dalle abitazioni, per le forti nevicate, e per il gelo.

Sopravvivere fuori era praticamente impossibile con quel clima rigido.

 

I due sovrani visionarono il villaggio vicino Torehod.

Kaede, dopo esservi giunto, intravide la gente del luogo. Scese da cavallo, incontrando il capo villaggio, che conosceva bene, il Conte Koshino. Dopo un inchino al Re, egli si voltò verso il principe,

 

- Sua maestà, siamo così felici di vederla!- pronunciò inchinandosi a baciargli la mano.

 

- Conte, vi prego, non badate alle formalità...gli abitanti del villaggio come stanno?-

 

Sakuragi affiancò il suo sposo, e insieme seguirono il Conte. Egli gli indicò le case crollate. Gli scavi per tirare fuori dalle macerie le poche cose rimaste.

 

- Il popolo si è rifugiato nelle grotte...ma non potremmo sopravvivere ancora per molto in queste condizioni...- Kaede annuì. Poi si girò a fissare il Sakuragi, che per tutto il tempo aveva osservato senza proferire nulla.

Proseguirono, intravedendo campi distrutti. Mura cadute.

 

La visita durò ancora lunghe ore. E la notte arrivò al suo calare.

I due sovrani rientrarono a Torehod.

Il principe, quella sera, seduto alla tavola imbandita per la cena, insieme al Re, non riuscì a mangiare. Si sentiva inquieto e privo di appetito.

Ripensava a ciò che aveva osservato, in quel pomeriggio, nei villaggi vicini.

Temeva per il suo popolo. Ed aveva pena di quelle povere anime rimaste senza rifugio.

Per quanto avrebbero potuto vivere nelle grotte? Bruciando rami per riscaldarsi in quelle condizioni precarie?

 

 

Re Sakuragi vide il suo sposo perso nei suoi pensieri. Lo fissò, vedendo poi il suo piatto intatto.

 

- Fareste bene a cibarvi consorte, domani viaggeremo molto, privo di forze mi sareste di peso...- disse con tono duro. Kaede lo fissò.

 

- Non ho bisogno delle vostre prediche...non vi sarò di intralcio....-

 

- Meglio così...anche perchè non ho intenzione di perdere più tempo del dovuto qui nella valle...tra massimo due giorni torneremo al castello...- disse con voce piatta ed indifferente.

 

- Cosa intendete con il “non voler perdere tempo”? Ritenete che vedere la sofferenza di questi uomini sia inutile?- chiese irritato Kaede.

 

- Inutile? Si, lo è...questa povera gente non porta alcun giovamento al mio Regno...- Kaede lo fissò, come non capendo il significato del suo discorso, e così egli chiarì, - questa è la selezione naturale della vita...i forti sopravvivono, i deboli muoiono...in battaglia...per malattia........per colpa di una valanga...cosa vuoi che importi....nel mio esercito non vi è posto per i deboli...- concluse lui dai capelli rossi.

Kaede si alzò furente a quelle parole.

Fissò il suo sposo con disgusto, poi si mosse per andarsene.

 

- Non vi ho concesso di ritirarvi...consorte!- precisò con voce ferma il Re. Kaede si fermò, guardandolo con astio. I suoi occhi sembrarono taglienti cristalli, e Sakuragi quasi ne ebbe timore.

 

- Andate al diavolo!- lo sfidò, uscendo poi dalla sala e chiudendosi nella stanza da letto.

Hanamichi lo osservò, e quando la sua figura sparì sorrise. Quasi divertito. Il suo sposo era veramente insolente e tenace. Sfidarlo così apertamente. Anche quando sapeva che lui era più forte.

Non si arrendeva mai, e di questo doveva dargliene atto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Hanamichi finì la sua cena, in solitudine, e dopo di si recò nella camera da letto.

 

 

Dopo aver aggiunto dei ciocchi di legno per la notte nel grande camino della stanza, iniziò a spogliarsi. Kaede aveva già indossato le vesti per la notte, e si accingeva a sdraiarsi ... lì...

 

....in quel giaciglio ....dove entrambi avrebbero dovuto riposare.

 

Sakuragi lo raggiunse, pochi minuti dopo.

Lui dagli occhi blu gli diede le spalle, senza rivolgergli lo sguardo. Sentì il fruscio delle coperte che si scostavano, e poi un calore famigliare vicino a lui.

Quel letto era più piccolo di quello dove dormivano a palazzo. E la vicinanza era inevitabile.

 

Kaede strinse ai pugni le coperte, pieno di rabbia, per le parole che aveva dovuto ascoltare prima.

Si sentiva impotente, perchè sapeva, che nonostante tutto, lui non poteva nulla per far cambiare idea a suo marito. Perchè per lui la sua figura era insignificante. Come le sue idee, e i suoi pensieri.

Avvertiva la rassegnazione giungere, come ultimo baluardo di una lotta senza speranza. E si chiese se mai avrebbe potuto sopportare tutta la vita di essere trattato come una nullità.

Come un oggetto privo di valore.

Come una bambola per allietare le notti di un Re annoiato e spietato.

 

Sentì una strana sensazione di calore sul viso. Come delle gocce scivolargli lungo le guance.

 

Lacrime.

 

Lui che non piangeva mai, adesso piangeva per sé stesso.

 

Piangeva per l'amarezza di quel destino, che lui stesso si era scelto.

Piangeva non per autocommiserarsi...ma per dispiacere...il dispiacere immenso che la sua posizione gli dava...quello di non poter aiutare la sua gente...il suo popolo...nel bisogno. Adesso che avrebbe dovuto assistere la sua gente, non poteva....

 

 

 

 

Ed anche nei giorni seguenti, quella sensazione di impotenza e frustrazione crebbe, fin quasi divenire soffocante.............

 

 

 

Insieme al Re egli visitava i villaggi, i rifugi dei cacciatori, le grotte. E vi trovava solo disgrazie e distruzione. Sarebbero necessitati molti uomini per ricostruire quelle case. Molti fondi. E solo il Regno poteva sostenere una spesa del genere. Non di certo quella povera gente, che a stento riusciva a mangiare, e rifugiarsi dal rigido freddo dell'inverno.

 

Cavalcarono quel giorno, i due sovrani, fino al villaggio di Lucyedon.

Erano partiti la mattina all'alba, quando la pallida luce del sole riscaldava appena i monti. Il villaggio era distante.

 

Arrivarono dopo poche ore, scorgendo i pochi uomini rimasti.

Lavoravano, approfittando delle luci del giorno.

Lavoravano per ricostruire le loro case.

Uomini, donne e bambini. Collaboravano per tentare di rimettere in piedi quelle pietre ormai pericolanti.

 

 

Visitarono le zone circostanti, presero coscienza delle condizioni precarie in cui anche quel villaggio versava.

 

 

 

Nelle prime ore pomeridiane si mossero nelle macerie delle case.

 

Kaede si fermò a osservare una famiglia che si adoperava sotto le pietre di una costruzione caduta.

Gli uomini trasportavano grandi massi, tentando di rendere stabili quelle inferme mura.

I bambini trasportavano quelle piccole, aiutando i genitori.

 

Kaede ebbe pena di quelle piccole anime.

Ed anche il Re Sakuragi li fissò con enorme ammirazione.

 

 

 

Ad un tratto, mentre uno dei piccoli poggiava una pietra al padre, il muro a cui essi lavoravano cedè. L'uomo si mosse in fretta allontanando i bambini, ma nulla poté per evitare di rimanere prigioniero sotto le tavole in legno del sostegno.

 

Kaede, che aveva visto l'accaduto subito scese da cavallo. Tentando di soccorrere il povero disgraziato.

 

I bambini corsero in aiuto del padre, ma i massi erano troppo pesanti per sollevarli.

L'uomo gridava dal dolore.

 

Altri uomini subito accorsero unendosi al principe Kaede, tentando di estrarre il povero contadino. Senza indugiare si caricarono di pesanti massi, scostandoli.

 

 

 

- Maestà..cosa fate...allontanatevi...- disse il pover uomo, ma Kaede non volle dargli retta,

 

- Non muovetevi, o le vostre gambe si spezzeranno...- disse continuando a rimuovere i massi, aiutato dalla moglie e altri uomini del villaggio.

 

Il principe parlava, infondendo forza d'animo al pover uomo, e si muoveva senza esitazione, con enorme coraggio per donargli la libertà.

 

Sakuragi scese da cavallo. E fermandosi di fronte a quella folla osservò Kaede.

Osservò quella sua costante decisione, nel tentare di sollevare quell'ammasso di legno e pietre che imprigionava quel contadino.

Osservò..... i suoi occhi.......affascinato da quell'eroismo indomito che ne traspariva......osservò il suo altruismo.................

 

 

Il giovane principe spostò un altro grande masso, liberando per metà la gamba del contadino, nel farlo il suo sguardo incrociò quello del Re, che fermo, di fronte a loro, osservava tutto. Senza muovere ciglio.

 

Sakuragi rimase colpito da quello sguardo. Ne fu come penetrato...ma non vi percepiva odio...no...poteva leggervi dentro un bisogno........disperato....una richiesta....che non seppe comprendere...

 

Ma dopo un attimo di riflessione...preso da un strano impulso si avvicinò, chinandosi a dare il suo aiuto a Kaede.

 

Questi, intento a sollevare un grosso sasso, vedendolo al suo fianco lo fissò sorpreso. Ma non disse nulla.

 

Insieme si adoperarono per liberare quell'uomo, e dopo, quando il corpo fu estratto dalle macerie, la gente del villaggio gli prestò le prima cure.

 

 

 

 

 

 

 

- Principe vi ringrazio...che Dio vi protegga...principe Kaede....- disse la moglie dell'uomo baciando le mani del suo signore. Ma Kaede alzò la mano, e accarezzò i capelli della donna.

 

- Non ringraziatemi, correte al fianco del vostro consorte...- disse con tono sereno. La donna annuì e corse dal marito ferito.

 

 

Lui dagli occhi blu si voltò, fissando il suo sposo, che si era allontanato, verso i cavalli.

Mosse alcuni passi verso di lui. Fermandosi a pochi palmi.

 

- Vi ringrazio...per avermi aiutato...- disse, ma subito dopo notò che il Re si teneva una mano. Si avvicinò, scorgendo un taglio sul suo palmo, - vi siete ferito?- chiese fissando le gocce di sangue che in rivoli macchiavano quella pelle ambrata e forte.

 

-Non è vostra preoccupazione la mia salute, consorte.- tentò di allontanarlo il Re, ma Kaede non si fece intimorire. Si abbassò, raccogliendo della neve pulita su un fazzoletto di stoffa che aveva con sé. Afferrò la mano del suo consorte, nonostante la sua protesta, e vi applicò il gelido liquido, pulendo la ferita. Sakuragi gemé. Per il bruciore di quella gelida neve sulla sua carne lacerata.

Poi ammirò il suo sposo fasciargli il palmo con quel fazzoletto bianco.

 

- Non è grave...appena torneremo al rifugio vi applicherò dei medicamenti....- sussurrò. Il sovrano fissò quella fasciatura, e poi il suo sposo.

Annuì involontariamente.

Sentì confusione nella sua mente.

Confusione e una strana sensazione allo stomaco.

Come imbarazzo, di fronte a quella gentilezza, voluta solo per lui.

 

- Torniamo a Torehod, la notte giungerà presto...- disse, togliendosi d'imbarazzo.

Kaede annuì, poi salì in groppa al suo cavallo, accostandosi al suo sposo. In attesa di ripartire per il villaggio ove erano ospiti.

 

Giunti al loro rifugio i due sovrani cenarono, e poi si ritirarono nella loro stanza, per la notte.

Il Re Sakuragi era adesso seduto sul letto. Vicino a lui, il suo sposo.

Medicava la sua ferita, fasciandola poi con quel fazzoletto bianco.

 

- Non ho bende per una medicazione...ma credo questa vada bene...- disse con voce bassa il principe dai capelli neri.

 

Sakuragi annuì. Fissando quasi incantato quelle mani bianche annodare un piccolo nodo. E poi allontanarsi.

Spostò il suo sguardo........

.........Quelle iridi blu incrociarono le sue........ scure e profonde. Ed un brivido li colse.

Sentirono un lieve imbarazzo scendere tra di loro.

 

Lui dai capelli rossi allungò la mano, togliendo le boccette di vetro con i medicamenti da quelle del suo consorte. Riponendole sul mobile vicino al letto, si girò poi a fissarlo.

 

I loro sguardi si persero in un secondo che sembrò dilatarsi all'infinito...

 

Preso da uno strano desiderio.........Hanamichi si avvicinò a quelle stelle brillanti, che erano gli occhi del suo sposo, come ipnotizzato da quelle piccole schegge di luce... che come lingue di fuoco giocavano in quelle grandi pozze d'azzurro cielo... e chinandosi su quelle labbra, piccole e pallide, piano le sfiorò con le proprie....

 

Kaede non si ritrasse a quel tocco. Lieve e senza pretese.

 

Chiuse gli occhi ...lentamente...

 

Saggiando quelle labbra appoggiate sulle sue.

Erano fredde, ruvide. Così come nei suoi ricordi di tutte quelle notti in cui, stretti sul letto da quella violenta passione, quelle labbra lo avevano violato e rapito....

Ma quel bacio non aveva nulla di violento o passionale...era dolce......riverente ........come un delicato grazie sussurrato su quella bocca...........per quella gentilezza, che nonostante tutto...quel principe dai capelli neri aveva riservato a quello sposo dai capelli rossi...

 

Hanamichi piano premé le sue labbra su quelle calde del suo consorte, violandole dolcemente con la lingua. Cautamente. Quasi temendo di spezzare l'incanto in cui entrambi si sentivano avvolti.

Kaede accettò quell'interna carezza, e schiuse le labbra, accogliendo la lingua calda del suo sposo.

I loro respiri si mescolarono... i loro occhi socchiusi si specchiarono....ed insieme si persero nel sapore di un bacio che sapeva di qualcosa di più...........che sapeva di loro........di sentimenti strani.......di tenerezza.......

 

 

 

Furono istanti lunghi come l'eternità....

 

 

 

 

Quando le loro labbra.....si staccarono...in cerca di aria...e di risposte.... i loro cuori battevano furiosamente...e le loro anime sentirono freddo....

 

.... nelle loro iridi si scorgeva confusione.......Sakuragi distolse lo sguardo da quello del suo sposo, poi

 

- Andiamo a dormire...domani dovrem recarci oltre il bosco...ci sarà da cavalcare a lungo....- disse. Kaede annuì.

 

 

Lentamente entrambi si sdraiarono nelle fredde coperte di quel letto.

 

Ognuno nella propria metà di quell'alcova.

Sfiorandosi appena, in quel nido stretto, ma senza mai toccarsi veramente............

E senza fretta attesero il sonno.

Lentamente....rimembrando nella mente i ricordi appena vissuti....e le sensazioni di quel bacio, che aveva un sapore diverso da tutti quelli che fin ora li avevan visti protagonisti....

 

 

 

 

 

 

 

Owari...

 

 

 

 

 

 

Grazie a tutti quelli che hanno commentato e scritto, un saluto a Anna, Kiriko, Akio, Satsuki, Silvì76, bluejusttooblue, narumi, mistica, siz, strawberry, Kasumi, kodochasuper , vi sono grata per la vostra partecipazione ^_^ .

 

Un abbraccio a tutti,

`ShaKa`