Ovviamente disclaimers di rito: I diritti di Slam Dunk non sono miei, ma questo non è un segreto, essi appartengono al magico Maestro Inoue, io i personaggi li prendo solo in prestito, per farli impazzire un po'. Buona lettura!.

Attenzione!!! Alcune scene potrebbero essere ad alto contenuto violento/erotico. Si consiglia di astenersi dalla lettura i deboli di cuore e/o stomaco.

I personaggi risentono molto dell'ambientazione e saranno spesso OOC. (Sakuragi sempre più cattivo!!!!)

 

Questa fic vuole essere il mio personale regalo di compleanno per una mia amica : Anna.

 

Spero vi piacerà ^^

 



White Snow

parte III

di Shaka


Qualche ora dopo Kaede aprì con molta fatica gli occhi, destandosi dal pesante sonno a cui il suo corpo lo aveva costretto.

 

Sbatté le palpebre più volte. Sentendo la sua mente uscire da un sfocato torpore.

 

Piano fissò le mani, che teneva davanti a sé, poggiate sul lenzuolo.

 

Le vide macchiate di strani colori scuri.

 

Lentamente, iniziò a ricordare dov' era.

 

Guardò l'arredamento della parete di fronte a lui. In silenzio.

 

Si sentiva debole.

 

Gli girava la testa.

 

 

Piano si mosse, ma quel lieve movimento fu seguito da una fortissima fitta al ventre. Ed un suo gemito di dolore.

 

Rimase immobile, ascoltando le palpitazioni del suo corpo dolente. Tentando di far passare la fastidiosa sensazione che il suo movimento aveva provocato.

 

 

Lentamente, davanti a sé tornarono alla sua mente i ricordi della notte appena passata.

 

 

 

La notte delle sue nozze.

 

 

 

La prima notte con suo marito.

 

 

 

Quel marito che lo aveva preteso. Sfidato.

 

 

 

Quel marito che lo aveva ignorato.

 

 

 

Quel marito che lo aveva stuprato.....che lo aveva umiliato.

 

 

 

Che lo aveva posseduto come un oggetto di poco conto. Come una bestia.

 

Posseduto e violato, senza rispetto alcuno. Nemmeno fosse stato una meretrice di basso lignaggio.

 

 

 

A questo pensiero sentì un crescente dolore nel petto.

 

Affondò il viso nel cuscino, sentendo il suo corpo dolorante, e una forte sensazione di nausea giungergli.

 

 

Si sporse dal letto. E vomitò. Sul pavimento.

 

Più volte, aggrappandosi alle coperte.

 

Una reazione nervosa. Certo.

 

Ma sentiva troppo dolore, e frustrazione in sé per poter tentare anche minimamente di controllarla.

 

 

 

Si spostò, tentando di sedersi sulle coperte.

 

Facendo forza con le braccia, vi riuscì.

 

Si guardò intorno.

 

 

La stanza era vuota, e anche il letto lo era. Era solo.

 

Suo marito era andato via.

 

E Kaede non sapeva se esserne felice, oppure rammaricarsi di non avere nessuno al suo fianco ad aiutarlo.

 

Ad abbracciarlo...a fargli sentire la sua presenza.

 

 

D'un tratto ripensò che per tutta la sua vita nessuno lo aveva mai aiutato.

 

Lui era riuscito sempre a farcela, da solo. Senza contare su nessuno.

 

 

Ma perchè adesso, dopo tanta violenza, si ritrovava a pensare, come un sciocco, che voleva qualcuno che avesse cura di lui?

 

Qualcuno che non lo facesse sentire più solo?

 

Qualcuno che colmasse il freddo di quel letto?

 

 

Amaramente rise di sé e della sua ingenuità.

 

Cosa aveva mai sperato da questo matrimonio? Non lo sapeva nemmeno lui.

 

Quell' uomo che adesso era suo marito non gli aveva riservato alcuna voce in capitolo nel loro rapporto. E se la notte appena trascorsa non fosse bastata, il vuoto e il silenzio che percepiva in quella camera, al suo risveglio, era chiarificatore ed illuminante, sul come la loro unione sarebbe maturata in futuro.

 

 

Guardò le lenzuola macchiate di sangue, sparse sul pavimento, sconsolato.

 

E con enorme sforzo si alzò.

 

Una forte fitta allo stomaco lo costrinse a piegarsi nuovamente.

 

Non ce la faceva a camminare. E lentamente tornò a sedere sulle federe sgualcite del letto.

 

Tirò a sé la sua vestaglia, che era rimasta abbandonata sulla sedia vicino al letto.

 

Rifletté sul da farsi, e non vide altra soluzione se non chiedere appoggio.

 

 

 

Suonò il campanellino posto sul mobile, chiamando un servitore.

 

 

Pochi attimi dopo Yoehi Mito bussò alla porta.

 

 

Quando entrò, il giovane servitore, vide il principe seduto sul letto.

 

 

- Avete bisogno mio signore?- chiese, rendendosi però conto, subito dopo quella domanda, delle condizioni di Kaede, - Signore...state bene?- esclamò avvicinandosi al letto, con lieve apprensione nella voce.

 

Si inginocchiò di fronte al principe.

 

Ai piedi del talamo notò i viscidi del vomito. E capì che qualcosa non andava.

 

 

- Cosa vi è successo?-

 

 

- Non...non preoccupatevi Mito, va tutto bene- disse piano lui dagli occhi blu, tentando di usare un tono regolare e calmo.

 

Yoehi si guardò ancora una volta intorno. E si rese conto da solo di quello che era successo in quella stanza. Le condizioni in cui versava non lasciavano adito ad altro.

 

 

- Cosa posso fare per voi, principe?- chiese ancora con somma pena nell'anima, la mano di Kaede si appoggiò alla spalla del fedele servitore.

 

 

- Preparatemi un bagno...- poi brevemente, - ...e vi prego non dite nulla alla mia famiglia di quello che avete visto...- . Gli occhi di Yoehi si dilatarono un attimo di sorpresa.

 

 

- Ma signore....-

 

 

- Servirebbe solo a far soffrire i miei fratelli....fate ripulire la camera-, Yoehi annuì.

 

 

- Si principe Kaede, lo farò personalmente. Vado a preparare il vostro bagno- disse alzandosi e scomparendo nella stanza vicina.

 

 

 

 

Dopo il bagno, Mito aiutò il principe a tornare in camera. Non si reggeva nemmeno in piedi.

 

I forti dolori addominali lo tormentavano.

 

Sentiva la schiena a pezzi.

 

 

 

Si stese sul letto. Sulle coperte appena stese.

 

La biancheria era stata cambiata. Le federe sostituite con nuove.

 

 

Kaede affondò il viso nel cuscino, sentendosi tranquillo.

 

Percependo il profumo di pulito di quelle lenzuola sospirò, chiudendo gli occhi.

 

 

- Principe, vi porto qualcosa da mangiare?- chiese Mito,

 

Kaede scosse la testa. Non aveva fame. Aveva come un nodo allo stomaco.

 

E forse, qualche linea di febbre.

 

 

Pochi minuti dopo si addormentò profondamente.

 

Mito lo coprì con una coperta di pelliccia. Poi uscì dalla stanza del suo signore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Appena giunse al piano inferiore, il giovane servitore, venne richiamato nelle camere del Re Sakuragi.

 

Giunto alle sue stanze, bussò.

 

Sentì la voce dall'altro capo, che lo invitava ad entrare. Ed entrò, cercando subito con lo sguardo il sovrano.

 

 

Era al tavolo, a leggere delle carte.

 

 

Lo fissò un attimo, come rivedendo mentalmente ciò che aveva appena visto nella camera del principe Kaede, poi

 

 

- Desiderate mio signore?- chiese rendendo nota la sua presenza.

 

 

 

- Siete stato in camera del mio sposo?- chiese il re, senza lasciare con gli occhi i suoi incartamenti.

 

 

- Si, mio signore.- rispose brevemente Yoehi, - il principe Kaede non stava bene.- continuò.

 

 

- Capisco..- pronunciò freddo lui dagli occhi scuri, - informatelo che questa sera festeggeremo con il mio esercito, a cena, e che pretendo la sua partecipazione, in quanto mio sposo.-

 

 

- Signore...ma lui...- il re alzò il volto, guardando sorpreso il suo servo, per le sue parole,

 

 

- Nh? Avete qualcosa da ridire...Mito...?- chiese con espressione che poco lasciava presagire buone cose. Mito fermò la sua frase. Concludendo brevemente.

 

 

- Avvertirò il vostro consorte...- disse, ed dopo essersi congedato uscì dalla porta.

 

 

 

Appena l'uscio fu chiuso, il Re Sakuragi si girò a fissare la porta in legno scuro, riflettendo sulle parole del suo servo.

 

 

“Il suo consorte non si sentiva bene”

 

 

Non era una novità per lui, e sicuramente Mito era a conoscenza di quello che era accaduto.

 

Ma Hanamichi non se ne preoccupava. Infondo Kaede adesso era suo sposo, ed era tra i suoi doveri concedere il proprio corpo a suo marito.

 

 

Eppure, nonostante questa convinzione fosse chiara nella mente del sovrano, mentre vi ripensava sentiva una leggera sensazione di disagio. Come una fitta dentro che lo soffocava.

 

 

Ripensava al suo risveglio, in quel letto gelido.

 

Avere accanto il corpo sfinito del suo consorte.....le lenzuola insanguinate......le coperte sparse ovunque...........lo aveva reso inquieto.....

 

 

........................quelle macchie di sangue.........non smetteva di rivederle..................

 

 

 

Ad un tratto il sovrano scosse la testa.

 

Si impose di non badare oltre a questi suoi pensieri, e tornò con gli occhi sui suoi incartamenti.

 

 

I suoi tormenti avrebbero avuto il loro giusto tributo al momento propizio.

 

 

Doveva pensare ai suoi doveri, che adesso, governando il regno di Caleydon, erano cresciuti a dismisura.

 

 

Tornò a fissare gli incartamenti che aveva sul tavolo. Li stava leggendo da ore e ore.

 

Da quanto aveva potuto osservare molti erano i nobili che avevano potere e diritto di veto nell'approvazione delle leggi emanate dal re Rukawa.

 

Egli sembrava essere un Re giusto. Che ascoltava la voce del popolo.

 

Le leggi da lui proclamate sembravano eque e ben distribuite. Geniali da molti punti di vista. Nemmeno lui avrebbe potuto sperare di emettere decreti simili.

 

 

Porre tutto il peso del potere sulle sue spalle sarebbe stata una cosa ardua, e sicuramente impegnativa. Ma lui non amava dividere il suo potere con altri, né tantomeno ascoltare gli altri.

 

 

Non si fidava di nessuno, tranne di sé stesso.

 

 

Era più propenso ad ascoltare le proprie idee.

 

Abituato a pensare al proprio interesse.

 

Ed ora che era sovrano del Nord nulla sarebbe cambiato.

 

 

 

 

****

 

 

 

 

Le ore del giorno scivolarono via, nel silenzio.

 

Quando il Re Sakuragi si unì per cena con i suoi condottieri, era già sera inoltrata.

 

Il sovrano non era uscito dal suo studio tutto il giorno, preso come era ad analizzare e studiare i piani della città.

 

 

 

Alla lunga tavolata vi erano i più importanti soldati del Re del fuoco.

 

I suoi fedeli comandanti.

 

Che discorrevano e ridevano, bevendo alacremente dai loro calici vino rosso, e acquavite.

 

 

- Sire, il vostro consorte non ci degna della sua presenza questa sera?- chiese ridendo il Capitano Noma.

 

 

- Avevo richiesto la sua presenza...- disse il sovrano dai lunghi capelli rossi, poggiando il mento sul palmo della mano, - ...dovrebbe arrivare a momenti, avrà sicuramente avuto un contrattempo...- concluse mascherando la sua irritazione per quella assenza ingiustificata.

 

 

Chiamò a sé Mito, chiedendogli del suo sposo, ma il servo gli confermò che il principe sarebbe arrivato. E non si spiegava questo ritardo.

 

 

- Vi preoccupate per il vostro sposo sire?- rise il sergente Takamiya, - Forse non arriva perchè deve ancora riprendersi dagli sfinimenti della vostra passata notte di passione?- chiese il soldato ironicamente.

 

 

- ..il povero principe Kaede non ha retto il vostro atto di possesso mio signore?- rise ancora il capitano Kyota, seguito dagli altri soldati.

 

 

Sakuragi fissò i suoi soldati, e rise,

 

 

- Sergente Takamiya, capitano Kyota, l'ironia delle vostre parole vuole forse significare che dubitate delle doti del vostro sovrano?- chiese con tono presuntuoso. Pieno di sé. Arrogante.

 

 

- Assolutamente maestà! Sono conosciute dai miti le vostre doti amatorie mio signore!!- si preoccupò di dire subito il sergente Takamiya, provocando le risa degli altri soldati.

 

 

 

Ma ad un tratto il vocio alzatosi nella stanza si interruppe.

 

Si spense nello scorgere sulla soglia, della porta alle spalle del Re, la figura del principe dagli occhi di ghiaccio, che fissava gli occupanti della sala.

 

 

Sakuragi notò il silenzio che scese sulla sua armata, e spegnendo le sue risa si girò, notando il suo consorte che si avvicinava. Lo fissò, e non ebbe dubbi.

 

 

Aveva certamente udito i loro discorsi.

 

Ma il suo viso era impassibile e cereo come sempre.

 

 

Lo osservò avvicinarsi, con passo deciso, ma zoppicante. Il suo volto non tradiva piega del suo dolore, ma il suo corpo mostrava bene ciò che la sua abile maschera nascondeva.

 

 

 

I soldati non proferirono alcuna parola, osservando il principe che camminava a stento, verso il tavolo. Il suo volto serio faceva quasi paura, da esso traspariva una forza e un orgoglio che spegneva ogni risa. Il suo sguardo alto e deciso non lasciava posto a scherni e derisioni.

 

 

Era una prova, quella che la fiera volpe bianca stava affrontando.

 

Per dimostrare che non avrebbe abbassato mai la testa davanti al suo destino.

 

Per dimostrare che avrebbe vissuto tutto con fierezza e coraggio.

 

 

E quella sera si cimentò in quell'impresa

 

.

 

Per dimostrare, prima di tutto a sé stesso, che era capace di sopportare l'umiliazione di cui era oggetto, e a cui non voleva cedere.

 

 

 

Prese posto vicino al Re Sakuragi. E sospirò, tentando di evitare di fissarlo.

 

 

Mito si avvicinò,

 

 

- Desiderate cenare principe?- chiese cordialmente, per toglierlo anche d'impaccio in quella situazione di stallo, il principe annuì, e dopo qualche minuto la cena proseguì. Tra canti e balli. E lunghi chiacchericci...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo qualche ora, i soldati eran già ubriachi e privi di ragione.

 

Il principe Rukawa fissò gli uomini che sedevano alla tavolata, e provò disgusto per il loro comportamento.

 

 

Per un attimo si affacciarono alla sua mente i ricordi legati alla sua infanzia.

 

Ricordi ove Caleydon era un luogo di pace e onore, e sentì un immensa nostalgia dentro di sé.

 

 

Il giorno che Re Sakuragi aveva preso il potere, egli aveva temuto per il suo regno. Temuto che si sarebbe trasformato in un luogo privo di giustizia.

 

 

Era passato più di un mese da quel giorno. E ciò che aveva ardentemente temuto si stava realizzando.

 

 

Quegli occhi blu si girarono, guardando il proprio sposo, che beveva dal suo calice, e fissava i giochi dei suoi soldati, ridendo.

 

Lo fissarono pensosi. Preoccupati. Tristi. Incapaci di vedere lo scempio che si consumava in quelle sale sacre.

 

 

- Maestà...- lo chiamò, attirando la sua attenzione.

 

 

- Dite...- rispose questi, fissandolo in attesa di sentirlo rispondere

 

 

- Inizio a sentirmi indisposto, chiedo il permesso di ritirarmi nelle mie stanze.- chiese con tono lento e calmo. Hanamichi annuì, e con un gesto della mano gli fece segno di andare.

 

 

Kaede si alzò, congedandosi da quella tavolata indecorosa.

 

Uscì dalla sala, dirigendosi al piano superiore, nelle sue stanze. Quelle che divideva con il re, suo sposo.

 

 

Si cambiò per la notte, lentamente, distendendosi poi tra le lenzuola fresche.

 

 

Fissò il soffitto, rivedendo mentalmente i momenti di quella giornata vissuta.

 

 

Brevemente, senza afferrare alcun ricordo in modo particolare.

 

 

E chiuse gli occhi sperando in un sonno ristoratore, e tranquillo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qualche ora più tardi, il rumore della porta che si aprì segnò il ritorno del re.

 

Il sovrano dai capelli rossi chiuse la porta alle sue spalle, ed entrò.

 

A passi incerti si avvicinò al letto. Barcollò. Sentiva la testa girare. Aveva bevuto troppo.

 

Adesso si sentiva euforico.

 

Si sentiva strano.

 

Stanco.

 

Senza cambiarsi si stese dal suo lato del talamo, e poi volgendosi, fissò le spalle del suo sposo, che riposava vicino a lui. Nella sua metà del letto.

 

Si avvicinò a Kaede, che dormiva su un fianco. Lo strinse a sé, cercandone il calore. Cercandone la pelle, morbida e bianca.

 

Fu come una necessità per il suo corpo cercare quello del suo sposo.

 

Le sensazioni della notte passata con lui erano ancora vive e presenti nella sua mente, ed anche ubriaco ne sentiva il benessere ed il desiderio.

 

 

Kaede, a quei rumori, e movimenti, si destò dal sonno. Ma non ebbe tempo di rendersi conto, che percepì un peso su di sé.

 

 

- Cosa fate...!?- chiese tentando di allontanare Sakuragi, non appena prese coscienza di ciò che succedeva, ma questi lo abbraccio stretto a sé, appoggiando la testa sul suo torace.

 

 

- Vi...vo.glio...Kaede....- sussurrò stringendo a sé i fianchi del suo consorte.

 

 

- Lasciatemi!- si divincolò Rukawa, deciso. Ma Hanamichi gli bloccò i polsi, inchiodandoli al cuscino, con forza. Kaede gemé, per quella fitta violenta e dolorosa.

 

 

Nel suo animo il timore di rivivere la notte precedente si affacciò. Il timore di nuove violenze.

 

Il suo corpo dolente e ferito non l'avrebbe sopportato. E lui lo sapeva.

 

Ne aveva quasi terrore.

 

 

 

Ma i numi sembrarono ascoltare le sue richieste, perchè ad un tratto il Re Sakuragi ricadde su di lui. Di peso.

 

Kaede si bloccò, non si spiegava cosa fosse successo.

 

Smise di far forza, e rilassò le braccia.

 

 

Udì il respiro pesante del proprio consorte sulla pelle del suo collo. Ed inalò la puzza di alcol che proveniva dalle sue vesti.

 

E finalmente comprese.

 

Era ubriaco.

 

E si era addormentato.

 

Sentì le sue braccia, inconsciamente stringersi a lui. E tentò di allontanarlo. Ma fu uno sforzo invano. Era troppo pesante.

 

Il principe dagli occhi blu sospirò, con lo sguardo rivolto al bianco freddo del soffitto. Poi abbassò gli occhi sul sovrano che dormiva, addossato a lui, con la testa poggiata sul suo petto.

 

Abbandonato al sonno. Sembrava quasi indifeso.

 

Provò un moto di tenerezza, osservando quei lineamenti marcati e forti distesi e rilassati. Nei giorni in cui aveva potuto osservarlo, non aveva mai scorto su di lui un espressione simile.

 

Sembrava sempre teso, sempre pronto a difendersi da tutto e tutti. Adesso invece....

 

Ad un tratto il principe fu colto da una folgorazione, scosse la testa.

 

E seppe ben presto riportarsi alla ragione.

 

Non doveva avere pietà, o affezionarsi a quell'uomo.

 

Non poteva farlo, non doveva.

 

Tutto ciò lo avrebbe solo condotto a provare sofferenza. E lui ne era ormai consapevole.

 

 

Ma quella notte ormai non poté far altro che arrendersi a quella situazione.

 

 

Non vi era verso di allontanarsi da lui, e dové rassegnarsi a dormire con quel peso su di lui.

 

 

Si mosse cercando una posizione più comoda.

 

E coprendo poi entrambi con le coperte, tentò di riprendere sonno.

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

 

Quando il mattino seguente, la luce tiepida del sole attraversò le pesanti tende, giocando sulla moquette, il Re Sakuragi si destò dal suo sonno, risvegliato da un rumore basso e ritmico che risuonava appena sotto il suo orecchio.

 

Aprì gli occhi, respirando pesantemente.

 

Avvertiva un forte mal di testa. Dovuto quasi certamente ai postumi della sbornia, di cui era stato vittima la sera precedente.

 

 

Si scostò leggermente, e notò un braccio che gli cingeva le spalle, stringendolo. Alzo gli occhi, scorgendo il viso del suo sposo addormentato.

 

Lo fissò, sorpreso. Sembrava non essersi accorto del suo risveglio, e dormiva tranquillamente.

 

 

Osservò i lineamenti di quel viso. Delicati. Da giovane uomo.

 

Piano, accarezzò quella mano che gli sfiorava la spalla con la sua.

 

 

Chiuse gli occhi un attimo, riponendo la testa su quel petto caldo, e desiderando concedersi qualche altro attimo in quell'accogliente tepore, che avvertiva tra le braccia del suo sposo.

 

 

Sapeva che appena si fosse staccato, non vi sarebbe stata altra occasione di godere di quella pace, e di quella serenità che avvertiva poggiato a quel corpo forte, ma esile.

 

Non senza violenza. Non senza obbligo.

 

E questa consapevolezza gli provocò dentro una strana sensazione di tristezza...

 

 

Ad un tratto il principe Rukawa si mosse, e il Re piano trasalì.

 

Si rialzò, staccandosi da quel petto caldo, intuendo il risveglio del suo consorte.

 

 

Quando alzò gli occhi, per fissarne il viso, incrociò due pozze blu e profonde, fissarlo, ancora insonnoliti. Confusi.

 

 

Lui dai capelli rossi non proferì alcuna parola, si alzò lentamente, allontanandosi nuovamente in quella metà del letto che gli apparteneva.

 

 

E Kaede, vedendolo allontanarsi, sentì nuovamente freddo. In quel grande letto.

 

 

Quel calore che aveva riscaldato la sua notte, in modo così gentile e senza pretese, sfumava nel freddo della stanza, e del suo animo.

 

 

Tutto adesso riprendeva il suo regolare corso.

 

E quelle sensazioni di pace condivise quella notte sembravano annegare nell'indifferenza che adesso il sovrano riservava al proprio sposo.

 

 

 

 

 

Kaede lo osservò vagare per la stanza, cambiando i propri vestiti. E preparandosi a scendere nel proprio studio.

 

Si fissarono a tratti, ma non si parlarono.

 

Non condivisero nulla di quella notte.

 

Né di quel risveglio. L' uno nelle braccia dell'altro. Dolcemente stretti.

 

 

 

 

 

 

Il Re dopo essersi preparato si diresse al suo studio, ove si rinchiuse, nell'attesa delle udienze che si sarebbero svolte nel pomeriggio.

 

 

Il principe Kaede proseguì la sua giornata da solo, riposando nel suo letto. Riprendendosi da quella stanchezza che sentiva divorargli il corpo. Da quei dolori che sembravano man mano dissolversi, e quelle ferite che pian piano si rimarginavano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

****

 

 

Nel pomeriggio Sakuragi si presentò alle udienze. Il principe Kaede sedeva vicino a lui, sul trono accanto al suo.

 

Il giovane Re dai capelli rossi ricevé i nobili del regno, illustrò loro le nuove leggi, i nuovi decreti. E tacitò le loro proteste.

 

 

Il potere passava immancabilmente nelle sue mani. E nulla era concesso ai nobili che fino ad allora avevano avuto il potere di opporsi e legiferare insieme al re.

 

 

Ma i Conti del Regno erano lì, oltre che per richiedere la conferma dei loro privilegi, per chiedere aiuto per i loro territori, sopraffatti dalla neve impietosa che da settimane scendeva.

 

- Dunque non avete intenzione di intervenire? Volete toglierci tutto il potere e anche i nostri villaggi??- chiese infine il Conte Uozumi.

 

 

Sakuragi fissò il giovane, alto conte. Ma non si fece impressionare dalla sua taglia gigantesca ed imponente.

 

 

- E' nelle mie intenzioni Conte. Anzi l'ho già fatto.-

 

 

- Il popolo necessità di un vostro intervento! Le valanghe che si sono abbattute due giorni fa nel vallo ai piedi della montagna hanno spazzato via interi villaggi. Molteplici sono i vostri sudditi rimasti senza casa e senza cibo ormai!!-

 

 

Sakuragi fissò il conte, e sorrise.

 

 

- Conte Uozumi, il regno di Caleydon ha molti sudditi, cosa volete che faccia averne qualcuno in più o qualcuno in meno....- rispose con fredda arroganza.

 

Il conte serrò le labbra contrariato. Ma non rispose a quell' ardita provocazione lanciatagli dal Re.

 

Al suo posto un'altra voce prese parola,

 

 

- Maestà non potete! Dovete provvedere al popolo! Ci sono anche bambini in mezzo a quelle montagne che hanno bisogno di cibo!- Sakuragi sorpreso si voltò. Alla sua destra il principe Kaede inaspettatamente era intervenuto.

 

 

- Ho già dato la mia risposta...- insisté lui dai capelli rossi,

 

 

- Siete privo di morale!- continuò il giovane principe, con sorpresa dei presenti - sono i vostri sudditi, come potete abbandonare quelle povere persone nel gelo e nella fame!! Sarebbe un azione degna di un mostro!!-.

 

 

I nobili si fissarono. Sembravan tutti intimoriti dalla figura del sovrano, e dalla sua probabile reazione a questa opposizione.

 

Ma il suo sposo, no. Lui sembrava non cedere al timore nei confronti di colui che tiranneggiava sul suo regno.

 

 

Sakuragi fissò quella volpe insolente con occhi furenti. Ma quegli occhi blu ressero con orgoglio quello sguardo, senza piegarsi.

 

Si fissarono per pochi secondi, fugaci attimi.

 

Poi, Sakuragi si girò verso i Conti, che attendevano la sua risposta.

 

 

- Viste le obiezioni del mio sposo....vi concederò una visita per visionare i paesi ai piedi delle montagne...e dopo deciderò se è il caso o meno di mandandare una squadra di aiuti...- pronunciò. I Conti annuirono, soddisfatti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

********

 

 

 

 

 

Un pesante schiaffò colpì il volto del principe Kaede. Con forza e precisione.

 

Dopo l'udienza, Sakuragi lo aveva trascinato nelle proprie stanze, e non appena chiusa la porta lo aveva colpito con violenza, senza dargli nemmeno il tempo di reagire.

 

Kaede indietreggiò, portandosi una mano al volto. Sentendo il sangue colargli lungo il viso, dal naso.

 

 

Hanamichi si avvicinò minacciosamente a lui, spingendolo contro il muro,

 

 

- Se osate opporvi nuovamente alla mia parola, in presenza di qualcuno...chiunque esso sia....fosse pure un servo....vi ucciderò....- disse puntandogli un dito contro, con evidente nervosismo e rabbia, - mi avete inteso, sposo?-. Kaede osservò il suo sangue scivolare lungo le sue vesti bianche. Poi alzò nuovamente gli occhi, fissandoli su suo marito.

 

 

- Quei villaggi hanno bisogno dell'intervento del Re...non potete abbandonarli...- insistè, ignorando le minacce che gli erano state mosse.

 

Sakuragi si avvicinò rapidamente, afferrandolo per le spalle e premendolo maggiormente al muro. Con una mano gli afferrò il volto, costringendolo a fissarlo negli occhi.

 

 

- Forse non comprendete...Kaede...voi dovete tacere sulle questioni di governo...voi non significate nulla per questo regno!! Il vostro unico obbligo è quello di essere il mio sposo...e il vostro unico dovere è aprirmi le cosce ogni qual volta io ve lo chiederò....null'altro vi è concesso!- Kaede all'udire di quelle parole reagì violentemente colpendo il Re al volto, con un pugno.

 

 

- Come osate! Non potete trattarmi così...io non sono una donnaccia di basso rango!! Io sono un principe, sono vostro sposo, e pretendo rispetto!-

 

 

Sakuragi rise, di divertimento... di scherno,

 

 

- Voi PRETENDETE ??? ...principe Kaede???- disse ironicamente, rispondendo subito dopo al suo pugno e colpendolo alla spalla, per poi immobilizzandolo per le braccia al muro.

 

 

- Voi non potete pretendere nulla...- disse scendendo a baciargli il collo, mentre lo teneva fermo addossato alla fredda parete, - ...sapete che potrei ripudiarvi per quello che avete fatto?....Se decidessi di farlo la vostra famiglia verrebbe messa al patibolo...volete questo?....- Kaede trasalì a quella frase

 

 

- Siete un verme...- disse con sommo disprezzo, tentando di allontanarlo, ma il Re lo baciò con violenza, allontanandolo dal muro, e strattonandolo con forza.

 

 

- Impudente ecco cosa siete....uno sposo impudente e ribelle...ma vi insegnerò io cosa significa il rispetto per vostro marito....- pronunciò con decisione trascinandolo al letto e gettandolo sulle coperte.

 

Kaede continuò ad agitarsi, tentando di colpirlo, ma il sovrano lo stringeva forte, tanto da impedirgli ogni movimento, utilizzando il suo corpo per premerlo sul materasso.

 

 

- siete tenace, Kaede...non smettete mai di opporvi!- disse l'uomo spogliandolo, nonostante si agitasse sotto di lui, - ma se vi opponete è peggio per voi!!- disse, strappando la sua camicia con forza.

 

Kaede non smetteva di respingerlo con le braccia, con le gambe, con tutto sé stesso...ma a nulla servì...

 

 

Un pugno lo colpì violentemente, facendogli perdere quasi coscienza. E mentre, con gli occhi socchiusi, tentava di raccogliere le sue forze, sentiva le mani del sovrano spogliarlo delle sue vesti. Denudare la sua pelle.

 

Udì il fruscio di abiti che cadevano a terra. E poi quelle mani...accarezzarlo..con avidità.

 

 

Gemé, sentendo la testa pulsare dolorosamente. E si chiese che senso aveva......combattere ancora...se nonostante tutto non riusciva a opporsi.

 

Se nonostante tutto non gli era possibile evitare che il suo corpo fosse posseduto con violenza e sopraffazione...

 

 

Le mani di Sakuragi lo accarezzavano, lo stimolavano. Ma egli non sentiva piacere. Il suo corpo era come impassibile a tutto ciò, e non reagiva in alcun modo a quelle carezze.

 

 

Il Re lo baciò, sentendolo cedevole, e insidiò con la sua lingua quella bocca calda.

 

Kaede si aggrappò a quelle spalle, afferrandole, respingendole. Ma senza risultato.

 

Quella lingua forte ed impudente rapiva la sua, in una danza ipnotica che ottundeva i sensi...

 

 

Lui dai capelli rossi accarezzò le cosce del suo amante, divaricandole. Facendosi prepotentemente posto tra esse, nonostante quel rifiuto che continuava a manifestarsi.

 

E proprio quel rifiuto a gesti si trasformò nel rifiuto di quel corpo, quando si spinse in lui.

 

 

Un grido di dolore si levò per la stanza.

 

 

- Smettetela...di..opp.orvi...- ansimò Sakuragi spingendo ancora di più. Forzando quella pelle. Infondendogli sofferenza. Fino a scivolargli dentro.

 

Kaede gettò la testa indietro, affondando nei cuscini, gridando. Mentre il Re penetrava in lui, completamente e iniziava a spingere con un ritmo, subito veloce, profondo. Quelle urla continuarono, l'una dietro l'altra. Sofferenza. Null'altro vi si poteva percepire. Sofferenza e tormento.

 

 

Il corpo del principe sembrava ormai stordito dal dolore, e privo di reazioni.

 

 

La sua mente impazziva di dolore. Di umiliazione. Di frustrazione.

 

 

I suoi occhi si chiusero, per non vedere quel viso, sul suo, contrarsi dal piacere, contrarsi nell'orgasmo, a cui velocemente si avvicinava, con quelle spinte violente e senza freni.

 

 

Sentiva il letto scricchiolare, lamentarsi di quei continui movimenti.

 

E il suo respiro irregolare tentare di donargli sollievo.

 

 

 

Ma quel corpo sul suo non smetteva di affondare in lui. Di ansimare di piacere.

 

Percepiva i movimenti di quella carne prenderlo profondamente.

 

Scivolare in lui.

 

Bruciare la sua pelle.

 

Mentre la sua bocca veniva continuamente insidiata da quelle labbra, che sembravano non averne mai abbastanza.

 

Si sentì inorridito da tutto ciò.

 

Si sentì spogliato del suo orgoglio. E della sua volontà ancora una volta.

 

 

 

Sentiva le spinte di Hanamichi frenetiche, forti, violente. Un ritmo che continuava, senza accennare a diminuire, costante.

 

 

Sperò che il suo amante arrivasse all'apice, al più presto, per porre fine alle sue sofferenze. Per allentare la morsa di dolore che percepiva.

 

E con panacea ciò avvenne.

 

 

Con un gemito basso e roco Hanamichi si sciolse in lui.

 

 

Nel sollievo dell' orgasmo si spinse un ennesima volta dentro il suo consorte, per riempirlo profondamente di sé. Dopo, ricadde su di lui, sfinito.

 

 

 

 

 

 

 

Dopo qualche minuto il sovrano si scostò, rotolando al fianco del suo sposo. Liberando quel corpo immobile della sua presenza. Sospirò. Stanco.

 

 

Si voltò a fissare Kaede, che non si muoveva.

 

Era svenuto.

 

 

Poi si passò una mano sugli occhi, stancamente.

 

Aveva nuovamente agito con violenza ed impulsività.

 

E chi ne pagava le conseguenze non era certamente lui.

 

 

Fissò quel sangue che gli macchiava la pelle.

 

Sapeva bene che non era più la prima volta per il suo sposo. Ma quel sangue....quella sofferenza....si erano rinnovate in quel rapporto.

 

E la consapevolezza di esserne la causa gli provocò nuovamente una fastidiosa sensazione al petto.

 

 

 

 

 

Lo aveva violentato nuovamente.

 

 

 

 

 

 

Lo aveva posseduto con frenesia e passione. Con violenza e forza.

 

 

 

Ma la peggiore consapevolezza era che il suo corpo aveva goduto nel prenderlo così. Aveva profondamente provato piacere e appagamento nell'udire quelle urla e quelle suppliche.

 

 

 

 

Non era solo il principe ad inorridirsi per quell'atto di violenza.

 

No, non era il solo....

 

 

 

Ma il Re Sakuragi sapeva che, infondo, non poteva farne a meno. Non vi era altra via. Quel giovane dai capelli neri non avrebbe mai potuto amare uno come lui. Un tiranno senza cuore e sentimenti.

 

Lui, l'uomo che aveva tolto la libertà al suo popolo, alla sua famiglia, a lui stesso....quale amore si poteva mai provare per una persona simile? La risposta era........NESSUNO........nessun amore, nessun rispetto...nessun affetto.....sarebbe mai stato concesso a una persona come lui.........

 

 

 

Non vi era, dunque, altra via, in quel matrimonio, se non la costrizione.

 

Il suo sposo avrebbe presto ceduto ed accettato i suoi doveri. Era testardo e orgoglioso, ma il tempo avrebbe logorato anche quella volontà ferrea che dimostrava.

 

Ed allora non sarebbe più stato costretto a prenderlo con violenza ogni qual volta avesse voluto entrare in quel corpo caldo.

 

 

Non avrebbe più dovuto lottare contro quell'orgoglio e quella volontà che gli tenevano pericolosamente testa.

 

 

 

Si alzò dal letto con calma. Pulendosi e rivestendosi.

 

E dopo, uscì dalle sue stanze.

 

 

 

 

 

*************

 

 

 

Ho finito finalmente anche questo!!

Il 3° capitolo doveva essere pubblicato il 1° di gennaio per il compleanno di uno dei nostri puccini preferiti, alias Kaede. Non ci sono riuscita (il lavoro è un brutta bestia che toglie molto tempo purtroppo, quindi vi prego perdonarmi per questa pubblicazione in ritardo!!), e quindi, vista l'occasione raddoppio la dedica di questo capitolo dedicandola anche al nostro bellissimo Kaede, e al suo compleanno!!

Un saluto grandissimo a tutti quelli che hanno commentato e che mi hanno scritto.

Aspetto tante critiche e commenti anche questa volta, mi raccomando!!!

Un abbraccio a tutti.

A presto,

 

`ShaKa`