Ovviamente
disclaimers di rito: I diritti di Slam Dunk non sono miei, ma questo non
è un segreto, io i personaggi li prendo solo in prestito, per farli
impazzire un po'. Buona lettura!. Attenzione!!!
Alcune scene potrebbero essere
ad alto contenuto violento/erotico. Si consiglia di astenersi dalla
lettura i deboli di cuore e/o stomaco. I
personaggi risentono molto dell'ambientazione e saranno spesso OOC. (Sakuragi
spietato e cattivissimo!!!!) Questa
fic vuole essere il mio personale regalo di compleanno ad una mia fedele
lettrice, ed amica : Anna. Spero
piacerà a tutti voi che la leggerete. Al
solito sono graditi commenti e opinioni alla mia email, per chiunque
volesse inviarne.
White Snow parte II di Shaka
Passarono veloci le notti, lunghe e buie. Suguirono a giorni brevi e luminosi. I preparativi si sarebbero conclusi domani, giorno delle nozze. Fino ad allora Kaede sarebbe rimasto nell'ala est del palazzo, insieme alla sua famiglia. E fu quella sera, che nel buio della notte, egli uscì dalle sue stanze. La guardia al corridoio dormiva, ed il principe dagli occhi blu camminò piano, scendendo le scale con passo felpato e lieve. Aprì le vetrate che conducevano nei giardini, e lì si fermò ad osservare. Il cielo. Le stelle. Il giorno dopo sarebbe diventato sovrano di Caleydon, sposo del Re Sakuragi. Ma il suo cuore non gioiva. Il suo cuore non batteva. Era come se fosse fermo ed impassibile a quella vita che stava scorrendo davanti ai suoi occhi. Le sue iridi si persero ad osservare lo spettacolo oltre la ringhiera, che dava sul precipizio, dietro al castello, colmo di neve. Freddo, desolato. La folle idea di porre fine a tutto balenò alla sua mente, subito ricacciata dalla consapevolezza che da lui dipendeva la vita della sua famiglia. Con la mano spazzò via qualche centimetro di neve che risiedeva sulla lunga ringhiera in pietra che circondava il giardino. Osservò quell' acqua solida sciogliersi nelle sue mani tiepide, e si sentì proprio come come quella neve, che sciogliendosi gli sfuggiva dalle mani. La sua vita gli era sfuggita di mano. Anche se in realtà la sua vita non era mai stata davvero sua. Un rumore alle sue spalle lo costrinse a girarsi. Sulla soglia della porta in vestro, un'esile figura apparve alla sua vista. - Kaede...- quella voce... - Ayako, sorella...- la chiamò piano il principe. - Cosa fate voi qui? Se uno dei soldati dovesse scoprirvi passereste seri guai....- fece notare la donna, con volto preoccupato. Kaede annuì. - Volevo pensare....sapete che questo giardino è il mio preferito...quando ero piccolo venivo sempre qui...- la donna si avvicinò, spalla a spalla con lui, e poi piano intrecciò la sua mano destra con quella sinistra del fratello. Kaede si voltò sorpreso. Lei sorrise debolmente. - So che lo state facendo per me ed Haruko....ho sentito nostro padre che parlava con nostro fratello Hisashi.- sussurrò la donna, il suo volto era serio, triste. Kaede ammirò la carnagione chiara della donna, sua sorella, e si sorprese della bellezza di questa, resa ancora più grande dai raggi della luna che rifletteva nei suoi occhi. - Vorrei tanto che voi non foste costretto a sposarlo Kaede....vorrei vedervi felice...almeno una volta....- Kaede strinse forte la mano della sorella nella sua, si voltò verso di lei. E spontaneamente... sorrise. Ayako si strinse al petto del fratello, e questi l'abbracciò. Un abbraccio dolce. Quello di due fratelli. - Tengo davvero molto a voi Ayako, faccio tutto ciò per permettere alla mia famiglia di sopravvivere....e non mi vergogno di questo...- pronunciò incolore, con voce decisa. Ayako annuì. -Non vi è onore che debba vergognarsi della sua manifestazione, nobile fratello mio-. Onore. Già. Era solo una questione di onore. Si ripetè Rukawa rientrando con la sorella. Avrebbe affrontato con onore la sua sorte. Perchè lui era figlio del re Rukawa, figlio delle volpi bianche. Figlio di queste terre. E come tale non poteva tirarsi indietro al compimento di quello che era il suo destino. L'alba arrivò velocemente. E il giovane principe aprì gli occhi, fissando il bianco tetto della sua camera. I capelli sparsi sul cuscino, si mescolavano con il tessuto morbido e chiaro, in un incredibile contrasto. Nero e bianco, bianco e nero. Il corpo abbandonato tra le lenzuola. Si alzò. Pigramente. Sbadigliando. Si lavò il viso nella bacinella in fine ceramica posta sul mobile da bagno, in un angolo della camera. L'acqua era gelida, e lo fece rabbrividire. Si asciugò con un panno morbido. Sentì dei brevi rumori provenire dai piani più bassi del palazzo e dall'esterno. Si avvicinò alla finestra, notando il viavai di persone. I preparativi del matrimonio. Il suo matrimonio. Si sentì assalire da una lieve tristezza. Ayako bussò, ed entrando, appoggiò gli abiti bianchi sul tavolo. Kaede stava finendo di prepararsi. Il momento era dunque arrivato. Da oggi sarebbe stato sposato. Sposato con un Re. Sposato con colui che aveva reso la sua gente schiava. Sposato con un uomo. Sposato. E basta. Sarebbe appartenuto di diritto al Re Sakuragi. Sarebbe appartenuto ad uno sposo. Ma la sua mente a questo pensiero non destava alcun sentimento. Era come se non sentisse nulla. Nè ansia, nè gioia, nè dolore, nè rabbia. Si sposava. Ma non sentiva nulla. Non provava nulla per l'uomo che oggi lo avrebbe preso come suo compagno di vita. Indossò la sua casacca bianca, bordata con intarsi e ricami dorati, sopra la camicia, bianca anch'essa, iniziando a legarne i fili dorati. Mito si affacciò alla porta annunciando che a momenti il re Sakuragi sarebbe arrivato a prenderlo. Per scendere insieme nel salone, ove erano attesi per la cerimonia. Kaede fissò la sua immagine davanti allo specchio, e non provò nulla. Solo un 'opprimente apatia. Dopo qualche minuto qualcuno bussò alla porta. Quegli occhi blu si fissarono un ultima volta allo specchio, poi sospirando, aprirono la porta. Gli occhi scuri del re Sakuragi lo fissarono. Intensamente. Per lunghi attimi. Tanti, da quasi imbarazzarlo. Kaede lo guardò, notando il suo abito da cerimonia. Velluto rosso bordeaux e oro. Fasciava il suo corpo forte e muscoloso alla perfezione. E sembrava brillasse nel dolce contrasto con i suoi capelli, color del fuoco. Metteva in evidenza ogni linea di quel corpo forte. Forgiato dalle lunghe battaglie. E i suoi occhi scuri sembravano ancora più profondi. - Siete pronto?- chiese con voce calma. Kaede annuì, e il re gli porse il braccio. Il principe si avvicinò, e si appoggiò ad esso, seguendolo per le scale. Nel salone una piccola folla di persone attendeva gli sposi. Per lo più gli abitanti del castello, e soldati del re Sakuragi. Anche la famiglia dei Rukawa era presente. Li osservarono scendere insieme lungo le scale. Il braccio di Kaede intorno a quello del Re. La mano del Re che stringeva forte quella di Kaede. Passarono in mezzo alla folla. Raggiungendo il centro della sala, ove li aspettavano per celebrare le nozze. Kaede era stupendo, vestito di oro e bianco velluto, coperto dal suo mantello lungo, bianco anch'esso. Gli sguardi di quella folla erano tutti per lui. Ed essendone cosciente, per un attimo avvertì un lieve disagio. I due sposi si fermarono al centro della sala. E la cerimonia ebbe inizio. I due si presero per mano. E si guardarono, mentre il celebrante pronunciava le parole che li avrebbe legati per sempre. Kaede guardava il Re dai capelli rossi di fronte a lui. Fissava i suoi occhi scuri. Cercava di leggervi dentro. Cercava di capire. Capire perchè lo guardasse in quel modo....così...intenso....ma non vi riusciva. Sakuragi si rendeva insondabile, sembrava avesse una corazza. Lo guardava, con occhi scuri e tersi di un sentimento che Kaede non seppe definire. Le parole del celebrante proseguirono nella funzione. Fino allo scambio delle promesse, che durò pochi minuti. Così come lo scambio degli anelli. Kaede incrociò gli occhi della sorella, e rinnovò la sua scelta, pronunciando la sua promessa, e mettendo al dito del suo sposo l'anello nuziale. Hanamichi fissò il suo sposo pronunciando le sue promesse, e piano gli infilò la fede d'oro all'anulare. Kaede ebbe l'impressione che la sua mano tremasse lievemente. Ma fu solo un attimo. Adesso erano finalmente sposati. E Kaede adesso, solo adesso... per un attimo.... guardandosi intorno, e osservando le persone presenti in sala con lui.... si rese conto del suo passo. Il fratello, Hisashi lo fissava. Il suo sguardo era affranto, triste. Sakuragi diede il via alla celebrazione delle nozze. E fino alle ore più tarde il castello di Caleydon fu in festa. Durante il ricevimento il Re camminò per il salone, parlando con i presenti. Kaede invece rimanè in disparte, in compagnia della sorella Ayako, che insieme al marito, il principe Ryota, commentava le nozze. Lui dagli occhi blu non diceva nulla, si limitava a osservare e sentire. Osservava il suo sposo, che girava per la sala, in compagnia dei suoi ospiti. Non si era degnato nemmeno di richiedere la sua presenza vicino a lui. Appena finita la cerimonia e dichiarati aperti i festeggiamenti avevano iniziato a conversare con i presenti insieme, ma era durato pochi attimi. Poi il suo sposo si era allontanato, dedicandosi agli ospiti da solo. Faceva semplicemente tutto come se egli non esistesse. E Kaede non seppe se sentirsi sollevato o triste per questo. Non lo aveva sposato per amore, era vero. Ma cominciare un matrimonio in piena indifferenza non gli sembrava di certo il modo migliore! Si guardò intorno, osservando gli invitati conversare e ballare in allegria. Sentì un lieve disagio. Conosceva appena tutte le persone in quella sala. Gli anni di lontananza dalla corte lo avevano reso estraneo a quell'ambiente. In lui si mosse un lieve senso di pentimento....seguito da smarrimento... Ma si rese conto che era troppo tardi. Molte ore più tardi, quando la luna alta nel cielo segnava la mezzanotte, e le sale cominciavano a svuotarsi. Sakuragi avvicinò Mito, ordinandogli di sovraintendere al resto della festa. Si assicurò che la famiglia reale fosse ricondotta nell'ala est. Poi si avvicinò a Kaede. Il giovane principe lo vide arrivare, abbassò il calice di vino che stava sorseggiando. E lo guardò. Sakuragi allungò la mano verso di lui, facendogli cenno di prenderla. Ma il giovane dai capelli scuri rifiutò compostamente la sua offerta. E si mosse facendogli intendere che lo avrebbe seguito. Il Re si incamminò per i corridoi del castello, seguito dal suo consorte. Non si rivolsero nemmeno una parola. E Sakuragi temè che questo ostentato mutismo sarebbe durato a lungo. Aprì la porta di quella che sarebbe stata la loro camera nuziale, facendo accomodare Kaede, prima. Seguendolo, poi. Kaede entrò, si sentiva nervoso. Adesso si, avvertiva disagio. Aveva pensato tutta la sera a questo momento. Si era riscoperto a pensare nelle ultime ore a come affrontare questo aspetto del loro matrimonio. Aveva osservato il Re Sakuragi tutta la festa. Il suo signore dai capelli rossi non aveva richiesto la sua vicinanza nemmeno un attimo durante il ricevimento. Non lo aveva cercato mai, nemmeno con lo sguardo. E lui non ne aveva compreso la motivazione. Infondo, era stato lui a chiederlo in sposo. Quindi perchè trattarlo con tutta quella indifferenza durante la celebrazione delle loro nozze? Non capiva. Era confuso. Non capiva. Era confuso ed agitato. Perchè in realtà, dopo aver pensato e ripensato per ore....sapeva bene di non sentire desiderio per l'uomo che aveva davanti. Nè avvertiva passione per lui. Era lì per un imposizione. Ed adesso, di fronte al compimento del suo obbligo, ne avvertiva il peso. Il disagio. Sakuragi si avvicinò al letto, accendendo le piccole candele. Poi si mosse, introducendo nel camino un grande ciocco di legno, per riscaldare la notte, ancora fredda e rigida, nonostante fosse appena primavera. Kaede si accostò al mobile, iniziando a spogliarsi, per poi indossare gli abiti da notte. Senza una parola. Senza domande. Sperava che il suo sposo non lo pretendesse quella notte. Che fosse troppo stanco per farlo. Sperava di non dover affrontare spiacevoli conversazioni. Che l'indifferenza di cui era stato indirizzo continuasse in un muto accordo. Slacciò la sua camicia, scoprendosi il petto, e indossando la maglia per la notte. Dopo pochi attimi fu pronto per raggiungere il letto. Nel voltarsi verso il talamo, però, si trovò di fronte il suo sposo dai capelli rossi, che lo fissava. Il respiro si bloccò nei suoi polmoni, per un attimo, uno soltanto. I loro occhi si fissarono. Un attimo solo, uno soltanto. Hanamichi fece pochi, brevi passi verso il suo consorte. Dopo, quando gli fu così vicino da quasi poter udire il suo profumo, alzò piano una mano, sfiorandogli la guancia. Ma Kaede si scostò, fissandolo con decisione, e chiare intenzioni. Non aveva intenzione di concedersi a lui. Non voleva sottomettersi. Non voleva farsi umiliare. Non voleva. Non voleva. Ma Sakuragi si avvicinò ancora, incorniciandogli il volto, e chinandosi sulle sue labbra. Kaede attese un attimo, un flebile desiderio di saggiare quelle labbra lo aveva fermato. Osservava il volto del Re avvicinarsi, e sondava i suoi gesti. Sentì un lieve brivido scorrergli dentro. E proprio quando avvertì il calore di quella pelle sulla sua, scostò il suo volto, serrando le labbra e negandole al suo sposo. A questa il giovane Re reagì, afferrandolo per le spalle e sbattendolo contro al muro. Kaede gemè. Per l'urto. Per un lieve dolore. Lì', incastrato tra il suo sposo e il muro freddo della stanza, sentiva quel corpo caldo e forte premere sul suo. Sentì le labbra di Hanamichi sulle sue, serrarsi prepotentemente. E si oppose. Gli piantò le mani sulle spalle, respingendolo. Con tutte le sue forze. Fin quando riuscì a staccarlo da sé. Avevano entrambi gli occhi lucidi, e il fiato corto. - Non voglio...- sussurrò poi. Hanamichi lo fissò, udendo quelle parole. Poi velocemente lo afferrò per le spalle, e lo trascinò a sé con forza, lo strinse tra le braccia, affondando il volto nell'incavo del suo collo, baciando la sua pelle, mentre Kaede tentava di respingerlo, opponendosi. - Lasciatemi! Non potete obbligarmi!- Sakuragi spintonò ancora una volta il principe, portandolo vicino al letto, ne afferrò il volto, baciandolo profondamente. Kaede, sentì le sue labbra forzate, e le schiuse, gemendo. Le mani di Hanamichi cingevano il suo corpo. E lui percepiva rinnovati e forti brividi scuoterlo. Un calore insopportabile proveniva da quel torace nudo premuto ai suoi abiti. Tentava di allontanarlo. Disperatamente. Sentiva la lingua del re rapire la sua. Il calore intossicante della sua bocca rendergli inferme le gambe, e fargli perdere l'equilibrio. Le sue mani afferrarono le braccia di Hanamichi, come cercandovi un appiglio a non cadere. Quella bocca pretendeva, pretendeva la sua, e mischiava i loro sapori, i loro respiri con la forza. Kaede provò a respingerlo con tutte le sue forze. Trovò l'unica soluzione nell' allontanarlo con il dolore. E così fece. Il Re Sakuragi si staccò, percependo un forte dolore alla bocca. Lasciò un attimo la presa sulle spalle del suo sposo, poi portò una mano alla bocca, scorgendovi sangue sopra. Fissò Kaede, e dopo un attimo uno schiaffò violento colpì il giovane principe, stordendolo. - Come avete osato...- ringhiò Hanamichi, - Voi siete mio..!- pronunciò - Io non vi appartengo! Vi ho sposato solo per la mia famiglia...io non vi amo...e non vi amerò mai...non sono vostro!!- Sakuragi lo fissò sorpreso. - Non mi importa se non mi amerete mai...voi mi appartenete!- disse con tono arrogante e sicuro. Le sue iridi si scurirono, - mi fate schifo re Sakuragi, mi ripugnate....- sputò con sommo disprezzo Kaede, subito colpito da un ennesimo schiaffo, che lo fece cadere sulle coperte del letto. Kaede alzò piano sui gomiti, respirando a fatica...si sfiorò il volto, scorgendo sulle sue dita del sangue. Il Re Sakuragi salì sopra il letto, sopra di lui. - No!- esclamò il principe, no! Non voleva....non doveva succedere! Non poteva. Non doveva permetterglielo. Non gli avrebbe permesso di prendersi il suo corpo. Di umiliarlo! Sentì la sua bocca poggiarsi sulla sua pelle. Continui baci sul collo. Le labbra avide su di lui. Le mani che vagavano, intrufolandosi sotto la maglia, carezzandogli il petto. Hanamichi gli sfiorò appena un capezzolo con le dita. Kaede si irrigidì, per quella sensazione estranea. Ma il suo corpo era troppo teso e spaventato per godere di quel tocco. Continuava a lottare. Riempiendo di pugni e colpi la schiena del giovane Re. Agitandosi sotto di lui, mentre questi continuava a toccarlo. - Sta.te...state fermo, Kaede!- esclamò lui dagli occhi scuri, afferrandogli i polsi, e tentando di bloccarlo mentre ancora si dibatteva, stretto tra lui e il letto. Kaede fece forza con le braccia, confrontandosi con Hanamichi, inutilmente. Dopo alcuni minuti cedè, stremato. E senza fiato. S'inarcò. Gemendo. Il labbro gli duoleva, contuso, a causa dei violenti schiaffi che aveva ricevuto. La testa gli girava, sentiva i sensi abbandonarlo a tratti, ma sapeva che doveva lottare. Doveva. Per non cedere. Hanamichi osservò le membra del suo consorte abbandonarsi, e smettere di ribellarsi, piano lo fissò. La sua mano scese a scoprirgli il collo, e piano scoprire la pelle del suo petto. Per spogliarlo. Kaede, intuite le intenzioni del suo sposo, iniziò nuovamente a dibattersi, e questa volta Sakuragi afferrò con furia i suoi abiti, strappandoli. Quegli occhi blu si sentirono rubare il respiro. Si sentirono mancare. Avevano ben poca coscienza di ciò che gli accadeva. Sentiva quelle mani avide toccarlo. Mettere la sua pelle a nudo. E quando i suoi abiti finirono in brandelli sul pavimento, capì che sarebbe stato inutile opporsi ulteriormente. Ogni protezione era persa. Guardò il viso sopra di sé. Sentì il calore di quel corpo sopra il suo. Si agitò ancora, inarcando la schiena e piantandogli le mani in petto. Ma senza risultato. Il Re Sakuragi era forte. Più di lui. E adesso sapeva cosa sarrebbe successo. Sapeva cosa lo attendeva. Non aveva più abiti addosso, il corpo del suo sposo sul suo, reclamava soddisfazione. E Kaede dovè cedere. Sentì il sesso turgido e duro del suo sposo appoggiarsi alle sue carni. Alla sua fessura. Singhizzò senza lacrime, iniziando a tremare. Il Re Hanamichi lo fissò. Sentì il suo respiro irregolare. Sentì la sua paura. Non voleva. Sapeva che il suo corpo non era pronto, ed avrebbe sentito dolore. Non voleva sottomettersi. - Se la smettete di opporvi...non vi farà male...- gli sussurrò Sakuragi, ma Kaede lo fissò colmo di terrore. Hanamichi scese ancora sulle sue labbra, quasi dolcemente, mentre gli accarezzava i fianchi, allargandogli le gambe maggiormente, e con un movimento lento e deciso si spinse in lui. Di poco. Premendo con il suo corpo. Kaede si inarcò, spezzato dal dolore. - Non respingetemi...- disse ancora lui dai capelli rossi, carezzandogli il volto. Ma il principe non rispose, gemè rapito dal dolore. Per quella pelle tesa che adesso sentiva distintemente in lui. Per quella pressione fortissima che apriva le sue pareti. Lo sentiva entrare in lui. Sentì quella pelle che lo penetrava. Che lo dilatava. Afferrò le spalle di Sakuragi, tentando un ultima volta di respingerlo. Inutilmente. Avrebbe voluto gridare con tutto il fiato che aveva in corpo, ma la voce gli si bloccava in gola, spezzata anch'essa dal forte bruciore che avvertiva. Hanamichi fissò il ragazzo sotto di sé. Scese a baciargli il volto. Depositò dei baci piccoli e leggeri sulla sua fronte, sulle sue guance. Kaede ansimò, sentiva le braccia del suo amante stringerlo, forte. Sospirò, lasciando che il suo respiro si infrangesse sul quella bocca rossa che aveva insidiato fino ad allora la sua, e ricadde sul cuscino sfinito, e provato. Quel corpo dentro di lui si mosse, affondando ancora. Kaede si contrasse, inarcandosi, premendo il volto nell'incavo della spalla del suo sposo. Questi, che ancora lo stringeva a sé, non potè resistere ulteriormente. E muovendosi ancora, lo prese completamente, con un unica, violenta spinta. Kaede a quel punto gridò. - Basta!- la voce spezzata e sofferente. Hanamichi rimase immobile. Tenendolo tra le braccia. Si sentiva così strettamente avvolto nel corpo del suo sposo. Nel suo intimo calore. Nella sua pelle bianca che bruciava. La tentazione di spingersi ancora più a fondo, violentemente, si fece strada in lui. Ma un lamento lo riportò alla ragione. Il lamento del suo consorte. - Vi pr.e.go...basta...!- supplicò Kaede. Ma Hanamichi non conosceva la parola basta. Non adesso che il suo corpo era dentro quello del giovane principe. Non adesso che il suo desiderio chiamava soddisfazione. Gli baciò una guancia. Lo strinse a sé. Poi piano, spinse. Brevemente. Un lamento. Piano. Spinse di nuovo. Spinse ancora. Kaede si aggrappò forsennatamente alle sue spalle. Annaspò, sentendo l'aria mancare. Sentiva solo dolore. Solo fastidio. Un forte bruciore. La sua pelle lacerata, contusa. Incandescente. Aprirsi a quei violenti passaggi. Per poi chiudersi subito dopo. Un altra spinta, ed un grido ancora più sofferente. La sua pelle frizionarsi contro quella del suo sposo, con difficoltà, lacerarsi ad ogni affondo. Aprirsi ad ogni minimo movimento. Sakuragi continuava a muoversi, aumentando pian piano il ritmo. Fino a trovarne uno suo. Sempre più a profondo Sempre più veloce. Più violento. I due corpi, sul grande letto, si muovevano. Il Re dai capelli rossi, su di lui, si muoveva senza fermarsi un attimo. Incurante del dolore che affliggeva il suo amante. Egli cercava solo il proprio piacere. Egoisticamente. E lo trovò. Nei lunghi affondi che si concedeva in quel corpo. Quel corpo che si agitava sotto di lui. Le cui mani gli artigliavano la schiena in preda al dolore. I cui occhi si stringevano per non piangere, per non lasciarsi umiliare fino in fondo. No, non vi era piacere in quelle iridi. Solo dolore. Solo fastidio. Ma Hanamichi era totalmente preso dal quel corpo che ignorò quegli occhi sofferenti. Ignorò le necessità di quell'anima che giaceva sotto di lui, spezzandosi in mille schegge di sofferenza. E spinse. Forte. Afferrandogli le cosce, e premendo violentemente la sua carne. Spinse. Spinse ancora. Spinse finchè la vista non si annebbiò. E il suo piacere esplose. Intenso. Quasi da stordirlo. Quel liquido caldo scese nel corpo di Kaede, sciogliendosi nelle pieghe del suo ventre. Bruciando sulle ferite interne di quel corpo martoriato. Gridò, ma la sua bocca fu chiusa da quella del suo amante. Che gli rubò il respiro. E quell'unico conforto che le sue grida potevano dargli. Sakuragi scivolò su di lui, sentendosi mancare per la violenza dell'orgasmo appena avuto. Era stato meraviglioso. Intenso. Come lo aveva sognato, in quelle lunghe settimane, in cui aveva solo potuto osservare e desiderare da lontano quel corpo esile e bianco. Sospirò. Appagato. Il principe Kaede invece chiuse gli occhi, stremato. Distrutto. ...Adesso era tutto finito... Il Re Sakuragi aprì gli occhi dopo qualche secondo. Il silenzio della stanza, adesso che le loro grida erano scomparse sembrava quasi innaturale. Piano si alzò, poggiando le mani su quei fianchi immobili. Sfilando il suo sesso dal corpo di Kaede si scostò da lui. Sentì un gemito sfuggire a quelle labbra sempre silenziose. Ma quel corpo rimase disteso, con gli occhi chiusi. Ed il petto che si alzava e si abbassava freneticamente. Senza reazione alcuna. Hanamichi si spostò, per distendersi al suo fianco. E guardò il suo ventre. Rosso. Macchie rosse ovunque. Sangue. Il sangue del suo amante. Il sangue di un unione voluta con la forza. Il suo sesso ne era sporco. Quasi completamente. Ovunque. Le gambe di Rukawa macchiate, a tratti. Si sdraiò, poggiando la testa sul cuscino, riprendendo fiato. Si sentiva sfinito, esausto. Per l' immenso piacere provato. Appagato. Ad un tratto sentì Kaede muoversi. Girò il volto, osservandolo mentre si girava sul fianco. Dandogli le spalle. Kaede non piangeva. Non singhiozzava. Il suo corpo era indolenzito, ed attraversato da lampi di dolore che sembravano squarciargli il ventre. Ma lui non avrebbe pianto. Non avrebbe permesso alle sue stesse lacrime di umiliarlo. Non avrebbe permesso a quell'uomo di distruggerlo fino a questo punto. Voleva solo stringersi a quel cuscino, e non vederlo. Non vedere il suo carnefice. Nonostante riposasse vicino a lui. Non vedere Sakuragi. Nonostante sentisse il suo corpo caldo a pochi palmi da lui. Non lo voleva vedere. Né sentire. Voleva solo far finta di essere lontano. Lontano da quel posto. In una vita più felice. Dove non doveva sempre sacrificare sè stesso e il suo orgoglio per cause ben più grandi di sé. Da piccolo aveva sempre sognato colline verdi, prati in fiore in cui vivere, tranquillo. Lontano dalla solitudine... Lontano dal mondo a cui apparteneva...fatto solo di obblighi ed etichette... Voleva un mondo immerso nel silenzio. Suo eterno compagno. E magari sentire la voce felice della madre....quella madre che non c'era più. E che aveva conosciuto troppo poco... per ricordarne tutti i tratti... Avrebbe voluto che almeno una volta nella sua vita qualcuno lo amasse....per ricordare cosa si provasse....ad amare.... ....si...voleva ricordare il significato della parola “amore”.....Perchè lui dopo la morte di sua madre, non aveva più saputo amare.... Questo che aveva appena vissuto non era amore. No, non lo era, e non lo sarebbe mai stato. Perchè il Re non lo amava. E lui, con immensa tristezza, non amava il Re. Né mai avrebbe potuto amarlo. Non desiderava nulla di tutto quello. Non voleva essere il compagno di un uomo simile. E per la prima volta, la prima di tante volte che sarebbe susseguite, sentì freddo in quel letto. Un freddo che veniva da dentro. Un freddo che gli incrinava qualcosa nell'anima. Due braccia calde e forti lo cinsero da dietro. Le braccia di suo marito. Lo strinsero, forte al suo petto. Kaede si irrigidì, spaventato. E sentì il respiro caldo del suo consorte sulla sua pelle. Per un attimo pensò ad un gesto d' affetto, con cui il suo sposo volesse consolarlo del dolore che gli aveva fatto provare prima. Ma intuì subito, di essersi amaramente sbagliato. Avvertì le labbra del suo amante che scendevano a baciargli la pelle del collo. Una mano che scendeva lungo il suo corpo. Avida di pelle da toccare. Non una parola. Nessun interesse a sapere come stava...o se avesse provato dolore, nel loro rapporto precedente. Nessun interesse alcuno. Solo quella mano, che lo accarezzava intimamente. Toccando il suo sesso. Il principe si lasciò accarezzare, quei tocchi lenti non facevano male. Non gli facevano paura... Quelle mani proseguirono lungo il suo corpo, sulla sua pelle. Afferrarono il suo sesso, masturbandolo lentamente. Scendendo poi più giù, verso la sua intimità. E a quel punto a Kaede fu chiaro ciò che gli stava per essere chiesto. Si agitò. Cercando di staccare quelle mani da lui. Ma Hanamichi non glielo permise. - Non vi arrendete, vero Kaede?- gli sussurrò in un orecchio, - ma vi domerò....vi renderò un gattino docile....tra le mie braccia...- quelle parole gli arrivarono dritte dentro, nell'anima, conficcandosi come cunei acuminati nel suo cuore. Sentì il suo orgoglio accartocciarsi dentro di lui. Violentemente. Si dimenò, per liberarsi da quella stretta. Hanamichi
gli bloccò le braccia, e lo premè al materasso. Stendendosi su di lui. Accarezzò la sua schiena. Baciandola, mordendola. Lasciandovi segni rossi. Segni di appartenenza. Kaede tentò di scrollarselo di dosso, ma ad un tratto un gridò squarciò il silenzio della stanza. Il suo. Il suo amante lo aveva preso. Nuovamente. Violentemente. Con un unica, decisa spinta lo aveva penetrato. Aveva forzato la sua pelle, resa così accessibile da quella posizione. Resa viscida dal sangue, che liquido, ancora gli colava tra le gambe. Kaede gemè, trattenendo le urla di dolore. Si sentiva morire. Il suo corpo sembrava ribellarsi a tutto ciò. Sembrava impazzire a quei movimenti che percepiva dentro di lui. - Basta...!- gridò, - mi fate male!!-. Ma il re fu sordo ad ogni richiesta. Ad ogni supplica, e spingendo con i fianchi una prima volta, diede inizio al loro rapporto. E dopo, furono solo spinte. Fu solo dolore. Steso su di lui Hanamichi lo ebbe, ancora una volta, nonostante Kaede lo respingesse, nonostante gridasse. Lo possedè, aprendolo in modo violento. E passionale. Fino a sentirlo svenire per il forte dolore. E nemmeno allora si fermò, alla ricerca del suo piacere, si spinse in lui fino all'orgasmo.... Kaede si sentì debole ed impotente. Umiliato. Come uomo, e come amante. Ma ad Hanamichi poco importava....a lui bastava possederlo...E lo ebbe ancora.... e ancora....molte volte quella notte.... Fino a placare la sua eccitazione. Fino ad esaurire il proprio desiderio. Era l'alba quando sfinito si sdraiò al fianco del suo sposo. Il sonno si sentiva prepotentemente. Ansimava, in cerca di respiro, per riprendersi dall'ennesimo amplesso che aveva consumato in quel corpo caldo. Per l'immenso piacere che lo aveva sconvolto. Si girò, incontrando la vista del corpo del suo amante, che giaceva vicino a lui. Su un fianco. Dandogli le spalle. Tremava visibilmente. Un tremito costante, e involontario. Hanamichi si portò una mano al viso, sfregandosi gli occhi stanco e sospirando. Si tirò a sedere, osservando il letto, sfatto. Le coperte buttate sparse sul pavimento. Le lenzuola aggrovigliate ai piedi del letto. Piene di sangue. Poi guardò il suo ventre. Un disastro. Pieno di macchie. Le spalle gli bruciavano, per tutti i graffi che gli erano stati fatti. Sì alzò. Camminò fino al mobile da bagno, pulendosi poi con dell'acqua pulita le tracce di sangue che aveva addosso. Sulla radice del suo sesso, che ora riposava, le tracce erano scure. Ormai asciutte. Si pulì il ventre, le mani. Rivestendosi, si avvicinò al letto. Vide Kaede. Disteso sulle lenzuola. Lo fissò, senza pronunciare nulla. Fissò il suo volto bianco, sembrava più pallido del solito. I suoi occhi socchiusi, persi nel vuoto. Quell'azzurro profondo sembrava adesso scuro, infinito. La ferita sul labbro si vedeva distintamente. Anche se non sanguinava più. Le sue braccia prive di forza di fronte a lui. Rannicchiate contro il suo petto. Hanamichi tornò dal suo lato del letto. Si stese nuovamente. E come se nulla fosse si addormentò, ignorando i rumori bassi e lievi dei singhiozzi di Kaede.. Owari
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