When I’m gone di Marty
Ti rendi conto di quello che
stai dicendo?!" Draco strinse i pugni e si morse
l'interno di una guancia. Doveva restare calmo, o non
avrebbe ottenuto niente. Conosceva suo padre. Lo guardò risolutamente negli
occhi. "Sto dicendo che mi sono
innamorato, padre. Cosa c'è di strano in questo?" L'uomo si passò una mano sulla
fronte, cercando di mantenere la calma. "Draco. Tu stai dicendo che
ti sei innamorato di Harry Potter." "E il problema è...?" Lucius prese un respiro
profondo. "Per Merlino, Draco,
ragiona! Potter è stato il peggiore
nemico del Signore Oscuro dal momento in cui è venuto al mondo! E il tuo, se
poi vogliamo dirla tutta." Draco allisciò pieghe
immaginarie del proprio pantalone, prima di rispondere. "Questo è stato anni fa,
padre. Ora il Signore Oscuro è morto. Harry l'ha ucciso. Possibile che tu
ancora non te ne sia fatto una ragione? Per quanto riguarda il nostro
rapporto, non era altro che un'accesa rivalità. Che ha nascosto per anni
quello che entrambi volevamo. Se proprio vuoi saperlo, io ed
Harry stavamo insieme da prima del suo scontro con il Signore Oscuro. Ha vinto anche per me, per darci
un futuro. Non fraintendermi, certo non
abbiamo una relazione rose e fiori, litighiamo continuamente, visto che i
nostri caratteri sono più simili di quanto tu possa pensare, ma ci capiamo. A
volte basta uno sguardo, tra noi, non abbiamo neanche bisogno di parlare. Con lui ci sto bene, e non ci
rinuncio." Lucius aveva gli occhi fuori
dalle orbite, e le mani tremavano. Non credeva a quello che aveva
appena sentito. "Preferisci rinunciare alla
tua famiglia, quindi? Voltare le spalle al tuo nome e a quello che sei per
inseguire i tuoi ormoni? Credi davvero che ne valga la
pena?" Guardò soddisfatto il figlio che
si alzava di scatto sulla poltrona su cui era seduto. "Mi stai chiedendo di
scegliere tra te e lui?!" chiese Draco, incredulo. Sapeva che non sarebbe stato
semplice, però... "La vita è piena di scelte
difficili" ribatté Lucius ghignando. Draco alzò il mento. "Lui, allora." Un silenzio pesante come piombo
si abbatté su di loro. L'uomo con la mano sinistra
arrotolò la manica della propria camicia, fino a mostrare il Dark Mark. Poi
si avvicinò a grandi passi a suo figlio, piazzandogli il braccio marchiato
proprio davanti al naso. "Tu hai idea di cosa voglia
dire questo?" sibilò. "Ho dato un braccio per te,
LETTERALMENTE un braccio, per assicurarti serenità e agiatezza, perchè non ti
mancasse niente e non dovessi mai chiedere. Ho ucciso, per te. E' questo il
tuo modo di ringraziarmi?" Draco incrociò le braccia,
indossando una maschera strafottente. "Io ricordo di essere stato
lasciato solo per settimane, in compagnia di elfi domestici e servitù varia. Io ricordo di averti cercato, di
aver tentato in tutti i modi di renderti fiero di me. Ricordo di essermi vergognato di
te, quando hai calpestato il tuo orgoglio per rinnegare gli ideali che invece
tanto professavi." "Ma anche quello l'ho fatto
per te!" esclamò Lucius, costernato. "Non capisci che ho messo
da parte il mio orgoglio per evitare di finire in prigione e lasciare te e
tua madre soli?" Draco lo fissò con uno sguardo
ferito. "Ma siamo sempre stati
soli, padre. Anche quando eri a casa." E con queste ultime lapidarie
parole, Draco voltò le spalle a suo padre ed aprì la porta dello studio. "Torna qui, Draco, non ho
ancora finito!" tuonò Lucius, facendo un paio di passi verso di lui. "Ma io sì" ribattè
Draco, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle. Lucius valutò per un momento
l'ipotesi di inseguirlo, ma l'accantonò. Non sapeva cosa gli avrebbe
detto. Non capiva cosa fosse successo a
suo figlio; credeva che fosse felice. Si versò del brandy e sedette
nella poltrona che fino a poco prima era stata occupata da Draco,
sorseggiandolo piano. Socchiudendo gli occhi ripensò a
quando Draco era piccolo. Il bambino lo adorava, lo
seguiva dappertutto come un cagnolino e cercava di imitarlo. L'uomo rideva,
ma era intimamente davvero orgoglioso di lui. Ricordò una volta in cui Draco
aveva fatto un disegno che lo raffigurava, ed era andato a mostrarglielo
proprio mentre si preparava per una missione con i Death Eater. Gli aveva dato una rapida
occhiata e poi, dopo aver elargito una breve carezza sulla testa del figlio,
era uscito nella notte senza sapere se sarebbe mai tornato a casa. Ricordava lo sguardo ferito del
bimbo quando se l'era lasciato alle spalle: era lo stesso che gli aveva visto
sul viso solo pochi minuti prima. E dopo il suo processo, quando
Narcissa era stata mandata fuori città e lui e Draco erano rimasti soli, il
disagio era palpabile e lui si era reso conto di non sapere nulla di quel
bambino. Draco non faceva che chiedere di
sua madre, dove fosse, cosa stesse facendo, e lui si sentiva in colpa, perchè
se dovevano stare separati era solo a causa sua. E così gli faceva dei regali,
costosi e freddi, proprio come i pochi momenti che trascorrevano insieme. Dopotutto erano una famiglia
nobile. I nobili non sono affettuosi, è disdicevole. Non si era mai soffermato a
pensare che per un bambino piccolo magari sarebbe stato importante, a
dispetto delle leggi nobiliari non scritte. Ricordava la prima volta che l'aveva
picchiato, per punirlo, e Narcissa era accorsa a proteggerlo. Lui era così furibondo con
Draco, per avergli mancato di rispetto, che per poco non aveva ceduto alla
collera colpendo sua moglie. Si era trattenuto in tempo, ma quella era stata
probabilmente anche la prima volta in cui suo figlio aveva avuto paura di
lui. Lucius si massaggiò le tempie
con la punta delle dita, abbandonandosi poi contro lo schienale della
poltrona. E sognò. Era in giardino, dove c'era una
specie di altalena su cui da piccolo Draco andava spesso. Non aveva mai permesso a nessun
altro di spingerlo, voleva che fosse suo padre a farlo volare. Anche nel sogno non era diverso:
lui spingeva Draco, e il bambino rideva. Poi però qualcosa cambiò: Draco
si voltò verso di lui, col volto rigato di lacrime, e gli gridò di non
andare. Solo allora l'uomo si accorse di
avere addosso la tunica da Death Eater. Draco saltò giù dall'altalena,
correndo tra le braccia di sua madre. "Perchè fai piangere la
mamma?" gli gridò il piccolo, indicandogli il mascara colato sotto gli
occhi di Narcissa. La donna chinò vergognosamente
il capo, per non farsi vedere in un momento di debolezza. Lucius si avvicinò ai due e
prese Draco in braccio. "Non vado da nessuna parte,
Draco, non più" gli sussurrò, dandogli dei leggeri colpetti sulla
schiena per calmarlo. "Sei un bugiardo,
padre" la voce del piccolo gli giunse soffocata, visto che aveva
seppellito il viso nella sua tunica "dici sempre così, dici che è
l'ultima volta...ma io non ti lascio più andare via!" i pugnetti di
Draco si strinsero attorno alla stoffa. "Sei mio, padre, tu sei
mio! Non andare più da nessuna parte..." Lucius lo depose a terra, poi si
alzò e fece per allontanarsi. "Aspetta!" lo richiamò
Draco, frugandosi nelle tasche. Estrasse un pendente dorato e
glielo mise in mano. Era una catenina d'oro con un
pendente a quadrifoglio. Non appena l'uomo lo toccò, il pendente si aprì,
rivelando una foto magica di Draco e sua moglie. "Ti proteggerà, padre, ti
prego, portalo con te" gli sussurrò il bambino. L'uomo fece un passo verso di
lui e tutto si dissolse. Si trovava nel corridoio del
Manor, davanti ad uno specchio. L'immagine gli parlò:
"Stanotte è la tua ultima possibilità. Va' da loro a dirgli che li ami,
e che sono tutto, per te. Domani potrebbe essere troppo tardi!" Lucius impallidì e si voltò
verso la stanza del figlio, ma le mura della casa volarono via e lui fu
trasportato nel cimitero in cui il Lord era
risorto, il cimitero in cui era morto Cedric Diggory e in cui Potter aveva
rischiato grosso. I Death Eater erano tutti lì,
intorno a lui, ad ascoltare le sue parole di bentornato per il Lord. Prima di
avvicinarsi al Signore Oscuro, Lucius lanciò un'ultima occhiata al gruppo, e
ciò che vide gli raggelò il sangue: Draco era in mezzo a loro, e lo guardava
con rabbia malcelata. "Draco..." "Sono io, padre. Volevo
solo dirti che mia madre è morta. Si è uccisa non vedendoti tornare." "Ma...ma...come hai fatto
a..." balbettò Lucius, sconvolto dalla notizia ma ancora di più dalla
sua presenza in quel luogo. "Ti ho seguito, padre.
Avevi promesso che non saresti più andato via. Hai mentito a me a mia madre,
che non ha potuto più sopportare l'incertezza. Ero solo venuto a dirti che ho
vinto la Coppa delle Case, e ho battuto Potter a Quidditch, perchè pensavo che
saresti stato contento. Ma ora ho capito: a te non
interessa niente di me, come non t'interessava niente di mia madre. Perfetto. Guarda, ti tolgo d'impaccio: da
oggi in poi non sentirai più parlare di me." "Aspetta, Draco!" lo
richiamò l'uomo vedendo che si allontanava. "E' troppo tardi,
padre!" rispose Draco voltandosi a guardarlo un'ultima volta. "Hai fatto la tua scelta. Ora vai da loro, vai dal tuo
Signore a mostrargli che lo ami più di quanto tu abbia mai amato la tua
famiglia! Non è forse questo che vuole? Vai a goderti le urla di dolore
dei Babbani che sarai obbligato ad uccidere, e vediamo se poi riuscirai a
dormire. Magari ti ridurrai ad essere un frustrato senza obiettivi che fa del
male agli altri solo per sentire meno male dentro. Ogni volta che ucciderai
qualcuno, in realtà, starai uccidendo te stesso." Il ragazzo svanì nella nebbia
fitta che era calata sul cimitero, e non riapparve, nonostante i ripetuti
richiami di Lucius, disperato. Il silenzio intorno a lui lo
fece voltare, ma nè i suoi compagni nè il Signore Oscuro erano più con lui. Com'era possibile? Era rimasto solo. Solo in una terra inospitale,
senza una casa dove tornare, senza nessuno che lo stesse aspettando. La nebbia si diradò, e alla luce
della luna la sua bacchetta brillò provocante, come a chiamarlo. Sorrise amaramente. Non gli era rimasto più niente
per cui vivere. Sperava solo che suo figlio non
si sarebbe mai sentito in colpa per quanto lui stava per fare. Beh, almeno non avrebbe più
avuto la sua ombra ad incombergli alle spalle, non avrebbe dovuto sopportare
le sue bugie e sottostare alle sue regole che non condivideva. Avrebbe continuato a tenerlo
d'occhio, da dovunque si sarebbe trovato. Si puntò la bacchetta alla
tempia. Il trillo argentino della
sveglia perforò il sogno, riportandolo alla realtà. L'uomo balzò a sedere,
guardandosi intorno. Era a casa sua. Tutto sembrava com'era stato
fino a poche ore prima, quando aveva preso sonno, ma non c'era che un modo
per assicurarsene. Si ravviò i capelli alla bell'e
meglio e uscì dallo studio in cerca di Draco e Narcissa. Draco, dopo essersi chiuso alle
spalle la porta dello studio, era corso in giardino, buttandosi ai piedi
dell'albero cui era legata l'altalena che suo padre aveva fatto costruire per
lui quand'era piccolo. Si era sfogato per un po'
colpendo il tronco e strappando l'erba, poi la stanchezza l'aveva colto e si
era addormentato. E aveva sognato. "Draco..." la donna si
torceva le mani, sulla soglia della porta, ed evitava il suo sguardo. Il ragazzo capì subito che c'era
qualcosa che non andava. "Madre, cosa..." ma
Narcissa non gli lasciò finire la frase, gettandoglisi tra le braccia e
scoppiando a piangere. "L'hanno portato via"
sussurrò. "Gli daranno il Bacio tra poco più di mezz'ora." "Ma madre, non ci sono più
i Dementors ad Azkaban!" protestò Draco, che sudava freddo e non ci
poteva credere. "A quanto pare, uno ce
n'è..." singhiozzò la donna. Il biondo scivolò a terra, le
gambe non lo reggevano più. No...non era possibile. Non poteva finire così. C'erano tante cose che doveva
dirgli! Suo padre non poteva morire con
il pensiero che suo figlio non l'amasse o non l'avesse capito. Ma soprattutto non poteva morire
senza avergli prima dato la sua benedizione. Era così importante per Draco il
giudizio di suo padre, lo era sempre stato. Certo, avrebbe sposato Harry
comunque, ma...non sarebbe stato lo stesso. Lui voleva che suo padre gli
stringesse la mano, facendogli un cenno di approvazione con la testa, unici
due segnali che la persona in questione era stata accettata in famiglia. Non avrebbe mai potuto essere
felice altrimenti! Batté i pugni a terra, mentre
due lacrime minacciavano seriamente di uscire, nonostante i suoi sforzi per
trattenerle. Vorrei avere solo un'altra
possibilità, pensò il biondo. Un cinguettio melodioso penetrò
oltre la cortina di dolore che l'avvolgeva, e il biondo aprì piano un occhio,
infastidito dalla luce. Fu però immediatamente sveglio non appena il sogno e
la sera precedente gli tornarono alla memoria. "Era un sogno..." si
disse incredulo. Alzandosi da terra, sentì
qualcosa di freddo premergli sulla coscia, e l'estrasse guardandolo. Sembrava un gioiello. "Draco!" la voce di
sua madre che lo chiamava e si avvicinava sorridendo, seguita da un elfo
domestico con il vassoio della colazione, fu quello che ci voleva per
dissipare del tutto gli ultimi resti del sogno. Rimise il gioiello in tasca e
le sorrise a sua volta. La donna gli accarezzò i
capelli, mentre lo guardava divorare il suo pane tostato con burro e
marmellata, e Draco si sentì di nuovo sereno. Non appena finita la colazione
sarebbe andato a cercare suo padre e avrebbe tentato di nuovo di parlargli,
decise. D'improvviso, però, la mano di
Narcissa si fermò a mezz'aria, mentre guardava sorpresa suo marito
avvicinarsi a grande falcate. Aveva un aspetto diverso da
quello a cui erano abituati, ed erano ancora meno abituati a quello che fece
non appena li ebbe raggiunti: strinse sua moglie fra le braccia fino a farle
male, sussurrandole 'mi sei mancata'. "Ma caro" ridacchiò
lei "ci siamo visti ieri sera a cena!" Draco li guardò, sorprendendosi
una volta di più dell'amore che li legava anche dopo tutti gli anni passati e
dopo tutti gli ostacoli che avevano dovuto superare, e si trovò a domandarsi
se anche lui ed Harry sarebbero riusciti a mantenere il sentimento saldo così
a lungo. Sicuramente ci sperava. Lucius lasciò andare la moglie,
accarezzandole una guancia, poi spostò lo sguardo sul figlio. Draco si mordicchiò un labbro,
guardandosi le mani. "Padre, senti, io..."
"Mi dispiace, Draco." Il ragazzo alzò la testa di
scatto. "So che non sei un
ragazzino viziato, e so che dev'esserci qualcosa in Potter se ti sei
innamorato di lui. Non ho mai avuto dubbi sulla tua capacità di giudizio.
Cerca di capirmi, però: non posso approvare la vostra relazione, nè tantomeno
diventare amico di Potter. Lo capisci, questo?" Draco gli sorrise, avvicinandosi
a lui. "Non è questo che volevo
chiederti, padre. Io volevo solo che sapessi quello che sto vivendo e fossi
felice per me." "Tu sei felice?"
domandò Lucius. Draco annuì, mentre i suoi occhi
grigi si accendevano di mille striature argentate. "Allora lo sono anch'io,
figliolo. E va bene così." Draco si frugò in tasca, ne
trasse una collana d'oro con un pendente a forma di quadrifoglio e gliela
posò nel palmo aperto. Quando Lucius l'aprì, vi trovò
dentro la stessa identica foto di Draco bambino tra le braccia di sua madre
che aveva visto nel sogno. Guardò il figlio, sorpreso, ma
Draco si strinse nelle spalle. "Non chiedermi niente,
padre. Me lo sono trovato in tasca." Lucius guardò quella figuretta
bionda che si sbracciava verso di lui e sentì un calore espandersi dentro di
lui. Non voleva nient'altro, non
aveva bisogno di fare viaggi o combattere battaglie per trovare la felicità:
ce l'aveva lì, a portata di mano, anche se non se n'era mai reso conto. E mentre guardava sua moglie e
suo figlio discutere animatamente, ringraziò mentalmente chiunque gli avesse
concesso tanta fortuna. |