What if...
di Cassandra
La prima
parte della storia è una semplice trasposizione di alcune scene della 39°
puntata di Saiyuki dopo le quali, il racconto si modifica acquisendo un
corso diverso dalla serie televisiva.
A questo
proposito, dopo la prima parte, il racconto è da considerarsi quasi un
universo alternativo ( oltre ad un delirio completo ) dove accadono eventi
completamente indipendenti.
Questo
determina anche il titolo in quanto, le parole inglesi WHAT IF … vengono
tradotte E SE …
Normalmente, questa dicitura è usata per segnalare racconti dove gli eventi,
a un bivio presente nelle serie regolare, prendono strade molto diverse (
Es. Lady Oscar, al famoso ballo, invece di presentarsi in alta uniforme,
asseconda i desideri paterni e veste come una donna ).
Ovviamente, i personaggi
di Saiyuki non appartengono a me ma a Kazuya Minekura
Introduzione
( si
ricorda che questa parte, tranne qualche licenza, ricalca fedelmente
l’episodio 39 )
Il monaco era seduto
scompostamente sulla lunga panca, la gamba destra piegata in modo da potervi
appoggiare distrattamente il braccio e l’altra a penzoloni giù dal legno.
La parte superiore
della veste cerimoniale, abbassata sino alla vita, permetteva di vedere il
nero top fasciare il busto del Venerabile Genjo Sanzo Hoshi.
Guardando, senza
vedere, il mondo al di fuori della finestra, l’uomo aveva la mente lontana …
persa nel tempo … persa a una distanza di quasi dieci anni … perso in una
giornata di pioggia come quella.
Il suo umore
rispecchiava il cielo, tetro e portatore dei ricordi che tanto avrebbe
voluto cancellare … ricordi del giorno in cui aveva perso per sempre la sua
infanzia ed il suo adorato maestro.
Aveva iniziato a
piovere durante la notte e, nonostante fossero trascorse parecchie ore,
l’acqua non sembrava intenzionata a smettere di cadere.
Sanzo aspirò l’ennesima
boccata di fumo dalla sigaretta che teneva fra le labbra: l’ultima di una
lunga serie i cui, mozziconi avevano ormai riempito il posacenere.
Era completamente solo
nella casa che avevano affittato per la notte: i suoi compagni lo avevano
lasciato con il pretesto di andare a fare provviste … una scusa patetica per
uscire dal suo raggio d’azione ma a cui lui si era guardato bene
dall’obbiettare.
Preferiva che si
allontanassero … che non potessero vederlo in procinto di leccarsi le ferite
come quel debole individuo che era … che non vedessero mentre si contemplava
le mani, nei suoi ricordi ancora sporche del sangue del Venerabile Komyo
Sanzo Hoshi.
L’uomo che era stato il
suo maestro … l’uomo che era stato padre … l’uomo che era morto per salvare
la sua inutile vita.
Goku era stato l’unico
del gruppo ad apparire titubante all’idea di lasciarlo solo.
Tzè, come se lui avesse
avuto bisogno della compagnia di qualcuno.
Assurdo che, dopo
quattro anni di convivenza, la scimmia non avesse ancora imparato ad
allontanarsi quando vedeva il cielo annuvolarsi.
Stupido animale!
Come evocata dai suoi
pensieri, la creatura eretica irruppe nella stanza:
“Sanzo, ti sei
svegliato. Ah, ma cosa fai? Perché non rimani sdraiato? … E smettila di
fumare … Ah, guarda cosa ti ho comprato: delle caramelle per la gola, una
mascherina e anche delle pesche sciroppate …”
Durante questo fiume di
parole, Goku era entrato in casa , aveva posato il sacchetto di carta che
teneva fra le mani ed aveva iniziato ad estrarne il contenuto per poi
aggiungere, dopo una breve pausa per riprendere fiato:
“Senti, vuoi mangiare
adesso?”
“Non ho il raffreddore”
puntualizzò freddamente il monaco senza nemmeno voltarsi verso il suo
interlocutore.
In quel momento l’unica
cosa che Sanzo desiderava era stare solo con il suo dolore, possibile che
quell’essere petulante non riuscisse a comprendere il suo stato d’animo?
Possibile che Goku
dovesse stargli sempre appiccicato?
Il diciottenne,
sorpreso dalla durezza nella voce del suo sole, alzò il capo per osservarlo
con gli immensi occhi dorati: il biondo monaco aveva gli occhi lucidi e la
pelle era di un pallore allarmante.
“Però non hai il
colorito di una persona sana” osò mormorare prima di accorgersi che l’altro
stava accendendosi l’ennesima sigaretta.
D’impulso, il demone si
avvicinò al bonzo strappandogliela di bocca: “Insomma, vuoi capirlo che non
devi fumare?” e poi, più dolcemente avvicinando la propria mano alla fronte
dell’uomo “Voglio sentire se hai la febbre …”
Questo era decisamente
troppo per il biondo monaco che scostò, in maniera violenta, la mano del
ragazzo.
Gli occhi viola
dell’uomo, lanciavano lampi di furia all’indirizzo di Goku:
“Ti ho già detto che
non sono malato”
“E all’ora cos’hai?”
domandò l’altro che, anche se conosceva gli effetti del maltempo sul suo
mentore, non era ancora riuscito a rassegnarsi a vederlo ogni volta ridotto
in quello stato.
Quattro anni … avevano
vissuto insieme quattro anni eppure, la persona che per lui era più
importante non si era mai degnata di dargli la minima spiegazione sul motivo
del suo tormento.
“Non mangi niente, non
parli … Ti comporti in modo strano … Che cosa ti è successo? Se c’è un
motivo parla …” ora Goku si sentiva sul punto di scoppiare in lacrime ma,
aveva imparato che queste riuscivano solo ad irritare maggiormente l’uomo
che adorava e che ora lo guardava senza vederlo.
“A te non deve
interessare” la voce di Sanzo sembrava provenire da un luogo molto lontano,
un luogo distante dieci anni.
“Non è vero che non mi
deve interessare! Avanti, dimmi cosa c’è che non va? Ho forse fatto qualcosa
che ti ha fatto arrabbiare?” tornò alla carica.
Il tono petulante della
scimmia fece infuriare il monaco:
“Fai silenzio!”
“Oh, che ho detto …”
mormorò il giovane ma il suo compagno aveva già raggiunto il limite della
sua sopportazione.
Sanzo non era mai stato
un tipo molto paziente ed in quel momento, il suo umore che risentiva anche
del maltempo lo spinse a rovesciare, con un calcio, il tavolo e le cose su
di esso appoggiate.
Goku osservò, come
ipnotizzato, il barattolo delle pesche rotolare sino ad un angolo della
stanza.
Il giovane dagli occhi
dorati sentiva una bruciante sensazione di sconfitta: non era la prima volta
che la rabbia di Sanzo si riversava su di lui ed avrebbe dovuto, ormai,
essersene abituato ma, ogni volta che pioveva, gli pareva che la situazione
fosse ancora peggiore della precedente.
“Ma … cosa ti prende …
e pensare che io mi stavo solo preoccupando per te …” mormorò il demone.
“Nessuno te l’ha
chiesto” ribatté l’altro dandogli il colpo di grazia.
L’essere eretico si
irrigidì rendendosi tristemente conto di quanto fosse vero, il monaco non
aveva mai chiesto di preoccuparsi per lui … erano le persone a cui si voleva
bene a cui si domandavano tali attenzioni e Sanzo non voleva certo
impegolarsi con uno sporco demone come Goku.
Il monaco non aveva mai
nascosto i suoi sentimenti verso gli youkai ( si scrive così demoni in
giapponese?_Nd.Cassandra )
Il suo sole non aveva
bisogno di lui e, anche le sue ultime parole rimarcavano questo concetto:
“Mi sembra di averti
detto di andartene!”
Era decisamente troppo
per il ragazzo che corse fuori dalla costruzione quasi travolgendo Gojyo e
Hakkai.
I due, che rientravano
in quel momento dalla spesa, lo osservarono allibiti.
“Che c’è Goku?” gli
domandò il demone gentile.
Il volto dell’essere
eretico appariva stravolto: gli occhi dorati, pieni di un’incommensurabile
tristezza, sembravano essere stati privati della loro luce e le labbra,
serrate in un’espressione desolata, tremavano leggermente dimostrando
quanto il giovane fosse sul punto di prorompere in una crisi di pianto.
Le lacrime però non
arrivavano: un groppo alla gola di Seiten Taisei Son Goku impediva loro di
sgorgare e di attenuare il dolore del diciottenne.
Il demone scappò via
sottraendosi ai loro sguardi indagatori mentre la voce di Gojyo, gli
risuonava ancora nelle orecchie:
“Hey, scimmia, dove
vai?”
Già, dove stava
andando?
Nemmeno lui sapeva
darsi una risposta.
Semplicemente, non se
la sentiva di dare spiegazioni su un sentimento che nemmeno lui riusciva a
comprendere e quindi scappava.
Scappava incurante
della pioggia che cadeva incessante … incurante dei richiami dei compagni …
incurante del mondo intero che ancora una volta lo stava rifiutando.
Goku non avrebbe saputo
dire per quanto la sua folle corsa era durata, semplicemente, ad un certo
punto, si era ritrovato sulla riva di un fiume ingrossato dalla pioggia.
Poco distante, una
cascata si immetteva in esso rendendo ancora più suggestivo l’ambiente su
cui, poco distante, vegliava la gigantesca statua di un Budda.
Eppure, nonostante la
bellezza della scena fosse notevole, questa non riusciva a raggiungere il
cuore del demone su cui, implacabile, la pioggia continuava a scendere,
infradiciandogli gli abiti che gli si attaccavano alla pelle.
“C’era bisogno di
parlarmi così? Io non …” mormorava tra sé, ripensando alla scena di poco
prima ed alla sua stupidità.
Sì, perché lui era uno
stupido se cercava ancora l’affetto di Sanzo …
Se sperava ancora di
essere, per lui, qualcosa di diverso da una seccatura … da una
responsabilità che si era accollato e da cui non si poteva liberare.
Anche sapendo che il
suo sole lo considerava, in base ai casi, una Bakasaru … un animale
domestico … uno sporco demone ... anche sapendo che mai, Sanzo lo avrebbe
ritenuto una persona da amare, Goku continuava ad adorarlo quanto la sua
personale divinità.
Fino a poco tempo
prima, rimanergli accanto, anche subendo il suo disprezzo, gli era bastato …
perché ora si trovava a desiderare disperatamente qualcosa di diverso?
Forse la soluzione era
liberarlo della sua incomoda presenza, anche se l’idea di lasciare il suo
sole gli straziava il cuore.
Almeno Sanzo sarebbe
stato felice di non averlo più tra i piedi e lui era pronto a qualsiasi cosa
pur di non arrecargli ulteriori disagi.
Avrebbe dovuto farlo da
tempo … se non fosse stato tanto egoista, lo avrebbe fatto durante il
secondo anno trascorso a Cho’An.
Ricordava ancora il
monaco anziano che, sogghignando malignamente, gli aveva fatto notare che
stava crescendo velocemente e, molto presto, non essendo più bisognoso della
protezione del Venerabile Sanzo, questo lo avrebbe finalmente allontanato.
Temendo questa
eventualità, Goku aveva ripreso le abitudini che stava lentamente perdendo e
che dipendevano in gran parte dalla lunga prigionia: una volta uscito dalla
grotta, infatti, gli era difficile esprimere i propri pensieri a parole ed
era quindi obbligato a frasi semplici tipo ‘Ho fame’.
Dopo 500 anni di
reclusione doveva anche imparare a riconoscere nuovamente oggetti, luci e
suoni tanto da apparire, almeno mentalmente, come un bambino piccolo.
In seguito, ripresa
confidenza con il mondo esterno, questi atteggiamenti stavano lentamente
venendo meno ma, le parole del monaco lo avevano indotto a ‘fare marcia
indietro’ riprendendo nuovamente far ammattire il bonzo corrotto con le sue
petulanti richieste.
Non gli importava se
Sanzo, esasperato, lo picchiava: l’importante era che continuasse a
considerarlo la sua Stupida Scimmia.
Poi avevano iniziato
quel lungo viaggio e Goku, ogni tanto, aveva tentato di comportarsi da
adulto ma, quando questo accadeva, i suoi stessi compagni apparivano tanto
preoccupati da spingerlo a riprendere i soliti atteggiamenti.
Accidenti, persino
quando voleva semplicemente riflettere doveva fingere di dormire per non
essere subissato dalla loro apprensione … o almeno da quella di Hakkai e
Gojyo dato che Sanzo se ne fregava altamente.
Al monaco era mai
importato di lui?
Il demone non era in
grado di rispondere o, se fosse stato sincero con sé stesso, avrebbe ammesso
di non voler conoscere la risposta.
“Sei tutto solo, Son
Goku?” la voce, che aveva interrotto i pensieri del demone, apparteneva ad
un giovane uomo seduto a gambe incrociate sulla testa del Budda e che lo
osservava con un’espressione indolente.
Il ragazzino alzò il
capo per guardare Homura, il potente Dio della Guerra che più di una volta
si era trovato ad affrontare venendone miseramente sconfitto.
“Stà lontano … Ti
consiglio caldamente di non avvicinarti: sono di pessimo umore” gli fece
notare il castano giovane.
Homura sorrise in cuor
sua a quella bellicosa frase e per nulla impressionato, balzò dalla statua
per poi galleggiare dolcemente, sino a terra.
“Dico sul serio … non
mi prendo responsabilità” ripeté il demone con un tono che stranamente,
indusse Homura ad osservare meglio il suo avversario.
Improvvisamente, il dio
si era reso conto del tono stanco, sconfitto, che il demone stava usando.
Chiaramente, doveva
essergli accaduto qualcosa di brutto e, i numerosi mesi che l’uomo aveva
passato osservando il quartetto di Konzen, lo spinsero a pensare che quest’ultimo,
nella sua stupidità, avesse nuovamente ferito il giovane.
Quel bastardo non si
meritava l’affetto ingiustificato che Son Goku riversava su di lui … non
meritava di essere il suo sole …
Nonostante questi
pensieri riempissero la mente dell’uomo, ad alta voce si limitò a chiedere:
“Hai lo sguardo di chi
sta per piangere. Ti hanno trattato male?”
“Fa silenzio!” gli urlò
l’altro dandogli la conferma dei suoi sospetti e gettandosi sul dio con una
furia disperata.
Homura si limitò a
scostarsi prima di rispondere al colpo gettando il suo avversario nel fiume.
“Sei debole … troppo
debole …” constatò mentre Goku si rialzava e tornava ad attaccare.
“Sta zitto!” urlò
durante l’assalto.
Homura avvertì nella
sua voce tutta la disperazione dell’essere eretico che parve lacerargli
l’animo.
“Che ti succede, Son
Goku? La tua forza non dovrebbe essere tanto insignificante” disse mentre lo
sbatteva nuovamente in acqua.
Stavolta, tramortito,
Goku non si alzò dando il tempo a Homura di avvicinarsi ed afferrarlo per la
collottola.
“Avanti, devi
ricordarti chi sei realmente, Seiten Taisei Son Goku” gli disse rafforzando
in cuor suo la decisione che, non molto tempo prima, aveva preso.
Sarebbe diventato il
sole di Son Goku … avrebbe pensato lui a proteggerlo da tutto e da tutti.
Si sarebbero costruiti
un nuovo mondo … un mondo in cui gli esseri eretici come loro non avrebbero
più dovuto temere la prigionia ed il dolore.
In effetti, questo
piano era molto diverso da quello elaborato all’inizio … quello in cui, il
demone sarebbe dovuto diventare la causa della sua dipartita durante uno
scontro all’ultimo sangue …
Quello che aveva in
mente ora, non prevedeva più la ricerca di una morte onorevole bensì, della
felicità dovuta ad un mondo ed un amore perfetti … due cose che 500 anni
prima gli erano state negate.
Il dio si sentì
invadere da un prepotente istinto protettivo mentre osservava il fanciullo
ormai svenuto.
Sebbene avesse
diciotto anni ( senza contare i 500 di prigionia durante i quali, il tempo
non era trascorso per Son Goku ) non aveva raggiunto ancora l’apice della
sua altezza, i tratti infantili erano ancora ampiamente presenti sul suo
volto e non vi era la minima traccia di barba.
In pratica, si rendeva
conto il dio, il demone dagli occhi dorati aveva inconsciamente arrestato il
suo sviluppo, fisico e probabilmente mentale, per rimanere in eterno la
stupida scimmia di Konzen Doji.
Poco male, lontano dal
suo mentore, il demone avrebbe velocemente recuperato il tempo perduto.
Homura abbassò quindi
il giovane ( fino a quel momento trattenuto per la collottola ) facendogli
adagiare il capo sulla sua spalla, sino a sfiorargli la morbida guancia, per
poi farlo semisdraiare fra le sue braccia.
Goku era così bello ed
innocente nel sonno, le sue labbra socchiuse erano un chiaro invito che il
dio accolse baciandolo.
Cap. 1
Sogni
Si
ricorda che, parte dell’introduzione è stata cambiata contemporaneamente con
l’immissione del suddetto capitolo e, pertanto, si consiglia di rileggerla.
Ringrazio
per il sostegno dimostratomi Annamirka-chan, Kairi84, Selina ( che mi ha
fatto notare il grosso errore presente nella spiegazione dell’introduzione
), Egotchan, Hisoka e Black_Angel che hanno messo seriamente a repentaglio
la loro salute mentale leggendo questa fic.
Goku giaceva sveglio e solo.
Homura si era allontanato dalla torre
durante il giorno precedente perché doveva svolgere le sue mansioni di Dio
della Guerra.
Il demone pensava, con rammarico che, se lo
avesse avuto accanto, quella notte sarebbe trascorsa in maniera molto
diversa per lui che forse, non si sarebbe ritrovato davanti alla finestra
per veder sorgere il sole e il cielo colorarsi di un rosso acceso.
Uno spettacolo che,
almeno in parte, lo avrebbe ripagato di quella notte inquieta e quasi
insonne appena trascorsa.
Gli incubi lo
tormentavano ormai con esasperante frequenza, spingendolo a svegliarsi
urlando e a non chiudere occhio, durante il resto della nottata, per paura
di ricaderci.
I due sogni più
frequenti li aveva persino battezzati: ‘Grotta’ e ‘Uomo senza volto’.
Sorrise, pensando che
probabilmente era l’unico giovane, sulla soglia dei diciannove anni, che
esorcizzava in questo modo i propri incubi.
Anche se in fondo
‘Grotta’ non era un incubo bensì un ricordo, uno dei pochi ancora in suo
possesso, tanto nitido da farlo ancora tremare di paura.
Paura di trovarsi
nuovamente solo, prigioniero in una minuscola grotta e legato da pesanti
catene.
Nel suo sogno, ‘lui’
non giungeva a liberaro … nel sogno, il suo sole non aveva voluto ascoltare
il suo richiamo … nel sogno vi erano solo un’assordante silenzio e una
desolante solitudine.
Goku si riscosse a
fatica: era inutile rimuginare sopra uno stupido incubo quando il suo sole
era, nella realtà, giunto a liberarlo donandogli un mondo di luce e suoni.
Semmai avrebbe dovuto
ridere di sé stesso: doveva proprio essere rincretinito dalla reclusione per
paragonare ‘lui’, che non aveva proprio nulla del sole, al lucente astro!
Con uno sbuffo, Goku
si alzò ed iniziò il suo ’sport mattutino’ ovvero, la caccia agli abiti che,
prima di coricarsi gettava qua e là per la stanza.
Shien, solo alcuni
giorni prima, aveva affermato, con la sua consueta calma che, l’irruente
demone doveva essere completamente ‘allergico all’ordine’.
Nonostante il tono
serio del samurai, Homura e Zenon avevano riso sino alle lacrime alla
battuta continuando a punzecchiarlo per tutta la sera mentre Goku aveva
riflettuto intensamente.
Gli piaceva la pulizia
ma, non riusciva a tollerare un ambiente troppo ordinato: le cose perfette
lo facevano sentire fuori posto.
Lui era un demone … una
creatura dagli occhi dorati … un essere eretico …
Se fosse stato lì,
Homura lo avrebbe certamente rimproverato ricordandogli che loro erano
migliori di tutta quella plebaglia umana e agli dei che vivevano nel Tentaki.
Sospirando, Goku
indossò i propri vestiti e si guardò allo specchio: un paio di jeans neri
contrastavano con una maglietta, priva di maniche, dal vivace color fucsia
mentre, anfibi e un giubbino di pelle completavano l’abbigliamento.
Sebbene molto diversi
dal suo precedente stile, il suo nuovo aspetto non gli dispiaceva.
Non che avesse molta
scelta: i vecchi abiti gli andavano ormai troppo stretti.
Negli ultimi mesi, la
sua crescita era stata sorprendente: si era alzato raggiungendo la
ragguardevole altezza di 1,70 m
( Si ricorda
che Sanzo è 1,77 m. mentre, nell’anime, Goku è 1,62 m._Nd.Cassandra )
ed il suo viso si era allungato
perdendo molti dei suoi tratti fanciulleschi, in cambio di un affascinante
volto dagli occhi dorati.
Solo questi ultimi non
avevano subito variazioni ed apparivano limpidi come quelli di un bambino,
come valutò il dio che si era appoggiato allo stipite della porta da qualche
minuto.
Aveva preferito celare
la propria presenza alfine di osservare Goku: il demone appariva pensieroso
e turbato.
Quei stramaledetti
sogni erano tornati a tormentarlo, non aveva dubbi!
Imprecando tra sé,
Homura valutò fra sé il da farsi: doveva consolarlo o fingere di non essersi
accorto di nulla?
“Sei già sveglio?” esordì mentre l’altro si
girava sorridente.
“Homura, bentornato!”
lo salutò Son Goku gettandosigli addosso e facendogli perdere l’equilibrio.
Entrambi si trovarono
quindi a terra, avvinghiati in un caldo abbraccio che spazzava via tutte le
paure che attanagliavano il cuore del demone anche se, solo per poco.
Cap. 2
Ordini
non voluti
Spero che
i miei deliri non abbiano sconvolto troppo violentemente nessuno e che la
mia vita non sia a rischio ( anche perché dopo aver passato gli ultimi
giorni a fuggire da Homura, non ho più l’energia per difendermi ).
Hisoka mi
ha fatto notare che Goku non ha potuto crescere in maniera ‘naturale’,
nonostante l’età dello sviluppo, in poche ore ed in parte è vero.
Vorrei
quindi precisare che dall’introduzione al cap. 1 sono passati circa 6 mesi
durante i quali, il corpo del demone ha recuperato il tempo perso nei due
anni precedenti ( quando un monaco gli aveva fatto notare che stava
crescendo e presto, Sanzo avrebbe potuto abbandonarlo ).
Ringrazio
anche Selina ed Egotchan per l’aiuto datomi ( la prima correggendomi le
parole giapponesi che sistematicamente sbaglio e la seconda dandomi dei
suggerimenti sulle virgole dell’introduzione ) e tutti coloro che hanno
avuto la forza di leggere i miei deliri.
Momentaneamente
appagato dalla sensazione di calore che invadeva il suo bronzeo corpo, Goku
tentava di dimenticare i sogni che gli avevano fatto visita.
In qualche modo,
ancora avvinti l’uno all’altro, erano riusciti a raggiungere il letto dove
Homura gli aveva scostato i castani capelli e con un gesto secco aveva
aperto il diadema che cingeva la fronte del demone.
Subito, l’aspetto di
quest’ultimo era sensibilmente mutato ma entrambi erano troppo occupati per
prestare alla cosa grande interesse: dopo i primi mesi, quando il dio faceva
allenare il proprio amante togliendogli improvvisamente il gioiello e
causandogli la trasformazione in un demone sanguinario, il giovane aveva
infine imparato a mantenere ugualmente viva la propria coscienza.
Ormai, a meno che
fosse lo stesso Seiten Taisei a desiderarlo, non costituiva il minimo
pericolo nemmeno in quella forma.
Goku mordicchiava
quindi in tutta tranquillità, con le micidiali zanne, il collo del proprio
amante quando, qualcuno bussò alla porta.
Con un moto di
disappunto si staccò dal suo amato, a sua volta irrigiditosi all’infausto
suono, che si tirò a sedere sul letto chiedendo:
“Cosa c’è?”
“Sono Abel, principe
Homura. La Divina Kanzeon Bosatsu è appena giunta alla torre e chiede di
conferire con voi, i generali e Son Goku, nella cattedrale”
Per un lungo secondo,
Homura tacque, fin troppo consapevole del motivo del richiamo.
Erano giorni che
un’enorme fonte d’energia si era concentrata in una torre, ad ovest, facendo
presagire movimenti tuttaltro che rassicuranti da parte delle forze
demoniache.
La rinascita di Gyumao
era imminente e Homura, in qualità di Dio della Guerra, avrebbe dovuto
impedirlo tuttavia, non era tanto la missione a preoccuparlo quanto, il
supervisore assegnato loro: Kanzeon Bosatsu … colei che, quasi 500 anni
prima, aveva affidato Goku a Konzen.
Anche se dichiarava di
averlo fatto solo per il proprio divertimento, era evidente che desiderava
scuotere il nipote dal torpore in cui, all’epoca era avvolto … ed era stata
ancora lei, in tempi più recenti, a riunire il ‘catorcio assemblato a caso’
e a metterlo sulle tracce di Gyumao, in un viaggio pluriennale ancora in
pieno corso.
Alla luce di questi
eventi, Homura aveva più di una ragione per temere un’opposizione,
dell’ermafrodita, alla sua relazione con Goku.
Fino a quel momento,
il Dio della Guerra aveva sperato di evitare qualsiasi contatto fra i due
ma, la Dea della Misericordia pareva tutt’altro che propensa ad assecondare
il suo volere.
“Informala che sarò lì
fra qualche minuto!” ordinò Homura con voce atona che mascherava la sua
preoccupazione prima di girarsi verso il compagno.
Goku, scorgendo la
fronte agrottata di Homura, comprese che qualcosa non andava e
istintivamente, gli prese la mano nella propria.
La calda stretta del
demone parve ridare un po’ di fiducia al dio.
Homura abbozzò un
sorriso di risposta pensando che, qualsiasi cosa avesse in mente Kanzeon
Bosatsu, non sarebbe riuscita a separarlo dal suo compagno.
Homura entrò nel
salone che, a causa dei rosoni con cui era adornato, veniva famigliarmente
chiamato ‘la cattedrale’.
Al lato opposto della
stanza, a cui si poteva accedere attraversando un corridoio di colonne, un
trono di pietra costituiva l’unico mobilio della stanza dove luci colorate,
proiettate dai vetri, danzavano sul pavimento.
Kanzeon Bosatsu,
appropriatasi del sedile, appariva completamente a suo agio in tale
frangente mentre, discuteva animatamente con Zenon e Shien. I due generali
non tentavano nemmeno di celare il malcontento che la situazione inculcava
loro.
L’arrivo della dea
costituiva una sgradita sorpresa, anche se non del tutto imprevista:
l’Imperatore Celeste aveva acconsentito che Goku si unisse a loro ( allo
scopo ufficiale di preparare l’essere eretico a diventare il futuro Dio
della Guerra ) ma lei si era opposta strenuamente all’idea di dividere la
‘scimmia’ dal suo padrone.
Poco importava se
questo trattava Goku in maniera indegna facendolo soffrire immensamente:
cosa poteva importare, ad una divinità, di una creatura impura?
Homura fissò con astio
il volto dell’ermafrodita dopo un’infanzia trascorsa in prigione, non
provava molta simpatia per un’arrogante divinità che giocava con le vite
altrui ed il sorriso enigmatico, vagamente divertito, sulle labbra di lei,
gli pareva un’orrenda smorfia.
“Principe Homura che
piacere rivedervi … e c’è anche la scimmia! Sono felice di vederti tanto
cresciuto, Goku” li salutò Kanzeon Bosatsu.
Il demone non parve
gradire troppo le parole dell’ospite.
Goku non era un tipo
permaloso ma non amava essere insultato dagli sconosciuti: quello di
prendersi in giro a vicenda, era un privilegio riservato ai membri della
stessa famiglia.
“Mi spiace signora,
temo che mi confondiate con qualcun altro. Non ho la più pallida idea di chi
siate e vi faccio notare che non sono una scimmia” rispose risentito.
“Invece noi ci
conosciamo da tanto e tu non dovresti rispondere tanto sgarbatamente …
probabilmente ti sei inselvatichito … dovremo riaddomesticarti …” dicendo
questo, la dea sorrise ancora di più ed, alzatasi, iniziò ad avviarsi verso
il diciannovenne ma, prima che potesse raggiungerlo, Homura le si parò
davanti.
Kanzeon ed il Dio
della Guerra si fronteggiarono per qualche secondo …. uno scontro silenzioso
ma intenso a cui, la risata dell’ermafrodita mise fine:
“Accidenti, sei
davvero geloso! Comunque sono solo venuta a ricordarti l’importanza capitale
che riveste l’eliminazione di Gyumao”
“Lo so bene” rispose
il dio senza accennare minimamente a spostarsi.
Kanzeon Bosatsu finse
di non notare la sfida implicita nel suo sguardo e continuò:
“Lo sa e non lo sai …
Purtroppo, la spia che siamo riusciti ad introdurre fra le loro file, ha
scoperto che 500 anni fa, i demoni sono riusciti a prelevare un campione di
tessuti da Nataku. In questi anni, hanno compiuto un numero imprecisato di
esperimenti per riuscire ad unire il suo DNA a quello di Gyumao e per
risvegliarlo anche senza i sutra”
“Vuoi dire che
rischiamo che lo abbiano già risvegliato e che abbia il potere di Nataku?”
nella voce di Zenon c’era un’ansia piuttosto insolita per lui e, proprio per
questo, ancora più preoccupante.
Kanzeon gli rispose
senza nemmeno voltarsi:
“Se riuscissero nel
loro intento, il potere di Gyumao sarebbe di molto superiore a quello di
Nataku dato che vi unirebbero anche i poteri demoniaci …. nemmeno la forza
di tutti gli Dei riuniti potrebbe arrestarlo ma, fortunatamente, non sono
ancora in grado di far nulla senza tutti i sutra” a questo punto,
l’ermafrodita fece una pausa per guardare dietro le spalle di Homura dove,
l’essere eretico era rimasto immobile “per questo motivo, Goku dovrà
diventare la guardia del corpo del possessore del Sutra del Cielo Demoniaco
…. il Venerabile Genjo Sanzo Hoshi”
Cap. 3
Una
scomodA SITUAZIONE
Accidenti, non mi aspettavo una vostra reazione tanto violenta all’unione
Goku/Homura.
Mi
dispiace di avervi sconvolto tanto ( soprattutto perché ora mi devo
nascondere realmente anche da voi oltre che da Sanzo ed Homura ) ma, mi
sembrava opportuno dare una meritata scossa ai personaggi della serie.
La
scimmia, in particolare, doveva crescere sotto tutti gli aspetti per avere
delle reazioni adeguate a quello che le sto preparando ( trema Goku … trema
).
Tra una
fuga e l’altra per scappare alle pulsioni omicida di Hisoka, ringrazio Black
angel, Kairi84, Nacochan, Annamirka-chan ( che mi ha permesso di correggere
il colore degli occhi di Kanzeon Bosatsu ) e Nefertari82.
Arigato
anche a Vitani, A-june ed Egotchan ( che oltre a commentarmi, mi hanno
segnalato un errore di battitura nello scorso capitolo ).
Hisoka mi
ha inoltre fatto notare che, forse non mi sono spiegata bene su un punto:
Goku mantiene la propria coscienza quando si trasforma ma, questo è
indipendente da Homura dato che, sarebbe avvenuto in qualsiasi caso con lo
sviluppo fisico del demone.
Il Dio
della Guerra, avendo vissuto in prima persona questa esperienza ( anche lui
è un essere eretico ) sapeva semplicemente come agevolare il processo già in
atto ( ovvero facendolo esercitare ).
Kanzeon Bosatsu rimase
in silenzio per qualche istante, osservando i volti dei presenti.
Homura e i suoi
seguaci sarebbero stati meno sconvolti se fosse esplosa una bomba che
davanti alla notizia che Goku avrebbe dovuto diventare la guardia del corpo
di Konzen … e probabilmente, fra le due eventualità, avrebbero preferito di
gran lunga l’ordigno esplosivo.
Non che la dea si aspettasse qualcos’altro, ammise con sé stessa sorridendo
e pregustando il divertimento che quella situazione le avrebbe fornito.
Homura fu il primo a
riaversi dallo shock e a reagire: in preda ad una furia cieca, il Dio della
Guerra colpì l’ermafrodita che venne sbalzata contro una colonna.
Shien, Zenon e persino
Goku si precipitavano ad afferrare il loro signore, per impedirgli ulteriori
eccessi: anche se la vittima non era molto apprezzata da nessuno di loro,
sapevano fin troppo bene che non era saggio inimicarsi la Dea della
Misericordia.
Per nulla turbata
dalla violenza del dio, Kanzeon si era intanto rialzata e, con un gesto
lento, si era ripulita il labbro tagliato dal sangue che vi colava.
I suoi occhi viola, si
puntarono su Goku che, ansioso, si affaccendava intorno ad Homura.
Il ragazzo era del
tutto diverso dalla scimmietta rumorosa che, 500 anni prima, era stata
portata alla dea e che lei aveva affidato a Konzen … un mutamento mentale,
ancor prima che fisico … come se l’anima dell’essere eretico fosse
invecchiata e nei suoi occhi dorati si fosse spenta parte della luce che li
animava …
effettivamente, questo
era proprio quello che era avvenuto: Goku aveva perso la luce del suo sole …
un processo lento ma inesorabile, avvenuto negli ultimi anni.
La prigionia, la
solitudine, la paura della sua natura demoniaca, il timore di aver commesso
qualcosa di terribile di cui non aveva il minimo ricordo e infine, la
convinzione di non essere amato, avevano contribuito a spegnere parte
dell’esuberanza del ragazzino.
Nemmeno Goku si era reso pienamente conto di questo mutamento,
semplicemente, era diventato un maestro nel mentire persino a sé stesso.
La maschera di spensieratezza che portava non era molto diversa dal sorriso
di Cho Hakkai tranne per una sostanziale differenza: l’essere eretico non
era cosciente della propria situazione.
Anche adesso, mentiva
a sé stesso cercando di convincersi di amare Homura ma, quello che provava
per lui era solo affetto e un vago senso di colpa.
Senso di colpa, per
non riuscire a pensare a lui come al suo sole ed, anche se l’ermafrodita non
avrebbe mai voluto usare una tale arma, sapeva di doverlo ferire
ulteriormente per ottenere il suo aiuto:
“Noto che la notizia
non ti rallegra di certo, Homura ma, in ogni caso non spetta a te decidere
bensì a Son Goku. La situazione è troppo grave per permettermi di
accontentare i tuoi capricci”
“Osi definire il mio
amore per Goku un capriccio? Che diritti hai stramaledetta dea dei miei
stivali? Tu e i tuoi pari non ci avete mai considerato come individui ma
solo come armi da sfruttare a proprio piacimento quindi, evita di venire qui
con quella tua aria virtuosa a dirmi cosa provo!” fu la decisa risposta del
dio.
Kanzeon Bosatsu finse
però di non averlo udito e, rivolgendosi direttamente al demone, precisò:
“Naturalmente, Seiten
Teisei Son Goku, potete anche rifiutare … se non vi pesa avere sulla
coscienza le vittime di Gyumao.
Cosa importa d’altronde qualche migliaio di morti in più o in meno? Potreste
averne già uccise centinaia sotto la vostra forma demoniaca”
Queste parole mozzarono il respiro a Goku dando voce alla sua paura più
grande.
Ora conservava la
propria coscienza durante la trasformazione in Seiten Taisei ma prima?
Quale atroce colpa
aveva commesso per essere imprigionato per 500 anni, solo e legato da
pesanti catene, in una grotta?
Alzò gli occhi verso
la dea e, per un attimo, sentì di odiarla.
Perché continuava a
sorridere nonostante gli stesse strappando dalla sua tranquillità mettendolo
di fronte a quelle sgradevoli verità?
Rideva forse di lui?
Persino l’uso della
terza persona, molto diversa da quella usata precedentemente dalla divinità,
gli sembrava un modo per schernirlo eppure, nonostante la rabbia che
invadeva il giovane corpo e lo spingeva a stringere i pugni fino a farsi
male, Goku sapeva di non poter tollerare che qualcuno morisse, per colpa
sua, sotto i colpi di Gyumao.
Impedire che rubassero
il Sutra del Cielo Demoniaco avrebbe, almeno per il momento, impedito la
rinascita di quel mostro.
Ormai, il demone aveva
preso la sua decisione, tuttavia, formulò ancora una domanda:
”Perché io?”
”Semplice! Sei l’unico
che quel bonzo testardo potrebbe accettare come guardia del corpo! No … non
farmi altre domande … se cerchi delle risposte dovrai trovarle altrove …”
rispose la dea prima che il demone potesse porre altri quesiti.
Fu solo allora che la
voce di Homura proruppe indignata:
“Non puoi obbligarlo
se non vuole! Possiamo benissimo annientare noi Gyumao senza coinvolgere
Goku od inviarlo a servire quella sottospecie di bonzo! E’ un essere
abituato alla venerazione di un dio … freddo, arrogante e spietato che vive
solo per sé stesso … non ha alcuna considerazione degli altri e certo, non
ne avrà per Goku … per lui sarà solo uno sporco youkai … un essere eretico
da disprezzare e maltrattare!” urlò Homura.
La voce del dio
riecheggiò per l’intera cattedrale mentre, questo si sporgeva verso Kanzeon
Bosatsu con fare minaccioso.
Era pronto a tutto per
difendere il compagno e nemmeno tutti gli dei del Tenkai avrebbero potuto
convincerlo a riconsegnarlo a Konzen.
“Dimmi Homura, sei tu
che parli o la tua paura che Goku possa smettere di amarti?” domandò ironica
dell’ermafrodita.
“Io non smetterò mai
di amare Homura!” la interruppe deciso Goku portandosi davanti alla Dea
della Misericordia “ma non permetterò nemmeno che qualcuno muoia per il mio
mancato intervento. Accetto la missione, Kanzeon Bosatsu”.
Cap. 4
Legami di
sangue
Nel
capitolo si fa riferimento alla ‘chimica proibita’ e al personaggio di
Shouryu.
Entrambi,
compaiono nella serie regolare ( episodio 33 – Lacrime Seccatesi ) dove, il
giovane era stato potenziato, sino all’estremo, da un talismano
consegnatogli da Gyokumen Koshu ( matrigna di Kougaji e madre di Lirin ).
Sebbene
non si diano spiegazioni approfondite, la ‘chimica proibita’ pare turbare
enormemente Sanzo & C.
Ho deciso di motivare
questo sentimento con una classica tesi da anime: chi fa uso di tale potere,
finisce per essere controllato dalle forze oscure evocate diventando sadico
ed oltremodo pericoloso
( abbiate
pazienza finchè non trovo un’idea maggiormente originale_Nd.Cassandra ).
La
battaglia a cui Kougaiji pensa è ovviamente quella presentata negli episodi
21 e 22 della serie animata ( in cui Goku, per affrontare il nemico, si
toglie il diadema perdendo completamente il controllo ).
La scena
del ritrovamento di Lirin, è un po’ “splatter” ma, avendo decisamente meno
talento di Dark00 in questi ambiti, vi tocca accontentarvi di quello che
sono riuscita a mettere insieme ( in ogni caso, se avete consigli per
migliorarla sono ben accetti ).
Prendo
l’occasione per ringraziare tutte le anime pie che hanno corretto i miei
errori di “giapponese” ( Egotchan, Hisoka, Vitani e Ameria ) e coloro che
hanno dato prova di molto coraggio leggendo ( A-june e Nacochan ).
Kougaiji era in piedi
davanti ad un’immensa vetrata ad osservare la valle rocciosa che si stendeva
sotto di loro con un’espressione accigliata.
La sua postura rigida,
con le braccia incrociate sul petto, tradiva una furia a malapena repressa,
scaturita in lui quando la sua matrigna lo aveva informato di aver inviato
un nuovo demone contro il gruppo di Sanzo.
L’incarico di rubare
il Sutra del Cielo Demoniaco gli era stato tolto da tempo ma, questa
situazione, acuiva solo la vergogna per il proprio insuccesso.
Ricordava
perfettamente le disastrose conseguenze di quando Son Goku, il giovane
demone al servizio di Genjo Sanzo, si era tolto il dispositivo di controllo
trasformandosi in una belva assetata di sangue.
In quell’occasione, la
reale forza dell’essere eretico lo aveva sopraffatto, costringendolo a
ritirarsi dopo una disastrosa sconfitta di cui, avrebbe voluto rifarsi
annientando il gruppo del bonzo e sconfiggendo, in un leale combattimento,
Goku.
Con questa vittoria,
Kougaiji avrebbe potuto dimostrare a tutti, e soprattutto a sé stesso, di
essere più forte di quel ragazzino.
Formulò questo
pensiero giusto un istante prima che Dokugakuji entrasse nella stanza e, il
giovane potesse intravederne il viso riflettersi sul vetro.
Quello che Kou vide
non gli piacque per nulla: il bronzeo volto del demone era solcato dalla
preoccupazione che pareva accentuare la cicatrice alla base del naso.
L’uomo si sedette sul
letto, che apparve ridicolmente piccolo per la sua mole, rimanendo in
silenzio svariati minuti a osservare colui che, nel corso degli anni, era
diventato una sorta di fratello minore.
Kougaiji aveva, in un
certo senso, sostituito Gojyo nel cuore del gigantesco demone diventando,
automaticamente, la sua famiglia e, proprio per questo, Dokugakuji riusciva
a comprendere pienamente quali sentimenti provasse il suo Principe.
Non poterlo aiutare,
lo faceva star male ma, tutta la sua forza abilità non bastavano contro
Gyakumen Kushu … la spietata ed incontrastata regina di quel luogo …
l’ultima moglie di Gyumao e, anche se nessuno lo avrebbe mai ammesso, colei
che lo aveva mosso come una marionetta durante gli anni precedenti alla sua
sconfitta.
Era una donna astuta
quanto spietata che, non avrebbe avuto la minima remora a distruggere il
figliastro se questo si fosse rivelato di ostacolo ai suoi piani.
Dokugakuji aveva più
di una ragione per temere che Gyakumen Koshu attaccasse Kougaiji.
“L’arpia ha già deciso
chi mandare?” chiese a bruciapelo il principe.
La sua voce lasciava
trasparire una profonda amarezza, unita ad una sorta di resa: ormai si era
rassegnato all’idea di essere stato sostituito e nemmeno reagì davanti al
nome pronunciato dal proprio sottoposto.
Akito, questo era il
nome dell’inviato di Gyokumen Koshu, acquistò nella mente di Kou la forma di
un quindicenne dai lunghi capelli bianchi e lo sguardo di ghiaccio … uno dei
tanti bambini “adottati” dalla matrigna e potenziati tramite la chimica
proibita.
Il giovane era molto
più forte di Shouryu e il principe si rendeva conto che stavolta, i quattro
sarebbero periti senza possibilità di salvezza.
Kougaiji sospirò
ricordando a sé stesso che tutto era finalizzato a riportare in vita suo
padre … il demone Gyumao … il divoratore di esseri umani … un essere che
conosceva solo la violenza e che non aveva mai esitato a picchiare la moglie
ed il figlio.
Anche se era solo un
bambino, Kou aveva gioito quando lo avevano informato che Nataku, il
Principe della Guerra proveniente dal Mondo Celeste, l’aveva sconfitto.
Non sapeva ancora che
la vita del padre e della madre erano legate anche se, avrebbe dovuto
immaginarlo quando, Gyumao aveva imprigionato la moglie.
Per quale altro motivo
l’avrebbe rinchiusa senza ucciderla?
L’unico modo per
salvare la propria genitrice era resuscitare il padre e Kou si stava
impegnando al massimo per riuscirvi sebbene, questa idea lo ripugnasse.
D’altronde, quale
altra scelta aveva?
Si sentiva in trappola
… privo di ogni possibilità di scelta …
“Dov’è Lirin?” chiese
sia per occupare la mente con altri pensieri, sia per accertarsi che la
sorellina non si fosse nuovamente recata ad affrontare da sola il gruppo di
Sanzo.
Doku, visibilmente a
disagio, distolse gli occhi da quelli del suo signore che, pronunciando la
domanda, si era finalmente girato.
“E’ stata convocata al
cospetto di Gyakumen Koshu” rispose il grosso demone.
A questa
dichiarazione, Kougaiji inarcò le sopracciglia, improvvisamente preoccupato:
era raro che la ragazzina venisse convocata dalla madre.
La regina non amava
trascorrere il suo tempo con l’esuberante figlia che, in risposta alla
freddezza del genitore, si era legata in maniera quasi morbosa al fratello
maggiore.
Cosa poteva volere
quella donna dalla bambina?
Che Lirin fosse in
pericolo?
Anche se erano
consanguinee, il principe non faceva troppo affidamento sull’affetto materno
della matrigna e avvertiva in sé una sorta di presentimento che gli faceva
rizzare i capelli.
Un improvviso senso di
urgenza lo invase mentre l’ansia prendeva possesso del suo respiro
mozzandoglielo.
Nemmeno lui era in
grado di spiegare chiaramente queste sensazioni ma, prima ancora di
rendersene conto, si trovò a correre a perdifiato, prima verso le stanze
della matrigna e poi, mentre la paura si trasformava in terrore, verso i
laboratori dove i suoi tecnomaghi compivano gli esperimenti più abbietti.
Dietro di lui,
Dukugakuji correva senza nemmeno comprendere cosa fosse preso
improvvisamente al suo signore che, alle sue domande aveva risposto con
incomprensibili spezzoni di frase.
Di tanto in tanto, il
grosso demone tentava di fermarlo e farlo ragionare: era pericoloso fare
irruzione in quel modo nei laboratori controllati da Gyokumen Koshu ma,
Kougaiji non lo ascoltava.
Ormai, Kou ne aveva la
certezza: Lirin era in pericolo mortale.
Fu in un
tecno-santuario, un luogo di culto dove magia e tecnologia erano unite in
maniera indissolubile, che la trovò.
L’atrocità della scena
colpì il giovane come una pugnalato in pieno petto: una tenue luce
azzurrina, proveniente dai monitor di alcuni computer, illuminavano un
tavolo di pietra nera su cui era stesa Lirin.
Cinghie di cuoio
trattenevano ancora il giovane corpo, nudo e ricoperto di sangue, a cui era
stato aperto lo sterno per estrarne il cuore per darlo al genitore.
Il volto era stravolto
dal dolore degli ultimi istanti, con i grandi occhi sbarrati: Kou sapeva che
la procedura, per avere successo, era stata attuata in modo da recare il
maggior sofferenza possibile alla vittima sacrificale.
In un angolo della
mente, Kougaiji ricordò che il dolore fisico crea un’enorme quantità di
energia … energia che, unita al cuore della bambina, aveva consentito di
dare nuova vita al loro padre a discapito della vita di Lirin.
Il principe cadde in
ginocchio, annientato dal dolore che lo aveva oramai sopraffatto mentre un
urlo straziante gli saliva alle labbra.
Chiedo scusa per il
madornale errore che, nel precedente capitolo ( Legami di sangue ) mi ha
portato a postarne solo metà
( Già faceva
schifo di suo se poi, non lo posti nemmeno intero_Nd. Sanzo Zitto tu!_Nd.
Cassandra ).
In ogni caso, ne ho approfittato anche per
correggere la parte postata e per chiedervi perdono ç_ç.
Accortami dell’errore, ne ho approfittato per
riscrivere anche la parte precedente Ringrazio per i loro commenti
Nefertari82, Annamirka-chan, Black angel, Hisoka, Vitani ( che mi ha anche
inviato alcune correzioni da immettere ), Ameria, Kairi84 ed Egotchan.
Ripresento ( finalmente ) i Sayiuki Boys che,
dopo una prolungata assenza, riappaiono in tutto il loro splendore.
Cassandra: Si fa per dire
Sanzo: Guarda che sei stata tu a ridurci in
questo stato pietoso
Cassandra cantando: La verita mi fa maleeeeee,
lo sooo!
Data l’ intonazione dell’autrice, tutti i
personaggi decidono di smetterla di minacciarla purchè taccia.
Cap. 5
Solitudine
Con gesti lenti, Gojyo
si accese una sigaretta e aspirò una boccata del denso fumo nella vana
speranza che questo potesse schiarirgli le idee.
Erano mesi che
faticava a ragionare con chiarezza … lui e gli altri galleggiavano in quello
stato di irrealtà che era diventato consueto da quando mancava la stupida
scimmia.
Non avrebbe mai
pensato che Goku potesse sparire senza lasciare tracce eppure, quando lui ed
Hakkai lo avevano cercato, avevano trovato solo i resti di uno scontro e i
leccapiedi di Homura, pronti ad insinuare che il ragazzino non sarebbe mai
più tornato.
Che Goku li avesse
traditi come volevano far credere le parole di Shien e Zenon?
Respinse con decisione
questa idea: nella mente della stupida scimmia non c’era posto per concetti
difficili come il tradimento o il passare al nemico.
Che fosse morto?
No, nemmeno questa era
un’idea che voleva prendere in considerazione: quell’animale non poteva aver
tirato le cuoia … era troppo stupido per morire … non poteva essere morto e
poco importava se questa era la spiegazione più razionale! … lui non era un
tipo razionale e Goku era vivo!
Con noncuranza, fece
un gesto alla cameriera perché gli portasse dell’altro sakè: nell’ultimo
periodo aveva aumentato notevolmente sia le sigarette che l’alcol e, aveva
iniziato a fare delle esperienze anche con l’oppio.
Quest’ultima sostanza
era altamente nociva ma, la cosa non aveva molto importanza dato che gli
davano il sollievo tanto anelato permettendogli di sfuggire alla tensione
quasi palpabile che ora attanagliava l’intero gruppo.
Ognuno di loro aveva
reagito a proprio modo per affrontare gli ultimi sei mesi … sei mesi senza
litigare con un’idiota dagli occhi dorati …
Alzò appena gli occhi
quando Hakkai gli si sedette di fronte con il suo consueto, quanto falso,
sorriso.
Quel sorriso che ora
appariva a Gojyo come terribilmente irritante e lo induceva a parlargli con
un tono decisamente tagliente.
“Il bonzo corrotto si
è chiuso nuovamente nella sua stanza?” chiese il rosso sebbene, conoscesse
già la risposta.
Sanzo aveva iniziato
ad evitare la compagnia degli altri esseri viventi, assumendo perennemente
quell’atteggiamento prima riservato solo ai giorni di pioggia.
Il monaco aveva chiuso
fuori di sé il mondo intero diventando, se possibile, ancora più freddo ed
impassibile di quanto non fosse mai stato in passato.
Aveva persino proibito
loro di pronunciare il nome di Goku da quando, la scimmia era sparita.
Gojyo ricordava ancora
quando aveva detto che la stupida scimmia non poteva averli traditi per il
semplice fatto che fra loro non sussisteva il minimo patto … era stato poco
dopo che l’essere eretico era scappato correndo dalla casa che avevano
affittato.
Allora, il mezzo
demone non aveva dato importanza alla cosa, catalogandola come uno delle
solite “discussioni” ( anche se normalmente era solo il bonzo ad urlare )
ingaggiate da Sanzo e Goku nei giorni di pioggia.
Non si sarebbe mai
perdonato quella leggerezza … non si sarebbe mai perdonato di non aver
fermato il ragazzino prima che potesse correre via … prima che potesse
lasciarli così disperatamente soli …
Chinò il capo perchè i
lunghi capelli color sangue potessero celare le lacrime che stavano facendo
capolino nei suoi occhi.
Se Hakkai se ne
accorse, finse cortesemente di non vedere quel momento di debolezza
nell’amico e si apprestò a riempirsi a sua volta il bicchiere.
Inesorabilmente, il
gruppo si stava sgretolando e solo la disperazione li teneva ancora uniti in
quell’assurda missione durante la quale, avevano perso uno dei suoi membri.
Non che non avessero
preventivato una possibile morte, quello era sempre stato considerato un
incarico ad alto rischio eppure, Goku non era morto ma semplicemente
scomparso.
Che li avesse traditi?
Nonostante la
sicurezza di Gojyo, il demone gentile non avrebbe biasimato Goku per aver
scelto di allontanarsi da Sanzo … allontanarsi dall’uomo che amava ma che
pareva deciso a non ricambiarlo.
Hakkai aveva visto
molto spesso, in quei grandi occhi dorati, il dolore ed il turbamento che
attanagliava il giovane demone.
Lo aveva visto
annientato dalle parole crude di Sanzo che, a sua volta, si rifiutava ad
ammettere quell’affetto che avrebbe modificato radicalmente il suo modo di
essere … che lo avrebbe costretto ad avere dei legami.
Forse, lontano da
loro, l’essere eretico avrebbe potuto trovare la sua strada … lui sarebbe
stato contento di sapere Goku felice anche se, l’assenza del giovane gli
pesava terribilmente.
Con un gesto deciso,
l’ex umano si alzò puntando gli occhi di smeraldo su Gojyo che iniziava a
risentire degli effetti dei suoi vizi: aveva un colorito giallognolo e
malaticcio, i lunghi capelli avevano perso la lucentezza che gli era
propria, le rosse pupille apparivano contratte e la mano, che ancora
stringeva il bicchiere, tremava leggermente.
Non che Sanzo fosse in
condizioni migliori dato che cercava disperatamente la morte in battaglia,
obbiettivo che tentava do portare a termine mettendosi nelle situazioni più
rischiose ed esponendosi durante le battaglie.
Lasciati in quello
stato, entrambi si sarebbero autodistrutti entro breve tempo ed Hakkai era
l’unico a poter limitare i danni … o almeno sperava di riuscirci mentre
fermava la mano del mezzo demone che si stava avvicinando al pacchetto di
droga abbandonato sul tavolo:
“Non dovresti usare
quella roba … frigge il cervello”
Alla frase del demone
gentile, l’altro fu tentato di ribattere in maniera violenta come raramente
aveva mai fatto con il suo inseparabile amico … persino durante i due anni
di convivenza, non aveva mai provato una rabbia tanto forte verso il
compagno … eppure ora … no, non poteva sfogare la sua rabbia su nessun’altro
… era stato lui a non fermare Goku ... lui ne era il colpevole.
Come unica risposta
alla dichiarazione di Hakkai, il rosso fece spallucce … cosa importava ormai
se si stordiva a forza di sostanze stupefacenti?
“Andiamo a fare
provviste … domani dobbiamo partire e non attraverseremo zone abitate per
diversi giorni” riprese il demone dagli occhi di smeraldo afferrando con
decisione il braccio di Gojyo e, obbligandolo ad alzarsi.
In quell’istante, un
uomo si precipitò all’interno della locanda.
“Cerco il Venerabile
Genjo Sanzo Hoshi … stavamo attraversando la foresta … c’è un demone … deve
fermarlo …” urlò trafelato ormai completamente in preda ad una crisi
isterica.
“Si calmi, la prego
…si sieda e ci dica da che parte dobbiamo dirigerci” cercò di intervenire
Hakkai ma l’uomo era troppo agitato per dargli retta e continuò a urlare
disperato finché un colpo di pistola attirò la sua attenzione.
Il demone gentile
evitò di commentare la plateale entrata in scena di Sanzo che, in fondo, era
riuscito a calmare l’uomo … o almeno a terrorizzarlo al punto di farlo
tacere …
I passi del biondo
giovane apparivano eleganti e misurati, esattamente come ci si attendeva da
un sant’uomo anche se, non ispirava la pace che i suoi pari avrebbero dovuto
donare.
In effetti, i suoi
occhi viola apparivano come fredde lame pronte a colpire chiunque avesse
l’ardire di porsi sulla sua strada e la sua voce tagliente mentre poneva un
unico quesito:
“Dove?”
Troppo spaventato per
rispondere a voce, l’uomo puntò il dito sulla mappa che, provvidenzialmente,
Hakkai aveva aperto sul tavolo proprio a quello scopo.
Sanzo osservò, con
malcelato disprezzo, la mano tremante dell’informatore prima di avviarsi a
recuperare i propri bagagli con un unico “Tzè” stizzito.
Cap. 6
Confronti
Lo
scontro a cui pensa Gojyo, notando la velocità di Goku, è quello contro
Kougaiji ( episodi 21/22 ) mentre, l’occhio destro di Hakkai è stato leso da
lui stesso durante la sedicesima puntata ( dove appare la seconda parte del
primo incontro fra i nostri quattro eroi ).
Ringrazio per i loro commenti Black Angel,
Egotchan, Hisoka, A-june, Vitani ed Annamirka-chan
Arigato anche Selina che mi ha fatto notare
alcuni madornali errori: l'imprigionamento della madre di Kou, avviene per
mano della matrigna di questo mentre io ne parlo come se fosse venuta per
mano di Gyumao.
Se dovessi correggerla adesso però, rischierei di stravolgere parecchi
punti e di dover riscrivere il cap. 4
( Bhè,
almeno non potresti farlo più schifoso di quanto è già_Nd.Sanzo
) pertanto,
chiedo ai lettori di considerarlo una 'licenza poetica'
Ma non sono solo i poeti a poterne
usufruire?_Nd.Hakkai
Maledizione, ma questo non potrebbe proprio
essere un pochino più ignorante e al mio livello intellettuale?_Nd.pensiero
di Cassandra
Livello decisamente basso in ogni
caso_Nd.Sanzo che per l’occasione è diventato un telepate
°\\\°_Nd.Cassandra colta in fallo
Sempre Selina mi fa notare che Shoryu e sua
sorella non erano malvagi o sadici come, nella mia testa bacata ho deciso di
far accadere a chi usufruisce della chimica proibita ma, dal mio punto di
vista, il cambiamento della personalità non avviene immediatamente ma, solo
dopo un certo periodo pertanto, non aveva ancora avuto il tempo di agire sui
due fratelli.
Il silenzio della
notte, privata del canto dei grilli e dei numerosi rumori che la pervadevano
normalmalmente sino all’alba, era quasi assordante ed il buio rendeva
praticamente impossibile, per un semplice essere umano, osservare la scena
che si stava svolgendo al limitare della foresta.
Goku però, non aveva
il minimo problema a distinguere le forme di quella notte dove la luna,
nascosta dalle nuvole, pareva decisa a negare il suo chiarore.
Lui, un essere eretico
nato da una roccia, non temeva quella sinistra atmosfera e si era
arrampicato su un albero secolare per osservare in tutta comodità il
combattimento che avrebbe avuto luogo di lì a poco.
Non intendeva
intervenire: a meno che il trio di Genjo Sanzo Hoshi si fosse trovato in
reale pericolo, preferiva attendere ed osservare il giovane che aveva osato
sfidare il bonzo.
Percependo le sue
intenzioni, Akito, sebbene lo avesse visto, si era limitato ad ignorarlo
lasciandogli tutto l’agio di studiarlo e di avvertire la loro similarità:
nel corpo di entrambi, si celava un enorme potenziale distruttivo che, anche
se al momento era riposto nelle profondità delle loro anime, sarebbe
riemersa al minimo cenno di pericolo.
Goku si scoprì a
pensare che l’emissario di Gyokumen Koshu, non sarebbe parso tanto
pericoloso senza i cadaveri che lo circondavano e gli abiti inzuppati del
sangue delle sue vittime.
Queste giacevano a
terra, completamente squarciate dai lunghi artigli del demone che aveva
assaporato ogni istante della loro agonia.
Un sorriso soddisfatto
era stampato sul suo volto che, ad una prima occhiata, sarebbe parso quello
di un semplice, per quanto affascinante, adolescente umano.
Solo la sua aura,
avvertibile da un ristretto numero di persone, tradiva i suoi legami con la
chimica proibita.
Akito era al servizio
di Gyokumen Koshu da molti anni ed era ormai totalmente succube alla
scheggia di diamante che, dopo essere stata intrisa di potere proibito, gli
era stata impiantata nel petto.
Con noncuranza, Goku
distolse lo sguardo per osservare il gruppo che stava sopraggiungendo in
quel momento: un umano e due demoni a bordo di una sgangherata jeep.
Quest’ultima, non
appena i suoi occupanti scesero, prese le sembianze di un draghetto bianco e
si affrettò a volare lontano.
Fu l’individuo al
centro del gruppetto a catalizzare l’attenzione dell’essere eretico, in
complicità con la luna che, uscita in quel momento dal proprio nascondiglio,
aveva fatto risplendere i suoi biondi capelli.
Un
chakra
( si ringrazia Hisoka per la correzione_Nd.Cassandra )
scarlatto ed un sutra appoggiato alle sacre vesti non lasciavano dubbi
sull’identità del Venerabile Genjo Sanzo Hoshi.
Goku sentì mozzarsi il
proprio respiro davanti a quella visione quasi sovrumana ma la voce di Akito,
che ordinava loro di consegnargli il Sutra del Cielo Demoniaco, lo obbligò a
riportare la sua attenzione alla realtà.
Davanti al secco
rifiuto, una smorfia di disappunto comparve sul viso del quindicenne
causando un incresparsi delle labbra di Sanzo … un sorriso malinconico che
ebbe il potere di sconvolgere Gojyo e Hakkai.
Il bonzo rideva
raramente prima della scomparsa della Stupida Scimmia e mai lo aveva fatto
dopo la sua sparizione eppure, ora, aveva indubbiamente sorriso.
Hakkai lo osservò per
qualche istante prima di scuotere tristemente la testa: non c’era la minima
gioia nell’espressione del monaco ma solo una disperazione mal celata che lo
induceva a temere la ripetizione della scena che, puntualmente, aveva avuto
luogo in tutti gli ultimi attacchi.
In ogni combattimento,
così come Gojyo diventava sempre più lento e distratto a causa degli effetti
dell’oppio, Sanzo era sempre più temerario.
Il bonzo combatteva
senza nessuna precauzione alla ricerca di una morte che avrebbe potuto
dargli finalmente sollievo dalla sua solitudine: il bambino che aveva scelto
la Shoreiju come arma perché sarebbe stato facile puntarsela alla tempia,
era riapparso prepotentemente.
Solo il senso del
dovere teneva in vita il monaco ma, il subconscio dell’uomo aveva trovato
nel correre tutti i rischi possibili, una valida ed onorevole alternativa.
Nonostante le loro
mancanze, Akito non prevaleva sui propri nemici e si limitava a difendersi
senza contrattaccare: come un gatto che gioca con un topo prima di
mangiarlo, il quindicenne si stava divertendo con le sue vittime prima di
eliminarle.
C’era una gioia sadica
nei suoi gesti quando, infine, cominciò a colpire i propri nemici infierendo
su di loro con colpi perfettamente calibrati per causare solo ferite non
mortali.
Di tanto in tanto, i
suoi occhi grigio-azzurri si posavano sull’albero dove era appollaiato Goku:
una chiara sfida che, sebbene riluttante, l’essere eretico si rese conto di
dover raccogliere.
Con un sospiro, il
diciannovenne saltò giù dall’albero con grazia felina:
“Sono Seiten Teisei
Son Goku ed ho intenzione di sostituire questi uomini come tuo avversario. A
proposito, come ti chiami?”
“Sono Akito, servo di
Gyokumen Koshu” fu la risposta dell’altro mentre, con un gesto della mano,
faceva emergere dal terreno delle lunghe liane che iniziarono ad
attorcigliarsi alla caviglie dell’essere eretico.
Hakkai era stremato a
causa della battaglia che, praticamente, si trovava ad ingaggiare
completamente solo.
Iniziava a temere di
non avere più il minimo scampo: Gojyo non era più in grado di combattere né
di difendersi ed il demone gentile si diede dello stupido per non essersi
precedentemente reso conto delle disastrose condizioni del compagno.
Sebbene accortosi
della debolezza fisica a cui, il rosso era ormai perennemente soggetto, non
lo avrebbe mai immaginato incapace di difendersi.
D’altro canto, anche
Sanzo si dimostrava più un impiccio che un aiuto portandosi nel bel mezzo
della battaglia con quella foga di chi sta cercando la morte … perché era
quello che il bonzo anelava disperatamente, ormai Hakkai ne era certo ma,
dato che il demone gentile non era per nulla concorde con le sue pulsioni
suicide, si sforzava di coprirgli le spalle.
Impedire ai due amici
di ferirsi e contemporaneamente tenere a bada il loro avversario, non era
un’impresa facile per il giovane dai capelli castani che ben comprendeva il
gioco che stava facendo il loro nemico.
L’idea che questo si
stesse divertendo un mondo alle loro spalle, prima di eliminarli, non era
molto rassicurante ma i piani per impedire un epilogo tanto tragico
scarseggiavano nella mente dell’ex professore.
Per un istante, il suo
pensiero andò a Goku e, per la prima volta da quando il giovane era
scomparso, si sentì grato che non fosse con loro a condividerne il fato.
Prima, sebbene
comprendesse le ragioni che lo avevano fatto allontanare dal gruppo, non
riusciva ad accettarne totalmente la scomparsa anche se, per il bene dei
compagni, sapeva di non potersi lasciare annullare dal dolore.
Loro lo avevano
aiutato ad affrontare la morte di Kanan e lui, doveva aiutare loro a
sopportare la mancanza dell’essere eretico.
Ora, Hakkai era felice
della mancanza del giovane: Goku sarebbe sopravvissuto ed avrebbe avuto una
vita felice … ne era certo … altrimenti che senso avrebbe avuto tutta la
loro sofferenza?
La comparsa di un
ragazzo che si pose fra loro ed Akito, prese il demone dagli occhi di
smeraldo, totalmente di sorpresa.
Era balzato da uno dei
rami più alti di un albero con un gesto deciso che, ad un essere umano,
sarebbe certamente costato la vita ed ora, si era posto tranquillamente fra
loro ed il nemico che stavano affrontando.
La sua figura
slanciata ed i suoi movimenti baldanzosi erano in un certo qual modo
famigliari ad Hakkai che si trovò, quasi senza rendersene conto, ad
ascoltarlo mentre si presentava tranquillamente con il nome di Goku.
Hakkai cercò di
osservarlo più attentamente nonostante, la tenebra che li circondava e
l’occhio leso
( si
parla del destro, ferito dallo stesso Cho Gono nella sedicesima puntata_Nd.Cassandra
).
In effetti, sebbene
molto più adulto di quanto avrebbe potuto essere il loro compagno, il nuovo
arrivato assomigliava incredibilmente al loro amico.
Gli occhi dorati ed
diadema poi, non erano cose tanto comuni ed Hakkai non conosceva nessun’altro,
oltre all’essere eretico, che le possedesse.
Che quello fosse
realmente il loro Goku?
Qualunque fosse la sua
identità comunque, sapeva combattere in maniera magistrale ed appariva
decisamente più forte di loro tre messi insieme
(
Data la
situazione ci voleva poco_Nd.Cassandra che però, trovandosi le armi di tre
personaggi a caso puntate contro, si dichiara pronta a ritrattare il suo
commento ).
Akito ordinò a delle
liane di emergere dal terreno ed imprigionarlo ma, il nuovo venuto, per
nulla impressionato, si limitatò a gettare ai vegetali uno sguardo distratto
e a balzare fuori dalla loro portata.
Il servo di Gyokumen
Koshu, per la prima volta da quando era apparso, appariva in difficoltà
mentre Goku faceva scomparire il Nyoi Bo ( che aveva brandito sino a quel
momento ) e si avventava a mani nude verso il proprio avversario.
Akito, tentò di parare
il nemico con una barriera ma il suo rivale vi passò attraverso gettandolo a
terra.
Il servo di Gyokumen
Koshu trovò a malapena il fiato per chiedere:
“Perché lo fai? Tu sei
un demone, dovresti unirti a noi per garantire la supremazia della nostra
razza su questi inutili esseri umani” e poi accennando con il capo ad Hakkai
e Gojyo “Loro non sono veri demoni ma tu sì!”
“Io lotto solo per me
stesso e per il mio sole” fu la decisa risposta di Goku prima di sbalzare il
nemico lontano di parecchi metri ed aggiungere “Ora vattene: non ho tempo da
sprecare con gli stupidi”
Gojyo faticava a
difendersi dai colpi di quello strano ragazzino che trasudava il potere
della chimica proibita da tutti i pori.
Appariva ancora più
forte di quanto, a suo tempo, era stato Shouryu, un altro giovane sicario
appartenente a coloro che volevano risvegliare Gyumao o forse, erano i suoi
recenti stravizi a causargli questa impressione.
Nonostante apparisse
del tutto incurante delle parole di Hakkai, sapeva di aver intrapreso una
strada che lo avrebbe portato velocemente alla morte … l’unico dubbio era se
sarebbe stato ucciso prima da un demone o dalla droga.
D’altronde, a cosa
serviva vivere quando la vita faceva semplicemente schifo: sua madre lo
aveva sempre odiato e Gyen, il suo fratellastro, aveva dovuto ucciderla per
impedirle di ammazzarlo.
Il dolore di questo
gesto, aveva infranto il rapporto preesistente fra i due fratelli conducendo
Gyen a partire lasciandolo solo.
Gojyo non si era perso
comunque d’animo e aveva continuato a lottare ma ora, quando finalmente
credeva di aver trovato una nuova famiglia, per quanto singolare e pazzesca
poteva apparire la loro combriccola, uno dei suoi membri era scomparso nel
nulla perché lui era stato tanto stupido da non fermarlo quando avrebbe
dovuto.
I suoi pensieri furono
interrotti dalla comparsa di un misterioso giovane di cui, fino a qualche
secondo prima, non si era nemmeno accorto.
Quella sagoma gli
appariva famigliare ma solo quando ne udì il nome e vide il diadema che gli
circondava la fronte intuì di chi si trattava.
Ma era davvero il loro
Goku?
Non era un po’ troppo
cresciuto per essere la Stupida Scimmia?
Sebbene, nel vedere la
figura slanciata del ragazzo, il suo cuore lo avesse riconosciuto
immediatamente come il suo fratellino, la mente era stata lesta a
rammentargli che il giovane non poteva essere cresciuto tanto in soli sei
mesi.
Eppure, quanti
individui dagli occhi dorati esistevano al mondo?
No, ne era certo,
QUELLO ERA GOKU!
Gojyo sentì lacrime di
felicità scorrergli copiose lungo le guance perché, anche se non lo avrebbe
mai ammesso, ormai era certo che la Stupida Scimmia fosse morta … ed invece
eccola lì, a conversare come se nulla fosse contro un loro nemico,
probabilmente compiaciuta di aver trovato un avversario tanto forte!
Fu con l’avidità di un
fratello che aveva ritrovato un congiunto che temeva ormai perduto per
sempre che scrutò il giovane: decisamente più adulto di quanto non era stato
sei mesi prima, Goku aveva ancora una zazzera di capelli perennemente
spettinati che gli ricadevano sulla fronte e, anche se si era notevolmente
irrobustito, continuava ad avere una corporatura esile a confronto di un
normale uomo.
Fra le mani, ad
ulteriore conferma della sua identità, aveva fatto la sua comparsa il Nyoi
Bo con cui, fendeva portentosi colpi che mettevano seriamente in difficoltà
Akito.
Invano, il giovane
sicario aveva fatto emergere dal terreno delle liane perché imprigionassero
l’essere eretico.
Quest’ultimo aveva
osservato i vegetali per qualche istante, apparentemente annoiato dalla
battaglia, prima di allontanarsi con un balzo.
I loro movimenti erano
tanto veloci da rendere praticamente impossibile ai tre spettatori seguirli,
in effetti, solo un’altra volta Goku si era mosso con tanta rapidità con
esiti a dir poco disastrosi eppure, ora n0n si era tolto il gioiello che gli
cingeva la fronte e non sembrava aver perso il controllo.
Gojyo riuscì, a
malapena, a distinguere quando Goku fece scomparire la propria arma e si
gettò sul nemico.
Le sue mani erano
diventate artigliate e due lucenti canini erano cresciuti in pochi secondi.
“Perché lo fai? Tu sei
un demone, dovresti unirti a noi per garantire la supremazia della nostra
razza su questi inutili esseri umani” domandò Akito prima di accennare con
il capo ad Hakkai e Gojyo continuando “Loro non sono veri demoni ma tu sì!”
“Io lotto solo per me
stesso e per il mio sole” fu la decisa risposta di Goku prima di sbalzare il
nemico lontano di parecchi metri ed aggiungere “Ora vattene: non ho tempo da
perdere con gli stupidi”.
Sanzo riconobbe
immediatamente Goku nel giovane che si era calato dal secolare albero: per
quanto l’aspetto della Stupida Scimmia fosse stato modificato, il bonzo lo
avrebbe riconosciuto ovunque.
Per la prima volta da
quasi sei mesi, il Venerabile Genjo Sanzo Hoshi si senti bene mentre
meditava su come punire il suo animale domestico per il periodo di ansia che
gli aveva causato.
Ma cosa diceva: ansia?
Assurdo, lui non era
preoccupato per la scimmia ma semplicemente seccato che si fosse allontanato
senza permesso!
Il suo orgoglio stava
già cercando delle scappatoie per non ammettere quanto gli era mancata la
chiassosa presenza del giovane perché, se avesse riconosciuto di aver
sentito la mancanza di Goku, avrebbe dovuto confessare a sé stesso di aver
infranto la promessa fatta al suo maestro.
Non avere legami era
sempre stato il suo imperativo … la sua regola di vita … la promessa fatta a
Komio Sanzo Hoshi … qualcosa a cui non poteva venir meno.
Osservò in silenzio il
combattimento e la nuova forza che Goku aveva acquisito, chiedendosi dove
avesse trascorso gli ultimi sei mesi e crescere in quel modo abnorme.
Che quello non fosse
la sua Stupida Scimmia ma solo un demone travestito da lui?
Era già accaduto
(
anche se non
mi ricordo in quale episodio_Nd.Cassandra )
ma
allora aveva avvertito subito che quel demone non era Goku.
No, quella era la SUA
Baka Saru, non aveva dubbi in proposito tuttavia, solo quando lo udì dire
che combatteva per sé stesso e per il suo sole, Sanzo si sentì veramente
tranquillo: niente era cambiato.
Il bonzo corrotto non
prestò la minima attenzione ad Akito che, approfittando della loro
disattenzione, aveva prudentemente deciso di defilarsi ma osservò invece con
molta attenzione Goku.
Quest’ultimo si stava
avvicinando tranquillamente, senza nessuna fretta di aggregarsi a loro, notò
con crescente irritazione il monaco che, appena lo ebbe a tiro, lo flagellò
di sventagliate:
“Stupida Scimmia! Dove
diavolo ti eri cacciato?”
Cap. 7
Di nuovo
insieme
Ringrazio per i loro commenti Kairi84, Egotchan, Annamirka-chan, Iourusgra,
Ameria, Nefertari82, e A-june
Mi state davvero dando un grande sostegno
gnare_Nd.Cassandra
Non fare ‘scaricabarile!_Nd.Sanzo
Non fare ‘scaricaberile’?_Nd.Cassandra
La responsabile di questo scempio sei tu.
Quelle povere anime pie che incautamente hanno letto la tua fic, non hanno
colpa!_Nd.Sanzo
Ma se ti ho pure ridato Goku!_Nd.Cassandra
indietreggiando mentre estrae la W&S
E questa Baka Saru troppo cresciuta la chiami
Goku?_Nd.Sanzo sparandole contro.
Sempre meglio che fare il tuo lecchino a
vita_Nd.Goku
Sanzo non risponde ma cambia la traiettoria
della propria arma mirando contro la Baka Saru …. il colpo distrugge il
piatto di cibo che l’essere eretico ha in mano inducendolo a reagire … il
bonzo blocca l’attacco afferrandolo per i polsi e fermando un suo morso
bloccandogli la bocca con la propria … la lotta si fa più serrata e i due
iniziano a strapparsi i vestiti nella foga della rissa … ehm, dicevo della
rissa …_Nd.Cassandra
Strano, quando io faccio certe cose con una
donna, lo chiamo sesso sfrenato!_Nd Gojyo
Zitto tentai!… E voi due la volete smettere?
… cazzo, ma non hanno bisogno di respirare? … Ah, sì, i lettori! Dunque,
la trasmissione viene interrotta per motivi … Ehm, diciamo
‘tecnici’_Nd.Cassandra ^^;;;;;;
Mille grazie anche ad
Hisoka per il suo prezioso aiuto nella correzione del precedente capitolo e
per le sue fic che leggo quando devo migliorare il mio umore (
Hisoka! Razza di disgraziata! Come riesco a farla suicidare se tu continui a
pubblicare?_Nd. Sanzo
).
Selina mi ha fatto inoltre notare che alcune
reazione dei personaggi sono quantomeno esagerate e, vorrei quindi dare a
tutti chiarimenti in proposito:
-
per Gojyo, la sparizione di Goku è stata la classica ‘goccia
che fa traboccare il vaso’ colmo a causa delle disgrazie infantili a cui è
stato soggetto.
Forse, esasperato un po’ troppo la sua reazione
( Forse?! Ma
se mi hai trasformato in un drogato!_Nd.Gojyo)
ma, almeno per lui, sono convinta di quanto ho scritto;
-
per Sanzo, la scomparsa di Goku ha ‘solo’ avuto l’effetto
di riportarlo allo stato emotivo di quattro anni prima ( antecedente alla
liberazione della sua Baka Saru ) ovvero, ad un periodo che sarebbe
culminato, secondo il mio punto di vista, con il suo suicidio.
Il commento mi ha fatto riflettere molto e ammetto che, cercare tanto
repentinamente la morte in battaglia, rende il mio Sanzo parecchio OCC (
sempre lode a Sely per la sua pazienza nel darmi
chiarimenti_Nd.Cassandra
) e per questo chiedo
il parere dei lettori e, se concordano con Seli, mi impegno a correggere i
capitoli incriminati.
Poveri loro, ora sono anche coinvolti in prima
persona …_Nd.Goku
Ma tu non pensavi solo a mangiare?_Nd.Cassandra
Non nella tua versione_Nd.Goku
Accidenti a me!_Nd.Cassandra
Il karma prevede che il male fatto ci si
ritorca contro_Nd.Sanzo
Cosa ho fatto per meritarmi tante cattiverie …
sig … sob … snif …_Nd.Cassandra
Aspettate, ho qui l’elenco completo_Nd.
Hakkai srotolando una pergamente scritta in caratteri piccolissimi e lunga
una ventina di metri.
Come ultima cosa, chiedo
umilmente perdono a Gokuzzola dato che, senza rendermene conto, ho reso
questo capitolo molto simile al 6° della sua fic. UN IMPERDONABILE EQUIVOCO
(
Non l’ho fatto apposta çç !?_Cassandra
) e la ringrazio per avermi ugualmente permesso di mantenerlo immutato onde
evitarmi di riscrivere e modificare l’intero seguito (
E
peggiorarlo ancora? Gokuzzola grazie anche da parte nostra per averle
impedito ulteriori abusi_Nd.Sanzo
)
L’attenzione di Sanzo
si concentrò su Goku.
Il biondo si era
aspettato che la Stupida Scimmia avanzasse correndo per poi saltargli al
collo, ma il ragazzo si stava avvicinando tranquillamente, senza nessuna
fretta di aggregarsi a loro.
Questo suo inusuale
atteggiamento, fece pulsare, in maniera preoccupante, la vena sulla fronte
del monaco che, appena lo ebbe a tiro, lo flagellò di sventagliate:
“Stupida Scimmia! Dove
diavolo ti eri cacciato?”
L’essere eretico
rimase immobile per alcuni lunghi secondi, gli occhi dorati puntati
sull’uomo che doveva proteggere prima che la sua mano si muovesse fulminea
per privarlo del suo harisen
( termine
esatto?_Nd.Cassandra )
e gettarlo di
lato.
“Il mio nome è Son
Goku e non Stupida Scimmia quindi, vi prego di non usare assurdi epiteti.
Sono stato inviato da Kanzeon Bosatsu per accompagnarvi nella vostra
missione e proteggervi ma, se provate a darmi ancora quel coso in testa,
potrei dimenticarmene e farvi molto male. Come ultima cosa, non credo che i
miei ultimi domicili siano affare vostro, signore” disse Goku chiaramente
scocciato dal benvenuto ricevuto
( si ricorda che il demone è cresciuto sia
mentalmente che fisicamente e quindi, per la prima volta davanti a Sanzo &
C., parla come un adulto_Nd.Cassandra ).
Il tono del ragazzo
sorprese Sanzo: mai la sua Baka Saru gli si era rivolta in maniera tanto
fredda e dandogli del Voi.
L’uomo non riusciva a
comprendere: forse Goku voleva vendicarsi per lo scatto d’ira che aveva
avuto durante il loro ultimo incontro?
Assurdo: la Stupida
Scimmia non si era mai comportata in quel modo.
Ancora una volta gli
venne il dubbio che quello non fosse Goku ma gli bastò un’occhiata a quelle
iridi dorate per fugare ogni incertezza: quella era la sua Baka Saru.
Il bonzo ripensò alle
altre frasi pronunciate dal castano diciannovenne mentre, le sottili labbra
si stringevano sino a scomparire e gli occhi si riducevano a due fessure:
nemmeno quelle parole gli erano piaciute.
Kanzeon Bosatsu gli
aveva ordinato …
Ciò significava che
altrimenti non sarebbe tornato?
No, non lo credeva.
Fin da quando lo aveva
liberato, lui era stato tutto per quel demone.
Lui era il suo sole,
Goku glielo aveva ripetuto spesso e, in quel momento, Sanzo voleva credergli
a tutti i costi.
Il demone stava
volutamente fingendo che non gli importasse niente di lui e, ammise con
rabbia, lo stava anche facendo in maniera magistrale!
E pensare che lui si
era anche preoccupato!
Sì, era inutile
mentirsi ancora perché aveva avvertito la mancanza del rumoroso ragazzo e
della possibilità di sfogarsi su di lui … cosa che istintivamente avrebbe
fatto in quel momento cancellandogli quell’espressione indifferente dal
volto!
Ciò nonostante non gli
avrebbe dato la soddisfazione di vedere quanto il suo tono lo aveva ferito …
in fondo, anche tale sentimento era sbagliato: lui non doveva avere legami …
era meglio così: adesso non lo avrebbe più avuto attaccato alla veste tutto
il giorno!
“Molto bene, Son Goku”
Sanzo pronunciò il nome del ragazzo in maniera sprezzante, lasciando
trasparire che, anche se lo chiamava come una persona, l’eretico era e
rimaneva una Stupida Scimmia “in questo caso è meglio muoverci”
Sotto gli sguardi
esterrefatti di Gojyo ed Hakkai, i due si diressero verso la radura dove,
Hakuryu li stava aspettando, appollaiato sui bagagli che avevano lasciato
poco prima.
I due demoni, avevano
udito lo scambio di battute fra i due compagni ed osservato Sanzo che come
prima cosa, aveva colpito Goku.
Ciò non li aveva
sorpresi, per quanto inopportuno, un comportamento del genere era normale
per lui ma la risposta che la Baka Saru aveva dato all’uomo, che per lui
aveva sempre contato più della sua stessa vita, era sconvolgente.
Difficile per loro
comprendere il cambiamento avvenuto nel più giovane del gruppo: non avevano
mai udito la Stupida Scimmia usare quel tono con Sanzo né le avevano mai
visto un’espressione tanto decisa e intensa.
Cosa poteva essergli
accaduto in quei sei, lunghissimi, mesi in cui era stato tanto lontano da
loro?
Da dove gli veniva
tutta quella sicurezza?
Dovevano ammettere
che, almeno fisicamente, il cambiamento era stato enorme e faticavano non
poco a riconoscere, nel giovane uomo che avevano davanti, il più piccolo del
gruppo.
Nonostante i suoi
quasi diciannove anni, Goku era sempre stato per loro un bambino, un
fratellino minore perennemente affamato e spesso, troppo ingenuo.
Quel ragazzo invece,
aveva una sicurezza e un’arroganza che era sempre mancata all’essere dagli
occhi dorati anche se, ormai non dubitavano più che fosse il loro compagno.
Quella situazione non
piaceva a Gojyo: Sanzo aveva assunto un’espressione imperscrutabile che non
permetteva di comprendere cosa gli passava per quella testaccia dura ma,
chiaramente, non era intenzionato ad interrogare la Stupida Scimmia.
Il rosso era, però, di
tutt’altro avviso.
“Si può sapere cosa diavolo intendi andare,
Stupida Scimmia? Fermaci e dacci una dannatissima spiegazione!” intimò Gojyo
strattonandolo per un braccio.
L’essere eretico si
liberò dalla stretta gettando il rosso a terra e guardandolo freddamente:
“Mi pareva di avervi
già chiesto di non chiamarmi con strani epiteti e non vedo perché dovrei
darvi una qualsivoglia spiegazione”
“Perché eravamo molto
preoccupati, Goku …” disse Hakkai mentre aiutava l’amico a rialzarsi.
“Preoccupati? … E
perchè …” rispose il ragazzo aggrottando leggermente la fronte ma, prima che
qualcuno potesse rispondergli, un’enorme onda di energia percorse l’intero
pianeta mozzando il respiro a chiunque fosse in grado di avvertirla.
Sanzo ansimò
portandosi le mani alla testa, in un disperato tentativo di disperdere il
lancinante dolore che lo aveva colpito.
Le gambe del monaco
cedettero mentre il sangue prese a colargli dal naso, imbrattandogli la
sacra veste.
Goku, più vicino degli
altri, istintivamente afferrò l’uomo prima che rovinasse a terra, privo di
sensi e con un’unica certezza: Gyumao si era destato.
Cap. 8
Gelo
Ringrazio per i loro commenti Egotchan, Hisoka,
Nacochan, Nefertari82, Ameria e Black Angel.
I personaggi sono di
Kazuya Minekura ma, come vi sarete accorti, mi sono
presa la libertà di mutarli (
Soprattutto
Goku.Nd.Cassandra Ma và, non ce n’eravamo accorti.Nd.lettori
).
Dopo aver letto il
commento di Hisoka, vorrei precisare che fra la fine del combattimento con
Akito e il colasso di Sanzo, trascorre troppo poco tempo ed è questo a non
permettere ai Sayiuki Boy’s di indagare sull’assenza di Goku (
io
veramente ho tentato ma quell’animale mi ha atterrato e poi, quando stava
per entrare in gioco Hakkai, il bonzo corrotto ha avuto la bella idea di
svenire_Nd.Goyo ç_ç
).
L’esercito di Gyumao
era stato formato, quasi 500 anni prima, con i demoni più potenti e spietati
che avessero percorso la terra.
Il loro potere,
appariva inferiore solo a quello del loro signore che, fortunatamente per
l’umanità, avevano seguito nel suo sonnellino di mezzo secolo.
Risvegliatosi il loro
comandante, anche loro si erano destati e si erano messi sulle tracce del
Sutra del Cielo Demoniaco in possesso, in quel dato momento, di un essere
umano chiamato Genjio Sanzo Hoshi.
Gyumao che aveva uno strano senso
dell’umorismo, avrebbe di lì a poco ordinato ai suoi seguaci di non
attaccare in forze il gruppo del bonzo.
Sarebbero andati solo
dei volontari che ritenevano di poterli battere, senza il minimo aiuto.
Chi avesse vinto questa
‘gara’, consegnando il sutra a Gyumao, avrebbe ricevuto grandi onori e
ricchezze mentre, coloro che fallivano, avrebbero fatto la fine di Akito (
affidato alle tenere cure del Dott. Ni Jienji come sua cavia ).
Questi fatti erano
ancora sconosciuti ai membri del ‘catorcio assemblato a caso’, la cui
attenzione, in quel momento, era concentrata su Sanzo che giaceva svenuto
sul retro della jeep, diretta alla locanda dove avevano trascorso la
precedente nottata.
Il volto dell’uomo era
di un pallore spettrale e, alcune macchie rosse sulla veste, testimoniavano
l’emoraggia, arrestata poco prima che fosse adagiato sul retro
dell’autovettura.
Hakkai guidava ed il
posto al suo fianco era stato occupato da Gojyo mentre Goku li seguiva a
poca distanza su una moto nera di cui nessuno aveva osato chiedergli
spiegazioni dato che, tutti i quesiti che stavano per porre, erano stati
rimandati a tempi migliori.
Contro ogni logica, il
giovane demone aveva avvertito una strana sensazione quando Genjo Sanzo
Hoshi gli era svenuto tra le braccia, come un dolore sordo al petto che lo
aveva indotto a stringere a sé il corpo esanime del bonzo.
Ricordava ancora il suo
odore, un misto di tabacco e polvere da sparo, che impregnava gli abiti del
biondo monaco e gli appariva estremamente famigliare.
Era come se, nonostante
si fossero trovati da solo qualche ora, un filo rosso avesse sempre legato
le loro anime e, durante il loro incontro il suo cuore avesse riconosciuto
quel singolare individuo.
Che gli stava
accadendo?
Cos’erano tali
emozioni?
Lui non aveva niente da
spartire con quell’egocentrico sacerdote, non appena finita quella
pagliacciata che rappresentava la sua missione, sarebbe corso fra le braccia
del suo Homura.
Senza quasi rendersene
conto, il giovane essere eretico si trovò a confrontare il carattere dolce e
protettivo del Dio della Guerra, a quello collerico e manesco di del 31°
Genjo Sanzo Hoshi: Goku scosse la testa per liberarsi di tali, assurdi,
pensieri.
Non aveva la minima
ragione di paragonare i due individui dato che, mentre il primo era il suo
amante, il secondo era per lui solo qualcuno con cui Kanzeon Bosatsu lo
aveva obbligato a convivere.
Da quando aveva battuto
Akito, l’essere eretico aveva scambiato solo poche parole con il sacerdote
ma, se ‘il buongiorno si vede dal mattino’, che qualcuno venisse in suo
aiuto contro quel bonzo corrotto!
Sanzo riacquistò
conoscenza solo diverse ore dopo il tramonto: avvertiva una profonda
spossatezza e i muscoli gli dolevano in tutto il corpo tuttavia, era
finalmente tornato lucido.
Quasi immediatamente,
incontrò gli occhi color smeraldo di Hakkai e quelli rossi di Gojyo ma,
nonostante l’avesse istintivamente cercata al suo fianco, certo che sarebbe
stata lì, non riuscì a scorgere immediatamente la sua Baka Saru.
Ci vollero alcuni
secondi perché la vedesse appoggiata alla parete più lontana dal letto, con
uno sguardo indolente, come se non gli importasse niente del suo stato.
L’indifferenza in
quegli occhi dorati ferì indicibilmente il monaco che si obbligò a
mascherare la propria confusione mentre udiva Hakkai domandargli se stava
bene.
Sanzo non poté far
altro che annuire, ricordandosi improvvisamente il motivo per cui era
collassato e la certezza che Gyumao si era risvegliato.
Stancamente, si tirò a
sedere informando i compagni del fallimento del loro piano primario (
fermare il demone prima che potesse destarsi ) e la sua decisione di portare
a termine almeno quello che prevedeva l’uccisione del loro avversario.
“Bene, andiamo a
prendere a calci in culo quel bastardo! Allora Scimmi … Goku, che ne dici di
una bella scazzottata?” chiese Gojyo nascondendo la sua preoccupazione
dietro un tono scanzonato.
Sia il rosso che Hakkai,
erano a disagio non avevando ancora avuto la possibilità di interrogare il
giovane: quando erano arrivati alla locanda, l’essere eretico si era infatti
eclissato tornando solo qualche minuto prima del risveglio del bonzo.
“Un po’ di movimento
non mi dispiacerebbe dato che in qualsiasi caso dovrò accompagnarvi per
difendere Sanzo” rispose Goku avvicinandosi al giaciglio con fare allegro
non dissimile da quello ben conosciuto dai suoi compagni.
Ciò nonostante, le sue
parole urtarono il monaco.
“Dato che in qualsiasi
caso dovrò accompagnarvi …” ripetè il bonzo imitando il tono del ragazzino
prima di proseguire, con voce rabbiosa “Maledizione scimmia, se non ti va di
accompagnarci puoi anche andartene! Nessuno ti obbliga a venire … fra noi
non sussiste il minimo patto!”
Il monaco stava
tremando, le mani strette a pugno mentre tutto il dolore provato in quei
stramaledetti sei mesi pareva investirlo in un colpo solo.
Fino a quel momento,
l’uomo si era costretto a mantenere la calma rifugiando nel suo smisurato
ego, convinto che Goku stesse solo fingendo ma, quando lo aveva sentito dire
che lo accompagnava come se, per lui fosse stato solo un dovere da
assolvere, il monaco aveva sentito qualcosa spezzarsi nella sua anima.
Non era la prima volta
che il monaco si sentiva dilaniato dalla sofferenza, già tempo prima aveva
perso una persona cara … aveva perso suo padre … il padre che gli aveva
insegnato a non avere legami … poteva ancora sentire le sue parole:
“Non avere
nulla.
Se incontri un
Buddha uccidilo.
Se incontri un
antenato uccidilo.
Non avere
legami, non essere schiavo di nessuno.
Vivi
semplicemente per la tua vita."
Ma se lui non aveva
legami … se non era schiavo di nessuno … se viveva semplicemente per la sua
vita, perché ora si sentiva annientato davanti all’indifferenza della
Stupida Scimmia?
Il demone gentile si
accostò a Sanzo e gli pose una mano sulla spalla, nei suoi occhi di smeraldo
era possibile intravedere la comprensione per lo stato emotivo del monaco ma
questo, lo scostò bruscamente: non voleva la pietà di nessuno!
Hakkai sospirò mentre
la sua attenzione si spostava sul giovane dagli occhi dorati, per dirgli:
“Ora basta giocare Goku,
devi dirci dove sei stato in questi ultimi sei mesi …darci una spiegazione …
non puoi scappare per sempre!”
“Io non sto scappando
da nessuno, solo non capisco cosa vi possa interessare” rispose il castano
giovane mettendo il broncio “In ogni caso ero con la mia famiglia”
Appena giunti alla
locanda, Goku aveva preferito allontanarsi dai suoi nuovi compagni nel
tentativo di fare chiarezza nei suoi pensieri: aveva gironzolato nei
dintorni prima di rientrare ad ordinare all’albergatore un’ingente quantità
di cibo e dirigersi verso la camera del bonzo.
Il giovane non si era
avvicinato immediatamente al giaciglio, la vicinanza del monaco gli
suscitava strane senzazioni che lo mettevano a disagio e lo smarrimento era
aumentato quando quegli splendidi occhi viola si erano aperti.
“Bene, andiamo a
prendere a calci in culo quel bastardo! Allora Scimmi … Goku, che ne dici di
una bella scazzottata?” la voce del kappa appariva tesa mentre, all’ultimo
momento sostituiva il suo nome al soprannome che gli aveva attribuito ma, in
quel momento la cosa non infastidì il giovane.
nascondendo la sua
preoccupazione dietro un tono scanzonato.
Cercando di adeguarsi
al suo tono scanzonato, Goku si obbligò ad avvicinarsi al giaciglio e ad
assumere un tono gioioso:
“Un po’ di movimento
non mi dispiacerebbe dato che in qualsiasi caso dovrò accompagnarvi per
difendere Sanzo”
Nulla aveva preparato
il giovane alla reazione di Sanzo.
“Dato che in qualsiasi
caso dovrò accompagnarvi …” ripetè il bonzo imitando il tono del ragazzino
prima di proseguire, con voce rabbiosa “Maledizione scimmia, se non ti va di
accompagnarci puoi anche andartene! Nessuno ti obbliga a venire … fra noi
non sussiste il minimo patto!”
Il monaco stava
tremando, le mani strette a pugno per attenuare una rabbia intensa che
faceva sfavillare di luce omicida quegli occhi viola, spingendo l’essere
eretico a ritrarsi da quella collera prima di osservare la reazione degli
altri demoni presenti.
Gojyo taceva e passava
lo sguardo da uno all’altro dei contendenti, i suoi occhi rossi contenevano
pena e il chiaro messaggio che non sapeva cosa fare mentre, il demone
gentile si accostò a Sanzo e gli pose una mano sulla spalla.
Negli occhi verdi di
quest’ultimo era possibile intravedere la comprensione per lo stato emotivo
del monaco ma questo, lo scostò bruscamente, deciso a rifiutare qualunque
conforto.
Goku sentì Hakkai
sospirare mentre si arrendeva ai desideri del biondo e la sua attenzione si
spostava su di lui.
La voce dell’uomo era
tranquilla mentre gli parlava:
“Ora basta giocare Goku,
devi dirci dove sei stato in questi ultimi sei mesi …darci una spiegazione …
non puoi scappare per sempre!”
“Io non sto scappando
da nessuno, solo non capisco cosa vi possa interessare” rispose il castano
giovane assumendo un’espressione corrucciata, non gli piaceva la piega che
aveva preso la discussione e fu con una certa sfida che aggiunse “In ogni
caso ero con la mia famiglia”
“La tua … famiglia?”
ripetè titubante il rosso che pareva aver finalmente riacquistato l’uso
della parola “Tu non hai famiglia, Stupida Scimmia!”
“E tu che diavolo ne
sai, scarafaggio rosso?” ribattè il ragazzo aggiungendo volutamente
l’insulto e guardando con occhi fiammeggianti il suo interlocutore.
“Calmati Goku e dicci i
loro nomi, per favore” li interruppe il demone gentile con tono pacato
mentre il suo sguardo correva a spiare la reazione di Sanzo che non aveva
ribattuto in alcun modo.
“Homura, Shien e Zenon
… dovreste già conoscerli o almeno così mi è stato riferito … mi hanno anche
detto che fra voi non corre buon sangue” rispose con una smorfia Goku.
“Homura! … Non ci posso
credere, scimmia! … Ci hai davvero traditi!” sbraitò il rosso con gli occhi
fuori dalle orbite.
“Traditi? … Sono qui
per ordine di Kanzeon Bosatsu e non intendevo cerco nascondermi le mie
origini, solo sapendo che voi non avete buoni rapporti con la mia famiglia,
non mi è sembrato opportuno citarli immediatamente …” ribattè il ragazzo
“D'altronde ci siamo appena conosciuti”
“Tzè, Goku ha ragione:
fra noi non c’è mai stato il minimo patto” ricordò Sanzo con voce mentre si
alzava in piedi.
“Lo dici proprio tu che
hai vissuto con lui quattro anni!” ribattè scandalizzato Gojyo.
“Quattro anni? Ma di
che diavolo state parlando?” li interruppe Goku completamente spiazzato “Io
non ho mai conosciuto nessuno di voi prima di qualche ora fa!”
“Vuoi dire che non
ricordi nulla?” indagò Hakkai “Goku, con chi hai vissuto prima degli ultimi
sei mesi?”
“Esattamente con chi ho
vissuto fino a ieri: Homura, Shien e Zenon … Ah, ho capito …” ribattè il
ragazzino sorridendo “Homura mi aveva avvertito … tentate di destabilizzare
il vostro avversario convincendolo che è un vostro compagno sotto qualche
influenza esterna …”
“Non è così! Goku
ascolta …” iniziò a spiegare Hakkai.
“Ho già sentito anche
troppo … avvertitemi quando il bonzo corrotto sarà in grado di partire:
prima facciamo la pelle a Gyumao prima torniamo a casa … ci vediamo a cena”
rispose l’essere eretico uscendo dalla camera.
Cap. 9
Uomo o
divinita’?
In questo capitolo ricompare il personaggio di
Homura e, per la prima volta, si dà un’occhiata anche allo stato di Nataku e
del Tenkai in generale tuttavia, non essendo io l’autrice di questo
meraviglioso manga, avverto che potrebbero comparire numerose imprecisioni
su questi soggetti.
Se si verificasse tal eventualità, prego i
lettori d’avere pazienza e di evidenziarmi gli sbagli affinché possa
correggerli o, almeno, segnalarli con delle adeguate note.
Nel frattempo, ringrazio per i loro commenti
Ameria, Hisoka, A-june, Annamirka-chan, Kairi84, Iorusgra, Black Angel,
Selina, Egotchan, Iry-chan, Vitani e Nacochan.
Quell’ala del palazzo
era insolitamente silenziosa se paragonata al resto del Tenkai dove, ogni
dio era letteralmente impazzito alla notizia del risveglio di Gyumao.
Il rischio che lo
sbilanciamento di forze, che questo evento aveva causato, influisse sui
poteri degli augusti abitanti del Regno Celeste acquisiva sempre maggiore
forza.
I problemi, che 500
anni prima avevano privato le divinità “più deboli” delle loro capacità,
stavano iniziando a ripetersi colpendo anche chi apparteneva alle caste
superiori.
Tutti gli dei,
Imperatore Celeste compreso, avrebbero potuto ritrovarsi, da un momento
all’altro, ridotti allo stadio di semplici esseri umani ma, nemmeno questi
disastrosi eventi potevano influire sull’assenza di qualsiasi rumore che,
come un velo impalpabile, circondava la stanza.
Un silenzio innaturale
che, nel cuore di Shien si trasformava nelle urla di un bambino privato
della propria infanzia …
nelle urla di un essere
impuro obbligato a compiere atti impuri …
nelle urla del
precedente Dio della Guerra …
nelle urla di Nataku ….
Il samurai si avvicinò
al giaciglio dove era disteso il fanciullo.
Sprofondato in un sonno
che durava da 500 anni, Nataku era stato, prima allievo di Shien e in
seguito, suo diretto superiore.
Per il samurai,
all’epoca suddito fedele dell’Imperatore Celeste che non scorgeva altro il
proprio dovere, vedeva la maggior parte degli individui come scocciatori che
lo distraevano dai suoi compiti ma, quell’essere eretico aveva rotto il suo
isolamento guadagnandosi affetto e rispetto.
“Che cosa devo fare,
Nataku?” chiese semplicemente sedendosi sul bordo del grande letto ed
osservando con gli occhi della mente (
dato che
quelli veri sono perennemente chiusi_Nd.Cassandra
) quel volto immobile, come se da lui potessero emergere tutte le risposte
ai suoi dubbi.
Il samurai dai capelli
d’argento temeva si ripetesse la storia di mezzo secolo prima, una storia
sordida di sfruttamento di un innocente che era culminata in una tragedia …
La stessa tragedia che
aveva indotto il bambino a cedere alla disperazione e fuggire alla vita …
Se quei maledetti dei
ai vertici, interessati solo ad acquisire maggior potere, avessero messo le
mani su Goku, la storia si sarebbe ripetuta.
L’essere eretico
sarebbe stato solo uno strumento per perseguire i loro ipocriti scopi
finché, diventato ormai inutile, il giovane sarebbe stato sapientemente
eliminato … non che lo avrebbero ucciso naturalmente … gli dei non possono
uccidere ma possono far desiderare la morte.
Erano maestri in questo
e, quasi sempre, riuscivano a sospingere verso il suicidio, tutti gli
individui ormai inservibili.
500 anni prima, Shien
aveva visto gli eventi scorrere sotto i suoi occhi senza intervenire in
alcuna maniera.
Si era detto che ciò
che stava succedendo, essendo stato deciso dalle divinità appartenenti
all’elite dell’imperatore, era giusto e che lui doveva solo eseguire gli
ordini.
Aveva annullato la
propria coscienza … aveva chiuso occhi e orecchie per non vedere né sentire
… si era comportato da codardo, ma stavolta le cose sarebbero state diverse
… stavolta, non sarebbe stato solo a guardare!
“Grazie, Nataku!”
mormorò il samurai che, dopo aver optato per questa decisione, si era alzato
con una mossa fulminea dirigendosi verso la porta.
Shien non si accorse
del leggero sorriso che, per un secondo, era comparso sulle labbra del suo
silenzioso interlocutore.
Il dio dagli occhi
perennemente chiusi era ormai deciso a fare di tutto perché, il mondo
perfetto previsto da Homura diventasse finalmente una realtà dove, forse,
anche lui avrebbe trovato una ragione per cui vivere.
Non aveva protetto
Nataku ma, in sua memoria, avrebbe impedito che qualcuno potesse ferire Goku.
Con questi presupposti,
il dio raggiunse la ‘cattedrale’ dove, Homura sedeva scompostamente sul
trono di pietra.
Lo sguardo del Dio
della Guerra era perso nel vuoto mentre il suo silenzio inducevano a credere
che la mente fosse decisamente distante dal corpo.
Al suo fianco,
preoccupato per la piega presa dalla situazione, Zenon dava il loro
silenzioso sostegno per affrontare quel momento nero.
Il risveglio di Gyumao
e del suo esercito li aveva presi di sorpresa, facendo cadere l’intero
Tenkai nel panico: nessuno si aspettava che il demone potesse risorgere
senza l’ausilio del sutra eppure, questo era ciò che era avvenuto, ed ora,
l’umanità avrebbe dovuto affrontare nuovamente il pericolo rappresentato da
esso.
La consapevolezza che Gyumao avrebbe mandato
i suoi fedelissimi a recuperare il sutra, riduceva notevolmente le
possibilità che il gruppo di Konzen potesse farcele e quindi, anche Goku con
loro.
“E’ assurdo! … Andiamo
a riprendercelo!” la voce di Zenon era alterata, non riusciva a comprendere
come i suoi compagni avessero permesso che quella stramaledetta ermafrodita
li manovrasse a suo piacimento mettendo in pericolo il ragazzino a cui,
anche se lo ammetteva a denti stretti, si era molto affezionato.
Comprendeva il pericolo
che incombeva su di loro ma, era fermamente convinto che, insieme potessero
annientare Gyumao senza l’aito del gruppo di Konzen.
Homura, riemerso dai
propri pensieri, non si degnò nemmeno di rispondergli lasciando a Shien il
compito di rammentargli che non potevano opporsi a quel demone, solo Goku
fra di loro ne aveva la capacità, e probabilmente avrebbero perso quanto
prima i loro poteri diventando più deboli del ‘catorcio assemblato a caso’.
Rimanere con le mani in
mano non era tuttavia prerogativa del Dio della Guerra che, se proprio
doveva diventare semiumano, voleva almeno vivere e sostenere la persona
amata.
Voleva impedire che il
biondo monaco riuscisse nuovamente a penetrare nel cuore del ragazzino
rubandogli il suo amore e, a questo scopo, si alzò dallo scranno con
un’espressione decisa sul volto: ordini o non ordini intendeva raggiungere
Goku ed unirsi al gruppo di Konzen.
“Aspettate, veniamo
anche noi” disse il samurai intuendo le sue intenzioni e spiegandole a sua
volta a Zenon ma Homura scosse il capo:
“Qui siamo in un luogo
protetto ma, dove sto andando, mi trasformerò immediatamente in un essere
umano: non posso chiedervi di seguirmi”
“Dove vai tu, io ti
seguirò. Ti ho giurato fedeltà e non mi rimangerò la parola data!” ribattè
l’uomo dalla benda su un occhio.
“Affronteremo ciò che
ci attende come abbiamo sempre fatto, Principe Homura: insieme” aggiunse
Shien con un vago accenno di sorriso.
Pochi secondi dopo, il
trio si ritrovò a poca distanza dal villaggio dove l’essere eretico avrebbe
trascorso la notte ma qualcosa non andava: c’era una strana atmosfera … un
pericolo non ancora dichiarato ma quasi certamente in agguato … qualcosa che
stava per attaccare il villaggio … qualcosa che avrebbe potuto far molto
male a Goku …
L’intera zona era
avvolta in una fitta nebbia e carica di una strana energia che faceva
impazzire le loro percezioni divine convincendo i tre dei che, in caso di
necessità, non avrebbero potuto usufruire dei loro poteri.
“Mostratevi: solo i
codardi si nascondono dagli occhi dei propri avversari!” asserì Homura
avvertendo un’insolita aura che tentava di celarsi a loro ma, per quanto si
sforzasse, non riuscì ad individuarne la provenienza.
Cercò di volare e di
teletrasportarsi ma, entrambi i tentativi si rivelarono infruttuosi mentre
comprendeva di essersi trasformato in un essere umano e udiva le
imprecazioni che, la scoperta, aveva indotto Zenon a pronunciare.
La situazione non era
imprevista, sapevano che il risveglio di Gyumao avrebbe causato alcune
variazioni nei normali assetti di potere e, gli dei del Tenkai, molto
sensibili a tali mutamenti, si sarebbero improvvisamente trovati ad essere
dei comuni mortali.
Sconcertante era
pensare che non solo loro ma, contemporaneamente anche tutti gli annoiati e
subdoli numi del Tenkai si dovevano essersi trovati in quella situazione.
Fortunatamente armi,
tecniche di combattimento e conoscenze erano rimaste immutate dandogli una
minima possibilità di difesa.
Con un semplice gesto
della mano, Homura diede ai propri sottoposti l’ordine di seguirlo: voleva
raggiungere al più presto Goku … assicurarsi che quest’ultimo stesse bene e,
cosa non meno importante, avesse ignorato le spiegazioni di Sanzo e dei suoi
compagni.
Spesso si sentiva in
colpa per averlo ingannato ma, ‘in amore ed in guerra tutto è permesso’ e
lui era abbastanza disperato da ricorrere a misure drastiche per legare a sé
il giovane essere eretico.
Non avrebbe mai pensato
che qualcuno potesse sostituire Rinrei eppure, il giovane demone dagli occhi
dorati si era insinuato nel suo cuore ed ora, il Dio della Guerra, non era
in grado di concepire la propria esistenza senza di lui.
Non gli piaceva per
nulla stargli lontano: sebbene davanti alle altre persone, Homura si
mostrasse deciso e sicuro di sé, il dio si sentiva indifeso davanti
all’ipocrisia del mondo in cui era costretto a vivere.
Questa ipocrisia era
però totalmente assente nelle pupille dorate del diciannovenne ed il semidio
si era aggrappato a lui , consapevole che quella era la sua ultima speranza
di felicità.
Il semidio camminò con
passo spedito e deciso finché, si rese conto che i suoi compagni riuscivano
a malapena ad arrancargli dietro: accidenti, lui era un essere eretico ed
era riuscito a conservare un minimo di forza ma, Shien e Zenon erano
chiaramente in maggiori difficoltà!
Rallentò l’andatura
permettendo loro di affiancarlo mentre spiava i loro volti provati e si
chiedeva come avrebbero fatto a tornare indietro.
Non che avrebbero avuto
difficoltà a vivere come esseri umani per un certo periodo: disprezzando il
Tenkai, il Dio della Guerra veniva spesso sulla terra ed aveva imparato ad
avere una discreta riserva di denaro e proprietà facendosi, più di una
volta, passare per un nobile principe … in fondo il titolo di Principe lo
aveva realmente, no?
Sospirò, consapevole
che era meglio trovare Goku il prima possibile e spiegargli la situazione
senza che Sanzo & C. si accorgessero dei loro problemi dato che, senza la
protezione dell’amante, i demoni avrebbero avvertito la loro aura divina e
se li sarebbero mangiati a colazione
Cap. 10
cambiamenti
Ringrazio per i loro
commenti Hisoka, Black Angel, Nefertari82, Vitani, Iorusgra, Kairi84 ed
Egotchan le quali, stanno dimostrando una perseveranza incredibile (
Io lo
chiamerei autolesionismo_Nd.Sanzo
).
Sono molto sorpresa
delle reazioni di amore/odio scatenate da Homura & C. [
Credevo che
alla maggior parte di voi stesse antipatico_Nd.Cassandra Mica mi chiamo
Konzen_Nd.Homura
Comunque io ho più fans_Nd.Sanzo
Su ragazzi, non litigate_Nd.Cassandra che ha la pessima idea di far da
paciere al posto di Hakkai ( impegnato in un incontro di ‘lotta’ con Gojyo)
Tu a chi tieni?_Nd.Sanzo e Homura in coro mentre puntano le rispettive armi
alla gola dell’autrice Gulp! O____O!!!!_Nd.Cassandra].
Nel seguente capitolo, viene presentata la
situazione, vissuta dai Saiyuki Boys, a qualche giorno dal ritorno di Goku e
contemporaneamente agli eventi visti nel cap. 9.
Questa tempistica varia
per le parole in corsivo (
speriamo che
venga: è la prima volta che ne faccio uso_Nd.Cassandra
) inerenti ad un flash back della notte del ritorno dell’eretico.
La situazione,
all’interno della locanda dove dimoravano il monaco ed il suo seguito, non
era delle migliori.
Dopo le parole di Goku
e i vani tentativi dei compagni di dissuaderlo da quelle che riteneva
inconfutabili verità, il clima era rimasto teso: Sanzo appariva cupo ed
agitato mentre, i loro pensieri vagavano dal risveglio di Gyumao alla
situazione dell’essere eretico.
Hakkai sospirò mentre
porgeva un pacchettino a Gojyo, la sua razione giornaliera di droga che,
d’ora in poi avrebbe erogato il demone gentile riducendone man mano le dosi.
Non era stato molto difficile convincere
l’ex convivente ad accettare una tale soluzione: gli eventi più recenti
avevano fatto capire al rosso che stava diventando un pericolo, non solo per
sé stesso ma anche per i suoi compagni e il kappa non voleva rischiare di
perdere qualcuno della propria famiglia … non ora che si era finalmente
riunita.
Il demone gentile
ripensò la discussione fra Sanzo e Goku, la sera del ritorno di quest’ultimo,
dopo che lui e Gojyo avevano fallito miseramente il tentativo di riportarlo
alla normalità.
“Maledizione! … Stupida Scimmia, possibile che
non riesca a ricordare nulla? Anche se negli ultimi mesi sei stato con
Homura, non puoi avere dimenticato Cho’an e gli stramaledetti monaci che ci
attorniavano da mane a sera” Sanzo urlava e sebbene il suo tono di voce
fosse ‘normalmente’ furioso, Hakkai poteva avvertirne la disperazione che si
stava impadronendo di lui.
Tutto il suo mondo era
crollato.
Durante l’assenza di
Goku, il monaco aveva inconsapevolmente cercato la morte, ritornando ad
essere il tredicenne Koryu che si colpelizzava per la morte del proprio
maestro.
Aveva ritenuto più
facile tornare indietro a quei ricordi che affrontare la mancanza della sua
Baka Saru la quale, era stata relegata in un angolo inaccessibile della sua
mente ma, la piccola parte di Sanzo che non riusciva a scordare Goku, si era
appigliata alla sicurezza che il ragazzino sarebbe tornato da lui.
Il monaco, non aveva
certo preventivato che la sua Stupida Scimmia si fosse trovata un altro
sole.
“Peccato che io non ho
mai vissuto a questo … come lo avete chiamato? Ah, sì … Cho’an” fece di
rimando il ragazzo
“Ah, no? E secondo te
dove ti ho condotto dopo averti liberato dal Monte Goyo … almeno ti ricordi
della grotta dove eri prigioniero?” chiese il bonzo
“Mi ricordo
perfettamente la grotta dove ero prigioniero” disse Goku mentre i suoi occhi
dorati adombravano al ricordo “come ricordo quando Homura mi ha liberato”
Anche Gojyo pensava a
quella sera ma, nonostante l’umore nero del bonzo e l’abbattimento di Hakkai,
il rosso era fiducioso che la Stupida Scimmia avrebbe presto riacquistato i
suoi ricordi mandando il Dio della Gurra al diavolo.
Certo, il fatto che la
mente del ragazzino fosse piena di memorie completamente fasulle, avrebbe
potuto rappresentare un serio ostacolo ma, avrebbero trovato una soluzione,
come accadeva sempre.
Per un attimo, il kappa
lasciò cadere lo sguardo sulla Stupida Scimmia, impegnato a ‘spazzolare’ la
dispensa dell’albergo con il suo consueto appetito, che aveva letteralmente
sconvolto tutti coloro che lavoravano in quel luogo.
Con il viso tutto
impiastricciato di marmellata, miele e qualsiasi altro ingrediente che
riempiva le 57 brioche che aveva appena divorato [ coadivate da nikuman,
onigiri (
L’onigiri
è la classica polpettina di riso che si vede negli anime e manga_Nd.Cassandra
) e qualsiasi altro piatto aveva
potuto ordinare, in quantità industriale ], Goku non appariva molto diverso
dal moccioso che aveva conosciuto per oltre tre anni e con cui stava
allegramente viaggiando da quasi due (
I
calcoli sono esatti?_Nd.Cassandra ).
Certo, con vestiti
tanto diversi da quelli che era solito portare e un aspetto tanto
‘cresciuto’ faceva quasi impressione ma, l’uomo si era accorto che, quando
era rilassato, anche il suo modo artefatto di parlare scompariva e li
chiamava semplicemente per nome ( anche se i suoi discorsi e punti di vista,
apparivano molto più maturi di prima ).
Gojyo doveva ammettere
che appariva quantomeno strano sentirlo parlare di cose diverse dal cibo e
non vederlo adorare Sanzo ma, in fondo non era troppo diverso dal loro Goku.
Il soggetto dei suoi
pensieri d’altro canto, finita la sua improbabile ‘missione’ di ingurgitare
tutto ciò che aveva ordinato, si era intanto alzato dal tavolo e si stava
dirigendo verso di lui:
“Hai intenzione di
passare tutto il giorno a guardarmi?”
“Perché no! Non si vede
tanto spesso una Stupida Scimmia che riesce ad ingurgitare un elefante e poi
richiede anche il dessert” disse in tono canzonatorio mentre lo prendeva per
il collo scompigliandogli i castani ciuffi.
Goku, ormai arresosi al
soprannome, decise di stare al gioco e, invece di atterrarlo, gli diede
qualche colpo di circostanza modulandoli per non fargli del male.
La Baka Saru rideva
mentre asseriva:
“Non sono una Stupida
Scimmia … Scarafaggio Rosso in perenne calore …”
“Come mi hai chiamato,
Stupidissima Scimmia?” domandava il kappa fingendosi arrabbiato.
“Scarafaggio Rosso …
guarda … hai pure le antenne!” continuò il castano giovane.
“Ti distruggo!” ribadì
l’uomo spintonando l’essere eretico.
Goku rispose alla sollecitazione dando
inizio ad una scherzosa lotta mentre valutava la possibilità di trovare
degli amici in quello strano assembramento di pazzi, in fondo, non erano
antipatici e, per quanto poteva apparire assurdo, si sentiva a suo agio con
loro, come se li conoscesse da una vita.
Certo, si era
leggermente scocciato quando avevano tentato di convincerlo che lui era un
loro compagno ma Homura lo aveva avvisato che era un giochetto che tentavano
spesso e quindi, aveva deciso di fingere di non aver udito quelle parole.
In quanto al
soprannome, non gli dispiaceva troppo, anche questo gli sembrava ‘normale’
come se Gojyo facesse parte della sua famiglia e quindi in pieno diritto di
trattarlo in quel modo così come stava iniziando a far lui: era stato
semplice abituarsi a chiamarlo Scarafaggio Rosso o Kappa Pervertito, gli
veniva spontaneo.
In quel momento, il
Venerabile Genjo Sanzo Hoshi decise di degnarli della sua augusta presenza
scendendo lentamente le scale sotto lo sguardo del ragazzo che, ancora una
volta, ne studiò attentamente il profilo: la pelle aveva uno splendore ed un
candore quasi innaturale, gli occhi parevano due ametiste profonde come la
notte ed i capelli parevano raggi di sole che gli incorniciavano il viso.
Quell’uomo avrebbe
potuto essere un angelo sceso sulla terra, tanto i suoi lineamenti erano
perfetti, peccato che il suo carattere fosse quello di un diavolo, da quanto
Goku aveva potuto vedere eppure, l’essere eretico non riusciva a rimanere
totalmente indifferente davanti alla sua figura, snella e vagamente eterea.
Il giovane aveva
ricevuto l’ordine di proteggerlo ma, per un attimo si ritrovò a pensare che
lo avrebbe fatto in qualsiasi caso: si sentiva profondamente protettivo nei
confronti bonzo corrotto … un sentimento che andava oltre il rispetto che la
carica dell’uomo richiedeva ... un affetto che lo spingeva a cercare lo
stesso calore avvertito quando lo aveva tenuto fra le braccia.
Il colore dei suoi
capelli era proprio lo stesso del sole e la luce che pareva emanare non era
dissimile da quella dell’astro.
Il ragazzino si
riscosse improvvisamente.
Cosa avrebbe detto
Homura se avesse scoperto che lo tradiva con tanta facilità?
Lui amava un caldo sole
dai capelli neri come le ali di un corvo e non, per quanto il colore delle
chioma del bonzo richiamasse il brillante corpo celeste, un monaco che
emanava una luce bellissima ma totalmente fredda.
Goku nascose il proprio
disagio con un sorriso di circostanza che, il monaco notò con irritazione,
completamente diverso da quello che la Stupida Scimmia gli aveva sempre
riservato.
Sanzo lo vide quindi
riprendere a litigare con il kappa ignorando la sua presenza mentre, il
biondo si avvicinava alla finestra per osservare la fitta nebbia che da
giorni avvolgeva il villaggio costringendoli a quella sosta coatta.
I quattro compagni convenivano che non era
naturale e, in agguato e pronto a colpire, vi era un pericolo che la pesante
cappa non erano ancora in grado di definire.
Nessuno di loro rimase
troppo sorpreso quando, alcuni secondi dopo, un immane boato attirò la loro
attenzione ed una luce biancastra li accecò per vari secondi.
Non ebbero il tempo di reagire, prima di
poter fare qualsiasi cosa, si sentirono attirare verso il terreno da una
forza di gravità notevolmente aumentata che li schiacciava mentre una
bambina avanzava verso di loro.
Cap. 11
La
bambina
Ringrazio per i loro commenti Annamirka-chan (
che mi ha segnalato un errore all’interno del capitolo precedente
permettendomi di correggerlo ), Hisoka, Chronos, Iorusgra, Nacochan, Selina
( cui purtroppo condivido il punto di vista sui cattivi scemi e a cui,
evidentemente, il mio tentativo di spiegazione non è andato a genio.
Perdonatemi ma, non avevo altre idee per far ‘bondare’ i nemici senza
ricorrere subito allo scontro con il Gyumao ç_ç ), Kairi84, Nefertary82,
Eternal Fantasy e Black Angel.
Arigato
anche ai miei numi protettori che mi hanno illuminato sull’uso del corsivo (
Egotchan e Vitani ).
Sebbene parte dei loro
poteri fossero ottenebrati, il Dio della Guerra e i suoi seguaci avvertirono
immediatamente la variazione di energia che, come epicentro, aveva la
locanda dove dimoravano Sanzo ed i suoi.
Trattenendo il fiato, Homura iniziò a
correre verso quel luogo dove, intravedeva l’aura di una bambina dalla pelle
ambrata e le trecce nere.
La piccola girò a
malapena il capo per osservare i nuovi arrivati, lasciando che questi
vedessero il chakra scarlatto che ne indicava l’origine semidivina e gli
occhi.
Questi ultimi erano due
pozze dorate che scrutavano rabbiosamente il mondo, in contrasto con
l’infantile sorriso che lei ostentava tranquillamente verso coloro che aveva
riconosciuto come nemici.
Sciamio, frutto dell’illecita relazione fra
un dio ed un demone, aveva sempre vissuto come una reietta, rifiutata da
entrambi i popoli a causa della sua condizione, solo Gyokumen Koshu l’aveva
accettata senza riserve trattandola come una diletta figlia finchè, i
recenti sconvolgimenti che avevano privato le altre divinità dei loro
poteri, avevano invece accresciuto i suoi rendendola incredibilmente
potente.
Aveva accettato di buon
grado la missione che la ‘madre’ le aveva affidato ed era partita allo scopo
di recuperare il Sutra del Cielo Demoniaco bloccando il gruppo del bonzo con
la nebbia.
Sorrise davanti
all’insperata comparsa di tre divinità … tre dei suoi torturatori ora
ridotti alla condizione umana … sarebbe stato delizioso eliminarli facendoli
soffrire sino a quando non avessero implorato la sua pietà …
Fu con questa
improvvisa decisione che richiamò a sé uno stuolo di giganteschi felini che
non promettevano nulla di buono fino a quel momento nascosti nella nebbia, e
fece loro cenno di attaccare Homura ed i suoi compagni.
Questi ultimi, sebbene
potevano ancora usufruire delle loro armi, non si erano ancora adeguati alla
nuova situazione e, anche se si erano privati dei loro sigilli ( Homura
liberandosi dalle catene, Shien aprendo gli occhi e Zenon togliendosi la
benda ), ben presto si trovarono in difficoltà davanti al soverchiante
numero dei nemici fino a quando, una belva feroce non subentrò nel
combattimento.
Il Dio della Guerra, sospirò di sollievo
riconoscendo, in quella saetta che annientava i loro avversari, Seiten
Taisei Son Goku il quale, con precisione chirurgica, mandava in polvere i
propri nemici.
Negli occhi del
fanciullo era comparsa una luce omicida propria di quei momenti di lucida
follia mentre i capelli, privati del diadema ed allungatesi, ondeggiavano al
vento notturno accrescendo il suo aspetto animalesco.
Fu una battaglia breve
ma intensa dove, Goku potè saziare ampiamente la sua sete di sangue e
violenza prima di girarsi verso la causa di tutto quel trambusto.
Stizzita dalla piega
presa dagli eventi, la fanciulla osservò il proprio nemico senza tradire il
minimo timore: Goku era un eretico come lei anche se, non pareva provare
orgoglio per la sua razza ed aveva chinato la testa davanti ai loro nemici.
Lo sguardo sprezzante
di Sciamio si posò quindi sulla vittima primaria che stava lentamente
riacquistando conoscenza ed aveva riaperto gli occhi d’ametista con un lieve
gemito.
Approfittando della
disattenzione della bambina, il trio di Homura tentò di colpirla ma la
fanciulla, senza nemmeno girarsi, li bloccò contro una barriera di energia
sbalzando indietro il samurai e dirigendosi poi, con passo deciso, verso
Sanzo.
Goku si frappose però
fra i due: gli occhi dorati del demone si illuminarono di furore mentre
tentava di colpirla con poderose zampate ma questa, le evitò con agili
movimenti.
Poi, con un sorriso che
le rischiarava il volto, Sciamio balzò dietro di lui e gli afferrò i lunghi
capelli castani sbilanciandolo all’indietro.
Goku cadde di schiena lanciando un sordo
ringhio sotto gli occhi di Sanzo che, nel frattempo, era riuscito ad
afferrare la Shoreiju e a puntarla contro l’eretica bambina.
Questa si limitò a
bloccare la pallottola con un gesto della mano mentre la bocca, fornita di
zanne poderose, si avvicinava sempre più, al collo del ragazzo che, solo
all’ultimo momento, riuscì a bloccarle i sottili polsi invertendo le
posizioni.
Homura riuscì a mettere
a fuoco le due figure comprendendo che il vantaggio del suo amante era solo
momentaneo e, mentre il Seiten Taisei appariva ormai stremato e faticava a
respirare, la bambina non risentiva della fatica.
Il Dio della Guerra
portò la mano alla tempia avvertendo il rivolo di sangue che gli usciva
dalla fronte e il dolore che provava per le fratture riportate tuttavia,
sapeva che il fattore rigenerante divino, su cui normalmente tutte le
divinità potevano contare, in quelle condizioni avrebbe impiegato ore ad
attivarsi e lui si sentiva venir meno: se voleva aiutare il suo compagno
doveva sbrigarsi.
Si sentì toccare la
spalla e comprese che Zenon e Shien erano al suo fianco pronti ad aiutarlo
dopodiché, urlò con tutto il fiato che aveva in gola:
“Goku, tieni giù la
testa!”
Il colpo che raggiunse
Sciamio fu un connubio del potere delle tre divinità e riuscì a sbilanciare
la fanciulla dando il tempo al suo avversario di liberarsi ed afferrare
Sanzo e Hakkai.
Fulmineo, Shien
raccattò Gojyo mentre Shien sosteneva Homura in quella che era una
precipitosa fuga.
Cap. 12
nascosti
In
origine, questi dovevano essere due capitoli ben distinti ma, le proteste di
Hisoka sulla brevità delle parti mi hanno convinta a riunirli allungando la
vostra agonia (
Quindi se avete proteste in
tal senso dovete aggredire lei_Nd. Cassandra altamente maligna
).
Si
ricorda che Zenon:
Ø
è figlio di un dio e di una demone;
Ø
aveva una moglie umana ( Mirei ) ed un figlio.
Questi
sono stati massacrati dal demone Suei su ordine dell’Imperatore Celeste.
Ø
non ha mai tollerato le regole del Tenkai.
Oltre ai
sopraelencati dati, tutta la storia della divinità ed il titolo del padre è
pura invenzione e quindi, totalmente estraneo alla storia originale.
Ringrazio per i loro
commenti Hisoka, Vitani, Iorusgra, Nefertari82, Black Angel, Egotchan e
Nacochan (
pregando che non pretendano la mia testa dopo aver letto il
seguito ç_ç_Nd. Cassandra
).
Goku si sedette contro la parete rocciosa
della caverna lasciando calmare il proprio respiro affannoso prima di
indossare, con gesti lenti e misurati, il diadema.
Al suo fianco, con le ferite rimarginate dal
fattore rigenerante proprio delle divinità ma ancora fortemente indeboliti,
sedevano Homura, Zenon e Shien.
Le tre divinità erano stremate, i tratti del
loro volto esprimevano tutta l’indignazione che provavano contro sé stessi e
la vergogna di essere fuggiti davanti ad un nemico.
Avevano lasciato il bonzo ed i due demoni
suoi compagni in una grotta poco lontana, per riaversi mentre spiegavano al
demone dagli occhi dorati la loro difficile situazione e gli richiedevano di
nascondere il loro handicap agli altri.
Il discorso era quindi finito sul loro
nemico, identificato come il frutto di uno scandalo che aveva impregnato il
Tenkai vari secoli prima.
Sciamio, sebbene non ne fosse consapevole,
era nata per volere di Gyokumen Koshu la quale, avendone predetto la
comparsa, aveva fatto rapire la figlia dell’Imperatore Celeste.
Questa aveva generato, insieme a Gyumao
stesso, la bimba.
Sciamio era stata quindi affidata, fin dalle
prime ore di vita, alla matrigna che aveva instaurato con lei un’insano
legame di dipendenza reciproca.
Gyokumen Koshu aveva instillato, nella
fanciulla, un forte disprezzo per gli dei e gli esseri umani ( entrambe le
razze incapaci di capirla e dedite a catalogarla come un mostro ).
In seguito alla vittoria di Nataku su Gyumao,
la bambina era stata portata nel Tenkai dove, come Goku, era stata rinchiusa
in un limbo dimensionale.
In quel luogo, il suo disprezzo si era
tramutato in un feroce odio concretizzatosi in un vilento desiderio di
vendetta.
Recentemente la matrigna era riuscita a
liberarla, in tempo perché, i poteri della bambina, già molto forti ma non
paragonabili a quelli di un dio purosangue venissero accresciuti dalle
recenti vicissitudini, fino a formare quel piccolo mostro dalla pelle
ambrata e le trecce nere.
“Dovremo faticare parecchio per liberarci
della mocciosa” disse Zenon con una smorfia mentre, si passava la mano fra
gli ispidi capelli castani.
Il dio era visibilmente a disagio ed il
motivo era chiaro: la bimba non era molto diversa da lui e, la divinità si
ricordava fin troppo bene che solo il caso gli aveva impedito di essere
imprigionato come era accaduto a Sciamio, Goku ed Homura.
Solo il titolo di suo padre, membro della
famiglia reale dell’ovest, lo aveva salvato da tale destino.
Purtroppo, la moglie ed il figlio non erano
stati altrettanto fortunati: il demone Suei li aveva uccisi e, anche se non
c’erano prove a riguardo, il dio sapeva che l’ordine era partito
dall’Imperatore Celeste.
Non c’era nulla che lo obbligava a
continuare a servire gli assassini della famiglia tranne la lealtà che
doveva a Homura e la consapevolezza che la fanciulla era spietata.
Zenon se ne era reso conto durante la
battaglia: come un lupo che aveva già assaporato il sangue, la bambina non
avrebbe avuto remore ad uccidere nuovamente.
“Avremo bisogno di un piano che ci permetta
di annientarla … allo stato attuale temo che nessuno di noi sia abbastanza
forte … Goku è stato l’unico che sia riuscito a tenerle testa” questi
deprimenti dati di fatto furono messi in evidenza da Shien che aveva
richiuso gli occhi e riacconciato i propri capelli riacquistando il suo
aspetto serio e posato.
Nulla, nel samurai, lasciava trapelare il
suo reale stato d’animo o che parlasse di una situazione tanto grave eppure,
ai suoi compagni, sarebbe apparso anomalo un qualsiasi altro atteggiamento.
Avevano impiegato le ultime ore a calibrare
le loro armi sulle frequenze di Sciamio sperando di accrescere le loro
possibilità di vittoria.
Non era molto ma sempre meglio di niente!
“Per il momento, è
meglio tornare dal bonzo corrotto e dagli altri due: ormai si staranno
svegliando” fece notare Goku alzandosi cautamente in piedi.
L’essere eretico era
ancora dolorante per i colpi subiti ma non era questo a turbare il suo
compagno.
“Ti preoccupi parecchio
per Konzen” notò Homura con un cipiglio assassino che però, non parve
turbare minimamente il giovane.
“Il suo nome è Sanzo e
non sono tanto male come me li avevi descritti. Vedrai, alla fine andrete
persino d’accordo” rispose il fanciullo dagli occhi dorati sorridendo.
“Non ne sono convinto”
borbottò il Dio della Guerra preparandosi a seguirlo.
Homura si sentiva teso
davanti alla prospettiva di dover viaggiare in compagnia del bonzo corrotto
anche se, era sempre meglio che lasciarlo solo con Goku.
Incurante dei suoi
dubbi, l’altro lo prese per mano e gli indicò il sole nascente.
“Gurda Homura … guarda
come è bello!” strillò Goku acquisendo l’aria di un innocente bambino e
strappandogli un sorriso.
zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Gojyo sapeva di stare sognando.
Rivedeva la stanza principale della casa dove
aveva trascorso la sua infanzia e la madre, china su di lui con le sue mani
che lo privavano dell’aria.
Poi il colpo di un’ accetta, fiotti di sangue
caldo che gli schizzavano sul volto ed il fratello che troneggiava sul corpo
senza vita della loro genitrice.
Fu un attimo poi, la scena cambiò e lui si
ritrovò a combattere con i propri compagni contro un’orda di demoni
particolarmente agguerriti che, improvvisamente, attaccaronono
contemporaneamente Goku.
Questi crearono un cappello intorno al giovane
demone nascondendolo alla vista del rosso che, spaventato, iniziò a menare
colpi con la precisa intenzione di raggiungerlo.
Prima però di poter portare a termine la sua
missione, la risata del Dio della Guerra attirò la sua attenzione ed,
alzando lo sguardo, Gojyo vide il dio troneggiare sopra una rupe, insieme ai
suoi due scagnozzi mentre, ai piedi della divinità, sedeva Seiten Taisei Son
Goku.
Gojyo si risvegliò improvvisamente, senza
sperimentale il piacevole dormiveglia che normalmente avrebbe anticipato tal
evento.
L’immagine di Goku che, in forma demoniaca,
sedeva ai piedi di Homura lo riempiva d’orrore come se, quell’essere
abbietto potesse effettivamente piombare fra loro e privarli nuovamente
della Stupida Scimmia.
Si tirò su a sedere per
accertarsi che l’amico non si fosse allontanato per raggiungere quel dannato
ma un incipiente mal di testa lo spinse ad afferrarsi il capo.
Non capiva cosa stesse accadendo e come mai
non si trovavano più alla locanda ma, appena tentò di ricordarsi quanto era
accaduto, le scene che avevano preceduto il suo svenimento giunsero ad
assalirlo aggravando l’emicrania.
Spaventato si guardò attorno riconoscendo,
poco distanti, le sagome esanimi di Hakkai e Sanzo, il cui ritmico muoversi
dei petti confermava che erano ancora in vita, ed i contorni di quella che
sembrava una grotta.
Dove fosse Goku o come fossero giunti in
quel luogo, il rosso non era in grado di stabilirlo e questi pensieri furono
rapidamente accantonati quando, il kappa avvertì un forte senso di nausea
che lo spinse ad alzarsi sulle gambe ancora tremanti per andare a vomitare
dietro un cespuglio.
“Stai bene?” la domanda, decisamente assurda
da fare ad una persona in quelle condizioni, non poteva giungere che da Goku
il quale, era nel frattempo giunto a fianco del rosso e gli sorreggeva la
testa.
L’espressione preoccupata del ragazzo
rincuorò Gojyo mentre annuiva e si tirava il piedi con un sorriso stentato
tuttavia, il suo buon umore venne meno non appena riconobbe le figure dietro
l’amico.
Il kappa si pose in posizione di difesa
guardando con odio Homura e i suoi compagni che avevano riacquistato tutta
la loro arroganza di divinità e sembravano ridere di lui.
“Cosa diavolo ci fanno loro qui?” ringhiò il
rosso.
“Ci accompagneranno nel nostro viaggio verso
ovest” rispose sorridendo Goku come se non vi fosse nulla di strano
nell’intera situazione.
“Non puoi dire sul serio! … Ti devi essere
bevuto il cervello, Scimmia!” sbraitò Gojyo contro il ragazzino.
“Cosa c’è? … Hai forse paura di noi, Kenren?”
domandò con un sogghigno Zenon mentre guardava, con l’unico occhio non
celato, il suo avversario.
“Brutto … ti faccio vedere io quanto paura
ho di te!” ribattè Gojyo avventandosi sull’altro e, nella foga, gettandolo a
terra.
“Basta!” implorò Goku afferrando Gojyo per
allontanarlo mentre Homura riservava lo stesso trattamente al suo
sottoposto.
“Non dovrò subire le frecciate di questo
borioso imbecille, vero?” domandò Zenon quando si fu calmato a sufficienza
da normalizzare il proprio respiro.
“Dato che dovremo viaggiare insieme sarebbe
auspicabile una tregua” fu la laconica risposta di Shien mentre Homura
allentava la presa.
“Col cavolo! Noi non faremo un passo con
voi!” fu la decisa risposta di Gojyo.
“Non credo che abbiate molta scelta: vi
accompagneremo con o senza il vostro benestare” fu la decisa risposta del
Dio della Guerra mentre, si avvicinava a Goku prendendogli la mano.
Questo gesto non sfuggì a Gojyo che
immediatamente fu addosso alla divinità sbalzandola verso terra.
“Non osare mai più toccarlo, bastardo”
ringhiò il rosso.
“Homura!” Goku si precipitò accanto al
compagno per aiutarlo ad alzarsi prima di girarsi verso il kappa e domandare
“Ma che ti è preso? Sei impazzito?”
“Io? E tu, allora. Come
puoi difendere quel fottuto …” iniziò il mezzo demone ma il giovane si alzò
guardandolo dritto negli occhi rossi.
“Homura è il mio
compagno” la sua voce era ferma mentre pronunciava queste parole ed
aggiungeva “Non osare mai più offendere né aggredire qualcuno della mia
famiglia, se non vuoi pentirtene amaramente!”
Il giovane si diresse
quindi verso la grotta seguito dai suoi ‘famigliari’ incurante della
presenza di Hakkai e Sanzo che, risvegliatisi a loro volta, avevano seguito
le concitate voci degli altri ed assistito all’intera scena.
Cap. 13
riflessioni
Ringrazio
per i loro commenti Vitani ( che fra l’altro mi ha permesso di correggere
l’arma usata da Jien quando ‘accoppa’ la madre ), Black Angel, Egotchan,
A-june, Nefertari82, Kairi84, Nacochan, Iorusgra e Hisoka.
Sperando di riuscire a trovare un dispositivo di controllo abbastanza
potente da farvi indossare ( in modo di non diventare vittima di qualche
Seiten-lettrice ) inizio a correre, in modo che non mi raggiungano nemmeno i
protagosti della mia fic (
Se t’à ciape, t’à
cope_Nd.Sanzo in versione dialetto bresciano il quale, mi informa
gentilmente che, se mi prende, mi uccide
).
Termino
con un appello: potete darmi il nome ‘divino’ di Cho Hakkai?
La locanda dove
alloggiavano era squallida ed arredata in maniera scarna.
Molto al di sotto dei
normali standar a cui, il bonzo si sarebbe adattato, rifletteva la miseria
del villaggio dove avevano deciso di soggiornare.
D’altronde, cos’altro
ci si poteva attendere da una dittatura?
Il monaco aveva solo i
discorsi della gente che veniva alla locanda ma ciò era stato sufficiente
per fargli delineare il carattere del despota: un avventuriero alla guida di
un piccolo esercito di mercenari che, quando i demoni avevano perso il
controllo, li aveva sterminati divenendo un eroe.
Approfittando di questo
momento di gloria, aveva attuato un colpo di stato avvalendosi dell’appoggio
di qualche autorità locale ed acquisendo il controllo sulla regione.
In pochi anni, il suo
potere era diventato illimitato e le sue tasse avevano ridotto alla fame
buona parte della popolazione, reprimendo nel sangue qualsiasi tentativo di
rivolta.
Non che la cosa avesse
molta importanza per il bonzo.
Non più
dell’irrilevante fatto che si trovavano nei guai sino al collo: anche se
Sciamio aveva gentilmente evitato di aggredirli nuovamente, la presenza di
Homura e dei suoi scagnozzi aveva sconvolto gli assetti appena riformati del
gruppo.
Gojyo e la Stupida
Scimmia erano ai ferri corti e i tentativi di Hakkai di ricondurli alla
ragione erano stati completamente vani mentre Sanzo …
Già, cosa avvertiva il
Venerabile Genjo Sanzo Hoshi?
Il biondo non era in
grado di dirlo anche se, sapeva cosa avrebbe dovuto provare: indifferenza.
“Homura è il
mio compagno … Non osare mai più offendere né aggredire qualcuno della mia
famiglia, se non vuoi pentirtene amaramente!”
Le parole di Goku
continuavano a riecheggiargli nella mente come una cantilena studiata per
farlo impazzire completamente.
Erano solo poche ore
che le aveva udite eppure, nonostante si continuasse a ripetere che lui non
doveva avere legami e che non gli importava nulla della Stupida Scimmia, il
monaco si sentiva lacerato.
Lui, che non avrebbe
dovuto avere sentimenti verso quel servo dagli occhi dorati, si sentiva
completamente annientato davanti alla freddezza della Stupida Scimmia, ma ne
aveva realmente diritto?
In fondo non poteva
nemmeno rimproverargli di averlo tradito con Homura: fra il Venerabile Sanzo
e il giovane demone non sussisteva il minimo patto senza contare che il dio
ne aveva alterato i ricordi.
Alterato i ricordi …
Anche questo era un
nodo dolente: Goku avrebbe provato la dedizione smisurata che gli aveva
sempre riservato per chiunque lo avesse liberato?
Era solo ciò a legarlo
a lui?
Pensò al giovane,
l’unico che più volte aveva rischiato di incrinare il suo autocontrollo e il
muro di ghiaccio che il monaco si era creato intorno.
La Baka Saru era
l’unica che, in dieci lunghi anni, era riuscita a strappargli qualche
sorriso o a farlo sentire a proprio agio eppure, ora sembrava che tutto
questo non avesse più nessuna importanza.
Goku si era gettato fra
le braccia di Homura e, anche se Sanzo non lo avrebbe mai ammesso, questo
fatto gli faceva male.
L’uomo ripetè
lentamente le parole del proprio maestro:
“Non avere
nulla.
Se incontri un
Buddha uccidilo.
Se incontri un
antenato uccidilo.
Non avere
legami, non essere schiavo di nessuno.
Vivi
semplicemente per la tua vita."
Durante l’assenza della Baka Saru aveva
riflettuto a lungo su quest’inflessibile legge comprendendo che Komyo Sanzo
Hoshi era stato il primo a ignorarla raccogliendo e allevando un trovatello
portato dal fiume.
“Koryu… credo
che sbagli chi dice che gli uccelli sono liberi perché possono volare.
Se non avessero
un posto su cui atterrare, se non ci fosse un ramo su cui posarsi per
riposare, essi maledirebbero le loro ali.
La vera libertà
consiste nell'avere un luogo in cui tornare."
Un luogo dove tornare …
Sanzo aveva dovuto riflettere a lungo per
comprendere che, il posto dove atterrare … il luogo dove tornare, per lui
era una Stupida Scimmia dagli occhi dorati.
La mente del monaco viaggiò veloce al giorno
in cui aveva lo trovato … all’insistente voce che lo aveva obbligato a
liberarlo … al modo in cui, fin dall’inizio, la Baka Saru si era aggrappata
a lui … e ai momenti passati insieme in quei quattro, lunghi anni.
Certo, molto spesso era stato costretto a
udire lamentele sulla presenza di Goku al tempio e quella scimmia gli aveva
causato un considerevole numero di fastidi eppure, quell’animale rumoroso e
insaziabile era riuscito a lenire, almeno in parte, le sue ferite … a
convincerlo che c’era ancora qualcosa di puro al mondo e che, per
proteggerlo, valeva la pena di vivere … vivere per proteggere la Stupida
Scimmia … proteggere la SUA Stupida Scimmia … perché GOKU ERA SUO E NESSUN
ALTRO AVEVA IL DIRITTO DI TOCCARLO!
Risoluto, Sanzo raggiunse la sala da pranzo,
nonostante fosse a malapena l’alba.
Sapeva che Homura e la scimmia si alzavano
di prima mattina e quindi si apprestò a scendere.
Il bonzo stava eretto, con un’espressione
seria che non riusciva tuttavia a nascondere i suoi lineamenti quasi
perfetti: biondi capelli gli incorniciavano il volto, un corpo agile e
asciutto era messo in evidenza dall’assenza della veste cerimoniale (
sostituita da jeans e camicia ) mentre, penetranti occhi viola scrutavano
Goku e Homura che sedevano vicini.
La famigliarità fra i due uomini lo
infastidiva ma aveva deciso di desistere dal tentativo di far ricordare alla
Stupida Scimmia gli anni passati, un po’ perché consapevole che non vi
sarebbe riuscito ed un po’ perché voleva che il demone lo scegliesse.
Il dubbio che il ragazzo si sarebbe
aggrappato a chiunque lo avesse liberato era ancora vivo nella sua mente e
il monaco era deciso a fugarlo a qualsiasi costo.
Questo spingeva Sanzo a procedere con
cautela, senza gettarsi fra i due riprendendosi ciò che gli apparteneva
anche se, era ciò che l’istinto lo avrebbe spinto a fare.
Ora ricordava fin troppo bene perché aveva
tentato di rifiutare i propri sentimenti verso il ragazzino per quattro
anni: l’amore aveva il potere di indebolire un uomo forte, di spogliarlo di
ogni difesa e persino di piegarlo.
Forte della sua decisione, Sanzo si diresse,
con passo sicuro, verso il tavolo occupato dagli altri due e vi si sedette
con tranquillità.
Homura alzò gli occhi bicolore su di lui e
per un lungo attimo, le pupille viola dell’altro incrociarono il suo sguardo
in una silenziosa battaglia di volontà mentre, con voce sicura, il monaco
domandava notizie sulla prossima partenza.
Nel suo tono non c’era nulla che lasciasse
trasparire il suo reale stato d’animo e questo spiazzava leggermente il Dio
della Guerra: sarebbe stato più facile mettergli contro Goku se, Konzen si
fosse comportato da pazzo furioso, ma chiaramente il biondo non gli avrebbe
fatto questo favore.
La divinità si costrinse a rispondergli
gentilmente, sapendo perfettamente che qualsiasi altro comportamento avrebbe
messo in allarme il ragazzo seduto accanto a loro.
Sarebbero passati per Ashet, la mistica via
che solo i più temerari intraprendevano dato che troppi non erano tornati
dal suo sentiero che fungeva da barriera con altri mondi.
Non era un tragitto consigliato ma avrebbe
abbreviato considerevolmente il loro viaggio, sempre che riuscissero a
sopravvivere.
Cap. 14
Dittatura
Ringrazio per il loro provvidenziale
intervento Hisoka, Iorusgra ed Eternal Fantasy.
Queste pie donne, oltre a continuare la
lettura, mi hanno fornito il nome divino di Hakkai salvandomi dalle querele
che mi avrebbe mandato in caso contrario il personaggio.
Benedico anche A-june,
Nefertari82, Konzen Douji, Black Angel, DemonAngel e Nacochan, le quali
stanno mostrando il loro enorme coraggio continuando a leggere (
Sono
commossa çç_Nd.Cassandra Lei è commossa ma noi siamo disperati! Aiutateci
çç_Nd.personaggi fic in lacrime).
Vitani mi ha inoltre fatto presente di un
grosso errore: gli anni che Sanzo e Goku hanno trascorso insieme dopo la sua
liberazione sono 7 ( dato che la scimmia ne aveva 11 quando è stato
scarcerato ) pertanto, scusate il madornale sbaglio della Baka Cassandra ç_ç.
Zenon si sentiva nervoso quella mattina.
La situazione non era delle migliori:
Sciamio pronta ad aggredirli, loro ridotti alla stregua d’esseri umani e
alloggiati in una città che come libertà faceva concorrenza al Tenkai!
L’unica speranza del dio era l’arrivo dei
loro mezzi di locomozione, che avrebbe migliorato la situazione.
L’idea di lasciarsi alle spalle quel buco di
villaggio e dirigersi verso la tana di Gyumao era decisamente allettante,
tanto da indurre lui e Shien ad entrare con passo deciso nell’officina dove,
un vecchio meccanico si fece avanti ossequioso.
Zenon gettò uno sguardo esasperato al
samurai che, silenzioso e con gli occhi chiusi, era al suo fianco a subire i
salamecchi a cui l’uomo li stava sottoponendo ( l’addetto alla manutenzione
non doveva essere avvezzo ad avere clienti tanto benestanti e pronti ad
acquistare vetture molto costose senza peraltro discutere sull’esorbitante
prezzo ).
Ad onore del vero, i veicoli erano stati
ordinati da Homura solo qualche giorno prima e avrebbero dovuto attendere
molte settimane il loro arrivo, ma il denaro operava questo ed altri
miracoli nel mondo terrestre.
Due moto, una per Zenon e l’altra per il Dio
della Guerra, erano state caricate sul retro di una jeep nera ( non molto
dissimile da quella su cui viaggiava il gruppo del bonzo ) destinata a Shien
e le chiavi erano rapidamente passate nelle mani delle due divinità.
Fu allora che dieci miliziani che
“garantivano l’ordine e la sicurezza dei civili” gli si accostarono.
Zenon li osservò per qualche istante,
rendendosi immediatamente conto che la conversazione non sarebbe stata
amichevole.
Impressione, evidentemente, condivisa dal
meccanico che si sbrigò a svignarsela.
“Vedo che avete deciso di fare acquisti
senza pagare la tassa, stranieri” esordì il soldato a capo della compagnia.
Le due divinità ne studiarono, con aperto
interesse, i tratti: non molto alto ma robusto, l’uomo aveva un viso
rubicondo e due piccoli occhi porcini, accesi da un profondo odio verso gli
stranieri che non si inchinavano al loro cospetto.
“Non mi era stato detto che c’erano tasse
da pagare” ribattè Shien mentre Zenon, con malcelata irritazione, stringeva
la presa sul mitra.
“Se mi direte a quanto ammontano, sarò lieto
di pagare tutte le imposte dovute” continuò imperterrito il samurai.
I miliziani sghignazzarono:
“Decisamente tardi per
pensarci. Ora dovremo requisire la merce come risarcimento: avanti, fuori le
chiavi!”
“Cosa?!” la voce di Zenon sembrava un
ringhio mentre nella sua mente si faceva strada la certezza che stavano
tentando di rubare le loro vetture: un comportamento relativamente normale
per i miltari del borgo.
I soldati ora li osservavano torvi:
“Avete sentito
benissimo! Avanti feccia, non abbiamo tutto il giorno!”
“Temo di non potervi
accontentare” li informò tranquillamente Shien.
“Zitto, cieco!” ordinò l’uomo spintonando il
samurai.
Le parole di Shien erano come la benzina sul
fuoco per il suo carattere tutt’altro che conciliante.
“Anche con gli occhi
chiusi riesco a vedere perfettamente ciò che mi circonda compreso,
purtroppo, le vostre brutte facce” spiegò il guerriero.
“Come osate …” sbraitò
il capo del gruppo colpendo il dio, con il calcio del suo fucile, in pieno
stomaco.
L’altro non diede segno
di aver avvertito il colpo e rispose con un salto che gli permise di
innalzarsi di parecchi metri e colpire sul ghigno del soldato.
Questo cadde a terra
con il labbro spaccato e un paio di denti in meno ma riuscì ugualmente a
biascicare l’ordine di ucciderli.
I miliziani, in gruppo,
aggredirono gli stupidi che avevano osato porsi sulla loro strada ma, ben
presto, dovettero pentirsi della loro decisione (
Vi lascio immaginare il
motivo ^_^.Nd.Cassandra ).
Pochi istanti dopo, i
militari giacevano a terra, gonfi di botte e con varie ossa rotte.
Quella vista non
riusciva però a placare Zenon che aveva preso a sfogarsi su di loro, anche
per scaricare il nervosismo che lo aveva assillato negli ultimi giorni.
“Fermo! Così li
ammazzi!” urlò Gojyo che, comparso dal nulla, si era affrettato frapporsi
fra il dio e le sue vittime.
“Levati, Kenren! Questi
non sono affari tuoi!” protestò stizzito Zenon mentre tentava di aggirarlo.
Il rosso però non si
scostò e colpì, in pieno viso, il dio.
Quest’ultimo, sorpreso
dal colpo che, non avendo la sua consueta velocità, non fu in grado di
evitare, scrutò il kappa.
Gojyo stava fremendo:
gli occhi rossi lanciavano lampi di odio e le mani, strette a pugno,
tremavano leggermente mentre Zenon si rialzava.
Il dio dalla benda
sull’occhio, gli si gettò addosso ed entrambi si ritrovarono a rotolare per
terra come, due monelli in una rissa di strada.
Solo dopo svariati
minuti che i due si ‘menavano’ scambiandosi epiteti poco lusinghieri, Shien
decise di intervenire dando uno schiocco di frusta a pochi centimetri da
loro.
L’arma divina emise uno
schiocco deciso mentre, attorniato da una luce blu, il terreno colpito
esplodeva lasciando solo un cratere (
Il solito megalomane_Nd.Cassandra
).
Ottenuta in questo modo
l’attenzione degli altri due, il dio disse:
“Ora basta! Ad entrambi
…” precisò, lanciando un’occhiataccia a Zenon (
O almeno lo avrebbe fatto
se gli occhi fossero stati aperti. Non so come gestire la frase quindi, se
qualcuno ha qualche suggerimento, lo accetto volentieri_Nd.Cassandra
), prima di continuare “Non trarremo
alcun giovamento a litigare fra di noi e la cosa migliore, a questo punto, è
tornare alla locanda per recuperare gli altri e partire verso la torre di
Gyumao”
Due ore dopo, un gruppo decisamente
disarmonico era partito verso ovest e il dio con una benda sull’occhio si
era trovato finalmente a tirare un sospiro di sollievo: finalmente dicevano
addio a quel merdoso paesino ed ai suoi irritanti soldati!
Non che, in viaggio, la tensione covata dal
gruppo si fosse allentata: la comitiva di Konzen era decisamente contraria
dalla loro presenza a nemmeno lui aveva perdonato l’interferenza di Kenren.
Accidenti, saranno stati pur affari suoi se
gonfiava quei fottuti miliziani! … E ci si era messo pure Shien a trattarlo
come un moccioso!
Di sicuro la tranquillità non era una
prerogativa di quell’insolito gruppo se persino il samurai lasciava perdere
la propria usuale neutralità!
Tempou, d’altronde, non era da mano:
l’impassibile Generale d’Armata, aveva sul volto un sorriso forzato e
stringeva con troppa forza sia il volante sia il cambio.
Il bonzo appariva
invece calmo, troppo consideranto quanto era successo e, ricordando che
anche quando viveva nel Tenkai era famoso per il suo carattere irascibile,
Zenon si attendeva qualche spiacevole scherzetto da lui.
Gli appariva quasi incredibile che il biondo
non avesse fatto il matto per recuperare quello che considerava il proprio
animale domestico: anche se di Goku non gli importava nulla, Konzen avrebbe
dovuto comunque tentare di proteggere le sue proprietà!
Ma d’altro canto, Zenon era molto più
preoccupato all’idea di dover attraversare Ashet, una tragitto mistico a
cavallo di varie dimensioni ricolme di trappole mortali che dei malumori di
un ex dio.
Deciso a bandire questi pensieri, la
divinità affincò la jeep guidata da Shien chiedendosi quali pensieri
attraversassero la mente del samurai ed invidiando, come spesso accadeva, il
suo self control.
Il loro mondo era stato sconvolto ed i loro
poteri quasi completamente annientati ma l’uomo non sembrava nemmeno
essersene accorto.
I pensieri di Zenon furono interrotti da un
gruppo di demoni decisi ad attentare alla loro vita: un classico per il
gruppo del bonzo ed un’interessante novità per le ex divinità.
A essere spietatamente sinceri, il dio non
avvertì la loro presenza fino a quando non se li trovò davanti.
Non era demoni normali ma il frutto delle
più avanzare ricerche dei tecno-maghi di Gyokumen Koshu : il loro aspetto
era identico a quello di un essere umano mentre la loro aura risultava
abilmente dissimulata da incantesimi.
Ciò nonostante, la loro forza ed agilità
erano di molte volte superiore a quella di un normale demone dato che
portavano in loro alcuni geni (
il gene è
un’unità
biologica elementare, cui si devono i caratteri ereditari, contenuti nei
cromosomi_Nd.Cassandra con vocabolario in mano
) di
Nataku.
Se a questi dati si aggiungeva una vivace
intelligenza ( normalmente assente negli altri esseri delle tenebre ), il
potenziamento tramite la chimica proibita ed il condizionamento che li
rendeva totalmente fedeli al loro padrone, rappresentavano il sogno di ogni
condottieri.
Gyokumen Koshu li aveva selezionati
appositamente perché venissero modificati in coadiuvassero Sciamio durante
le missioni.
Come a confermare questi dati, Kenren iniziò
a trovarsi in serie difficoltà e, colpito da un calcio volante, si ritrovò a
terra.
Il suo avversario si apprestava a colpirlo
alle spalle, ma Tempou intervenne in suo aiuto con una sfera energia che
vaporizzò il loro antagonista e permise al rosso di sfuggirgli.
Nel frattempo, anche Zenon era stato
circondato dagli avversari e costretto a ricorrere al proprio mitra ( una
decisione che lo avrebbe indebolito per parecchi giorni dato che l’arma
richiedeva una grande energia che un umano avrebbe avuto difficoltà a
ripristinare ).
Fortunatamente, il gruppo riuscì a
disimpegnarsi e i pochi demoni sopravvissuti furono costretti alla fuga.
Immediatamente, lo sguardo di Goku saettò
verso i compagni per controllarne lo stato di salute: si sentiva
responsabile, non solo nei confronti del bonzo ma anche delle divinità che
non erano molto più potenti.
Trattenne il respiro vedendo Homura a terra
e si precipitò al suo fianco, pronto a soccorrerlo.
“Tutto bene?” gli sussurrò porgendogli la
mano che il Dio della Guerra prese senza esitazioni annuendo rialzandosi con
un’elegante mossa, ma subito la sua attenzione fu attirata da qualcosa che
si muoveva alle spalle del demone.
Gli occhi bicolori dell’uomo si dilatarono
mentre avvertiva il pericolo che stava sovrastando il suo amore.
Con un’azione veloce, la divinità invertì le
rispettive posizioni facendo comparire la sua spada e trapassando il demone
che, rialzatosi, aveva tentato di aggredire l’essere eretico.
Zampilli rossi imbrattarono lui ed il
giovane che aveva protetto.
Homura si rivolse allora verso Goku e,
passandogli il dito indice sulla guancia, dove vi era una linea rossa e lo
ripulì dallo schizzo di sangue.
Quel tenero gesto fece fremere la scimmia,
che rimase immobile, mentre il Dio della Guerra lo baciava sotto gli occhi
degli esterefatti compagni.
Cap. 15
reazione
La prima parte, ricalca l’ultima del cap. 14
,ma stavolta viene messa in primo piano la visione di Goku.
In questo modo, spero di chiarire alcuni punti
sul comportamento della scimmia ( che vi avverto, potrebbe apparire OCC ) e
salvarmi da Hisoka, Nacochan e Iorusgra.
Nel frattempo, ringrazio
per i loro commenti Eternal Fantasy, Iribri e Black Angel [
Che
fortunatamente paiono approvare il mio operato e non essere intenzionati a
menarmi ( almeno loro ^^;; )_Nd.Cassandra Non temere, rimediamo
noi_Nd.Sanzo che brandisce la W&S con, dietro di lui, il trio ( Hisoka,
Nacochan e Iorusgra ) armato °____°!?! Gulp! _Nd.Cassandra
].
Un grosso bacio anche a Nefertari82 e Konzen
Douji.
Lo sguardo di Goku saettò verso i compagni
per sincerarsi del loro stato di salute: si sentiva responsabile non solo
nei confronti del bonzo, ma anche verso gli altri.
In quel breve lasso di tempo, Gojyo ed
Hakkai erano diventati suoi amici e, in quanto agli altri, come avrebbe
potuto non preoccuparsi per loro?
Erano la sua famiglia!
Vedere in quella situazione le tre divinità
non era facile per lui, si rendeva perfettamente conto di quanto fossero
inermi senza i poteri e che, l’uso delle loro armi era diventata un’ardua
prova per loro.
Era strano vedere le
parti invertite, lui che si occupava di Homura, Zenon e Shien, invece del
contrario …
Si sentiva quasi in
colpa per come, in un certo senso, aveva desiderato quel ribaltamento per
ripagarli del bene che gli avevano fatto …
Aveva sempre sperato di
diventare colui che consolava ed aiutava invece di rimanere sempre il
moccioso bisognoso di aiuto ma ora che vedeva, i compagni, in quello stato
pietoso, non era sicuro che fosse stato un bene.
Gli occhi dorati del
demone si posarono sulla forma di Homura che, a terra, tentava faticosamente
di alzarsi.
Il giovane si precipitò
al suo fianco, pronto a soccorrerlo.
“Tutto bene?” nella
voce di Goku c’era una nota di preoccupazione mentre gli porgeva la bronzea
mano.
Il Dio della Guerra la
prese senza esitazioni annuendo debolmente prima di rialzarsi, ma subito la
sua attenzione fu attirata da qualcosa che si muoveva alle spalle del
ragazzo.
Gli occhi bicolori della divinità si
dilatarono mentre, con una mossa fulminea, invertiva la propria posizione
con quella del compagno e, fatta comparire la spada, trafiggeva il loro
nemico.
Zampilli rossi
imbrattarono i due esseri eretici.
Homura si volse quindi
verso Goku mentre tentava disperatamente di calmare il suo cuore che batteva
all’impazzata: c’era mancato poco che il ragazzino venisse ucciso!
Il dio passò il dito
indice sulla guancia del diciannovenne, dove vi era una linea rossa, e lo
ripulì dallo schizzo di sangue.
Quel tenero gesto fece fremere leggermente
Goku che, anche se avesse voluto, non sarebbe riuscito a muoversi, tanto era
turbato.
Seppur non ricordanto
nulla del periodo antecedente la sua prigionia sul monte Gojo, sentiva di
aver sempre anelato a quel genere di contatto umano.
Eppure, da quando aveva
conosciuto il bonzo e i suoi compagni, molti dubbi avevano iniziato ad
assillarlo.
Se era quello che aveva
sempre desiderato perché sentiva la presenza di qualcosa di terribilmente
sbagliato?
Incurante dei suoi
pensieri, il dio si staccò e sorridendo, alzò gli occhi verso Sanzo.
Il bonzo non aveva ‘battuto ciglio’
nonostante il turbamento che quella scena gli aveva causato: era la prima
volta che vedeva questo genere di effusioni fra il dio e l’essere eretico.
L’istinto di fiondarsi a dividerli era
fortissimo, ma il biondo monaco sapeva di dover essere forte se non voleva
perdere la sua scimmietta per sempre e quindi, i suoi occhi viola non
mostrarono altro di un’assoluta freddezza.
Lanciò un irritato ‘Tzè’ mentre si girava e,
con passi decisi, si dirigeva verso la jeep.
Nessuno di loro si
accorse della bambina che, celata la sua aura e resasi invisibile, li
osservava dall’alto.
Sciamio sorrise al pensiero che, quegli
stupidi non si fossero resi minimamente conto che non avevano vinto la
battaglia: era stata lei ad ordinare ai suoi demoni di ritirarsi.
Dopo aver combattuto
con Goku, si era resa conto dell’enorme potenza del Figlio della Terra e lo
aveva riferito alla madre.
Gyokumen Koshu, a sua
volta, era parsa molto interessata alla notizia, tanto da modificare lo
scopo della missione di Sciamio ordinandole di studiare accuratamente il
soggetto.
La città dove il gruppo si era fermato dopo
la ‘ginnastica pomeridiana’ era la capitale di una fiorente regione ed
offriva una vasta gamma di servizi ai cittadini più abbienti.
Questo aveva facilitato
la ricerca di un hotel di lusso dove, nonostante alla vista dei loro abiti
il concierge (
Portiere/custode in
francese_Nd.Cassandra sempre col dizionario fra le mani )
li avesse invitati a trovare un alloggio più adatto alle loro finanze
( Intendi
forse che ha preso il Venerabile Genjo Sanzo Hoshi per uno
straccione?_Nd.Sanzo con la vena pericolosamente pulsante. Esatto!_Nd.Cassandra
),era diventato improvvisamente
servizievole alla vista delle loro carte di credito.
La sala era ghermita da
gentiluomini e nobildonne che conversavano amabilmente sorseggiando cocktail
multicolori.
Goku socchiuse gli
occhi davanti a quella fastidiosa luce artificiale e ai fastosi arredi che
lo rendevano nervoso.
Uno sguardo, a Zenon e
Gojyo, avrebbe convinto l’essere eretico che gli amici erano a disagio
quanto lui ma era troppo agitato per badarvi e solo una mano che si posava
gentilmente sulla sua spalla riuscì a placarlo.
Il demone si girò
convinto che fosse Homura ma, con sua sorpresa, vide che l’uomo che lo stava
guidando abilmente verso il tavolo era Sanzo.
Il Dio della Guerra
osservò il gesto compiuto dal suo rivale e si sentì invadere dalla rabbia
tuttavia, decise di celare il suo disappunto nella secca richiesta di un’abdorme
quantità di cibo su cui, vide il giovane fiondarsi.
“Mettete tutto sul mio
conto!” ordinò una voce femminile al cameriere che aveva portato i piatti.
Tutti si girarono ad osservare la donna che
aveva parlato: una ventenne dalla pelle candida e i biondi capelli raccolti
in un’elaborato chignon sul collo che, li guardava sorridendo.
“Sono la Baronessa Elisabeth Monteclaire,
ospite del vostro albergo e vostra estimatrice” disse porgendo la mano a
Goku.
Questo, decisamente inesperto per quanto
riguardava il baciamano, rimase a fissarla fino a quando, Gojyo giunse a
salvarlo.
Il kappa subentrò alla scimmia e si portò le
affusolate dita alle labbra per baciarle prima di sussurrare:
“Perdonatelo milady, ma è solo una Stupida
Scimmia e non è in grado di apprezzare la vostra travolgente bellezza”.
La donna accettò il complimento inclinando
dolcemente la testa e sussurrando:
“Voi dovete essere Gojyo. Un vero rubacuori
… esattamente come mi avevano assicurato”
“Troppo gentile, mia bella fanciulla. Posso
sapere chi vi ha parlato di noi?” domandò il rosso.
“I Sambutsushin” ribattè lei senza la minima
esitazione aggiungendo “Temo di essere la vostra nuova compagna di viaggio”
A questa scoperta, Zenon imprecò prima di
affermare, stizzito:
“Questa è un’altra idea di quella maledetta
ficcanaso di Kanzeon Bosatsu!”
Per nulla turbata dalle bestemmia della
divinità, Elisabeth continuò a sorridere anche quando avvertì il tocco del
potere di Shien.
Il samurai stava tentando di decifrare
l’aura della nuova venuta, ma i suoi poteri si erano troppo indeboliti per
consentirgli di ottenere un qualsiasi risultato.
La ragazza avvertì un vago senso di
onnipotenza: tutti loro non potevano far altro che fidarsi della sua parola.
“Bene! Ora vogliamo parlare della prossima
meta? … Mi sembra che vogliate raggiungere il tunnel che conduce ad Ashet …”
riflettè la donna.
“Esattamente ma, sebbene non conosca il
tragitto, temo che saraà un viaggio altamente scomodo e rischioso,
signorina” le annunciò Hakkai studiandola attentamente.
Se davvero quella ragazza era giunta per
ordine di Kanzeon Bosatsu, forse li avrebbe aiutati a far tornare alla
normalità Goku: la Dea della Misericordia li aveva agevolati spesso in
passato.
Il demone dagli occhi di smeraldo lo sperava
ardentemente, anche perché la situazione stava diventando decisamente
insostenibile.
Inconsapevole di queste riflessioni, la
ragazza fece un cenno al cameriere che subito portò nove bicchieri
contenenti un liquido ambrato.
“Temo che qui non servano sakè ma mi auguro
che questo Whisky Stravecchio Riserva Limitata sia un degno sostituto” e
così dicendo si porto alle labbra il bicchiere.
Approfitto di questo spazio per rispondere ad
alcuni quesiti posti nei commenti:
Ø
il mio Saiyuki ( e forse anche quello di
Kazuyka
Minekura )
è ambientato in una sorta di futuro ( jeep e accendini non erano presenti
nel medioevo cinese ) dove le culture si sono un po’ confuse.
Per questo, Sanzo & C. hanno potuto ritrovarsi in una cittadina non
dissimile dalla Londra ottocentesca;
Ø
I Sayiuki Boy’s non credono ad Elisabeth sulla
parola: Shien tenta di controllare e nemmeno gli altri si fidano del tutto.
Nonostante questo, non hanno altra scelta che accettare il nuovo elemento (
che gode di questa loro incertezza );
Ø
lo chignon è una crocchia.
In parole povere, una
treccia di
capelli avvolta a cerchio e fermata sopra la nuca ( la pettinatura nostre
bisnonne ).
In aggiunta a questo, avverto che nella
seconda parte vengono ripresi i pensieri di Hakkai propri del 6^ capitolo (
quando non si sapeva dove fosse Goku ) per spiegare meglio quelli attuali.
Finita questa nenia,
ringrazio Demon Angel, Nacochan, Vitani, Egotchan, Black Angel, Eternal
Fantasy, Iorusgra, Nefertary82 e Hisoka (
Per la cronaca, Iorusgra e Hisoka mi stanno ancora rincorrendo: se qualcuno
fosse così gentile da venirmi a salvare gliene sarei grata_Nd.Cassandra
Se ti aiuto mi lasci Goku?_Nd.Homura Evviva la solidarietà
disinteressata! =_=’’. Ma nessuno mi vuole un po’ di bene?_Nd.Cassandra
No! _Nd.Tutti
)
Cap. 16
Preoccupazioni divine
Kanzeon Bosatsu sedeva nella veranda,
davanti al laghetto dove ninfee dai colori pastello galleggiavano
quietamente.
Con uno sbuffo irritato, la dea si appoggiò
allo schienale del suo trono con un leggero broncio: ora che, a quanto
pareva, il suo nipotino si era deciso a fornirle un po’ di sano divertimento
mettendosi in moto per recuperare la scimmia, non poteva vedere quanto stava
accadendo sulla Terra!
Come se ciò non bastasse, l’intero Tenkai
era ormai nel panico: sei città densamente popolate erano state rase al
suolo, le divinità che non si erano riparate sotto la cupola d’energia
costituita intorno al Regno Celeste, avevano perso quasi completamente i
loro poteri e quelle al sicuro non potevano collegarsi con il mondo umano.
L’unica speranza era in quei quattro e nella
loro capacità di rimettere le cose a posto.
Ormai era tutto nelle
loro mani.
“Calmati!” la voce di Nataku giunse dalla
camera alle spalle della divinità richiamandola all’ordine come una bambina
irrequieta.
La Bambola Assassina,
come fin troppo spesso era stato battezzato il fanciullo, sedeva appoggiato
alla spalliera del letto.
Il suo volto pallido ed emancipato
testimoniava la debolezza che ancora lo pervadeva, ultimo residuo di un
sonno durato 500 anni e da cui, i turbamenti nell’equilibrio dell’universo
lo avevano strappato.
Il principe aveva ascoltato il succinto
resoconto degli ultimi decenni, avvenuto per bocca della Dea della
Misericordia, non proferendo alcun giudizio e limitandosi a poche,
lapidarie, parole.
Nemmeno Kanzeon Bosatsu osava fare
congetture sui pensieri del convalescente essere eretico e si limitava ad
osservare lo scorrere degli eventi.
In fondo era giusto così: agli dei non era
richiesto di intervenire ma solo di osservare.
“Gyumao era molto forte quando l’ho
affrontato … sono andato molto vicino ad esserne sconfitto e, nemmeno coloro
che mi accompagnavano avrebbero potuto aiutarmi. Ne sarebbero stati spazzati
via anche se lo avessero attaccato tutti insieme” esordì il fanciullo
parlando più a se stesso che all’ermafrodita.
“Anche Shien?” chiese la dea con voce
annoiata.
“Anche Shien” rispose il principe “Non
dobbiamo farci illusioni … Ora è molto più forte … ha integrato il suo DNA
con il mio … il DNA creato in laboratorio per creare una macchina assassina
… il DNA della Bambola Assassina …”
Ci furono alcuni secondi di silenzio in cui,
il giovane si osservò le mani prima che Kanzeon parlasse con voce atona:
“Forse è giusto così! … Ci siamo spinti
troppo oltre elevandoci come giudici supremi sull’universo e annientando
indiscriminatamente tutto ciò che non potevamo piegare al nostro volere …
Tu, Homura e Goku siete solo gli ultimi di una lunga lista” poi il suo tono
divenne più deciso “Ciò nonostante, arrenderci significa permettere a quel
bastardo di spadroneggiare sulla Terra e di ridurre in schiavitù gli esseri
umani”
Nataku ribattè con un sorriso stanco:
“Non è degli esseri umani che si preoccupano
l’Imperatore Celeste o le alte sfere”
“Lo so, dovrei essere stupida per pensare il
contrario” ammise lei “ma una volta tanto potrebbero fare la cosa giusta
anche se per i motivi sbagliati”.
L’essere eretico annuì ma i suoi occhi si
velarono di tristezza pensando al futuro che lo attendeva: quando il Tenkai
fosse tornato alla normalità, le alte sfere ( con suo padre al primo posto )
lo avrebbero usato nuovamente come una marionetta senza anima.
Prima degli eventi che lo avevano spinto a
cercare l’oblio, forse il fanciullo, perennemente alla ricerca
dell’approvazione paterna, avrebbe accettato di continuare quella vita, ma
ora?
Lui era molto cambiato dopo gli eventi di
500 anni prima ma sapeva che questo non sarebbe importato a Litou Ten (
si scrive così? ) o agli altri dei.
Loro avrebbero rivoluto la loro marionetta e
lui … lui sarebbe stato davvero in grado di opporsi al genitore?
Il sentiero dove
transitavano in quell’uggioso pomeriggio s’incespicava per una montagna
rocciosa dove, secondo le loro fonti, avrebbero trovato il tunnel
dimensionale che attraversava Ashet.
Hakkai, che guidava
quel corteo di due jeep e tre moto, approfittò dello specchietto retrovisore
per osservare l’ultima aggiunta al gruppo mentre, ancora una volta, si
domandava se era stata inviata da Kanzeon Bosatsu.
La singolare dea, in
effetti, non perdeva occasione per impicciarsi dei loro affari anche se, a
volte il suo intervento era davvero provvidenziale e risolutivo.
Il demone gentile
sperava ardentemente che Elisabeth fosse stata inviata per aiutarli nel
gestire la difficile situazione fra Sanzo e Goku sebbene, nel suo cuore, il
ragazzo iniziasse a provare numerosi dubbi.
Elisabeth era un enigma
per tutti loro.
Hakkai la osservò
mentre, con noncuranza, la donna si toglieva le forcine dai capelli,
facendoli ricadere come una cascata d’oro.
Era bella … una
bellezza disarmante che incantava chiunque la guardasse.
Ben consapevole di
questa sua arma, la donna teneva un comportamento disinibito, quasi
sfacciato, davanti ai compagni e, soprattutto, a Goku.
Questo atteggiamento
non mancava di avere ripercussioni, sull’umore di Homura e Sanzo, oltre ad
accrescere gli attriti all’interno del gruppo
Reprimendo un sospiro rassegnato, il demone
gentile ascoltò le frasi galanti che Gojyo riservava a qualsiasi fanciulla,
vagamente rassicurato che il rosso si fosse dimostrato immune alle moine di
Elisabeth.
Sapeva perfettamente
che l’amico, nonostante amasse trascorrere la notte in dolce compagnia,
raramente provava qualcosa di più profondo del piacere carnale e non era
solito far pazzie ( non troppo spesso almeno ), ma era contento che
apparisse particolarmente lucido nei confronti della donna.
Purtroppo, i timori del
guidatore non erano ancora del tutto sedati e si ritrovava a sbirciare
continuamente l’uomo che sedeva al suo fianco.
Possibile che Sanzo
avesse rinunciato a Goku?
No, anche se il bonzo
non era ancora intervenuto radicalmente, Hakkai era convinto che si sarebbe
ripreso la sua scimmia.
Il demone ripensò a
quando il ragazzino era sparito e lui pensava li avesse traditi.
L’ex insegnante non
avrebbe biasimato Goku per aver scelto di allontanarsi da Sanzo … dall’uomo
che amava ma che pareva deciso a non ricambiarlo.
Hakkai aveva visto
molto spesso, in quei grandi occhi dorati, il dolore ed il turbamento che
attanagliava il giovane demone.
Lo aveva visto
annientato dalle parole crude di Sanzo che, a sua volta, si rifiutava ad
ammettere quell’affetto che avrebbe modificato radicalmente il suo modo di
essere … che lo avrebbe costretto ad avere dei legami.
Ma ora che il monaco
aveva sperimentato la sua assenza e lo aveva visto fra le braccia di Homura,
sarebbe stato certamente più attento a come si comportava con il
diciannovenne!
Certo, se l’essere
eretico avesse abbandonato volutamente Sanzo, lui non avrebbe interferito …
ma le cose stavano ben diversamente!
Il Dio della Guerra lo
aveva circuito modificandone persino i ricordi!
Quella non era la
libera scelta di Goku!
Come suoi amici
avevano il dovere di intervenire!
O forse no … forse
stava agendo da egoista perché desiderava che il fanciullo si ricordasse di
loro e tutto tornasse alla normalità … che Goku tornasse a essere il loro
fratellino minore …
Già, fratellino minore
perché, al pari di Gojyo, era così che aveva sempre pensato al diciannovenne
e vederlo così … così adulto lo spiazzava totalmente.
Cosa doveva fare?
Cosa era meglio per
Goku?
Mentre ancora queste
domande indugiavano nella sua mente, il demone vide un gruppo di esseri
semi-umani che sbarravano la loro strada.
Immediatamente arrestò
la vettura e rimase ad osservare il folto gruppo di splendidi adolescenti
forniti di candide ali e di armature che scintillavano alla luce del sole.
Un rapido sguardo
intorno informò Hakkai che, esseri identici a questi ultimi erano atterrati
alle loro spalle mentre, altri li sorvolavano.
Erano circondati senza
la minima possibilità di fuga eppure, il demone gentile non avvertì la
minima minaccia provenire da loro.
“Cosa vi ha condotto
tanto lontano dal dominio degli uomini, stranieri? Questo non è luogo per
gente comune bensì il cancello per i mille regni di Ashet: allontanatevi da
esso finchè potete ancora farlo” disse facendosi avanti quello che pareva
essere il loro capo.
Cap. 17
Ali di
ghiaccio
Ringrazio per i loro commenti Vitani, Hisoka,
Nacochan, Ameria, Eternal Fantasy, Demonangel, Iorusgra, Arkanta, Invader,
Kairi84, Black Angel, Egotchan e Selina ( che leggendo più capitoli in un
solo colpo a ha messo a serio rischio la sua sanità mentale ).
I commenti ricevuti, oltre che conferirmi una
sferzata di energia, mi hanno indicato alcuni errori e lacune presenti in
questa fic permettendomi di migliorarmi ( o almeno di tentare ).
In questo senso provo a dare alcune
delucidazioni:
v
nella mia versione, Gyumao è tanto potente da
causare uno sconvolgimento delle normali forze naturali e a mettere
progressivamente in pericolo i poteri divini.
Gli dei intervengono allo scopo di arrestarlo solo perché temono tale
mutazione e non per affetto verso gli uomini ( di cui gli importa poco o
nulla ).
Secondo la mia versione, questa è la vera motivazione per cui, 500 anni
prima, gli abitanti del Tenkai si erano precipitati ad inviare Nataku.
Con queste premesse, entrambe le apparizioni di Gyumao azzerano i poteri
divini rendendo, gli episodi, privi di incongruenze;
v
nel capitolo 11, mi si presenta sempre lo
stesso problema evidenziato precedentemente ovvero, perché la pescia non usa
immediatamente le sue armi migliori?
Premettendo che nonostante sia un’ottima domanda ( che mi rassicura sulla
salute mentale di Sely ) non ho ancora trovato una valida risposta, non
posso che prostrami ai vostri piedi pregandovi di sopprasedere;
v
la presentazione di Sciamio è in effetti un
riassunto ( simile fra l’altro alla breve presentazione che troverete in
questo capitolo per Nako ) ed era vista secondo le nozioni delle tre
divinità presenti.
Fa così schifo? ( Vi prego rispondetemi sinceramente! );
v
ammetto di averci capito poco sulla faccenda
degli occhi dorati e di averli dati a Sciamio senza rifletterci attentamente
( chi li ha o li dovrebbe avere? Zenon li ha normali o l’occhio celato è
dorato? @_@ QUALCUNO MI AIUTI A CAPIRCI QUALCOSA!!!);
v
la variazione di poteri a cui vanno incontro i
personaggi è disuguale ( infatti non tutte le divinità stanno perdendo le
loro capacità nella stessa tempistica e non tutti i demoni hanno ottenuto
un’elevazione degli stessi ).
Non escludo di aumentare in futuro i poteri di Zenon, Gojyo e Hakkai ( anche
se la cosa al momento è improbabile ).
Goku invece rimane invariato in quanto, immune alle leggi naturali che
vincolano umani, demoni e dei;
v
ultima precisazione sul capitolo 11, la fuga a
fine capitolo avviene in pochi secondi ovvero, prima che Sciamio possa
riprendersi ed inseguirli;
v
nel capitolo 12, gli dei prendono la decisione
di non avvertire il resto della compagnia dell’assenza dei loro poteri
perché, in fondo, li ritengono loro nemici.
I leciti sospetti che le divinità non siano al top sono a dire il vero una
cosa a cui non avevo ancora pensato … mubble mubble …. grazie Sely, sei un
genio!;
v
mi scuso con coloro che hanno ritenuto OOC la
zia Kanzy.
Rileggerò le parti incriminate ( ma in un tempo ancora da determinarsi
perché ora ho troppi impegni ) e vedrò di rimediare.
Ricordo che i personaggi appartengono alla
loro legittima autrice ( Kazuya Minekura ) e che la storia non è stata
scritta a fini di lucro.
Passiamo quindi al capitolo che, incuranti
del rischio, vi apprestate a leggere:
·
nel testo faccio uso del vocabolo ‘ronin’ che
significa, secondo i dati in mio possesso, samurai privo di un padrone e
pertanto non vincolato ad un signore.
Considerando tale termine, sebbene non completamente, adatto ai miei angeli
rinnegati mi sono permessa di prenderlo in prestito;
·
prendo ‘in prestito’ anche gli angeli ovvero
gli esseri creati da Dio, e operano come messaggeri, guerrieri, e servitori.
Nella Bibbia, gli angeli sono descritti come <i>creature spirituali e
come tali non hanno dei corpi di carne e ossa, sebbene possano apparire
sotto sembianze umane (Gen. 19:1-22). I ruoli svolti dagli angeli sono
molteplici: essi lodano Dio (Salmo 103:20), hanno fatto da messaggeri al
mondo (Luca 1:11-20, 26-38; 2:9-14), vegliano sui veri credenti (Salmo
91:11-12), e Dio può servirsi di loro per eseguire i Suoi giudizi (Matteo
13:49-50)</i>
Nel mio racconto invece, queste creature alate sono decisamente fisiche e
soggette alle normali pulsioni umane ( ammetto di aver risentito enormemente
dell’influenza di Angel Sanctuary ).
Confidando che mi perdonerete queste licenze,
vi auguro una buona lettura declinando ogni responsabilità per eventuali
problemi psicofisici.
L’uomo che si fece avanti aveva un’armatura
d’argento decorata con disegni dorati.
L’elmo gli copriva parzialmente i capelli
castani che, gli incorniciavano il volto facendo risaltare i penetranti
occhi azzurri che, simili due schegge di cristallo, si fissarono sui
viaggiatori per leggere nei loro cuori.
La sua voce apparve decisa quando recitò la
formula rituale:
“Cosa vi ha condotto tanto lontano dal
dominio degli uomini, stranieri? Questo non è luogo per la gente comune
bensì il cancello che conduce ai mille regni di Ashet. Allontanatevi da esso
finchè siete ancora in tempo!”
L’idea della ‘lettura’ non era solo
un’immagine poetica infatti Nako, Guardiano Supremo dei Cancelli di Ashet,
era un potente telepate: nemmeno un dio poteva ingannare la sua seconda
vista e la divinità della guerra tremava al pensiero che scoprisse la verità
sul diciannovenne.
La paura di perdere Goku era più che mai
presente nel cuore di Homura il quale, rifletteva su quanto sapeva del
guardiano.
Molte storie si narravano sul capo degli
angeli: nato da uno stupro e rinnegato dalla sua stessa madre, era stato
preso al servizio del precedente guardiano.
Potente quanto
depravato, quest’ultimo non aveva esitato ad abusare del corpo ancora acerbo
di Nako.
Ogni notte, quello che
all’epoca era l’equivalente di un bambino umano avente dieci anni, piangeva
ed implorava il suo persecutore perché la smettesse, ma mai era stato
ascoltato … almeno fino a quella notte …
Durante l’ennesima
tortura, in risposta alle sue suppliche, il padrone di Nako si arrestò: gli
occhi divennero vitrei mentre, per la prima volta, il futuro capo degli
angeli scoprì di poter imporre la propria volontà alle altre persone.
Ben presto, il tutore
divenne una docile marionetta nelle mani del fanciullo ed eseguendone gli
ordini, lo dichiarò suo erede prima di cimentarsi in un suicidio a cui ben
pochi credettero.
Fu l’inizio di un lungo
periodo di terrore: sadicamente, Nako traeva piacere dalla sofferenza altrui
in una sorta di bieca vendetta che non gli permetteva di provare rimorso.
Il suo unico credo era il potere che, l’alleanza con l’Imperatore Celeste
aveva fatto lievitare notevolmente.
Nako si sarebbe
svagato facendo soffrire anche il grande Dio della Guerra?
Homura sperò del
contrario contando sulla generosa mancia che gli aveva lasciato ma
consapevole che quando c’era di mezzo l’angelo non si poteva mai essere
sicuri di nulla.
Nel frattempo, Zenon si sorprese a
trattenere il fiato e a stringere i pugni.
La castana divinità provava un istintivo
ribrezzo per Nako da cui, nonostante la bellezza tipica della razza
angelica, avvertiva doppiezza e brama di potere che trasudavano dallo
statutario corpo.
Sicuro che l’essere alato avrebbe rivelato i
suoi sentimenti, ma deciso a non farsi sopraffare, il dio-demone non
distolse lo sguardo continuando a scrutare le iridi di ghiaccio.
Ci furono alcuni secondi di tensione prima
che Homura rispondesse, a sua volta, come richiedeva il rito:
“E’ il Signore del Tenkai, il Divino
Imperatore Celeste, a volere il nostro passaggio in tale loco. In suo nome,
ordino a te, Nako, Guardiano dei Cancelli di Ashet, di lasciarci passare”
Il capo degli angeli scrutò l’insolita
compagnia prima di invitarli, con un gesto secco del capo, a procedere.
Velocemente, le divinità fecero scomparire
bagagli e vetture ( che al pari delle armi sarebbero riapparse con un ordine
mentale ) prima di entrare, in fila indiana, in una fenditura nella
montagna.
Molti pensieri si stavano movendo nelle
menti dei vaggiatori, compresi quelli di Hakkai.
L’ex insegnante non aveva espresso la minima
opinione sull’attaccamento che Goku provava per Homura tuttavia, era certo
che nemmeno Sanzo gli fosse indifferente.
Forse non tutto era perduto … se avesse
parlato con Goku …
Per qualche minuto, il demone gentile fu
invaso da un senso di euforia che si smorzò non appena si ricordo che, per
il diciannovenne, loro non erano che compagni occasionali con l’abitudine a
mentire.
Homura aveva diretto ad arte il suo inganno,
pensò Hakkai mentre la compagnia sbucò in una vallata circondata da rocce
altissime.
In cima a queste, un gruppo di angeli li
stava attendendo con aria minacciosa eppure totalmente diversa da quella di
Nako e dai suoi sottoposti.
I nuovi arrivati
apparvero trasandati, con gli abiti laceri e la pelle rovinata dal sole, che
ben si adattavano alla stanca luce nei loro occhi.
La luce di chi
arrancava ogni giorno nel tentativo di sopravvivere … di chi si era
ribellato all’autorità pagando a caro prezzo i suoi ideali … di chi portava
il titolo di ‘ronin’.
Quelli erano gli angeli che avevano
rifiutato obbedienza all’autorità dell’Imperatore Celeste e che combattevano
ogni giorno per la libertà.
Zenon conosceva le loro ragioni: aveva
lottato spesso al loro fianco nei precedenti secoli e poteva ben comprendere
la loro disperazione quando, improvvisamente gli dei avevano iniziato a
ritenerli una minaccia.
La proverbiale fierezza di quel popolo e la
loro attitudine alla guerra avevano indispettito gli abitanti del Tenkai.
Non volevano rivali che potessero oscurare
il loro diritto a governare l’universo!
La fazione di dei che professava questa
ideologia si era rapidamente ampliata e diffusa incentivando l’intolleranza
verso gli esseri alati.
Il cambiamento fu lento ma progressivo e, in
capo ad alcuni decenni, gli sporadici casi di razzismo si moltiplicarono
divenendo sempre più gravi.
Nacquero Leggi razziali che limitarono la
libertà degli angeli e legalizzarono un’accanita repressione.
Chi rifiutò di accettare limitazioni ed
umiliazioni venne prontamente imprionato, fatto sparire nel nulla o morire
in un provvidenziale incidente.
La situazione spinse molti a diventare
‘ronin’ ed a lottare per la loro gente.
Zenon li capiva, ma
conosceva il proprio dovere e non si sarebbe sottratto ad esso.
Mentre valutava le forze in loro possesso e
le confrontava con quelle degli avversari, sospirando, il dio-demone gettò
un’occhiata distratta al gruppo di Sanzo rammaricandosi ancora una volta di
non poterli avere come amici.
L’occhio libero dalla benda si posò su
Elisabeth: la ragazza era ancora un’incognita dato che non aveva mai
combattuto, ma l’imminente battaglia non sembrava preoccuparla.
Indomita, la donna stava eretta in un
silenzioso gesto di sfida e guardava apertamente i propri avversari mentre
questi, alzatisi in volo, si dirigevano in picchiata contro di loro.
L’ultimo pensiero del dio, prima che lo
scontro iniziasse, fu chiedersi chi l’aveva inviata: se era una dea, perché
non ne aveva mai sentito parlare?
Cap. 18
Angeli
caduti
<i>In questo capitolo riprendo il personaggio
di Lucifero (letteralmente, "portatore di luce").
La Bibbia spiega che questa creatura, in
origine nato come il più glorioso di tutti gli angeli ( la concezione del
suo aspetto orrendo viene dal paganesimo dove è identificato come il dio Pan
), orgogliosamente, aspirava a divenire simile a Dio e, per questo, cadde.
Molti studiosi della Bibbia concordano sul
fatto che un terzo degli angeli seguirono l'inganno di Satana divenendo
‘angeli caduti’ tuttavia, non conoscendo a fondo la leggenda, invito i
lettori a perdonarmi in anticipo gli eventuali errori ed a inviarmi i dati
in loro possesso per permettermi le correzioni adeguate.
Lo stesso
discorso vale per Lilith: in alcune leggende è vista come la donna angelo
che, per un breve periodo, è stata la compagna di Adamo con cui ha generato
dei giganti ( ha poi lasciato il compagno per nostalgia del cielo ).
A volte
identificata come un vampiro ( miti babilonesi ), Lilith, in un altro
racconto, era la prima donna creata da Dio per Adamo ma, dato il suo rifiuto
a sottomettersi alla divinità e al consorte, fu sostituita da Eva.
Questa
storia ( da cui prendo spunto ) prosegue con l’esilio di questa prima
femmina e la sua congiunzione con Lucifero.
Nella
realtà, si pensa che Lilith rappresentasse la Madre Terra venerata nel
paganesimo, poi demonizzata dal cristianesimo come il dio Pan.
Per
rispondere alla domanda di Arkanta [quote] all’inizio Homura teme che
Nako scopra la verità su Goku. A cosa si riferisce?[/quote] ricordo che
il Dio della Guerra sa che Nako legge nella mente ed è un bastardo che si
diverte a far male alla gente.
Pertanto,
una volta scoperto che il dio ha alterato la memoria di Goku, nulla
impedirebbe all'angelo di informarne il demone.
Questo
darebbe parecchio fastidio alla divinità in quanto, Goku scoprirebbe di non
essere stato liberato da Homura e che l’amante gli ha mentito.
Tornando
alla storia, mi scuso per chi non ha apprezzato la variazione dei classici
temi delle fic su Sayuki ma volevo tentare qualcosa di nuovo.
Nella
lotta fra Seiten Taisei e gli angeli, avrei voluto emulare Dark00 ed il suo
Saingelion, ma avendo miseramente fallito, vi chiedo di accontentarvi.
Non
conoscendo Bastard temo di non potermi essere ispirata ad esso, ma le
interferenze di Angel Sanctuary sono evidenti.
Preavverto che, anche se torno sul triangolo Goku/Sanzo/Homura non ho
intenzione di ripercorrere binari consueti e pertanto, invito chi non
gradisce tali variazioni a non leggere ( o perlomeno a lasciarmi un tempo
adeguato per una precipitosa fuga ).
Confidando che nessuno di voi sia fornito di
porto d’armi, ringrazio per i loro commenti Hisoka, Nacochan, Iorusgra,
Kairi84, Vitani, BlackAngel, Mahochan, Nefertari82 ed Eternal Fantasy ( che
mi ha fornito un’esauriente spiegazione sugli occhi delle creature eretiche
).</i>
Il sentiero attraversava un canyon di
roccia sulla cui cima, un gruppo di angeli dagli abiti laceri e la pelle
rovinata dal sole, guardava con sufficienza l’insolito gruppo.
Per alcuni lunghi istanti, le due compagnie
si scrutarono a vicenda valutando le forze dell’avversario poi, come se
qualcuno avesse rotto l’incantesimo, gli esseri alati attaccarono
dimostrando, a dispetto dell’aria trasandata di essere organizzati e pronti
alla battaglia.
Gli ordini, impartiti con estrema
precisione, provenivano dal loro capo: una donna alata, dalla pelle pallida
evidenziata dall’assenza degli abiti, che catturò immediatamente
l’attenzione dei propri avversari.
Un sorriso stanco increspò le labbra di
Zenon mentre si rendeva conto che, almeno qualcosa era rimasto immutato:
Lilith combatteva ancora vestita solo delle proprie armi, come voleva la
tradizione.
Il dio la osservò dirigere un drappello
verso Sanzo il quale, impugnava la sua W&S mettendo in seria difficoltà i
propri avversari.
Di sicuro, l’uomo non faceva economia di
pallottole anche se, i suoi antagonisti non stavano dando del loro meglio …
come se non volessero fargli realmente male …
Un dubbio atroce si insinuò nella mente di
Zenon che, con ansia, si girò verso il monaco.
Sanzo, nonostante la mira infallibile, si
trovava in una situazione difficile: la superiorità numerica dei suoi
avversari lo stava sopraffacendo.
Hakkai, resosi che il bonzo era accerchiato,
tentò di raggiungerlo ma un gruppo di angeli gli sbarrò la strada.
Bastò un rapido sguardo ai dintorni per far
comprendere, al demone gentile, che anche gli altri erano nella medesima
situazione.
Capendo di essere ormai
isolato, il monaco pensò con amara ironia che questo doveva essere il suo
destino: dalla morte del maestro sino alla comparsa dell’eretico, il
Venerabile Genjo Sanzo Hoshi era stato sempre solo, come ora.
Anche Goku si era
staccato da lui preferendogli Homura.
Dopo otto anni di
convivenza, il bonzo aveva finito per dare quasi come scontata la presenza
della scimmia e solo quando era scomparso (
Vedi
prologo_Nd.Cassandra
) aveva iniziato a nutrire dei dubbi sul
loro legame.
Nella sua mente
risuonarono le parole pronunciate da qualcuno che non ricordava: <i>Credi
di poter rimanere per sempre il sole di quel bambino?</i>(
Se le parole sono
diverse, vi prego di correggermi_Nd.Cassandra ).
La frase, ora, gli appariva quasi profetica.
Questo fu il suo ultimo pensiero coerente
prima che, la donna alata gli si parasse davanti con gli occhi contenenti
un’immensa desolazione.
Le sue labbra pronunciavano un’unica
richiesta:
“Perdonami”
“Tzè, il perdono non cancella ciò che si è
fatto o il dolore delle persone a cui è arrecato danno. E’ solo un
espediente dei benpensanti per rimettersi in pace la coscienza ed ottenere
clemenza dai loro giudici” ribattè poco caritevolmente il bonzo.
Queste crude parole fecero sussultare la
donna che, turbata da un responso tanto impietoso da colui che avrebbe
dovuto essere un sant’uomo, per qualche secondo, abbassò il capo
vergognandosi di incontrare quegli occhi color ametista, ma non durò molto.
Consapevole di non potersi permettere la
minima esitazione, Lilith rialzò la testa e si costrinse a guardare le
fredde pupille dell’uomo prima di dare, ai suoi sottoposti, l’ordine di
accerchiarlo e disarmarlo.
Il monaco tentò di opporsi, ma erano in
troppi perché potesse effettuare una reale resistenza e ben presto si
ritrovò immobilizzato davanti alla Signora dei Ronin.
Lilith gli prese il volto fra le mani ed
avvicinò il viso a quello del biondo.
La bellezza della creatura era abbagliante:
i corvini capelli erano stretti in una treccia che le ricadeva sulla schiena
e gli occhi, di un azzurro tanto chiaro da sembrare di cristallo, animati da
un’intensa luce interiore.
Le labbra risultarono piene e calde quando
incontrarono quelle del bonzo.
Fu un lungo bacio durante il quale, il
narcotico che la ragazza aveva sulle labbra passò attraverso l’epidermide di
del monaco penetrandogli direttamente nel flusso sanguigno.
Sanzo avvertì il proprio battito divenire
più frequente, il respiro smorzarsi in gola e gli arti intorpidirsi
rendendogli impossibile trattenere la pistola che, rovinò a terra.
L’uomo arrancò in cerca d’aria mentre, la
ribelle lo accoglieva, con fare protettivo, fra le proprie braccia
sussurrandogli di non preoccuparsi.
Il capo degli angeli stava per alzarsi in
volo con la sua vittima quando Goku, intuendone le intenzioni, tentò di
frapporsi fra lei e Sanzo.
Lilith osservò l’eretico: negli occhi
iniettati di sangue intravedeva la paura di perdere una persona cara e nel
suo respiro affannoso, la stanchezza che iniziava a farsi sentire.
Quella vista le fece male tuttavia, la
consapevolezza di non potersi permettere alcun atto di pietà, la spinse ad
ordinare ai suoi soldati di trattenerlo … a qualunque costo.
La Signora dei Ronin spiccò il volo mentre,
in risposta alla ‘vivacità’ dell’itan ( che aveva atterrato da solo 15
angeli ) un’altra ventina di esseri alati si unì al festino.
Prima che potesse agire, Goku vide un
muscoloso angelo dalla pelle nera che, unta di olio, rifletteva i raggi del
sole pomeridiano.
Fra le mani, l’uomo alato teneva una frusta
che, con un gesto secco del suo proprietario, si attorgliò al Nyoi Bo
strappandolo dalle mani del ragazzo e facendolo cadere a parecchi metri di
distanza.
Il giovane si lanciò per recuperare la
propria arma, ma altri due individui approfittarono della situazione per
aggredire l’eretico alle spalle bloccandolo contro la parete rocciosa: le
pietre graffiarono la pelle ambrata tramutando il viso del fanciullo in una
maschera di sangue.
Con le braccia trattenute dietro la schiena
e le gambe immobilizzate da alcuni degli aggressori, il demone tentò
disperatamente di liberarsi scatenando l’ilarità dei suoi aggressori.
In risposta alle loro sguaiate risa, Goku
sputò in faccia all’angelo di colore che, con un gesto adirato, passò il
braccio sul volto per pulirselo: come osava quel semplice demone?
Non sapeva di avere a che fare con l’elite
dei ronin?
Lilith aveva ordinato di non far loro del
male se non fosse stato espressamente necessario, ma ora lei non c’era per
giudicare le loro azioni e quell’insolente meritava una solenne punizione …
Un sadico sorriso si fece strada sul volto
dell’essere alato mentre valutava come ottenere godimento dal giovane ed
estremamente bello, corpo dell’avversario.
“Avanti ragazzi, divertiamoci un po’” disse
ad alta voce attirando l’attenzione di un’altra decina di angeli.
Questi, cogliendo al volo l’allusione, si
avvicinarono pronti ad abusare di quello splendido essere eretico.
Il diciannovenne cadde in ginocchio sotto i
colpi e le mani rapaci che tentavano di privarlo degli abiti.
Il volto dell’itan appariva sanguinante e
deturpato dagli ematomi, ma gli angeli, impietosi, lo trascinarono in piedi
continuando a colpirlo strappandogli gemiti di dolore.
Goku si piegò in due, annaspando in cerca
d’aria: sentiva i polmoni in fiamme ed il sapore metallico del proprio
sangue che gli riempiva la bocca, le energie scemare dal suo corpo …
I contorni delle immagini persero
definizione ed il buio calò su di lui a poco a poco.
Attraverso il velo nero che gli stava
scendendo sugli occhi, il demone poteva ancora vedere i compagni tentare di
raggiungerlo, ma venire puntualmente bloccati dagli avversari.
<b>“Alzati immediatamente, Stupida
Scimmia” </b>
La voce del monaco raggiunse la mente
dell’eretico scotendolo dal suo stato.
Come se un argine fosse stato rotto, i
ricordi di otto anni di convivenza affluirono alla mente del demone.
Nuova forza pervase le membra di Goku
che si rese improvvisamente conto di non potersi arrendere … non
prima di aver salvato Sanzo … di aver salvato il suo sole …
L’itan cercò di divincolarsi cogliendo di
sorpresa i suoi antagonisti e, con una mossa fulminea liberò il braccio
destro portandoselo alla fronte.
Le sue dita si strinsero intorno al freddo
metallo del diadema che, senza la minima esitazione, si sfilò.
Il gioiello cadde a terra mentre, il Seiten
Taisei faceva la sua comparsa.
Gojyo osservò allibito la mano di Goku
avvicinarsi al gioiello e sfilarselo.
Il suono dell’oggetto che cadeva a terra non
era minimamente distinguibile nel caos che pervadeva il campo di battaglia
tuttavia, al kappa parve di udire un tonfo assordante mentre, un brivido di
terrore gli scorreva lungo la schiena.
Sotto i suoi occhi, l’amico inarcò la
schiena lanciando contemporaneamente un ringhio che rimbombò nel canyon.
Senza il dispositivo di controllo, il corpo
dell’eretico mutò rapidamente trasformandolo in una macchina di morte e
distruzione.
I denti divennero letali zanne e le unghie
si allungarono sino ad apparire come lunghi artigli pronti a brandire
qualsiasi individuo abbastanza stupido da mettersi sulla sua strada.
Il volto ambrato, alla luce del sole
pomeridiano, appariva deformato da un ghigno di divertimento davanti agli
avversari trucidati dai micidiali fendenti.
Angoscianti urla di agonia riempirono l’aria
confondendosi con la risata del Seiten Taisei.
Non c’era più nulla di umano nel Figlio
della Terra: strappava lembi di carne inebriandosi all’odore del sangue che
scorreva sempre più copioso mentre, con i capelli castani che svolazzavano
al vento e gli abiti di pelle macchiati del sangue delle sue vittime,
sembrava un messaggero di morte e distruzione giunto ad annunciare la fine
del mondo.
Ancora una volta, il ricordo dell’ultima
volta che il giovane si era tolto il gioiello e le nefaste conseguenze del
suo gesto si fecero strada nella mente del rosso: in quell’occasione né lui,
né Hakkai erano stati in grado di arrestare la furia distruttiva del più
giovane del loro gruppo.
Solo l’intervento di Sanzo li aveva salvati
da morte certa ma stavolta, il bonzo era stato rapito da quella
stramaledetta donna e non poteva intervenire … non avevano scelta, dovevano
fermare da soli quella creatura che fino a pochi minuti prima era il loro
Goku.
Le dita del Seiten Taisei si serrarono
attorno alle candide piume di un angelo che, il demone aveva sbattuto a
terra prima di passare il dito sul ‘costone’
( non ne conosco il
nome specifico, ma intendo l’osso dell’ala. Se qualcuno mi aiuta fornendomi
il termine, avrà tutta la mia gratitudine_Nd.Cassandra )
giungendo sino
all’attaccatura.
L’ennesimo urlo si innalzò in cielo quando
il Seiten Taisei afferrò con una morsa d’acciaio l’attaccatura delle ali e
le strappò con un gesto secco.
Uno striato e rosso muscolo si mostrò a
coloro che osservavano inorriditi la scena mentre, l’itan teneva ancora fra
le mani, le ali
( non conosco un sinonimo adatto alla parola “ali” quindi
ho dovuto ripetere il termine. Come al solito, se qualche anima pia mi viene
in aiuto, questo risulterà molto apprezzato_Nd.Cassandra ).
Gojyo deglutì mentre queste furono gettate a
terra dove, le parti insanguinate s’imbrattarono di sabbia.
L’agghiacciante
spettacolo che convinse il rosso che non c’era più tempo e lo indusse
a raccogliere tutto il suo coraggio per gettarsi nella mischia, ben
consapevole che difficilmente stavolta sarebbe potuto uscirne vivo.
Tuttavia, prima che potesse agire, la mano
di Shien gli si posò sulla spalla in un chiaro invito a non intervenire.
“Non è necessario cercare di fermare Son
Goku, non appena avrà ucciso tutti gli avversari si calmerà da solo” lo
informò pacatamente il samurai.
“Ma ti ha dato di volta il cervello? Voi non
sapete come quello stupido diventa quando si toglie il diadema!” sbraitò il
rosso visibilmente agitato mentre Homura, dopo aver fatto a pezzi la sua
ventina di nemici, si avvicinava con tutta calma.
Il corvino dio aveva sul volto un sorriso
serafico* che faceva vibrare di rabbia repressa il mezzo demone: come
potevano non comprendere la gravità della situazione?
Non si rendevano conto che Goku perdeva
totalmente il controllo senza dispositivo?
Che da un momento all’altro avrebbe potuto
rivolgersi contro di loro?
I suoi occhi rossi si posarono nuovamente
sul diciannovenne ed un involontario brivido scosse il suo corpo.
“Il coraggioso Kenren che trema davanti ad
un suo stesso compagno? Se me lo avessero detto non vi avrei creduto!” il
Dio della Guerra appoggiandosi con indolenza alla spada infuocata godendosi
lo spettacolo del suo amante che faceva scempio degli angeli rimasti.
Homura non provava la minima pietà per
questi ultimi, aveva avvertito troppe volte su di sé la cattiveria degli
altri per provare compassione verso chiunque si fosse incautamente posto
sulla sua strada, rimase quindi immobile sino a quando Goku, terminato il
suo ‘compito’ rimase solo, nel mezzo di una distesa di cadaveri e piume
imbrattate dello stesso sangue che ancora gli grondava dagli artigli.
Il Seiten Taisei si portò una delle mani
alla bocca ed iniziò a leccarne il sangue che la lordava con gesti lenti e
vagamente inquietanti che fecero gelare il sangue nelle vene di Hakkai e
Gojyo.
Gli dei demoni fissavano il compagno con
apprensione e turbamento che strapparono un sospiro di esasperazione a Zenon:
indubbiamente, volevano bene a Goku ma erano terrorizzati dalla sua doppia
natura.
Come potevano sperare di essere i compagni
adatti all’eretico?
Non erano nemmeno in grado di comprenderlo!
Il giovane terminò la macabra pulizia per
poi, alzare gli occhi dorati e squadrare, per alcuni lunghi istanti, i
compagni.
La mano di Gojyo si strinse convulsamente
attorno la Shakujyo: per un lungo momento, la tensione parve tangibile,
almento fino a quando il castano demone stornò la propria attenzione dai
compagni per dirigersi dove giaceva il diadema ed indossarlo nuovamente.
Solo allora, nei suoi occhi dorati,
riaffiorò la piena consapevolezza e con essa, il rancore, il dolore e la
solitudine.
Non provò rimorsi alla vista di quello
scempio: già mentre viaggiava con Sanzo aveva appreso la regola <i>uccidere
per non venir ucciso</i>, ma la rabbia per essere stato manipolato lo
invase come un fuoco che si mescolava alla consapevolezza di essere stato
tradito da una persona di cui si fidava ciecamente.
Sopraffatto da queste emozioni e con buona
parte della sua energia arrestata dal gioiello, il demone barcollò e solo le
mani di Homura gli si posarono sulle spalle per sostenerlo.
L’aiuto del dio, gli impedì di rovinare a
terra, ma lo costrinse anche a nascondere il volto contro il petto della
divinità.
Il giovane tentò di scostarsi ma Homura lo
trattenne in quella posizione da cui, troppo indebolito, l’itan non riuscì a
sottrarsi.
Colto da rabbia e frustrazione per la
propria impotenza, Goku scoppiò in lacrime.
“Shh … va tutto bene … è finita …” mormorò
il Dio della Guerra fraintendendone il comportamento.
Homura lo condusse lontano dal campo di
battaglia e lo aiutò distendendersi sul sacco a pelo che Shien aveva
spiegato sul terreno.
Troppo stremato dallo sforzo e dalle ferite
per opporre la minima resistenza, Goku si lasciò avvolgere in una calda
coperta mentre, inesorabilmente, il mondo intorno a lui diventava indistinto
e buio.
L’alba stava facendo nuovamente la sua
comparsa, tingendo il cielo di un rosso infuocato, senza tuttavia
rischiarare gli oggetti del bivacco che i suoi compagni avevano disposto il
giorno prima o le figure addormentate all’interno del sacchi a pelo.
Il fuoco, ormai ridotto a poche braci, non
riusciva a contrastare il freddo di una giornata che si preannunciava
uggiosa.
Goku non sperimentò il piacevole dormiveglia
che normalmente avvertiva al mattino ma riaprì gli occhi di botto mentre i
ricordi del giorno prima affollarono la sua mente.
Nel gelo che lo accolse, il suo urlo
riecheggiò fra le pareti di roccia:
“SANZO!”
Tiratosi a sedere, il ragazzo iniziò a
tremare visibilmente, come in preda ad un insopportabile brivido di freddo
che lo spinse a raggomitolarsi su sé stesso stringendosi le gambe al petto.
I suoi occhi dorati
erano vuoti e fissi, inconsapevoli della presenza dei compagni che lo
attorniavano, svegliati dal suo grido, preoccupati ed ansiosi.
“Hey moccioso, tutto
OK?” chiese Zenon allungando una mano per toccare il diciannovenne, per
nulla preparato all’isterica reazione di quest’ultimo.
Goku si scostò urlando,
ma Homura, incurante del suo stato, si accostò all’eretico abbracciandolo
con forza come per proteggerlo da ogni male.
L’odore pungente del
dio, completamente diverso da quello di sandalo misto a tabacco di Sanzo,
colpì le narici del demone instillandogli sentimenti contrastanti: da un
lato avrebbe voluto abbandonarsi fra le braccia della divinità, inebriandosi
del suo profumo, ma dall’altro provava una profonda rabbia nei suoi
confronti.
“Goku, stai bene?”
La voce di Homura gli
giunse come da una distanza incolmabile, tanto che il ragazzo faticò a
comprenderne il significato e, anche in seguito, non diede cenno di aver
udito la domanda.
I suoi occhi dorati
rimasero fissi verso il vuoto anche mentre le sue labbra formularono il
quesito che lo stava assillando:
“Perché?”
“Cosa?” la voce di
Homura apparve incerta mentre, il dio lo scostò leggermente, per guardarlo
in volto.
La faccia di Goku
apparve inespressiva e il Dio della Guerra non riuscì immediatamente ad
afferrare il senso del quesito posto dal suo amante.
“Perché … perché mi hai
fatto questo?” ora le lacrime scendevano
lungo le guance ambrate e la voce dell’eretico divenne un urlo “Mi fidavo di
te … e tu per tutto questo tempo non hai fatto altro che mentirmi … mi hai
usato per i tuoi sporchi fini …”
Homura sentì il mondo
crollargli adosso: Goku aveva riacquistato i ricordi.
“Non è come pensi …”
esordì il Dio della Guerra.
L’altro non era
tuttavia disposto ad ascoltare le sue scuse e, con un gesto brusco, si
liberò dall’abbraccio della divinità allontanandosi di alcuni passi e
dandogli la schiena.
Per qualche istante, il
fanciullo rimase totalmente immobile: solo i pugni si aprivano e chiudevano
spasmodicamente in risposta allo sforzo che il giovane stava compiendo per
riacquistare un minimo di controllo.
Senza il minimo
preavviso, tornò a girarsi verso i compagni:
“Andiamo! Dobbiamo
trovare Sanzo!” dichiarò Goku con voce ferma che mascherava il tumulto
interiore che lo attanagliava.
“Ben detto, scimmia! …
Era ora che il tuo cervellino riprendesse a funzionare!” esordì Gojyo.
L’eretico lo ignorò
tornando a rivolgersi ad Homura:
“Hanno preso Sanzo per
consegnarlo a Gyumao?”
“Goku … io …” mormorò
il dio dagli occhi bicolori ma venne interrotto dalla voce secca del
diciannovenne.
“RISPONDIMI: lo
consegneranno a Gyumao?” ordinò i demone tremando visibilmente.
Era la prima volta che
si trovava in uno stato simile: il suo cuore batteva all’impazzata mentre, i
ricordi inerenti alle sofferenze ed alle ingiustizie subite, tornati
prepotentemente a galla, parevano reclamare vendetta.
Stava lottando
disperatamente per non essere sopraffatto dalla sua natura più oscura e
dall’ancora più terrificante, voglia di cedervi.
Sarebbe stato facile
richiamare la sua forma demoniaca ed annullarsi nella coscienza del Seiten
Taisei …
“E’ più probabile che
vogliano usare Sanzo per risvegliare Lucifero” intervenne Shien che,
compreso lo stato in cui versava il diciannovenne, cercava di evitare
l’imminente crisi.
“Lucifero? E chi
sarebbe?” domandò ancora l’eretico riacquistando un poco di calma.
Incerto davanti ad un
Goku così provato, Hakkai si chiese se era il caso di rispondere ai suoi
quesiti magari, agitandolo maggiormente ma un’occhiata alle pupille dorate
lo convinse a parlare:
“Secondo il
cristianesimo, questo è il nome del principe degli angeli il quale,
ribellatosi a Dio, fu precipitato nell’inferno dove divenne capo dei demoni.
In pratica è il diavolo della chiesa occidentale ma non credevo che
esistesse realmente …”
“Ogni leggenda ha un
fondo di verità … Lucifero fu il primo condottiero dei ronin … il primo che
si ribellò al Tenkai quando questi decisero di sottomettere gli angeli.
Combattè per numerosi secoli finchè, al termine di una cruenta battaglia, fu
catturato dagli dei e rinchiuso in un limbo simile a quello in cui era
imprigionato Goku …” spiegò Shien con voce atona.
Il samurai provava una
profonda pena per Goku di cui, comprendeva la rabbia ed il turbamento.
Il dio sapeva cosa
significava perdere tutte le proprie certezze, lo stesso sentimento che
aveva provato lui davanti al coma di Nataku.
Quello non era tuttavia
il momento di perdersi nei ricordi.
Con uno sforzo, Shien
tornò a seguire il discorso accorgendosi che ora era Gojyo a parlare.
“Ed ora gli angeli
ribelli vogliono liberare questo Lucifero … quello che non capisco è perché,
oltre al sutra, si siano anche presi il bonzo corrotto … non certo per la
sua piacevole compagnia …”
“Ma ha una forza
mistica sufficiente per diventare il ricettacolo di Lucifero …” notò Zenon.
“Che cosa intendi?”
nella voce di Goku c’era una nota di panico che incrementò mentre Shien
s’intromise nuovamente spiegando che, essendo il corpo dell’angelo diventato
inservibile a causa della lunga prigionia, avrebbe avuto bisogno di un nuovo
involucro.
Questo doveva essere
dotato di una potente aura come, appunto, quella di Sanzo ( saggiamente la
divinità ‘scordò’ di dire che tali capacità erano l’eredità di un ex-dio ).
“Dove hanno intenzione
di portarlo?” chiese con foga il dicinnovenne.
“Probabilmente nella
Torre di Cristallo” riferì Zenon.
L’eretico serrò le
labbra accelerando.
La moto correva ad una
velocità folle, cavalcata dal giovane ancora sopraffatto dalle emozioni che
si muovevano in lui dopo le rilevazioni delle divinità e i ricordi riemersi
nella sua mente.
Aveva recuperato il suo
normale aspetto ma, sotto il casco nero, gli occhi dorati sfavillavano
ancora di furia repressa e sensi di colpa.
Non osava incrociare lo
sguardo di nessuno dei compagni, sia di quelli che sino a quell’infausta
mattinata aveva creduto di conoscere da anni, sia quelli dei demoni che si
erano rivelati i suoi veri amici.
Si era lasciato
ingannare facilmente permettendo ai ronin di catturare Sanzo: era solo un
incapace!
La solo idea che
potesse capitare qualcosa all’uomo che aveva sempre rappresentato il suo
sole lo sconvolgeva nonostante, poco prima della partenza, Elisabeth gli si
fosse avvicinata per sussurargli di non preoccuparsi, che tutto sarebbe
andato bene.
La donna, rimasta in
disparte per tutti gli avvenimenti che avevano seguito il rapimento di Sanzo,
sedeva ora compostamente nella jeep dei demoni in attesa di raggiungere il
covo degli angeli ribelli.
Taceva, in risposta
alla reazione di Gojyo che, vistola avvicinarsi all’eretico si era frapposto
fra i due indispettendola con una serie di proposte oscene che, a giudicare
dallo sguardo di disprezzo dirette al kappa, la ragazza non aveva ancora
perdonato.
Non che i loro litigi
potessero penetrare lo strato di depressione che aveva circondato Goku e che
perdurò fino a sera quando, giunsero alla torre dove dimoravano i ronin.
Questa era di un
materiale simile al cristallo e si stagliava nel mezzo di una verde pianura,
apparentemente priva di qualsiasi protezione eppure, pervasa dall’energia di
centinaia di creature alate.
Era stata edificata da
architetti fedeli a Lucifero che, l’avevano costruita con la forma di un
pentagramma** racchiso da possenti mura dello stesso materiale ( quindi la
costruzione è un pentacolo_Nd.Hakkai Non stiamo a sottilizzare!_Nd.Cassandra
).
Questa sua inconsueta
struttura, permetteva di focalizzare l’energia della terra fornendo un
valido supporto vitale a Lucifero ( il cui corpo, era stato secoli prima
trafugato dalla prigione dove gli dei l’avevano posto ), ma non era stata
sufficiente a riportarlo in vita.
Ora, con il Sutra del
Cielo Demoniaco, il potere sarebbe stato sufficiente a ripristinare le
funzioni vitali dell’angelo e di trasferirlo in Sanzo.
Un evento che i
viaggiatori avrebbero dovuto impedire ad ogni costo prima di riprendere il
loro viaggio ed eliminare Gyumao.
La conferma che la
missione non si sarebbe rivelata facile, stava volando sulle loro teste:
Lilith atterrò a pochi metri da loro, con l’eleganza insita nella razza
alata, e ridusse la distanza che li separava avvicinandosi con andatura
felina.
“Immagino siate venuti per Genjo Sanzo
Hoshi ed il sutra del Cielo Demoniaco” esordì sorridendo dolcemente.
Della furia alata di
poche ore prima non vi era più alcuna traccia, il suo posto era stato preso
da una donna abbigliata in maniera impeccabile e disinvolta.
Lilith sembrava
perfettamente a sua agio, come se fosse sua abitudine ricevere sgangherate
compagnie in assetto di guerra.
“Al vostro amico non è
stato fatto, né sarà fatto, il minimo male” assicurò avvicinandosi ad un
altare di pietra dove giaceva un giovane biondo.
Per un attimo, la donna
alata fissò quel volto immoto prima di accarezzarlo: nel sonno, il pallido
volto era privo della consueta espressione accigliata e molto simile ai
perfetti tratti somatici di un angelo, solo il chakra scarlatto stonava
ricordando alla donna i loro nemici giurati
( ovvero gli dei_Nd.Cassandra
).
Al tocco della Signora
dei Ronin, l’uomo aprì gli occhi di ametista e si tirò a sedere.
Un brivido di freddo percorse la schiena di
Goku che osservò sempre più agitato Sanzo: avevano fallito, non sapeva come,
ma era certo che quello non fosse il suo sole … non più.
Il ragazzo fece alcuni
passi esitanti verso il biondo che, lo guardò con interesse prima di
allungare la mano posandola sulla guancia ambrata del ragazzo.
Goku sentì il tocco di
quelle dita … forti e sottili … le dita di Sanzo.
L’angelo gli parlò con
la voce del monaco:
“Tu sei Son
Goku. Ti ho riconosciuto subito, la
tua immagine pervade la mente di Koryo .…”
“Lascialo stare,
Lucifero!” intimò Homura.
Non gli importava della
missione o di Konzen, voleva solo che quel bastardo non informasse il
diciannovenne di ciò che il monaco provava … perché ormai, al Dio della
Guerra era chiaro che Konzen amasse Goku, ma era pronto a lottare per il
demone dagli occhi dorati … voleva rimanere il suo sole … ma davvero avrebbe
potuto ora che il diciannovenne ricordava?
Gli eventi di quella
mattina parevano segnare la fine della loro relazione.
In ogni caso, l’eretico
lo ignorò parlando direttamente all’ospite del suo sole:
“Non ti permetterò di
rimanere in Sanzo!”
“Lungi da me una tale
idea: per quanto ritenga forte Koryu, non voglio diventare un uomo.
Contrariamente a quanto si crede, posso entrare in un corpo estraneo solo
temporaneamente e, in questo caso, lo faccio solo per evitare di diventare
pazzo. La mia mente cederebbe se rimanessi nel mio corpo mentre questo viene
riparato! Non devi preoccuparti, Goku: entro qualche giorno riavrai il tuo
sole!”
“Chi mi assicura che
tu non stia mentendo?” domandò bruscamente Goku.
“Nessuno, ma anche in
caso contrario non potreste farci nulla” disse Lucifero indicando con un
gesto enfatico i suoi seguaci.
<b> NOTE:</b>
*serafico =
angelico, estasiato; imperturbabile, tranquillo
**pentagramma = simbolo sacro/magico/religioso costituito da una stella a 5
punte e presente in innumerevoli culture.
Associato al
satanismo durante l’inquisizione, ha tuttora un’immeritata e dubbia fama.
Nella realtà
simboleggia ( fra le altre cose ) il dominio dello Spirito sul mondo
materiale costituito dai 4 elementi ( terra, acqua, fuoco e aria ).
Secondo
altre teorie, le sue cinque punte simboleggiano i 5 sensi oppure la
sessualità ( dato che unisce il 2, in numerologia associato al femminile ed
il 3 del maschile ).
Se il
pentagramma è racchiuso in un cerchio, diventa un <b> pentacolo</b> e
simboleggia unità e completezza.
In questo
caso, la sua energia è focalizzata e circoscritta ( come nella fic._Nd.Cassandra
).
cap. 19
paradiso
ed inferno
Quello che troverete in questo capitolo, è il
mio primissimo tentativo di lemon per cui, ho provato a studiare le altre
fic, ma senza molto successo.
In effetti, il risultato è pietoso. Homura è
un buono a nulla_Nd.Sanzo
Osservo una punta di gelosia nelle tue parole.
E’ per Goku?_Nd.Cassandra
Razza di fallita! Maledetta autrice del c…azzo!_Nd.Sanzo
Ho colpito nel segno_Nd.Cassandra con un paio
di corna da diavoletto.
Muoei!_Nd.Sanzo che punta la W&S verso
Cassandra
Ho il giubbotto antiproiettili e ti conviene
essere gentile: un colpo di tastiera e posso farti qualsiasi cosa_Nd.Cassandra
che, con un ghigno malefico, si siede al PC
Ha ragione Sanzo, senza contare che ucciderla
è perfettamente inutile_Nd.Hakkai
Grazie, Hakkai! Sapevo che in fondo mi volevi
bene_Nd.Cassandra
*_*
Veramente io mi riferivo al fatto che, una
volta ripresisi dallo schock causato dal capitolo, saranno i lettori stessi
ad eliminarvi_Nd.Hakkai
O_^
Mubble … Mubble … Appunto mentale: far
accadere qualcosa di veramente brutto ad Hakkai_Nd.Cassandra
Se il lemon, dovesse presentare incongruenze o
problematiche ( organiche, stilistiche o altro ) vi prego di avvertirmi in
modo da permettermi di rimediare.
Ringrazio per i loro
commenti Hisoka, Anna-chan, Demonangel ed Eternal Fantasy in questo che è
l’ultimo atto di What is…
La scelta di terminare questo racconto, è
dovuta al drastico calo di interesse da parte dei lettori ( e che quindi
rende assurdo postare la fic che farebbe da diretto seguito ) che mi spinge
a chiedervi un favore: inviatemi le vostre impressioni o critiche
sull’intera storia permettendomi di comprendere i miei errori e non
ripeterli ).
Vorrei terminare rendendo lode a:
·
Victor, autrice del primo lemon che abbia mai
letto e che mi ha fatto appassionare al genere;
·
Dark00, le cui scene splatter mi hanno
letteralmente incollato allo schermo;
·
Selina, la santa per eccellenza che non ha mai
mancato di postare storie stupende e si è assunta l’ingrato compito di
commentare la mia fic segnalandomi gli innumerevoli errori.
L’appartamento occupato da Goku era arredato
con il gusto squisito proprio degli angeli che, glielo avevano messo a
disposizione senza la minima esitazione.
Questi non serbavano il minimo rancore per
la morte dei compagni.
Popolo guerriero da tempo immemorabile,
conoscevano i rischi delle loro scelte e non imputavano ai nemici il decesso
dei loro commilitoni.
Chi aveva combattuto erano soldati che
avevano seguito la propria strada per poi, perire come avevano scelto (
compreso quelli che lo avevano aggredito ).
Questa concezione, dovuta alla volontà,
degli esseri alati, di onorare dei degni avversari come il diciannovenne e i
suoi compagni, gli avevano evitato la condanna morale per l’uccisione degli
angeli e, contemporaneamente, aveva forgiato un tacito accordo fra le parti
per insabbiare il tentativo di stupro.
In fondo, nemmeno l’itan stava pensando a
quanto successo od ai morti: aveva spento le vite di tanti demoni mentre
viaggiava con Sanzo che, la vista di qualche cadavere non poteva certo
impressionarlo e spingerlo a guardare, dal balcone della sala centrale, la
luna piena che rischiarava dolcemente il paesaggio circostante.
Il ragazzo sentì che, come tutto il resto
del creato, anche il satellite derideva la sua stupidità ... e a ragione.
Ora che la rabbia era scemata si sentiva
attanagliato da numerosi pensieri, molti contrastanti fra loro, che gli
davano un vago senso di nausea e spossatezza.
L’eretico contrasse la
mascella e strinse i denti mentre si trascinava nuovamente nella lussuosa
camera: sul tavolo troneggiavano prelibate pietanze, ma stranamente nemmeno
il cibo era il grado di distrarlo dai suoi crucci.
Si lasciò cadere su una
poltrona: si sentiva distrutto e non per i massacranti eventi di quella
giornata.
Solo quella mattina
tutto gli appariva chiaro e semplice: Homura era il suo sole e lui avrebbe
vissuto con il dio per tutta l’eternità.
Poche ore prima,
l’attrazione provata nei confronti di Sanzo era qualcosa di sbagliato che
doveva sopprimere, mentre ora …
Goku rimase seduto
dov’era per parecchi minuti.
Non era sicuro di
avere la forza di alzarsi … non era sicuro di volerlo …
Un lieve bussare lo obbligò a tornare alla
realtà.
Per un attimo fu
tentato di non rispondere, sapendo chi c’era dietro la porta, avvertì
l’impulso di evitare l’angosciosa discussione che lo attendeva una volta
aperto.
Rimandare avrebbe però
reso le cose più difficili di quanto già non fossero e lui non poteva
permetterselo.
“Vieni avanti, Homura”
invitò il proprio ospite.
Il dio si introdusse
nella camera: aveva recuperato l’aria di fredda sicurezza che lo
caratterizzava, ma Goku sentiva che era solo una facciata molto diversa
dalla realtà.
In un certo senso
comprendeva il desiderio del Dio della Guerra … il suo disperato tentativo
di non rimanere solo … lo stesso che aveva invaso lui negli ultimi otto anni
…
Fino a dove si sarebbe
spinto per non perdere Sanzo?
Goku non osava
rispondersi.
“Mi dispiace. Non ho
mai avuto la minima intenzione di usarti, ma volevo che tu mi amassi …
volevo essere il tuo sole …” esordì Homura.
“Non hai esitato ad
ingannarmi per avere ciò che volevi … non mi pare ti sia curato di cosa
potessi provare io” osservò l’eretico.
“Quale altra scelta
avevo? Tu eri completamente succube di Konzen perché non conoscevi altro
rapporto … un sentimento decisamente morboso e unilaterale … lui non ti ama,
Goku … per lui non sei altro che una seccatura …” disse il dio dai capelli
corvini.
“Tu non sai nulla di
ciò che mi lega a lui …” rispose il ragazzo senza troppa convinzione.
Quante volte si era
chiesto se Sanzo gli fosse affezionato almeno un pochino?
“Davvero? Dimmi Goku,
perché credi non abbia insistito per farti recuperare prima la memoria?
Credi che ti vorrà ancora vicino, ora che hai fatto l’amore con me?” chiese
la divinità sapendo di toccare un punto dolente “Per lui non sei mai stato
altro che un diversivo … una bestia da compagnia …”
“E per te invece cosa
sono?” la domanda di Goku emerse dalle profondità dell’animo dell’itan.
“L’uomo che amo più
della mia vita … non ti chiedo nulla, solo di poterti rimanere accanto e
proteggerti … resta con me, io ho bisogno di te”
L’eretico non rispose,
le dichiarazioni del dio lo avevano toccato in profondità lasciandolo senza
fiato per ribattere.
Homura aveva ragione:
era sempre stato una terribile seccatura per il monaco che aveva detto più
volte di non aver bisogno di lui e ora, lo avrebbe certo disprezzato per il
suo rapporto con la divinità.
Il dio aveva bisogno di
lui … lo amava, almeno quanto lui amava Sanzo … perché l’amore doveva essere
tanto ingiusto?
Perché due persone non
potevano amarsi vicendevolmente?
Le regole dell’amore
erano troppo crudeli, ma lui aveva ora il potere di cambiarle se voleva.
Qualsiasi fosse stata
la sua scelta, non poteva tornare indietro … il suo mondo e coloro che lo
popolavano, erano molto diversi da sei mesi prima … lui era cambiato …
Anche se Sanzo lo
avesse nuovamente accettato, ormai Goku non avrebbe potuto rimanergli
semplicemente accanto … non gli sarebbe più bastato … non ora che si era
reso conto di amare il monaco.
L’itan comprendeva che
il suo amore era impossibile e questo, forse, era un bene: rendeva più
facile la sua scelta.
Il giovane guardò il
dio che, ritto nel mezzo della stanza, attendeva la sua risposta e, prima
ancora di rendersi conto di quanto faceva, annuì impercettibilmente.
Un sorriso illuminò il
volto della divinità che si affrettò ad avvicinarsi: le loro labbra si
incontrarono in un bacio tenero ed incerto.
Homura lo strinse forte
a sé prima di sospingerlo verso il letto per fissare con tutta calma gli
occhi dorati.
“Ti amo da impazzire”
sussurrò Homura, avvolto da un sentimento tanto forte e doloroso da farlo
tremare.
Prese nuovamente le
labbra di Goku ma stavolta, non ci fu nulla di tenero o incerto nel suo
bacio: l’apprensione dovuta al timore di averlo perso era mutata in una
passione avida ed esigente.
Accarezzò i lunghi
capelli castani assaporandone il profumo, prima di aprire il pesante diadema
ed osservare Goku trasformarsi in Seiten Teisei.
Il respiro del giovane
divenne affannoso mentre i denti si trasformavano in zanne e le unghie
diventarono artigli.
Questi ultimi si
muovevano in cerca della nuda pelle: voleva assaporare il dio, non i suoi
indumenti.
Con gentile decisione,
l’itan sospinse l’amante verso il letto iniziando a carezzargli con gesti
esperti l’inguine, per poi scendere verso il pene che sentì fremere al suo
tocco.
“Goku …” sussurrò in
tono pressante il dio mentre gli affondava le mani nella schiena ambrata e
lo girava dolcemente.
Le labbra della
divinità tempestarono di baci la schiena del demone, scendendo sino al
sedere.
Piccoli morsi
stuzziacarono le sode chiappette del giovane finchè, tremando di desiderio,
Homura scostò le due natiche* per scorgere l’ano del compagno ed iniziare ad
allargarlo con le dita.
Goku inclinò la testa
all’indietro: era in preda all’eccitazione ed alla senzazione che il suo
corpo non gli appartenesse più … che il suo organismo fosse diventata del
Dio della Guerra … che la sua stessa anima fosse del corvino compagno.
Questa consapevolezza
fu come una secchiata d’acqua gelida per l’itan anche se, in un primo
momento non ne comprese il motivo: aveva sempre desiderato appartenere a
qualcuno ed ora il suo desiderio si era avverato.
Perché non provava
gioia?
Perché si sentiva
morire?
Con un moto di stizza
si rese conto di non aver mai voluto essere di ‘qualcuno’ ma di una
persona ben precisa … dell’uomo che era e sarebbe sempre stato il suo sole …
di Sanzo.
Homura inserì il
proprio membro ma stavolta, a Goku, parve un’insostenibile intrusione.
Il demone si morse il
labbro per non urlare dal dolore mentre, la divinità acquistava un ritmo
sempre più veloce.
Era la prima volta che
il giovane sperava in una rapida conclusione dell’atto … la prima che si
sentiva violato.
Il demone si girò per
abbracciare l’amante e appoggiare la testa sull’ampia spalla in modo
nascondergli le lacrime che stavano riempiendo gli occhi dorati.
Il dio lo amava e
voleva essere il suo sole mentre, Sanzo non desiderava certo legarsi ad un
demone eretico.
Semplicemente, doveva
riuscire ad accettare queste verità ed imparare ad accettare l’amore del Dio
della Guerra.
Homura gli stava
offrendo tutto e non meritava di vedere il proprio compagno piagnucolare per
un altro uomo!
Con un gesto irritato,
approfittando di un attimo di distrazione da parte del dio, il diciannovenne
si asciugò il viso e si costrinse a sorridere a Homura.
L’itan posò le labbra
sul ventre dell’altro e percorse, piano, le lunghe gambe della divinità.
Il Dio della Guerra
gemette, rendendosi conto di non poter più attendere mentre il
ragazzo iniziava a succhiargli il simbolo della virilità per poi, lasciarlo
andare per cingergli la vita da dietro.
Goku penetrò
nell’amante: ben presto furono uniti in un ritmo sempre più incalzante, fino
a quando Homura mugugnò in un’esplosione di piacere e chiuse gli occhi
appagato.
Nel girò di pochi
attimi, cullato dall’abbraccio di Goku si appisolò a differenza del giovane
che, quella notte non dormì.
Il vento stava ormai tramontando tingendo il
cielo di rosso quando Sanzo, al termine della sua prima giornata di ‘libertà’,
uscì dalla Torre di Cristallo.
Intorno alla costruzione, una folla di
angeli festanti cantava e ballava, tutti apparivano inebriati dalla gioia di
avere nuovamente il loro condottiero ed incuranti dei rischi che ciò avrebbe
comportato.
“Tzè!” fece il monaco portandosi alle labbra
la sigaretta e scrutando la folla alla ricerca della stupida scimmia che
pareva essersi volatilizzata: Gojyo ed Hakkai lo avevano informato che il
suo pupillo aveva ritrovato la memoria ma che stava tentando di evitare gli
altri della compagnia a tutti i costi.
Non che ne fosse troppo sorpreso, si
aspettava che Goku tentasse di ‘scansare’ uno scontro diretto con lui
anche se ormai avrebbe dovuto sapere che tali sotterfugi erano inutili.
Lo avrebbe trovato e riempito di
sventagliate, tanto per ristabilire l’ordine delle cose!
Lo individuò dopo un rapido giro di
perlustrazione: il demone era appoggiato ad un basso muretto di pietra che,
qualche decennio prima, doveva circondare una sfarzosa abitazione ma di cui,
ora, rimaneva solo un rudere.
Deciso a non concedere all’eretico la minima
opportunità di svignarsela, il monaco gli si avvicinò silenziosamente
tuttavia, l’udito di Goku era troppo perché il demone non lo avvertisse:
“Venerabile Sanzo”
Il saluto del diciannovenne colse di
sorpresa Sanzo, così come il suo mancato tentativo di fuga tuttavia, questi
sentimenti vennero celati dall’asprità della sua voce:
“ Allora, scimmia, si può sapere cosa
diavolo ti prende?”
Il giovane non rispose
continuando ad osservarsi tristemente la punta degli anfibi, ma il
rimprovero di Sanzo lo raggiunse insieme ad una poderosa sventagliata:
“Ti ho detto miliardi
di volte di non tenere gli occhi bassi e guardare dove vai!”
Il giovane prese a
massaggiarsi il capo ed alzò la testa, tuttavia, evitò di lamentarsi del
colpo ricevuto come avrebbe fatto solo sei mesi prima.
Il monaco rimase impietrito davanti al suo
sguardo sconfitto, privato totalmente della gioia che lo aveva sempre
illuminato: nemmeno durante la sua ‘amnesia’ gli era apparso così diverso …
sembrava disperato … no, il termine giusto
per definirlo era un altro … sconfitto.
Sanzo non immaginava che, il ragazzo si
sentisse sporco, inadatto a bearsi ancora della luce del suo sole.
Lo aveva tradito giacendo fra le braccia del
Dio della Guerra ed ora, non poteva più tornare indietro.
Goku non era pentito della decisione di
restare con la divinità, sapeva di aver fatto la cosa giusta eppure, ora
comprendeva il vecchio detto secondo cui, ‘nessuna scelta è priva di
rimpianti’.
L’eretico sapeva che, per senso di
responsabilità, il religioso lo avrebbe riaccolto nel loro gruppo:
liberandolo, il biondo si era accollato anche il compito di allevarlo e non
si era mai tirato indietro, anche quando era stato chiaro che il demone gli
avrebbe creato un sacco di seccature.
Tuttavia, Goku non avrebbe tollerato la
delusione che avrebbe continuamente visto negli occhi del suo sole da quel
giorno in poi.
Sanzo lo guardò perdersi nei suoi
ragionamenti chiedendosi quale linea d’azione sarebbe stato meglio seguire:
doveva essere dolce e consolare la scimmia?
Oppure doveva essere cinico e freddo come al
solito fingendo che tutto fosse normale?
Optò per la seconda ipotesi, non voleva
affrontare una discussione con Goku senza prima aver compreso cosa avesse
privato di tutta la sua inesauribile voglia di vivere il giovane itan ... se
Homura gli aveva fatto qualcosa di male … se aveva osato usargli violenza
perché si era ricordato … divinità o meno quel bastardo avrebbe dovuto
rispondere a lui di qualsiasi livido o parola dura avesse rivolto alla
scimmia!
Che diamine! Solo lui poteva picchiare o
adirarsi con Goku: nessun’altro aveva il diritto di sfiorarlo, nemmeno con
un dito!
Si era tirato indietro per studiare meglio
la situazione, ma ciò non significava che, una volta tornati alla normalità,
quel bastardo potesse continuare a prendersi certe libertà con Goku!
“Andiamo a mangiare” il tono del monaco era
fermo, ma non adirato.
Sanzo diede le spalle all’eretico
aspettandosi che questo lo seguisse con entusiasmo, se non altro all’idea
del pasto, ma la voce del diciannovenne lo raggiunse:
“No!” il ragazzo puntò gli occhi dorati sul
suo sole che, nel frattempo, si era girato “Non voglio venire e voi non
avete il diritto di ordinarmelo! Non sono più il vostro servo, Venerabile
Genjo Sanzo Hoshi!”
Sanzo si girò incredulo: aveva creduto che
la scimmia gli si sarebbe gettata fra le braccia non appena compreso che lui
aveva perdonato le sue colpe.
Ma in fondo, cosa doveva perdonare?
Lui non aveva legami o accordi con Goku, il
demone poteva spassarsela con chi voleva senza che questo potesse essere
considerato un tradimento.
Nemmeno ora che Sanzo si era reso conto di
amarlo …
Il monaco nascondeva da molto tempo le
proprie emozioni ed ora che era stato obbligato a prenderne coscienza, forse
era troppo tardi.
Il rifiuto del giovane lo aveva ferito,
pungendolo sul vivo e, come sempre accadeva, mutò il proprio sentimento di
inadeguatezza in rabbia:
“CHE DIAVOLO TI PRENDE, BAKA SARU?”
Una luce omicida brillava negli occhi di
ametista che non promettevano comprensione o gentilezza, ma Goku non si
lasciò intimidire:
“Resto con Homura … Naturalmente completerò
la missione accompagnandovi ad uccidere Gyumao e proteggendovi nel tragitto,
ma questo sarà l’unico rapporto fra noi, Venerabile Sanzo”
Il monaco alzò il ventaglio per colpire me
poi lo fermò a mezz’aria, incapace di agire.
“FA QUEL DIAVOLO CHE TI AGGRADA, SPORCO
DEMONE!” urlò il biondo prima di girarsi ed allontanarsi a grandi passi.
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