Disclaimer:
Scusate se sarà una cavolata, abbiate pazienza, è la prima in
assoluto^_^ lo so, fa tanto pervertita scrivere come prima fic una PWP con
tre protagonisti… ^///^
riguardo la scelta dei
personaggi, io sono HanaRu fan club sfegatata, ma la carica erotica
di Akira Sendoh mi faceva troppa gola per non usarla…
Cmq
Hanamichi, Rukawa e Sendoh non sono miei magari*_*) ma del maestro Inoue,
io non ci guadagno niente, lo faccio per il puro diletto (?) di chi leggerà..
(non
mi picchiate)
Weekend di
ZZZ
PARTE
I- GIOVEDI’
-Però
è veramente figo, eh. Si deve ammettere.
Sembrava
un pomeriggio qualsiasi. Un pomeriggio di metà estate, le partite
importanti alle spalle, appena iniziati gli allenamenti per la stagione
successiva, ma ancora un po’ sottotono, il coach Anzai non voleva
massacrare quei poveri ragazzi, e gli lasciava parecchio tempo libero;
certo non poteva immaginare che alcuni usavano quel tempo libero in un
modo che non risparmiava per nulla le energie…
Era
uno di quei pomeriggi che a Kaede Rukawa piacevano da impazzire: le cicale
fuori a fare quel rumore assordante, attutito per le finestre chiuse; il
ronzio leggerissimo del condizionatore d’aria; e starsene lì,
accoccolato sopra il futon della stanza arredata in stile tradizionale
giapponese dell’albergo ad ore dove andavano di solito.
Stava
per appisolarsi, come sempre dopo uno di quei pomeriggi estenuanti e
bellissimi in cui si era lungamente rotolato con il suo Hana in lungo e in
largo sul pavimento della stanzetta minuscola, quando sente la voce ancora
un po’ arrochita di Sakuragi dire quella frase.
Ora:
la gelosia era fuori discussione, figurarsi, sapeva quanto Hana lo
considerasse bello, sapeva di essere oggettivamente bello, ma questo
“figo” riferito a qualcun altro lo lasciò un po’ perplesso. Specie
dopo un pomeriggio in cui avevano fatto quello che erano riusciti a fare
quel pomeriggio. Si sollevò sul gomito e si voltò a guardare Hanamichi,
interrogativo.
-Non
lo trovi un gran bel pezzo di figliuolo? Dai, che ti piace, ti è sempre
piaciuto, certo non quanto questo genio qui, però lo devi ammettere, è
tremendamente sensuale.
-Ma
di chi diavolo stai parlando? -Chiese Rukawa, a cui iniziava a saltare
leggermente la mosca al naso.
-Di
Akira Sendoh, Kitsune, chi
altri a parte te e lui è definibile come “gran bel pezzo di
figliuolo” nella prefettura di Kanagawa?
-Hn
Come
al solito, pensò Hanamichi, quando non sa o non vuole dire niente
-Non
dirmi che non hai mai pensato con un certo trasporto all’idea di
farti una bella e sana scopata con Sendoh, Kaede, non ci crederò mai…
Rukawa
si solleva sul gomito, scavalca il corpo di Hanamichi e ci si sdraia sopra
per tutta la sua lunghezza, appoggia i gomiti sul pavimento ai lati della
sua testa rossa, e guardandolo fisso negli occhi gli dice, col fiato che
solletica la bocca del suo amante, e un mezzo sorriso
-Hana,
non te lo vorrei dire, ma a me basterebbe stendere una mano, in qualunque
momento, per avere Akira Sendoh nel mio letto…
-Certo,
lo strafigo della prefettura può permettersi il lusso di avere l’asso
del basket e l’idolo della popolazione femminile come e quando vuole..
-L’
idolo della popolazione femminile sono io, Do’aho, capisco che suona
presuntuoso e ci faccio sempre la stessa figura da stronzo, ma è la verità..
Hana
non potè fare a meno di ridacchiare dell’ego del suo ragazzo,
beccandosi un morso sulla spalla in cambio.
-E’
anche vero che,-riprese a dire Rukawa- e non so come sia possibile un
crollo di gusto simile per uno a cui piaccio io, ma anche tu avresti
discrete possibilità di fartela, questa “sana scopata” con lui, se
volessi..c’è anche da dire che Sendoh si scoperebbe chiunque gli capita
a tiro…ma devo dire che noi due ci guarda con un occhio particolarmente lussurioso,
non so se mi spiego..
-Già,
quando l’altro giorno ci siamo incontrati, e tu mi hai messo il braccio
intorno alla vita e gli hai lanciato quell’occhiata da sopra la mia
spalla…povero piccolo, quando ci ha chiesto “ragazzi c’è qualcosa
che dovrei sapere a proposito di voi due?” mi ha fatto quasi tenerezza..
Hanamichi
sorride malizioso, con un brillio negli occhi che non era quello che Kaede
conosceva, quello che preannunciava un altro round. Era qualcosa di
nuovo, un’idea che si stava facendo strada nel cervellino pazzoide del
rosso, una delle sue follie che di solito mettevano una specie di paura a
Kaede..ma che stavolta, non avrebbe saputo spiegare perché, davano al suo
sguardo una luce terribilmente sensuale, oscena, provocante.
-E
come mai ne parli così tranquillamente, tu che sei il paradigma della
gelosia?
Rukawa si fermò a
pensare un attimo, scendendo dal torace di Hanamichi per riposizionarsi
accanto a lui, la testa sulla sua spalla, appoggiato sul fianco, una mano
sul suo torace, in quella posizione in cui sembravano veramente combaciare
come due metà di un unico corpo.
-Non
lo so. E’ come se ormai credessi che tu ed io, qualunque cosa succeda...
non
riuscì, come sempre, a completare la frase. Non ce la faceva a dirle,
quel genere di cose.
Ma
Hanamichi lo sapeva, e lasciò scorrere un po’ di quel silenzio
d’estate, a parlare per lui, dicendo cose che già conosceva.
Rukawa
si voltò a guardarlo. Quello sguardo, quel sorriso erano ancora lì. Gli
stavano facendo montare una voglia furiosa, diversa da quella che lo
prendeva normalmente, voglia di qualcosa di più del semplice fare
l’amore con lui. Non che non gli piacesse, chiaro, fare l’amore con
lui e nient’altro. Ma c’era qualcosa in quella testa bacata che stava
ruzzolando pericolosamente lungo pendii che non avrebbero dovuto essere
percorribili. E questa idea di proibito violato lo stava eccitando da
matti.
-Che
ti sta passando per quella testa stupida, Do’aho?
Hana
spostò gli occhi dal punto che fissava sulla parete di fronte a lui, e li
piantò dentro quelli di Kaede, spingendoli in fondo, in fondo, cercando
di scrutare se ci trovava quella scintilla di voglia e di curiosità che
gli serviva per spiegargli cosa aveva in mente.
Non
avrebbe mai creduto di trovarcela. Questo gli diede il coraggio di dire:
-Che
ne dici se lo invitiamo?
-Per
cosa?
-Ti
ho detto che questo weekend la mia casa è libera e tutta per noi, no? E
ti ho spiegato che ho intenzione di barricartici dentro e non lasciarti
neanche pensare un istante di uscire finché non avrò finito con te, cosa
che probabilmente si verificherà solo quando dovremo andare a scuola, e
solo per cause di forza maggiore..
Kaede,
inavvertitamente, si prese il labbro inferiore trai denti
-Pensavo
che sarebbe stato molto più pepato se avessimo fatto una telefonata al
porcospino..
-Sì,
così appena lui prova a baciarmi tu gli sfasci il cranio con una
testata…
-Chiaramente
mi dovete tirare in mezzo, non potete stare a divertirvi solo voi due! Però
credo che mi saprei - la voce di colpo gli divenne roca -…controllare-
disse, socchiudendo gli occhi mentre fissava la bocca di Kaede, che
continuava a torturarsi le labbra tra i denti,
a passarci sopra la lingua, con una danza che ipnotizzava Hana e lo
trascinava irresistibilmente verso quella bocca, a divorarla, con la fame
che ancora, nonostante tutto il tempo trascorso a baciare mordere e
succhiare ogni centimetro della pelle di Rukawa, non si era riuscita a
saziare.
Hanamichi
gli salì sopra, continuando a baciarlo.
-Vuoi
combattere, stavolta, Kitsune, anche se sai che tanto vinco io? Vuoi che
faccia finta di perdere? O vuoi che ti lasci direttamente il
controllo?
-Scopami.-Rispose
Rukawa, voltando la schiena ad Hanamichi.
Hana
si sentiva la testa girare, davanti a quella pelle, a quel pallore
profumato. Avrebbe voluto essere tenero, accarezzarlo, baciarlo piano, ma
quella parola, quella richiesta, gli faceva perdere il controllo. Senza
nemmeno prepararlo, lo prese, di colpo, con forza, guardando le sue nocche
sbiancare stringendo la stoffa del futon, e quelle mani perfette, quelle
dita perfette, e mentre Kaede continuava a dirgli con tutta la tua forza,
Hana, fammi sentire tutta la tua forza, e Hanamichi ripetendogli ti faccio
male, perdonami, ma nonostante sapesse di fargli male non riusciva a non
essere brusco, e un po’ rude, e spingere forte, più forte, mentre
Rukawa lo accompagnava in quel movimento, continuando a chiedergli di più,
e ancora, e ancora di più
-Scusami.-
Sussurrava, sudato, stremato, Hanamichi, mentre baciava le spalle di Kaede,
ancora a pancia in giù sul futon.
-Do’aho.
Non ti scusare.
Passarono
molti minuti, durante i quali di nuovo la stanza si allagò soltanto dei
rumori dell’estate, e dei respiri ancora ansimanti dei due ragazzi. E
migliaia di carezze, e di parole che non si sentivano, poco più di
sussurri, che ognuno diceva come a se stesso, sapendo che l’altro ne
avrebbe percepito le vibrazioni, anche senza ascoltarle. E migliaia di
piccoli brividi sulla pelle sudata e calda, sulle labbra che si cercavano
inesorabili nonostante incessantemente continuassero a vagare l’una sul
corpo dell’altro. Passarono le ore dei pomeriggi che erano i pomeriggi
che a Kaede Rukawa sembravano infiniti, e sembravano il porto sicuro che
aveva cercato da sempre. I pomeriggi che ad Hanamichi Sakuragi sembravano
un istante, una felicità troppo completa per essere reale, che tutta
quella infinita bellezza fosse sua, mentre tornava a casa doveva
continuare a ripetersi, sì, lui è mio, sono stato in una cameretta
striminzita di un albergo a ore e ho fatto l’amore con lui.
Alla
fine Hanamichi, risalendo con un migliaio di piccolissimi baci silenziosi
lungo la spina dorsale del suo Kitsune, e poi lungo le scapole, e poi
lungo le spalle, e poi fino all’orecchio, gli sussurrò in un soffio
-Allora?
Kaede
sorrise impercettibilmente, un po’ di sorpresa, e un po’-un bel po’,
doveva ammetterlo-di voglia e di curiosità, la stessa voglia e curiosità
del suo Do’aho.
-Per
me va bene.
Ma
poi aggiunse:
-Se
mi giuri che non cambierà niente tra noi.
E
dato che queste erano le frasi mezze che erano le uniche che Kaede
riusciva a formulare completamente in cui era intuibile quanto Hana fosse
importante per lui…
Hanamichi,
che vogliamo farci, ha il cuore tenero: si intenerisce, e giù baci,
ancora e ancora.
Finchè
non tramontò il sole di quel giovedì.
PARTE
II VENERDI’
Kaede
suonò alla porta di casa Sakuragi verso le cinque del pomeriggio.
Hana
lo fece entrare, gli mostrò dove sistemare le sue cose, gli chiese che ci
voleva fare con quei vestiti, se aveva capito o no le sue intenzioni per
quel weekend, e che se li era portati a fare dato che sicuramente non gli
sarebbero serviti. Non ottenne risposta.
Presero
qualcosa da bere in cucina, e
mentre bevevano chiacchierando, di punto in bianco Rukawa prese il
telefono, lo diede ad Hanamichi, e compose il numero di casa Sendoh.
Hana,
sorpreso e anche un po’ sollevato per l’iniziativa di Kaede, che
credeva di avere forse un po’ costretto, gli diede la cornetta dicendo
che doveva chiamarlo lui perché aveva più confidenza con il porcospino;
e alle proteste di Rukawa, aggiungendo che una proposta da parte sua
sarebbe stata sicuramente più allettante.
Non
che le lusinghe servissero a qualcosa col carattere di uno che è abituato
dalla nascita ad essere venerato per la sua bellezza, e finisce per
considerarla scontata. Era vero, tutto qui, quel che Hanamichi sosteneva.
(per una volta, aggiunse Kaede)(Stronso, rispose Hana)(Do’aho,disse
Kaede
-No,
Rukawa, hai sbagliato numero, io non sono il tuo Do’aho
La
voce di Akira Sendoh nella cornetta. Leggermente irritata, quel tanto che
gli permetteva il suo carattere.
-Non
dicevo a te, Sendoh, parlavo con Hanamichi, scusa. Ma quanto ci metti a
rispondere?
-Ero
fuori a fare due flessioni in cortile, sono rientrato perché ho sentito
il telefono
-Quindi
adesso sei tutto sudaticcio con la maglietta appiccicata sui muscoloni?
-Sakuragi
vai a prendere per il culo tua sorella…ma che, sono in viva voce?
-Sìsì..Meno
male che hai fatto il bravo, PORCOspino…
-Sakuragi,
ancora tu? Giusto perché ho detto solo due parole…e poi che ne dici se
ti vai a fare un giro e mi lasci parlare con Kaede un attimo? Non mi ha
mai chiamato prima…
Hana
sussurra all’orecchio di Kaede -Ma tu sei certo che io gli
piaccio?
-Se
riesci a stare zitto due secondi e lasci parlare me vedrai che si
organizza tutto per bene…
-Ragazzi,
siete ancora lì?
-Senti,
Akira
-Ohohoh,
allora io posso chiamarti Kaede, suppongo..
-Chiamami
come ti pare
-Ok,
tesoruccio del mio cuore
-Fottiti,
Sendoh
-Grazie,
splendido essere col volto d’angelo e il cuore assente..ma più che
fotterMI..mi piacerebbe...
-Perché
non ci dai un taglio, ti vai a fare una doccia, ti vesti carino e vieni a
casa di Hanamichi? Se naturalmente non hai altri programmi per il
weekend…
-Volete
farmi schiattare a guardarvi mentre vi sbaciucchiate? Non l’avete capito
che voi due siete il più proibito e succulento dei miei desideri?
-Akira,
guarda che fai: non fare domande, fidati, mettiti in tiro, e vieni. Sai
dove abito, no?
-Sì,
lo so, Do’aho
-Non
mi chiamare Do’aho
-Non
lo chiamare Do’aho
-Ragazzi,
io non ho capito che avete in testa, ma mi avete fatto venire una curiosità..ci
vediamo verso le nove e mezza, ok?
-Ti
aspettiamo.
Posata
la cornetta, i due si guardarono in faccia. Si misero a ridere, ma in
effetti tutti e due sentivano agitarsi qualcosa nello stomaco, e ci volle
un secondo, uno sfiorarsi per sbaglio, che già si sbranavano sul tavolo
della cucina….
Ma
Kaede fermò i giochi, dicendo che dovevano prepararsi anche loro.
-Prepararci?
Perché, non andiamo bene così? Ah, volpaccia perversa, per questo ti sei
portato quei vestiti da fighetto…
Kaede
non riuscì a trattenere un sorriso sornione, e si trascinò Hana in
camera sua.
Lo
spogliò, gli scappava un bacetto qui e un morso là ma quando Hana
cercava di approfondire la cosa lui tagliava corto dicendo pazienza,
scimmietta assatanata, pazienza.
Gli
tira fuori dall’armadio i vestiti giusti, camicia bianca e pantaloni
neri, mentre lui si infila la maglia blu e i jeans che si era portato.
-Il
tocco finale- dice, mentre sbottona i polsini di Hanamichi e gli tira la
camicia fuori dai pantaloni.
Poi
lo guarda: –Perfetto. Il nostro asso del Ryonan avrà un bel po’ di
acquolina in bocca stasera..A proposito, ho portato anche un paio di cose
da mettere in frigo.
Hana
sgrana gli occhi, sbalordito, dicendo -E meno male che credevo di averti
forzato!
Arriva
l’ora concordata, e suona il campanello.
Hanamichi
va ad aprire, fa accomodare Akira; Rukawa è seduto sul divano, Hana va a
sederglisi accanto. Akira li guarda, insieme, così studiatamente
stupendi; gli comincia a venire fame. Si siede di fronte a loro, e
non sa quale guardare per primo.
Chiacchierano
un po’.
Kaede,
la pazienza sicuramente non è il suo forte, si stanca di rincorrere il
topolino, di vedere quanto il desiderio cresce negli occhi (e nei
pantaloni) di Akira.
E
mette una mano sulla coscia di Hana. E la sposta su, su, lentamente.
Sendoh
resta un attimo interdetto. Sta per dire “eh no ragazzi se dovete fare i
piccioncini avete scelto lo spettatore sbagliato” ma c’è qualcosa che
lo trattiene. Qualcosa che non quadra. La carezza di Rukawa non è
accompagnata da languidi sguardi innamorati degli occhi di uno
nell’altro. Tutti e due fissano lui.
Intensamente.
MOLTO
intensamente.
Lo
guardano dal basso verso l’alto, di sottecchi, e Hana ha un mezzo
sorriso con balenare impercettibile di lingua tra i denti, come di
qualcuno che si prepara a gustare qualcosa di prelibato. Kaede, serissimo,
lo scruta come strappandogli i vestiti di dosso soltanto con il
dardeggiare del suo sguardo metallico.
Hanamichi
afferra quella mano pallida che ormai era arrivata alla radice delle cosce
e
senza staccare gli occhi dagli occhi di Sendoh
inizia
a succhiarne le punte delle dita
a
leccare i polpastrelli
sorridendo,
vorace.
Akira
Sendoh non crede ai suoi occhi. Deglutisce. Ancora non è certo di aver
capito bene. Sposta lo sguardo su Rukawa, che si mordicchia il labbro per
quel succhiare di Hana sulla sua mano, socchiude gli occhi, ma lo guarda,
ancora, fisso.
E
poi si alza, liberando la mano dalla bocca di Hanamichi
fa
i tre passi che lo separano da Sendoh
si
siede a cavalcioni su di lui, afferra la sua testa, la rivolta indietro,
lo fa appoggiare bruscamente con la schiena sulla spalliera del divano
si
china su di lui e si ferma con la bocca a un millimetro dalla sua bocca,
gli occhi ancora aperti, fissandolo, mentre mischia il suo respiro a
quello di lui.
Si
alza anche Hanamichi, si avvicina anche lui. Infila le mani sotto la
maglia di Kaede, lo accarezza una frazione di secondo, e gliela
toglie.
Sendoh
si avventa contro Rukawa, facendolo rotolare giù dal divano, sul tappeto.
Sembra volergli strappare la carne di dosso a morsi.
Proprio
quando si sta scaldando sul serio, Hana lo solleva di peso da terra, e
inizia a spogliare anche lui, e appena gli libera la schiena e le spalle
lo comincia a mordicchiare, mentre Kaede gli sbottona i pantaloni, con una
lentezza criminale e sensualissima.
Sendoh
si sente perduto. Si sente un ragazzino tra le mani di una donna adulta ed
esperta. Non riesce ancora a rendersi conto che tutto quello è vero, che
li può avere davvero, e tutti e due, e tutti e due insieme.
Li
lascia fare. Hana lo accarezza, lo bacia sulle labbra, e lui gli lascia
campo libero, non combatte, gli lascia la supremazia senza opporre nessuna
resistenza. Questa inaspettata arrendevolezza è esaltante per Hanamichi,
e lo fa sentire forte, e gli fa venire voglia di manifestare di più
la forza, e lo bacia con più foga, mentre
Kaede, inginocchiato davanti a lui, lo
finisce di spogliare, prende il suo sesso in mano, e lo accarezza, senza
un ritmo, senza voglia di farlo godere, per adesso, soltanto carezze, e
intanto lo bacia e lo morde sul ventre.
Akira
sbottona la camicia di Hanamichi, mentre continua a lasciarsene baciare.
Ma appena sente la bocca di Kaede che ha preso per intero tutto quel che
ci stava del suo sesso, si aggrappa alle spalle di Hana come se avesse
paura di non reggersi in piedi, ed è bellissimo, pensa Hanamichi, sentire
il suo piacere dentro la mia bocca, mentre Kaede va più veloce, e ogni
tanto gli fa sentire i denti, e a ogni morsetto un gemito dalla gola di
Akira soffocato contro la lingua di Hana, fino a un grido, forte che non
è possibile trattenerlo, e Akira che crolla sulle ginocchia, ansando,
mentre Kaede si rialza
leccandosi gli angoli della bocca, aiutato da Hanamichi, che lo bacia con
la fame di chi vede una prelibatezza mangiata da qualcuno e vuole
assaggiarne un po’ anche lui.
Akira
seduto per terra con le spalle appoggiate al divano resta guardarli per
qualche istante, mentre si baciano, mentre si liberano vicendevolmente di
pantaloni e scarpe e tutto quello che li ingombrava, fino a restare in
calzoncini. Si staccano, un po’ a fatica; Hana si china su Akira, che
finalmente ha capito per bene la situazione, e se la gode, con un sorriso
oscenamente sensuale sulle labbra, di qualcuno che non vuole più lasciar
giocare gli altri. Lo fa alzare, e si trasferiscono in camera da letto.
Appena
entrati dalla porta, Hana si sente letteralmente sollevare e scaraventare
sul letto, con la faccia in giù, e sente le dita di Sendoh che gli
divaricano i glutei, e i denti di Sendoh sul lobo dell’orecchio, e la
voce di Sendoh che chiede dobbiamo ancora giocare o possiamo iniziare a
fare sul serio?
Le
carezze del porcospino sono estenuanti, distruggono, sono continue, non
lasciano tregua, Hana comincia a sospirare pesantemente, mentre alle dita
instancabili di Sendoh si aggiunge la bocca di Kaede sulla sua bocca, sul
suo collo, sul suo torace.
Sendoh
lo penetra con le dita, e poi con il suo sesso, si muove con sicurezza,
con regolarità, sembra sapere esattamente dove dirigersi, sembra
conoscere il corpo di Hanamichi da sempre, il piacere è allagante,
riempie le vene di Hanamichi come una cascata, senza violenza, solo
pienezza, una sensazione definita, di tecnica, di vera e propria bravura.
Un orgasmo potente, travolgente, investe Hanamichi al culmine, si riversa
tra le dita di Rukawa, che gli aveva preso il sesso tra le mani,
muovendole allo stesso ritmo con cui si muoveva Akira.
Kaede
non può fare a meno di sorridere, guardando la faccia stravolta di Hana,
dicendo
-Il
porcospino ci sa fare, eh?
Hanamichi
appoggia la testa sulla sua spalla senza poter dire niente.
-Stai
tranquillo, Volpacchiotto, dammi qualche minuto, ce n’è anche per te.
-Volevo
ben dire, Akira…Nel frattempo..
Si
gira a guardare Hana, disteso supino sul letto, a occhi chiusi, non ancora
del tutto capace di intendere e di volere, e gli monta sopra, baciandolo,
accarezzando il suo torace, divaricandogli le gambe e mettendocisi in
mezzo
-Poveraccio,
non ce la fa, Kaede, lasciagli riprendere fiato un istante…
-Taci,
Sendoh, io sono un genio, mica una mezza sega come te, e Kaede lo sa, mi
ci vuole poco per recuperare..
-Tranquillo,
Hana, sto solo giocando, ti do tutto il tempo che vuoi, non
preoccuparti….
Continua
a d accarezzarlo, pianissimo, a baciarlo delicatamente su tutto il corpo,
fino a quando non sente che comincia a reagire alle sue carezze; afferra
il suo sesso e intanto spinge le sue dita dentro di lui, inizia a
muoverle, Hana gli dice Kaede non mi basta, ti voglio per intero, le
sostituisce con il suo sesso, si muove piano, tenendolo tra le braccia,
finchè non è il suo do’aho a chiedergli di più, più forte; e sembra
gracile e palliduccio, ma ne ha, di forza, Kaede, e se Hana gliela chiede,
lui non gliela nega, anche perché gli era venuta una voglia, mentre lo
vedeva godere sotto i colpi di Sendoh, una voglia di spaccarlo in due fino
a farlo gridare più forte, più forte di come aveva gridato col
porcospino, niente da fare io devo vincere, si diceva, contro Akira Sendoh,
sempre e dovunque, e spingeva, accompagnato dalle mani di Hanamichi sui
suoi fianchi, mi piace quando mi stringe i fianchi, pensava, mi piace
sentire la sua voce, il suo odore, la sua voce che dice il mio nome, che dice io ci sono, Kaede,
vieni con me, e sentire nello stesso momento il mio orgasmo e quello di
lui, uno nell’altro, uno dentro le viscere dell’altro, uno dentro le
mani dell’altro, e sentirsi una volta di più, insieme, definitivi,
completi.
Akira,
vedendo che i due si erano sdraiati e sembravano propensi al sonno, stava
per mettere su il broncio, si era figurato qualcosina in più, e
soprattutto non aveva ancora messo le mani addosso a Kaede…
Ma
fu tranquillizzato da Hanamichi, che se lo tirò vicino, fece scivolare
Kaede in mezzo tra loro due, e gli spiegò che i piani coprivano
l’intero weekend, e che quello era giusto per riscaldarsi ma avrebbero
avuto tutto il tempo per tanti altri bei giochetti…
Akira
non potè non esclamare -Ragazzi, che giornata fortunata!-
E
si addormentarono, tutti e tre con le mani addosso uno all’altro,
accompagnandosi con piccole deliziose carezze alle porte del sonno.
PARTE
III SABATO
Il
primo a svegliarsi fu Hanamichi. Aveva una mano di Akira sul fianco, e la
testa di Kaede, come sempre, sulla spalla. Non riusciva a credere di aver
organizzato tutto questo. Era convinto di essere una persona dalle
pulsioni sessuali normali, certo magari un pizzico sul ninfomane, ma che
vuoi farci, si diceva, sfido chiunque a non avere continuamente voglia di
far l’amore con uno come il mio Kitsune…
Il
suddetto Kitsune si godeva un sonno ristoratore, ignaro delle due paia di
occhi che lo accarezzavano, quelli teneri e innamorati di Hana, e quelli
assetati di Akira, che si era svegliato anche lui e osservava quel
bellissimo volto addormentato, e si diceva aspetta e vedrai, spirito di
volpe sotto sembianze umane, aspetta e vedrai, allora sì che avrai
bisogno di dormire..
Hanamichi
intanto si era accorto che anche Akira era sveglio, e lo guardava con una
risatina sommessa, mentre si spolpava con gli occhi il suo compagno, e
incredibilmente questo non lo rendeva minimamente geloso, anzi lo
inorgogliva; non si era mai sentito vicino a Kaede come in quel periodo, e
non ci credeva che uno che era (forse, magari, chissà, io non credo,
comunque) più bravo di lui a letto avrebbe potuto solo per questo
portarglielo via. Anzi forse con questo menage a tre aveva neutralizzato
il pericolo Sendoh: lo poteva controllare meglio, indubbiamente. E contava
sull’ingordigia del porcospino, che se poteva averne due non si sarebbe
accontentato di uno, e avrebbe smesso i corteggiamenti singoli diretti a
lui e a Kaede. Tutto sommato, si diceva, così mi sembra meno pericoloso.
Tra
i bacetti sparsi per il suo corpo da parte dei due ragazzi Kaede non ebbe
altra scelta che svegliarsi.
-Ho
fame-disse.
-Come
i neonati: mangiare e dormire-lo schernì Akira.
-I
neonati scopano? – chiese Hanamichi
Risatine
generali.
-Però
pure io ho una famona..-aggiunse e si alzò, invitando gli altri a
scendere in cucina, -Abbiamo bisogno di energie, diceva.
-Ci
puoi giurare- fu l’ovvia conclusione di Sendoh, con un altrettanto ovvio
e corale –Hentai!- in risposta dagli altri due.
-Ma
stanotte non me lo dicevi hentai, eh, scimmia rossa?
Hanamichi
arrossì, e Kaede disse
-Con
quale coraggio arrossisci, perverso che non sei altro? Ricordati che tutto
questo è opera tua..
-Ah,
davvero? È te che devo ringraziare?
-Ti
sarebbe piaciuto che fosse stato Kaede a proporti, eh?
-A
me veramente piacete allo stesso modo..lui ha il fascino
dell’irraggiungibile..ma secondo me la coppia è perfetta, racchiude
tutto quello che mi serve…
Tra
queste facezie e battute e qualche sbaciucchio e palpata qua e là
trascorse quel che restava del sabato. La regola era recuperare durante il
giorno per avere forze a sufficienza la notte. Considerato poi che si
erano alzati alle quattro del pomeriggio, tra pranzo, partitina
immancabile a basket, doccia seguente il tempo era volato.
Akira
stavolta non si era fatto fregare, ed era saltato addosso a Kaede subito
dopo la doccia. Gli aveva strappato la tovaglietta che aveva attorno ai
fianchi e l’aveva usata per
legarlo al letto all’occidentale di Hanamichi. Il quale vedendo Kaede
nudo, ancora bagnato legato al suo letto, disse –Perché non ci ho
pensato prima?
E
stava per partire all’assalto ma fu bloccato da Akira, che reclamò i
suoi diritti appellandosi alle sacre leggi dell’ospitalità, e si
posizionò irremovibile tra le gambe di Rukawa. Accarezzandolo, disse -Mi
viene voglia di farti male, Kaede…non capisco proprio perché…
e
stringeva le dita intorno al suo collo bianco
-Oi,
Sendoh, stai calmo, è l’unico ragazzo che ho, non me lo
rompere…-intervenne Hanamichi
-Mi
viene voglia di divorarti, il tuo pallore mi fa venire voglia di vedere
scorrere il tuo sangue, il tuo silenzio mi fa montare dentro una rabbia
che non capisco, voglia di sentirti gridare…
-Da
quello che ho visto credo tu sappia come potresti farmi gridare anche
senza uccidermi, Akira.
Sorride,
Sendoh, mentre accarezza i fianchi di quel ragazzo dalla pelle diafana che
aveva sognato di avere mille e mille volte, in tutti i posti, in tutte le
circostanze, anche alla fine di una partita, davanti a uno stadio intero,
avrebbe fatto qualunque cosa per averlo, e ora era lì, legato a un letto,
che lo invitava, suadente, a possederlo.
Devo
ammetterlo, pensava Akira, sono molto più coinvolto di tutte le altre
volte che mi sono portato a letto qualcuno. I suoi occhi mi fanno quasi
paura, sembrano avere la forza di fare impazzire, ma veramente, di portare
all’insania mentale. Ho paura quando mi fissa, come adesso, mi fa
sentire perso, e vedere il desiderio nei suoi occhi, e sentire come la
durezza del suo desiderio spinge contro il mio addome, e pensare che
quello che rende eretto il suo sesso è la voglia di fare l’amore con me
è un pensiero che mi ubriaca.
Le
carezze si localizzarono tutte sul basso ventre di Rukawa, diventando un
prepararsi la strada, e per Akira entrare dentro di lui è un brivido
irriconoscibile, che lo prende fin dentro il torace, che appesantisce di
colpo il suo respiro, mentre quegli occhi di ghiaccio diventano più scuri
per la lussuria richiesta, desiderata, voluta da quello che tutti
considerano un essere privo di anima. Man mano che entra più
profondamente sente inondare di piacere il corpo, la voce di Rukawa, si
muove piano, come se non volesse che quell’amplesso avesse termine, ma i
movimenti del bacino di Rukawa sono imperiosi, gli impongono di
accelerare; Akira gli solleva leggermente i fianchi alla ricerca di un
punto preciso contro cui liberare la sua furia, una furia innegabile,
perché comunque sa che quel corpo, quel viso, non saranno mai suoi; e lo
trova, quel punto, lo sente dal rabbrividire e vibrare violento di Kaede
che trattiene il respiro per una frazione di secondo, la voce intrappolata
nelle maglie del piacere, e poi liberata, a sussurrare, a mormorare, a
pronunciare, a urlare il suo nome, sensazione di ebbrezza di Akira Sendoh
che gli dice chiamami, Kaede, chiamami più forte, e Kaede che continua a
gridare il suo nome e a dire sì, sì, sì, sì…
Sì.
Dopo
essere uscito, Akira resta qualche minuto accasciato sul torace di Kaede,
ancora legato al letto, che chiede di essere liberato, ma:
Mi spiace, gli dicono gli altri due. Mi sa che resterai così per
un po’.
Smette
di dimenare i polsi per liberarsi, si abbandona sul letto.
Ed
è una visione celestiale.
I
due cominciano, uno da un lato e uno dall’altro, a cospargere tutta la
sua pelle di baci, di morsi, a leccarlo, a succhiarlo, senza fermarsi,
senza accontentarsi dei suoi sospiri, senza fermarsi neanche quando
diventano gemiti, mentre le loro labbra si sovrappongono in un lungo,
lentissimo, straziante bacio su tutta la lunghezza del suo sesso, e non
hanno effetto le suppliche, vi prego di più o di meno, non mi tenete in
questo orlo di precipizio, continuano lentamente a torturarlo, insieme,
salendo e scendendo per tutta la lunghezza, ogni tanto baciandosi al di
sopra, come fosse attraverso, la durezza ormai al limite di Kaede. Hana ti
prego, sussurra, agitando le mani per liberarsi, per afferrare la nuca di
uno di due e obbligarlo a prenderlo in bocca e succhiarlo fino a farlo
scoppiare, ed è ancora più sensuale mentre si contorce e supplica, Akira,
Hana, Akira, Akira, Hana, di più, ti prego, di più…
Sakuragi
e Sendoh si guardano un istante, proprio quando Kaede è al culmine, un
istante prima che l’insoddisfazione e la frustrazione si trasformino da
eccitazione in sgradevolezza. Akira lo prende in bocca, inizia a
succhiarlo, e Hana gli sussurra in un orecchio cosa fare per farlo morire,
muoviti così, mordicchialo alla base del glande, e di nuovo il fiato
manca a dare voce a Rukawa, che si sente soffocare da uno dei piaceri più
grandi provati in vita sua, fino a che con una spinta nella bocca di Akira
viene, grida, riesce a sciogliere il nodo della tovaglia che lo legava al
letto, si fionda sulla sua bocca e
lo bacia con tutta la forza che gli resta in corpo, affondando le dita
nella sua nuca, senza lasciarlo quasi respirare, inchiodandolo al letto,
per minuti che sembrano inesauribili, come uno scampato al deserto si
tufferebbe in una pozza d’acqua scovata per miracolo il giorno prima di
morire.
Quando
Rukawa lo lascia libero, ancora col fiatone, Hanamichi, gattonando sul
letto, arriva vicino a lui.
-Come
hai visto, campione, qui non ci sono ruoli. Mi sembra che tu sia
abbastanza affezionato, invece, al tuo: correggimi se sbaglio ma tu non
sei mai stato..”sotto”.
-No,
in effetti no.
-E
quale occasione migliore di questa notte senza regole, per sperimentare?
Potrebbe piacerti più di quanto credi….
Akira
deglutì. L’idea non lo entusiasmava per niente. Ma pensandoci, era più
un pregiudizio..o forse era solo che quella notte avrebbe potuto fare
qualsiasi cosa, quello che succedeva sembrava non avere dimensione reale,
sembrava succedere in una frattura del tempo, indipendente dal resto del
mondo.
-Mi
vuoi così, Hana, o mi volto?
Il
sorriso sornione, sensuale, eccitato, affamato di Hanamichi fece venire ad
Akira ancora più voglia.
-Resta
così, Akira, voglio guardarti.
E
cominciò ad accarezzarlo alla radice delle cosce.
-Ti
meriteresti di essere sfondato senza riguardi, dopo quello che hai fatto
alla mia volpe..
-Ma
tu eri complice..-Rispose Sendoh, con un leggero tremolio nella voce
-Scherzo,
Aki, scherzo…
Gli
avvicinò le dita alla bocca, facendogliele succhiare e umettare ben bene.
Lo divaricò piano, rallentando quando lo sentiva irrigidirsi. Per fortuna
le sue dita trovarono subito un punto che provocò una prima scossa di
piacere ad Akira, facendolo rilassare, rendendo più facile la
penetrazione del suo sesso dentro il porcospino.
Intanto
Kaede aveva scostato Hanamichi dal ventre di Akira, aveva cominciato a
baciare la punta del sesso di questi, e quando aveva sentito dalla
contrazione di tutto il corpo di Sendoh che Hana era entrato, lo prese in
bocca e cominciò a muoversi. Trovato il ritmo giusto, cominciando le
ondate di piacere, Akira si sentiva come scivolare in un vortice, il
piacere era sempre più forte, una mano era sulla nuca di Rukawa, una
stringeva le lenzuola, e sorpresa nei suoi occhi, e nella sua voce che si
sollevava, chiedendo ancora e ancora, fino al culmine, Hana dentro lui,
lui dentro Rukawa.
-Comincio
ad abituarmi al tuo sapore- disse Kaede, dopo aver ingoiato ancora una
volta il seme di Akira.
-E
io comincio ad aver voglia di assaggiarlo-Disse Hanamichi.
-E’
chiaro che dovremo scambiarci i ruoli, allora…Questo porcospino goloso e
appetitoso me lo voglio scopare anch’io.
-La
volgarità su quel faccino non ci sta, Supermatricola- Rispose il
“porcospino appetitoso”.
-Fottiti,
Sendoh
-Me
l’hai già detto, Kaede, e ti ho già detto che più che fottermi…
-Vorresti
che ti fottessi io?
-Non
è esattamente quello che avevo in mente, però direi che anche questo può
andare…
-Beh,
però in un modo o nell’altro finite sempre per lasciarmi da parte..-Si
lamentò Hanamichi.
-Toh,
allora non eri tu che spingevi qualcosa di molto irrigidito dentro il mio
fondoschiena?-Chiese serafico Akira.
-Vabbè,
ma..
Kaede
si alzò in piedi sul letto per tuffarsi letteralmente tra le braccia di
Hanamichi, ridendo e prendendolo in giro dicendo che vuoi noi siamo gli
“strafighi” della prefettura, siamo pure molto più bravi di te a
giocare, sei una mezza sega, chi vuoi che ti si fili?
Akira
non aveva mai visto Kaede ridere. Gli esplose letteralmente dentro il
cuore. Gli faceva veramente male. Capì una volta di più, se ancora ce ne
fosse stato bisogno, che quei due erano perfetti insieme. Perfetti, si
disse, sospirando. Poi si tuffò nella mischia pure lui, e insieme alla
volpe coccolarono Hanamichi per un bel po’, dicendogli un sacco di cose
vere mascherate da finte: ma che bel corpo che hai, ma lo sai che quel
culetto sodo fa sognare più di un giovane cuore qui intorno, e se io
avessi metà del tuo talento..
Il
tutto condito da morsetti in tutti i punti meno “frequentabili” del
suo corpo, Akira aveva un vero e proprio debole per il sedere di Hanamichi,
e lo mordeva incessantemente, mentre Kaede che in quel momento aveva più voglia di ridere
che di fare sesso lo abbracciava, e lo sommergeva di baci, gli piaceva
tanto baciarlo, riuscì perfino a dirglielo, mi piace tanto baciarti, gli
sussurrò in un soffio.
Tra
le risate e le carezze finirono per addormentarsi di nuovo, così
com’erano, gambe sul torace, testa sulle ginocchia uno dell’altro.
PARTE
IV DOMENICA
Eh,
già. Pensava Sendoh, appena svegliatosi, di nuovo nel primo pomeriggio.
L’ultimo giorno. Arriva sempre, un ultimo giorno, quando ti stai
divertendo.
Stirò
le braccia sulla testa, ripensando a quei tre giorni.
Quei
tre giorni FAVOLOSI.
Decise
che non c’era tempo da perdere, che doveva svegliare gli altri due, che
se ne fregava della tabella di marcia, voleva fare sesso fino a quando
avessero avuto forze, a partire da immediatamente.
Ma
quei due non collaboravano. Provò coi baci, coi pizzicotti, saltando sul
letto, niente. Quindi scese in cucina per prendere qualcosa da mangiare,
per prenderli per la gola.
Apre
il frigo, e ci trova un paio di belle idee su giochetti a sfondo
“alimentare”. Questi due ragazzini, pensa, guarda un po’. Proviamo
questo.
Ritorna
in camera da letto, tira via il lenzuolo, apre la confezione di cioccolato
liquido che aveva preso in frigo, e spreme la cioccolata sul torace di
Hanamichi, scrivendoci “baka”. Il contatto con il liquido denso e
freddo sveglia Hana, che si trova la scritta sul torace, ma prima che
possa iniziare a sbraitare Akira inizia a leccarglielo via, riducendolo al
silenzio, tranne per qualche “porcospino bastardo” sussurrato tra un
sospiro e l’altro.
Quel
trafficare riesce ad avere ragione anche del sonno di Rukawa, che non ci
pensa due volte ad andare a collaborare nell’operazione di ripulitura.
Mentre Akira è ancora indaffarato con il petto di Hanamichi, Kaede
fa qualche ghirigoro di cioccolata anche sulla pelle del
porcospino, riempiendogli l’incavo sopra la clavicola. La lingua di
Rukawa che lecca via la cioccolata da quella fossetta fa impazzire Akira,
che morde più forte la pelle di Hanamichi, per qualche istante ancora, ma
che poi rimane conquistato dal movimento regolare della lingua di Kaede
sulla sua pelle. Hanamichi lo fa sdraiare a pancia in giù, mentre Kaede
continua a leccarlo senza smettere un istante; prende il cioccolato e dice
-Kitsune,
segui la strada che ti disegno..
e
spreme la cioccolata in arabeschi lungo la schiena di Sendoh, ipnotizzato
anche lui da quei movimenti felini, lo fa scendere fino alla parte più
bassa della schiena, e poi risalire lungo la colonna vertebrale, disegna i
contorni della scapola, indugia sulla spalla, e poi lungo il lato del
torace. Kaede diligentemente segue il sentiero con la lingua, accarezzando
la pelle di Sendoh, con gli occhi strizzati, a fessura, silenzioso, con
piccole leccate asciutte. Hanamichi lo osserva, pensa sembra proprio un
gatto, un elegante gatto nero.
-Qui,
micio- dice, afferrandolo per la nuca e affondando la lingua dentro la sua
bocca, sentendo quel miscuglio di sapori dentro, quello di Kaede, quello
di Akira, quello della cioccolata, è inebriante, vorrebbe sdraiarlo sulla
schiena, ma sente i brontolii di Akira, pensa ok facciamolo giocare un
po’ in fondo è l’ultimo giorno, e si stacca da Kaede, e spinge di
nuovo la sua testa sulla schiena di Sendoh.
-Ora
che ci penso, Akira…-dice Rukawa
-Dimmi,
“micio”
morso
sulla natica, da parte di Hanamichi però
-Ahio,
Sakuragi, sei scemo, mi hai fatto male!
-Per
citare le tue parole, porcospino, vai a prendere per il culo tua sorella
-Ecco,
appunto, a proposito di prese per il culo..-Riprende Kaede - io e te,
sbaglio o abbiamo in sospeso qualcosa?
-Kaede,
ti ho detto di non essere volgare, mi fai crollare l’immagine angelica
che ho di te…
Intanto
le dita di Kaede erano affondate tra i glutei di Sendoh, e cercavano una
profondità maggiore
-Hai
di me un’immagine angelica? Sei così…
spinse
dentro un dito, e un suono gutturale dalla gola di Akira
-…superficiale?
Cominciava
a muoverlo
-Ti
fermi all’apparenza?
Le
dita divennero due, Akira cominciava a sentire il bisogno di gemere più
forte
-Non
ti trattenere, Akira, sono un ragazzino bello e viziato
Tre,
adesso, tre dita dentro di lui, cercando qualcosa dentro di lui
-Lasciami
sentire la tua voce, Akira
A
muoversi lentamente, poi di colpo più veloci, poi di nuovo piano, per
spiazzarlo, come si fa sul campo da basket
Suoni
inarticolati e sempre più forti venivano dalla voce di Sendoh, che si
spingeva indietro, verso di lui, fino a mettersi carponi
-Vuoi
che mi alzi in piedi, eh, Aki, vuoi sentirmi tutto, vuoi che…
Introdusse
il membro
-..ti
possieda con tutta la forza, vuoi sentire tutta la mia forza, non è vero,
Akira…
E
cominciò a spingere, mentre Hanamichi si sdraiava sul letto sotto Akira
avvicinando il sesso alla bocca di Sendoh, che tra i gemiti iniziò a
leccarlo piano
-E
credi davvero che non te la farò pagare per quello che hai fatto prima?
Disse
Kaede. E smise di muoversi. Ogni muscolo del suo corpo era contratto nello
sforzo di resistere, sudava, ma rimase immobile per un istante
-Kaede,
no, ti prego..
Akira
cercava di spingersi contro di lui
Kaede
ricominciò a muoversi, avanti, indietro, ma piano, pianissimo, tenendo
fermi i fianchi di Akira per impedirgli di essere lui a spingersi contro
il suo corpo, dicendo-Supplicami
-Ti
prego..
-non
basta, bastardo
mentre
mordeva il limite tra il collo e le spalle
-Non..
respiravano
pesantemente, mentre Hana da laggiù si godeva lo spettacolo della forse
prima vera vittoria del suo Kitsune sul campione del Ryonan
-non…basta…
-Kaede,
ti supplico
gridava,
adesso, senza ritegno, Sendoh, cercando di muoversi, continuando a
torturare il sesso di Hana
-Ho
in ostaggio la tua scimmia, si ripercuoterà su di lui..
Ma
Hana reggeva il gioco al suo Kitsune e diceva -Non ti preoccupare, Sendoh,
sono allenato, questo genere di torture al mio volpino piacciono da
impazzire
Ma
la verità era che anche lui sentiva che sarebbe impazzito se entro un
secondo non avesse sentito la bocca di Akira coprire, succhiare,
accarezzare tutto il suo sesso
-Hai
ancora un’immagine angelica di quel pezzo di ghiaccio, Sendoh?
Kaede
guardava la faccia di Hanamichi. La sua voglia tesa allo spasimo, come si
mordeva le labbra per non farlo capire a Sendoh, come si tratteneva dal
pregarlo, mentre l’asso del Ryonan si contorceva, e pregava, e lo
chiamava per nome, finché
-Kaed…ah…
finalmente
Kaede non ce la faceva più a trattenersi e cominciava a spingere, con
tutta la forza, sapeva che ne aveva meno di Hana e anche di Akira, ma era
forte pure lui, sarebbe riuscito a…
i
pensieri si liquefacevano, tra le grida roche di Kaede, quelle di Hana,
quelle soffocate di Akira, ogni spinta era una vibrazione che Hanamichi
sentiva trasmettersi alla bocca del porcospino e poi al suo sesso, finchè
venne con un grido rauco e una piccola spinta contro la bocca di Sendoh
Akira
e Kaede continuavano a muoversi e a godere, Hana sentiva una voce che non
era la sua chiamare per nome il suo Kitsune, e una furia gli montò
dentro, una strana furia che lo fece scendere fino al sesso di Akira, e
prenderlo in bocca e succhiarlo con foga, con rabbia, con violenza, e al
nome di Kaede nella voce di Sendoh si aggiunse il suo, ma Akira era già
al limite e bastarono poche carezze della bocca di Sakuragi per farlo
esplodere nel piacere, seguito subito da Rukawa.
Hanamichi
accolse tra le braccia Akira stremato che si accasciava sul letto,
baciandolo leggerissimamente dietro l’orecchio, mentre Kaede gli stava
di fianco e giocava coi suoi capelli, respirando profondamente.
-Quando
ci si mette di mezzo la rabbia il sesso è tutta un’altra cosa.
-Ma
guarda, questo Do’aho riesce anche a formulare pensieri profondi come
questo!
-Non
chiamarlo Do’aho
-Non
chiamarmi Do’aho
-Con
questa storia dei nomignoli privati avete veramente rotto, ragazzi miei
Disse
Sendoh mentre si sollevava, si sdraiava su Rukawa, stendendolo supino
sotto di lui, guardandolo sorridendo mentre diceva
-Mi
sono scopato Kaede Rukawa.
-Veramente
è lui che si è scopato te…
-Adesso-
precisò Sendoh -ma prima..
-Pensa-
disse Hana -Che io me lo scopo COME e QUANDO ne ho voglia…
mentre
si avvicinava per baciare il suo Kitsune
-Giusto,
allora togliti dalle palle e lasciamelo che io non lo posso avere con
questa facilità, adesso che ce l’ho qui a portata di mano..
-Siete
due bambini. - brontolò l’oggetto del desiderio dei due, mentre
scostava Sendoh e si metteva a sedere sul letto
-Hana,
tu hai organizzato tutto, quindi ora non ti lamentare..e tu Akira, non
fare il ferito, tu non sei innamorato di nessuno di noi due, quindi non
fare il ragazzino con il cuore infranto..il mio corpo è abbastanza
grande, c’è spazio per tutti e due..-Disse tirandoseli vicino
-Senza
dubbio,- disse Akira – ma tu hai una bocca sola..
-E
allora facciamo niente baci in bocca-disse Rukawa
-Come
le puttane- disse Hanamichi
Rukawa
si voltò a guardarlo
-Mi
stai dando della puttana?
-Sì,
Kitsune, sei una volpe lussuriosa e perversa e anche un po’ puttana
Baciandolo
e mordendolo sul collo
Kaede
decise che non valeva la pena star lì a perdere tempo facendo finta di
essersi offeso, e si godette quei minuti di carezze e baci dei due ragazzi
più belli della città che si contendevano ogni centimetro della sua
pelle, pensando a quanto era bella quella sensazione di…
onnipotenza.
I
tre ragazzi, stremati da quei tre giorni di non-stop, arrivarono alla sera
della domenica in tono molto più soft di quanto Akira, considerata
l’occasione speciale e difficilmente ripetibile, avrebbe voluto.
In
un modo o nell’altro, venne il momento dei saluti. Scesero in salotto a
recuperare i vestiti, Akira rimettendosi la camicia e i jeans pensò a
come gli erano stati tolti, gli stava venendo voglia di strapparseli di
nuovo di dosso e trascinare la volpe e la scimmia di nuovo al piano di
sopra…
Voltandosi
a guardarli, con indosso solo un paio di pantaloncini a testa, Hanamichi
con un braccio sulle spalle di Kaede, Kaede con la testa sulla spalla di
Hana, si chiedeva per quale arcana ed ingiusta ragione il mondo doveva
andare avanti a coppie. Il tre era un numero tanto piacevole…
E
va bene, pensò. Che ingordo sono, fino a quattro giorni fa questo era il
mio sogno proibito, adesso che l’ho ottenuto vorrei di più…
Si
ravviò un po’ i capelli davanti allo specchio dell’ingresso, si voltò
verso i due ragazzi
-Bene,
piccioncini, vi lascio alla vostra privacy, non vi stressate troppo che
domani avete allenamento…grazie del meraviglioso weekend..
Afferrando
Hana per la nuca, sussurrandogli -Apri la bocca, testa rossa- e
infilandoci ancora la lingua dentro, un’ultima volta
-Grazie
di aver pensato a me, Sakuragi..
con
un sorriso dei suoi
e
poi voltandosi verso Kaede, tirandoselo addosso per la vita, afferrando le
sue labbra tra le sue, lasciando che fosse lui a baciarlo, stavolta.
-Ci
vediamo, Kaede.
-Hn.
Voltò
le spalle alla coppia, Akira Sendoh, l’asso del Ryonan, uscì, chiuse la
porta alle sue spalle.
E
camminò verso la stazione, con uno schizzo di invidia in fondo
all’anima, ma non tanta da guastargli il ricordo di quei tre giorni
indimenticabili, inaspettati, splendidi. E si divertiva a guardare la sua
faccia riflessa sulle vetrine dei negozi, con il suo solito sorriso…
Che
stavolta però tanto solito non era, aveva qualcosa, non so…
una
punta sottilissima di amaro
ma
anche un intenso sapore di bellezza rubata, assaporata, goduta.
Tantissima sorpresa. E ancora tracce del piacere provato, del sapore di
quei due ragazzi, desiderati da così tanto, da così tanto…
Akira
guardò la sua immagine riflessa che si leccava involontariamente le
labbra. La guardò sorridergli.
E
riprese a camminare.
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