Disclaimer: Inoue non sa che uso i suoi pg...altrimenti dovrei fare un mutuo per pagargli i diritti!!!

 


Wedding

di Kieran


Eccomi qui!
E vorrei essere altrove!!!
La cravatta mi sta soffocando, la giacca mi sembra una camicia di forza!
Le scarpe che ho comprato ieri, mi stanno letteralmente strizzando i piedi!
E non posso neppure sedermi!
Ho ceduto il posto ad una povera vecchietta vicina ai cent'anni, guadagnandomi il suo sguardo di eterna gratitudine!
Oh beh, la mia buona azione quotidiana, per oggi l'ho compiuta, potrei pure andarmene!
Ma mia madre mi tiene d'occhio, seppur si trovi dal lato opposto della chiesa.
Sa che se sono qui è puramente per farle un favore!
D'altronde, io sono l'uomo di casa, nonché la sua unica famiglia.
Tutte le sue amiche e conoscenti sono arrivate con i mariti o gli amanti, solo lei sarebbe stata sola.
Non che ci sia qualcosa di cui vergognarsi, mia madre è vedova e non è colpa sua se non ha un marito accanto.
Ma ogni volta insiste che io l'accompagni ovunque, perché così stiamo insieme.
Non importa se poi ogni volta lei si perde in chiacchiere con qualsiasi essere vivente nel raggio di dieci miglia, ed io resto da solo per tutto il tempo, ad annoiarmi!
Non che ci soffra, intendiamoci.
Ho un carattere espansivo, faccio amicizia con chiunque nel giro di cinque minuti.
Ma stavolta è diverso.
Stavolta sono ad un matrimonio cattolico!
In una vera chiesa, con tanto di sposina vestita di bianco e sposo rigido nel completo grigio!
Non che abbia nulla contro i matrimoni...
L'unico problema è che li odio!!!
Il motivo?
Semplice: io non mi sposerò mai!
Perché nel mio Paese non sono contemplati matrimoni fra gay!
Eh, già, sono gay!
E non sopporto l'idea di essere discriminato in questo modo!
Non che m'importi molto un pezzo di carta con sopra qualche firma!
Ma non capisco perché sono considerato anormale, quindi fuori legge, se voglio passare la mia vita con un altro uomo!
Oh, considerazioni inutili e trite!
Quante volte mi sono ronzate per la testa!
E quante volte mia madre ha cercato di spiegarmi che la società è questa!
Bah, non pensiamoci, va'!
I due sposi stanno leggendo qualcosa da un foglio...una dichiarazione d'amore eterno.
Beh, potrei leggerla anch'io che sono gay, non perderebbe assolutamente di veridicità!
Eh eh, sono un po' acido, oggi!
Mi guardo intorno mentre aspetto che tutto finisca.
C'è molta gente: tutti parenti ed amici degli sposi, e forse qualche curioso.
Beh, i matrimoni cattolici non sono all'ordine del giorno, qui da noi.
Mia madre mi lancia occhiate minacciose, forse perché mi sono negligentemente appoggiato ad una colonna.
Ma non posso staccarmi, almeno così posso far riposare un piede alla volta!
Kami...mi sto per addormentare!
Basta!!!!
Ehi, se ne vanno?
Escono tutti? Evviva!!!
Appena uscito da qui, m'infilerò le scarpe da ginnastica che ho lasciato in macchina!
E mia madre potrà dire quello che vuole!
Le lancio un'altra occhiata, per precederla, ma...
È coperta.
Da un ragazzo.
E non riesco più a muovere un passo in avanti.
Il mio cervello stacca ogni collegamento al resto del corpo.
Quel ragazzo...com'è possibile che non l'abbia visto prima?
È...è...beh, impossibile!
E' talmente bello che...che tutte quante lo guardano!
Kami, e quando dico tutte, intendo persino la vecchietta centenaria!
È moro, molto alto...come me, direi.
Ha una pelle pallida, luminosa.
E sta d'incanto in quel completo nero che indossa.
Però il suo viso...non so, sembra apatico.
Beh, si sarà annoiato proprio come me!
Come non capirlo?
Mi riprendo solo quando ormai lui è uscito dalla porta.
E lo inseguo!
Ma i momenti persi in contemplazione, hanno favorito l'avanzata di mia madre, che mi blocca per un polso.
Ovviamente aveva già capito cos'avrei voluto fare, e mi minaccia di morte lenta ed agonizzante, se m'infilerò le scarpe da ginnastica!
Provo a dire che sono nere e nessuno mi noterà...
E non funziona, ovvio!
Finalmente usciamo dalla chiesa, e mi guardo intorno con frenesia.
Il bel moro non c'è.
Alcune ragazze stanno sbavando nei loro fazzolettini di pizzo.
Al buffet ci sarà anche lui.

Mia madre mi ha concesso di infilarmi le scarpe da ginnastica, solo perché insistevo di non riuscire a guidare con quelle che indossavo.
Ma ora ho di nuovo indosso quelle scomodissime, di chissà quale pelle sintetica, e soffro!
In più, non sono ancora riuscito a trovare il bellissimo ragazzo di prima.
Siamo a casa della sposa, ricca da far paura, visto l'immenso giardino nel quale è stato preparato il buffet.
La gente sembra essersi moltiplicata, forse anche perché ci sono un mucchio di camerieri e pinguini che ogni cinque minuti ti chiedono se va tutto bene.
Però mi sa che dopo la mia ultima occhiata inceneritrice, il capo di sala non m'importunerà più!
È sbiancato, poveretto.
Sospiro, cominciando ad innervosirmi.
Mia madre si è persa con qualche amica ed io non ho ancora trovato il ragazzo della chiesa.
Per calmarmi è meglio che mangi qualcosa!
Prendo un piattino e me lo riempio di cose strane, attorcigliate...qualcuno in parte a me dice che è cucina europea.
Assaggio e devo dire che mi piace...qualsiasi cosa sia.
Prendo anche un calice con del vino bianco e cerco un posto per sedermi e osservare con calma la situazione.
Mi avvicino ad un gruppetto di tavolini bianchi, apparecchiati con tovagliette di pizzo, e chiedo alle due ragazze che sono sedute, se il posto accanto a loro è occupato.
Dicono di no ad una velocità impressionante.
Mi siedo e comincio a mangiucchiare ignorandole.
Quel viso mi si è stampato nel cervello!
Mai visto niente di più bello, giuro!
E la smania di rivederlo cresce ogni secondo di più!
- Vedo che ti sei già servito, tesoro! Come sono i piatti europei?
- Buoni.
Prendo fra le dita uno di quei cosi riccioluti e li porgo a mia madre, che lo prende direttamente fra i denti e guarda le due ragazze sedute accanto a me.
Sorride, poi si avvicina al mio orecchio.
- Tesoro, non farle soffrire così! Fai loro almeno un sorriso!
Inarco un sopracciglio e le sorrido: mia madre pensa che io sia bello!
È proprio fissata!
Ma figurarsi se uno come me possa essere bello!
Ho insignificanti occhi castani, pelle sempre abbronzata.
Eredità di mio padre.
Per non essere uno fra i tanti nella folla, mi sono tinto i capelli di rosso molti anni fa, ed ormai è come se fossero il mio colore naturale.
Sono alto, è vero, ma non è un pregio...
Almeno dal mio punto di vista.
Mia madre si allontana scompigliandomi i capelli, che riavvio con un gesto distratto.
E di nuovo, una folgorazione.
Eccolo!
È in mezzo ad un gruppetto di persone, ma è perfettamente visibile perché è molto più alto di loro.
Non parla, si limita ad ascoltare.
Si porta un calice alle labbra e beve guardandosi intorno, chiaramente annoiato dal discorso degli altri.
È elegante.
Ma non parlo dei vestiti.
Il modo in cui volge lo sguardo, quello con cui sembra sfiorare il cristallo.
Ed anche nel modo di annoiarsi!
Sorrido a quest'ultimo pensiero ed una delle due ragazze n'approfitta per attaccare bottone.
- Sei molto più carino quando sorridi.
Ne sono sorpreso.
Non mi è mai stato rivolto un complimento così diretto.
La guardo, poi le sorrido gentilmente e la ringrazio.
Ma non ho tempo per lei, ora.
Adesso sto studiando un ammaliante angelo tentatore.
Riporto lo sguardo su di lui e per poco il bicchiere non mi sfugge di mano.
Mi sta guardando.
O meglio: guarda nella mia direzione.
Però poi il suo sguardo mi oltrepassa.
Non mi stava guardando.
Oh, beh...però posso costringerlo a farlo...

Ho passato buona parte del pomeriggio ad osservare il ragazzo dai capelli corvini, dimentico del mio odio iniziale per la costrizione di essere qui.
Altra buona parte del pomeriggio, l'ho trascorsa cercando di evitare mia madre e tutti i candidati con cui mi sfilava di fronte, tenendoli sottobraccio e lanciandomi occhiate ammalianti.
Tutti ragazzi dai vent'anni in su, belli e prestanti.
Tutti generi che lei vorrebbe avere!
Ah, è bello avere una mamma che accetta la mia omosessualità...
Ma lei si comporta in modo tale che vorrei essere etero!!!!
No, non cambierebbe poi molto!
Invece di prestanti giovanotti, sfilerebbe con silfidi ancheggianti!
Solo che ora mi si avvicina con passo da guerrigliera.
Beh, l'ultimo ragazzo che mi ha fatto volteggiare davanti, ovviamente con discrezione, era molto bello.
Ma non posso farci nulla, ormai le retine dei miei occhi mi rimandano un solo volto!
- Hanamichi! Quest'ultimo sembrava un samurai!
Sorrido, divertito.
- Ah sì? E dove teneva la spada?
- Si può sapere cos'aveva che non andava?
Mi stringo nelle spalle, poi mi viene un'idea assolutamente malsana.
Ma la metto in atto!
Perché, dico io?
Prendo mia madre per un gomito e la faccio voltare su se stessa.
E le indico l'angelo moro.
- Lo vedi quello? Ora capisci perché non ho occhi per nessun altro?
Mia madre non parla per un attimo e mi devo sporgere per vedere se è ancora viva.
Ha gli occhi a forma di cuore.
Cos'ho fatto!!!!!
Parte a razzo ed io non riesco a trattenerla.
Sta andando da lui!
No, non posso permettermi di partire in questo modo!
Che figura ci farei?
A ventidue anni, mando avanti la mamma per conoscere un ragazzo?
No, non voglio fare una figura del genere!
Mi volto e mi affretto a sparire tra la folla, ma so che è difficile.
Ecco perché odio la mia altezza!
Però riesco a voltare l'angolo della casa e rallento l'andatura.
Ma cosa mi è saltato in mente?
Eppure la conosco bene, quella donna!
Chissà come mi sta rovinando!
Ah, meglio dimenticare il bell'angelo!
C'è un boschetto ben curato, sul retro della casa.
È composto da alti alberi frondosi e cespugli bassi.
È attraversato da un intrigo di vialetti ghiaiosi, costeggiati da panchine bianche intarsiate.
Gruppetti di persone parlano tra loro di fronte ad alcune di queste panchine.
Io li supero ascoltando distrattamente i loro discorsi.
M'infilo le mani in tasca, ricordandomi improvvisamente del dolore ai piedi.
Ah, non ce la faccio più!
Abbandono uno dei vialetti e mi tolgo le scarpe salendo sull'erbetta sottile.
Credo che se mi beccasse qualcuno, farei una brutta fine.
Però mi piace la sensazione morbida che avverto sotto la pianta dei piedi.
E mi piace il profumo degli alberi.
Cammino per alcuni minuti, m'inoltro di più e le voci si allontanano.
Sto bene.
E sento la brezza fra i capelli.
Allento il nodo della cravatta, congratulandomi con me stesso per non averla ancora buttata.
Ma sento dei passi alle mie spalle e mi fermo per voltarmi.
E spalanco gli occhi.
Elegante e felino, il ragazzo dalla pelle alabastrina mi sta venendo incontro.
Cammina anche lui sull'erba, ma non si è tolto le scarpe.
Mi guarda fisso negli occhi, con espressione immutata.
Tiene ancora in mano un calice di vino bianco.
Si ferma a pochi passi da me e guarda le scarpe che tengo in mano.
Kami, mi sento morire.
Sarà stata mia madre a mandarmelo dietro?
Ringraziarla o strozzarla?
- Scarpe nuove?
Chiede solo ed io mi sento rabbrividire.
Ha una voce bassa, sensuale all'inverosimile!
E non importa se non ha cambiato espressione.
E non importa se mi guarda con indifferenza.
Mi sta parlando.
È qui, di fronte a me, per instaurare un discorso.
- Sì, non sono abituato a portarle.
Annuisce e beve un altro piccolo sorso.
Mi perdo a guardare le sue labbra socchiuse, il pomo d'Adamo che si muove sensuale lungo la sua gola.
Ma credo che lui fraintenda, perché mi porge il bicchiere.
Non so cosa fare.
Per adesso...accetto.
Prendo il calice e sfioro le sue dita.
Bevo un piccolo sorso, poi glielo porgo ringraziandolo.
Lui prende il calice, senza distogliere mai lo sguardo dal mio.
Con un gesto abile, fa ruotare il bicchiere ed appoggia le labbra dove poco prima c'erano le mie.
Sto andando a fuoco!
Lui...mi sta mandando un messaggio...
Vero?
Se non è una provocazione questa!
- Come ti chiami?
Mi riscuoto sentendo la sua voce.
- Hanamichi Sakuragi. - rispondo un po' incerto.
Lui allunga una mano ed io la stringo d'istinto.
Ma la sua presa si fa decisa e mi strattona verso di sé, sbilanciandomi.
Per poco non gli finisco addosso.
Ma sono a pochi centimetri dai suoi occhi blu.
- Kaede Rukawa. - mormora sulle mie labbra.
Il suo fiato sa di champagne.
La sua pelle sa di uomo.
Non connetto più.
Senza pensare alla conseguenza del mio gesto, lascio cadere a terra le scarpe e lo bacio.
Per un attimo c'è solo il contatto delle nostre labbra.
Poi la sua mano sul mio petto, che mi spinge indietro, senza fare troppa pressione.
E rinsavisco.
Ma cosa ho fatto?
Muovo un passo indietro, pieno di vergogna.
Sono un tipo piuttosto passionale, agisco secondo istinto.
Ma mai mi ero lasciato andare così.
Ed ora cosa succederà?
Alzo lo sguardo ed incontro il suo.
Sembra ancora impassibile come prima, mentre beve lo champagne.
Ma c'è qualcosa di diverso.
Una luce.
Malizia.
Stringo i pugni, senza mai abbassare lo sguardo.
Lui mi ha provocato!
Ma io non dovevo lasciarmi andare!
Faccio per scusarmi, ma lui si sposta di qualche passo ed appoggia il bicchiere ai piedi di un grosso acero.
Poi si raddrizza e mi guarda ed io non riesco ad interpretare quello che nascondono quegli zaffiri color dell'oceano.
Mi si avvicina, allunga le mani e prende le mie braccia, senza stringere.
Mi costringe ad indietreggiare e mi appoggio con la schiena ad un tronco nodoso.
Cosa vuole fare?
Sempre fissandomi negli occhi, comincia a sciogliermi la cravatta.
Non è possibile.
- Io...- provo a dire, ma lui si muove velocemente ed afferra il mio labbro inferiore con i denti.
Trattengo il respiro.
- Shh... - mormora lasciandomi e concentrandosi sulla cravatta ormai sciolta - Io lo voglio ed anche tu.
Dice solo questo.
Poi lascia cadere a terra la cravatta e si occupa dei bottoni della camicia.
Le sue labbra soffici cominciando a sfiorare il mio zigomo, accarezzandomi con fiato caldo.
Giungono al lobo dell'orecchio ed il mio respiro si fa pesante.
Infila le mani sotto la camicia aperta, accarezzando il mio torace con i palmi aperti.
Gemo silenzioso, sotto il suo tocco.
Ha ragione.
Lo voglio.
E conta solo questo.
Mi abbandono contro il tronco dietro di me e lascio che le mie mani decidano quello che vogliono fare.
S'infilano sotto la sua giacca e lui mi agevola il compito di sfilargliela.
Giocano con i bottoni della sua camicia, e lui sfila la mia.
Ora le sue labbra scendono verso il mio collo mentre con le dita leggere gioca con i miei muscoli dorsali.
La camicia bianca è aperta e si agita leggera lungo il suo corpo.
Con la lingua comincia a stuzzicare un mio capezzolo e questa volta gemo inarcandomi.
C'è un angolo della mia mente che prova a ribellarsi.
Che cerca di mettermi in allerta.
Sto per fare...sesso?
Insomma, quello che farò, con uno sconosciuto!
Non è una cosa normale!
Ma ora la sua lingua accarezza il mio ombelico.
S'infila, lenta, e si ritrae, umida.
E la piccola parte razionale del mio cervello, viene soffocata da un'ondata di piacere.
Mi slaccia i pantaloni e li fa scivolare lentamente lungo le gambe.
Il mio membro spinge per liberarsi dei boxer.
Alzo un piede per volta, per sfilarmi completamente i pantaloni.
I suoi denti cominciano a mordere il mio membro teso, attraverso la stoffa.
Le mie dita spariscono fra i suoi capelli serici, mentre getto indietro la testa trattenendo un gemito.
Le sue mani vagano per le mie gambe, sfiorano l'interno coscia salendo, toccando, ritraendosi.
Ed intanto continua a mordere senza mai farmi del male.
Poi si decide.
Mi sfila lentamente i boxer, alzando il viso verso di me.
Lo guardo, ansimando.
È appena arrossato, i suoi occhi brillano.
Non ha più quel viso apatico.
Allunga la lingua e sfiora la punta della mia virilità, incatenandomi con lo sguardo.
Sussulto, chiudendo gli occhi.
Allora comincia a leccare la base del mio membro.
La sua lingua scivola lenta, gioca con la punta umida.
Poi mi avvolge completamente.
Gemo forte, incapace di controllarmi.
Comincia un gioco di labbra, lingua e denti, che mi manda in estasi.
Mi muovo piano contro di lui, assecondando e chiedendo.
E lui mi accontenta.
- Asp... - cerco di dire, ma lui comprende e si ferma liberando il mio membro.
Sento una brezza leggera che accarezza quel punto prima bollente.
Poi avverto il suo petto che scivola contro la punta mentre si rialza e mi fronteggia.
Non so cosa abbia in mente, ma non m'importa.
Gli sfilo la camicia quasi di prepotenza, avventandomi sulle sue labbra.
Lui volta il viso ed incontro la sua guancia liscia.
Mordo e lecco, mentre i suoi pantaloni cadono a terra leggeri.
Infila le braccia sotto le mie e mi cinge la schiena premendomi contro il suo corpo.
Sento la sua virilità contro la mia e gemo.
Ma lui mi chiude la bocca con una mano, fissandomi con occhi brillanti.
Poi mi butta con la schiena a terra finendomi sopra.
Cerco di replicare, insomma, non è proprio un peso piuma.
Ma lui si porta un dito alle labbra e mi fa un cenno con la testa.
Mi azzittisco e mi faccio attento.
Sento delle voci.
Due...no, tre persone.
La risata di una ragazza.
Poi la voce di due ragazzi.
La stanno corteggiando entrambi e lei lo sa.
E fa la civetta.
Kami, ma cosa sto pensando?!?!
Sono nudo, con uno stupendo ragazzo sdraiato sopra di me, anch'esso quasi nudo...
E qualcuno sta passando a pochi metri da noi!
Dobbiamo rivestirci alla svelta!
Ma...
La sua lingua s'infila nel mio orecchio, lenta e sinuosa.
Struscia il corpo contro il mio.
Non ha intenzione di fermarsi, neanche ora che c'è gente!
È pazzo!
Ma anch'io lo sono...di lui e del suo corpo!
Così me ne infischio.
Siamo coperti da una delle siepi, per vederci devono sporgersi.
M'infila un dito in bocca e lo muove lentamente, entrando ed uscendo.
Ci guardiamo, ora più eccitati di prima.
I tre tizi sono ancora oltre la siepe, a pochi metri.
Mi mordicchia un capezzolo e devo mordermi il labbro inferiore per non gemere.
Però, poi mi penetra con il dito inumidito.
M'inarco spalancando la bocca, ma il mio gemito muore contro la sua mano.
E di nuovo la sua bocca avvolge il mio membro, mentre quel dito entra ed esce.
Come faccio a non gemere?
Sto impazzendo!
La ragazza nota qualcosa a terra.
- I soliti maleducati! Hanno lasciato a terra un bicchiere di champagne!
Il bicchiere di Kaede.
Stavolta anche lui si ferma ed abbandona il lavoro di suzione che eseguiva con tanta maestria.
Resta in ascolto, fissandomi.
Il suo sguardo è acceso.
Le sue labbra sono così invitanti...
Ma c'è qualcosa che non torna...
Sì, le labbra! Non l'ho ancora baciato!
Anzi, quando ci ho provato si è voltato!
Cosa significa?
Mi viene in mente un film che ho visto...
Un gusto amaro m'invade la bocca.
Una sensazione sgradevole mi coglie alla bocca dello stomaco.
È solo sesso.
Per questo non mi bacia.
Ma cosa potevo aspettarmi?
Ci siamo scambiati due parole!
Neppure io posso essere innamorato di lui, no?
Eppure...ho tanto la sensazione di essere vittima di un colpo di fulmine.
Lui si risolleva lungo il mio corpo e mi fissa con intensità.
Mi accorgo che le voci si stanno allontanando.
Non hanno preso il bicchiere.
- Cosa c'è? - mi chiede piano, con tono vagamente interessato.
Scuoto il capo.
- Niente.
- Bene.
Mi solleva le gambe e me le fa appoggiare sopra le sue spalle.
Si china su di me e di nuovo con la lingua s'impossessa del mio orecchio.
Lecca e morde, poi mi chiede se è la mia prima volta.
No, non lo è.
Con grande perizia, sfrega insieme i nostri sessi ed io decido di abbandonarmi.
Non sarà amore...
Ma almeno è sesso.
Non rivedrò più questo angelo.
Almeno ho avuto qualcosa di prezioso da lui.
M'inarco contro di lui, facendogli capire che sono pronto.
E finalmente mi penetra.
Piano, con gentilezza.
Non sembrava un tipo gentile.
Ma si preoccupa per me.
Con le labbra mi asciuga le lacrime di dolore che mi si sono formate agli angoli degli occhi.
Ed entra completamente dentro di me.
Lo sento chiaramente, quel corpo che dovrebbe essere estraneo ma che combacia alla perfezione con il mio.
Resta fermo, per farmi abituare e sono proprio io che comincio a muovermi.
Voglio il piacere.
Voglio cancellare questa sensazione che mi cresce dentro.
Angoscia, credo.
Comincia a spingersi dentro di me.
Con una mano s'impossessa del mio membro e la muove al ritmo dei nostri fianchi.
E finalmente ogni percezione sparisce.
Resta solo il piacere, totale.
Gemiamo, ansimiamo con una voce sola.
Mi morde il collo, aumentando il ritmo.
E finalmente esplodo.
Mi mordo con forza il labbro inferiore per non urlare.
E' un orgasmo fortissimo, mai provato prima.
Come se il corpo che me lo ha procurato, fosse nato per farlo.
Anche lui s'inarca, vedo che stringe gli occhi.
Gli sfugge un basso gemito, lungo e sensuale.
Sento il suo seme che m'inonda.
Poi si accascia su di me, ansimante.
Esce dal mio corpo e per un attimo resta immobile, mentre gli appoggio una mano sui capelli.
Quanto vorrei quel bacio.
Perché per me non si è trattato di sesso.
Si solleva, un po' meno ansimante, e mi fissa negli occhi.
I nostri respiri si confondono, sono una cosa unica.
Ci separano solo pochi centimetri.
Dovrebbe solo abbassarsi di poco.
Ma non è quello che vuole.
Si rialza, porgendomi la mano per aiutarmi.
Prende un fazzoletto dalla tasca dei suoi pantaloni, gettati a terra, e me lo porge per pulirmi il ventre.
Eseguo meccanicamente, senza guardarlo.
Ora che tutto è finito...vorrei che non fosse cominciato.
Perché mi sono innamorato a prima vista di un angelo.
Ed ho ottenuto solo il suo corpo.
Ma quello che desidero, è il suo cuore.
Senza falsi pudori o sofisticazioni, prende il fazzoletto e si ripulisce a sua volta, poi si veste con calma.
Mi decido e lo imito, ed in pochi minuti sono quasi perfetto.
Non rimetterò la cravatta, non so farmi il nodo.
Anche lui si è rivestito, non portava cravatta ed ha lasciato sbottonato il primo bottone.
Riprende il bicchiere di champagne e lo alza verso di me in segno di saluto.
- Ci vediamo, Sakuragi. - dice solo, poi si volta e lentamente torna verso la festa.
Stringo i pugni, sull'orlo del pianto.
Ma come ho potuto commettere un errore simile?
Fare l'amore...no, fare sesso con uno mai visto...
Ma, soprattutto, innamorarmi di lui!
Doveva restare un rapporto corporeo, punto e basta!
Com'è stato per lui!
Invece...invece ora sono qui che soffro!
Alzo il capo e mi sorprendo di vedere che è fermo a pochi passi da me.
Mi volta la schiena, una mano in tasca e l'altra che stringe il calice.
Poi si volta, lentamente, e torna verso di me senza guardarmi.
Toglie la mano dalla tasca e bagna il dito indice nello champagne.
Non capisco.
Si ferma proprio ridosso a me e con quello stesso dito traccia i contorni delle mie labbra.
Non mi muovo, non so cosa dovrei fare.
Mi guarda le labbra, non si muove.
E, senza pensarci, lecco lo champagne con cui mi ha bagnato.
- Fallo ancora. - mormora con voce roca, prima di bagnarsi di nuovo il dito ed inumidirmi le labbra.
Obbedisco, non riesco a fare altro.
Ma questa volta, quando la mia lingua sfiora le labbra, lui se ne impossessa con le sue.
La succhia gentilmente, poi la sfiora con la propria.
Ed io non capisco più nulla.
Questo tocco...mi sta mandando in estasi.
Allunga la lingua e questa volta si fa spazio fra le mie labbra.
Mi sta baciando!
Allora non è stato solo sesso!
Rispondo con gioia a questo bacio, cingendogli la schiena con le braccia, mentre lui mi tiene la nuca con una mano.
Le nostre lingue danzano, muovendosi all'unisono.
Come se lo facessero da sempre.
Ci separiamo solo quando rimaniamo senza fiato.
Ci fissiamo per alcuni secondi, poi lui si ritrae e mi saluta con un gesto della mano mentre torna in mezzo agli altri.

Siamo sul cancello di casa, pronti ad andarcene.
La sposa e sua madre ci stanno salutando.
Io non le conosco e sinceramente non sto ascoltando una parola di quello che dicono.
Non ho più incrociato Kaede Rukawa.
È sparito subito dopo quello che è successo.
Mia madre mi ha dato dell'imbecille per essermelo fatto scappare quando lei era andata ad attaccare bottone per me.
Dice che è meraviglioso, che sembra freddo ma che in realtà non lo è.
Lo so.
Ma non glielo dirò di certo.
Mi accorgo che la sposa mi sta tendendo la mano, vorrà presentarsi.
È il minimo!
Ho scroccato i suoi cibi europei senza neppure sapere il suo nome!
- Ah...sono Hanamichi Sakuragi. - dico per risvegliarmi dal mio stato catatonico.
Lei mi sorride, ha dei lucenti occhi blu.
- Davvero onorata, Hanamichi Sakuragi! - esclama chiaramente divertita - Io mi chiamo Kaoru Rukawa.
Per un attimo non comprendo.
Poi spalanco gli occhi.
- Ru...Rukawa? - chiedo stupidamente; lei annuisce e lancia uno sguardo alla madre.
Io guardo quest'ultima.
- Voi...conoscete Kaede?
- Sì, certo, è mio figlio.
Kaede Rukawa è il fratello della sposa.
Ergo...vive in questa casa da sogno ed è ricco sfondato.
Kami!
Mi sento male.
Sono...sono stato il suo gioco da bambino viziato?
No, non posso crederlo.
Mi ha baciato!
Non ascolto i saluti che si scambiano le donne, ho un tumulto nel petto.
Seguo mia madre meccanicamente, mentre costeggiamo il cancello che circonda la villa per andare alla macchina.
Non devo avere certi pregiudizi!
Solo perché è ricco, non devo farmi un'idea sbagliata di lui.
Non è detto che sia un ragazzo viziato che ha voluto giocare.
Ma mi sento male lo stesso!
Guardo verso la casa, mordendomi il labbro inferiore.
Di nuovo, mi domando perché l'ho fatto.
Possibile che l'istinto abbia sempre la meglio sulla ragione?
Vedo una figura in piedi su un balcone del secondo piano.
È un ragazzo.
Indossa camicia bianca e pantaloni neri.
Ha la pelle bianca, i capelli corvini scossi dal vento.
È Kaede Rukawa.
Lo guardo, incapace di distogliere lo sguardo.
Mi fermo e mia madre non se ne accorge.
Anche lui mi sta guardando.
È impassibile.
Come se non mi conoscesse.
Il giocattolo di un bambino viziato.
Stringo i pugni: vorrei urlargli in faccia che non può giocare con le persone.
Che ho dei sentimenti che vanno rispettati.
Anche se non sono un riccone come lui.
Ma non parlo.
Perché lui mi sorride ed alza una mano in segno di saluto.
E quel sorriso è così disarmante, che non riesco a muovermi.
Forse...mi sono sbagliato.
Forse non sono stato il suo gioco di un pomeriggio noioso.
Le sue labbra sillabano qualcosa.
"Ci vediamo"
Vuole rivedermi!
Ed anch'io lo voglio, stanne sicuro!
Alzo anch'io una mano per salutarlo.
Gli sorrido, mentre mi avvio per raggiungere mia madre.
Lui continua a fissarmi con quegli splendidi occhi cobalto.
Anche se non sorride più, scorgo qualcosa nella sua espressione.
Non è più indifferente ed apatico come prima di fare l'amore con me.
Beh, a questo punto posso dire che abbiamo fatto l'amore, no?
Non sono stato solo un giocattolo!
Arrivo all'angolo della villa, svoltandolo non potrò più vederlo.
Mi guardo alle spalle e lui è ancora là.
Allora non posso evitare di rivolgergli il mio sorriso più felice.
Vedo che allarga gli occhi.
Poi mi sorride di nuovo ed una sensazione strana mi chiude lo stomaco.
Non so...ho come l'impressione di essere un privilegiato.
Di aver avuto qualcosa che gli altri non avranno mai.
Di nuovo alzo la mano e svolto l'angolo.
Ora non posso più vederlo.
Ma sono certo che lui sia ancora là.
E sono anche certo che ci rivedremo.
Incredibile.
Un colpo di fulmine.
Anche per lui è stato lo stesso?

Chissà...

(OWARI)



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