DEDICHE: questa fic la dedico ad un angelo, una fanciulla dolcissima che mi appoggia sostiene e sprona. Commenta puntualmente quel che scrivo, mi accontenta sempre e non dimentica mai di sorridermi. Questa ficcina è per Parsifal.

Ma la dedico anche ad un diavolo, una ragazza scapestrata che si diverte a prendermi in giro e a farmi impazzire. Però poi è sempre la prima a darmi consigli e idee, e si unisce ai miei piani folli senza chiedere niente, semplicemente perché si fida di me. Questa ficcina dunque è anche per Chikara.

Leggete le note alla fine della fic per una sorpresa.

DISCLAIMERS: i personaggi sono di Takehiko Inoue, l’idea viene da uno dei capitoli autoconclusivi di un manga che adoro. Non vi dico quale perché altrimenti rovino la sorpresa…nelle note in fondo lo metto, comunque, tanto per essere completi.

NOTE 01: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati...tutto come sempre insomma!

NOTE 02: come sempre è tutto buttato a caso, non cercate riferimenti né temporali né di luogo né di nessun altro tipo!!!

NOTE 03: visto che oggi mi sento buona...lieto fine per tutti!!!! FORSE…

 


Vorrei solo che...

di Marty


**********FLASHBACK************

 

“…cosa?” chiese Hanamichi, credendo di aver capito male.

Di fronte a lui, infatti, c’era uno Yohei piuttosto pallido, che si torceva nervosamente le mani.

“Hai capito, Hana. Vorrei che uscissi con mia cugina.”

“Ma…ma…Yohei…tua cugina…è…”

 

******************************************

 

“…MORTA?!” per la prima volta nella sua vita, Kaede Rukawa era davvero sorpreso.

“Già” confermò asciutto il rossino.

“Senti, do’hao, siete due cretini, ma credo vi sfugga un punto…”

Hanamichi scosse la testa.

“No, kitsune.

Vedi, lo zio di Yohei è un monaco scintoista e sua figlia è sempre stata cagionevole di salute.

L’anno scorso poi, improvvisamente, durante le vacanze di Natale, è uscita di casa in pigiama e vestaglia non si sa per quale motivo e l’ha sorpresa una tormenta di neve.

Si è presa una broncopolmonite cronica e non è mai guarita.”

Chinò il capo triste.

“Era così dolce, Kaede…sorrideva sempre, e io e Yohei adoravamo tenerle compagnia. Mi manca tanto.”

“Va…va bene, Hana…ma continuo a non capire…”

“Bhe, ecco, si da il caso che ora lei sia…”

 

**********FLASHBACK**********

 

“….un FANTASMA?!”

“Proprio così, Hana” rispose Mito, calmo e ponderato.

“Rimettendo in ordine la sua stanza, ieri pomeriggio, abbiamo trovato un’asse removibile nel pavimento. E sotto c’era…” gli tese un quaderno consunto.

“E’ il suo diario” spiegò all’amico che se lo rigirava tra le mani “ma credo che dovresti leggerlo insieme a Rukawa”.

 

*************************************

 

“…eccolo qua” disse Hanamichi passando il quaderno al suo compagno.

“Tipico di lei, tenere un diario” aggiunse stringendosi nelle spalle.

Accarezzò con lo sguardo la copertina rigida color lilla pallido.

Shimizu*.

Rukawa lo aprì a caso, mentre Hana si appoggiava sulla sua spalla per leggere con lui.

 

Caro diario,

anche oggi l’ho visto.

È venuto con mio cugino Yohei a tenermi compagnia.

Com’è bello, Hanamichi!

Ha i capelli rossi come il fuoco e la pelle dorata, sorride sempre e ha gli occhi che sembrano un mare di cioccolata fusa.

E poi ha le mani grandi e forti, ma che diventano così dolci quando mi accarezzano la guancia.

Credo proprio di essermene innamorata.

Ma sicuramente avrà già una ragazza.

Che stupida sono…legata a un letto, sempre debole e malaticcia, non ho proprio niente da offrirgli.

Credo sia meglio cercare di evitare che se ne accorga.

 

Caro diario,

non è fidanzato!

Oggi l’ho chiesto a Yohei, e anzi sembrava molto meravigliato del fatto che lo domandassi.

“Ma Yo, è così bello!” ho obiettato.

“Com’è possibile che nessuna cerchi di averlo per sé?”

Temo di essere arrossita nel dire questo, e forse ha capito. Spero solo che non gli dica niente…sto preparandogli una sorpresa.

 

Caro diario,

mancano due settimane a Natale e ancora non ho finito il suo regalo.

Purtroppo ho avuto una ricaduta, e quindi non ho potuto lavorare nell’ultimo mese.

Ho paura che non lo finirò in tempo.

 

Kaede saltò all’ultima pagina.

 

Caro diario, è la notte dell’ultimo dell’anno.

Non ho visto Hanamichi dall’ultima volta che ti ho scritto.

E ogni volta che facevo il suo nome in presenza di Yohei, gli si incupiva lo sguardo e cambiava discorso.

Ho lavorato per quanto possibile, sono molto debole. Sembra proprio che non riesca a guarire da questa stupida infiammazione polmonare.

Comunque l’ho finito!

Ma poco fa ero scesa in cucina a prendere dell’acqua e ho sentito la sua voce.

Così mi sono avvicinata.

Stava discutendo con Yohei.

“Yohei, mi dispiace! Cerca di capire…”

“Cosa c’è da capire? Hai trovato qualcuno con cui rimpiazzarmi!”

“Non dire così! Non ha niente a che vedere con te! Non te ne ho parlato solo perché…ecco…avevo paura…”

“…che ti giudicassi? Ma bene! Dopo sedici anni di amicizia pensi che basti così poco per farmi cambiare opinione su di te? Mi deludi!”

“Ti prego, Yo…cerca di perdonarmi, va bene?”

“Fuori da questa casa.”

“Ma…”

“Fuori!”

Ed Hana è corso via.

Gli ho visto gli occhi, erano lucidi e pieni di dolore.

Non potevo lasciarlo andare via così, Yo gli vuole bene io ne sono sicura!

Così sono venuta a dirti tutto. Ora infilo la mia vestaglia e vado a cercarlo.

Conosco tutti i posti in cui va quando vuole stare solo.

Li vaglierò tutti.

Sta cominciando a nevicare, quindi è meglio che mi sbrighi.

 

E qui finiva il diario.

Kaede sentì la sua spalla tremare.

Di lì a poco una goccia bagnò la pagina del quaderno che gli riposava inerte sulle ginocchia.

Ricordava perfettamente quella notte.

Hanamichi era arrivato a casa sua fradicio dalla testa ai piedi per la neve e con il volto rigato di lacrime e aveva dovuto dare fondo a tutte le sue riserve di dolcezza e tenerezza per rassicurarlo. Si era calmato solo all’alba. Ma allora…

“Hana…lei era uscita per…”

“…per cercare me. Già. E non mi ha trovato da nessuna parte, perché ero qui. Con te.”

Hanamichi si alzò e si diresse con passo malfermo fino al telefono. Compose il numero con dita incerte.

“…Yo?

Va bene.”

 

**************************************************

 

“Allora, ricordate” ripeté il monaco per l’ennesima volta “nessun accenno al fatto che non è più in vita.

Se non riusciamo a farle vivere tutto quello che le è rimasto dentro, e a darle quindi la pace, non potrà lasciare questo mondo.”

“Ho capito, zio!” lo interruppe Mito, impaziente.

Rukawa si sventagliò per un momento con il cappello a visiera.

Quell’estate si stava rivelando molto più calda del previsto.

“Mi raccomando, allora.” Concluse l’uomo, allontanandosi.

Poi però ci pensò un momento e tornò verso di loro. Appoggiò una mano sulla spalla di Hanamichi e con voce dolce disse “Non è stata colpa tua, Hanamichi. Non lo credo io e nemmeno Yohei.”

Il rossino gli rivolse un sorriso triste.

“Cercherò di crederlo anch’io, allora” rispose.

“…Hanamichi?”

Il cuore del ragazzo mancò un battito.

Quella voce…

Si voltò lentamente.

Davanti a lui c’era Shimizu.

La sua Shimizu.

Era proprio come la ricordava: i lunghi capelli neri legati in due trecce a incorniciarle il viso pallido e gli occhi dal taglio a mandorla, così simili a due onici. Il sorriso dolce che le tirava appena le labbra sottili, il corpo esile che sembrava minacciare di spezzarsi al primo soffio di vento.

Ed ora era di nuovo con lui.

“Ehi, scricciolo” la salutò cercando di nascondere il nodo di commozione che gli serrava la gola.

Lei gli tese le braccia e lui l’afferrò, sollevandola in alto prima di stringerla a sé con tutta la forza che aveva.

D’improvviso allentò la stretta, preoccupato di farle male, ma lei gli cinse il collo con le braccia, sussurrandogli all’orecchio “Guarda che non sono così fragile…”

Rukawa sentì una morsa di gelosia attanagliargli lo stomaco.

Diede le spalle ai due.

Sapeva che era colpa anche sua se ora quella ragazzina non era più in vita, capiva che dovesse mancargli, però…lui era il suo ragazzo, maledizione! Come poteva essere così tenero con qualcuno che non era lui?

“Kitsune!

Rukawa!”

La voce di Hanamichi lo richiamò.

“Posso presentarti la cugina di Yohei?”

“Piacere, sono Fujiwara Shimizu” disse lei tendendogli una manina gracile.

Kami sama, non dimostrava affatto quindici anni.

Lui la strinse con precauzione.

“Kaede Rukawa” rispose laconico come suo solito.

“Oh, lo so” rise lei.

“Non c’è a Kanagawa qualcuno che non ti conosca!”

Stette un momento a pensare, poi aggiunse “Sai che spesso mi hanno detto che ti assomiglio? E in effetti a guardarti da vicino un po’ è vero…”

Rukawa sussultò.

Nani?!

“Anche Hana me lo diceva sempre…” rincarò lei, come parlando a se stessa, per poi tornare a rivolgere la sua attenzione al rossino, che stava parlando con Yohei poco distante.

Il moretto sedette sulla scalinata del tempio e si passò una mano sulla fronte.

La guardò con attenzione.

Era vero.

Se fossero andati a passeggiare insieme probabilmente li avrebbero scambiati per fratelli.

E se…

Scosse con forza la testa.

Hanamichi non aveva mai detto che gli piaceva.

Poi ricordò.

*Credo sia meglio cercare di evitare che se ne accorga.*

Lei non gli aveva mai dimostrato interesse, quindi forse lui aveva creduto che fosse l’ennesimo innamoramento non corrisposto ed aveva cercato di rimpiazzarlo.

Non voleva crederci, non era possibile.

Oh, che ora lui l’amasse era fuori da ogni discussione, ma perché all’inizio si fosse dichiarato a lui non lo sapeva.

Beh, comunque il passato era passato, ed era inutile rivangarlo adesso.

Si alzò e tornò verso i tre che ridevano.

“Io vado a casa” annunciò.

“Perché?” chiese Hana visibilmente preoccupato.

“Sono stanco” rispose lui, mentendo spudoratamente.

Ma come avrebbe potuto dire ‘non sopporto di vedere come la guardi’?!

Una mano si posò timidamente sulla sua manica, trattenendolo.

“Vieni anche tu” gli chiese Shimizu guardandolo fisso con i suoi grandi occhi scuri.

“Sarei tremendamente in imbarazzo se restassi sola con lui” aggiunse poi sottovoce arrossendo.

Anche Mito decise di accompagnarli, quindi Rukawa fu costretto ad aggregarsi, anche se di malavoglia.

Mentre la ragazza parlava gesticolando allegramente, Kaede tirò fuori il suo diario (che aveva foderato perché non lo riconoscesse) e si mise a sfogliarlo in cerca di qualche indizio.

 

Caro diario, oggi ho sentito che apriranno un luna park qui vicino.

La notizia mi ha reso davvero felice, perché io non ho mai potuto andarci, ma se guarisco e mi metto in forze mio cugino mi ci porterà senz’altro. E magari verrà anche Hana, con noi…

 

“Allora dove andiamo?” chiese Shimizu tutta eccitata.

“Al luna park” rispose con tono piatto il moro, mentre gli altri due lo guardavano sorpresi.

Kaede sollevò il braccio col diario, sperando che capissero, e li precedette.

“Ah, Hana, ho una cosa per te!” disse la ragazza rovistando in un sacchetto che aveva con sé.

“Ecco!” fece orgogliosamente mostrandogli una lunghissima sciarpa di lana rossa realizzata chiaramente a mano.

“Ho pensato che quando vai in motorino con Yohei potresti prendere freddo…e poi il colore si intona con i tuoi capelli…” spiegò arrossendo violentemente.

Hanamichi sbarrò gli occhi, pensando che fosse impazzita, ma Yohei gli sussurrò in un orecchio “E’ morta il primo di Gennaio, quindi per lei è ancora inverno!”

Così, il rossino prese la sciarpa gratificandola con un bellissimo sorriso e la indossò.

Quando raggiunsero il luna park stava già sudando copiosamente.

Il volpino si mise da parte per l’intera giornata, insieme a Mito, mentre la moretta, felice come non era mai stata, faceva su e giù con Hanamichi sulle montagne russe, che erano la meta preferita di entrambi.

Shimizu voleva  provare un’emozione forte, dato che nelle sue condizione non ne aveva mai avute molte, e per Hanamichi era l’unico modo di avere un po’ di refrigerio.

Nonostante cercasse di concentrarsi solo sulla ragazza, però, il rossino continuava a cercare Kaede con lo sguardo.

Si rendeva conto che stava compiendo un sacrificio immenso, per lui.

Era ormai pomeriggio inoltrato, e la ragazza si era seduta su una panchina a dare da mangiare agli uccellini.

Hanamichi si avvicinò agli altri due.

“Come sta andando?” domandò Yohei.

“Tutto a posto” replicò l’amico. “Sembra felice”.

“Questo significa che quando il sole sarà tramontato la perderemo di nuovo, e stavolta per sempre…” disse il moro con voce triste.

Hanamichi lo guardò comprensivo per qualche secondo, poi guardò il volpino che sembrava molto preso dalle sue letture.

“Hai trovato qualcos’altro che devo sapere?”

“No…l’ultimo suo desiderio è che l’abbracci sotto la neve…”

“Ma questo è impossibile!” esclamò il rosso, affranto.

“Beh, a qualcosa penserò” decise.

“Ehi, scricciolo, vieni! Stanno per iniziare i fuochi d’artificio!”la chiamò.

“Senti Hana, dovrei parlarti…possiamo andare da qualche parte io e te da soli?”chiese la ragazza timidamente.

Hanamichi si voltò verso Kaede e Mito.

Il suo ragazzo si alzò e disse “Io vado a farmi un giro, a dopo” e se ne andò.

Il cuore di Hana tremò a quella vista. Aveva il brutto presentimento che non sarebbe più tornato.

“Aspetta un momento!” gridò Shimizu, rincorrendolo.

Rukawa, di proposito, non si fermò, fino a quando non sentì che la ragazza aveva il fiato corto.

Sì voltò e inarcò un sopracciglio, aspettando che dicesse qualcosa.

“Ho finalmente capito chi era che vedeva quando guardava me.” Gli spiegò ansante.

“Negli ultimi mesi, spesso si fermava a fissarmi, quando pensava che fossi distratta,

o mi accarezzava i capelli ma la sua mente ne sognava altri…è facile capire una persona innamorata se lo sei anche tu.”

“Non farlo soffrire” aggiunse poi.

“Non ne ho nessuna intenzione” ribatté il moro bruscamente.

Lei sorrise soddisfatta.

“Ora vado a parlargli!” lo salutò agitando una mano mentre si allontanava.

Rukawa la guardò avvicinarsi a lui.

Ma la sua gelosia si era sciolta come neve al sole, sostituita da una punta di dispiacere.

“Andiamo su quella collina” propose Hanamichi, una volta che la ragazza fu tornata, indicando una piccola altura con un albero davanti al laghetto dei pesci rossi.

“A…aspettate un momento!” li fermò Yohei.

Shimizu lo guardò sorpresa.

Suo cugino le si avvicinò e le accarezzò la guancia, poi la strinse forte a sé.

“Ti voglio bene” le disse, col volto affondato nei suoi capelli.

Lei rise ricambiando l’abbraccio.

“Anch’io te ne voglio…ma ora lasciami andare, ok?”

Lui si staccò da lei e la guardò con tutta la dolcezza possibile.

“Mi mancherai” sussurrò infine.

“Guarda che stiamo via solo cinque minuti!” lo interruppe nervosamente Hanamichi, rendendosi conto che il suo migliore amico avrebbe potuto mandare all’aria tutti i loro sforzi se avesse parlato troppo.

“Già! Forse sono un po’ iperprotettivo, eh?” cercò di scherzarci su Mito, mentre Hana prendeva la mano di Shimizu e si avviava verso la collina.

Appoggiò la schiena all’albero e guardò la superficie del lago, appena increspata da una leggere brezza.

“Grazie per oggi, Hana”

“Non devi ringraziarmi, è stato un piacere stare con te!”

“No, Hana. GRAZIE.”

Ed Hanamichi capì che lei SAPEVA.

“Io…io volevo stare con te ancora un po’” confessò lei mentre le lacrime iniziavano a scorrerle lungo le guance pallide “per questo non ho detto niente…”

“Va tutto bene piccola, non importa” mormorò Hanamichi cingendole le spalle con un braccio.

“Non litigare con Rukawa per questo, eh?”

Il rossino sobbalzò.

“Che…che vuoi dire?” chiese fingendo (malissimo) indifferenza.

“Quando stamani l’ho visto, mi è stato tutto chiaro, anche le parole che ho sentito quella sera tra te e Yohei.

Ma come ti cercai allora perché mi piangeva il cuore a sapervi separati, non permetto che tu ripeta lo stesso errore con lui…”

Hanamichi stava per dire qualcosa, ma lei gli pose un dito sulle labbra e con la testa indicò il lago.

“Stanno iniziando i fuochi” gli fece notare, voltandosi nell’abbraccio e appoggiando la schiena contro l’ampio petto di lui.

Il cielo si incendiava di mille colori, e gli occhi di Shimizu brillavano come stelle.

“Avviciniamoci un po’!” propose lei, facendo due passi di corsa verso la riva.

Hanamichi la seguì, sorridendo condiscendente, quando partì l’ultimo fuoco.

Unico.

Imponente.

Bianco.

Quando ricadde a pioggia sul lago…

“…sembra che stia nevicando…” constatò sbalordito il rossino.

La ragazza lo guardò, ferma un istante, poi gli si gettò tra le braccia.

“Ti voglio bene…” mormorò.

E poi scomparve lentamente, fino a lasciargli tra le mani solo del pulviscolo dorato che saliva verso l’alto.

Hanamichi sedette sul prato.

Non sapeva da quanto era lì, e non si rese conto che Kaede lo aveva raggiunto e gli si era seduto vicino.

Se ne accorse solo quando sentì la sua voce.

“Ora puoi toglierti la sciarpa, do’hao.”

Il rossino avvicinò una mano al collo.

Era vero, la aveva ancora addosso.

Ripensò alle dita pallide si Shimizu.

“No, la tengo ancora un po’…”rispose.

E allora altre dita pallide si avvicinarono al suo viso, svolsero la sciarpa e ne afferrarono un capo.

Kaede si appoggiò contro di lui e si avvolse anch’egli nella sciarpa.

Hanamichi deglutì rumorosamente.

E ricordò il momento in cui Yohei gli aveva telefonato, il primo di gennaio, per dirgli della morte di sua cugina.

Era stata lei a riavvicinarli, in quel momento di dolore tremendo.

*Non permetto che tu ripeta lo stesso errore con lui.*

Ed ecco che ora riavvicinava anche lui ed il suo volpino.

“Grazie…” disse in un soffio, guardando una stella che sembrava più brillante delle altre.

“Nh?”

“No, niente, Kae.

Andiamo a casa?”

 

OWARI

 

Allora, ultime note (vi prego, non ditemi nulla riguardo al finale. È orribile, ma io non le so concludere, le storie, uffa!!!)

L’episodio a cui faccio riferimento è di Lamù, molte di voi l’avranno riconosciuto.

Il nome della protagonista, Shimizu Fujiwara, non è altro che la traduzione in giapponese dei nomi Parsifal (Shimizu) e Chikara (Fujiwara).

Ho usato il name generator che si trova su internet.

Mi sembrava carino.

* -> Shimizu vuol dire ‘campo di lavanda’, che è il colore del diario della cuginetta di Yohei.

Per chi volesse saperlo, Fujiwara vuol dire acqua limpida e chiara.

 

Spero vi sia piaciuta tesore.

Un bacio grande grande dalla vostra

Marty_presidentA