Hellooo!! Qui è sempre Yuna...^__- spero che anche se si tratta di Berserk questa fanfic vi piaccia lostesso!!! In caso sapete dove trovarmi per riempirmi di insulti...e se non lo sapete, ecco qua fresco fresco il mio nuovo indirizzo e-mail: sweet_yuna@hotmail.com Un bacio a tutti, Yuna ^*^Volare di notte di Yuna
Ora
possedeva il suo braccio. La sua spada. La sua anima. La sua vita era
nelle sue mani, al suo servizio, era lui il giudice che avrebbe potuto
decidere della sua vita. O della sua morte. “A
cosa pensi?” “Oh...
niente. Alla prima volta che ci siamo incontrati.” Lasciò che il suo
sguardo languido percorresse il muscoloso torace. Quel desiderio non si
era ancora spento. Era ancora vivo come un fuoco dentro la sua mente,
dentro al suo cuore. “Ricordi, Gatsu?” “Ricordo
che mi hai sconfitto solo perchè ero già stato ferito dai tuoi amici.
Ecco cosa.” “Sì?”
Sorrise amabilmente sotto l’esplicita provocazione del mercenario. Ognuno
di loro conosceva alla perfezione la verità. Non era necessario dire
certe cose. Gridò di sorpresa sentendo una
mano afferrarlo per il braccio e trascinarlo giù dalla torretta su
cui era rimasto seduto a ricordare, sbattè violentemente il fondo schiena
sul duro pavimento di pietra trovandosi faccia a faccia con gli stivali di
Gatsu. Lo sentì ridacchiare sopra la sua testa. “Non
ti permetto di fare il sarcastico con me Falco Bianco. So metterti in
gabbia come e quando voglio.” Si
rialzò spolverandosi con calma gli abiti, si era aspettato una reazione
del genere. Non riuscì a non ridacchiare a sua volta vedendo
l’ostentata espressione trionfante sul giovane viso di Gatsu. “Prima
dovresti imparare una cosa.” Sussurrò lanciando un altro sguardo
malizioso che fu accolto da un mezzo sorriso. “Sarebbe?” Gli
assestò una poderosa gomitata giusto allo stomaco, Gatsu cadde in
ginocchio boccheggiando e tossendo... riuscì soltanto a lanciargli un
occhiataccia che avrebbe significato sicura vendetta. Gli piaceva quel
gioco. Riusciva a spuntarla ogni volta. “Mai
abbassare la guardia o sarai colpito.” “Aa...
agh... trad... i... tore...” “Vado
a fare il bagno...è meglio se ti alzi o ti impolvererari tutto. Ciao.”
L’avrebbe
sorpreso mentre faceva il suo stupido bagno nel fiume. Non si sarebbe più
azzardato a fargli uno scherzo del genere. Spostò silenziosamente le
fronde verdi degli alberi inginocchiandosi dietro ad un cespuglio, prima
di tutto doveva individuarlo. Riuscì
subito a distinguere la snella figura di Grifis che nuotava lentamente
nell’acqua fredda, lasciando dietro mille cerchi che si allargavano
sulla superficie quasi immobile. In quel tratto di fiume la corrente era
minima e l’acqua molto profonda. I capelli di un biondo chiarissimo
risaltavano nettamente contro il nero dell’acqua... sembrava quasi il
riflesso della luna, ma non c’era nessuna luna quella notte. Solo Grifis
e il suo sensuale nuotare.... una sirena solitaria e silenziosa. “...
ma guarda che mi salta in testa...” borbottò a denti stretti girandosi
prima che Grifis si alzasse in piedi nella parte più bassa per riposarsi
un po’. Quell’uomo lo turbava profondamente. Aveva il potere di fargli
fare ciò che voleva e questo non era affatto facile da sopportare. Ed
ora... quegli strani sguardi, quei doppi sensi alla fine di ogni frase. Il
nuovo capriccio di Grifis era forse quello di cambiare la sua vita
sessuale? Se era così avrebbe incontrato la sua prima sconfitta. Si
spostò silenziosamente più lontano per potersi togliere gli abiti senza
farsi sentire, tenne solo i pantaloni... altrimenti Grifis se ne sarebbe
approfittato per trovare qualche cosa da prendere in giro. Non che fosse
da prendere in giro, naturalmente. Fece attenzione a non fare il benchè minimo rumore mentre si immergeva silenzioso nell’acqua fredda...sì, decisamente meglio tenerli i pantaloni. Troppo freddo. Intanto Grifis aveva ricominciato a nuotare, pigre rilassate bracciate a dorso... nuotò veloce sotto la superficie dell’acqua raggiungendolo da sotto, proprio all’altezza delle deliziose e perfette natiche del suo capitano. Con uno scatto poderoso di gambe si diede spinta verso la superficie emergendo con un ruggito terribile e afferrando per la vita Grifis che cominciò subito a lottare selvaggiamente gridando come un ossesso. Non
avrebbe mollato la presa per niente al mondo. Ridendo divertito dal panico
del suo amico lo trascinò impietosamente sott’acqua, tenendosi sempre
dietro alle sue spalle in modo da non farsi riconoscere... Grifis sgambettò
vivacemente annaspando per riemergere. Ghignò affondando una mano nella
fluente chioma bionda che era diventata come una nuvola intorno alla testa
di Grifis, tenendo ancora un momento la testa sotto, godendosi i valorosi
sforzi dell’altro per liberarsi. Poteva
andare. Di certo aveva imparato la lezione e non avrebbe più fatto tanto
il saccentino. Si preparò alle parolacce e agli insulti furiosi... ma con
sua enorme sorpresa il corpo pallido di Grifis riemerse lentamente,
galleggiando mentre la corrente iniziava a portarselo via... Merda!! Aveva
esagerato! Aveva affogato Grifis!! Ora
era lui quello che si muoveva in pieno panico per raggiungere l’amico
svenuto, riuscì a recuperarlo facilmente, afferrandolo per un braccio e
tirandolo verso di lui. “Merda! Merda merda... Grifis ehi!! Stai bene!!! Grifis...” inutile sbraitare in quel modo. Sollevò facilmente fra le braccia il suo corpo snello cominciando a correre a grandi falcate verso la riva. Lo
posò delicatamente cercando di capire se era solo svenuto, o morto... o
cos’altro... appoggiando un orecchio sul magro torace sentì il cuore
battere, era ancora vivo! Non vedeva però il petto alzarsi ed abbassarsi.
Non respirava più! La tentazione di iniziare a gridare per richiamare
tutti quanti era forte, ma aveva il sospetto che qualche idiota, solo
vedendo lo stato di Grifis l’avrebbe fatto a pezzi ancor prima di capire
che cos’era successo. Si
sarebbe arrangiato, sapeva come fare. Chiuse con due dita il delicato naso
e sollevando il capo del suo amico all’indietro posò con foga le labbra
su quelle ormai azzurrine per il freddo e per la mancanza di ossigeno.
Soffiò forte aria nei suoi polmoni, pregando di riuscire ad avere una
qualche reazione. Niente. Tirò un altro profondo respiro e si apprestò a
ripetere l’operazione... improvvisamente si ritrovò le braccia di
Grifis strette intorno al collo. E la sua lingua dentro la bocca, che si
muoveva sinuosamente a carezzare la sua. Rimase scioccato e immobile, quel
contatto era qualcosa di straordinariamente intenso, qualcosa che non
aveva mai provato prima di allora. Ma era Grifis
a baciarlo. Il suo amico. Un UOMO!! Si
staccò quasi ansimando da Grifis. Sul suo viso era dipinto un enorme
sorriso, mentre si sollevava sui gomiti per poterlo guardare meglio. Una
fanciullesca risata lo fece precipitare immediatamente nella rabbia più
nera e profonda. “Grifis!
Pezzo d’idiota! Sei... sei...” “Ti
è piaciuto Gatsu? Dimmi la verità...” sempre ridendo Grifis aveva
allargato le lunghe gambe come per mostrargli meglio quello che ormai
l’avrebbe perseguitato per tutte le notti a venire. Era troppo
arrabbiato per distrarsi davanti a quel non indifferente spettacolo... “Sei
morto!! Se ti prendo ti gonfio di calci quelle chiappe secche che ti
ritrovi! BAKA!” Si
era gettato su di lui imprigionando sopra la testa con una mano i polsi di
Grifis che non aveva affatto accennato a smettere di ridergli
sgraziatamente in faccia Ora gliel’avrebbe fatta passare la voglia di
ridere! L’aveva voltato bloccandolo a terra con un ginocchio sulla
schiena sussultante, poi aveva servito a piena mano uno schioccante
schiaffo sulla natica pallida che si era arrossata all’istante. Grifis
aveva smesso subito di ridere gridando di dolore. “Sei pazzo? Mi hai
fatto male sul serio! Lasciami andare Gatsu!” “Credevo
fossi morto... hai esagerato.” replicò con voce incolore. “Senti
chi parla! A momenti affogavo davv... AAh!” l’aveva interrotto con un
altra sonora sculacciata che aveva aumentato drasticamente il rossore.
Sorrise soddisfatto. “Oooh Gatsu... scusa scusami!! Hai ragione ho
esagerato io... mi lasci adesso? “Dimentichi
per favore.” “Per
favore.” Aveva aggiunto senza esitare, con tono sottomesso. Sembrava un
bambino che chiedeva scusa per un guaio alla sua mamma... divertente.
Bastavano un paio di sculaccioni per piegare l’ammasso d’orgoglio che
era il capo della squadra dei Falchi. Sogghignò guardando il viso
preoccupato di Grifis girato indietro verso di lui. “Per
favore potente capitano Gatsu.” “Lasciami
stare Gatsu!” Sbam!
Un altra sculacciata, un altro sottile grido di dolore e un basso
lamentoso borbottio. “Non ho sentito bene...” “Per
favore potente capitano Gatsu.” “Molto
bene.” Lo
lasciò, sebbene a malincuore. Se lo avesse umiliato troppo, non avrebbe
più continuato a vivere serenamente per i prossimi cento anni a venire.
Grifis si era rialzato tremante massaggiandosi vigorosamente la parte
indolenzita. Gli rivolse un occhiataccia mentre si chinava a raccogliere
gli abiti e se li infilava in tutta fretta. Fece lo stesso. Grifis
camminò davanti a lui, tutto rigido e offeso, senza rivolgergli una sola
minima parola. Questa volta aveva davvero avuto la meglio. “Gatsu...” “Che
vuoi?” “Mi
hai fatto male, lo sai?” Si
era voltato verso di lui. Grifis teneva chinata verso il basso il viso, in
modo ostinato. La sconfitta bruciava ancora. Sublime vendetta. Gli faceva
ancora male lo stomaco per quella gomitata, era giusto che anche Grifis si
portasse a presso un ricordino come il suo. “Te
lo sei meritato.” Rispose noncurante passandogli a fianco con tutta
l’intenzione di proseguire dritto e lasciarlo a sbollire da solo. “Se
ti baciassi ancora? Che cosa faresti... allora.... capitano Gatsu?” la
voce sensuale e provocante di Grifis lo fece bloccare all’istante sui
suoi passi. Si
girò verso di lui di scatto, giusto in tempo per trovarsi sparato in
faccia un dolorosissimo gomito. Sempre quel maledetto gomito. Subito il
naso gli esplose di un dolore sordo mentre una fontana di sangue gli si
sprigionava sul davanti della maglia. “Aaagh!
Dio... mi hai... rotto il naso!” “Oh
Gatsu! Quante volte te lo devo ripetere? Non devi mai farti cogliere di
sorpresa. Se no prima o poi succedono queste cose... bè, pazienza. Sono
stanchissimo, vado a dormire... facciamo tregua fino a domani ok? Non mi
va più di giocare. Buonanotte capitano.” Grifis
gli spedì un bacio con una mano, lo salutò ridendo e se ne andò via
raggiante come un bambino. Un bambino maledetto. Oh! Grifis... prima o poi
gli avrebbe dimostrato chi comandava, Prima o poi. Si ripulì con un po’
di foglie alla meglio. Sperò intensamente che nessuno, all’accampamento
se ne accorgesse.
Si
svegliò di pessimo umore, anche se il naso ormai era completamente
guarito. La sera prima era passato da Judo che gli aveva prestato,
ridacchiando alla sua molto improbabile spiegazione, la sua miracolosa
polverina medicinale. Già,
il naso era proprio a posto. Nessuna traccia di gomitate o altro. Uscì stirandosi abbondantemente dalla sua tenda. Una bella giornata di sole, tutti i suoi compagni spaparanzati un po’ ovunque, aria tiepida, una bella atmosfera... tranne per il fatto che Caska stava procedendo verso di lui a passo marziale, la schiena incurvata minacciosamente, i denti scoperti e una grinta che lo fece quasi girare sui tacchi per darsela a gambe. In quel caso nessuno lo avrebbe chiamato vigliacco perchè fuggiva da una donna. Lo avrebbero chiamato solo molto furbo. Perchè solo chi era furbo e spariva velocemente poteva sottrarsi alla leggendria furia omicida di Caska. “Non
muoverti Gatsu!!” aveva ringhiato la ragazza. Sembrava ancora più
arrabbiata del solito. Tra loro non era mai scorso buon sangue ma di certo
non aveva mai provato ad ammazzarlo. Magari però ci aveva pensato... “Che
ho fatto?! Mi sono alzato adesso....” Caska l’aveva afferrato per il
davanti del maglione costringendolo a chinarsi alla sua altezza,
piantandogli in faccia due occhi lampeggianti e più neri della morte. “TU.
Hai osato... baciare Grifis. TUUU!!” Era
subito scoppiato a ridere, liberandosi delle mani della ragazza. Aveva
ammiccato. “Ti sbagli. La verità è che è stato Grifis a baciare ME!
Capito?” gli aveva sorriso. Caska in tutta risposta aveva lanciato un
terribile grido di guerra e gli era saltata addosso sguainando la spada
con uno sguardo distruttivo piuttosto convincente. Grazie
a Dio l’intervento di Pipin e Kolcas l’aveva salvato da una morte
orribile. Ci era voluto un po’ per districargliela di dosso ma alla fine
ce l’avevano fatta. Quella donna conosceva insulti che nemmeno lui aveva
mai sentito. Faceva paura. “Cos’è
tutto questo baccano?... Caska, Gatsu, state ancora litigando?” Grifis
era spuntato da chissà dove, uno sguardo innocente e curioso sul viso
sorridente. L’avrebbe
volentieri preso per il collo, l’avrebbe strozzato come una gallina.
Altrochè Falco. Di sicuro però non l’avrebbe fatto davanti a quella
furia. Non ne sarebbe uscito vivo lui.
“Ma che diavolo sei andato a raccontare in giro?” chiese secco, rialzandosi a fatica e allontanandosi un po’ dalla ragazza che subito tentò di tirargli un calcio fra le gambe. Riuscì ad evitarlo per un pelo. “E tu piantala!!! Ti ho detto che non centro, va bene?” Grifis era scoppiato a ridere, quasi piegandosi in due. Poi la sua espressione era cambiata... quei suoi cambiamenti d’umore così radicali lo spiazzavano ogni volta. “Ho
solo detto che mi sei saltato addosso mentre facevo il bagno nel fiume.”
Grifis gli si era avvicinato e gli aveva posato una guancia sul petto
muscoloso. Poi si era strusciato come un gattino, guardandolo dal basso
con quei suoi occhi azzurri tanto espressivi... in quel momento erano
colmi di puro e proprio divertimento. Tutti
e tre i loro amici si erano immobilizzati spalancando la bocca e sgranando
gli occhi. Grifis aveva notato quella sublime reazione e aveva rincarato
la dose. Non si sarebbe fermato fino a portare tutti quanti alla crisi di
nervi. “Mi
sei saltato addosso e mi hai trascinato fuori dall’acqua... e poi hai
cominciato a baciarmi, mentre toccavi tutto il mio corpo, dappertutto...
perchè ti piaceva la mia pelle nuda e bagnata alla luce della luna... non
è vero? E’ questo quello che mi hai sussurrato mentre mi sbattevi come
una bambolina... lo sai... faccio ancora fatica a sedermi... mi fa
male...” Gli aveva leccato lentamente il collo mentre il suo mento
tremava. Non riusciva a dire una sola parola. Ma gli era schizzato davvero
il cervello! Ma che cosa stava cercando di fare? Lo voleva morto? “Gri...
Grifis...” Caska si era rovesciata all’indietro, gambe all’aria con
un tonfo sordo. Pipin era tornato impassibile come sempre mentre Kolcas
era rimasto allibito a fissare Grifis che continuava a leccarlo e a
mordicchiarlo, le braccia serrate intorno al suo collo. “Ma...
ma... cosa stai dicendo.” Aveva mormorato. Gli si era sgombrata la
testa, nessun pensiero sensato, nessun segno vitale dal suo cervello. “Sei
così grosso Gatsu...” Grifis gli aveva stretto una mano fra le gambe,
in una teatrale palpata che aveva fatto quasi svenire anche Kolcas. “Bè?
Cosa c’è di strano? Non sapevi che a Gatsu piacciono i ragazzi
carini?” “Adesso
lo so...” “Non
sai proprio niente! Grifis smettila o ti faccio davvero male!”
finalmente era riuscito a gridare. Grifis aveva ricominciato a ridere,
tenendosi la pancia e allontanandosi di corsa da lui. “Dai
Gatsu! Fammi male ti preee-eego!” “Baaaastaaaa!!” Aveva
raccolto da terra un ciottolo delle dimensioni di un uovo e l’aveva
lanciato rabbiosamente a Grifis colpendolo giusto ad uno stinco.... ma
quel demente aveva continuato a correre via saltellando su un piede solo e
continuando a ghignarsela come un matto. Gli aveva rovinato la
reputazione. Maledetto Grifis!! Si piantò a gambe larghe e pugni alzanti
gettando indietro la testa in un grido furibondo. Che era cessato poco
dopo, colpito sulla fronte da una sassata.
Quel
gioco doveva finire subito. Gli andava bene scherzare, ma non in quel
modo. Grifis poteva fare tutto ciò che voleva, ma non giocare con i
sentimenti degli altri. Caska probabilmente ci era rimasta malissimo.
Senza probabilmente. E lui si sentiva sempre più confuso da quel suo
comportamento ambiguo. Non riusciva più a capire se Grifis scherzava o
no. Forse
una chiacchierata seria fra loro avrebbe funzionato. Bastava mettere tutte
le cose in chiaro, una volta per tutte. La
luce nella tenda di Grifis era ancora accesa. Era il momento propizio per
mettersi d’impegno e fare una vera chiacchierata fra uomini. Lo avrebbe
ascoltato per forza e se avesse tentato uno dei suoi soliti scherzetti
l’avrebbe legato. “Grifis
posso entrare?” “Sì...
vieni Gatsu.” Si bloccò dopo due passi. Grifis era steso a letto, coperto fino alla vita, sotto inequivocabilmente nudo, poteva intuirlo dalla forma disegnata dalle sottili coperte. Il fatto non sembrava metterlo in imbarazzo più di tanto. Sinceramente mai niente aveva messo solo per un attimo Grifis in imbarazzo. “Volevo
parlarti... seriamente.” “Bè...
vedo. E’ morto qualcuno? Caska ti ha sfidato a duello domattina
all’alba?” il suo solito sorriso spensierato fiorì come un bel fiore
sul suo viso. “No.
Non è questo... anche se c’entra pure lei.” “Ah.
Va bene, sentiamo queste cosa tanto seria che hai da dirmi.” “In
realtà è una domanda.” Si sedette al suo fianco cercando di tenersi il
più staccato possibile alla strana sensazione che gli dava sentire il
corpo caldo... nudo di Grifis tanto vicino a lui. “Perchè ultimamente
ti comporti in questo modo con me?” “Non capisco, capitano Gatsu. Di che modo stai parlando?” Senza staccare gli occhi da lui si stese, incrociando le braccia dietro la nuca, il movimento fece scivolare la coperta più in basso, poteva scorgere la fluida incurvatura del suo fianco, la piccola cicatrice appena sotto all’ombelico che si era procurando nell’ultima grande battaglia. Distolse lo sguardo concentrandosi sulla luce del fuoco. “Lo
sai meglio di me. Lo stai facendo anche in questo momento.” Ribadì con
voce seccata, aggrottando le sopracciglia. “Continuo
a non capire il problema.” “Sei
ambiguo. Ecco il problema. Perchè fingi di essere... quello che non sei?
La cosa ti diverte? Perchè in tal caso ti avverto che ti stai divertendo
da solo. Stai facendo soffrire tutti quanti con questo tuo capriccio.” Ci
fu un silenzio assoluto, mentre gli occhi di ghiaccio del suo amico lo
fissavano inespressivi. Ci fu un lieve fruscio e si ritrovò steso, Grifis
a cavalcioni sopra di lui, il viso alterato dalla rabbia. “Ti
è mai passato per il cervello che forse non è affatto un capriccio?
Vieni da me... con questo tono, senza sapere niente!! Credevo che
l’avessi capito. Evidentemente non sei tanto furbo.” I capelli biondi
erano scesi a coprire il viso indignato di Grifis... ma non in tempo a
nascondere la lacrima che era scesa sulla guancia. “Vuoi
dire...che...” “Ah!
Bravo ci sei arrivato. Avanti dillo. Ti fa tanto schifo pronunciare quella
parola?” “No.
Non è così.” “Non
essere ipocrita Gatsu! Non azzardarti! Non con me...” L’aveva
spinto dolcemente di lato e aveva raccolto la coperta avvolgendogliela
attorno. La situazione ora si era chiarita, ma lui si sentiva ancora più
confuso. In realtà non ci aveva mai davvero pensato a quella possibilità.
Si sentiva spiazzato, perso. “Scusa.
Hai ragione sono un idiota. Io... non ci avevo mai pensato che tu facessi
sul serio. E’ meglio se me ne vado.” Si
alzò in piedi, il petto serrato in un sordo dolore. Era stato cieco,
insensibile. Sentì la mano di Grifis stringersi intorno al suo polpaccio,
senza guardarlo aveva scosso la testa. “Non andare via. Rimani con
me.” “Non...
sei arrabbiato con me?” Grifis si era alzato pure lui, senza tentare di coprirsi in nessun modo. Semplicemente l’aveva abbracciato. “Sono innamorato di te Gatsu... voglio che rimani. Tutta la notte. Voglio fare l’amore con te.” Per
un momento pensò che sarebbe svenuto, o che avrebbe cominciato ad urlare.
Possibile che quello fosse tutta quanto un lungo accurato scherzo? Se
stava mentendo, se tutto quello che aveva detto fino ad ora era una recita
ben costruita non l’avrebbe mai perdonato. C’era
solo un modo per scoprirlo. Gli posò le mani sulle spalle allontanandolo
da lui in modo da poterlo guardare dritto negli occhi. “Va bene.
Facciamolo.” Fu quello che gli disse prima di iniziare a spogliarsi a
sua volta. Grifis
gli rivolse uno sguardo sgomento, sgranando un po’ gli occhi.
Sicuramente quella reazione non se l’era aspettata. Per una volta era
riuscito a mettere in difficoltà il Falco Bianco. Era risuscito a
chiuderlo nella sua gabbia. “Gatsu...
no. Non qui... non è il luogo, non è il momento. Sarebbe sbagliato per
tutti e due adesso...” Grifis si era tirato addosso la coperta, in un
movimento impacciato che tradiva tutta la sua confusione... e la sua
sincerità. “E
quale sarebbe, allora? Domani partiamo, andiamo in battaglia Grifis. Io
posso morire. Tu... puoi morire. Potrebbe essere l’ultima opportunità.
Non c’è niente da perdere.” si chinò su di lui, che non aveva ancora
alzato lo sguardo, passando una mano fra i lunghi chiari capelli. Chiuse
gli occhi inspirando profondamente il delicato profumo. “Sbagli.
Qui c’è molto da perdere.” Grifis bloccò la mano che gli accarezzava
tanto amorevolmente i capelli, guardandolo negli occhi. “Non voglio che
sia solo una notte. Io ti voglio sempre... tutte le notti che verranno...
noi non moriremo mai Gatsu.” Sorrise
di fronte a quelle parole, lui era convinto di quello che diceva. Sarebbe
stato inutile spiegargli che i rischi a cui correvano incontro ogni volta,
in ogni battaglia erano reali quanto le cicatrici che solcavano la loro
pelle. “Dimentichi
che tu possiedi già tutto di me...” si liberò dalla presa di Grifis,
accarezzando una guancia questa volta, accarezzando quel viso liscio che
sembrava non invecchiare mai, il viso di una bambola. Sapeva già di aver
vinto, quando lo sentì sospirare. “O quasi... tutto. Ti do la
possibilità di prendere anche il mio cuore, se vuoi.” “Non
ti rispondo, perchè sai già qual’è la mia risposta.” Non
servivano altre parole, avevano parlato già anche abbastanza. Mentre lo
baciava su quelle labbra delicate e tutto il suo corpo si riempiva di una
passione sempre più acuta e bruciante, l’ultima cosa a cui riuscì a
pensare prima che il desiderio prendesse il posto di qualsiasi altra cosa
fu: “Chi è... che ha vinto adesso?”. Poteva
sentire il suo cuore battere veloce contro il suo petto. Grifis si stese,
i capelli d’oro sparsi sulla scura coperta come una corona, gli occhi
azzurri socchiusi, le labbra che mormoravano appena il suo nome in un
silenzioso invito. Mentre
ricominciava a baciarlo, lasciò scivolare una mano sul suo petto,
l’inebriante battito che sembrava non dover smettere mai di accelerare
contro la punta delle sue dita, che piano iniziavano a cercare i piccoli
capezzoli scuri. Grifis
mordicchiò in modo stuzzicante il lobo dell’orecchio, stringendo con le
mani le sue natiche sode, costringendolo a spostare tutto il suo peso
sopra di lui. Sorrise. Come al solito voleva condurre lui il gioco...non
questa volta. Non gliel’avrebbe permesso. Si spostò in basso fra le sue
gambe, aprendole con forza senza smettere di sorridere, ignorando lo
sguardo di disapprovazione al cambiamento improvviso. “Sta
fermo... lascia fare un po’ a me.” “Da
quando sei tanto pratico in queste cose, capitano Gatsu?” “Non
ho voglia di parlarne adesso.” Non
permise nessuna replica. Baciò delicatamente la calda punta del suo
sesso, prima di circondarlo completamente con la cavità umida della sua
bocca. Grifis rabbrividì intensamente mentre le labbra si aprivano in
lungo deliziato gemito. Passò la lingua intorno all’asta fremente,
accompagnando il lento movimento della sua bocca con una mano. Era troppo
eccitante il modo in cui Grifis si teneva premute le mani sulle labbra per
non gridare...le guance che arrossivano intensamente mentre veniva dentro
la sua bocca, tutto il corpo teso all’apice del piacere. “Gatsu...
ti prego...” Gli
chiuse subito la bocca con un altro estenuante bacio, massaggiando in modo
rilassante il suo ventre piatto, combattuto fra il desiderio di farlo
“soffrire” un po’ e il suo stesso bisogno che si stava facendo
sempre più urgente, chiedendo di essere soddisfatto. Lasciò
scivolare fra le sue lunghe gambe una mano, mentre il petto che si alzava
ancora affannosamente, iniziò a massaggiare delicatamente lo stretto
anello cercando di ignorare il più possibile l’ invitante movimento dei
suoi lombi. Voleva che tutto fosse il più bello possibile, non voleva
rovinare quel momento con la fretta... Continuò
per un po’ quel massaggio stuzzicante finchè non lo sentì un po’ più
rilassato. Inserì appena la punta del dito, lentamente, senza staccare
gli occhi dal viso di Grifis per essere sicuro che quello che stava
facendo era giusto...prima che riuscisse ad accorgersi di qualsiasi cosa
però Grifis lo fermò, gli occhi brillanti. “Dimentichi
qualcosa capitano.” Il suo Falco cominciò a succhiare accuratamente le
sue dita, ricoprendole abbondantemente di saliva. Gli guidò la mano
ancora giù, allargando di più le gambe per permettergli di agire più
liberamente. Era la prima volta che lo vedeva tanto esposto verso un altra
persona. Lasciò scivolare dentro di lui tutto il dito questa volta,
accarezzando tutto l’interno di quell’avvolgente passaggio. Sul viso
di Grifis passò un lampo di dolore, ma fu solo per un attimo, la punta
del suo dito trovò quel punto “magico”... potè intuirlo
dall’espressione rapita che aveva preso il posto al dolore. Aggiunse un
secondo dito... ormai era pronto per lui, a ricevere il suo amore. “Sei
pronto?” “Sì.
Fallo Gatsu.” Si
portò le sue gambe sulle spalle, strappandogli un altro gemito di
deliziata anticipazione. Non avrebbe saputo resistere un momento di più.
Posò morbidamente la punta del suo pulsante sesso sulla fessura
rilassata, premendo con sempre più decisa insistenza. Lo sentì contrarsi
appena mentre iniziava ad invaderlo gentilmente, guidando con la mano la
sua erezione in modo da rendere meno dolorosa la penetrazione. “Oh...
Gatsu... di più... per favore...” le tempie gli pulsarono violentemente
al suono di quella voce tanto implorante, colma di desiderio. Con una
spinta decisa entrò completamente dentro di lui, abbandonandosi al fiume
di emozioni con guidava ogni suo movimento, il ritmo sempre più
incalzante accompagnato da quelle grida piene di passione. Strinse con
forza i fianchi del Falco alzandolo da terra nell’impeto
dell’orgasmo... quasi non si accorse del caldo fluido di Grifis che si
spargeva sul suo ventre, mentre venivano insieme.
Tutto
l’esercito si stava preparando alla partenza, i cavalli già sellati e
carichi di armi e bagagli, le tende mezze smontate...lasciò posare
teneramente lo sguardo nel luogo dove quella notte aveva fatto l’amore
con lui. Sentiva ancora vivo il suo odore sulla pelle, poteva ancora
percepire la stretta possente delle sue braccia intorno a lui...
l’avevano fatto ancora, più e più volte fino a che non erano caduti
addormentati, stremati. “Ti
sei incantato Grifis?” Judo stava arrivando con il suo cavallo. “Grazie...
siamo già tutti pronti?” “Sì...
tutti pronti... ma... tu stai bene? Sei strano questa mattina.” “Sto
benissimo!” sorrise allegramente, non stava così bene da parecchio
tempo. Con un balzo aggraziato balzò in sella al suo cavallo... per poco
non ricadde rovinosamente a terra per l’intenso dolore che gli si scatenò
su per la spina dorsale. “AAAAHIAA!” Strillò tenendosi a malapena
su... strinse forte i denti cercando di trattenere le lacrime. Certo che
Gatsu si era dato un gran daffare! Maledizione... non sarebbe stato per
niente facile rimanere seduto tutto quel tempo! Anzi... sarebbe stata una
vera tortura! “Uhm...
qualche problema Grifis?” “Oh... no no-no! Solo... solo... niente.” borbottò arrossendo. Judo scoppiò inaspettatamente a ridere, poi scosse la testa, frugò dentro la sua tasca e gli porse un piccolo sacchettino di pelle. “Credo
che ti servirà. Meglio che raggiunga gli altri... ah... sai una cosa??
Non ho mai visto Gatsu tanto stanco... speriamo che si riprenda.” Detto
questo gli strizzò un occhio e si avviò verso gli altri compagni. Ah...
che stupido. Judo aveva la tenda vicino alla sua... probabilmente aveva
sentito qualcosa. “...
oh... accidenti.” sospirò intensamente e tentò di trovare una
posizione un po’ più comoda. Gatsu
era appollaiato sopra al suo cavallo, la faccia sbattutta e due occhiaie
violacee sotto agli occhi. Gli si accostò, quasi sfiorandogli la gamba
con la propria. “Ciao
capitano.” “Ciao
Falco... anche se stamattina mi sembri di più una quaglia. Come mai?
Dormito poco?” “Ti
sei visto allo specchio?” lo rimbeccò prontamente. Gatsu sorrise,
alzando le spalle. La
prima volta che si erano incontrati aveva desiderato la sua dirompente
potenza, la sua determinazione, la sua spada, il suo braccio... mai aveva
immaginato che quel semplice soldato sarebbe diventato tanto
indispensabile nelle sua vita. Non poteva più essere il suo giudice...
quella vita ora era ancora più importante del suo sogno, di tutte quante
le sue ambizioni. Ora aveva anche il suo cuore e la sua anima. Ora
al suo fianco c’era qualcuno che l’avrebbe portato lontano da quei
campi di battaglia, dalle lame rosse del sangue dei nemici... o degli
amici, lontano dai rimorsi e da ogni colpa. Gatsu era le sue ali. Ali che
l’avrebbero fatto volare sempre più in alto, nella notte.
Fiuuu!!! Finita! ^O^ Allora vi è piaciuta??? Eh eh eh... visto che sono anche capace di scrivere storie un pochetto più movimentate??? La mia dolcissima consigliera Quissy mi ha detto che la storia le è piaciuta... e dato che mi fido ciecamente di lei, eccola qua! Grazie a tutti voi che avete avuto la pazienza e la voglia (e anche il coraggio) di leggere... e mi raccomando: se avete qualche manga, anime o qualsiasi altra cosa su cui volete scriva una fanfic yaoi... scrivetemi e sarà fatta!!! (sempre che ne abbia sentito parlare ^^’’’) ^*^ Ancora bacioni!!!!!! Yuna.
|