Autrice al lavoro sulla settima parte: ultimamente mi arrivano strani messaggi di morte sul telefonino. Che siano i ragazzi? Mah! Non hanno proprio il senso dell’humour. Comunque, se voglio tornare a casa, mi conviene scrivere qualcosa di decente. Le loro aure negative arrivano pure qui… mi sa che questa volta si sono arrabbiati sul serio…. Beh allora si riparte:

 

 


Voglio tornare a sorridere

parte VII

di Soffio d'argento


 

Quando il giorno dopo Hiro e Hana si svegliarono, la consapevolezza di ciò che avevano fatto li colpì con malcelata forza. Nonostante la notte trascorsa quasi totalmente in bianco, a rimuginare su ciò che era accaduto (e che in realtà poteva accadere), si erano alzati decisi ad assumersi le proprie responsabilità. Il senso di confusione, però, non si era placato.

Scesero quasi contemporaneamente in cucina. Il cugino di Hiroaki, l’americano Mark, non si era ancora alzato. Mentre Hiro preparava la colazione in silenzio, Hana faceva di tutto purché i loro sguardi non s’incontrassero. Dopo mezz’ora circa di latitanza dalla cucina, un Hiro visibilmente spazientito si era diretto in salotto. Hanamichi era in giardino e stava giocando con i due gattini del vicino, che erano fuggiti al controllo del padrone. Appena lo aveva visto la sua rabbia era sbollita. Hana era riverso sull’erba con addosso i mici, rideva festoso mentre i gattini gli leccavano il volto. Aveva un’espressione serafica.

<< Ti piacciono i gatti? >>

Hana non si era scomposto alla sua presenza, si era messo seduto solamente, e aveva continuato a giocare.

<< E’ stato Kaede a farmeli amare. Lui li adora. >>

Il sorriso sulla bocca di Hiroaki si era fatto più amaro, ma non aveva smesso di sorridere. Si era avvicinato silenzioso e, senza che il rosso se n’accorgesse, si era sistemato alle sue spalle abbracciandolo. Hana si era fatto travolgere da quella sensazione di calore e aveva appoggiato la sua schiena al torace dell’altro ragazzo.

<< Dobbiamo parlare Hana… >> la sua voce era bassa e dolce << Forse ti vergogni di quello che c’è stato ieri sera? Ti vergogni di me? >>

Lui si era voltato nel suo abbraccio e gli aveva accarezzato il volto.

<< Non mi vergogno né mi pento di ciò che è stato. Solo che… stanotte non ho chiuso occhio. Ho pensato a te, a noi… a loro, ma non sono arrivato a nessuna soluzione. >>

<< Anche io Hanamichi. >>

Un gattino aveva lasciato le gambe del rossino e si era gettato su Hiroaki, che lo aveva preso con una mano, mentre con l’altra teneva ancora stretto Hana. Gli aveva dato un leggero bacio sui capelli ancora arruffati e Hanamichi aveva socchiuso gli occhi.

<< Oggi lo dirò ad Akira. E’ giusto che lo sappia. Non so bene cosa gli dirò, anche perché non capisco neppure io i miei sentimenti. So solo che lo amo ancora, ma che provo qualcosa di profondo anche per te. >>

<< Secondo te come la prenderanno? >>

Hiro aveva sorriso pensando a come, entrambi, avevano avuto la medesima idea.

<< Non lo so. Certo il fatto che abitiamo insieme, non faciliterà le cose. >> lo aveva sentito irrigidirsi, di certo ci aveva pensato pure lui << Io, però, non voglio assolutamente che tu te ne vada. Ho bisogno di te, della tua compagnia. >>

Hanamichi aveva sussurrato un flebile “sì” ed erano rimasti stretti assieme.

Nascosto nell’ombra, un ragazzo dai capelli biondi aveva la scena, perplesso. Era sceso in cucina, nello stesso istante in cui il cugino si era avvicinato alla porta a vetri del salotto. L’aveva seguito di soppiatto e si era nascosto dietro la tenda. Aveva sentito ogni loro parola e non c’era voluto molto per capire cosa fosse accaduto. Temeva di essersi deciso troppo tardi e si era proposto di aspettare un altro po’.

Aveva deciso di andare a fare una passeggiata, per schiarirsi un po’ le idee. Prima di uscire aveva lasciato un biglietto sul tavolino, mentre i ragazzi si stavano cambiando per andare agli allenamenti.

Dirlo a Kaede e Akira era stato più semplice del previsto. Non si era verificata nessuna reazione violenta e questo aveva sorpreso Hiroaki, che temeva una sfuriata da parte di Akira. Invece lui si era limitato a girare nervosamente il pallone fra le sue mani, cosa che aveva infastidito non poco Hiro che, dal canto suo, credeva che al suo ex koi non importasse poi molto di lui. Akira aveva ascoltato tutto il discorso imbarazzato di Hiro, era rimasto impassibile, persino quando lui gli aveva raccontato dei baci che si erano scambiati. Dopotutto sapeva che sarebbe accaduto e n’era preparato. Il suo onnipresente sorriso era scomparso, quando aveva visto il suo koibito (perché per lui non era cambiato nulla) entrare in palestra, quel pomeriggio, con un’espressione colpevole sul viso. Quel che era accaduto non si poteva cambiare, ma non avrebbe lasciato a nessuno il suo ragazzo. Neppure a Sakuragi!

<< Non dici nulla? Cazzo Akira! Di’ qualcosa! >>

Hiroaki continuava ad andare avanti e indietro per la stanza. Gli spogliatoi erano deserti, i loro compagni se n’erano andati via alla svelta, quando avevano capito che aria tirava in direzione di Koshino.

<< Che dovrei dirti Hiro? Hai fatto più di quello che non mi hai ancora perdonato? >>

A sentire quelle parole Hiroaki era impallidito ed aveva abbassato lo sguardo.

<< Hai ragione… e se non vorrai più saperne di me, non potrò di certo biasimarti. >>

<< Cosa provi Hiro-kun? Ami Sakuragi? >>

<< Io… >> e si era accasciato sulla panca accanto a lui. Gli aveva preso una mano e se l’era portata sul viso. Il contatto con lui era inebriante. << Non lo so Aki-kun. So solo che voglio bene ad entrambi. Forse amo lui… o forse è solo un’infatuazione. Magari è te che amo… Questo stato di confusione mi dilania e io non so che fare. Aiutami tu Akira! >> e detto ciò si era gettato fra le sue braccia in lacrime.

Akira lo aveva stretto forte, quasi temesse di perderlo. Hiro singhiozzava e lui temeva di sapere di averlo già perdonato. Lui aveva baciato Sakuragi e non un semplice bacio, ma molti e profondi. Probabilmente, se non fossero stati pienamente controllati, sarebbero finiti a letto insieme, però… Non riusciva a non perdonare tutti e due.

Quel bacio con Kaede era stato voluto. Si erano incontrati quel giorno con la consapevolezza e la voglia di “provare nuove emozioni”. Quel giorno avrebbero tradito i rispettivi compagni con consapevolezza. Erano pienamente coscienti di quello che sarebbe accaduto. Invece per Hanamichi e Hiro-kun era stato diverso. Avevano frenato quell’attrazione, nata a poco a poco, finché avevano potuto. Non c’era stata malizia né intenti vendicativi e, d'altronde, erano troppo puri perché potessero ideare una vendetta così. Era capitato e ambedue si sentivano in colpa. Hiro era in confusione? Sarebbe stato lui a diradare la nebbia. Hiro e Hana avrebbero presto capito che appartenevano solo a lui e Kaede, a nessun altro.

<< Hiro basta. Non piangere più. >> aveva detto con voce insolitamente dolce.

Hiro si era staccato da lui malvolentieri, ma sempre senza guardarlo in volto. A quel punto Akira gli aveva sorriso, regalandogli il più bello dei sorrisi mai visto. Gli aveva preso il volto fra le mani e lo aveva guardato negli occhi.

<< Mi odi Akira? >>

<< Odiarti? E come potrei? Ti amo troppo. Non ho intenzione di lasciarti a nessuno. Tu sei tutta la mia vita e senza di te mi manca il respiro. >>

<< Akira… ti amo anch’io… ti chiedo solo un po’ di tempo. >>

<< Tutto il tempo che vuoi, Hiro-kun…. Tutto il tempo che vuoi… >> e poi lo baciò. Un bacio dolce e lungo. Eterno. Rimasero abbracciati per un periodo indeterminato, poi Hiro si staccò e sorridendo andò a fare la doccia. Akira lo seguì felice e si posizionò nella doccia a fianco. Dopo molto tempo poteva di nuovo stare vicino al suo ragazzo e n’avrebbe approfittato. Certo probabilmente rischiava di essere chiamato hentai…

<< Sei un hentai Akira! >>.

… come immaginava! Eppure nel tono delle sue parole c’era una sorta di tacito divertimento.

“Mi farò la doccia ! Ora che gli sono vicino, non voglio lasciarmi sfuggire nulla del suo piccolo corpo. Mi manca! Se penso a tutte le volte che abbiamo provato a farci la doccia insieme, dico provato perché alla fine lui si arrabbiava e mi buttava fuori dal bagno. In effetti, non è poi così facile farsi la doccia, con il proprio ragazzo che continua a fare tutto tranne che lasciarti in pace. Il fatto è che Hiro per me è semplicemente delizioso! Se non fosse perché temo di rovinare tutto, entrerei nella sua doccia, per spalmare la sua candida pelle di schiuma. Non posso farlo però. Se fossimo ancora assieme, me ne fregherei del posto in cui siamo, lo abbraccerei e lo bacerei. Ma non posso rovinare tutto! Già è così difficile accettare quello che c’è stato con Sakuragi. Hanamichi… mi ero dimenticato di lui. Dopo il bacio che ho scambiato con Hiro, mi sono dimenticato di tutto. Maledizione! Ad ogni modo… è strano pensare come quello che c’è stato fra loro due ieri sera, abbia contribuito ad avvicinarci di nuovo. Ma non ci sono certezze nel nostro legame. Devo assolutamente riportare Hiro da me, non posso aspettare più. Se Hiro mi lasciasse per stare con Sakuragi, io ne morirei. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di lui. Ora che uno spiraglio si è aperto in questa coltre di nebbia, non ho intenzione di farmi sfuggire l’occasione. “Carpe diem” dicevano gli antichi. Non posso aspettare che quella confusione svanisca per lasciare posto all’amore! Non lascerò il mio koi a nessuno.” pensava e i suoi pensieri dovevano essere affluiti al suo viso, perché Hiro gli aveva preso il volto fra le mani e gli aveva sorriso. Solamente un sorriso. Akira si sentiva la persona più felice del mondo. 

Al liceo Shohoku gli allenamenti erano da poco terminati. I ragazzi stanchi si erano riversati negli spogliatoi. Ayako sistemava gli ultimi appunti e, ogni tanto, lanciava uno sguardo preoccupato alle due punte di diamante della squadra. Da un po’ di tempo a quella parte, si erano accorti tutti che qualcosa non andava. Avevano chiesto a Hanamichi, ma lui era rimasto sul vago. L’unico che sembrava sapere qualcosa, oltre ai diretti interessati, era Yohei, ma lui era più muto di un pesce. Anche Rukawa non parlava più, non che di solito fosse un chiacchierone, ma, da quando stava con Hanamichi, era cambiato un po’. Adesso, per lo meno, quando t’incontrava salutava e poi, ogni tanto, restava pure a parlare con qualche compagno di squadra.

Ultimamente era peggiorato, non c’erano dubbi. Restava ad allenarsi fino a tardi e lui e Hana non si rivolgevano neppure la parola. Durante gli allenamenti, Hana cercava persino di non guardarlo in viso, mentre Kaede lo guardava di nascosto, quasi timoroso che potesse scoprirlo. Probabilmente Kaede n’aveva fatta un’altra delle sue.

Il suo carattere scostante non era una novità per nessuno e, quando Hanamichi aveva detto alla squadra che si era messo con Rukawa, i più furono scettici. Conoscevano l’indole di Kaede e quanto potesse essere indisponente alle volte. Nessuno voleva che il carattere di Hanamichi si spegnesse stando con lui. Il più amareggiato era stato Hisashi, che era diventato uno dei migliori amici del rossino. Aveva cercato in ogni modo, di far ritornare sui suoi passi Hanamichi, perché non voleva che soffrisse. Era poi stato Kiminobu, suo compagno, a convincerlo ad accettare la scelta del rosso. C’era voluto del tempo, ma poi il sorriso di Hanamichi e i cambiamenti di Rukawa avevano sorpreso e convinto anche i più scettici.

Quel che fosse accaduto adesso nessuno lo sapeva. Hisashi aveva cercato di parlare più volte sia con l’uno che con l’altro, senza risultato. Hana era diventato sfuggente, arrivava giusto in tempo per le lezioni e scappava alla fine degli allenamenti, senza neppure farsi una doccia. Kaede, invece, gli aveva risposto seraficamente di farsi gli affari suoi, cosa che aveva contribuito a montare una rabbia incontrollabile addosso a Hisashi. Proprio quando stava per gettarlo a terra e prenderlo a pugni, era arrivato Kimi-chan e li aveva divisi.

<< Sbaglio o è la prima volta, in tutti questi giorni, che quei due stanno nella stessa stanza insieme? Che ne pensi Aya? >>

<< Kiminobu? >> si era voltata spaventata. Era così presa dai suoi pensieri, che non aveva sentito il senpai avvicinarsi. Lui gli aveva sorriso dolcemente.

<< Già e questo mi preoccupa non poco. >> aveva risposto Ayako.

<< Non dovresti… magari quei due… >> ma non riuscì a terminare la frase, che la voce alterata di Hisashi li raggiunse.

<< Quell’idiota di Rukawa! Lo avevo detto a Hanamichi di stargli lontano! Non avrebbe mai dovuto mettersi con quell’idiota! >> aveva detto abbracciando da dietro il senpai.

<< Non dire così Hisa-kun. Tu non puoi sapere quanto stia soffrendo in questo momento Kaede. >>

<< Kimi ha ragione! >> lo rimbrottò Ayako.

<< Tsè! Quello soffre solo se uno dei suoi canestri non entra! Te lo dico io! >>

Kiminobu e Ayako sorrisero, sapevano che i pensieri di Hisashi erano in realtà altri in quel momento.

<< Lasciamoli soli, andiamo. >> aveva suggerito Kogure e tutti erano stati d’accordo. 

Le due punte di diamante si stavano esercitando nei tiri da tre punti. O meglio: ci provavano. In realtà aspettavano che tutti lasciassero la palestra.

Kaede, il più vicino al gruppetto di prima, aveva sentito tutto il discorso dei senpai. Hanamichi aveva cercato di ammazzare il tempo sbirciando il suo ex e cercando di fare quei tiri che poco gli erano sempre riusciti.

<< Maledizione! Perché cavolo oggi non mi riescono? >> disse appena furono soli.

Kaede sorrise.

<< Non è che non ti riescono solo oggi, do’hao. Non ti riescono mai! >>

<< Teme kitsune! Come osi affermare che sono una schiappa nei tiri da tre! >>

Teme kitsune! Sembrava essere ritornati ai cari vecchi tempi. Ma l’imbarazzo di Hanamichi non lasciava adito a dubbi. Rimasero un po’ in silenzio, poi Kaede decise che tentare non gli avrebbe fatto male, a parte forse qualche testata data, casualmente, o qualche pugno, sempre casuale, del rossino. Si avvicinò silenzioso, come suo solito, alle sue spalle e lo abbracciò, fino a fare aderire il corpo abbronzato di Hanamichi al suo.

<< Devi fare così. Sbagli sempre la postura delle braccia. >> gli aveva detto tenendolo stretto con un braccio, mentre con l’altro sistemava la sua posizione.

Il profumo di Hanamichi era inebriante, sapeva di caramelle, di quelle che gli preparavano la madre e la sorella quando era piccolo. Il respiro del rossino si era fatto più agitato e Kaede poteva sentire perfettamente il suo cuore aumentare il battito. Non che lui stesse meglio, la vicinanza del suo koi risvegliava in lui vecchie sensazioni e lui avrebbe di gran lunga preferito lasciarsi trascinare, ma la paura di sbagliare qualcosa lo fece allontanare di scatto. Hanamichi lo aveva guardato tristemente, poi si era avvicinato ai box e vi aveva riposto il pallone.

Kaede lo seguiva con lo sguardo, mentre si dirigeva verso gli spogliatoi.

“E bravo Kaede! Non ne combini mai una giusta.”

<< Cosa devo fare con te Hana? >> aveva aggiunto poi ad alta voce e lo aveva seguito negli spogliatoi.

Lo trovò che armeggiava con l’apertura della borsa.

<< Cos’è, non sai più neppure aprire una sacca? >>

<< Fatti gli affari tuo Kaede. >> aveva risposto senza alzare il viso.

Kaede si era insospettito del tono basso della sua voce e aveva fatto ciò che di più naturale gli aveva suggerito il cuore: lo aveva abbracciato. Si era stupito, quando aveva sentito Hana rilassarsi subito nel suo abbraccio. Aveva affondato il viso nei ciuffi rossi della sua testa matta e si era lasciato cullare dal suo calore. Hanamichi aveva chiuso gli occhi e aveva appoggiato le sue mani su quelle del ragazzo.

<< Devo dirti una cosa Kaede. E’ molto importante. >>

Invece di lasciarlo lo aveva stretto ancora di più e il rossino non si era di certo lamentato. Cercava di gustare fin in fondo quel momento magico.

<< Ho baciato Hiroaki. E non una volta… >>.

Il respiro di Kaede si era fermato per un attimo.

“Mi sta lasciando…” era riuscito solo a pensare.

La sua mente era stata invasa da tutte le frasi che gli erano state, poco gentilmente, rivolte da quando si era messo con Hanamichi. “Tu non lo meriti…. Lui è migliore di te…. Prima o poi si stancherà di te e ti lascerà…. Lo farai soffrire…. E a quel punto ci sarò io…. Lui ti lascerà…. Lui ti lascerà….”

<< Kaede va tutto bene? >>

Hanamichi, insospettito dallo strano silenzio, si era voltato nel suo abbraccio e aveva visto qualcosa che aveva dell’incredibile. Kaede era impallidito e lo guardava come se non lo vedesse. Ma ciò che lo aveva sconvolto non era stato questo, bensì le sue lacrime. Kaede stava piangendo. Da quando lo conosceva non lo aveva mai visto piangere. Più volte si era rammaricato e glielo aveva fatto notare. Kaede aveva solo sbuffato e gli aveva chiesto cosa ci fosse di male.

<< Kaede tutte le persone piangono. Per un evento felice o uno triste. E’ il nostro essere umani. Piangere fa parte di noi. E’ il fluire delle nostre emozioni. Non devi aver paura di piangere, dare libero sfogo alle tue emozioni non ti farebbe male… >> si ricordava di quando Kaede gli aveva detto di non aver pianto neppure al funerale della madre. (ma perché mia madre deve sempre schiattare nella maggior parte delle ff? NdR. Kaede???? Che ci fai qui? NdA. Ti abbiamo trovato autrice da strapazzo. NdS. Akiruccio mio! Co-come avete fatto? NdA. Abbiamo i nostri informatori… NdR.), e ora piangeva e per lui.

<< Kaede che hai? Ti prego tesoro rispondi, mi fai spaventare così. >>

Kaede era rimasto in quello stato d’incoscienza parecchio tempo. Hanamichi lo aveva fatto accomodare sulla panca e gli si era seduto alle spalle. Lo aveva abbracciato e gli aveva fatto appoggiare la testa sul suo petto. Kaede aveva gli occhi chiusi e si lasciava cullare dal movimento delle mani di Hana fra i suoi capelli. Non percepiva nulla, solo quel calore che faceva male. Dopo qualche minuto si riprese. Hanamichi lo guardava preoccupato e colpevole.

<< Kaede… stia bene adesso? Mi hai fatto spaventare. Non farlo mai più. >>

Ma lui non aveva detto nulla. Lo aveva guardato con l’espressione più triste che Hana gli avesse mai visto, poi si era alzato e aveva iniziato a riempire la sua sacca.

<< Kaede… ti prego… rispondimi. >>

<< Cosa vuoi che ti dica Hana? Spero che, con lui, tu possa essere più felice di quanto lo sia mai stato con me. Mi dispiace di averti fatto soffrire, amore. >>

Il rossino non riusciva ad afferrare il senso delle sue parole. Lo vedeva solo infilare, in fretta, tutte le sue cose nella sacca e questo lo turbava. Tutto ciò che aveva fatto Kaede, da quando erano entrati nello spogliatoio, lo aveva turbato.

“Alla fine è accaduto davvero! Mi ha lasciato e ora sono ritornato solo. In fondo che mi aspettavo? Avevano ragione tutti: si raccoglie quel che si semina. E ora io raccolgo odio. La mia freddezza lo ha allontanato e nulla lo riporterà indietro.”

<< Kaede… non è come pensi… o meglio… lo è ma… >>

<< Ma cosa, Hana-chan? Lo hai baciato no? Cos’altro devi dirmi? Che non mi ami? Questo lo avevo supposto. Che non mi hai mai amato? Che la mia freddezza da volpe polare ti faceva male? Ti prego… non dire nulla. >>

Che senso aveva continuare quel dolore estenuante, si chiedeva Kaede. Forse Hanamichi aveva pure tutti i diritti di rinfacciargli il suo dolore, la sua tristezza, ma adesso si sentiva troppo stanco per sentire. Fino ad allora si era illuso che tutto potesse tornare come prima, che le parole del giorno prima fossero veritiere. Il giorno prima… adesso sembrava distante un anno o forse di più. Che sciocco era stato. Pensando di legarlo ancora di più a lui, lo aveva allontanato. E adesso? Si chiedeva. Era davvero Hiro la persona giusta per il suo Hana? Qualcosa di malinconico dentro di lui gli diceva che Koshino avrebbe potuto renderlo più felice di quando stesse con lui, ma il suo cuore… beh quello gli sussurrava che, alla fine, si sarebbe accorto dello sbaglio e sarebbe tornato da lui. E Kaede sarebbe rimasto ad aspettarlo. Anche un’eternità.

Finito di preparare la sacca, era uscito. Hanamichi lo aveva guardato sgomento per qualche attimo, ma, quando era andato via, lui l’aveva seguito. “Non ti farò mai soffrire Kaede. Fidati di me…” e aveva fatto il contrario.

<< Kaede per favore fermati… >> l’aveva bloccato per un braccio.

<< Cosa c’è Hana… ho mal di testa… voglio andare a casa… >> aveva risposto senza guardarlo.

<< C’è che devo dirti qualcosa… Io ho una gran confusione in testa. Voglio bene a Hiroaki, ma ne voglio pure a te. L’ho capito ieri. Non voglio perderti, ma, ora come ora, non so staccarmi da Hiro. Egoisticamente vorrei chiederti un po’ di tempo per riflettere, ma capisco che ti ho fatto già soffrire abbastanza. Era questo che volevo dirti…. Ma ora mi sento solo di dirti: non odiarmi. >>

Odiarlo? Come avrebbe mai potuto? Ripensava alle parole di Hana… era confuso… non era sicuro dei sentimenti che provava per Hiro. Beh sì, non era sicuro neppure dei suoi sentimenti, ma che importava? Gli aveva chiesto del tempo, non era ancora tutto compromesso. Certo dividere la casa con Hiro non l’aiutava… o forse sì? Magari, stando accanto a lui, si sarebbe accorto di non amarlo.

<< Io non ti odio, Hana… e come potrei? Sei l’unica persona per cui valga la pena piangere. Credevo che tu non volessi più saperne di me e invece… mi chiedi del tempo? Tutto quello che vuoi amore mio. Permettimi solo di starti vicino. >> e l’aveva baciato.

Il sapore della bocca del suo koibito sapeva di fragola, così come ogni centimetro della sua profumata pelle. Hanamichi era arrendevole fra le sue braccia. Se fosse capitato in un altro momento, di sicuro n’avrebbe approfittato, ma adesso…

<< Starò a casa di Hiro… ma possiamo sempre vederci. Ogni giorno che vuoi! Io devo capire cosa provo per voi e per farlo devo trascorrere del tempo con tutti e due. E poi non temere, non siamo proprio soli. Ieri sera è venuto il cugino di Hiro dall’america, Mark. Sai dovresti conoscerlo! E’ molto simpatico. >> gli aveva detto tornando indietro, negli spogliatoi.

Intanto nella palestra di un’altra scuola di Kanagawa, due promesse del basket parlavano tranquille.

<< Sai che è arrivato mio cugino Mark dagli USA? Perché stasera non vieni a cena? Potremmo pure invitare Kaede… come ai vecchi tempi! >>

Di quella frase il ragazzo più alto aveva capito ben poco. Aveva già sentito parlare di quel cugino così affettuoso e non si stupiva che si fosse presentato proprio adesso davanti alla porta di Hiro. Sapeva che era il confidente del suo koi e quindi doveva aver saputo della loro rottura. Se come sospettava, il dolce cuginetto si era preso una cotta per il suo koi, allora la situazione era più difficile del previsto. Doveva elaborare un nuovo piano e per fare quello aveva bisogno di tempo e una giusta compagnia.

<< Mi dispiace dover rifiutare… >> neanche lui credeva alle sue orecchie << Vorrei tanto, ma… >>

<< Hai ragione! Scusa se ti ho pressato. Ci vuole del tempo. >>

Avrebbe voluto dirgli che non era quello il motivo che lo aveva spinto a dirgli di no, ma sentiva l’impellente bisogno di parlare con qualcuno, qualcuno che fosse a conoscenza di tutta la sua storia con Hiro-kun, persino del suo caro cugino invadente e invaghito, e quella persona, paradossalmente poteva essere solo Kaede.

Mark, pensava il volpino. “Credo che per Akira stiano per giungere momenti molto difficili!”

<< Perché non vieni a cena a casa di Hiro? Potremmo invitare anche Akira… >>

<< Non credo che sia una buon’idea… e poi sono sicuro che Akira non accetterebbe! >>

Hana lo guardò con un’aria sconsolata sul viso. Kaede gli sorrise dolcemente mentre gli prendeva il viso tra le mani e lo baciava teneramente.

<< Quando questa storia sarà finita, ti racconterò tutto. >>

Questa spiegazione sembrò bastare al rossino, che tornò a lavarsi i capelli, canticchiando la solita strofa demenziale sulla sua genialità.

Kaede sapeva che Akira si sarebbe fiondato a casa sua, appena avesse saputo dell’arrivo del cugino americano del suo koi. Avrebbe piagnucolato tutto il tempo e cercato una “strategia” per rimandare a casa quel fastidioso scocciatore. Tutto sommato quella situazione avrebbe potuto giovargli. Se Hiro si fosse innamorato di Mark, la sua scimmietta sarebbe ritornata da lui, però Akira era un amico e poi se l’americano era così carino come glielo aveva descritto una volta, allora rischiava di diventare pericoloso pure per lui.

Poco prima di uscire dagli spogliatoi, Kaede aveva spinto contro il muro Hanamichi e lo aveva baciato con passione. Era riuscito a resistere, non sapeva bene neppure lui come, a non intrufolarsi sotto la doccia del rossino e adesso reclamava un risarcimento.

Le mani scivolavano lente sulla stoffa della tuta, mentre, sotto il loro tocco, il corpo di Hanamichi diventava sempre più caldo. Kaede aveva lasciato, per un attimo, le labbra del rossino per prendere fiato e ne aveva approfittato per sollevare la maglia di Hana. Il rosso si contorceva sotto il suo tocco esperto. Vedendo il suo viso in estasi, Kaede aveva ripreso possesso delle labbra del rossino, esplorando, con la sua lingua, ogni anfratto di quella calda dimora. Le sue mani, nel frattempo, esploravano il torace possente di Hanamichi e lo solleticavano con piccoli pizzichi. Il rosso, dal canto suo, cingeva con un braccio i fianchi del ragazzo e con l’altro gli accarezzava la schiena. Sapeva che stava perdendo il controllo, anche se, doveva ammettere, il controllo lo aveva perso molto prima. Quel semplice tocco non gli bastava, voleva di più.

Sentiva che doveva ritornare in sé, prima che fosse troppo tardi, ma non ne aveva né la forza né la voglia e così si lasciava guidare da quel turbine di sensazioni. Si era mosso sensuale nella stretta di Kaede, facendogli capire che, ciò che gli stava dando, non gli bastava più. Il ragazzo non se lo era fatto ripetere due volte e aveva infilato una mano nei pantaloni di Hanamichi, che aveva sussultato al tocco. Kaede aveva iniziato a muovere la mano lentamente e a sentire con piacere i gemiti passionali di Hanamichi, quando furono interrotti da un rumore proveniente dalla palestra. Qualcuno doveva essere entrato e si stava dirigendo verso gli spogliatoi. Rukawa era stato costretto a ritrarre la mano dal calore di Hanamichi. Si erano dati, in fretta e furia, una sistemata. Ancora rossi in viso e sconvolti, si erano baciati un’ultima volta ansimando. Pensavano che si trattasse di qualcuno della squadra e, di certo, non potevano farsi trovare in quello “stato”. Con intenzioni omicide, Kaede era uscito per primo dagli spogliatoi ma, quello che aveva visto, lo aveva preoccupato non poco. Appoggiato sul muro di fronte alla stanza, Minami, impeccabile nella sua solita maschera da duro, sembrava incerto sul da farsi. Quando aveva visto Hanamichi, il suo sorriso si era fatto più ampio.

<< Ehilà Hanamichi! >> aveva detto senza neppure degnare di uno sguardo Rukawa.

<< Minami? Ma che ci fai qui? >>

 << Sono venuto a trovare una mia zia, che abita non molto lontano da qui e così ho pensato di farvi una visita. Quando non ho visto nessuno in palestra, ho pensato di andarmene, ma poi ho visto una luce uscire dagli spogliatoi e sono rimasto… magari c’eri tu lì dentro. >> poi, facendo finta di averlo visto solo al momento, nonostante fosse uscito per primo, disse a Kaede sorridendo: << Ciao Rukawa. Non ti vedo molto in forma, qualcosa non va? >>

“Andava meglio prima! Maledetto bastardo! Considerando il suo sorriso, avrà di sicuro saputo da qualcuno, quell’idiota di Kenji suppongo (quel cretino del suo vice è, infatti, amico di Fujima), come stanno le cose tra me e Hana. Altro che zia! Quell’idiota è venuto per il mio koi, ma se pensa di avere campo libero…” ma, come naturale, non disse nulla e si limitò al solito: << Hun! >>

<< Sempre di molte parole, vero? >> continuò sorridendo.

<< A te invece è venuto un attacco di logorrea insieme ad una paresi facciale? >>

<< Ragazzi non cominciate, ok? >> disse Hana mentre cercava di sedare una futura lite. << Allora sei qui da poco! >>

<< Da ieri per l’esattezza e mi farebbe piacere se mi accompagnassi un po’ in giro per Kanagawa. Mi hanno detto che è una città bellissima, ti va? Io non conosco nessuno di qui, ma se hai impegni non fa nulla… >> detto questo, come da tattica, aveva cercato di andarsene.

<< Ma che dici! Sarò felice di farti da guida! >>

“Pezzo di do’hao all’ennesima potenza! Ma che ti salta in mente? Quel cretino di casco nero è innamorato di te, possibile che tu non te n’accorga? Qui urge strategia immediata. Mi sa che stasera a piagnucolare non sarà solo Akira…”

<< Dici davvero? Bene! Allora possiamo iniziare adesso, ti va? >>

<< Certo! Che ne dici di un bel gelato nella gelateria più buona della città? >>

<< Perché ho come l’impressione che vedrò molte pasticcerie e gelaterie nei nostri giri turistici? >> e detto questo era scoppiato a ridere, sconvolgendo, il già molto furioso, Kaede.

<< Kaede ti va di venire con noi? >>

A quella domanda Minami aveva stretto i pugni e smesso di ridere, ma il rossino non ci aveva fatto per niente caso.

<< Purtroppo ho un impegno importante… però ci vediamo domani, ok? >> senza nemmeno baciarlo, se ne andò, lanciando a Minami uno sguardo di sfida.

“Vuoi sfidarmi piccolo stupido? E va bene! Ma ricorda, Kaede Rukawa, io non mi arrenderò mai!”     

Quando Hanamichi era tornato a casa, aveva trovato Mark e Hiro che chiacchieravano allegri davanti ad un album di vecchie foto. Lo avevano invitato a sedersi fra loro (atteggiamento sospetto… NdR. Eheheheh! NdA.) e avevano ripreso a sfogliare quella raccolta di vecchi ricordi. Si era divertito un mondo a sentire i retroscena d’ogni foto e, a poco a poco, stava iniziando ad intuire cosa legava Mark a Hiro… anche se, a scoprire la verità, probabilmente ci avrebbe messo tutta la vita! Avevano cenato sul divano con una pizza ordinata per telefono e, sorseggiando bibite fresche, si erano raccontati i resoconti della giornata. Ovviamente, sia Hana sia Hiro, avevano tralasciato di parlare dei particolari. Avevano discorso degli allenamenti, delle sfuriate di Taoka, delle prese di posizione del neo capitano Miyagi e, alla fine, dell’arrivo di Minami.

Hiro, richiamando alla memoria una conversazione con Akira avuta tempo prima, si era ricordato di quando il ragazzo gli aveva raccontato di una paura di Kaede. Rukawa, al ritorno dai nazionali, gli aveva raccontato di una conversazione, avuta il giorno dopo la partita contro il Toyatama, con Minami.

 

<< Avresti dovuto vedere la sua faccia, Hiro-kun, quando mi ha detto che quel “calimero celebroleso”, uso le sue stesse parole, gli aveva detto tranquillamente di, non solo, essersi innamorato di Hanamichi, ma che, a primo passo falso, glielo avrebbe portato via! >>

<< Immagino la reazione di Kaede: lo avrà di certo preso a pugni! Se c’è una cosa che ho capito di Kaede è che, se tiene a qualcosa, non la lascia andare via tanto facilmente! >>

Akira aveva annuito saccente e poi aveva aggiunto: << E tu non puoi neppure immaginare quanto lo ami! Quella testa rossa è riuscito a stravolgere il mondo di Kaede! >>

 

“Tsé! Amarlo! Quello non sa neppure cosa significhi la parola amore! Considera Hanamichi una proprietà personale, figurarsi!” aveva pensato Hiro, pentendosene un minuto dopo.

 

<< Pensa che è geloso persino di me e te! >>

<< Dici sul serio? Aki-kun non lo immaginavo mica! >>

<< Beh a dire il vero un po’ lo sono pure io… >> aveva detto guardandolo negli occhi.

<< Tu? E perché? >> gli aveva chiesto stupito.

<< Perché Hana è un ragazzo affascinante e non vorrei che qualcuno >> aveva detto abbracciandolo e facendolo stendere sul letto << si prendesse una cotta per lui…>>

<< Non temere Aki-kun. Io amo solo te! Hanamichi è solamente un amico, nulla più…>> aveva detto baciandolo e poi…

 

Forse era meglio smetterla di ricordare, farlo suscitava in lui una reazione ben nota…

Hanamichi sorrideva sereno sul divano. Amici. Non era trascorso molto tempo da quella notte, eppure quante cose erano cambiate? Erano ancora solo amici o era nato qualcosa tra loro? E con Akira? La confusione, invece di scemare, sembrava aumentare a dismisura.

“E così Minami ha saputo di lui e Kaede ed è venuto a Kanagawa per strapparglielo via. Chissà se sa di me e il “suo” Hana. Povero Minami! Se pensa che Kaede sia il suo unico problema, allora si sbaglia! Di sicuro adesso si gongola pensando al pomeriggio trascorso con lui…. E Rukawa? Di certo si sta crogiolando nei suoi pensieri, forse adesso Akira è con lui” e, al suono di quel nome, Hiro si era sentito infinitamente triste e anche qualcos’altro. Sapeva che Kaede e il suo ex erano molto amici, però, nonostante non stessero più insieme, si sentiva invadere dalla gelosia. Dentro il suo cuore considerava Akira ancora il suo ragazzo, lo aveva capito quella mattina, mentre lo baciava… ma nel suo cuore vi aveva trovato posto pure Hanamichi…. Che fare? Non era rimasto a pensarci un minuto di più. Quella era una bella serata, avrebbe rimandato al giorno dopo ogni problema. Hana gli avrebbe raccontato cosa era accaduto tra lui e Kaede e lui avrebbe fatto lo stesso, raccontando ogni particolare della conversazione avuta con Akira, non omettendo il bacio e quel qualcosa in più che era accaduto dopo, mentre si rivestivano…

Per adesso si sarebbe goduto quella piacevole serata.

In quello stesso momento, in casa Rukawa, Akira e Kaede discutevano sulla tattica da seguire per riconquistare i loro koibito, quando…

 

FINE SETTIMA PARTE

 

Ru e Sen: quando?…

Autrice: ragazzi come state! Mi mancavano i nostri siparietti!

Ru: autriceeeeeeeeeeeeeeee!

Sen: perché non hai finito?

Autrice: un po’ di mistero non fa male! E poi non ditemi che non siete contenti…

Ru pensando alla scena quasi lemon: ehm… già già… ma perché non hai continuato?

Autrice: ^^;;; accontentati per adesso!

Sen pensando alla scena quasi lemon che non ha avuto: e io perché no? Dimmelo che preferisci lui!

Autrice: ma Aki-kun… non hai letto la parte finale?

Sen che tiene il muso dopo aver riletto: e quella la chiami lemon? Ma se è solo accennata e molto alla lontana! Non è giusto! Se l’ha avuta lui la voglio pure io!

Autrice: oh Aki-kun! Sei delizioso con il broncio! Assomigli a Hiro!

Sen: davvero? Il mio Hiro-kun!

Autrice: comunque se non ho scritto nulla è perché te la scriverò nella prossima, adesso devo riprendermi!

Sen: e perché non ti riprendi scrivendo?

Ru che, fino ad allora, era stato in silenzio, leggendo la sua quasi lemon: già! Perché non ti rilassi scrivendo? E’ un’ottima idea! Dici sempre tu che scrivere ti aiuta a distenderti!

Autrice: ma certo! E magari scrivo una lemon su Hana e Hiro o su Hana e Minami o..

Ru e Sen senza farla finire: concetto afferrato!

Autrice stanca morta: beh per ora si stacca! Che i personaggi sono di Inoue sensei lo sapete, vero? Mark però è solo mio! Ora vi saluto. Se vorrete farmi sapere cosa ne pensate i miei indirizzi li conoscete. Akira e Kaede! E’ inutile che mi scriviate mail chiedendomi la lemon! Vi ripeto che conosco i vostri indirizzi!

 



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