Autrice ride come una pazza!
Ru: ma chi diavolo sarebbe
quella persona di cui parli?
Autrice: e perché dovrei
rovinarvi la sorpresa?
Sen: secondo me non ha la
più pallida idea di che scrivere.
Autrice punta sul vivo: ma
che dici? Io so sempre quello che scrivo!
Ru: davvero? Di che squadra
fa parte Ace-killer?
Autrice: ehm…. Ma perché
devi ricordarmi ogni mio errore? Che posso farci se da me MTV si vede male e
il fumetto è arrivato ancora al numero 14?
Sen: informarti meglio? Ti
ricordiamo che esistono molti siti su slam dunk, siti che tu visiti
giornalmente….
Ru: tsé! Che pessimo
elemento!!!!
Autrice: ma-ma… siete
cattivi! ç_______________ç.
Hana: ma si può sapere chi è
stato a farla piangere?
Ru incapace di ragionare:
Hana….. my dear…… *_______*
Autrice approfittandone fa
segno verso Ru: è stato lui Hana-chan…
Hana: Kaede! Non ti
vergogni? Povera scrittrice…
Hiro: sappiamo che è una
pessima writer ma che bisogno c’è di infierire così?
Sen: Hirooooooooo! ^///^
Autrice: ç________ç Hiro……..
suppongo che la tua fosse una sorta di consolazione vero? Peccato sia
riuscita male! Sighhhhhhhhhhhhhhhhhhh!
Hana e Hiro abbracciano
l’autrice in lacrime: poverina! Ci pensiamo noi a consolarti!
Autrice guarda Akira e Kaede
e fa il segno della vittoria: eheheheheheh! Così imparate!
Sen e Ru meditando vendetta:
è____é questa ce la paghi cara…
Autrice in vena di
cattiveria: in ogni caso perché non chiediamo a Minami di che squadra fa
parte? Minamiiiiiii!
Minami: sì autrice?
Autrice: potresti dirci in
che squadra giochi?
Minami: in tutte quelle in
cui vuoi farmi giocare….
Sen e Ru sospettosi: da
quando Calimero è così accomodante?
Ru: ho una strana
sensazione….- e guarda l’autrice che, dal canto suo, se la ride da matti.
Autrice:
ahahahahahahah! Vedrete!
Voglio
tornare a sorridere
parte VI
di
Soffio d'argento
Sorretto da una volontà ferrea, un ragazzo
dallo sguardo truce, camminava per le strade di Kanagawa. Benché avesse
con sé una cartina dettagliata della città, proprio non riusciva ad
orientarsi. Girava da almeno un’ora alla ricerca di una casa particolare.
Si era perso ma, piuttosto che chiedere informazioni, avrebbe preferito
essere investito da un treno. Era giunto da Osaka
due ore prima, aveva sistemato i bagagli a casa degli zii e si era
letteralmente fiondato fuori casa. Aveva fatto una scommessa e non poteva
perdere. Lui non aveva mai perso! Minori questa volta avrebbe dovuto
rimangiarsi tutte le parole che aveva detto (avete capito di chi sto
parlando? NdA).
Stanco del suo inutile girovagare, aveva
deciso di riposarsi un attimo prima di riprendere la ricerca. Il rumore
inconfondibile di una palla da basket lo aveva guidato ad un piccolo parco.
Fino a quel momento il basket era stato il suo solo pensiero. Aveva guidato
la sua squadra nel migliore dei modi e alla fine era arrivato alle
Nazionali. Non si era fatto scrupoli di fronte a nessuno. Aveva picchiato
duro chiunque si era frapposto alla sua meta. Era per quello che si era
guadagnato il nominativo di Ace-killer! Non si era fatto scrupoli di
nessuno, anche durante il campionato nazionale. C’era andato giù pesante con
quel giocatore dello Shohoku, quel Rukawa. Non che gli fosse interessato, in
fondo era il suo modo di giocare, che piacesse o meno, ma qualcuno lo aveva
fatto riflettere. Perché giocava a basket? Quella frase, pronunciata da quel
ragazzino che aveva steso, lo aveva fatto riflettere. Ma non era stato
l’unico. Aveva avuto un incontro ravvicinato con uno strano ragazzo dai
capelli rossi. Un incontro di cui solo lui e Minori ne erano a conoscenza.
Finita la partita contro lo Shohoku si era
diretto, neppure tanto demoralizzato, verso gli spogliatoi. Ciò che lo
disturbava di più era sapere di aver fallito. Il metodo del “Run
& Go”, del suo vecchio allenatore, si era dimostrato inefficace ed era
capitolato, trascinandosi con se il miraggio della vittoria. Quella partita
aveva rimesso in gioco il suo amore per il basket e la sua visione del
gioco. Quel ragazzino, dagli occhi del colore della notte, lo aveva
risvegliato da un sogno durato troppo a lungo. Fino ad allora non aveva mai
guardato in faccia nessuno dei suo avversari, pur di vincere aveva commesso
i falli più gravi. Ora, però, che quella partita per la vittoria si era
conclusa, con la loro eliminazione, si sentiva stranamente tranquillo. Come
se un grosso macigno fosse scivolato dal suo cuore.
Aveva atteso che il piccolo palazzetto fosse
vuoto per andare negli spogliatoi. A quell’ora anche i suoi compagni
dovevano essere già usciti. Con lui vi era solo il suo vice Minori Kishimoto
(chiedo scusa qualora non fosse davvero il vice. NdA.).
<< Minami… non credi che sia ora di andare? >>
Minami si era limitato a voltarsi e a fargli
cenno col capo.
Il palazzetto in effetti era vuoto. I membri
delle due squadre erano stati gli ultimi ad uscire. Probabilmente erano
rimasti solo loro…. Eppure, proprio davanti alla porta dello spogliatoio
della sua squadra, aveva trovato qualcuno, una ragazzo dalla smagliante
capigliatura rossa.
<< Finalmente sei arrivato! Mi ero rotto di
aspettarti. >> aveva detto.
Minami lo aveva guardato perplesso, poi, con
una semplice alzata di spalle, aveva cercato di entrare nella stanza, ma un
braccio glielo aveva impedito.
<< La tua squadra non ne ha preso abbastanza?
Pensavo che… >> non aveva avuto il tempo di finire la frase, che un pugno
gli era arrivato in pieno volto. Kishimoto, che aveva assistito all’incontro
restando in disparte, si era lanciato contro il rosso, ma un pugno in pieno
stomaco, lo aveva fatto accasciare.
<< Ma sei scemo? >> aveva detto ansimante.
<< Era solo per tutti i giocatori che hai
sporcato con i tuoi falli! E soprattutto per la kitsune. >>
Minami non era di certo rimasto a guardare e
si era rialzato. Aveva subito risposto all’attacco di Hanamichi, con un
destro al volto, che il rosso aveva prontamente schivato. Sbilanciato era
caduto a terra e Hana lo aveva preso per i capelli.
<< C’è una cosa di cui ti voglio parlare. Non
sono venuto qui per prenderti a pugni, anche se lo meriteresti, ma non
voglio sporcarmi con uno come te. Per quanto riguarda te >> si voltò verso
Kishimoto che si stava avvicinando alle sue spalle << è meglio se stai
calmo. >>
<< Fermati Minori. Vediamo che ha da dire il
poppante. >>
Sakuragi aveva lasciato la presa sui suoi
capelli e Minami era scivolato a terra, rialzandosi immediatamente. Lo aveva
fronteggiato con lo stesso sguardo duro che riservava ai suoi avversari e
Hanamichi ne aveva sorriso.
<< Poppante? Chi lo sa! Fatto sta che questo
“poppante” vi ha messi KO con solo due pugni. >>
<< Mph! >> aveva risposto una voce dietro di
lui. << Sei solo un invasato! >>
Hanamichi si era voltato verso Kishimoto e
aveva risposto fra le risa: << Vogliamo parlare o limitarci agli insulti? >>
Minami era rimasto shockato da quella reazione
improvvisa e, preso alla sprovvista, aveva riso pure lui. Era la prima volta
che gli capitava da molto tempo. Poi, come amici di vecchia data, erano
usciti tutti e tre dal palazzetto, rifugiandosi in un bar non troppo
lontano. Minami e Kishimoto avevano ordinato una birra, mentre Hana aveva
preso una coca (come me! NdA. Poppante! NdR. Ma Ru! NdA.), sostenendo di
essere astemio. Kishimoto sorrise all’idea di quella grossa scimmia (come?
NdH. Nel senso buono Hana. NdA.) capace di stendere senza difficoltà due
teppisti, come lui e Minami, ma che poi si dimostrava un ragazzino in
un’occasione come quella.
<< Allora? Che avevi da dire? >>
Hana aveva appoggiato il viso sulla sua mano
sinistra e lo aveva guardato divertito. Minami sentì come se una forte
scossa avesse attraversato il suo corpo. Mai, fino ad allora, aveva
incontrato una persona che possedesse un sorriso tanto sincero. Che
appartenesse ad un ragazzo non gli importava granché, in fondo che
differenza fa se si ama un uomo o una donna? Si prova forse meno amore, se
si ama una persona del nostro stesso sesso? Amare? Proprio lui, Minami, il
killer, aveva pronunciato quella parola? Ebbene sì e a pensarci bene non
suonava neppure male. Abbassò lo sguardo e arrossì, ma per fortuna il rosso
non se ne accorse, troppo impegnato a rimescolare il ghiaccio nel suo
bicchiere. Quel comportamento però non sfuggì ad un altro sguardo.
<< Lo sai? A dire la verità ti preferivo
prima, quando ridevi. Sembravi più… te stesso. >>
<< Cosa? >> cercò di dire Tsuyoshi ma Hana non
parve sentirlo e continuò:
<< Ad ogni modo è vero, non sono venuto da te
per invitarti a prendere una bibita. >> il suo sguardo si era fatto più
serio e con la cannuccia rossa aveva smesso di torturare i cubetti del
ghiaccio << Volevo darti un consiglio: lascia perdere! Che soddisfazione ci
provi a vincere con quei futili sotterfugi? Ti sentivi pienamente
soddisfatto dopo una vittoria avuta in quel modo? Ti senti davvero felice
quando vinci massacrando gli avversari? Non ti senti un po’ solo? >>
Quello strano ragazzo della prefettura di
Kanagawa sembrava avergli letto nel cuore. In effetti non si sentiva mai
pienamente soddisfatto ogni volta che la sua squadra portava a casa una
vittoria, forse perché sapeva di non meritarla. Lui era forte, molto forte,
avrebbe potuto vincere ogni partita senza ricorrere al gioco sporco, ma non
ci riusciva. Ogni volta che entrava in campo, sentiva dentro le sue vene un
fiume di adrenalina scorrergli tumultuoso. Poiché gli avversari che
incontrava difficilmente si dimostravano alla sua altezza, si sentiva
costretto a ricorrere a quei mezzucci meschini. I suoi rivali erano sempre
costretti a capitolare, ma, questa volta ,aveva incontrato una squadra molto
forte che lo aveva fatto sentire al pieno delle energie. Aveva avvertito il
loro spirito combattivo al primo incontro e si era sentito esaltato. Dopo
molto tempo, finalmente, aveva trovato un avversario degno della sua
attenzione. Eppure, durante l’incontro, non aveva esitato a stendere quel
ragazzo efebico e le sue parole lo avevano fatto riflettere. Ciò che non
aveva capito era perché avesse sentito il bisogno di colpire Rukawa.
<< Queste domande non necessitano di risposte,
se dovessi trovarle dovrai conservarle dentro di te. >> poi si era alzato,
era andato a pagare il conto ed era tornato al tavolo << Permettetemi di
offrire. Per quanto riguarda la volpe, Kaede, lui non ci pensa più, anche se
quel grosso ematoma nero non si addice molto al suo bel visino. Comunque
sareste così gentili da dirmi dove posso trovare una farmacia? Avevo
intenzione di comprargli una pomata… >>
<< Ci penso io. I miei sono farmacisti. >>
aveva risposto uno stupito Minami (vorrai dire stupido! NdR. No. Volevo
dire: stupito! NdA.). << Mi farebbe piacere riparare, in qualche modo, al
mio comportamento poco corretto. >>
<< Va bene! >> aveva detto sorridendo
Hanamichi.
Allora Kishimoto, intuendo il motivo dello
strano comportamento del suo capitano, aveva chiesto al rossino cosa ci
fosse tra lui e Kaede. Hanamichi, per nulla imbarazzato, aveva risposto
candidamente che stavano insieme, da qualche mese. Poi aveva salutato e se
ne era andato.
I due ragazzi avevano ultimato la loro bibita
da soli e in silenzio. Tsuyoshi rifletteva sul suo modo di agire, e più ci
pensava e più arrivava alla stessa conclusione. Il fallo su Rukawa, la
sensazione di calore provata vicino al rossino… era tutto dovuto ad un
sentimento che, fino ad allora, non aveva mai provato. Sakuragi e Rukawa
stavano insieme? Beh lui andava matto per le sfide e non si sarebbe di certo
tirato indietro!
<< E’ ora di andare Mi-chan. L’allenatore si
starà preoccupando e poi… credo che tu abbia qualcosa di cui parlarmi. >>
Quella stessa sera era andato da Rukawa per
portargli quella pomata, con il solo intendo di vedere Sakuragi. Lui gli
aveva sorriso e lui si era sentito ripagato di tutti gli anni d’assenza che
aveva dovuto affrontare in solitudine.
Quando aveva raccontato tutto a Minori, lui
era scoppiato a ridere beccandosi un pugno in faccia.
<< Non ti sembra che ne abbia avuto abbastanza
per oggi? Comunque, per tornare al discorso di prima, per me non dovresti
arrenderti. In fondo sono solo al liceo, non è detto che resteranno per
sempre insieme. Sempre è un arco di tempo infinito. >>
E così, dopo mille indecisioni e complice una
scommessa, aveva lasciato Osaka ed era partito per Kanagawa. Aveva saputo,
da fonti certe, che il rossino e la volpe artica si erano temporaneamente
lasciati e così aveva approfittato dell’occasione, giusta e ghiotta, che
attendeva da tempo, per farsi avanti e non sarebbe mai tornato sui suoi
passi. Cosa avesse fatto quell’idiota di Rukawa era un mistero, ma questo lo
aveva sempre più convinto delle sue idee: Rukawa non meritava Sakuragi e lui
non solo lo avrebbe dimostrato, ma glielo avrebbe portato via.
In quello stesso momento, un ragazzo dai corti
capelli biondi stava bussando alla porta di casa di Hiroaki e Hanamichi.
Aveva con se una piccola valigia e un sorriso smagliante gli risplendeva sul
viso. Era da poco tornato dagli Stati Uniti, dove viveva, per una piccola
vacanza. Sapeva che i genitori di Hiroaki, i suoi zii, erano lontani per
lavoro e così ne avrebbe approfittato per stare vicino al suo caro cugino.
Era da tempo che aspettava un’occasione così, i genitori lontani, il ragazzo
ufficiale lasciato… tutto filava liscio come l’olio. Aveva sentito Hiro
qualche giorno prima e gli aveva parlato della situazione sgradevole
venutasi a creare con Akira, gli aveva parlato del suo nuovo coinquilino e
del periodo di confusione che stava vivendo. Lui e Hiro-chan erano lontani
cugini, a volte dubitava persino che vi fosse lo stesso sangue nelle vene.
Non avevano neppure lo stesso cognome. Ad ogni modo, questo non aveva
impedito alle rispettive madri di tenere i contatti e così loro avevano
avuto maniera di conoscersi e crescere insieme. Erano stati sempre buoni
amici, fino a quando, l’estate prima, Hiro gli aveva detto di essersi
fidanzato con quel famoso Akira Sendo di cui gli parlava sempre. In quel
momento lui aveva capito che quel che provava, verso quel lontano cugino,
non poteva di certo definirsi amore fraterno. Aveva atteso nell’ombra il
momento giusto per parlargliene e dopo tanto, proprio quando iniziava a
disperarne, l’occasione si era presentata. Quell’idiota di Akira Sendo aveva
fatto soffrire il suo Hiro, tradendolo con un altro e lui non glielo avrebbe
mai perdonato. Fino ad allora era stato per Koshino un caro amico nonché suo
confidente, aveva atteso nell’ombra che il sentimento che legava Hiro al suo
koibito scemasse, ma esso sembrava rinforzarsi di giorno in giorno. Aveva
preferito non farsi avanti, per non ferire Hiroaki e magari rischiare di
perdere la sua amicizia, ma ora… ora era tutto diverso! Avrebbe conquistato
Hiro e lo avrebbe portato con se in America. Mettendo fra lui e Sendo un
oceano si sarebbe sentito più tranquillo. Suonò il campanello e rimase in
ascolto. Sentì i passi leggeri di Hiro, e la sua voce cristallina,
avvicinarsi alla porta e aprirla.
<< Mark! Che cavolo ci fai qui? >>
<< Ti sembra questo il modo di salutare il tuo
migliore amico, nonché cugino, venuto appena appena dall’America, per stare
un po’ con te? >>
<< Scusa… è solo che non me lo aspettavo!
Entra! >>
Hiro gli fece cenno di entrare e con uno dei
suoi rari sorrisi lo accompagnò fino al salotto, dove, stravaccato sul
divano, c’era un curioso Hanamichi ad aspettarli.
<< Hana, ti presento mio cugino Mark, è
americano. >>
Hanamichi fece un gran inchino e si presentò.
Mark gli strinse la mano, non molto tranquillo della presenza di quell’affascinate
ragazzo vicino ad Hiro. Hiro gli aveva parlato a lungo di lui, dei suoi
capelli rossi naturali, della sua altezza e del fatto che il ragazzo con cui
Sendo lo aveva tradito era proprio quello di Hanamichi. Mark pensò che la
sua conquista di Hiro sarebbe stata cosa tutt’altro che facile.
<< Vedo che hai con te una valigia Mark. >>
<< Beh ho pensato di restare qui qualche
settimana, perciò stavo cercando un buon albergo. >>
<< Non se ne parla proprio: tu resti con noi!
A me e ad Hana farà molto piacere. >>
Hanamichi annuì contento. Mark si accorse
subito della strana atmosfera che si respirava fra quei ragazzi. Purtroppo
temeva che Hiro si fosse infatuato, ricambiato a sua volta, di quell’affascinante
ragazzo dai capelli di fuoco. Pensò che sarebbe stato meglio elaborare una
strategia al più presto. Adesso che Akira non c’era più, non avrebbe di
certo lasciato il suo amore ad un altro ragazzo.
Mentre Hiro gli preparava la stanza, ebbe modo
di parlare un po’ con il suo “rivale” e, nonostante tutto, fu costretto ad
ammettere che era davvero bello, capace di fare perdere la testa a chiunque,
con quella sua altezza statuaria, il suo corpo abbronzato, il suo sorriso
mozzafiato…. Standoci a pensare avrebbe perso lui la testa per quel ragazzo.
Certo che quel Rukawa e Sendo erano proprio degli idioti! Come avevano
potuto lasciarsi sfuggire quei due ragazzi? Poco male! Se ci fosse stato lui
al posto di Sendo, non avrebbe mai permesso che Hiro lo lasciasse. Per
quanto riguarda Hanamichi (iniziava pure a chiamarlo per nome?) non sarebbe
di certo rimasto da solo a lungo.
Pensò che la cosa migliore fosse farsi una
bella doccia, magari fredda e, nel frattempo, elaborare qualche piano che
allontanasse definitivamente il suo Hiro da quel ragazzo troppo pericoloso.
E l’idea gli venne il giorno dopo, ma di questo parleremo dopo.
Minami girava ancora sconsolato per le vie
della città. Il viaggio e il lungo girovagare lo avevano stancato. Poiché
non era ancora propenso a chiedere aiuto, pensò di ritornare a casa degli
zii. Avrebbe ripreso la ricerca il giorno dopo, magari aiutato dalla cugina.
Anche se lo avesse incontrato quello stesso giorno cosa avrebbe potuto
dirgli? Malconcio e stanco come era ,avrebbe fatto di sicuro una pessima
figura. Meglio aspettare.
La cena a casa Koshino si svolse lenta e in
piena allegria. Nonostante Mark considerasse anche Hanamichi un avversario,
doveva ammettere che, oltre ad essere bello, era anche molto simpatico. Per
tutta la serata rimase a chiacchierare con loro sul divano del salotto. Era
piacevolmente stupito dalla comunicabilità di suo cugino. Per quanto
ricordasse, scucire in pubblico a Hiro una frase era sempre stata un’impresa
più che ardua. Era cambiato molto in quegli ultimi anni, lo sapeva e
malgrado tutto, era costretto a ringraziare Sendo per quello.
L’ultima cosa che volesse, quella sera, era
lasciare Hiro solo con Sakuragi, ma, poiché la stanchezza aveva iniziato a
farsi sentire, fu costretto ad andare a letto presto. A malincuore lasciò
quei due da soli, a rassettare la cucina.
<< Allora che te ne pare di mio cugino? >>
<< Uhm… siamo sicuri che sia tuo cugino? >>
aveva chiesto il rossino serio.
<< Beh… è un lontano cugino… ma è sempre mio
cugino! Perché? >>
<< Perché è troppo socievole per essere
imparentato con te! >> e scoppiarono a ridere.
<< Ho parlato con Aki questo pomeriggio. >>
disse all’improvviso il ragazzo più basso.
<< Lo so… vi ho visto in un bar… >> ma perché
glielo aveva detto? Che Idiota con la “i” maiuscola! Cosa avrebbe pensato?
<< Davvero? >> continuò incuriosito Hiroaki.
<< Già. Ero andato a fare la spesa e vi ho
visto in quel bar. Ad ogni modo, anche io ho parlato con Ede e ho deciso di
dargli un’altra possibilità. >>
Hiro lo guardò stupito, poi tornò ad asciugare
i piatti. Si sentiva stranamente nervoso.
<< E tu? Anche tu hai fatto la stessa cosa con
Sendo? >>
Koshino annuì e Hana sentì un dolore allo
stomaco, come se lo avesse colpito un pugno. Rimase un po’ in silenzio e si
accorse che anche Hiro sembrava assorto in pensieri non proprio tranquilli.
<< Però… >> Koshino era molto combattuto <<
però non sono del tutto sereno… beh c’è qualcosa che non mi fa dormire… >>
<< Credo di capire… anche io non ero del tutto
sincero con Kaede. >>
Si guardarono un istante, poi improvvisamente
accadde, senza che nessuno potesse farci nulla. Hanamichi prese fra le mani
il viso arrossato di Hiroaki e lo avvicinò al suo.
<< E’ questo che non ti fa dormire vero,
Hiro-kun? >> gli sussurrò piano.
Hiro annuì senza staccare i suoi occhi da
quelli profondi di Hanamichi.
<< Neanche io riesco a dormire la notte… >>
gli soffiò sulle labbra.
Hiro chiuse gli occhi e si lasciò trascinare
dal vortice di quelle sensazioni, così piacevoli e così calde. Hanamichi
avvicinò ancora di più il suo viso e lo baciò. All’inizio fu solo un leggero
tocco, poi Hiro socchiuse le labbra e permise al bacio di diventare più
profondo. Hiroaki circondò con le sue braccia il collo di Hana e affondò le
dita fra i suoi capelli. Il rossino fece scendere la sue mani sul minuto
corpo del ragazzo e gli circondò i fianchi. Hiro sospirò al tocco di quelle
mani sul suo corpo, ma si perse fra le labbra di Hanamichi. Fu un bacio
lungo e caldo. Quando si separarono avevano entrambi i visi rossi ma non
erano pentiti. Sapevano che era la cosa che più avevano desiderato, in
quegli ultimi giorni, e fare finta di nulla sarebbe stato sciocco. Non
ancora paghi si diressero in salotto, Hanamichi si sedette sul divano e Hiro
sulle sue gambe e avvolse con le sue sottili braccia il collo abbronzato del
primo. Hana strinse a sé il ragazzo, la sua bocca incollata alla sua si
muoveva lenta, mentre le sue mani vagavano sulla sua schiena. Hiroaki, dal
canto suo, era troppo emozionato e si lasciava trasportare senza opporre la
minima resistenza. Era proprio come aveva immaginato: il corpo di Hanamichi
era caldo, bollente. Fremeva di piacere ogni volta che le sue mani salivano
o scendevano sulla sua schiena. Certo adesso le cose non sarebbero più state
le stesse. Dentro il suo cuore sentiva una punta di dolore, sentiva che ciò
che stavano facendo era sbagliato, ma non riusciva a ricordarsi del perché.
Era così bello abbracciare ed essere abbracciati da Hanamichi, la sua bocca
poi era accogliente. Non c’era altro posto al mondo in cui volesse stare in
quel momento. Anche il rossino era incapace di ragionare. La bocca di Hiro
era ammaliante come il movimento di un serpente, però sentiva che qualcuno
in quel momento ne avrebbe sofferto, anche se non sapeva bene chi. C’erano
solo loro in quel mentre. Non esisteva nessuno. Neppure Kaede… Kaede! Kaede
e Akira! Ecco di chi avrebbero dovuto ricordarsi! Quella rivelazione colpì
entrambi nello stesso momento. Spalancarono gli occhi e, malvolentieri, si
separarono. Erano ancora accaldati ed eccitati.
<< Che abbiamo fatto? >> il primo a
riprendersi fu proprio Hiroaki. Si alzò di scatto dalla gambe di Hanamichi e
iniziò a camminare avanti e indietro.
<< Quello che avevamo voluto fare per tutta
questa settimana… >> le parole di Hana diedero voce ai suoi pensieri.
<< Che facciamo? E pensare che abbiamo
lasciato i nostri ragazzi per… per… >> non riusciva a completare la frase,
per quanto tentasse di farlo.
<< Per un bacio. Potremmo fare finta di nulla,
ma non servirebbe. Oppure possiamo prenderne atto. Queste settimane ci hanno
cambiato. Io non so se amo ancora Kaede o mi sono innamorato di te. So solo
che quando stavo con Kaede, stamani, e gli parlavo, pensavo a te; quando ti
baciavo sentivo una fitta la cuore lancinante perché pensavo a lui… >>
<< Anche io…. Sono confuso Hana-chan. Non so
che fare, che pensare. Akira mi manca, ma mentirei se dicessi che, quello
che abbiamo fatto prima, non mi sia piaciuto. Che facciamo? >>
Il rosso scosse la testa. Evidentemente anche
Hiro provava quella profonda confusione.
<< Non lo so Hiro. Forse è meglio dormirci
sopra. Purtroppo credo che i problemi debbano ancora iniziare. Dovremmo
dirlo a loro due. Il più in fretta possibile. >>
<< Prima che lo capiscano da soli. >>
Hanamichi si alzò dal divano e si avvicinò ad
Hiroaki. Alzò il suo viso con un dito e disse:
<< Qualsiasi cosa accada io non voglio
ASSOLUTAMENTE perderti. Capito? >> Hiro assentì poi Hana continuò << E per
prima cosa domani me ne andrò via. >>.
Hiro impallidì mentre Hana si dirigeva verso
la sua stanza.
<< Non puoi! Perché te ne dovresti andare? >>
<< Non voglio metterti in imbarazzo, tutto
qui. Se restassi qui di sicuro… >> ma Hiroaki non lo lasciò continuare. Lo
afferrò per un braccio e lo strinse forte:
<< Non te ne andare! Se lo facessi, io mi
sentirei impazzire. Ti prego! Resta! Vedrai che sistemeremo tutto. Te lo
prometto! Ma resta! >>
Hanamichi abbracciò il ragazzo cercando di
rassicurarlo. Pian piano Hiro si rassicurò nel suo abbraccio e insieme di
diressero verso le rispettiva stanze. Hana accompagnò il ragazzo fino alla
porta della sua camera, lo salutò con un bacio sulla guancia e fece per
andarsene, ma la sua voce lo bloccò:
<< Resterai vero? Mi faresti più male
lasciandomi. >>
Commosso da quelle parole, Hanamichi gli disse
che sarebbe rimasto, fino a che tutta quella faccenda non si sarebbe
sistemata. Poi entrarono entrambi nella propria stanza.
Quella notte sei ragazzi nella cittadina di
Kanagawa faticarono a prendere sonno. Ognuno pensava alla persona che amava
e che avrebbe voluto avere vicino. Quando sopraggiunse l’alba il tormento
della notte li vinse e si addormentarono in un sonno senza sogni.
FINE SESTA PARTE
Autrice facendo le valigie: mi sa che mi
conviene partire all’istante.
Sen e Ru: O____________________________O
Autrice, approfittando della momentanea
assenza di reazione vitale dei due coinquilini, fugge via.
Ru ripresosi dallo shock: che… che cavolo…
Sen ancora più sconvolto: il mio Hiro ha… ha…
Sen e Ru non riescono a proferire parola per
un quarto d’ora. Quando alla fine si riprendono…
Ru dirigendosi verso la camera della povera
autrice: AUTRICEEEEEEEEEEEEEEE! DI’ LE TUE ULTIME PREGHIERE PERCHE’ SEI UNA
RAGAZZA MORTA!
Sen: COME HAI POTUTO!
Ru entra nella stanza ma trova solo un
bigliettino con su scritto:
“ Mi dispiace ragazzi ma, all’improvviso, ho
sentito il bisogno di un viaggetto. Ci si vede. ”
Sen prende il telefono e compone il numero del
cellulare della malcapitata scrittrice: se pensa di cavarsela con così poco
sbaglia di grosso.
Ru: questa volta ha superato ogni limite!
Voce metallica: risponde la segreteria
telefonica di una dispiaciutissima ficwriter. In questo momento sono
assente. Sto cercando un continuo per un’incasinatissima storia. Se volete
essere richiamati lasciate un messaggio dopo il segnale acustico.
Sen e Ru prendendo fiato: ma noi ti BIP e poi
ti BIP sei solo BIP… ( beh il resto è meglio tralasciarlo… ).
Ru: e adesso che si fa? La cerchiamo e
l’ammazziamo?
Sen: e bravo intelligentone! E poi chi la
continua la storia? Io rivoglio il mio ragazzo!
Ru: ma guarda tu! Non solo c’è quel Calimero
venuto direttamente da Osaka, ma ora pure quello sgorbio di Koshino!
Sen: sgorbio a chi? Modera i termini stellina!
Non offendere il mio koi. E poi io che dovrei dire? Persino un cugino
dall’America che, da quando mi sono messo con Hiro, ha sempre sperato che ci
lasciassimo. E ora ci si mette pure Sakuragi.
Sen e Ru: maledetta
autrice!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Autrice al sicuro,
molto lontana da mani assassine: mi sa che questa volta l’ho fatta
davvero grossa. Questa è la volta buona che mi fanno fuori. Devo trovare
subito una soluzione! Più facile a dirsi che a farsi: non so come
continuare! Sigh! Dimenticavo di dire che i personaggi non sono miei ma del
mitico Inoue e che questa storia è ASSOLUTAMENTE senza scopo di lucro.
!
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