Free talk 2: ok, ecco a voi il secondo cap^^. Dato che la storia è semplice,
ho deciso di farla durare solo tre capitoli. Il terzo sarà decisamente più
lungo degli altri che, causa problemi tecnici sono quello che
sono^^!Dedicato come sempre a Kara ed a tutti quelli che leggono questa
storia^^!
Voci nella
notte
parte II
di CastaliaRimu
Il mattino seguente arrivò anche fin troppo presto.
Kaede era già sveglio da parecchio, anzi, per meglio dire non aveva chiuso
letteralmente occhio per tutta la notte...
I propri pensieri gli rimbombavano nel cervello, ed il solo risultato che
aveva ottenuto era quello di far apparire dal nulla una fastidiosissima
emicrania...
Anche se era ora di alzarsi e la sveglia si facesse sentire con quanto che
ne aveva non riusciva a muovere un muscolo.
Non voleva andarsene, assolutamente.
Un rumoroso miscuglio di passi più o meno veloci sul pavimento la
riscosse.
-Per la miseria Kaeeee!!!! Fa smettere quell'aggeggio infernale, oppure
vengo lì e pesto prima lui poi te!!!!-
<<Che bell'inizio di giornata...>>
-Nh.-
-E secondo te questa sarebbe una risposta?!-
La furia umana di Anna fece il suo ingresso nella stanza, sbattendo la
porta.
-Hai intenzione di scardinarmi l'appartamento?-
Rukawa allungò svogliatamente una mano elegante sulla sveglia, facendone
scattare il meccanismo.
-Finalmente ti sei deciso!-
Disse, con un sospiro di evidente sollievo la ragazza mora.
-Nh.-
-Ehi, non cominciare a grugnire in codice come tuo solito, non ho nessuna
voglia di mettermi ad interpretarti oggi!-
-Nh.-
-Oh, santo cielo..-
-Nhh.-
Un piccolo sbadiglio appena accennato, seguito da una languida e fluida
stiracchiata.
-Dai volpone artico sempre in letargo, sbrandati e vieni a far colazione
che
è tardi!-
(Noto una certa somiglianza di carattere con qualcuno..NdKae^___^!La cosa
è
tattica bello mio^O^!NdGiu)
-Nh.-
-Uffaa!-
I due s'incamminarono verso la cucina, mentre Kaede si stropicciava un
occhio per cercare di riprendere coscienza dal torpore ed Anna lo guardava
sospirando.
<<Ci vorrebbe proprio qualcuno che lo abitui a dormire meno, 'sto
benedetto
fratello in letargo che mi ritrovo!>>
Rukawa si mise a tavola, cominciando a sgranocchiare la parte di colazione
disponibile, mentre la sorella si metteva a trafficare ai fornelli.
-E così oggi parti...-
-...-
-Sai, Kae, la cosa che mi mancherà di più di te sarà la tua incredibile
eloquenza!-
-Come sei spiritosa..-
-OH! una frase compiuta, non posso crederci!!-
-Uff..-
La ragazza fece saltare sopra la padella la piccola frittella che stava
cuocendo, facendola ricadere con una precisione millimetrale nel punto
esatto da cui si era staccata.
-Chissà che non trovi un bel tipo orientale che ti faccia un pò di
coccole,
mi sto stufando di trascinarmiti sempre dietro sai!-
Kaede per poco non si strozzò con un pezzetto di toast, cominciando a
tossire convulsamente accompagnato dalla cristallina risata di Anna.
-Eh...?!-
Ansimò, dopo aver bevuto un pò di succo d'aranca per calmare la tosse.
-Eh, già sei davvero impegnativo, fratello!-
Un altra bellissima risatina, che fece sprofondare Rukawa nuovamente nel
presente, alla sua odierna partenza...
<<Ancora un paio d'ore e non potrò più sentire il suo chiasso
mattutino..>>
La fitta di rabbia e insofferenza verso chi lo aveva messo in quella
situazione lo punse come un ago avvelenato.
Anna, notando le ombre che si addensavano negli occhi del fratello, spense
il fuoco sotto la padella e gli si fece vicino avvolgendolo delicatamente
nel suo abbraccio.
-Anche tu mi mancherai, Kaede...-
***
Rukawa si preparò le valige, chiedendole con estrema lentezza ed
avviandosi
all'aeroporto con lo stesso identico "entusiasmo".
Il grandissimo complesso era bianco come il latte, rifletteva i raggi
caldissimi dell'estate, con suo estremo sollievo.
Il posto era incredibilmente affollato, mille e mille persone che
correvano,
si affollavano alle code per gli imbarchi e per i biglietti, tante voci
tutte assieme che creavano un frastuono intollerabile.
Le sue orecchie tese amplificavano fino all'esasperazione tutti quei
suoni,
che certo non aiutavano la sua emicrania a darsi una calmata.
Una voce metallica chiamò il suo volo.
Rukawa si mosse trafelato fino al suo imbarco;
<<Se rimango qui ancora per cinque minuti, finisce che mando tutto al
diavolo e me ne torno a casa!>>
***
L'aereo atterrò solo dopo quasi sedici ore e Kaede ringraziò mentalmente
il
cielo di essere riuscito a mettere finalmente i piedi a terra. Lasciare
che
tutto scorresse senza che lui ne avesse il controllo, lo mandava
letteralmente in bestia.
Prese un taxi fino al centro della capitale nella quale ora si ritrovava a
dover vivere per sei lunghi mesi. Per la prima volta, capì l'utilità di
quella strana lingua che sua madre e suo padre si erano ostinati a
volergli
insegnare perchè "nella vita non si può mai sapere!"...
<<Tsk..!>>
L'auto sfrecciò rapida, trasportando con sé anche i pensieri di Kaede.
Arrivò, dopo una mezz'ora buona e soprattutto salata (per il taxi^^''NdGiu).
Rukawa si ritrovò davanti al suo nuovo collegio, quel collegio che era
stato
obbligato a frequentare.
Non era male, per carità, un bell'edificio imponente e per metà della
struttura di un lucido metallo grigio chiaro, ma assolutamente nulla in
confronto al meno costoso di quelli di casa sua. Suonò il campanello
centrale per chiamare il custode e farsi aprire.
<<Prega i tuoi dèi di non essere razzista preside, perchè non sono nelle
condizioni adatte per la gentilezza.>>
Il cancello metallico si aprì cigolando un poco, mentre Kaede procedeva
pacato e sicuro verso l'edificio.
All'interno vi era una folla ordinata di studenti in divisa che
spessissimo
si fermava dalla sua passeggiata o zittiva le sue chiacchiere per rimanere
ammutolito a fissare la sua alta figura muoversi elegante per i corridoi.
Soprattutto le ragazze, si perdevano in contemplazione di lui e non lo
lasciavano con lo sguardo se non quando spariva completamente dalla loro
visuale.
<<Mpf...oche.>>
La sala della presidenza era protetta da una spessa porta in plastica
rigida
nera, una lunga maniglia di acciaio vene piegata dalla mano pallida ed
affusolata di Rukawa, facendogli apparire l'intera visuale della moderna e
ben curata stanza davanti agli occhi.
Una alta e robusta figura sedeva assorta nelle sue carte dietro la
scrivania. Un paio di occhi neri come la notte si puntarono su di lui,
osservandolo con uno strano calore.
L'uomo si alzò in piedi.
<<...>>
Era un bellissimo uomo sulla cinquantina, ma tuttavia di un'avvenenza e di
un'eleganza che faceva apparire l'età come un pregio in più.
-Lei deve essere il nuovo studente venuto per lo scambio, vero?-
-Sì.-
Quell'uomo gli aveva parlato in inglese, ma lui aveva risposto in
giapponese.
-Oh! Allora la sua fisionomia in parte orientale non era solo apparenza.-
-Mia madre era Giapponese come lei.-
-Bene, un problema in meno per lei, dunque.-
Il tizio per lo meno gli dava dei lei...Poteva ancora star tranquillo.
-Signor Cleevers, la accompagnerò di persona alla sua classe, così potrà
cominciare già da subito. Per il periodo di permanenza qui, per evitarle
problemi d'alloggio l'abbiamo assegnata come ospite in casa di un suo
compagno di classe, spero non le dispiaccia.-
-No.-
E invece altroché se gli dispiaceva! Gli toccava pure socializzare per la
miseria!
-Bene, ora mi segua.-
Camminarono per un pò lungo mi vari corridoi dei piani ed arrivano alla
zona
più alta dell'edificio.
<< 3-A...>>
La porta scorrevole fu aperta dal preside con una sola mano, rompendo il
silenzio che regnava nella classe dall'altra parte di quella sottile
barriera.
Una ventina di occhi curiosi si catalizzò su di lui, mormorii sommessi si
sollevarono al suo ingresso.
Un professore occhialuto scambiò due rapide parole col preside che se ne
uscì silenziosamente dalla stanza, lanciandogli un sorriso così bello che
per un attimo a Rukawa si bloccò il respiro.
-Salve signor Cleevers, benvenuto qui da noi a Kanagawa!-
-Grazie.-
Stavolta parlavano in inglese.
Quell'omino si voltò verso la classe, rivolgendosi agli alunni utilizzando
la lingua madre.
-Ragazzi, vi presento lo studente venuto qui dall'America per lo scambio
interculturale a cui ha preso parte Enishi, che ora non si trova tra di
noi.-
Kaede si mosse piano verso il professore, si pose in fronte ai suoi nuovi
compagni e si decise a presentarsi.
-Piacere di essere tra di voi. Il mio nome è Keade Cleevers, ma il mio
altro
nome è Rukawa, perciò se vi trovate meglio, chiamatemi pure con quello.-
Dopo un breve inchino risollevo lo sguardo gelido verso tutte quelle facce
stupefatte. Senza accorgersene aveva parlato in giapponese.
Anche il professore era nello stesso stato, ma si riprese subito.
-Dunque per metà sei Giapponese!-
-Si professore, per parte di mia madre.-
-Io sono il professor Tanaka, insegno storia del Giappone. Spero che
seguirai con interesse la storia di quello che è anche il tuo paese.-
<<Ma che va blaterando questo? Guarda come si è esaltato solo perchè sono
metà giapponese...Tsk!>>
Quell'uomo continuò il suo monologo senza che alla fine Rukawa lo
ascoltasse
per davvero.
Ma all'improvviso, mentre gettava distrattamente lo sguardo verso la
classe
ancora una volta due straordinarie pupille del colore del cioccolato si
incontrarono con le sue.
Uno strano ragazzo dai capelli insolitamente del colore del fuoco lo stava
osservano con aria minacciosa, in seguito agli schiamazzi che una strana
ochetta davanti a lui stava facendo all'indirizzo del nuovo arrivato.
Kaede si ritovò come folgorato, immobile e completamente incatenato a
quello sguardo spettacolare.
A quel ragazzo spettacolare, per meglio dire.
Aveva tutta l'aria di frequentare una qualche palestra o di praticare
qualche
sport particolarmente duro, vista la massa fluida di muscoli che scorgeva
distintamente sotto a quella divisa scura.
-Ah, Rukawa, ti puoi sedere la in fondo, vicino ad Akagi!-
La ragazzina in questione fece un sorriso così luminoso che Kaede temette
che le si stesse per staccare la mascella dalla faccia, mentre
l'espressione
rabbiosa di quel ragazzo dai capelli rossi si accentuò sin quasi allo
spasimo.
Sembrava che volesse sbranarlo.
Il resto dell'ora lo passò ad osservarlo di nascosto, rispondendo solo con
dei monosillabi alle domande che gli vennero poste.
All'uscita da scuola, Rukawa si chiese da chi dovesse andare a dormire
quella sera... magari da quella noiosissima ragazzina!
<<Dio risparmiami!>>
Fece per varcare il cancello, preso dai suoi pensieri, quando una voce
bassa
e dura lo richiamò alla realtà.
-Ehi,volpino-come-ti chiami-tu, fermati che devo parlarti!-
Kaede si volse e, quando si ritrovò davanti l'oggetto del suo interesse
trizzò mentalmente le orecchie, senza tuttavia mostrarlo all'esterno.
-Dimmi.-
Il ragazzo si portò una mano tra i capelli, riavviandone una ciocca
scomposta alla complicata pettinatura ricolma di gel.
-Innanzitutto io sono Sakuragi e mettiamolo bene in chiaro, tu non mi
piaci...-
-L'avevo capito.-
-Non interrompermi! Allora dicevo, devo avvertirti di due cose: uno, stai
lontano da Harukina cara, perchè se la tocchi ti ammazzo e due...-
-E' la tua ragazza?-
-Eh?!-
-Ho detto, è la tua ragazza?-
-Harukina?-
-Sì.-
-Ci sto lavorando, perciò vedi di non mettere le tue zampacce ossute su di
lei, o ti ammazzo, chiaro?!-
-Nh.-
La delusione serpeggiò per un attimo nel cuore di Kaede, ma la ricacciò
dentro subito. Non doveva farsi illusioni, in fondo non poteva pensare di
essere così fortunato.
-Ti stavo dicendo, se mi fai finire, che, per mia somma disgrazia mi tocca
ospitarti a casa. Ma vedi di non fraintendere! Mi hanno obbligato e lo
faccio, scordati di diventare amici, noi due!-
-Nh..-
Però, alla fine, non tutto è così negativo, giusto?
In fondo alla via, vide una piccola figura muoversi correndo nella sua
direzione, mentre tutti e due si voltavano verso di essa, incuriositi allo
stesso modo.
Rukawa spalancò gli occhi, indietreggiando di un passo.
<<No, non può essere!Non può essere!!!>>
-KAEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!-
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