DECLAMERS: Hana e Ru non sono miei come del resto gli altri personaggi di Slam Dunk, io ho chiesto a mia madre se potevamo adottarli ma lei non ha voluto, ha detto che abbiamo già troppi seccatori per casa.

DEDICHE E RINGRAZIAMENTI: A tutte le ragazze della ml dello ysal che mi hanno accolta tra loro. Siete state davvero gentile. Vi voglio giù un mondo di bene.

NOTE: 1. Nel prologo abbiamo lasciato Hana e Ru intenti alla lettura di un libro, adesso i nostri eroi si troveranno sbalzati tramite la loro fantasia all’interno del racconto sostituendosi ai veri protagonisti. Questo implica due cose:

1.       I loro caratteri potrebbero subire delle modifiche;

2.       La forza di Hana è ridotta in quanto si immedesima in una donna.

NOTE: 2. Un altro appunto da fare prima della lettura è questo:

-          in corsivo ci sono le “vere” parti del libro;

-          in stampatello la storia come la vivono Hana e Ru.

NOTE 3: I nomi dei golfi, dei luoghi e delle città sono inventati in quanto anche se è un’opera ambientata alla fine del 1600 non vuole essere una ricostruzione storica.

Con questo ho finito. Buona lettura (spero)

 

 


Vittima e carnefice

parte XII

di Ise


 

Yohei rimase nell’ex accampamento della volpe giusto il tempo per far riposare e rifocillare i suoi uomini. Dopo aver appreso della fuga della Seya si era  molto arrabbiato ma poi…..si era reso conto che quello che aveva ottenuto era già abbastanza e che anzi la situazione in quel modo poteva rivelarsi ancora più avvincente ed interessante.

 

Aveva appena detto ai suoi schiavi di portare Rukawa svenuto sulla casetta dove il pirata custodiva i prigionieri e di sorvegliarlo per bene, quando aveva visto arrivare Noma con il principe Kyota ed aveva intuito subito che c’era qualcosa che non andava. Il suo sguardo era volato sulla Seya giusto in tempo per vederla portarsi dietro la nave di Maki. Aveva trattenuto il fiato, non potendo fare niente per tutta la marcia trionfale di quella maledetta nave pirata verso la libertà. Aveva visto il vascello mercenario speronare una delle sue imbarcazioni, aveva visto la Seya approfittare della confusione per imboccare l’insenatura che l’avrebbe portata in mare aperto. Aveva sorriso a quel punto pensando che le altre sue tre navi l’avrebbero affondata ma invece…….dopo un paio di ore Ukuso era apparso sul golfo e quando era sceso a terra tramite una scialuppa con sguardo mesto gli aveva sussurrato che la nave di Rukawa era riuscita a sfuggirgli.

 

Il sangue gli era subito arrivato alla testa, per la prima volta nella sua vita aveva perso la calma, aveva afferrato la spada e stava per calarla sulla testa di Ukuso, che non avrebbe fatto niente per difendersi, disposto a morire per aver fallito il suo compito quando si era reso conto che stava per fare una sciocchezza. Perdere uno dei suoi uomini migliori in quel modo era da stupidi. Con rabbia aveva lanciato la spada il più lontano possibile e questa si era conficcata su un albero. Con un gesto secco della mano aveva ordinato a Ukuso e Noma, reo di non aver affondato dall’interno la nave, di allontanarsi da lui prima che cambiasse idea  e li ammazzasse entrambi. Dopo di che aveva chiesto ai suoi schiavi di preparargli un fucile e per sfogarsi era andato a cacciare con loro. Odiava quando le cose non andavano secondo i suoi piani.

 

Era ritornato  indietro dopo mezz’ora con una nuova pelle di tigre. Era più sereno e determinato. Tutto sommato aveva ottenuto sia di riavere indietro il suo Hanamichi, la cosa più importante, che rapire Kyota, che catturare Rukawa. Mancavano da recuperare ancora le pietre visto che non le avevano addosso ne Hanamichi ne la volpe dei ghiacci (aveva controllato)  e uccidere Maki ma presto con un po’ di arguzia e sfruttando bene le sue carte avrebbe ottenuto anche quelle cose. Nel frattempo avrebbe sfogato tutta la frustrazione per quella parziale “sconfitta” su Rukawa. Lo avrebbe tenuto in vita fino a quando non avesse ottenuto una vittoria completa. Tempi duri attendevano quell’odiato capitano che aveva osato mettersi contro di lui.

 

Rincuorato da quei pensieri aveva deciso di istituire un consiglio di guerra nel quale si era fatto raccontare nel dettaglio da Noma e Ukuso ciò che era accaduto sulla Seya ed in mare.

 

Aveva accolto la notizia della presunta morte di Sawakita con gioia, si era liberato di un seccatore in più e non doveva neanche pagarlo. Fu molto contento anche di sapere che Maki era rimasto ferito e pure gravemente prima in uno scontro con Sendo e dopo da un colpo impartito dalla loro spia. Fu soddisfatto anche dal resoconto dei danni che secondo Uekuso la Seya doveva avere dopo la battaglia con le sue navi. Yohei aveva perso due vascelli ma la nave di Rukawa doveva essere a pezzi e questo implicava che per ripararla i pirati ci avrebbero messo molto tempo, tempo che lui avrebbe impiegato per organizzare un nuovo pieno per catturarli e stanarli. Costi quel che costi avrebbe fatto parlare la volpe circa i loro possibili rifugi. Tutto sommato le cose non erano poi andate così male come pensava all’inizio. Certo aveva perso molti uomini ma……il coltello dalla parte del manico ce l’aveva ancora lui, era ancora in superiorità numerica, libero di pensare e di muoversi al contrario di Rukawa, le sue navi erano ancora in perfette condizioni ed inoltre aveva anche un altro elemento sorpresa ovvero il governatore Jin dalla sua parte. Ancora nessuno dei pirati sapeva che quell’uomo aveva voltato loro le spalle.

 

Mito sorrise, la prima mossa da fare era quella di portare Kyota da Soichiro e li avrebbe pensato al da farsi insieme anche al governatore. Era convinto che quest’ultimo sarebbe stato felicissimo di vedere il principe Nobunaga ed, inoltre, avrebbe apprezzato anche di partecipare concretamente alla morte di Maki. Dopo tutto l’odio che Jin provava per Shinici era identico se non superiore a quello che lui provava per la volpe dei ghiacci.

 

Scoppiò a ridere, forse era stato meglio che le cose fossero andate così. Nei prossimi giorni ci sarebbe stato da divertirsi ancora di più. L’unica cosa che non gli andava giù era stato il comportamento di Hanamichi nei confronti della volpe quando erano arrivati sulla spiaggia, sembrava volerlo proteggere. L’abbraccio che li avvolgeva sembrava molto intimo e non solo a livello fisico ma anche spirituale. Cosa era successo fra quei due? Lo avrebbe scoperto molto presto, il rossino non gli aveva mai mentito niente e in quei pochi giorni che era stato con Rukawa non poteva essersi dimenticato della fedeltà e la riconoscenza che doveva a lui e a suo padre, non poteva essersi dimenticato dell’amore che li legava, per chi poi? Un pirata senza onore che voleva solo usarlo per soddisfare la voglia di un periodo.

 

Si rese conto che prima partiva da quel posto meglio era. Il rossino aveva bisogno di ricordarsi di quanto era riverito, apprezzato dai suoi marinai, da quanto era coccolato dai suoi schiavi, da quanto era amato da lui. In quel modo lui presto avrebbe saputo tutto quello che desiderava e tutto sarebbe tornato come prima.

 

Immediatamente disse ai suoi uomini di riposarsi e di mangiare. Fra un paio di ore li voleva tutti pronti per la  partenza.

 

I preparativi avvennero in maniera molto sbrigativa. Il principe Yohei si occupò personalmente di scortare il rossino ancora placidamente addormentato nella sua cabina, di farlo appoggiare dolcemente sul suo giaciglio, di riempirlo di cuscini e di cospargerlo del profumo d’incenso che amava tanto. Fu sempre lui che seguì il trasporto di Kyota  svenuto fino alla cabina per i prigionieri di riguardo. Lo fece stendere su una branda e controllò attentamente che la porta d’uscita fosse chiusa a doppia mandata in modo che  Nobunaga non potesse tentare brutti scherzi non appena sveglio.

 

E alla fine quando fu tutto pronto, il tesoro dei  pirati custodito nell’isola era già stato portata a bordo, la maggior parte degli uomini erano già sulle navi pronti a svolgere i propri compiti, Mito molto soddisfatto accompagnato da quattro dei suoi schiavi più grossi che portavano una botte d’acqua andò nelle “prigioni” dell’isola. Si fece aprire la porta dai due uomini che vi facevano la guardia ed entrò. Notò che Rukawa era ancora privo di sensi. Indicò ai quattro schiavi il ragazzo svenuto e questi subito s’avvicinarono a  Kaede e gli versarono addosso tutta l’acqua gelida contenuta nella botte. La volpe rabbrividì e d’istinto aprì gli occhi e saltò in piedi. Si portò la mano al fianco per afferrare la Nettuno ma trovò il vuoto. Riuscì a mettere a fuoco gli altri occupanti della stanza e a ricordarsi di dov’era e cos’era successo giusto in tempo, prima di venire afferrato per le braccia da due degli schiavi africani. Un terzo schiavo sfilò la sua cintura di pelle, la sfibrò e ne produsse una frustra di fortuna, con quella cominciò a fustigare la volpe sulle spalle, sulla schiena. Dopo il primo colpo sul volto di Rukawa si dipinse una smorfia di dolore ma non diede la soddisfazione al principe di urlare anzi ben presto recuperò il suo portamento impassibile e sprezzante.

 

Per ben cinquanta volte quella frusta percosse il suo corpo ma  la volpe nonostante la sofferenza che provava non ebbe un solo attimo di cedimento. Allora Yohei si decise a dare avvia alla parte finale del suo piano, si scagliò su Rukawa e gli mollò un pugno sullo stomaco. La volpe emise un gemito roco ma subito dopo ebbe ancora la forza di sputare in viso all’altro che lo guardava con un sorriso sornione. Mito non ci vide più, si passò una manica per pulirsi il volto dallo sputo, e con furia cieca  mollò un calcio in mezzo alle gambe di Kaede che strabuzzò gli occhi provando a liberarsi dalla presa ferrea dei giganti per portare le mani sulla parte lesa ma fu tutto inutile. Yohei con frustrazione continuò il suo pestaggio  con tutta una serie di ganci e montanti sul volto e sul torace di Rukawa. Il principe concluse la sua opera solo diversi minuti dopo con una mazzata a mani riunite sul capo.

 

Kaede venne rilasciato e cadde sul pavimento, non aveva mai emesso un lamento durante il massacro subito, aveva un occhio tumefatto, il labbro inferiore rotto e qualche costola incrinata ma non si lasciò intimorire. Quando il principe gli sollevò il volto per guardarlo negli occhi per bearsi di ciò che aveva fatto, lui sostenne lo sguardo fieramente senza mai chiudere le palpebre.

 

Mito gli sussurrò all’orecchio “Questo è solo l’antipasto, le pietanze migliori devono ancora arrivare. Ti farò soffrire come mai nella tua vita, alla fine neanche tua madre ti riconoscerebbe e sarai tu stesso ad implorarmi di ucciderti”.

 

Rukawa sorrise impercettibilmente mentre con voce fredda ed inespressiva riuscì a rispondere in modo sarcastico “Davvero? Non vedo l’ora. Da come è iniziato sembrerebbe un programmino eccitante”

 

“Bastardo” ringhiò Yohei schiacciando la testa della volpe sul terreno “Vedrai ti farò passare la voglia di scherzare”

 

Lo colpi un altro paio di volte su un fianco con il piede. Kaede era giunto al limite, sentiva le forze abbandonarlo, tuttavia riuscì a mantenersi vigile. Addirittura quando i quattro schiavi lo rimisero in piedi lui riuscì a rimanere in piedi con le proprio gambe. Tutto il tragitto fino alla nave lo fece camminando per conto suo e non barcollò neanche una volta. Era troppo orgoglioso per farsi vedere debole, non poi da Yohei Mito che aveva come unico desiderio abbatterlo psicologicamente e fisicamente. Venne portato a bordo del veliero a forza di spinte e trascinato nelle stive senza nessuna delicatezza. Le stive erano proprio un posto malsano e invivibile. Erano buie e l’unica illuminazione era una botola che Mito diede subito l’ordine ad uno schiavo di chiudere, bastavano due buchi sul muro per far respirare il  prigioniero.  Uno schiavo teneva una torcia accesa  verso di lui, in modo da permettere a Yohei di fare quello che doveva. Il principe si occupò personalmente di attaccarlo ai ceppi in posizione eretta, misurò la consistenza delle catene più volte e le strinse il più possibile in modo che fossero appiccicate alla pelle e gli impedissero la normale circolazione del sangue sugli arti sia superiori che inferiori. Dopo un ultimo pugno in volto Mito si decise a lasciarlo solo in quella che sarebbe stata la sua prigione per chi sa quanto tempo. Vide la luce delle fiaccole allontanarsi, scomparire nella botola che faceva da uscita  e fu immerso nella completa oscurità. Chiuse gli occhi sospirando, sta volta si era proprio messo nei guai, ma ancora non disperava di riuscire a scappare. L’importante era resistere a tutte le angherie a cui il principe voleva sottoporlo, prima o poi l’occasione propizia per una fuga ci sarebbe stata. Si rilassò sulle catene, certo quella non era la posizione migliore per dormire ma non si lamentava, lui era abituato ad appisolarsi ovunque. Aveva sempre amato dormire e visto che in quel momento non aveva niente da fare e per recuperare le forze quella era la medicina giusta valeva la pena riposarsi. Il sonno in lui non tardò ad arrivare e l’ultimo pensiero prima di addormentarsi andò ad Hanamichi. Sperò in cuor suo che almeno lui venisse trattato bene da Yohei e non ne dubitava. Non dopo aver visto quella scena sulla spiaggia, era fin troppo palese che Mito amasse sul serio Sakuragi. Ma anche il principe molto presto avrebbe dovuto rendersi conto che il rossino era solo suo.

 

Il viaggio durò circa una settimana e si svolse in tutta tranquillità con somma gioia di Yohei. Attraccarono al porto della città presieduta da Jin di buon ora un giovedì mattina e subito Mito inviò un messaggero al palazzo del governatore per avvertirlo del loro ritorno e per informarlo che Nobunaga Kyota era custodito all’interno della sua nave.

 

Gli accennò anche della cattura della volpe dei ghiacci ma si riservò di raccontargli ulteriori particolari non appena si fossero visti. Soichiro non fece attendere molto una sua risposta. Appena ricevette la missiva, seguito dalla sua scorta armata che gli serviva per proteggere la sua preziosa vita dai coloni che non erano d’accordo con la sua politica  di completo sfruttamento a favore della madre patria inglese, il governatore a bordo della sua carrozza si diresse verso il porto. Era bramoso di vedere il principe Kyota, chissà se si era fatto ancora più carino. Era da un anno che non lo vedeva, si erano incontrati fortuitamente durante una breve visita che entrambi avevano effettuato al vicino e piccolissimo regno di Kabla alla ricerca di alleanze strategiche. Quando Jin lo aveva scorto tra i convenuti della piccola corte aveva immediatamente capito che non l’aveva mai dimenticato e che sarebbe stato bello poterlo fare suo. Era stato lui a far arrivare alle orecchie di Takato le voci secondo cui il principe e Maki erano uniti da un rapporto particolare che di sicuro non poteva essere accettato dai signorotti del feudo. Era sempre stato lui a consigliare velatamente il sultano di avere il massimo riserbo nei confronti del figlio, di allontanarlo dal palazzo e di far leva sul senso d’onore di Maki per farsi odiare. Il suo piano aveva funzionato benissimo visto che Shinici si era comportato come da copione e Nobunaga aveva deciso di partire per un viaggio di formazione. Dopo il rifiuto di Maki  lui si era fatto trovare nel posto giusto al momento giusto ed era stato colui che si era subito le confessioni del principe, dopo tutto erano molto amici dato che erano pressoché coetanei e alla corte era uno dei pochi uomini ricchi di cultura e Nonunaga aveva sempre avuto un debole nell’attorniarsi di persone intelligenti. Kyota gli aveva raccontato tutto di come erano nate le cose con Maki, di cosa provava per lui, del fatto che per l’altro era stato solo un passatempo e che da quel momento in poi  avrebbe voluto solo odiarlo.

 

Soichiro aveva preso la palla al balzo e aveva appoggiato Kyota nella sua decisione. Shinici Maki era un bastardo,  per cui che l’altro cominciasse ad odiarlo, se lo meritava. Nobunaga fu molto riconoscente a Jin di essergli rimasto accanto in quel momento e per questo gli chiese di accompagnarlo all’imbarco da dove sarebbe partito per il suo lungo viaggio. Jin acconsentì. Sperava che durante il periodo in cui il principe e Maki fossero stati separati Nobunaga prendesse sul serio ad odiare Shinici, in modo dopo da potersi fare sotto e chiedere la sua mano a Takato. Di sicuro il sultano non gliela avrebbe negata, avere un “parente” inglese significava avere per  amico un paese molto potente.

 

L’anno prima aveva pensato che finalmente gli era stata concessa l’opportunità di farsi vedere in tutta la sua gloria dal principe ma fu disilluso. Kyota era intenzionato a non legarsi più a nessuno per l’eternità, non avrebbe mai fatto un matrimonio di comodo solo perché il padre lo voleva, piuttosto si sarebbe ammazzato, così gli aveva detto quando Jin era entrato in discorso. Inoltre Nobunaga nonostante lo considerasse ancora un amico lo aveva accusato apertamente di pensare solo a se stesso e agli interessi inglesi, e di trattare gli arabi come delle pezze di piedi, un comportamento che lui aborriva totalmente. Poi, per chiudere in bellezza Soichiro aveva intuito che nonostante il principe continuasse ad asserire di odiare a morte Maki in verità lo amava ancora molto ed era per questo che non riusciva ad aprire il suo cuore a nessun altro.

 

Fu proprio in quel momento che una rabbia cieca aveva colto il governatore che aveva deciso di commissionare la volpe dei ghiacci. Kyota avrebbe dovuto essere suo  e  lo sarebbe stato o con le buone o con le cattive. Anche il principe avrebbe dovuto prima o poi ammettere che erano fatti l’uno per l’altro, non permetteva repliche. Aveva organizzato il rapimento nei minimi particolari, grazie all’amicizia che ancora lo legava al sultano Takato si era fatto dire la rotta che il principe avrebbe tenuto per tornare a casa, aveva spiegato alla volpe tutti i punti deboli di Maki che ovviamente sarebbe corso a salvarlo, voleva la testa di Shinici, così dopo non ci sarebbero stati altri ostacoli al suo amore per Nobunaga.

 

Un giorno anche il principe si sarebbe rassegnato ad amarlo ne era pienamente convinto.

 

Certo all’epoca non poteva immaginare che il figlio del sultano Anzai si sarebbe fatto vivo alla sua porta  per chiedergli di portare a compimento lui l’opera che aveva affidato alla volpe dei ghiacci. Yohei non voleva essere pagato, voleva solo avere la possibilità di stanare ed eliminare Rukawa. Il governatore aveva intuito subito che lo faceva per amore, quel ragazzo si era dimostrato molto simile a lui e…ne aveva approfittato. Lui voleva solo la morte di Maki e avere fra le sue mani Kyota non gli importava chi gli avrebbe fatto quel piacere e, poi….poteva sfruttare anche Mito per i suoi scopi. Poteva far credere a Nobunaga che stava trovando un accordo con il sultano Anzai per eliminare il regno di Takato e se Kyota voleva impedire tutto il spargimento di sangue che ne sarebbe nato e salvare la vita a suo padre non poteva che accettare di diventare il suo amante, il suo compagno della vita. Sorrise biecamente creando un netto contrasto con il suo viso dai lineamenti angelici. Tutto stava andando per il verso giusto.

 

Erano questi i pensieri che affollavano la mente di Jin mentre si dirigeva al porto. Non vedeva l’ora di vedere Kyota anche se….il fatto che sulla missiva Yohei non aveva citato che gli avrebbe consegnato pure la testa di Maki lo indispettiva un po’. 

 

Raggiunta la nave di Mito, scese dalla carrozza e si fece portare dai portantini fino allo scalo. Yohei quando lo vide, gli fu subito accanto. Chinarono il capo reciprocamente in segno di saluto e cominciarono a parlare.

 

Il principe esclamò “Come promesso, a bordo della nave c’è il principe Nobunaga e sarò ben felice di consegnarvelo appena vorrete”

 

Il governatore fece un segno con il capo per fargli capire che ascoltava e che poteva continuare  “Tuttavia c’è stato un piccolo contrattempo durante la missione. Maki mi è sfuggito. Si è alleato con l’equipaggio di Rukawa dopo che questi è stato catturato da me ed insieme sono riusciti ad aggirare la mia trappola”

 

Jin fece un gesto di stizza con la mano e agitato cominciò a dire “Mi avevi promesso la sua testa. In questo modo hai portato a compimento solo metà del lavoro”

 

“Lo so! Ma le prometto che presto le consegnerò anche Maki. Il mercenario è gravemente ferito e la nave della volpe ha subito molti danni e dovrà di sicuro fermarsi in qualche porto per ripararli. Se mi permette di utilizzare le sue segrete, le giuro su quanto ho più caro che torturerò Rukawa fino a quando non sarà costretto a rivelarmi tutti i suoi rifugi e allora con il suo aiuto riusciremo a catturare pure Shinici Maki e così sarà lei personalmente che potrà tagliargli la testa. Che ne dice?”

 

“L’idea sembrerebbe interessante” sorrise Soichiro “Le dico principe Yohei che l’idea di ammazzare con le miei mani quel porco di Maki mi attizza parecchio. Credo proprio che si può fare. Sarò ben felice di averla come mio ospite nel mio castello fino a quando questa storia non sarà conclusa”.

 

“Grazie per la sua comprensione” sussurrò Mito soddisfatto di aver trovato un nuovo accordo.

 

“Le farò preparare delle stanza nel mio palazzo. Quanti saranno quelli del suo seguito?”

 

“Saranno i miei tre uomini più fidati che potranno dormire con la sua guardia, il mio esperto in torture che non vede l’ora di mettersi all’opera e il mio fidanzato”

 

“Dunque siete riuscito a recuperare anche lui?” esclamò Jin guardando l’altro con uno sguardo bonario.

 

“Si. Da questo punto di vista sono stato fortunato”

 

“E come sta? La volpe gli ha fatto del male?” chiese il governatore con un tono allusivo.

 

“Preferirei non parlarne se non le dispiace. Piuttosto collaborare con me per uccidere un corsaro suo connazionale, non le creerà dei problemi?”

 

“Figurati! Lei non sa niente di Kaede Rukawa, quando il re saprà della sua morte, ne sarà felice. Può darsi addirittura che mi scappi una nuova promozione. Il re sopportava quel corsaro solo perché era una vera volpe in mare, era imbattibile a bordo della sua nave. Ma ora…..che è stato abbattuto non ci saranno problemi a rivelare com’è morto. Dopo quello che ha fatto in Inghilterra quando è scappato dal nostro paese, è stato di per se un fatto eccezionale che il re accettasse di farlo diventare un corsaro. Si vede che il resto della sua famiglia si è mossa per  aiutarlo nonostante il reato di cui era accusato fosse  il peggior crimine che si possa effettuare. E, poi, il frutto delle sue scorribande in questi ultimi anni ha portato molti introiti alle casse inglesi. Il re è pur sempre un uomo e la ricchezza piace a tutti.”

 

“Dice davvero?” provò a chiedere Yohei curioso “Ma cosa ha combinato?”

 

“I particolari non li so visto che ero già qui quando il fatto è accaduto, ma da quel che ho capito deve aver ucciso suo fratello. Avrà tentato di impossessarsi del titolo nobiliare, ma è stato scoperto e, quindi, costretto all’esilio. Se dovesse ritornare in Inghilterra rischia l’impiccagione diretta”

 

“Che crudeltà! E’ proprio un uomo senza scrupoli” mormorò Yohei.

 

“Lei dice? Non è il primo che tenta di fare il colpaccio e non sarà neanche l’ultimo. Lei stesso se fosse nelle condizioni di scegliere tra un familiare ed impossessarsi di una grossa somma di denaro e di molto prestigio che farebbe?”

 

“Di sicuro non ucciderei mio fratello” esclamò convinto Yohei “Ci tengo agli affetti”

 

Jin sorrise “Non ne sarei poi così sicuro. Spero che lei non abbia mai da fare questa scelta. E ora se non le dispiace gradirei vedere il principe Nobunaga. E’ da un pezzo che aspetto questo momento”

 

“Come desidera” borbottò Mito un po’ stizzito dal fatto che Soichiro aveva messo in dubbio il suo onore.

 

Yohei salì a bordo della sua nave, scambiò due parole con Uekuso, il quale sparì subito sotto coperta per riapparire sul ponte dopo dieci minuti spingendo un recalcitrante Kyota che inveiva all’indirizzo di chiunque gli capitasse a tiro chiedendo spiegazioni.

 

Per tutto il viaggio il principe era rimasto chiuso in quella piccola gattabuia, che difficilmente si poteva chiamare cabina, assegnatagli da Yohei con l’unica compagnia di se stesso e lo schiavo che due volte al giorno gli portava da mangiare e aspettava che finisse di ingozzarsi, controllando che non gli venisse la strana idea di usare il cibo per tentare di fuggire od uccidersi. Nobunaga aveva provato ad intavolare una conversazione con quell’energumeno alto due metri e dalla carnagione scura ma era stato come parlare con un sordo. Quell’uomo si limitava a guardare cosa faceva e non dava segno di ascoltare le sue domande. Era stressante! Si era sgolato come un matto al suo risveglio nella stanza dopo il suo nuovo rapimento per attirare l’attenzione di qualcuno. Voleva sapere quali erano le intenzioni del figlio di Anzai e soprattutto voleva sapere come stava Maki. Shinici era in pericolo quando lui era stato afferrato per la vita da quel tipo con i capelli neri e i baffetti che dopo lo aveva fatto svenire con un pugno sullo stomaco che ancora gli faceva male. Doveva sapere se Maki era riuscito a farla franca, il dubbio gli stava attanagliando l’anima. Tuttavia nessuno sembrò far caso alle sue urla perché ebbe il privilegio di una visita di Mito solo due giorni dopo. Yohei era accompagnato da due schiavi e non rispose alle innumerevoli domande con cui lui lo assillò in pochi istanti. Gli chiese cosa voleva da lui, come stava Maki, dove lo stesse portando, se voleva un riscatto da suo padre ma la sua curiosità rimase insoddisfatta. Mito si limitò a guardarlo per qualche istante seriamente e a dire che non era sua intenzione fargli del male, che per qualche giorno sarebbe stato ospite della sua nave e che molto presto avrebbe appreso del suo destino direttamente dalla persona che aveva mosso mari e monti per averlo. Dopo di che così come era venuto Yohei era uscito dalla porta, senza che lui potesse fare niente per impedirglielo e non lo aveva più visto. I giorni dopo erano stati frustranti per Kyota diviso dalla preoccupazione per Maki e per la sua attuale situazione, dall’aspettativa prodotta dalle parole di Mito, l’angoscia per non potersi muovere come voleva e per non avere nessuno con cui parlare di cosa gli stava accadendo e dalla curiosità di sapere chi era quel farabutto che lo aveva diviso da Shinici. Così quando aveva sentito la nave fermarsi ed effettuare le manovre per l’attraccaggio era subito volato all’oblò della  sua cabina che era stato per lui in quei  giorni l’unico vero contatto con l’esterno, anche se gli aveva permesso di vedere solo mare, mare e ancora mare. Quello che vide lo fece sia sperare che tremare. Sentì una strana morsa crearsi all’imboccatura dello stomaco. Non poteva sbagliarsi, quel porto, il palazzo gigantesco che si stagliava sulla città da sopra una piccola collinetta era quello del governatore Jin. Allontanò la strana sensazione che gli diceva di non fidarsi, che proprio perché quella era la città di Soichiro c’era qualcosa che non tornava, era una coincidenza troppo grossa e si concentrò sulla speranza. Se riusciva a scappare dalla nave ed intrufolarsi nell’abitazione di Jin quest’ultimo di sicuro lo avrebbe aiutato, dopo tutto erano molto amici.

 

Ritornò sulla sua branda e rimase in attesa che qualcuno andasse a prenderlo. Passarono un paio di ore e Kyota cominciava a preoccuparsi, forse quel porto era solo una tappa intermedia alla vera meta di Yohei e, quindi, non avrebbe mai avuto la possibilità di uscire e tentare di mettersi in contatto con il governatore. La salvezza era molto vicina e lui non sapeva come afferrarla. Proprio quando ormai disperava di riuscire a trovare una soluzione ai suoi problemi la porta si aprì ed entrò un uomo biondo. Il nuovo arrivato gli si avvicinò e lo afferrò per le spalle per sollevarlo dal letto. Poi cominciò a strattonarlo verso l’uscita. Nobunaga lo lasciò fare per un po’ senza reagire ma poi quando raggiunse il ponte si scatenò. Cominciò ad urlare ed ad agitarsi per liberarsi. Uekuso lo strinse più forte per impedirglielo e proprio in quel momento lui fece partire un calcio che colpì in mezzo alle gambe l’altro. Il biondo si accasciò a terra e il principe Kyota con un gesto disperato tentò di scendere dalla nave dribblando i marinai che tentavano di riacciuffarlo. Miracolosamente raggiunse il molo ma quando il suo sguardo si posò sulla persona che affiancava Yohei li vicino si sentì mancare. Che ci faceva Jin insieme a Mito? E perché gli sorrideva in quel modo malizioso e di possesso? La verità lo colpì come un fulmine a ciel sereno. Era il governatore Soichiro che aveva dato l’ordine alla volpe prima ed al figlio di Anzai dopo di condurlo da lui e di uccidere Maki.

 

Ora era tutto chiaro. Ecco perché quando Maki lo aveva rifiutato Jin aveva insistito perché se ne andasse e lo aveva appoggiato nel suo odio senza senso nei confronti di Shinichi, ecco perché l’anno scorso gli aveva fatto quelle strane domande sulla sua vita sentimentale e si era accertato che ancora odiasse l’unico amore della sua vita, ecco perché quando erano ancora entrambi alla corte di suo padre il governatore tentava di trovare tutti gli espedienti possibili per passare più tempo con lui. Jin era interessato a lui e …..aveva organizzato  tutto quel piano solo per assoggettarlo al suo volere. Voleva che fosse alla sua mercé per farne quello che voleva. Ma lui non ci sarebbe mai stato. Lo odiava. Con un balzo felino fu subito addosso a Soichiro, lo gettò a terra e cominciò a riempirlo di pugni.

 

Purtroppo per lui però Mito reagì immediatamente per proteggere il suo socio, afferrò  il principe per la vita ed insieme alle guardie del corpo di Jin riuscì a separarlo dall’altro ragazzo che si portò una mano sul labbro dove un rivolo di sangue aveva cominciato ad uscire.

 

Il governatore non perse la sua calma anzi tornò a sorridere bonariamente e disse “Principe Kyota  sarà un vero piacere averla come ospite nel mio castello per molto tempo. Credo che troveremo il modo di appianare le nostre divergenze e di andare d’accordo”

 

“Non ci penso nemmeno ad andare d’accordo con un bastardo come te. Hai tanto l’apparenza di una brava persona ma sei solo un gran corrotto” urlò Kyota ancora immobilizzato dai servi di Jin.

 

Soichiro gli si avvicinò e gli afferrò il volto con le mani per sollevarglielo. Con l’indice gli accarezzò una guancia e molto vicino alle labbra gli sussurrò “Vedrai riuscirò a farti cambiare idea. Io sono mille volte meglio di Maki. Non ti avrei mai lasciato solo perché il sultano non approvava la nostra relazione”

 

“Cosa intendi?” chiese Nobunaga sorpresa da quella affermazione.

 

“Avremo altre occasioni per discuterne, con più calma, quando saremo da soli” rispose Jin facendo gesto ai suoi servi di condurre Kyota al suo palazzo “Qui, stiamo troppo attirando l’attenzione della plebaglia” infatti molti arabi popolani e alcuni commercianti si erano avvicinati per vedere quello che stava succedendo.

 

Tre schiavi di Jin presero il principe per le spalle e lo trascinarono nella carrozza nonostante Kyota continuasse ad agitarsi ed ad urlare. Allora Soichiro si avvicinò a lui, gli fece passare sotto il naso il suo anello che conteneva una forte dose di cloroformio per addormentarlo. Poi, quando Nobunaga perse i sensi  disse ai suoi uomini “Voi andate pure, io vi raggiungerò in compagnia di Mito e dei suoi uomini, ci penseranno loro a proteggermi. Giunti al castello conducete il principe Nobunaga nelle stanze che ho fatto preparare per lui. Inoltre avvisate la mia servitù che altre stanze di riguardo vengano preparate per sta notte, avremo altri ospiti.”. Il governatore fece un gesto per accomiatarli poi però  ritornò sui suoi passi e aggiunse sorridendo ironicamente “Fate preparare anche le segrete, pure loro avranno un ospite per un po’ di tempo” e rise compostamente portandosi una mano sulla bocca pregustando il divertimento che Kaede Rukawa gli avrebbe fatto provare nei prossimi giorni.

 

Le guardie del corpo del governatore asserirono e velocemente la carrozza partì in direzione del palazzo.

 

Intanto Yohei si era avvicinato nuovamente a Jin “Fra quanto crede saranno pronte le segrete, vorrei portarvi Rukawa il prima possibile in modo da facilitare le operazioni di scarico”

 

“Fra un oretta non di più. I miei uomini sono molto efficienti. Ma intanto mi racconti nel dettaglio come si sono svolti i fatti nella tana della volpe”

 

“Certamente” e Mito cominciò a raccontare.

 

Circa un’oretta dopo il principe Yohei finì il suo resoconto e fu finalmente pronto a trascinare fuori dalle stive il capitano pirata.

 

Rukawa aveva passato una settimana da incubo. Era rimasto legato per tutto il viaggio ai ceppi, l’unico visitatore che aveva avuto se non si consideravano i topi che avevano preso il cattivo vizio di avvicinarglisi e arrampicarsi sulle gambe e che lui tentava di allontanare agitandosi come meglio poteva,  era stato uno schiavo africano che una volta al giorno gli portava il suo misero pasto formata d’acqua e gallette essiccate. Lo schiavo lo imboccava duramente, gli faceva ingurgitare il cibo molto velocemente quasi facendolo strozzare e dopo di che gli posava il bicchiere d'acqua sulla  bocca e glielo premeva all’interno. Lui ingoiava quanto liquido riusciva ma la maggior parte lo perdeva lungo il mento e il collo. Per alcuni giorni aveva pure trattenuto i suoi bisogni fisiologici ma poi per liberare la vescica molto gonfia che ormai cominciava a fargli male era stato costretto a farseli addosso. L’odore che ne era nato  andava ad aggiungersi a quello dei topi morti e visto che non c’era un  vero cambio d’aria  l’habitat era diventato ancora più disgusto. Avrebbe vomitato volentieri se avesse avuto qualcosa nello stomaco da espellere. Il cibo era infatti così inconsistente da sfamarlo solo quel che bastava per farlo sopravvivere. L’unica cosa positiva del trascorrere del tempo senza la visita di nessuno era che gli ematomi e le botte che aveva sul viso e sul corpo gli erano quasi passati del tutto, non gli facevano più male.

 

La maggior parte del tempo la aveva passato o dormendo o pensando a quello che doveva fare per fuggire ma per il momento non aveva ancora trovato una possibile soluzione. Anche perché molto spesso i suoi pensieri erano attraversati da immagini poco caste di un rossino molto provocante. D’altra parte il principe Yohei non lo aveva più visto e di Hanamichi non c’erano tracce.

 

Quando sentì la nave fermarsi era sveglio e pensò che finalmente avrebbe avuto maggiori ragguagli circa il suo destino. Chiuse gli occhi e aspettò pazientemente che qualcuno andasse a prenderlo. Passarono delle ore prima che qualcuno si decidesse ad aprire la botola ed introdursi nelle stive con una fiaccola ma lui non si perse d’animo. Finse di essere addormentato e non fu stupito per nulla quando un pugno sferrato con forza gli arrivò alla mascella. Aprì gli occhi sbadigliando continuando nella sua messinscena e quando notò Yohei sollevò le labbra impercettibilmente dando vita ad un sorriso beffardo “A cosa devo questo onore? Pensavo avesse dimenticato la promessa di farmi divertire”

 

Di tutta risposta Mito gli sferrò un altro pugno sta volta nello stomaco “Non preoccuparti, vedrai che presto ti divertirai fino a morirne”

 

Rukawa respirò a fondo per far passare gli effetti del colpo preso e rispose sempre con voce ferma “Bene. Quando si comincia?”

 

“Lo saprai a tempo debito” digrignò i denti Mito. Dopo di che fece segno agli schiavi che l’accompagnavano di tenere fermo il prigioniero mentre lui lo liberava dai ceppi. Rukawa non tentò di divincolarsi sapeva che era impossibile fuggire da quella nave, doveva aspettare di avere i piedi sulla terra ferma per fare qualcosa e anche allora prima di agire doveva vagliare tutte le possibilità. Fuggire per poi farsi riprendere significava solo dare un altro motivo a Yohei di accanirsi su di lui, non che il principe avesse bisogno di quei espedienti per farlo visto l’odio che leggeva nei suoi occhi. Chissà se il rossino gli aveva detto cosa c’era stato fra loro, forse  ancora no, altrimenti dubitava che Mito  avrebbe resistito così tanto prima di andare da lui e ridurlo in tanti piccoli pezzettini.

 

Una volta liberato dalle catene, venne issato con forza sul ponte mentre ancora quattro paia di braccia gli impedivano il ben che minimo movimento. Yohei lo aveva anticipato e ora lo aspettava sorridente “Ah prima mi sono dimenticato di dirti qualcosa c’è qualcuno che desidera vederti”

 

“Davvero?” disse la volpe guardandosi intorno e vista la città in cui si trovava intuì subito quello che era successo per cui quando Mito lo trascinò giù dal veliero e si trovò davanti al governatore Jin non fu per niente sorpreso anzi ironicamente riuscì a dire “Governatore Jin non so per quale motivo ma non sono per nulla stupito di vederla qui. Il suo fetore l’aveva già anticipata”

 

Jin non si scompose “Lei capitano Rukawa è l’ultimo a dover parlare di fetore visto che puzza come un cammello o peggio” e fece una smorfia disgustata.

 

“Io sono fiero di puzzare come un cammello se non altro è un nobile animale, mi preoccuperei di più se puzzassi come una carogna qual suo pari” lo steccò la volpe mantenendosi impassibile.

 

“Come osa?” esclamò indispettito il governatore “Se io sono una carogna lei è soltanto un vile assassino”. Jin si avvicinò a  Rukawa e gli sferrò una sberla sul volto ricacciando indietro il vomito che aveva tentato di uscire dalla sua gola non appena era entrato in contatto con il fetore che emanava il pirata.

 

Kaede non aspettava altro, con un colpo di reni si liberò dalla presa degli schiavi, li colpì sullo stomaco con due pugni  e sorprendendo tutti si scagliò su Jin. Lo afferrò per il collo e lo sollevò in aria cominciando a soffocarlo. Se non l’avevano ucciso subito questo significava che lo volevano vivo per sfruttarlo in qualche modo e, quindi, la volpe aveva pensato di togliersi lo sfizio e vendicarsi del governatore reo di averlo prima  commissionato e dopo tradito passando la missione a Yohei. Ovviamente non era stato lui a rivelare l’ubicazione della sua tana visto che non la conosceva ma….se lui non avesse appoggiato il figlio di Anzai, questi non avrebbe mai attaccato il suo rifugio e quindi molti dei suoi uomini non sarebbero morti. Non era comunque intenzionato ad ucciderlo altrimenti lo avrebbero impiccato, voleva solo spaventarlo per cui quando sentì delle mani forte afferrarlo per le braccia e tentare di separarlo da Soichiro lui non oppose molta resistenza. Lasciò andare il governatore che si accasciò al suolo tenendosi la gola e respirando affannosamente nel tentativo di far arrivare dell’aria ai polmoni e aspettò la sua punizione. Subito una pioggia di pugni piovvero su tutto il suo corpo ma lui resistette com’era sua abitudine senza battere ciglio anche se cadde a terra. Fu Jin che si era ripreso a fermare quell’azione violenta “Fermatevi” urlò.

 

I quattro schiavi si fermarono contro voglia, non avevano infatti preso bene il fatto che il pirata fosse riuscito a liberarsi nonostante la loro presa, in attesa degli ordini del loro signore che fino a quel momento era stato fermo a guardare la situazione divertendosi delle percosse che riceveva Rukawa. Il principe diede man forte a Jin e i quattro uomini allora sollevarono Kaede in piedi in malo modo, lo afferrarono per le braccia stringendolo saldamente in modo di impedirgli nuovamente di fuggire.

 

Il governatore si avvicinò di nuovo al capitano pirata e gli sibilò a pochi centimetri dal volto “Hai fatto male a farmi arrabbiare, appoggerò il principe Yohei qualunque cosa voglia farti e i tuoi lamenti di dolore saranno per me un suono celestiale” poi si girò verso Mito “Fatelo portare via nelle mie segrete. Non voglio più vederlo fino a quando non comincerete a torturarlo”

 

Il principe acconsentì con il capo in modo che i suoi schiavi capissero che dovevano obbedire. I quattro energumeni trascinarono Rukawa fino ad un carretto di fortuna non munito di cavalli dove lo incatenarono, dopo di che due dietro per controllare cosa facesse il prigioniero e due davanti che urtavano il carretto tramite una barra cominciarono a camminare velocemente verso il palazzo.

 

L’ultima frase che il gruppetto sentì fu la nuova frecciatina di Jin seguita dalla sua risata “E visto che ci siete fategli fare un bagno, non vorrei che con il suo odore  infestasse tutta la casa di ratti”

 

Kaede non fece caso a quell’ultima battuta il suo sguardo era impegnato a perlustrare l’orizzonte dove aveva scorto qualcosa di inatteso. Un falco reale volava in circolo nel cielo sopra di lui. “Najka” lo chiamò mentalmente (Visto Najca come promesso ti ho inserita, adesso devo trovare il nome però della tua compagna o del tuo compagno come preferisci) “Che ci fai qui?” infatti quel falco doveva essere da tutt’altra parte visto che lo aveva mandato nel regno di Anzai per avere notizie sul rossino. Li da Jin doveva esserci l’altro suo falco che ormai disperava di rivedere.

 

Ebbe immediatamente un’intuizione mentre un sorriso sincero e leggero si affacciò sulle sue labbra “Akira, Toru” pensò “Siete stati voi a farmi seguire?”.

 

Abbassò lo sguardo per non insospettire i suoi accompagnatori, non dovevano capire che quel falco era suo se no le cose si sarebbero complicate ulteriormente e non gli sembrava il caso e, intanto, cominciò a pensare a come affrontare il futuro che gli si parava davanti. 

 

Intanto a bordo della nave Hanamichi che aveva seguito con occhi attenti da sotto coperta tutta la scena che aveva visto protagonisti la volpe, Jin e Mito si accingeva ad affrontare quest’ultimo.

 

FINE 12° CAPITOLO

 

Ru: Ise cos’è questo capitolo?

Hana: Si dove sono le parti che dovevi scrivere? Qui non c’è niente di quello che ci avevi promesso!!!!!!!!

Ise: Lo so!!!!!!!!! Ma la fic mi è sfuggita un’altra volta di mano.

Ru: Ma guarda che se continui così non riuscirai mai a finire il tutto con venti capitoli.

Hana: Ce ne vorranno almeno trenta.

Ise: Voi dite? Beh allora vorrà dire che farò felice Hymeko che vorrebbe che questa fic durasse per sempre.

Ru arrabbiato: Dubito che dopo aver letto questo capitolo sarà della stessa idea

Ise: Perché?

Ru: Mi hai fatto urinare addosso, che schifo!!!!!!

Ise: Mi serviva per il realismo

Ru: Ma quale realismo. Quella parte ha fatto vomitare vero?

Tutti: Sta volta ha ragione Rukawa è stata disgustosa.

Ise in lacrime: Ma cosa dite? Hana vieni qui e consoliamoci a vicenda. Siamo due geni incompresi.

Hana: Ma quale genio e genio. Io sono l’unico e vero genio tu sei soltanto una scrittrice fallita.

Ise urlo disperato: Uehhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh

 

L’ANGOLO DI ISE

Volevo solo chiedervi come vedete questo Jin. So che è completamente fuori personaggio ma mi sto divertendo un mondo a dipingerlo così.

Se volete datemi il vostro parere.

Comunque volevo dire alle sue fan di perdonarmi se lo farò un po’ bastardo!!!!!!!!! Prometto che in qualche fic lo farò riscattare.

Al prossimo capitolo sperando che sia meno schifoso e disgustoso. Ise




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