DISCLAMERS: Hana e Ru non sono miei come del resto gli altri personaggi di Slam Dunk, io ho chiesto a mia madre se potevamo adottarli ma lei non ha voluto, ha detto che abbiamo già troppi seccatori per casa.

NOTE: 1. Nel prologo abbiamo lasciato Hana e Ru intenti alla lettura di un libro, adesso i nostri eroi si troveranno sbalzati tramite la loro fantasia all’interno del racconto sostituendosi ai veri protagonisti. Questo implica due cose:

1.       I loro caratteri potrebbero subire delle modifiche;

2.       La forza di Hana è ridotta in quanto si immedesima in una donna.

NOTE: 2. Un altro appunto da fare prima della lettura è questo:

-          in corsivo ci sono le “vere” parti del libro;

-          in stampatello la storia come la vivono Hana e Ru.

NOTE 3: I nomi dei golfi, dei luoghi e delle città sono inventati in quanto anche se è un’opera ambientata alla fine del 1600 non vuole essere una ricostruzione storica.

Con questo ho finito. Buona lettura (spero)

  


La vittima e il carnefice

Parte X

di Ise


 

"Fuoco" urlò Kaede Rukawa dalla sua postazione di comando a bordo della Seya e subito i cinque cannoni ancora posizionati a bordo della nave spararono in direzione dell'ammiraglia della flotta di Takato la quale con una brusca virata riuscì a ridurre i danni. Quattro palle infatti finirono in acqua sollevando dei terribili sguazzi che s'infransero per metà sullo scafo del veliero comandato da Shinici Maki e per metà direttamente sul ponte ostacolando le regolari attività del vascello. La quinta palla di cannone tuttavia si schiantò contro l'albero di prua della nave spezzandolo in due, la parte recisa ricadde all'interno della nave schiacciando un paio di uomini che si trovavano sulla sua scia. Nel frattempo anche i cannoni a terra avevano cominciato a eruttare il loro fuoco in direzione della nave già mal concia, non era loro intenzione colpirla in modo serio, dovevano solo creare uno scudo d'acqua in modo da permettere alla Seya di avvicinarsi e sferrare l'attacco decisivo.

 

Maki intuì subito il modo in cui il capitano Rukawa voleva eliminarlo e decise di tentare un'ultima mossa disperata. Riprese in mano il timone, diede ordine ai suoi uomini di sparare contro le cannonate nemiche in modo da intercettarle in aria e impedire che ostacolassero la sua marcia e lanciò la nave in direzione della Seya pronto a speronarla. Se doveva morire avrebbe portato con se anche quella maledetta volpe. Con sua sorpresa la nave della volpe però non tentò di impedirgli l'avanzata anzi sembrava aspettarlo. Insospettito con un cannocchiale guardò l'interno dell'altra nave e quando vide Kyota legato all'albero maestro sentì il suo sangue gelare nelle vene. Imprecò fra se capendo che quel maledetto pirata aveva progettato un piano perfetto per fregarlo. Girò il timone di 180 gradi cambiando rotta e in quel momento due palle colpirono il suo scafo riducendolo in poltiglia e dalla falla cominciò ad imbarcare acqua ad una velocità pazzesca. Si rese conto che la nave ormai era persa e che l'unico modo per salvare se stesse e l’equipaggio  era quello di  impossessarsi della Seya ma come poteva fare senza rischiare la vita di Nobunaga? Era completamente in balia degli eventi, ormai era la fine. Improvvisamente però un fatto inaspettato arrivò in aiuto di Maki, dalla spiaggia cessò il fuoco di copertura e si levarono le fiamme. Cosa era successo? Non aveva tempo per capirlo, doveva agire in quel momento sfavorevole per la volpe, ora che di sicuro l'attenzione del suo nemico era stata focalizzata dai fatti anomali dell'accampamento, portò di nuovo la sua nave in rotta d'intercettazione con la Seya e diede ordine ai suoi uomini di prepararsi all'arrembaggio stando attenti ovviamente a non ferire il principe.

 

Yohei dopo aver studiato attentamente gli sviluppi della battaglia tra Rukawa e Maki aveva deciso di agire a sua volta. Con estrema velocità lui e i suoi uomini cogliendo di sorpresa i marinai della volpe dei ghiacci avevano messo a ferro e fuoco la spiaggia, molti nemici erano caduti sotto la sua spada ormai completamente imbrattata di sangue, fiumi di quel liquido adesso scorrevano sull'accampamento creando sotto la poca luce prodotta dai focolai accesi uno spettacolo raccapricciante ma nel contempo suggestivo. Avevano preso il controllo dei cannoni e per non insospettire i duellanti aveva deciso di continuare a farli sparare permettendo così a Noma e a Sawakita di introdursi nella Seya senza problemi. Dopo aver ucciso tutti i pirati stazionati in quel posto senza alcuna pietà Mito aveva dato il comando a Takamiya dell'operazione successiva, gli aveva dato l'ordine di bloccare il fuoco contro Maki e puntare i cannoni contro la nave della volpe. Prima di sferrare il primo colpo di avvertimento che doveva scalfire lo scafo di Rukawa anche se non in maniera grave per avvisarlo che c'era un altro contendente alla vittoria di quella battaglia doveva far passare qualche minuto in modo da creare aspettativa e panico sulla Seya dovute al fatto di non capire quello che stava accadendo.

 

Nel contempo il principe si era diretto con una decina di uomini verso le capanne un po’ isolate dall'accampamento. L'uomo di guardia era stato ucciso con una freccia all'inizio del combattimento in modo che non tentasse brutti scherzi, tipo minacciare di uccidere i prigionieri per obbligarli ad abbandonare le armi. Hanamichi e Kyota non potevano che essere in quel posto se lo sentiva, perché far loro correre dei pericoli inutili portandoseli a bordo della nave rischiando solo che li ostacolassero? Era meglio tenerli li al riparo pensando dopo a cosa fare di loro. Era elettrizzato fra poco avrebbe riavuto il suo rossino tra le braccia. S'immaginava già la scena, lui che apriva la porta, Hanamichi che lo vedeva, gli sorrideva, gli correva incontro e lo baciava con trasporto per ringraziarlo di essere andato a salvarlo. Poi, era convinto avrebbe visto i suoi occhi incupirsi mentre gli rivelava di aver fallito la missione e di aver perso le pietre ma....Yohei lo avrebbe rassicurato abbracciandolo stretto a se. Ci avrebbe pensato lui a portare via le pietre dal collo della volpe recidendoglielo di netto ovviamente dopo averla torturata a lungo, poi le avrebbe date ad Hanamichi, dandogli il merito di averle recuperate, così avrebbero potuto sposarsi. Rukawa non poteva essersi preso quello che gli spettava di diritto ovvero la verginità del suo adorato rossino, ma anche se fosse stato nessuno lo avrebbe saputo, solo che la volpe prima di morire avrebbe sofferto ancora di più. Lo avrebbe fatto implorare di donargli la morte.

 

Raggiunse le due piccole costruzioni, scagliò un calcio al primo uscio spalancandolo senza perdere tempo a trovare le chiavi e si accorse che non c'era nessuno. Corse sull'altra capanna ma niente anche quella era vuota. Si guardò intorno notando che comunque quelle due capanne erano state abitate di recente, c'erano ancora avanzi di cibo fermi sul tavolo e sul terreno sabbioso c'erano delle impronte fresche. Il suo sguardo si fermò su una la cui forma e grandezza avrebbe riconosciuto fra mille, era di sicuro di  Hanamichi, quei sandali sulla cui pianta era disegnato un serpente che si stampava sul terreno in segno di riconoscimento glieli aveva regalati lui. Questo significava che era ancora vivo, tirò un profondo respiro di sollievo, poi però il suo sguardo si fece freddo e determinato. Ma dove poteva essere allora? Sulla nave non c'era altra possibilità, forse Rukawa aveva voluto usare i prigionieri contro Maki per impedirgli di attaccare liberamente la sua imbarcazione, che metodo infame.

 

Uscì dalla capanna e s'incamminò verso la spiaggia, doveva impedire a Takamiya di sparare, non voleva rischiare che accidentalmente venisse colpito Hanamichi visto che poteva trovarsi ovunque sulla nave della volpe, ma....proprio nel momento in cui poggiò il piede sull'accampamento vide la palla di cannone partire e dopo pochi attimi la vide infrangersi sullo scafo della nave di Rukawa.

 

Rukawa quando i cannoni sulla spiaggia avevano smesso di sparare, aveva girato lo sguardo in direzione del suo accampamento e aveva notato il fumo e le fiamme. Che cavolo poteva essere successo? Era impossibile che Maki avesse mandato una squadra dall’altra parte dell’isola per fargli un attacco di sorpresa, non avrebbe mai fatto in tempo, non era così facile attraversare la foresta. Intanto Hanagata gli si era avvicinato con il cannocchiale e perlustrava la spiaggia tentando di capirci qualcosa, chi poteva aver dato fuoco all’accampamento, chi era stato così in gamba da attaccarli alle spalle attraversando la foresta, micidiale per chi non la conosceva bene, possibile che ci fosse stato un tradimento ma nascosto nell’oscurità quel nemico ignoto era difficile da scorgere.

 

Ad un tratto però un movimento carpì la sua attenzione e vide sotto il riflesso di un falò un uomo alto, era vestito da saraceno e portava una scimitarra al fianco destro. Sembrava un soldato e i suo abiti avevano quel colore e fattura particolare da renderlo immediatamente riconoscibile. Faceva di sicuro parte della malizia del principe Yohei, il figlio del sultano Anzai. Toru subito indicò l’uomo a Kaede che quando lo vide sorrise amaramente, era così assorto da Maki da non rendersi conto che qualcuno avrebbe potuto essere interessato anche a riprendersi il rossino. Però era anche vero che era impossibile che il principe Mito li avesse seguiti, o che sapesse dove era il suo covo, o che passasse la foresta senza grosse perdite, o che li avesse sorpresi così facilmente, qualcuno doveva averlo aiutato, qualcuno che conosceva bene le sue abitudini, ma chi?

 

La voce di Sendo che nel frattempo aveva sempre tenuto gli occhi sulla nave di Maki controllando la situazione lo tolse dalle sue riflessioni “Capitano, Maki sta tentando un arrembaggio”.

 

“Impediteglielo, sparate con i cannoni. Non giochiamo più affondiamolo. Dopo di che ci occuperemo di quegli impudenti che hanno osato attaccarci di sorpresa” urlò Rukawa. I suoi uomini stavano già mirando pronti a sparare quando una cannonata proveniente dalla spiaggia colpì in pieno lo scafo in prossimità degli alloggi dei marinai. Un cannone che aveva già la miccia accesa fece condensa ed esplose sulla nave, provocando innumerevoli danni e facendo divampare un incendio. Il fumo arrivò ai polmoni dei marinai che cominciarono a tossire sparpagliandosi sulla nave alla ricerca di un rifugio. Era il panico.

 

La voce calma e fredda della volpe però riuscì a rimettere ordine “Presto usate l’acqua per spegnere l’incendio. Fate in modo che non raggiunga gli alberi, se dobbiamo ritirarci voglio che la nave sia il più veloce possibile” e subito i marinai formarono una fila indiana e utilizzando l’acqua dolce contenuta in alcune botti stipate in cambusa, passandosi di mano in mano un secchio dopo l’altro nel giro di pochi attimi riuscirono a sedare l’incendio.

 

Poi Rukawa ricominciò a ripartire gli ordini “Una squadra vada dov’è la falla e tenti di ripararla alla meno peggio in modo che non imbarchiamo troppa acqua, il resto degli uomini che si preparino all’attacco. Ormai è impossibile evitare lo scontro uomo contro uomo con Maki”

 

Infatti il veliero di Shinici era ormai a portata di arrembaggio e le cime stavano per essere lanciate sulla nave della volpe per facilitare l’attraversata fra imbarcazione ed imbarcazione.

 

I pirati si prepararono ai bordi della nave con le trinciatrici, un arma molto simile al coltello però con innumerevoli sotto punte che uscivano dalla lama principale e che serviva per rendere difficoltosa e molto spesso mortale l’attraversata da nave e nave e infatti molti mercenari di Maki perirono sotto quelle lame acuminate.

 

Nel frattempo le cime che gli uomini di Shinici lanciavano venivano puntualmente tagliate con le spade per impedire la transbordazione. Ma fu inutile, la massa di uomini di Maki che tentava di introdursi nel veliero di Rukawa era troppo enorme per frenarla per molto tempo e così molto presto i due equipaggi si ritrovarono a combattere a bordo della Seya per la nave. Shinici aveva ringraziato Allah quando i cannoni della spiaggia avevano smesso di sparare e anche quando quella cannonata aveva preso in pieno la Seya non danneggiandola troppo. Anche lui aveva controllato l’ex accampamento della volpe ora ridotto in macerie per sapere chi lo aveva aiutato e quando si era accorto chi era l’aggressore aveva digrignato i denti. Tutto stava andando di male in peggio ma….impossessandosi della Seya e quindi salvando Kyota forse poteva ancora riuscire a scappare in mare aperto, era per questo che adesso si stava giocando il tutto per tutto con quell’arrembaggio di massa. 

 

Rukawa aveva ordinato a due uomini di salire a bordo degli alberi in modo d’avvertirlo urlando di ciò che stava succedendo sulla spiaggia e si era preparato al combattimento. Dopo quella prima cannonata i saraceni di Yohei non avevano più tentato di colpirli, forse si erano resi conto che il rossino era a bordo della nave e per non rischiare di ucciderlo preferivano aspettare come si sarebbe risolta la battaglia tra lui e Maki. Il suo piano stava cadendo a brandelli, adesso era costretto ad affrontare Shinici a cielo aperto, anche se avrebbe vinto innumerevoli sarebbero state sia le vittime che i danni alla nave. Di sicuro dopo quello scontro non sarebbe mai riuscito ad espugnare la spiaggia, l’unica soluzione era ammazzare Maki e scappare anche se la cosa era contro i suoi principi, non era mai fuggito  infatti di fronte ad un avversario, ma il sultano Anzai adesso poteva contarlo nella schiera dei suoi nemici, prima o poi si sarebbe vendicato. Forse per salvare i suoi uomini poteva esserci anche un’altra possibilità ma….non ebbe tempo di pensarci troppo su perché improvvisamente lo scontro si fece incandescente. Un paio di mercenari dell’equipaggio di Maki gli si fecero incontro per affrontarlo e lui tirata fuori la Nettuno, la spada della sua famiglia, cominciò ad affrontarli. Con un paio di affondi e alcune abili finte riuscì a sbarazzarsi facilmente di entrambi e si gettò nella mischia pronto ad affrontare ed a liberarsi di più avversari possibili.

 

Shinici era riuscito a passare a bordo della Seya e aveva cominciato a creare il panico tra i marinai della volpe, era davvero di un’abilità fuori dal comune in combattimento, come arma aveva due spade europee di ottima fattura e dalle lame taglienti. La sua tecnica a due spade era pressoché perfetta, riusciva ad affrontare anche più nemici alla volta, con una spada teneva occupate le lame nemiche e con l’altra affondava fino a colpire i punti mortali dell’avversario. Velocemente si stava avvicinando al posto in cui si trovava ancora legato Kyota molto scosso per quello che stava succedendo. Il principe era mortalmente pallido, tutto quel sangue, quei morti intorno a lui, il fumo provocato dall’incendio di poco prima che gli aveva inebetito i sensi, il fatto che nonostante non potesse prendervi parte attivamente vedeva davanti a se tutti quegli scontri accesi e temeva per la vita di Maki gli avevano prodotto un blocco delle corde vocali e non riusciva più ad urlare.

 

“Nobunaga” la voce conosciuta dell’uomo che amava lo riscosse. Guardò da dove proveniva e vide il suo volto “Shinici” riuscì a dire quasi tra le lacrime, ma fu solo un attimo fra lui e Maki si frappose la sagoma del luogotenente del capitano Rukawa dai capelli sparati in aria.

 

Akira Sendo grazia alla sua inaudita abilità aveva fatto razzia degli uomini di Shinici Maki e ora con il suo solito sorriso provocatorio si accingeva ad affrontare direttamente il loro capitano. Era molto sicuro dei suoi mezzi, con la spada non aveva rivali, neanche Kaede riusciva a batterlo, i loro scontri finivano sempre in perfetta parità. Allargò il sorriso si portò la spada dritta davanti al viso e s’inchinò leggermente di fronte al suo avversario in segno di sfida, l’altro sorrise a sua volta e si scagliò in avanti pronto allo scontro.

 

Hanamichi era ancora sul corridoio che doveva portarlo nella cabina di Rukawa al momento della cannonata che aveva colpito la Seya, Uotsumi tutto trafelato finalmente era riuscito a staccarlo da tutti gli appigli possibili che aveva trovato per agganciarsi e rapidamente lo stava conducendo al “sicuro”. Kenji che non ne voleva sapere di camminare era praticamente sollevato in area dal gigante che lo trasportava quasi senza sentirlo quanto leggero era. Il contraccolpo per la nave a causa della palla che si infranse sullo scafo fu tremendo anche se il piccolo gruppo si trovava in un’altra zona dell’imbarcazione, videro le paratie della nave spostarsi mentre il pavimento cominciava a muoversi sotto i loro piedi, persero l’equilibrio, ruzzolarono a terra e sbatterono la testa perdendo i sensi.

 

Il primo a ritornare in se fu il rossino, si alzò in piedi anche se a fatica visto che era ancora inebetito dalla caduta, c’era fumo intorno a lui e si ritrovò a tossire, andò verso il primo oblò a controllare la situazione esterna e vide l’ammiraglia di Takato attaccata con le cime alla Seya, era in corso un arrembaggio. Il suo pensiero corse subito alla volpe dei ghiacci che poteva essere in pericolo, ferita o peggio morta e lui non poteva sopportarlo. In quel momento non gliene fregava niente di quello che era successo solo pochi attimi prima, di come la fuga era stata sventata, di come i pirati volevano comportarsi con Kyota e Maki l’unica cosa che gli premeva di sapere era come stava Kaede, doveva sincerarsi se stava bene, se aveva bisogno di lui. Era così preoccupato.

 

Si avvicinò a Fujima e gli mollò qualche ceffone leggero per farlo rinvenire. Il castano aprì gli occhi lentamente, ci volle un po’ perché capisse dove si trovava e ciò che era accaduto. Si alzò in piedi chiedendo apprensivo “Come sta signore? Tutto bene?” Il ragazzo dai capelli rossi lo tranquillizzò e dopo disse “Credo che Maki sia riuscito a fare un arrembaggio alla Seya, raggiungiamo il ponte ad accertiamoci circa cosa è successo” e s’incamminò seguito dal compagno. Man mano che si avvicinavano alla loro meta il tintinnio delle spade che si scontravano tra loro e degli spari diventava sempre più forte mentre i cuori di entrambi i ragazzi erano sempre più preoccupati. Fujima era in ansia per Toru temeva per la sua vita, il rossino d’altra parte continuava a pensare alla volpe ma anche a Kyota non poteva infatti dimenticare che era stato  legato all’albero della nave. Quando giunsero all’aperto, l’odore del sangue arrivò al naso del rossino, il quale fu costretto a portarsi una mano alla bocca per impedirsi di vomitare. Tutti quei corpi riversi a terra, quel sangue sparso sul ponte gli avevano fatto ricordare l’incubo che lo aveva assillato per molte notti durante il suo viaggio a bordo della Seya. Si sentiva male. Le gambe gli cedettero e dovette appoggiarsi a Kenji per non perdere l’equilibrio. Si fece forza, ricacciò indietro le immagini del brutto sogno e tentò di trovare con lo sguardo Rukawa. Non riusciva a vedere tutto il ponte da quella posizione e gli uomini che combattevano non gli facilitavano di sicuro il compito di perlustrazione. Fece qualche passo stando ben attento a non farsi notare e vide Nobunaga ancora legato all’albero. Gli si avvicinò di soppiatto e con una spada trovata a poca distanza da un corpo di un marinaio morto tagliò le corde.

 

Solo allora il moretto si accorse della sua presenza alle spalle “Hanamichi, sei tu?” gridò felice mentre si massaggiava i muscoli indolenziti delle gambe per essere stati troppo tempo in una posizione scomoda. Dopo lo afferrò per un braccio e gli disse “Dobbiamo fermare quei due, Maki potrebbe morire” e gli indicò Akira e Shinici che combattevano a poca distanza li davanti.

 

Hanamichi  inorridito guardò per qualche istante i due contendenti che non davano segni di cedimento e continuavano nei loro attacchi serrati e decisi per tentare di colpire l’altro, ad ogni colpo uno dei due poteva morire, l’esito del combattimento era molto incerto “Vado a cercare la volpe, tenterò di farla ragionare in modo che si possa raggiungere un accordo” sussurrò poi  per tranquillizzare il suo amico.

 

“Pensi che lo farà? E’ pagato per uccidere Maki” mormorò Kyota cadendo a terra. Le gambe non lo sostenevano più, era troppo in ansia, troppo preoccupato. I suoi occhi erano sempre fissi sul combattimento e tentava di pensare come poteva  fare a fermarlo. Gli altri scontri non lo interessavano per nulla e nemmeno cosa poteva succedere alla sua persona. Non riusciva più a connettere bene, l’unica cosa che capiva era che Shinici e Sendo per il momento sembravano in parità e che il futuro non lo poteva prevedere. Non avrebbe mai creduto prima di allora che ci fosse una persona in grado di combattere con Shinici mettendolo in difficoltà ma era così.

 

“Tu aspettami qui” lo incoraggiò Hanamichi “Vedrai che tutto si risolverà” e se ne andò.

 

Fece alcuni metri e sopra il rialzo del timone vide colui che cercava. S’incantò a guardarlo combattere. Era straordinario. La  volpe univa nel combattimento potenza e grazia. Il suo stile era a dir poco spettacolare, efficace, diretto. Non tirava per le lunghe gli scontri tentava di finirli il prima possibile ma nel contempo le sue azioni erano chiare, pulite e dannatamente pompose. Sembrava quasi di assistere ad una lezione di scherma, sondava con la spada il proprio avversario con due rapidi colpi , dopo di che sinuosamente riusciva a rompere il ritmo dell'altro ed adeguarlo al suo e, poi, al primo abbassamento del fianco colpiva in un punto vitale senza pietà. Il suo volto era sempre impassibile eppure i suoi occhi ardevano di una fiamma impossibile da spegnere, sembrava quasi che si stesse divertendo. Sotto i suoi piedi erano già accalcati diversi cadaveri e la sua furia sembrava mai placarsi.  Hanamichi era così assorto in quell'analisi da non rendersi conto di nient'altro fino a quando Fujima non lo abbracciò stretto coprendogli le spalle urlando "Attento"

 

Un uomo corpulento e dalla carnagione scura si stava avvicinando a loro con la spada sguainata e sembrava intenzionato a farli a pezzi. Hanamichi e Fujima chiusero gli occhi in attesa del fendente che li avrebbe uccisi dopo tutto erano disarmati ed incapaci di difendersi ma quel colpo non arrivò. Sentirono uno sparo, un colpo sordo sul legno e s'arrischiarono ad aprire gli occhi. L'uomo che li voleva aggredire era caduto a terra morto,  un rivolo di sangue gli usciva da sotto le scapole segno della pallottola che lo aveva colpito. Chi li aveva salvati?

 

"Che ci fate qui?" urlò Toru raggiungendoli con una nuova pistola che prontamente Hikoichi aveva provveduto a passargli. Il medico di bordo caricava le armi  per Hanagata, al quale con la sua mira fenomenale non rimaneva che sparare ed ammazzare un nemico.

 

"Toru" sussurrò Fujima felice di constatare che l'alto ragazza stava bene.

 

"Presto tornate sotto coperta se non volete morire" ringhiò il quattrocchi furente.

 

"Ma…" provò a dire Hanamichi ma fu fermato sempre dal luogotenente di Rukawa che lo scansò di lato e sparò con la pistola anticipando un nemico che stava per fare lo stesso. In quel modo il rossino si ritrovò a guardare la spiaggia, notò il fuoco, alcuni uomini vicino ai cannoni illuminati dai falò. Di uno riconobbe subito la stazza "Takamiya" sussurrò, se lui era la allora significava che Yohei era andato a prenderlo.

 

Nel frattempo Rukawa notando il rossino e constatato lo sguardo che aveva lanciato al suo ex rifugio aveva lasciato la sua postazione vicino al timone e rapidamente gli si era avvicinato "Hai visto il tuo amichetto è venuto a farci visita" disse poi in tono sarcastico.

 

Fu allora che Hanamichi capì la gravità della situazione afferrò la volpe per una manica ed agitato urlò "Presto devi far allontanare la nave, se Yohei ti trova ti ucciderà di sicuro per quello che mi hai fatto"

 

"E non ne sei contento?" sibilò la volpe guardandolo enigmatico.

 

"Bhe ecco…" arrossì il rossino imbarazzato abbassando lo sguardo. Non poteva dirgli quanto teneva a lui, che non poteva accettare che morisse, che gli voleva bene. Non poteva accettare di dare all’altro un tale potere su di lui. Doveva trovare qualcosa di non compromettente da dire in fretta per correggere le sue parole di pochi attimi prima. “Beh ecco…” ripeté di nuovo ma non ebbe bisogno di altro.

 

"Maledizione" ringhiò la volpe dirigendosi a tutta velocità verso un piccolo incendio che era divampato. Non poteva permettere che la Seya bruciasse era l’unica ancora di salvezza per se e i suoi uomini. Si liberò con un fendente al cuore di un malcapitato che gli si era parato davanti e con un calcio riversò il barile pieno d'acqua dolce li vicino sulle fiamme in modo da sedarle. Il getto d'acqua ripulì il ponte dal sangue trascinandolo verso il rossino, quell'acqua di colore rosso fermò la sua avanzata contro le paratie della Seya e di rimbalzo colpì Hanamichi imbrattandolo tutto, il volto, il corpo, le mani.

 

Sakuragi si guardò le mani imbambolato, quel colore rosso gli ricordava qualcosa che aveva dimenticato, rivisse di nuovo le immagini dall'incubo sta volta però pure altri ricordi affollarono la sua mente, rivide la donna dai capelli rossi che lo abbracciava cantandogli una ninna nanna, risentì la voce dell'uomo che appariva nelle sue allucinazione che urlava ai suoi uomini di resistere ad oltranza ai predatori mussulmani che li attaccavano. Poi fu di nuovo il caos, gente che combatteva, che cadeva, che moriva. Sangue dappertutto, le fiamme che si avvicinavano a lui, il calore insopportabile che lo opprimeva, la paura di morire, le sue urla. Indietreggiò colto dal panico di qualche passo, si portò le mani alla testa, sbatté contro il bordo della nave e senza capire quello che stava accadendo cadde in mare.

 

Fujima, Rukawa ed Hanagata avevano assistito alla scena sbigottiti. Kenji si era gettato in avanti pronto a tuffarsi a sua volta ma Toru fu rapidissimo ad afferrarlo per la vita impedendoglielo "Cosa diavolo stai facendo?"

 

"Il signorino non ritorna a galla" piagnucolò il ragazzo dai capelli castani "Devo salvarlo" e tentò di liberarsi per raggiungere il suo padrone.

 

"Sei impazzito" esclamò Toru ostacolandogli il compito "Non conosci le correnti rischi solo di morire a tua volta"

 

Nel frattempo Kaede si era nuovamente avvicinato allo stipite della Seya e con sguardo attento controllava il mare. Era nervoso e preoccupato visto che il rossino non aveva minimamente tentato di rimanere a galla, forse era svenuto battendo la testa all'impatto con l'acqua. Istintivamente prese la sua decisione, afferrò la Nettuno per la lama e consegnò l'elsa ad Hanagata, poi con voce ferma e decisa disse "Toru, vai da Akira e consegnagli la  mia spada, digli di trovare un accordo con Maki è l’unica soluzione che abbiamo di salvare la pellaccia di più persone possibili. Portate la Seya lontano da qui in mare aperto. Non venitemi a salvare me la caverò da solo. Questo è un ordine" poi senza aspettare una risposta attraversò il bordo della nave e si gettò in mare.

 

Hanagata sorpreso non riuscì a fare niente per fermarlo, d’istinto aveva preso la spada che gli era stata data, la volpe non avrebbe infatti mai permesso a nessuno di cui non si fidava  di impossessarsene e ora la guardava sconvolto ed inebetito. Guardò il mare e vide i capelli neri del suo capitano apparire fra i flutti per poi sparire subito quando dopo aver preso fiato si era immerso per cercare il rosso, passarono alcuni altri minuti e poi lo rivide apparire più distante ancora da solo per poi riscomparire un’altra volta, la corrente andava in direzione della spiaggia e Kaede la seguiva, non sarebbe mai riuscito a ritornare indietro con un’altra persona da trasportare. Si fermò un attimo a riflettere e si rese conto di una cosa, prima Rukawa lo aveva chiamato per nome invece che per cognome e questo significava che l’ordine impartitogli era serio e da rispettare qualunque cosa succedesse. Non avrebbe mai accettato colpi di testa da parte dei suoi uomini. Sbuffò capendo che non poteva che obbedirgli. In cuor suo però sperò che avesse preso la decisione giusta e che riuscisse a cavarsela sul serio, sta volta si era innamorato seriamente a tal punto da mettere la sicurezza della sua persona in secondo piano rispetto a quella di Hanamichi. Dopo di che usando la spada del capitano e spingendo Fujima affinché lo seguisse si fece largo tra i nemici per andare da Sendo. Lo trovò intento ad un duello all'ultimo sangue con Shinici Maki, i due contendenti però erano ancora in fase di stallo, avevano provveduto a diversi affondi, finte, stoccate a ripetizione ma nessuna era andata a segno. La difesa con le due spade del capitano mercenario di Takato era impenetrabile e l'agilità del luogotenente di Rukawa dalla strana capigliatura gli permetteva di evitare ogni attacco avversario per tempo. Il combattimento sarebbe stato molto lungo e molti marinai da ambo le parti avevano fermato le loro rispettive beghe per assistere all'incontro. Erano stupefatti dalla bravura  dei due. Ad un tratto Akira provò una stoccata dell'alto, Maki bloccò l'affondo con la spada che teneva nella mano destra e con l'altra arma tentò di aprirgli lo stomaco, Sendo si schivò facendo un salto indietro, abbassò velocemente la sua spada ed imprigionò entrambe le lame di Maki per terra, dopo di che lo colpì con una ginocchiata sulla pancia.  Shinici cadde in ginocchio con una smorfia di dolore, Akira pensò che fosse il momento giusto di attaccare e tentò un affondo sulla testa ma il capitano aveva finto più dolore di quello che aveva provato in verità e improvvisamente sollevò una delle spade in direzione del cuore. Le due lame stavano raggiungendo entrambe la loro meta quando Hanagata si mise in mezzo e con la Nettuno bloccò entrambe a mezz’aria.

 

"Toru" mormorò Sendo incredulo nel vedere il suo compagno intervenire mentre Maki si limitava a digrignare i denti rabbioso perché gli era stata tolta la possibilità di uccidere il suo avversario anche se avrebbe rischiato a sua volta di venirne fuori morto.

 

Poi però lo sguardo di Akira si fermò sulla spada che il quattrocchi teneva in mano "La Nettuno" sussurrò "Dov'è Kaede?"

 

"In mare" rispose semplicemente Hanagata con sguardo severo.

 

"Avete perso il vostro capitano?" ridacchiò Shinici "Quindi la volpe non era poi così forte"

 

Akira invece guardava Hanagata con sguardo attento ed indagatore, non era da Rukawa perdere contro avversari simili. L'unico che valeva era Shinici Maki.

 

"Prima di tutto si è gettato in mare di sua spontanea volontà" spiegò Hanagata  "E dopo noi tre dobbiamo discutere di una cosa"

 

Sia Maki che Sendo inarcarono l'occhio destro guardando sempre più stupiti il ragazzo  con gli occhiali. Che cosa voleva da loro? Che cosa stava succedendo?

 

FINE 10° CAPITOLO

 

Ise: ___________________________________________________

Hanamichi: _________________________________________________________

Kaede: ____________________________________________________________________________

 

L’ANGOLO DI ISE

Niente skleri oggi, in verità mi verrebbe solo da piangere visto quanto brutto mi è venuto fuori questo capitolo. Sta volta posso ben dire di aver toccato il fondo, adesso non potrò che risalire la china o almeno spero.

Nel-chan, Elena mi sa che dopo questo capitolo eviterete di definirvi ulteriormente mie fan. Mi dispiace per l’obbrobrio.

Nel prossimo capitolo dovrei descrivere la seconda parte della battaglia. Un bacione. Ise




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