DISCLAMERS: Hana e Ru non sono miei come del resto gli altri personaggi di Slam Dunk, io ho chiesto a mia madre se potevamo adottarli ma lei non ha voluto, ha detto che abbiamo già troppi seccatori per casa.

DEDICHE E RINGRAZIAMENTI: Con questo capitolo volevo ringraziare tutte le persone che mi hanno fatto gli auguri per il mio compleanno e fare a mia volta gli auguri (cento di questi giorni) a Pam-chan che compie gli anni il giorno dopo della sottoscritta.

NOTE: 1. Nel prologo abbiamo lasciato Hana e Ru intenti alla lettura di un libro, adesso i nostri eroi si troveranno sbalzati tramite la loro fantasia all’interno del racconto sostituendosi ai veri protagonisti. Questo implica due cose:

1.       I loro caratteri potrebbero subire delle modifiche;

2.       La forza di Hana è ridotta in quanto si immedesima in una donna.

NOTE: 2. Un altro appunto da fare prima della lettura è questo:

-          in corsivo ci sono le “vere” parti del libro;

-          in stampatello la storia come la vivono Hana e Ru.

NOTE 3: I nomi dei golfi, dei luoghi e delle città sono inventati in quanto anche se è un’opera ambientata alla fine del 1600 non vuole essere una ricostruzione storica.

Con questo ho finito. Buona lettura (spero)

  


La vittima e il carnefice

Parte VIII

di Ise


 

Nella piccola baia di quell'isola sconosciuta alla maggior parte degli uomini il veliero della volpe  aveva calato l'ancora a qualche miglio della costa per non incorrere nelle basse maree terrificanti ed improvvise in quella zona del mondo. Con naturalezza l'equipaggio aveva iniziato a prepararsi allo sbarco. Prima di tutto il capitano aveva dato degli ordini precisi perché venissero portati a terra i prigionieri per poi farli rinchiudere a chiave nelle uniche due costruzioni di tutta l'isola. Due piccole capanne comunicanti fra loro.

 

Rukawa aveva affidato ad Hanagata il gravoso compito di sorvegliare che tutto procedesse per il meglio, non poteva rischiare che il principe Nobunaga approfittando di un attimo di distrazione dei suoi uomini decidesse di tentare la fuga introducendosi nella foresta tenebrosa che copriva tre quarti dell'isola. Quella foresta era troppo pericolosa, animali selvatici ci vivevano, ragni e serpenti velenosi ne facevano da padroni, alberi fitti ostruivano il cammino, sabbie mobili preparavano mortali trappole per gli sprovveduti che vi si introducevano senza un'adeguata preparazione. Kyota non sarebbe sopravvissuto neanche il tempo necessario per loro di organizzare le ricerche.

 

Dopo aver provveduto a quell'incombenza, Kaede mentre con gli occhi seguiva intensamente la testa rossa che si allontanava sulla scialuppa pensando a quanto importante era diventato per lui in quei pochi giorni da che lo conosceva cominciò a stabilire i turni di guardia sulla nave, in modo da non essere presi alla sprovvista visto che comunque la battaglia  finale si sarebbe tenuta in mare, mandò a riva gli uomini per preparare l'accampamento che sarebbe stato la loro casa per alcuni giorni e ordinò ad alcuni dei suoi sottoposti di andare di vedetta lungo l'insenatura nord in modo d’avvertirlo attraverso dei segnali luminosi  dell'arrivo della nave di Maki per tempo.

 

Quando ebbe finalmente finito di organizzare tutto  era già sera inoltrata. La maggior parte dei suoi marinai era già sulla spiaggia dove avevano organizzato una piccola festa di ben tornato intorno ad un falò. Salutò gli uomini di guardia che guardavano con invidia i loro colleghi che si stavano divertendo promettendo loro del buon brandy per il giorno dopo e a nuoto raggiunse la riva. Si avvicinò al fuoco acceso per  asciugare gli abiti tendendoseli addosso e si guardò intorno. I pirati tracannavano quanto più buon vino potevano ubriacandosi fino allo sfinimento, ballavano al ritmo di canzoni tradizionalistiche del loro paese di origine che loro stessi cantavano,  intavolavano discussioni assurde che molto spesso degeneravano in leggere risse che si concludevano con ambo due i pretendenti stesi a terra a ronfare per il troppo alcol messo in corpo e la troppa stanchezza accumulata negli ultimi giorni. Kaede come d’abitudine quando arrivavano in quel rifugio anche se quei comportamenti gli davano fastidio lasciava correre, ogni tanto anche i suoi uomini avevano bisogno di traviarsi senza pensare al fatto che la morte poteva far loro visita da un momento all'altro.

 

Sentì gli occhi chiudersi. Non era mai stato bravo a resistere al sonno per cui si alzò e decise di andare a dormire nella sua tenda. Passò vicino a quella di Sendo e sentì degli ansimi uscirne. Si passò una mano tra i capelli mentre pensava che il suo luogotenente era proprio incorreggibile, ogni occasione era buona per soddisfare il desiderio che provava per il suo ragazzo. Ma d'altra parte che male c'era? Koshino e lui stavano insieme ormai da due anni, erano una coppia affiatata e si amavano sul serio. Tutti pensavano che Akira fosse un maniaco che passasse da una relazione ad un'altra con estrema facilità ma non era così, in amore era un tipo molto dolce e fedele o almeno con Hiro era così. Kaede si ricordava ancora con tenerezza di quella volta in cui un raggiante e super sorridente Sendo si era presentato nella sua cabina con aria imbarazzata a rivelargli una cosa che lui aveva già intuito ovvero che si era messo insieme con Hiro. Il loro era stato un rapporto nato prima su una complice amicizia e poi sull'attrazione reciproca. Due mesi prima della dichiarazione da parte di Sendo poi erano cominciate le scaramucce, il gioco del cercarsi e del negarsi che Kaede non aveva che potuto notare. Rukawa nel vedere l’imbarazzo del suo amico aveva sorriso impercettibilmente, gli aveva solo detto che non voleva che la loro relazione  interferisse con le attività della nave e dopo gli aveva dato la sua benedizione augurandogli ogni fortuna. Se le meritava visto che era il suo amico più fedele e che per lui era stato disposto a tradire la sua posizione in Inghilterra. E a pensare che manco si conoscevano, un minuto prima erano l'uno contro l'altro e poi... come era strana la vita.

 

Rukawa ancora intontito dal sonno passò di fronte alla tenda di Hanagata e si fermò sorpreso nell'udire due voci che parlavano sommessamente provenire da essa. Una nonostante i bisbigli appena percepibili era indubbiamente quella di Toru e l'altra? Quella cadenza musicale e dolce non poteva che appartenere ad una persona, quell'intesa che sembrava scorrere tra i due interlocutori poi gliene dava la conferma. Kenji era li con Hanagata e vista l'ora tarda ormai ci avrebbe passato tutta la notte. Il suo amico quattrocchi sta volta aveva perso proprio la testa e la cosa non poteva che fargli piacere visto che anche lui si trovava nelle medesimi condizioni. Anche lui infatti era completamente cotto di un idiota dai capelli rossi che lo faceva andare a fuoco con i suoi baci e lo faceva impazzire con il suo continuo negarsi.

 

Si fermò completamente sveglio rendendosi conto improvvisamente di una cosa. Se Fujima era con Toru questo significa che Hanamichi era da solo nella sua capanna.

 

Un sorriso sardonico gli si dipinse sulle labbra mentre i suoi piedi si muovevano in direzione di dove doveva trovarsi il rossino. Aveva voglia di vederlo e di sincerarsi che stesse bene. In quegli ultimi giorni infatti gli era sembrato strano, sembrava periodicamente incantarsi di fronte a qualcosa e quando il volpino gli si avvicinava per riscuoterlo lo guardava con occhi incerti e gli si buttava fra le braccia con foga come a volersi sincerare che fosse vero, di non trovarsi di fronte ad un'illusione. Inoltre neanche le occhiaie che aveva intorno agli occhi gli piacevano, sembrava che trovasse difficoltà a dormire ma inutile era stato chiedere spiegazioni era stato più evasivo di un'anguilla. Chissà cosa poteva avere. Era per questo che quel giorno appena scorta l'isola aveva preso i suoi due falchi reali e attaccando un foglietto alle loro zampe aveva mandato due messaggi molto importanti. Uno relativo alla missione e l'altro più personale. Il primo era diretto infatti a Jin per avvertirlo del rapimento di Kyota, era stato  lui a dargli tutte le informazioni che necessitavano su Maki e Nobunaga. Sembrava conoscere molto bene i fatti ed in effetti quando era più giovane era stato al servizio del sultano Takato visto che era il responsabile delle pubbliche relazioni dell'Inghilterra con quel regno. Era stato sempre lui ad insistere perché rapissero Kyota ed ordinare loro di non consegnarlo a suo padre alla fine di tutto ma di portarlo al suo cospetto. La cosa era sospetta ma Kaede aveva deciso di non porsi domande. Soichiro lo pagava bene ed inoltre era un inglese che lavorava per sua maestà ed essendo lui prima di un pirata un corsaro non poteva rifiutargli un piacere. Il secondo messaggio lo aveva mandato invece ad Hasegawa che si trovava nel regno di Anzai. Voleva che indagasse su Hanamichi. Da quando lo aveva conosciuto e aveva visto i suoi capelli sentiva che dietro il loro colore rosso c'era un mistero più grosso di quello che Sakuragi gli aveva raccontato. Il rossino credeva sul serio alle cose che il sultano gli aveva detto quando era un bambino ne era sicuro, lui pensava veramente di essere figlio di arabi amici di famiglia del sultano  ma Rukawa sentiva che in tutto quel racconto c'era qualcosa di sbagliato. Era il sentore lontano di qualcosa sentito una vita fa in Inghilterra ma che non riusciva ad afferrare. Una notizia sussurrata in un bar a cui lui sfuggiva il nesso.  Sbuffò era proprio inutile non riusciva venire a capo di quella sensazione, di quel mistero, non poteva fare altro che aspettare notizie dal suo informatore.

 

Arrivò alla capanna, salutò con il capo l’uomo incaricato di sorvegliare i prigionieri e di aprire la porta nel caso in cui Hanamichi e Fujima avessero voluto uscire. Anche nel suo rifugio Kaede  aveva infatti predisposto le cose in modo che i suoi due “schiavi” avessero la maggior libertà possibile. Per avere la fiducia del rossino si rendeva conto doveva per forza concedergli qualcosa.

 

Si fece consegnare le chiavi e accomiatò la guardia felice di poter raggiungere i festeggiamenti, per quella notte avrebbe vegliato lui personalmente il sonno di Sakuragi e indirettamente avrebbe controllato anche che il principe Nobunaga non facesse scherzi. La porta della capanna di Kyota era chiusa e per uscire avrebbe dovuto passare per quella di Hanamichi ma ci sarebbe stato lui la con il rossino quella notte ad impedirglielo.

 

Aprì la porta ed entrò incantandosi a guardare il ragazzo dai capelli rossi steso sul letto con gli occhi chiusi. Aveva un corpo da favola, le sue gambe erano forti e perfette, i suoi pettorali sembravano fatti a posta per essere accarezzati, il suo volto ispirava subito tenerezza ed allegria. I suo lineamenti non rientravano di sicuro nei canoni di bellezza classica ma…lui li trovava affascinanti e sensuali. Anche se doveva ammettere le due cose che più gli piacevano del suo Hanamichi erano le labbra carnose che erano delle tirabaci incredibili per lui e i suoi occhi caldi e nocciola che lo facevano perdere in un mare color cioccolata proprio come in quel momento.

 

Il rossino nell’udire la porta aprirsi infatti aveva aperta gli occhi ed ora guardava il volpino con sguardo indecifrabile.

 

Kaede fece qualche passo nella  direzione del letto ma dopo si fermò e aspettò che fosse l’altro a fare la prima mossa. Era da quando l’aveva violentato in mezzo alla tempesta che non lo possedeva più carnalmente. Aveva deciso di controllare i suoi istinti fino a quando Hanamichi non gli avrebbe dato il permesso di farlo suo. Ormai era chiaro che il rossino provasse qualcosa per lui, che gli volesse bene altrimenti non si sarebbero spiegati quei baci profondi che gli concedeva appena si incontravano, quelle carezze e quelle coccole che ricercava con tanta innocenza, quello sguardo dolce che usava per lui quando pensava che non lo vedesse. Solo che da do’aho megalomane qual era si era intestardito nel giurare eterna fedeltà alla causa di Anzai e quindi faceva pressioni su se stesso per non lasciarsi andare a quel sentimento che era nato dentro il suo cuore. Era per questo che ogni volta che le carezze diventavano più intime lui lo fermava, aveva paura di perdere completamente il controllo se si fosse lasciato amare nuovamente da lui, di non avere più voglia di tentare di fuggire. Era così facile da leggere il suo Hanamichi. E pensare che il rossino era sicuro ancora di poterlo ingannare, non sapeva che il suo volto così espressivo lasciava trapelare sempre le sue intenzioni. Dalla sua aveva solo l’imprevedibilità istintiva del momento ma in casi come quello in cui si trovava, in cui era la ragione a farla da padrone non poteva fare niente. Tuttavia era molto curioso di sapere cosa avrebbe organizzato per fuggire, visto che comunque l’inventiva non gli mancava. Di sicuro lui  sarebbe riuscito ad impedirglielo e forse fallito quel tentativo Hanamichi  si sarebbe reso conto che non poteva sfuggirgli e allora si sarebbe lasciato andare. Ma anche se così non fosse stato lui non aveva fretta, sarebbe stato paziente con la sua piccola scimmietta, avrebbe abbattuto tutte le difese che il suo onore e il suo orgoglio avrebbero formato conquistandolo completamente anima e corpo. Era determinato ad ottenere da lui tutto quello che poteva offrirgli, la gioia di vivere, la caparbietà, l’energia, la passione che lo divorava sempre, la forza che lo circondava, la capacità di farlo sentire bene. Con lui sarebbe stato di nuovo completo e sta volta non avrebbe permesso a nessuno di separarli come invece era accaduto con….. Rukawa si accorse che il ricordo di quella persona ancora gli era estremamente doloroso a tal punto da non riuscire neanche a pronunciare il suo nome nella sua mente. Comunque scacciò quel pensiero, con Hanamichi sarebbe stato diverso lo avrebbe protetto e tenuto con se per tutta la vita.

 

Il rossino dopo il primo attimo di sbigottimento nel vedersi davanti Rukawa si era ripreso. Era felice di vederlo, quella giornata era stata estremamente dura. Era stato fatto salire su una scialuppa  senza ricevere spiegazioni ne nient’altro, era stato trascinato da quell’energumeno che rispondeva al nome di Uotsumi fin su quella capanna e vi era stato chiuso dentro, si era dovuto subire tutti gli piagnistei di Nobunaga circa il modo privo di tatto in cui erano stati trattati dato che ormai si potevano considerare amici dopo l’aiuto che gli aveva dato per fare chiarezza nei suoi sentimenti, per il resto del tempo non aveva fatto altro che guardare il soffitto nervosamente mentre Kyota si riposava nella sua capanna e Kenji sistemava le cose in modo da rendere più vivibile il luogo. Avevano mangiato tutti e tre insieme una cena portata da un gentile Yasuda che però di fretta non aveva dato loro spiegazioni. Avevano parlato sul da farsi senza trovare soluzioni  rendendosi conto che quel posto doveva essere la rinomata tana della volpe. Dopo di che finalmente Toru si era presentato a dire loro che tutto si sarebbe svolto come sulla nave e che quindi sia il rossino che Kenji avrebbero potuto muoversi liberamente nella spiaggia dell’isola e che solo Nobunaga era bloccato li. Aveva parlato loro dei rischi di addentrarsi nella foresta e, poi, se ne era andato portandosi via Fujima. Nobunaga stizzito dalle costrizioni era ritornato nella capanna comunicante ed Hanamichi si era steso sul letto deluso di non aver visto la volpe per quel giorno. Aveva chiuso gli occhi non per addormentarsi, da quando faceva quello strano incubo infatti tentava di resistere al sonno fino a quando non era indispensabile ma per focalizzare nella sua mente l’immagine dell’unica persona che riusciva veramente a calmarlo, a farlo sentire felice ed in pace con se stesso. Era ancora assorto in quei pensieri quando quella persona era apparsa sorprendendolo. Con gioia lo aveva visto avvicinarsi ma con tristezza lo aveva visto fermarsi dopo pochi passi. Allora istintivamente aveva allungato la mano in segno di invito che l’altro aveva subito accolto.

 

Kaede non appena aveva visto la mano del rossino alzarsi si era gettato su di lui cercando le sue labbra. Avevano dato vita ad un bacio appassionato che si era protratto fino a quando non furono costretti a separarsi per respirare. Le mani esperte della volpe allora iniziarono ad accarezzare ogni centimetro del corpo di Hanamichi mentre quest’ultimo ansimava dal desiderio e portava la propria erezione a strusciarsi contro quella dell’altro aggrappandosi con le mani alle sue spalle. Le labbra di Kaede assaporarono per diversi minuti la giugulare del compagno prima di passare a torturare i capezzoli ancora protetti dalla leggera stoffa. Sakuragi inarcò la schiena alla ricerca di un contatto più approfondito. Rukawa allora sentendosi autorizzato afferrò la cintura dei pantaloni del rosso e gliela sfilò gettandola a terra. Insinuò la sua mano sinistra all’interno dei pantaloni e cominciò a fregare prima con lentezza e poi sempre con maggiore forza il membro eretto del suo amante. Hanamichi lo lasciò fare, stava andando a fuoco e desiderava ardentemente quelle carezze audaci. I suoi sospiri divennero piccoli gemiti inarticolati di soddisfazione. Il suo corpo si muoveva contorcendosi tutto sotto le frizioni di Rukawa sul suo sesso. Il suo orgasmo esplose improvviso mentre l’urlo di liberazione venne catturato dalle labbra fameliche del volpino. 

 

Kaede lo fece riprendere accarezzandogli i capelli e tempestandogli il volto di piccoli baci. Quando vide il suo respiro tornare normale allora pensò che era momento di soddisfare il proprio desiderio. Si sollevò e si portò ai piedi del letto. Afferrò l’orlo dei pantaloni per toglierglieli ma l’altro lo bloccò “No, ti prego, non voglio” sussurrò Hanamichi vincendo una dura e combattuta battaglia tra il suo reale desiderio e la fedeltà nei confronti dell’uomo che gli aveva fatto da padre. Aveva deciso che non avrebbe più permesso al volpino di entrare in lui per non perdere definitivamente la sua anima per cui adesso doveva impedirglielo.

 

Per un attimo che sembrò un eternità per i due giovani, Rukawa guardò Hanamichi sondandogli il volto. Il suo sesso premeva di essere soddisfatto e il desiderio di costringere il rossino a dargli quello che gli aveva promesso con il suo comportamento di prima era forte.

 

Il rossino era fermo gelato sul posto mentre dentro di se si chiedeva se la volpe lo avrebbe violentato di nuovo.

 

Poi Kaede prese la sua decisione. Allontanò le sue mani dal rossino e si sedette sui bordi del letto. Aprì i suo pantaloni e cominciò a masturbarsi violentemente. Se voleva avere delle speranze con il suo Hanamichi non poteva violentarlo di nuovo, doveva vincere il suo istinto e lo avrebbe fatto dandosi appagamento da solo.

 

Hanamichi assistette a quella scena diviso a metà. Una parte di se avrebbe voluto che Kaede decidesse di violentarlo, così nonostante il piacere che voleva e che avrebbe di sicuro provato nel sentire l’altro dentro di se avrebbe potuto mettersi il cuore in pace dato che era stato l’altro a costringerlo. Mentre l’altra parte di se, ringraziava Dio che la volpe avesse fatto quella scelta non potendo permettersi altre complicazioni. Tuttavia quello che vedeva non gli piaceva. Mentre si frizionava il volpino sembrava rabbioso e frustrato, non provava piacere nel farlo e questo era dovuto ad una sua colpa, non doveva tentarlo se poi si voleva tirare indietro.

 

Afferrò con forza la mano di Rukawa e l’obbligò a smettere il lavoro che stava facendo. Dopo di che velocemente gli tirò giù i pantaloni fino a scoprire il membro e avvicinò la sua bocca cominciando a leccarlo. Non poteva dargli tutto ma almeno poteva essere lui a soddisfarlo, così forse un po’ si sarebbe fatto perdonare.

 

Kaede sorrise nel vedere il rossino così desideroso di appagarlo e decise di lasciarlo fare. Si lasciò cadere sul letto e cominciò a gemere al tocco caldo della lingua inesperta dell’altro sul suo pene. Nonostante per Hanamichi fosse la prima volta che lo faceva era davvero bravo, forse era vero che al palazzo del sultano Anzai gli avevano insegnato come si faceva a compiacere un uomo. La sua lingua andava su e giù, poi lo mordicchiava, lo prendeva in bocca completamente. Rukawa era al limite e per nascondere l’urlo di soddisfazione che gli si era formato sulle labbra al raggiungimento dell’orgasmo si portò un braccio sulla bocca.

 

Hanamichi ingoiò tutto lo sperma del suo compagno come se fosse stata una prelibatezza ed in effetti per lui era così.

 

Poi alzò il suo volto e arrossì nel vedere lo sguardo dolce ed incredulo della volpe che gli chiedeva spiegazioni circa il suo comportamento. Distolse lo sguardo in fretta sapendo di non potergliene dare, era tutto così strano anche per lui.

 

Il volpino decise di non insistere più di tanto, gli bastava quello che aveva ottenuto ed era già tanto visto che mai Hanamichi aveva fatto una cosa tanto intima nei suoi confronti di sua spontanea volontà.

 

Kaede si mise più comodo nel letto e  abbracciò Hanamichi facendogli poggiare la testa sul suo petto. Cominciò ad accarezzarlo e così confortati si addormentarono.

 

*      *      *

 

Yohei uscì dalla residenza del governatore Jin con  un sorriso soddisfatto stampato in volto. Raggiungere un accordo era stato più facile del previsto visto che Soichiro voleva esattamente le stesso cose che voleva lui. Vendicarsi di un uomo che a suo avviso gli aveva arrecato un'offesa imperdonabile facendo innamorare di lui la persona a cui il suo cuore anelava. Ma ora il governatore era intenzionato sia a vendicarsi che a reclamare il suo diritto di avere per se il figlio minore di Takato. Non gli importava chi avrebbe realizzato questo desiderio. Rukawa era stata una scelta d'obbligo visto la sua fame, ma se anche la volpe dei ghiacci fosse morta nel tentativo e qualcun altro avesse portato avanti il suo obiettivo a lui sarebbe andato bene comunque e se quel qualcun altro era una persona affidabile come l'erede di un regno importante della zona era ancora meglio.  Era questo il sunto delle parole di Jin e Mito ne aveva subito approfittato per avvertirlo del suo piano e per garantirgli che sarebbe stato  lui a portargli Kyota e la testa di Maki. Dopo tutto la morte dell'uomo che più di ogni altro era stato l'artefice delle vittorie militari del sultano Takato era una liberazione anche per il regno di suo padre. In questo modo oltre alla vendetta personale avrebbe conseguito un obiettivo di cui anche suo padre sarebbe andato fiero e così forse gli avrebbe perdonato il colpo di testa che stava per fare.

 

Dopo aver sancito il nuovo accordo con Jin con un brindisi, Yohei lo aveva salutato promettendogli di passare da lui al ritorno della spedizione ovvero il prima possibile.

 

Risalì sull'ammiraglia della sua piccola flotta composta da 5 navi e diede l'ordine di levare l'ancora e di ammainare le vele. Era giunto il momento di procedere con il suo piano. Alla fine infatti dopo aver ponderato la forza della volpe aveva deciso di andare a stanarla con tutta la potenza bellica che disponeva. La prudenza non era mai troppa, anche perché era sua intenzione circondarlo e colpirlo su più fuochi.

 

Aveva tenuto con se sulla sua imbarcazione sia i suoi tre uomini più fedeli che Sawakita. Era un modo per tenere d'occhio quest'ultimo visto che ancora non se ne fidava pienamente e per ricevere le informazioni che questi gli dava con il contagocce in tempo reale. Per il momento infatti gli aveva dato solo le coordinate in cui avrebbe dovuto esserci l'isola che faceva da rifugio a Rukawa, com'era fatta, quali insidie nascondeva, come di solito s'accampava la volpe erano ancora dei misteri. Quel maledetto di un Sawakita si divertiva a tenere per se le informazioni ed usarle per avere dei benefici extra. Yohei aveva più volte accarezzato l'idea di gettarlo in mare, ma non poteva. Se voleva vincere gli servivano tutte le notizie che quel pezzo da galera sapeva. Era esasperante avere a che fare con un individuo simile, non vedeva l'ora che tutto finisse per potersene liberare.

 

Mentre stabiliva la rotta con il suo navigatore Yohei pensava che comunque nonostante Sawakita le cose stavano veramente andando nel verso giusto. Ogni problema trovava la sua rapida soluzione a tempo di record. Forse le pietre stavano già garantendo la loro fortuna alla famiglia Anzai e questo significava che dovevano essere già in mano ad un membro della famiglia. Quindi Hanamichi doveva averle ancora con se, essere vivo e ancora fedele alla causa sua e di suo padre. Si, non c'era altra spiegazione. Yohei si compiacque  delle sue conclusioni, lui ed Hanamichi sarebbero ritornati presto insieme.

 

*     *     *

 

Hanamichi rientrò nella capanna con Kenji a seguito. Erano stati a fare una lunga passeggiata intorno alla spiaggia e si erano incantati  a guardare il tramonto. Mentre tornavano poi indietro avevano incontrato la volpe e Toru e si erano intrattenuti un pò con loro. Hanagata si era appartato con Fujima per discutere con tranquillità e lui nei dieci minuti in cui era stato con Rukawa lo aveva subissato di parole su come si era svolta la sua giornata mentre l'altro gli rispondeva a monosillabi, si era proclamato genio ricevendo come risposta un insulto da cui era nata un'accesa discussione che era arrivata pure alle mani e che era stata sedata con un bacio carico di desiderio per entrambi. Insomma tutto si era svolto nella norma e lui aveva recuperato il suo proverbiale buon umore visto che i sogni e le allucinazioni erano cessati da quando era sulla terra ferma.

 

Non fu per niente sorpreso di trovare nella sua capanna seduto sul piccolo tavolino che l'arredava insieme a quattro sedie, un piccolo armadio e due brande Nobunaga. Non potendo uscire il ragazzo più basso cercava sempre più spesso nelle uniche due persone che poteva vedere la compagnia di cui  il suo carattere allegro e solare non poteva fare a meno. Trovandosi poi  Hanamichi e Kyota nella stessa situazione sia a livello sentimentale che di reclusione  avevano finito con il legare molto. Essendo parecchio simili si erano accorti di pensarla su molte cose nello stesso modo e i battibecchi che all'inizio erano nati a causa delle loro posizioni sociali di "nemici" storici si erano sostituiti a delle discussioni più o meno accese relative al bene comune.

 

Tuttavia quella sera Kyota aveva qualcosa di diverso. Era stranamente serio ed emetteva rabbia e frustrazione dagli occhi. Sembrava sul punto di esplodere.

 

Quando vide il rossino infatti si alzò e gli fu subito addosso "Ehi scimmia"

 

"Cosa c'è babbuino?"  rispose Sakuragi. Quelli erano i nomignoli offensivi con cui si chiamavano per non ammettere completamente quello che ormai era ovvio per entrambi ovvero che erano diventati amici.

 

"Hai cambiato idea?"  chiese Kyota.

 

"Su cosa?" lo guardò perplesso il rossino.

 

"Sullo scappare, cretino" continuò l'altro.

 

"Non chiamarmi cretino. E comunque no non ho cambiato idea sulla fuga" disse Hanamichi quasi con noncuranza.

 

“E allora cosa aspettiamo?”

 

“L’occasione propizia. La volpe lascia sempre un uomo a sorvegliarci e anche se riuscissimo a metterlo ko, ci sono troppi pirati in giro per l’accampamento ci scoprirebbero subito. Poi la foresta è troppo pericolosa. Dobbiamo trovare il modo di portare via una scialuppa in modo di andare in mare aperto ma anche la nave è sempre molto sorvegliata. La volpe non lascia mai niente al caso” spiegò il rossino.

 

“Ma non vedi che stai soltanto trovando delle scuse assurde per non separarti da Rukawa” ringhiò Kyota.

 

“Ma che cavolo stai dicendo?” chiese Hanamichi non capendo cosa l’altro intendesse.

 

“La verità. Ho sentito una settimana fa cosa tu e la volpe avete fatto. Non mi dire che ti ha obbligato perché non ti credo. Sembravi gioire della situazione”

 

Il rossino avvampò. Era passata una settimana da quando erano arrivati sull’isola e Rukawa era andato a trovarlo sulla capanna dove si erano scambiati delle effusioni molto intime. Da quel giorno Kaede non era più andato a trovarlo la anche se ogni giorno si incontravano fuori nell’accampamento e il loro rapporto non era cambiato molto da come era sulla nave o almeno credeva. No, quello che diceva Kyota non era la verità e poi “Come hai osato origliare e spiarmi?”

 

“Non ho ne origliato ne spiato” continuò il principe “Nonostante forse tentavate di trattenervi, facevate troppo rumore perché io non vi sentissi”

 

“Bhe non fa niente” ammise il rossino “è vero fra me e lui è successo qualcosa quella sera ma questo non cambia le cose. Io voglio tornare da Anzai”

 

“Bene allora dimostramelo. In base a quello che mi hai detto dell’esterno sono riuscito a fare un piano di fuga, ma mi serve il tuo aiuto. Posso contare su di te?”

 

“Si, ma non è troppo presto. Non sarebbe meglio aspettare che gli uomini di guardia abbassino la guardia circa le nostre intenzioni” provò a dire titubante il rossino.

 

“E quanto dovrei aspettare? E’ già passata una settimana. Maki fra poco sarà qui e io non voglio che muoia” esclamò serio Nobunaga.

 

“Io …” perché era così difficile dire che era d’accordo. Qual era il problema? Era sul serio colpa della volpe? Non era davvero ancora pronto a rinunciare ai suoi sentimenti, a quei pochi attimi che condivideva con Kaede? Doveva trovare una risposta ed in fretta.

 

“Senti” disse Kyota “E’ meglio che tu chiarisca i tuoi sentimenti nei confronti di quello che vuoi fare. Io ti capisco, se mi trovassi nella tua stessa condizione, avrei anch’io milioni di dubbi per cui accetterò qualunque tua scelta. Solo che…”

 

“Solo che cosa?” chiese Hanamichi.

 

“Io proverò comunque a scappare, non posso stare fermo qui, senza fare nulla mentre Maki sta rischiando la pelle. Devo aiutarlo anche se dovesse costarmi la vita” disse quasi in lacrime Nobunaga.

 

“Hai ragione. Io non ho mai messo in dubbio il fatto che volevo scappare, ma devo chiarire un po’ di cose” detto questo Hanamichi si voltò, batté alla porta per farsi aprire e uscì nella notte. Aveva bisogno di riflettere, di trovare il coraggio per andarsene e di dire addio alla volpe.

 

Kenji lo guardò andare via senza fare nulla. Sapeva che al ritorno il suo padrone avrebbe avuto una risposta ai suoi dubbi e avrebbe deciso cosa fare. E con tristezza si rese conto che quella risposta gli avrebbe leso il cuore portando gravi ripercussioni anche sulla sua vita. Ma non si sarebbe tirato indietro, qualunque soluzione Hanamichi avesse stabilito, ormai lui aveva fatto la sua dolorosa scelta.

 

Sakuragi camminava senza una precisa meta sulla spiaggia fra il via vai di pirati che stavano tornando alle loro tende dopo aver alzato un po’ troppo il gomito, tra gli sguardi indagatori degli uomini di guardia, tra i cannoni posizionati a riva che sarebbero serviti ad attaccare la nave di Maki in più punti. Il suo cervello era in fermento, tentava di capire il motivo per cui le cose erano andate in quel modo. Kyota aveva ragione, per salvare Maki non c’era un minuto da perdere, si doveva fuggire subito e lui com’era sempre stata sua intenzione lo avrebbe aiutato. Nobunaga aveva detto di avere un piano, tuttavia lui doveva anche rimpossessarsi delle pietre per cui prima di allontanarsi dall’accampamento doveva riuscire a risalire sulla nave. Su questa cosa non avrebbe mai ceduto era l’unico motivo che lo spingeva ad andare via. Sospirò, adesso che gli era di nuovo chiaro quello che doveva fare non gli rimaneva che dire addio alla volpe. Avrebbe potuto farlo il giorno dopo visto che ormai si era fatto tardi e supponeva che Kyota volesse agire di notte ma sapeva che se non lo avesse fatto ora non lo avrebbe più fatto. Domani sarebbe stato per tutto il giorno nella capanna attendendo l’ora della fuga. Rukawa se pensava che con lui ci fosse Kenji non si sarebbe fatto vivo per andarlo a trovare e non avrebbe sospettato niente se quella sera avessero litigato di brutto. Avrebbe pensato che non si facesse vivo per sbollire la rabbia.

 

Il problema adesso era trovarlo. Si guardò attorno domandandosi a chi poteva chiedere informazioni quando notò il burbero amico di Sendo. Non poteva sbagliarsi, il suo volto gli era rimasto impresso da quando aveva assistito a ….arrossì al pensiero. Gli si avvicinò e attirando la sua attenzione chiese “Sa dov’è il capitano?”

 

Koshino lo guardò freddamente per alcuni minuti. Sembrava non intenzionato a rispondere ed Hanamichi si stava innervosendo. Sentiva le sue mani prudergli, odiava che qualcuno fingesse di ignorarlo gli avrebbe fracassato la faccia molto volentieri. Stava per far partire i pugni quando il moro spostò lo sguardo alla sua destra fissando qualcun altro e disse “Ehi Akira, sai dov’è il capitano? Il suo schiavo preferito lo cerca”

 

“L’ultima volta che l’ho visto venti minuti fa  si stava dirigendo da quella parte” disse sorriso fatale Sendo abbracciando il suo ragazzo ed indicando delle piccole siepi che formavano il sotto bosco.

 

Hanamichi biascicò dei veloci ringraziamenti e si diresse da quella parte.

 

A metà strada sentì le urla di Akira “Non stancarlo troppo. Domani avremo una giornata pesante”

 

Avvampò ma non riuscì ad intrattenersi da girarsi e ringhiare “Brutto porcospino, non osare fare assurde illazioni sul tensai”, poi ricominciò il suo cammino e sparì dietro le siepi.

 

Dove poteva essere Rukawa? Si chiese mentre controllava quel posto. Non lo vedeva da nessuna parte e non voleva allontanarsi troppo, la foresta gli faceva paura. Stava per rinunciare quando spostando il suo sguardo a destra lo vide. Era steso a terra, aveva gli occhi chiusi, i capelli sparpagliati sul terreno, un’espressione tranquilla anche se un po’ imbronciata. Era davvero carino.

 

Gli si sedette accanto guardandolo dormire per un bel po’. Prese poi un fuscello di foglie e cominciò con esso a passargli i lineamenti delicati del viso come in trance. Sapeva che rischiava di svegliarlo ma non gli importava, era divertente vedere le sue guance, i suoi occhi, il suo mento arrossarsi al tocco anche se delicato di quel bastoncino. Sfiorò un paio di volte il naso e “Etchiu” il volpino starnutì.

 

Kaede scattò in piedi arrabbiato, odiava essere svegliato. Guardò in cagnesco in direzione della sagoma che aveva intravisto al risveglio e si perse in due bellissimi ed espressivi occhi nocciola.

 

Hanamichi era rimasto fermo, bloccato in contemplazione di due occhi blu come il mare. Intorno ai due giovani aleggiava una strana atmosfera, quasi magica.

 

Il rossino si rese conto che se fosse rimasto li avrebbe finito con il fare l’irrimediabile per cui si alzò in piedi e si mise a correre per tornare nella sua capanna. Decisamente era meglio se lo salutava il giorno dopo.

 

Rukawa però non aveva intenzione di lasciarlo andare. Lo rincorse e lo afferrò per la vita prima che potesse ritornare nell’accampamento, quando ancora erano nascosti dalle siepi. Lo girò verso di se con la forza e lo baciò di prepotenza.

 

Il ragazzo dai capelli rossi serrò le labbra. Se avesse risposto al bacio sta volta non avrebbe resistito al desiderio che provava per lui. Non poteva crollare proprio ora che era vicino al raggiungimento del suo principale scopo. Sentiva la lingua della volpe solleticargli le labbra e una nuova sensazione invadergli l’anima con la forza di un mare in tempesta.

 

Aprì la bocca per accogliere la lingua dell’altro e …

 

 

FINE 8° CAPITOLO

 

Kaede: Lemon?

Hana: O non lemon?

Ise: Questo è il dilemma.

Kaede Io voglio la lemon

Hana: Anch’io voglio la lemon

Ise: Su questo non avevo dubbi. Ma credo che sta volta lo metterò ai voti. Cari lettori volete la lemon oppure no?

Kaede ed Hana travestiti da lettori: Non vogliamo la lemon

Ise: Ragazzi non pensate di ingannarmi. Ho detto lettori non attori va bene?

Kaede ed Hana: Ma come hai fatto a capire chi eravamo?

Ise: Il mio intuito non sbaglia mai.

Kaede ed Hana: E va bene. Non ci rimane che supplicare. Ragazzi mi raccomando votate noi vogliamo la lemon. Siamo nelle vostre mani.

 

L’ANGOLO DI ISE

Non ci posso credere, ma sembra che mi stia specializzando a troncare i capitoli con frasi rotte a metà. Chissà perché? Boh si vede che mi vengono naturali.

Comunque come avete potuto notare sono tornata e sono più agguerrita di prima.

Ho milioni di Hanaru e Ruhana per la testa e ho intenzione di scriverle tutte.

Questo capitolo è un po’ ostico soprattutto l’inizio ma alla fine credo si sia un po’ movimentato.

Nel prossimo capitolo spero di mandare avanti la storia principale e nel finale (ovviamente ampiezza del capitolo permettendo) vorrei far intravedere la battaglia. Ma non so. Non mi rimane che salutarvi di nuovo. Un bacione. Ise




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