DISCLAMERS: Hana e Ru non sono miei come del
resto gli altri personaggi di Slam Dunk, io ho chiesto a mia madre se
potevamo adottarli ma lei non ha voluto, ha detto che abbiamo già troppi
seccatori per casa.
DEDICHE E
RINGRAZIAMENTI: A tutte quelle persone che mi sono
state vicine in questo brutto momento, siete davvero troppe per ricordarvi
tutte in questa fic ma io vi ho nel cuore. Grazie mille vi voglio bene.
NOTE: 1. Nel prologo abbiamo
lasciato Hana e Ru intenti alla lettura di un libro, adesso i nostri eroi si
troveranno sbalzati tramite la loro fantasia all’interno del racconto
sostituendosi ai veri protagonisti. Questo implica due cose:
1.
I loro caratteri potrebbero subire delle modifiche;
2.
La forza di Hana è ridotta in quanto si immedesima in una donna.
NOTE: 2. Un altro appunto da fare
prima della lettura è questo:
-
in corsivo ci sono le “vere” parti del libro;
-
in stampatello la storia come la vivono Hana e Ru.
NOTE 3:
I nomi dei golfi, dei luoghi e delle città sono inventati in quanto anche se
è un’opera ambientata alla fine del 1600 non vuole essere una ricostruzione
storica.
Con questo ho finito.
Buona lettura (spero)
La vittima
e il carnefice
Parte VII
di Ise
L'oscurità e le tenebre lo avvolgevano
rendendo impossibile capire cosa stava accadendo, sentiva solo il
tintinnio che producono delle lame quando si scontrano tra loro, due
braccia strette intorno alla sua vita atte a proteggerlo, un odore un po’
dolciastro e particolare che ubriacava i suoi sensi e delle grida
strozzate seguite da dei tonfi sordi che di solito vengono prodotti quando
dei corpi di una certa consistenza sbattono con forza sul legno. Ad un
tratto sentì la stretta intorno a lui farsi più forte mentre qualcosa di
liquido gli spruzzava sia il corpo che il volto. Dieci secondi dopo si
ritrovò seduto a terra con un peso che gli premeva sul torace.
Istintivamente si ritrovò a passare la lingua sulle labbra screpolate e
così entrò in contatto con il liquido che già aveva cominciato ad
essiccarsi. Un gusto forte, particolare, dolciastro portatore di morte. Il
posto improvvisamente si illuminò a giorno, dei piccoli fuochi erano stati
accesi in vari punti strategici della nave in cui si trovava. La sua
attenzione si focalizzò sul peso ancora caldo che l'opprimeva sullo
stomaco notando una donna bellissima dai lunghi capelli rossi, un taglio
profondo deturpava il suo viso perfetto, mentre uno squarcio sulla schiena
faceva uscire copiosamente del liquido rosso. Spinse i suoi occhi
terrorizzati a guardare i dintorni, notando cadaveri ovunque, sangue
dappertutto, sul ponte, sui corpi riversi a terra. Si portò le mani al
volto per chiudersi gli occhi ma le fermò a mezz'aria quando s'accorse che
anch'esse erano rosse. Le fregò fra loro per cancellare quel colore che
sentiva di aver tanto amato ma che ora gli faceva solo paura ma il
tentativo si rivelò vano. Un calore incredibile lo assalì spingendolo a
guardare il ponte che andava a fuoco, le fiamme si stavano avvicinando
sempre di più a dove lui si trovava, il fetore dei corpi carbonizzati gli
arrivava fino al naso procurandogli dei coniati di vomito. Il fuoco
anch'esso rosso aveva cominciato ad attecchire sul vestito bianco della
donna che ancora lo abbracciava. Fu allora che urlò con tutto il fiato che
aveva in gola.
Due mani che lo scuotevano per le spalle non
disdegnando a volte di percuoterlo sul viso lo riportarono alla realtà.
Hanamichi aprì gli occhi respirando profondamente, era steso sul suo letto
madido di sudore. Si mise a sedere spingendo malamente il ragazzo dai lunghi
capelli neri che lo aveva svegliato guardando la stanza con attenzione. I
suoi occhi si fissarono su quelli del suo schiavo il cui volto non riusciva
a nascondere una certa apprensione. Gli sorrise per rassicurarlo, era stato
solo il solito brutto incubo che lo affliggeva da tre notti.
Si rilasciò
cadere sul letto. Era da quando aveva passato quella notte all’aperto tra le
braccia della volpe che quell’incubo aveva cominciato a farsi vivo e non
riusciva a capire cosa potesse significare. Sbuffò, ultimamente c’erano
decisamente troppe cose che non riusciva a capire. Primi fra tutti quei
dejavù che aveva quando meno se lo aspettava. Ogni volta che usciva sul
ponte con la scusa di andare a prendere una boccata d’aria mentre in verità
lo faceva per andare a trovare la volpe sentiva nascere dentro di se una
sensazione di nostalgia, certe volte si incantava a guardare l’orizzonte
come se nascondesse qualcosa che non riusciva ad afferrare, più di una volta
si era ritrovato imbambolato a metà di un passo a guardare senza vedere
veramente determinate cose della nave e sostituirle con cose simili ma
diverse. Poche ore fa poi c’era stato l’episodio più incredibile. Aveva
appena lasciato Kenji alle premure di Hanagata quando si era fermato a
studiare Rukawa che dava degli ordini, ad un certo punto al posto del
capitano si ritrovò a vedere un uomo alto dai capelli neri lunghi raccolti
in una coda da cavallo, occhi nocciola intensi, viso dai lineamenti un po’
grossolani ma comunque affascinante. Gli sembrava così imponente, come se a
guardarlo non fosse stato lui Hanamichi Sakuragi ma un bambino. Lo aveva
visto avvicinarsi e sorridergli, poi aveva appoggiato la mano sulla sua
guancia delicatamente, era una mano fredda ma nel contempo calda. Il rossino
aveva chiuso gli occhi per assaporare ogni istante di quel contatto e quando
li aveva riaperti l’incanto era svanito. Erano gli occhi blu e stupendi
della volpe a guardarlo freddi come al solito ma con un’impronta di dolcezza
che riservava solo a lui. Subito aveva fatto passare le mani intorno al
collo di Kaede e lo aveva baciato con trasporto, incurante dello spettacolo
che avrebbero potuto dare, desiderava cancellare quell’illusione, cancellare
il dolore sordo che gli aveva procurato la vista di quell’uomo che gli
sembrava nello stesso momento sia familiare che sconosciuto. La stessa cosa
in fin dei conti che provava anche per la donna dell’incubo. Quando aveva
sentito le braccia di Rukawa serrargli la vita e la sua lingua intrufolarsi
sulla sua bocca aveva ottenuto il suo scopo, era straordinario come quella
volpe malefica riuscisse a farlo sentire bene nonostante tutto.
Già la volpe era un’altra
delle cose che l’avevano fatto pensare molto ultimamente. Ormai non poteva
più nascondere quello che provava per lui. Era un sentimento forte ed
intenso quale non aveva mai provato. Non sapeva ancora dargli un nome, forse
era solo attrazione eppure la piena consapevolezza che c’era qualcosa che
l’univa all’altro lo aveva reso più forte. Sapeva che la loro storia non
aveva futuro e sapeva anche che sarebbe stato proprio lui a dargli il colpo
di grazia. Il debito di riconoscenza nei confronti della famiglia reale di
Assan era troppo grande per tradirli, quindi alla prima occasione avrebbe
tentato la fuga e sarebbe tornato da loro con le pietre. Aveva già capito
che sperare in una possibilità propizia durante il viaggio era vano, non gli
rimaneva che aspettare di raggiungere il covo di quei corsari. Nel frattempo
avrebbe immagazzinato dentro di se quanti più ricordi possibili su lui e
Rukawa insieme. Gli sarebbero serviti nei futuri anni grigi che di sicuro
avrebbe vissuto. Non sapeva cosa sarebbe stato di lui quando Anzai e Yohei
avrebbero scoperto che era stato violato, forse il figlio del sultano visto
quanto l’amava avrebbe espresso il desiderio di sposarlo lo stesso però lui
avrebbe rifiutato. Era diventato chiaro al rossino che per Yohei provava si
dell’affetto, ma non del vero amore. Con lui si trovava bene ma non gli
faceva battere forte il cuore, non gli faceva desiderare di essere toccato,
accarezzato, posseduto. Solo la volpe gli provocava tali desideri. Se tutto
fosse andato per il meglio avrebbe chiesto ad Anzai come ricompensa di
ritirarsi a vita privata in qualche posto e li avrebbe vissuto nei ricordi
di quei pochi giorni trascorsi con l’uomo che desiderava ardentemente.
Ovviamente nessuno degli occupanti di quella nave doveva capire i suoi
turbamenti interiori. Non poteva confidarsi ne con Kenji ne con nessun
altro. Non poteva correre il rischio che Rukawa capisse quanto era diventato
importante per lui. Già adesso lo sfruttava solo per i suoi scopi, di sicuro
infatti non poteva ricambiare quello che provava. Dopo che l'aveva
ingannato, dopo che gli aveva mentito sarebbe stato un masochista. Se avesse
scoperto che il rossino provava qualcosa di molto profondo nei suoi
confronti avrebbe sfruttato questo sentimento per farsi rivelare dove teneva
le pietra, era certo infatti che la scusa di Kenji non era stata creduta, il
capitano Rukawa era troppo intelligente per farsi ingannare tante volte
dalle stesse persone. Era per questo che con lui si era obbligato a
comportarsi ancora in maniera irriverente, quando lo incontrava lo trattava
male, gli faceva sempre pesare il fatto di averlo violentato. E la cosa era
più facile del previsto dato che dentro di se lo accusava sul serio di
averlo fatto, di avergli scatenato dentro tutti quei sentimenti per lui che
in verità sapeva erano sbagliati. Ogni incontro era una baruffa e una lite,
quasi sempre non si accontentavano di scontri solo verbali fatti d'insulti,
ma arrivavano pure alle mani eppure.... ogni volta finiva che i pugni
diventavano carezze e che le sue labbra venissero catturate dalla bocca
dell'altro. Allora ogni resistenza era inutile e si lasciava andare godendo
quel momento. I loro contatti comunque si limitavano ai baci e a qualche
palpeggiamento, non avevano fatto più del sesso dopo quella volta della
tempesta. Hanamichi non poteva permetterselo anche se sentirlo dentro di se,
era una delle cose che più desiderava al mondo. Rischiava di cadere
completamente vittima di quegli occhi blu e di perdere ogni volontà di
scappare e non poteva farlo, non dopo quello che Anzai aveva fatto per lui
prendendoselo in casa quando era piccolo. Non poteva accettare di vivere con
i sensi di colpo per aver tradito l'uomo che lui considerava un padre anche
se era per vivere pienamente un sentimento che diventava di giorno in giorno
più grande.
"Ahio Ahio, ti sembra questo il modo di
comportarsi con una persona che stava tentando di impedirti di svegliare
l'intera nave con le tue grida" boccheggiò Kyota mentre si massaggiava il
sedere che aveva sbattuto sul pavimento quando Hanamichi lo aveva fatto
cadere dal letto.
Il rossino sospirò pensando che Kyota era la
terza cosa che ultimamente lo faceva riflettere. Avrebbe dovuto odiarlo per
chi era e soprattutto per quello che aveva osato dirgli tre giorni fa però
non era più così. Durante il litigio non aveva fatto altro che dirgli cose
che lui stesso reputava vere e se non lo avesse fatto arrabbiare, non
sarebbe uscito, non avrebbe scoperto quel lato dolce del capitano Rukawa e
non avrebbe fatto chiarezza nei suoi sentimenti. In fin dei conti doveva
essergli un pò riconoscente e poi gli faceva anche pena. Era stato catturato
da dei corsari che volevano usarlo per uccidere la persona che nonostante
dicesse di detestare amava profondamente. In quei giorni infatti più di una
volta Hanamichi mentre rientrava in cabina l'aveva sentito nel sonno
sussurrare il nome di Shinici Maki. Quel babbuino era solo troppo
orgoglioso per ammettere che nonostante l'uomo più fidato di suo padre lo
avesse rifiutato lui continuava a volergli bene e allora di conseguenza si
comportava con arroganza e mentiva sia agli altri che a se stesso. Era un
modo per proteggersi lo sapeva, visto che anche lui si comportava nello
stesso modo. Il rossino dovette ammette suo malgrado che lui e Nobunaga si
assomigliavano moltissimo.
Fu per questo che il rossino rimettendosi
seduto sussurrò un "Grazie" all'indirizzo del principe Kyota. Dopo però
avendo sempre una reputazione da mantenere continuò "Ma la prossima volta
puoi anche evitare di svegliarmi, basso e magro come sei se ti dovessi
colpire con un pugno mentre mi agito rischierei di ucciderti"
Il moretto lo guardò con sguardo truce e
sprezzante e disse "Figurati, non riusciresti ad uccidermi neanche fra cento
anni. Sei una mezza sega"
"Come osi brutto babbuino!" ringhiò Sakuragi.
"Stupida scimmia, non chiamarmi più babbuino"
urlò alterato Nobunaga.
"E tu non chiamarmi più scimmia, capito?" alzò
la voce pure il rossino.
"Ah si e se no cosa mi fai?" lo sfidò Kyota.
"Ti uccido" disse di getto Hanamichi.
"Non puoi, non puoi" lo beffeggiò Kyota "Al
tuo amato capitano Rukawa servo vivo"
Hanamichi quando sentì nominare il nome della
volpe ritornò calmo e con dolcezza disse "Già, è vero"
Kyota a questo punto si sentì autorizzato a
chiedere tornando tranquillo a sua volta "Lo ami?" ma non ebbe risposta,
allora ritornando alla carica porse la domanda in maniera diversa "Ti
piace?"
Il rossino sorrise mentre rispondeva con un
semplice "Si".
Il moretto rimase colpito dal tono di voce
usato dal rossino e dal suo sguardo mentre pronunciava quel monosillabo,
sembrava risplendere di nuova luce come se la consapevolezza del sentimento
che era nato in lui lo avesse reso più bello. Abbassò il capo e senza avere
il coraggio di aggiungere altro si diresse verso la sua branda. Mentre stava
per stendersi però gli giunse all'orecchio la voce di Hanamichi che chiedeva
"E a te piace ancora?" capì subito a chi si riferiva. Per un attimo rimase
dubbioso se rispondere o meno fingendo di non aver sentito, poi però le sue
labbra si mossero quasi spinte da vita propria e in un soffio esclamò "Si".
Velocemente e molto imbarazzato si buttò sulla branda e nascose il volto
arrossato sotto le coperte, cosa lo aveva spinto ad ammettere che Shinici
Maki gli piaceva ancora? Era riuscito a far credere a tutti compreso se
stesso che la cotta gli era passata ed ora....era stato un idiota. Eppure
sapeva di aver detto la verità.
Il rossino aveva sentito la risposta di Kyota
e la sua reazione non lo aveva sorpreso per niente. Era riuscito ad
ammettere che Maki gli piaceva ancora e adesso aveva bisogno di un po’ di
tempo per accettare l'idea stando per conto suo. Così come lui aveva fatto
con Rukawa in quei ultimi tre giorni. Chissà se anche Nobunaga provava la
stessa cosa per Shinici oppure il suo sentimento era diverso. Chissà se
quello che provavano era amore oppure solo fascino, ammirazione od altro.
Non riusciva ancora a scavare a fondo nel suo animo per capirlo per cui si
riadagiò sul letto e spense la candela pronto a ritornare a dormire.
Kenji subito dopo il sorriso sincero con cui
Hanamichi gli aveva fatto capire di stare bene era ritornato a stendersi
sulla propria branda e non si era perso una parola, un gesto degli altri due
ragazzi. Aveva appreso entrambe le confidenze con una certa angoscia ed
ansia nel cuore. Fino a quel momento infatti non si era mai chiesto o meglio
aveva preferito non chiedersi cosa provasse per Toru Hanagata. Sapeva solo
che gli piaceva stare in sua compagnia e si sentiva particolarmente bene
quando era nei paraggi. Lo sguardo dolce che rivolgeva solo a lui gli faceva
scorrere il sangue più veloce nelle vene e ultimamente aveva provato molto
spesso l'impulso di avere un maggior contatto ma la cosa si era fermata li.
Quello che accadeva fra loro sembrava solo naturale ed unico. Ora sentendo
gli altri due non poteva che ammettere che gli piaceva, ma fino a che punto?
Fino all'infinito, era esattamente la persona che aveva sempre cercato.
Forte ma dolce, autoritario ma gentile, un pò burbero ma simpatico. Gli
voleva bene, no anzi....lo amava. Si era sicuro quello che lo legava a Toru
era amore. E ora cosa avrebbe fatto? Tutto questo faceva a pugni con il
giuramento di fedeltà che aveva fatto ad Hanamichi. Sarebbe riuscito a
tradire Hanagata per aiutare il suo padrone? Perché se anche aveva ammesso
che Rukawa gli piaceva era sicuro che Sakuragi aveva ancora intenzione di
scappare. O per amore di Toru avrebbe tradito Hanamichi? La scelta era dura
e sentiva il cuore diviso a metà. Non poteva sopportare di ferire nessuno
dei due. Era il momento di decidere fra le due persone più importanti della
sua vita. Avrebbe scelto l’amore o il dovere?
* * *
Il sole era alto nel cielo, quattro cavalli
galoppavano a tutta velocità in direzione del palazzo del sultano ….
Anzai. I tre uomini più fidati di Yohei
stavano finalmente facendo ritorno a casa e con se portavano un altro
cavaliere piuttosto alto che però teneva il volto coperto. Non appena
giunsero all'entrata lasciarono i cavalli agli stallieri e di gran carriera
senza chiedere di essere annunciati si diressero verso le stanze personali
del principe.
Yohei dopo l'ennesima notte in bianco passata
a pensare ad Hanamichi e a quali potessero essere le informazioni trovate da
Noma si era appena appisolato quando sentì bussare alla sua porta. Con un
leggero cipiglio dovuto al fatto di essere stato svegliato, bruscamente
disse "Avanti".
Quando scorse chi erano gli "scocciatori" però
il suo volto si distese e mentre andava loro incontro un sorriso soddisfatto
si dipinse sul suo volto. Notata la loro stanchezza dovevano infatti aver
viaggiato senza mai riposarsi per diversi giorni per arrivare il prima
possibile da lui, li fece sedere sui pregiati cuscini che adornavano il suo
salottino e chiamato il suo servo personale fece portare loro del buon vino
rigenerante.
Dopo di che senza ulteriori convenevoli il
principe chiese "E allora quali sono le informazioni che avete trovato? Chi
è il nuovo venuto?"
Noma sorrise furbescamente "Le informazioni e
il nuovo venuto sono la stessa cosa".
Nel contempo la persona di cui si parlava
decise di togliersi il velo che gli copriva il volto rivelando caratteri
occidentali. Era un uomo sulla norma, ne bello ne brutto, portava i capelli
completamente rasati e aveva un atteggiamento sprezzante e sicuro di se. La
cosa che più colpiva di quel tizio però erano gli occhi incandescenti nei
quali si leggeva uno spirito indipendente, puntiglioso e soprattutto
vendicativo.
Fu proprio quest'ultimo a prendere la parola e
con un tono di voce un po’ gracchiante disse "Sono Sawakita e sono un ex
membro dell'equipaggio di Rukawa"
Yohei guardò i suoi uomini come a chiedere
delle spiegazioni.
Noma intuendo quello sguardo cominciò a
spiegare "Sawakita ha avuto degli screzi con la volpe dei ghiacci a causa di
un arrembaggio finito male. La nave da predare è colata a picco prima che
potessero farlo a causa di una palla di cannone che l'ha colpita in pieno e
siccome la palla di cannone l'aveva sparata lui il capitano ha deciso di
metterlo sotto processo" ci fu una pausa nella quale Sawakita sorrise
sadicamente, poi prendendo lui stesso la parola continuò con un tono
sarcastico "Con clemenza invece di impiccarmi Rukawa optò per lasciarmi in
mare aperto su una piccola scialuppa senza remi con razioni di cibo e
d'acqua per una giornata. Pensava che sarei morto ma non aveva considerato
la mia tenacia. Dopo 10 giorni infatti remando con le mani nude sono
riuscito a raggiungere la costa. Con qualche lavoretto e il gioco
d'azzardo sono riuscito a rimettermi in sesto in qualche modo e pochi
giorni fa ho avuto la fortuna di imbattermi in uno dei tuoi uomini che
voleva informazioni su Rukawa. Ho capito subito dalle domande che faceva che
non lo cercava di sicuro per complimentarsi con lui e così ho deciso di
dargli un mano. Sono sicuro che tramite voi anche la mia vendetta sarà
fatta"
"Vuol dire che sta volta lavorerà per me
gratis?" chiese Yohei studiando il suo interlocutore, non sapeva ancora
infatti quanto potesse fidarsi di lui.
"Certo che no, devo pur mangiare per vivere"
rispose l'altro sempre usando un tono sarcastico "Ma sta volta credo proprio
che unirò l'utile al dilettevole. Sarà per me un vero onore staccare la
testa a quello stupido impudente che si è permesso di trattarmi in quel
modo. E stai ben certo che troverò il modo di divertirmi anche con i suoi
cani di guardia, farò sparire il sorriso sulle labbra di quell'imbecille di
Sendo e farò ingoiare i suoi occhiali insieme alla sua pistola ad Hanagata "
e rise selvaggiamente.
A Yohei quella risposta non piacque per
niente, quell'uomo non gli piaceva proprio, sembrava amare il sangue e
gioire quando poteva uccidere qualcuno. Non poté dare tutti i torti alla
volpe dei ghiacci di aver tentato di liberarsene. Solo l'idea di usarlo per
avere delle informazioni lo ripugnava però se voleva riavere Hanamichi non
aveva altra scelta. Tentò di sorridere garbatamente e con sufficienza mentre
diceva con distacco "La ricompensa sarà proporzionata a quello che lei avrà
da dirmi. Se dovessi accorgermi che mi sta solo ingannando o che le sue
informazioni sono solo una scusa per avere qualche soldo non farò l'errore
di Rukawa di lasciarla in vita, provvederò personalmente ad accertarmi della
sua morte"
Sawakita incassò il colpo con una scrollata di
spalle e saccentemente disse "Tutto dipende da quello che vuoi sapere" poi
la sua voce si fece fredda e sottile mentre continuava "Quanto sei disposto
a darmi per sapere dove si trova la tana della volpe?"
Tutti gli sguardi dei presenti si fissarono
allibiti su di lui. "Vuol dire che lei sa dove si trova il rifugio di Kaede
Rukawa?" esclamò poi Yohei quando si riprese dalla sorpresa.
Sawakita soddisfatto dell'effetto che avevano
sortito le sue parole asserì con il capo.
"Dov'è?" chiese allora Yohei impaziente.
"Non sono così stupido da dirglielo subito,
voglio prima delle garanzie" rispose seccamente l'altro.
"Quali?" domandò Yohei facendosi scuro in
volto.
"Voglio la tua parola d'onore di guerriero che
dopo che avrò parlato non mi sarà tolto neanche un capello. Dopo di che
voglio un bel po’ di soldi e del terreno dove potermi ritirare e farmi una
bella piantagione. E alla fine non voglio sapere il motivo per il quale vuoi
trovare Rukawa e fargli la festa ma voglio far parte della comitiva punitiva
che andrà nel suo rifugio ed essere io ad ucciderlo"
"Acconsento a tutto fuorché all'ultima cosa,
Rukawa è la mia preda per cui spetta a me ucciderlo" corresse le richieste
il principe.
"E se ti dessi anche qualche informazione
circa la missione top secret che adesso Rukawa sta portando a termine, ti
ammorbidiresti sulla tua ultima affermazione?" provò a dire allora Sawakita.
"No" rispose secco Yohei, quelle informazioni
avrebbero potuto essergli di grande aiuto ma sapeva che spettava lui
uccidere Kaede Rukawa per punirlo di quello che avrebbe potuto fare ad
Hanamichi sempre se non l'avesse già fatto.
Sawakita cominciò a ridacchiare "E va bene,
cedo alla tua volontà ferrea, però voglio che soffra prima di morire"
"Non si preoccupi così sarà" esclamò con tono
deciso il principe.
"Bene" affermò Sawakita mentre si alzava in
piedi "Adesso se non ti dispiace sarei un po’ stanco, dato che sono tre
giorni che non faccio una dormita decente. Potresti darmi una camera dove
riposare e che ne so anche qualche pupa per gustarmi gli occhi. Le
informazioni gliele darò solo dopo a mente lucida intanto faccia preparare i
suoi uomini e la nave per la partenza". S'incamminò e andò verso la porta.
Yohei avrebbe voluto fermarlo e farsi dare le
informazioni di cui necessitava ma si rendeva conto che quel tipo se
sforzato non avrebbe mai parlato e, poi, anche Noma, Ukuso e Takamiya
avevano bisogno di riposo per cui chiamò il suo servitore personale e gli
diede ordine di scortare il signor Sawakita in una stanza per gli ospiti.
Prima di sparire però dalla visuale Sawakita
si girò verso Yohei e sorridendo disse "Se devo essere sincero della
missione so poco, ma so chi è il mandante ovvero il governatore Jin. Spetta
a lei saperne di più" e se ne andò decantando il fatto che era troppo buono.
Il principe congedò i suoi uomini e rimase un
attimo a riflettere sul da farsi. Non era il caso di mettersi contro un
governatore inglese, una guerra contro l'Inghilterra era l'ultima cosa di
cui aveva bisogno. Tentò di vagliare diverse possibilità e alla fine arrivò
ad una soluzione. Prima di fare qualsiasi cosa sarebbe andato a trovare
Soichiro Jin, uomo da quel che si diceva abile ad afferrare le occasioni
propizie, avrebbe chiesto direttamente a lui della missione e insieme era
sicuro avrebbero trovato un accordo soddisfacente per entrambi.
* * *
L'equipaggio del veliero era in fermento
mentre attendeva di avere notizie circa il figlio del sultano ….
Takato. Sul ponte il capitano Shinici Maki era
molto nervoso anche se non lo dava a vedere mentre aspettava che il
mercantile avvistato qualche ora prima si avvicinasse alla sua nave. Da
quando aveva avuto quel presagio di sventura il pensiero che Nobunaga
potesse essere in pericolo non lo aveva lasciato neanche per un secondo. Era
da tre giorni che non dormiva bene e passava la maggior parte del tempo sul
ponte a dare ordini ai suoi uomini per tenersi la mente occupata. Era molto
soddisfatto del tempo che aveva trovato durante il viaggio, non si era
imbattuto in nessun banco di tempesta e il vento aveva continuato ad
assisterlo facendo procedere la nave con un ottima andatura. La vela era
stata riparata in fretta non procurandogli un grosso ritardo e gli uomini
erano sempre stati sani e di buon umore nonostante i suoi tartassamenti.
Insomma tutto era sembrato procedere per il meglio e che il viaggio fosse
stato benedetto da Dio ma...non si sentiva al sicuro. Era come una belva
selvatica che sente l'odore del cacciatore ma non capisce da dove
esattamente proviene perché il vento gli danneggia l'olfatto e
inavvertitamente si getta contro il fucile.
Erano stati i due uomini che aveva messo per
sicurezza nella guardiola del primo albero a sorvegliare il mare circostante
ad avvertirlo dell’avvistamento mentre stava controllando le micce dei
cannoni ed ora era li ad attendere di sapere come stava Kyota.
Il mercantile doveva essere quello giusto
visto le sue dimensioni e il modo in cui aveva risposto alla sua cannonata
di avvertimento. Aveva infatti esposto a mezz’asta le insegne della corona
di Takato e aveva sparato tre colpi di baionetta come a chiedere di potersi
avvicinare.
Tuttavia quando fu a distanza d’occhio Maki si
accorse subito che c’era qualcosa che non andava, un albero era danneggiato
e lo scafo era scorticato sui bordi come quando si subisce un arrembaggio.
Subito cominciò a sudare freddo preavvertendo la verità.
Il capitano del mercantile quando aveva visto
l’inconfondibile veliero di Shinici Maki aveva avuto un gesto di stizza,
avrebbe preferito mille volte avere più tempo per prepararsi il discorso da
usare per avvertirlo del rapimento del principe ed invece ….
Quando aveva sentito la cannonata
d’avvertimento aveva detto ai suoi uomini di agire come da protocollo e man
mano che si avvicinava aveva rispolverato tutte le preghiere sentite da
bambino implorando Dio perché gli permettesse di farla franca.
Quando tutte le procedure di abbordaggio
furono prese e il capitano del mercantile si ritrovò al cospetto del
capitano Maki quasi si sentì mancare. Quell’uomo era davvero imponente e
faceva paura soltanto a guardarlo. La sua espressione seria non diceva
niente di buono e si ritrovò a deglutire rumorosamente mettendo ben in vista
il pomo d’Adamo.
Shinici fu subito lapidario non appena si
ritrovò di fronte colui al quale poteva chiedere spiegazioni senza mezzi
termini prima ancora di salutare chiese “Dov’è il principe Nobunaga?”
Il suo interlocutore rigirò più volte la
lettera di Rukawa tra le mani prima di trovare il coraggio di dire “Non
sapevamo di avere a bordo il principe, abbiamo tentato di difenderci ma
erano troppo forti e così siamo stati costretti a soccombere”
Maki si portò una mano sulla tempia sinistra
dove una vena aveva cominciato a pompare in maniera pericolosa mentre
chiedeva “Si spieghi meglio, a chi avete dovuto soccombere?”
“A dei pirati, tre giorni fa ci hanno
attaccato cercavano il principe e lo hanno rapito” piagnucolò il comandante
del mercantile.
“Quali pirati?” ringhiò Shinici.
L’altro rimase in silenzio, porse solo la
lettera abbassando gli occhi.
Maki la prese, l’aprì e vi lesse il contenuto.
C’erano delle coordinate e poche frasi. Al signor Shinici Maki, mercenario
alla corte del sultano Takato. Se vuoi rivedere vivo il principe Nobunaga
raggiungimi a queste coordinate da solo con il tuo equipaggio prima che il
sole sorga per dieci volte. Capitano Kaede Rukawa corsaro della corte
britannica.
-Maledizione- imprecò fra se Maki, era
arrivato tardi e tutte le più brutte previsioni sue e di Takato si erano
avverate. Rukawa aveva accettato di aiutare il sultano Anzai ed aveva rapito
Kyota. Rilesse attentamente la lettera. Era rivolta solo a lui di Takato non
si faceva mai menzione. Perché? La soluzione più ovvia era che volessero
attirarlo in quelle coordinate per ucciderlo e ridurre le forze belligeranti
del suo sultano. Piano subdolo e molto perspicace, pensò suo malgrado, quel
Kaede Rukawa era proprio una persona temibile e spietata.
Pensò velocemente al da farsi, aveva dieci
anzi no sette giorni visto che ne erano già passati tre dal rapimento per
raggiungere quel posto e di sicuro non sarebbe mai riuscito a tornare
indietro in tempo per avvertire Takato e prepararsi in forze per l’attacco.
Non gli rimaneva che andare da solo come la volpe aveva richiesto. La sua
nave era forte e ben equipaggiata con un po’ di fortuna avrebbe anche potuto
tentare di sconfiggere Rukawa nonostante l’altro di sicuro si sarebbe preso
tutti i vantaggi. Mal che vada avrebbe perso la vita combattendo per la
persona più importante della sua vita. Non poteva accettare di sapere
Nobunaga in mano di quel farabutto chissà cosa avrebbe potuto fargli.
Inutile non aveva che una possibilità andare a salvarlo o soccombere nel
tentativo.
Riportò il suo sguardo sul capitano del
mercantile e gli fece cenno di aspettarlo. Corse fino alla sua cabina prese
un foglio e ci scarabocchiò sopra questa frase -Sultano Takato, Rukawa ha
rapito Kyota chiedendomi di presentarmi a queste coordinate entro 10 giorni.
Sto andando a salvarlo ma la pregherei comunque di mandare un contingente a
queste coordinate il prima possibile. Sperò non sarà troppo tardi. Capitano
Shinici Maki-. Lo infilò su una busta con il timbro del sultano e la
consegnò al capitano del mercantile dicendo "Vorrei darle la morte più lenta
e dolorosa possibile per non aver tentato di salvare il principe Nobunaga
non appena aveva scoperto chi era versando ogni goccia del suo sangue, ma
purtroppo mi serve vivo per consegnare questa lettera al sultano Takato per
cui le darò clemenza della vita. La consegni ad un servo del sultano e
sparisca perché quello che non ho fatto io potrebbe decidersi a farlo il mio
signore"
"Si signore" esclamò l'altro e se ne andò con
la ferma intenzione di rispettare ogni cosa Maki gli avesse detto, non ci
teneva ad incontrarsi a tu per tu anche con Takato ma non poteva di sicuro
evitare di portare a compimento tale missione. Shinici Maki aveva sul serio
la stoffa per sconfiggere la volpe dei ghiacci e se ciò fosse avvenuto, non
voleva attirarsi contro la sua ira dopo che gli aveva fatto dono della vita.
Maki tracciò le coordinate su una cartina per
individuare il luogo in cui ci sarebbe stato il combattimento, sembrava mare
aperto ma forse poteva esserci una piccola isola non segnata dalle carte. Si
concentrò per individuare la rotta migliore per arrivare in quel posto
riposati e pronti a combattere. Dopo di che andò sul ponte e diede le nuove
direttive al suo timoniere. Finita anche questa incombenza appoggiò le mani
sul bordo della nave e guardò dritto davanti a se con occhi dolci -Nobunaga
sto arrivando- pensò. Era pronto ad affrontare qualsiasi cosa il futuro
avesse in serbo per lui.
* * *
"Terra!!!!!!" gridò Sendo dall'alto della
guardiola dell'albero maestro.
Kaede allora prese il cannocchiale e fissò un
punto ben preciso all'orizzonte, sorrise impercettibilmente notando le
insenature naturali che proteggevano la piccola isola che usava come
rifugio. Finalmente erano giunti alla meta ultima, ora era pronto a portare
a termine la parte finale del piano.
FINE 7° CAPITOLO
Ise: ^____^
Kaede: ^_____^
Hana: ^______^
L’ANGOLO DI ISE
Per questa volta
niente skleri ne nient'altro. Sono ancora troppo giù per poterli fare.
Comunque spero che il capitolo vi piaccia anche se ho il sentore che
l’ultima parte risenta del brutto periodo in cui è stata scritta. A presto
(spero). Ise
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions
|
|