DISCLAMERS: Hana e Ru non sono miei come del resto gli altri personaggi di Slam Dunk, io ho chiesto a mia madre se potevamo adottarli ma lei non ha voluto, ha detto che abbiamo già troppi seccatori per casa.

DEDICHE E RINGRAZIAMENTI: A Lory per il suo compleanno anche se in ritardo, a Naika perché finalmente si è decisa a  scrivere You are my blood 3 e a Nel-chan spero che questo capitolo possa aiutarla a tirarsi un po’ su anche se ne dubito.

NOTE: 1. Nel prologo abbiamo lasciato Hana e Ru intenti alla lettura di un libro, adesso i nostri eroi si troveranno sbalzati tramite la loro fantasia all’interno del racconto sostituendosi ai veri protagonisti. Questo implica due cose:

1.       I loro caratteri potrebbero subire delle modifiche;

2.       La forza di Hana è ridotta in quanto si immedesima in una donna.

NOTE: 2. Un altro appunto da fare prima della lettura è questo:

-          in corsivo ci sono le “vere” parti del libro;

-          in stampatello la storia come la vivono Hana e Ru.

NOTE 3: I nomi dei golfi, dei luoghi e delle città sono inventati in quanto anche se è un’opera ambientata alla fine del 1600 non vuole essere una ricostruzione storica.

Con questo ho finito. Buona lettura (spero)

  


La vittima e il carnefice

Parte VI

di Ise


 

Il vento ingrossava le vele dei due velieri ancora uniti, tutti i corsari erano tornati sulla propria nave e così il capitano poté dare l'ordine di mollare le cime per allontanarsi sempre però tenendo sotto tiro con i cannoni e le pistole il ponte avversario. Quando finalmente furono ad una distanza di sicurezza ....

 

Rukawa affidò la nave ad Hanagata facendo segno a Sendo di seguirlo con il prigioniero. Kyota continuava a dimenarsi, era intenzionato a non concedere vita facile ai suo rapitori. Non poteva ancora credere che lo avessero fregato, aveva scelto lui stesso quella nave perché gli sembrava la più adeguata. Lui era un gran studioso, era il più grande stratega di tutti i tempi e si era fatto imbrogliare da delle nullità. Certo era ovvio che erano stati aiutati da una spia, ma lui il numero uno avrebbe dovuto prevedere anche questo. Fin da bambino era sempre stato bravo negli indovinelli e nella tattica, era sempre riuscito a “giocare” gli adulti per ottenere quello che voleva e in quegli ultimi anni passati lontano dalla sua patria aveva maggiormente affinato la sua tecnica. Era sempre stato imbattibile, nessuno era mai riuscito a fargli scacco matto…no non era vero c’era una persona che lo aveva sempre battuto, che non era mai riuscito a farla agire completamente secondo i suoi desideri, che sembrava capirlo come nessun altro, ad apprezzare le sue doti, che lo invogliava a fare del suo meglio, che sembrava volergli particolarmente bene e che invece lo aveva ferito come mai nessuno. Non si era mai lasciato ingannare da nessuno come quella volta ed era per questo che lui adesso odiava a morte Shinici Maki. Scrollò la testa furiosamente strattonando con maggior forza le braccia  di Akira che gli cingevano la vita sollevandolo da terra nel tentativo sia di allontanare da se l'ultimo pensiero che di liberarsi. Sendo per un attimo allentò la presa sorpreso da quell'ultimo colpo ma subito si riprese stringendo con ancora maggior forza e proseguì per la sua strada.

 

Kaede si fermò davanti alla porta della sua cabina e solo in quel momento si ricordò che era già occupata dal rossino. Usualmente lasciava ai prigionieri se erano di riguardo come in questo caso il suo letto chiudendoli dentro nella stanza in modo che non fuggissero e causassero problemi, ma ora cosa doveva fare? Di sicuro non poteva mettere nessuno dei due nelle stive, non era un ambiente molto sano. Rimase per un attimo pensieroso e poi si decise ad entrare comunque. Avrebbe fatto portare un'altra branda da affiancare a quella già presente ed Hanamichi avrebbe dormito li con Kenji mentre il principe sul letto. Non c'era altra soluzione che farli convivere. Mentre apriva la porta con la mano sinistra, con la destra si massaggiò le tempie, sarebbe stata dura convincere i suoi prigionieri ad accettare le sue condizioni ma non avrebbe fatto un passo indietro anche perchè altri posti vivibili per loro non c'erano.

 

Hanamichi aveva assistito a tutta la battaglia dall'oblò non riuscendo a capire il motivo di tale assalto. Solo quando la Seya aveva ripreso la sua rotta staccandosi dal mercantile aveva deciso di ritornare a letto seguito da Fujima. Si era portato una mano sotto il mento mentre con l'altra le faceva da sostegno pensieroso quando sentì la porta aprirsi. Subito un sorriso si dipinse sul suo volto fra un pò avrebbe rivisto Kaede, poi però ritornò in se non poteva farsi vedere così remissivo e contento, si sforzò allora di ritornare serio e incupì il suo volto per tentare di assumere un'espressione di odio. Solo allora si voltò verso la porta e ci rimase di sasso.

 

Con un balzo scese dal letto e corse verso il figlio di Takato che non appena era stato introdotto nella cabina era stato rilasciato. Pure Kyota quando aveva visto il rossino sul letto aveva avuto la stessa reazione e quindi si trovarono a metà strada.

 

Cominciarono ad azzuffarsi violentemente sotto gli occhi allibiti di Sendo e Rukawa. Furono proprio questi ultimi a dividerli, Sendo riafferrò per la vita il moretto allontanandolo mentre Rukawa spinse il rossino verso di se bloccandogli le braccia contro il petto.

 

"Tu brutta scimmia di Anzai" ringhiò Nobunaga agitando le mani e le braccia.

 

Hanamichi ritrovandosi di nuovo molto vicino a Kaede si era perso per un attimo nelle strane sensazioni che l'altro gli scatenava dentro però quando sentì quell'insulto da parte di Kyota rabbioso ed impulsivo come al suo solito urlò tentando di liberarsi "Tu pulcioso babbuino di Takato"

 

"Ma bene" disse con la sua calda voce divertita Akira "Allora vi conoscete?"

 

Hanamichi gelò sul posto rendendosi conto di essere stato scoperto definitivamente ed infatti …

 

“Conoscenza è una parola grossa. Diciamo che so chi è e come potrebbe essere altrimenti” disse borioso Kyota.

 

“Davvero? E chi è?” chiese sinuoso Akira dopo un’occhiata d’intesa con il suo capitano.

 

“Sentite è inutile che vi prendete gioco di me, so benissimo che siete stati incaricati da Anzai di rapirmi per poter così ricattare mio padre e per essere sicuro che tutto si svolgesse nel miglior modo possibile il sultano vi ha mandato dietro il bastardino che si è adottato” disse tutto d’un fiato Nobunaga.

 

Finalmente Rukawa si decise di aprire bocca “Veramente stai sbagliando su tutta la linea, il qui presente Hanamichi Sakuragi mi è stato regalato come schiavo dal sultano Anzai, non ha niente a che fare con il tuo rapimento”

 

“Ma si può sapere che gioco state giocando? E’ impossibile che il sultano vi regali come schiavo il suo prediletto e fedele figlio adottivo” disse sospettoso Kyota.

 

“Libero di non crederci ma è la verità, non è Anzai il mandante del tuo rapimento e non è tuo padre il nostro obiettivo almeno non direttamente” disse Kaede per il principe, poi, continuò però più che altro per se stesso “E Hanamichi è finito qui per sbaglio, lui non doveva essere qui. Doveva solo rapinarmi e portare le pietre al suo paparino, ma qualcosa è andata storto”

 

Dopo aver parlato la volpe girò verso di se il rossino che turbato non riusciva a trovare le parole per giustificarsi, ormai che scusa poteva trovare era stato completamente scoperto. Kaede fissò intensamente per diversi minuti Hanamichi in volto il quale teneva lo sguardo basso e la sua bocca era contorta in una smorfia di disperazione. “E’ come ho detto?” alla fine sibilò il capitano.

 

Sakuragi non rispose, sentiva gli occhi bruciargli avrebbe tanto voluto piangere ma non poteva, proprio in quel momento allora intervenne Kenji che era sempre rimasto in disparte “E’ come dite signore”

 

Kaede non si volse a fissare lo schiavo che aveva parlato continuò a guardare il rosso mentre proseguiva con le sue domande “Perché volevate così’ tanto quelle pietre? E dove sono ora?”

 

Ancora le labbra di Hanamichi si rifiutarono di aprirsi per cui fu sempre Kenji a parlare “Le pietre erano di proprietà del sultano Anzai, furono rubate tre anni fa e con questo stratagemma volevamo riprendercele visto che dubitavamo che un corsaro ce le avrebbe rese senza chiedere niente in cambio”

 

“Su questo avevate perfettamente ragione” intervenne Akira sorridendo “Non lavoriamo di sicuro gratis”

 

“Per quanto riguarda dove sono” proseguì Kenji “Le abbiamo date ad un servo del sultano che ci aspettava fuori dalla camera a lei affidata signore, ora dovrebbero essere già in mano al sultano stesso”

 

Il rossino ringraziò in cuor suo Fujima per aver parlato al suo posto e per essersi inventato quell’ultima bugia mentre due grosse lacrime gli uscivano dagli occhi. Kaede le vide e si sporse a leccargliele via dicendo con voce bassa e sensuale “Bene vorrà dire che come risarcimento della perdita mi terrò per sempre sul serio te come schiavo” e lo baciò dolcemente sulle labbra.

 

Ad Hanamichi bastò quel semplice contatto per andare a fuoco, stava per alzare le braccia ed abbracciare la volpe quando la voce di Nobunaga lo riscosse dal suo piacevole ma tormentato torpore “Bravi divertitevi pure, ma non so se ci avete fatto caso qui ci sono anche altre persone e come se non bastasse non mi avete ancora detto cosa volete da me”

 

Kaede guardò il principe con occhi di ghiaccio e disse “Non sarebbe necessario che ti dicessimo perché sei qui, però visto che mi hai aiutato a risolvere in parte un mistero ti concedo qualcosa signor Sendo spiegagli chi è il nostro obiettivo e a cosa ci serve lui”

 

“Certo capitano” acconsentì Akira sempre sorridendo “Bhe per dirla in breve principe Nobunaga lei sarà l’esca che ci permetterà di pescare il pesce Maki”

 

Nel sentire quell’ultimo nome il bel volto di Kyota si rabbui non riuscendo a connettere più bene “Cos’è che volete fare?” chiese tutto agitato.

 

“Uccidere Shinici Maki” disse con un tono freddo Sendo che stonava con il suo perenne sorriso.

 

“State scherzando?” balbettò bianco in volto il principe.

 

“Certo che no” disse Sendo.

 

“Ho capito volete eliminare la nostra forza militare maggiore, ma se non è Anzai ha commissionarvi chi è?” chiese Kyota arrabbiato.

 

“Mi dispiace ma non possiamo dirtelo” disse Kaede intervenendo.

 

Kyota però non si arrese e urlando disse “Bhe io non ve lo permetterò, non ho nessuna voglia di avere un debito di riconoscenza nei confronti di quel tipo e se si facesse ammazzare venendomi a salvare dovrei provarlo per tutta la vita”

 

“Quel tipo ma come pensavo fosse Shin-chan” si divertì a beffeggiarlo Sendo.

 

“Ma come?” sussurrò Kyota, con quella semplice frase Akira gli aveva fatto capire che sapevano sulla sua vita personale che avrebbe dovuto essere segretissima moltissime cose. Qualcuno doveva avergliele dette. Ma chi? Chi poteva essere la spia? Ovviamente qualcuno che gli era sempre stato vicino. Chiedere delucidazioni sarebbe stato inutile, era meglio fingere noncuranza e giocare la carta diplomatica. Con un po’ di arguzia avrebbe potuto cambiare le carte in tavola e far diventare favorevole quella situazione sgradevole. Lui era il migliore in quel campo e lo avrebbe dimostrato anche quella volta e in quel modo avrebbe salvato Shinici cioè Maki cioè quel cretino.

 

Kyota si sforzò di sorridere mentre diceva “Hai ragione Shin-chan” poi tornando serio disse “Immagino che qualunque cosa io chieda non me la direte per cui non continuerò ad assillarvi con le mie domande”

 

“Bene, visto che ci siamo detti tutto quanto ed io e il signor Sendo avremmo altro da fare, vi lasciamo soli signori” disse Kaede ironico.

 

“Che cosa?” gridarono insieme Hanamichi e Kyota.

 

“Dividerete la cabina, farò portare un’altra branda e dopo vi sistemerete come vorrete” disse gelidamente Kaede.

 

“Non se ne parla nemmeno” disse Sakuragi che aveva impiegato il tempo delle spiegazioni date a  Kyota per riprendersi e recuperare tutta la sua baldanza, insomma per quel giorno era rimasto passivo anche troppo, doveva rimediare, lui non era un ragazzo fragile.

 

“Senti Hana-chan, o state tutti e tre qui oppure scegli di stare nelle stive con i topi e al freddo ma non te lo consiglio” disse Kaede marcando l’Hana-cha, sapere chi era lo rendeva ancora più intenzionato a fare completamente  suo il rossino sia anima che corpo.

 

Kenji tremò al ricordo delle stive mentre il rossino e il principe abituati all’agio si zittirono.

 

Visto che nessuno parlava Kaede diede l’ordine a Sendo di precederlo mentre lui si avvicinava al rossino per salutarlo con un altro bacio, Sakuragi però lo rifiutò scostando la testa, prima era molto scosso ma ora si sentiva ancora in forma e pronto a scappare alla prima occasione. Era di nuovo il fiero figlio adottivo di Anzai anche se dentro di se sapeva che avrebbe voluto essere solo lo schiavo di Kaede. Tutto sarebbe stato più facile.

 

Kaede non lo obbligò a baciarlo, rimanendo imperturbabile accarezzò una guancia del rossino con la mano sinistra e fece il gesto di andarsene.

 

Davanti all’uscita si fermò un attimo solo per dire “Hanamichi, Kenji la porta adesso sarà chiusa per impedire al principe di fare brutti scherzi, se però volete uscire basterà che bussiate, ci sarà sempre una guardia qui davanti alla cabina”, poi sbatté la porta e la chiuse a chiave.

 

Per alcuni giorni tutto procedette con estrema tranquillità. La nave procedeva veloce verso la sua metà ultima. Kaede non si era più fatto vivo all’interno della cabina, Kenji ogni tanto ne usciva per andare a trovare Toru mentre Hanamichi e Kyota, il primo sul letto non aveva permesso a nessuno di occuparlo facendo valere la sua forza fisica, era così piacevole dormire con l’odore della volpe fra le narici e il secondo su una branda adagiata nell’angolo più lontano della stanza fingevano di non vedersi, ignorandosi in modo totale finendo con l’annoiarsi a morte.

 

Fu per questo che la sera del terzo giorno appena Fujima fu uscito dalla cabina, Nobunaga cedette e tentò di attaccare discorso. Dopo tutto era lui quello che aveva la situazione più disperata, il rossino aveva il suo servo per parlare quando questi era presente nella stanza mentre lui non aveva nessuno e se c'era una cosa che non sopportava a parte l'essere considerato inferiore di qualcuno era non poter sentire la sua voce per diversi giorni consecutivi. Tuttavia si rendeva conto che non poteva essere socievole per cui dopo essersi schiarito la gola disse "E allora tu e il capiano ve la intendete, ma dalle voci di corridoio mi sembrava di aver capito che tu stessi insieme al figlio di Anzai"

 

Hanamichi che fino a quel momento era intento a guardare le figure di un libro preso in prestito dalla libreria di Rukawa alzò la testa e dopo un attimo di esitazione dovuto alla confusione circa i suoi sentimenti entrando nella difensiva come succedeva ogni volta che qualcuno trattava quel discorso disse con voce che doveva sembrare gelida "Cosa ti fa pensare che io e il capitano ce la intendiamo?"

 

"Bhe visto il bacio che vi siete scambiati al mio arrivo, il modo in cui lui si accontenta di te al posto delle pietre, il tuo modo di ..." cominciò a dire Kyota ma venne interrotto subito da Hanamichi che inveindo gridò "Cosa cavolo stai dicendo? A me il suo bacio ha fatto schifo, tutte le cose che ci sono state tra me e lui mi ha obbligato a farle"

 

"Ah si è quali altre cose ti ha obbligato a fare?" chiese il ragazzo dai lunghi capelli neri molto interessato.

 

Il rossino arrossì al ricordo tuttavia con un tono di voce spalvaldo riuscì a dire "Non sono affari tuoi"

 

Il moretto però non si lasciò scoraggiare anzi rincarando la dose con un tono beffardo chiese "Ti ha violentato?"

 

Hanamichi all'udire quella domanda non ci vide più, come osava quella nullità affrontarlo così direttamente e non farsi gli affari suoi, si alzò in piedi e furioso decise di passare all'attacco cambiando argomento "Invece di parlare di me perché non parliamo di te e il tuo Maki se non mi sbaglio ti ha scaricato"

 

Quella per Nobunaga era una ferita ancora aperta per cui istintivamente mentì "Non mi ha scaricato, l'ho piantato io"

 

"Davvero?A me la storia l'hanno raccontata in maniera diversa" lo beffeggiò il rossino.

 

.-Maledizione ma quante spie ci sono nel nostro palazzo- imprecò Kyota alzandosi in piedi anche lui arrabbiatissimo. Si guardarono entrambi con occhi fiammeggianti per diversi istanti fino a quando Nobunaga non scattò dicendo con un tono di voce offensivo "Sempre meglio scaricato, che compromesso. Io sono ancora vergine e non avrò nessun problema a trovare qualcuno che mi vorrà visto il mio fascino, mentre chi mai desidererà stare con te dopo che si saprà la verità, di sicuro non il figlio di Anzai. Vorrei poter assistere alla scena quando glielo dirai, godere del modo in cui ti scaricherà. Sai che ti dico ti conviene divertirti fino a quando puoi con Rukawa perché una volta che lui ti lascerà e secondo me è ovvio che prima o poi si stancherà di te, solo i vecchi bavosi ti possederanno" e rise di gusto.

 

Il rossino non riuscì a trovare niente da dire per controbattere quell'illazione dato che dentro di se sapeva che tutte le cose che l'altro gli aveva detto si sarebbero avverate. Sentiva le mani prudergli e crescere la sua voglia di veder scorrere il sangue del moretto che aveva davanti. Se non poteva sconfiggerlo a parole poteva sempre abbatterlo a pugni, massacrarlo e perché no ucciderlo. Tirò un profondo respiro capendo di non poterlo fare almeno non subito, non poteva permettersi di peggiorare la sua situazione davanti agli occhi di Kaede. Senza pensarci due volte si diresse verso la porta. Bussò e uscì per tentare di calmarsi lasciando nella stanza un gongolante Kyota felice per la sua vittoria.

 

Hanamichi si ritrovò su uno stretto corridoio, era la prima volta che usciva dalla cabina del capitano e che si trovava a visitare una nave europea per cui non aveva la più pallida idea di dove andare.

 

Camminò per un po’ non trovando nessuno a cui chiedere informazioni e soprattutto senza trovare l'uscita per andare all'aperto. Si maledisse sia per non essere stato attento alla strada il giorno in cui era stato portato nella cabina di Rukawa per via della tensione  sia per non aver chiesto alla guardia fuori della porta. Stava per tornare indietro  quando da dietro una porta sentì dei rumori sommessi. Alzò le spalle noncurante e aprì la porta per chiedere informazioni a chi avrebbe trovato. Quello che vide lo lasciò interdetto.

 

Sendo e Koshino finalmente dopo tanto tempo avevano avuto un periodo di riposo comune, quella sera sarebbe stato il capitano a gestire la nave fino al mattino e Hanagata era uscito per passare un po’ di tempo con Fujima, quindi non avevano perso tempo. Si erano diretti verso la cabina di Akira e li freneticamente avevano cominciato a spogliarsi reciprocamente assaporando entrambi la pelle nuda un po’ salata dell’altro con la lingua e teneri baci. Si erano stesi su una delle due brande intrecciando le loro lingue in un bacio appassionato.

 

Fu Hiroaki una volta finito il bacio a prendere l'iniziativa per primo. Si portò sopra il compagno prendendogli il pene fra le mani e cominciò a pomparlo mentre con la lingua gli torturava entrambi i capezzoli. Akira si limitava a dimenarsi in quelle pressanti premure e a gemere inarticolatamente. Comunque quando sentì il compagno posizionarsi in mezzo alle sue gambe gli facilitò il compito allargandole maggiormente. Koshino lo penetrò deciso e di colpo cominciando subito a muoversi provocando prima un forte dolore in Sendo e poi un sublime piacere. Sollecitati sia dal troppo tempo in cui non avevano potuto fare l'amore che da quelle forti emozioni non ci volle molto perchè entrambi venissero urlando.

 

Si riposarono per un po’ prima di ricominciare. Sta volta fu Sendo a bloccare pancia in giù Koshino sotto di se. Tempestò di baci le spalle, la schiena del compagno fino ad arrivare alla piccola fessura fra i glutei. Vi infilò dentro la lingua e cominciò a lubrificarlo. Koshino si sentiva ardere e incitò Akira a dargli qualcosa di più. Sendo non se lo fece ripetere due volte, sostituì la lingua con il suo sesso cominciando a penetrarlo mentre prendeva il pene del compagno tra le mani per distrarlo dal dolore. Cominciarono a muoversi all’unisono e ben presto raggiunsero nuovamente l'orgasmo insieme.

 

Il rossino era rimasto bloccato a guardare i due ragazzi mentre facevano l'amore, sapeva che doveva muoversi, andarsene ma non riusciva a distogliere lo sguardo.

 

I gesti di Sendo e Koshino sembravano così naturali, i due sembravano così felici, così desiderosi di donare e ricevere piacere. Anche lui e la volpe per ben due volte avevano fatto quelle cose e istintivamente si ritrovò a sostituire con l'immagine sua e di Rukawa gli altri due. Ogni bacio, carezza erano lui e Kaede a scambiarseli.

 

Solo quando gli occhi vitrei di Koshino si posarono su di lui senza però vederlo tornò in se accorgendosi di essere eccitato all'inverosimile. Chiuse la porta delicatamente per non disturbare e corse senza una vera destinazione, raggiungendo però in fretta e miracolosamente il ponte.

 

Si guardò in giro alla ricerca di un posto sicuro per calmarsi e notò davanti a se Toru e Kenji. I due sorridevano dolcemente mentre parlavano guardandosi negli occhi. I loro occhi brillavano e sembravano persi in un mondo tutto loro. Hanamichi si ritrovò a desiderare di poter un giorno condividere quel gioco di sguardi con ….prima di poter dire però quel nome si bastonò mentalmente. No, non era vero, capiva l’attrazione ma non poteva essersene innamorato sul serio. Era una pazzia.

 

Si allontanò da quel posto senza farsi notare da Kenji e si diresse verso la poppa della nave correndo disperato. Si fermò a riprendere fiato contro la balaustra.

 

Doveva tranquillizzarsi e riprendere il controllo sia del proprio corpo ancora scosso dalla passione a cui aveva assistito tra Koshino e Sendo sia delle sue emozioni confuse dalla tenerezza che aveva notato tra Hanagata e Fujima.

 

Kaede stava guardando il mare immerso nell’oscurità, era strano come quell’acqua salata gli piacesse in tutte le sue sfumature, alla luce del sole, illuminata solo dalla luna, durante le tempeste, sollevata dal vento e ferma senza mai muoversi. In quel periodo aveva bisogno di rilassarsi e niente lo calmava come guardare l’oceano Aveva dato la serata libera sia a Toru che ad Akira, si era accorto che entrambi avevano cominciato ad essere nervosi e quindi aveva preferito farli traviare. Era sicuro che Sendo a quell’ora era già impegnato a spassarsela con Koshino, mentre Hanagata ne avrebbe approfittato per passare molte ore con Kenji parlando di niente e tutto. Fra il suo luogotenente con gli occhiali e quel piccoletto si stava instaurando un rapporto molto profondo e lui non sapeva se esserne preoccupato o meno. Dopo tutto anche lui era sempre di più ed inesorabilmente attratto dal rossino.

 

Sbuffò, era da tre giorni che non andava più a trovare Hanamichi, non aveva nessuna voglia di farsi vedere debole ed in preda alle sue emozioni di fronte a Nobunaga Kyota e il vedere il rossino gli faceva sempre bollire il sangue nelle vene nonostante il suo di solito comportamento glaciale. Non gli importava niente che Sakuragi non era altri che in verità il figlio adottivo di Anzai e che ancora gli mentisse sulle pietre. Infatti era altamente improbabile che le avesse affidate a qualcun altro dopo averle rubate, non ne avrebbe avuto ne il tempo ne lo scopo.

 

Dubitava che Anzai potesse fidarsi che un normale servo gli portasse le pietre. L’occasione fa l’uomo ladro e avrebbe potuto tentare di tenersele. Era la fiducia il motore per il perfetto svolgimento di un piano del genere e le uniche persone di cui il sultano poteva fidarsi erano i due figli, solo che uno l’erede doveva rimanere pulito, l’altro invece poteva essere bruciato se qualcosa andava storto. A riprova del fatto che Hanamichi aveva tenuto lui stesso le pietre c’era il luogo in cui era stato trovato da Hanagata, il corridoio oltre il quale c’erano le stanze del sultano, stava andando da lui e per quale motivo se non per portargli le pietre? Il rossino aveva ancora con se le pietre e, quindi, o se ne era sbarazzato durante il tragitto, cosa improbabile o le aveva portate a bordo nascondendole nella cabina. Dove? Non lo sapeva, ma lo avrebbe scoperto non appena avesse archiviato il problema Maki.

 

Sospirò, dopo aver risolto la questione Maki si sarebbe occupato anche del rossino stesso, era intenzionato a conquistarlo definitivamente ed in fretta. Voleva poterlo avere tutte le volte che voleva e che anche l’altro ci provasse gusto, voleva che fosse proprio l’altro a chiedergli di essere posseduto. Il sapere che Hanamichi era il figlio adottivo del sultano Anzai non lo aveva minimamente fatto desistere dai suoi propositi di conquista anzi gli aveva fatto aumentare il desiderio. Più una sfida si faceva difficile e più a lui piaceva. Avrebbe piegato il fiero figlio di un sultano e lo avrebbe reso un cagnolino fedele solo a lui. Ma era veramente questo quello che voleva? O desiderava invece dell’altro ovvero che il rosso decidesse di rimanere con lui mantenendo il suo carattere forte, deciso ed esuberante e che diventasse il suo compagno per la vita. A questo ancora non aveva una risposta ma l’avrebbe trovata anche perché doveva ancora chiarire una faccenda. Aveva infatti ancora quel maledettissimo tarlo nel cervello che gli diceva che lui sapeva dell’altro sul rossino, qualcosa che riguardava i suoi capelli e che aveva sentito tempo fa. Ma ancora non gli sovveniva niente. Comunque non appena fosse arrivato alla base segreta avrebbe mandato uno dei suoi falchi pellegrini dal suo grande amico Hasegawa che viveva nel territorio di Anzai. Voleva sapere qualsiasi cosa possibile su Sakuragi perché bramava di entrare il più velocemente possibile a far parte definitivamente della sua vita.

 

Dopo aver preso quella decisione Rukawa decise di salire su uno degli alberi, aveva bisogno di liberare la mente e niente gli era più utile che guardare la sua nave e l’orizzonte anche se immerso nell’oscurità dall’alto.

 

Stava già per mettere il primo passo per andare verso l’alto quando un’ombra nera gli passò velocemente a pochi centimetri di distanza. Si voltò verso la direzione in cui quel corpo si era mosso e vide il rossino ansimante appoggiato al parapetto.

 

Subito pensò che fosse il frutto della sua immaginazione e quindi si strofinò gli occhi con le mani per scacciare quella visione ma non ebbe risultati. Allora capì che era realtà e con un sorriso appena accennato gli si avvicinò. Fece passare qualche minuto per permettere all’altro di calmarsi e poi usando il suo tono di voce più ironico disse “Quale onore, l’illustre Sakuragi ha finalmente deciso di onorare il ponte della sua presenza”

 

Nel sentire la voce della persona che lo stava facendo impazzire senza saperlo il rossino s’irrigidì girandosi per guardare la volpe turbato.

 

Rimasero in silenzio per un po’ fino a quando Rukawa notata la confusione negli occhi del compagno chiese “C’è qualcosa che non va?”

 

Hanamichi distolse lo sguardo mentre rispondeva con la prima scusa che gli era venuta in mente “Niente, è solo che non sopporto di dover condividere la cabina con quel babbuino”

 

“Abbi ancora un po’ di pazienza, quando saremo alla mia base avrai la tua stanza privata ” disse con il tono di voce più dolce che conosceva Rukawa prendendo tra le sue la mano destra del rossino.

 

Hanamichi imbarazzato acconsentì con il capo mentre scostava la sua mano di fretta come se fosse stata punta da un serpente velenoso.

 

Kaede incassò il colpo di quel rifiuto con stile, senza più dire niente si girò e si allontanò. Si fermò sull’albero maestro e cominciò a salire.

 

Hanamichi lo guardò tristemente e insicuro sul da farsi mentre se ne andava. Però quando lo vide arrampicarsi ebbe un’illuminazione, un fremito gli scorse per tutta la schiena mentre si fece vivo l’impulso di imitare il capitano anche se non sapeva come fare. Cambiando d’umore alla velocità della luce com’era sempre stata sua abitudine quando viveva al palazzo del sultano si avvicinò all’albero e allegro come un bambino ma comunque un po’ titubante chiamò  “Volpe”. Era la prima volta che lo chiamava e non sapeva esattamente che nome usare. Kaede gli sembrava troppo intimo, Rukawa non gli piaceva e quindi gli era venuto spontaneo usare  quel nomignolo simpatico, sperava che non si offendesse.

 

Il capitano era un po’ seccato per il modo in cui era stato chiamato però la curiosità di saperne il motivo era più forte per cui si limitò a guardare il rossino con aria interrogativa.

 

Hanamichi notato lo sguardo si decise a fare la sua richiesta “Mi insegneresti ad arrampicarmi sugli alberi delle navi, sai ho sempre desiderato imparare fin da quando ho visto per la prima volta un marinaio farlo nel porto della capitale, ma il sultano Anzai non mi ha mai permesso di salire a bordo di una nave europea”

 

Kaede sorrise e con un balzo fu vicino ad Hanamichi, accantonò in un angolo della sua mente il fatto che il rossino aveva chiamato Anzai il sultano e non padre, le spiegazioni sarebbero arrivate dopo ora voleva solo divertirsi con lui. “E’ più facile di quanto credi, devi solo avere un po’ di forza sulle braccia, devi puntare su quei chiodi sfruttando quella corda. Io starò dietro di te per cui anche se dovessi cadere non devi avare paura ti proteggerò io”.

 

“Va bene” disse Hanamichi e cominciò a salire lentamente. Si stava divertendo un mondo e l’avere dietro di lui Kaede non gli dava ne fastidio, ne lo emozionava visto che quell’impresa non aveva nessun tipo di malizia anzi gli piaceva averlo alle spalle perché lo rassicurava e gli dava un senso di protezione.

 

Quando raggiunsero la piccola guardiola che serviva per gli avvistamenti Sakuragi era raggiante, aveva stampato sul volto un bellissimo sorriso di riconoscenza solo per Kaede. Addirittura quando anche il capitano salì sul piccolo ripiano lo abbracciò di slancio ringraziandolo. Rukawa ricambiò l’abbraccio subito, si guardarono negli occhi e come se fosse la cosa più naturale del mondo avvicinarono i loro volti fino a che le loro labbra non si incontrarono per dare  vita ad un bacio casto e puro.

 

Quando si separarono Hanamichi guardò l’orizzonte vedendo solo tenebre ed ebbe come la sensazione di essere già stato su un posto simile. Era impossibile lui non era mai stato su una nave straniera eppure …

 

Scrollò la testa per cancellare l’ultimo pensiero attirando l’attenzione della volpe che gli chiese “C’è qualcosa che non va?”

 

“No ho avuto solo un leggero capogiro” disse sorridendo e riabbracciandolo.

 

Kaede allora lo strinse di più a se accarezzandogli la schiena per farlo sentire al sicuro.

 

Rimasero abbracciati per una mezz’ora fino a quando il rossino dimostrando tutta la sua stanchezza sbadigliò.

 

Allora Kaede insegnò al rosso come si faceva a scendere e sta volta rimanendo davanti per frenare possibili cadute dell’altro ritornarono indietro fino al ponte.

 

Quando giunsero a terra il capitano dolcemente disse “E’ meglio se rientri nella cabina visto che hai sonno”

 

Sakuragi però non ne aveva nessuna voglia e infatti disse “Senti non è che posso dormire qui sul ponte non mi va di tornare nella mia stanza, almeno non sta sera”

 

“Hai litigato con il principe così seriamente?” chiese apprensivo il capitano.

 

“Si e non mi va di vederlo” rispose con il broncio il rossino.

 

“E va bene appoggiati a quella paratia e dormi pure qui” acconsentì il capitano.

 

Hanamichi non se lo fece ripetere due volte si adagiò sul posto indicatagli e chiuse gli occhi. Era stato così bene con Kaede, era stato tutto così bello, naturale ed ora si sentiva così sereno. Però sentiva che per essere tutto perfetto mancava ancora una cosa. Sentì un braccio passargli intorno alle spalle e il suo volto finire su un caldo torace. Aprì gli occhi rendendosi conto che la volpe lo aveva abbracciato, li richiuse capendo che era quello ciò che mancava per rendere la serata indimenticabile.

 

Per una volta avrebbe dimenticato tutte le preoccupazioni, i suoi doveri, si sarebbe lasciato alle spalle Anzai, Yohei, le pietre, tutto. Quella sera voleva solo essere Hanamichi Sakuragi un ragazzo innamorato e amato. Si strinse maggiormente nell’abbraccio. Voleva perdersi in quel disarmante calore, voleva perdersi in Kaede e voleva imprimere nella sua memoria quei momenti dolci perché non ci sarebbero più stati. Domani sarebbe tornato ad essere l’orgoglioso Hanamichi e tutto sarebbe stato come prima, pensò prima di addormentarsi, o almeno lo sperava.

 

Kaede non aveva resistito ed aveva finito con l’abbracciare il rossino, era stata una serata magica fra loro due e voleva che finisse in maniera perfetta. Sapeva che il giorno dopo Hanamichi sarebbe tornato ad essere scontante nei suoi confronti così come lui si sarebbe comportato di nuovo in maniera brusca. Ma in quelle ore che li separavano dal mattino voleva fingere di aver già ottenuto la sua resa definitiva, illudersi che loro due erano già due veri amanti. E con questi pensieri che gli attraversavano la mente ben presto anche il capitano si addormentò.

 

FINE 6° CAPITOLO

 

Ise: Finito

Kaede: Come finito e la lemon?

Ise: C’è, una piccola ma c’è

Kaede:  E dove?

Ise: A metà capitolo fra Sendo e Koshino

Kaede dopo aver letto: Sei cattiva tu sapevi che pensavo fosse anche questa tra noi

Ise: Lo so ma per ovvi motivi andava meglio così

Kaede: E adesso?

Ise: La prossima sarà fra voi due contento?

Kaede: Si ma…

Ise: Non domandarmi quando perché non lo so. Aspetta e spera che sia presto.

Kaede: Va bene incrocerò le dita

 

 

L’ANGOLO DI ISE

Nel prossimo capitolo non so ancora cosa accadrà credo sarà molto incentrato su Maki e Mito e solo alla fine ritornerò sui nostri eroi continuando anche se lentamente a tessere le fila per spiegare le vere origini di Hana. Alla prossima. Ise




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