DISCLAMERS: Hana e Ru non sono miei come del
resto gli altri personaggi di Slam Dunk, io ho chiesto a mia madre se
potevamo adottarli ma lei non ha voluto, ha detto che abbiamo già troppi
seccatori per casa.
DEDICHE E
RINGRAZIAMENTI: A Neko perché la sua nuova vita a Milano possa
procedere nel migliore dei modi
NOTE: 1. Nel prologo abbiamo
lasciato Hana e Ru intenti alla lettura di un libro, adesso i nostri eroi si
troveranno sbalzati tramite la loro fantasia all’interno del racconto
sostituendosi ai veri protagonisti. Questo implica due cose:
1.
I loro caratteri potrebbero subire delle modifiche;
2.
La forza di Hana è ridotta in quanto si immedesima in una donna.
NOTE: 2. Un altro appunto da fare
prima della lettura è questo:
-
in corsivo ci sono le “vere” parti del libro;
-
in stampatello la storia come la vivono Hana e Ru.
NOTE 3:
I nomi dei golfi, dei luoghi e delle città sono inventati in quanto anche se
è un’opera ambientata alla fine del 1600 non vuole essere una ricostruzione
storica.
Con questo ho finito.
Buona lettura (spero)
La vittima
e il carnefice
Parte V
di Ise
La tempesta continuava ad abbattersi sulla
nave, fulmini e i tuoni si succedevano senza un attimo di respiro, la
pioggia incessantemente picchiettava sulla battigia dell’imbarcazione. Sul
ponte incuranti di tutto ….
Hanamichi e Kaede erano ancora stretti l’uno all’altro.
L'abbraccio era confortante per tutti e due, era così bello rimanere così
dopo ciò che era stato condiviso. Tuttavia entrambi capivano che c'era
qualcosa di sbagliato. Nessuno dei due era ancora disposto ad accettare
completamente quello che avevano cominciato a provare, a sentire l'uno per
l'altro. Le loro esperienze passate, il loro modo di essere, le
responsabilità facevano a pugni con tutto questo. Era questo che il loro io
cosciente continuava a ripetergli, eppure era così difficile comportarsi nel
modo giusto.
Dopo una mezz’ora Rukawa si alzò in piedi
trascinando anche il rossino, sollevò il compagno di peso in modo da
riprenderselo tra le braccia e lo condusse fino alla sua cabina. Giuntovi si
diresse fino al letto adagiandovi sopra molto delicatamente Hanamichi, poi
lo baciò dolcemente sulle labbra, si distese a sua volta stringendo a se il
corpo caldo del suo amante di quella notte, chiuse gli occhi e si
addormentò. Anche il rossino ancora rassicurato da quell’abbraccio cadde
molto presto tra le braccia di Morfeo.
Kenji intanto era rinvenuto dallo svenimento e
si era adagiato ad un angolo della cabina in attesa di quello che sarebbe
successo. Quando li vide ritornare non disse nulla, si limitò a guardare le
mosse del capitano, la sua insperata dolcezza nei confronti del suo padrone,
il suo modo strano di comportarsi e il modo a sua volta incredibile di
rispondere a quei gesti di Hanamichi e capì che all’orizzonte erano in
arrivo dei guai.
Kaede si
svegliò solo quattro ore più tardi, si accorse subito dalla stabilità della
nave che le condizioni atmosferiche all’esterno dovevano essere mutate.
Fissò con intensità per parecchi minuti il volto del suo compagno di letto.
Era così bello. Sfiorò con le labbra prima una guancia e dopo i suoi capelli
rossi mentre con la mano sinistra gli accarezzava i pettorali scolpiti.
Quando però si accorse della reazione che stava per avere la propria
virilità allontanò la sua mano di colpo come se si fosse scottata e si fece
forza per alzarsi in piedi.
Si assettò i vestiti guardandosi intorno nella
stanza per distrarsi e incrociò lo sguardo con Fujima, il quale lo stava
fissando con una strana espressione. Non era uno sguardo di accusa, di
rabbia, di rancore ma bensì di preoccupazione.
Solo allora capì la gravità del suo
comportamento, l’attrazione che c’era fra lui ed Hanamichi era estremamente
pericolosa per entrambi. Lui non sapeva niente di quell’eccitante rossino,
ma considerato il fatto che aveva uno schiavo e la missione che gli era
stata affidata non poteva che avere un legame stretto con il sultano Anzai.
E il rapporto che si stava creando fra loro poteva creargli dei problemi.
Si maledisse per non aver preso informazioni sul sultano in
questione, ma d’altra parte in quel momento non gli erano utili visto che
non era lui il suo nemico. Non poteva immaginare che sarebbe andata a finire
così.
Eppure era convinto di saperne qualcosa, insomma il rossino per via dei suoi
capelli non passava di sicuro inosservato in quell'angolo del mondo e la
gente nelle taverne parla. Si sforzò di ricordare qualcosa ma fu inutile, il
suo cervello sembrava non volersi connettere con quei pettegolezzi. Era
troppo preso dalle informazioni circa il nemico che dovevano stanare come
prossima missione. La sua in quel momento era solo una sensazione però era
sicuro che c'era qualcosa di grossa importanza che riguardava Hanamichi che
doveva sapere. Ma cosa?
Ad un tratto la sua attenzione venne attirata
dalla movenze della testa rossa sul letto, si era girato su se stesso
spingendo un braccio in direzione di dove il capitano era rannicchiato fino
a pochi istanti prima, come a cercare il suo calore. Non trovandolo un motto
di disappunto si dipinse sul volto.
Subito Kaede ebbe l'istinto di rassicurarlo,
alzò il braccio per accarezzargli una guancia ma lo fermò a mezz'aria. Non
poteva cadere vittima un'altra volta delle trame che quel ragazzo riusciva a
tessere su di lui e se lo avesse accarezzato, toccato, avrebbe finito con il
possederlo un altra volta con tutte le conseguenze che questo avrebbe
prodotto su entrambi. Riabbassò il braccio stringendo la mano a pugno, si
girò in direzione della porta e uscì dalla cabina velocemente senza mai
guardarsi indietro. Ormai aveva preso la sua decisione.
Giunto sul ponte controllò velocemente la
situazione, i suoi uomini si erano già messi al lavoro per riparare i lievi
danni causati dalla tempesta. Era un Hanagata stanco ad avere il comando
visto che Sendo più spossato di lui (avendo trascorso tutte le ore più
brutte della tempesta come aiutante di Koshino per non far perdere la rotta
alla nave) era andato a riposare.
Si avvicinò al suo luogotenente, il quale
vedendolo lo salutò con cortesia "Buon giorno capitano, dormito bene?"
"Si, grazie" rispose Kaede incredibilmente
gentile "Ora è meglio se vai anche tu a riposarti, non mi sembri al massimo
delle tue capacità. Mi occupo io del resto del lavoro"
"Grazie signore" disse Hanagata "Riaffido
nelle sue mani la nave" e se ne andò.
La volpe nelle ore successive si concentrò
pienamente nel suo ruolo di capitano. Andava su e giù per il ponte per dare
ordini precisi sia su come riassettare la rotta, sia su come rimettere in
sesto il più velocemente la nave senza perdere tempo. I suoi uomini visto
che si fidavano di lui li eseguivano senza mai fiatare. Per un certo periodo
decise addirittura di prendere lui per mano il timone della nave mandando a
riposare Yasuda. Il cielo era sereno in perfetto contrasto con la tempesta
di poche ore prima e il vento fortunatamente gonfiava le vele facendoli
avanzare molto velocemente verso la loro destinazione.
Si concesse di andare sottocoperta solo
all'imbrunire, quando Hiroaki ripresosi dalla fatica ritornò sul ponte
pronto a riprendere il suo posto al timone.
Intanto anche Hanagata e Sendo si erano
svegliati e stavano discutendo della conversazione del giorno prima avvenuta
tra il capitano e Akira.
Anche Toru accolse la notizia di una possibile
nuova relazione del capitano favorevolmente però non riuscì a trattenersi
dal dire "Certo che avrei preferito che succedesse più avanti"
"Perché?" chiese sorpreso Sendo.
"Bhe da quel che ho capito con il rossino la
storia potrebbe diventare anche seria, nonostante Kaede insista nel dire di
no. Non è molto facile che il capitano si leghi a qualcuno, prima di adesso
è successo solo una volta ed è finita come mi avete raccontato quando ci
siamo conosciuti. Tuttavia visto le circostanze in cui si sono conosciuti e
l'alone di mistero sulla figura di quello "schiavo" e sulle pietre non
vorrei che si distraesse. La persona che dobbiamo stanare adesso non è
facile da abbattere" disse seriamente Toru.
“Non ti do tutti i torti, ma potrei dirti la
stessa cosa. Anche tu potresti lasciarti distrarre da Kenji” ipotizzò Akira.
“No, Kenji non mi ha mai chiesto niente. E poi
il nostro per il momento è un rapporto platonico. Prima di legarmi
completamente a lui, preferisco aspettare la fine di questa storia”
“Ed è quello che ho intenzione di fare
anch’io” disse una voce profonda alla porta facendo voltare i due ragazzi
nella sua direzione “Non preoccupatevi, ho intenzione di concentrarmi sulla
missione ed è per questo che fino a quando non saremo arrivati alla nostra
base segreta, dormirò qui da voi”
“Cosa?” dissero i due luogotenenti guardando
perplessi il loro capitano.
"Voglio evitare Hanamichi, se andassi a
dormire nella mia cabina finirei con il fare quello che ho fatto anche
questa notte" continuò la volpe dei ghiacci.
"E cioè?" chiese Sendo anche se aveva già
capito cosa intendesse l'altro.
"Ci farei del sesso,
contento Akira? Ormai non posso più dire che riesco a separarmi da quel
tizio senza problemi, mi piace ed è un dato di fatto. E' riuscito a
sgretolare le mie difese per diverse volte e a farsi desiderare nel modo più
assoluto. Anche ieri notte, volevo solo farlo confessare dove teneva le
pietre e, invece, mi sono ritrovato a baciarlo e a farlo mio. Il problema
più grosso mi sono reso conto è che ho capito che non mi piace solo
fisicamente ma anche intellettualmente, mi piace il suo modo di sfidarmi, mi
eccita. Tuttavia non posso permettermi di bruciarmi del tutto fino a quando
non so più cose su di lui, per il momento infatti tutte le cose di cui sono
a conoscenza sono un campanello d'allarme che mi dicono di starne lontano.
Per cui ho deciso che prima ci occuperemo del rapimento del figlio di Takato
e a condurre il capitano Shinici Maki verso il luogo della sua morte,
seguendo gli ordini del governatore Soichiro Jin e poi deciderò cosa mi
convenga fare per Hanamichi e le pietre. Soddisfatti?”
"Si era ora che decidessi di utilizzare anche
il tuo cuore e non solo il tuo cervello" assentì Sendo sfoderando il suo
sorriso migliore.
"E' la soluzione migliore,
Kaede. Prima è meglio concentrasi sulla missione, dobbiamo portare a casa la
pellaccia anche sta volta e solo tu sei in grado grazie al tuo raziocinio di
condurci incolumi fino alla fine" disse Toru soddisfatto.
"Bene
allora visto che siamo d'accordo capirete che non posso far altro che
dormire qui da voi" disse Rukawa e gli altri acconsentirono con il capo.
"E ora se non vi dispiace gradirei parlare di
cose più importante che i miei problemi sentimentali, anche se tutto sommato
e credetemi questa è la prima e l'ultima volta che mi sentirete dire una
cosa del genere mi fa piacere che qualcuno si preoccupi per me" continuò il
volpino "Fra non molto se la nostra spia ci ha detto il vero dovremmo
raggiungere la nave in cui viaggia il principe. Il nostro piano si basa
tutto sulle abitudini di viaggio di Takato ovvero la segretezza e la
mancanza di scorta"
"O almeno se hanno una scorta speriamo non sia
Maki, è meglio per eliminarlo prendersi tutti i vantaggi" disse Toru.
"Già" disse Sendo "Anche se l'idea di
affrontarmi con lui mi stuzzica parecchio, dicono sia un mostro nella
navigazione e che sia un talento anche con la spada"
"E' un leader" disse Kaede "E come tale non va
mai sottovalutato, è per questo che l'ho studiato molto in questi mesi e ho
capito che l'unico modo per fargli perdere il controllo è quello di
sfruttare il figlio minore di Takato. Per salvarlo ci inseguirebbe in capo
al mondo e così avremo il vantaggio di scegliere un posto a lui ostico e
sconosciuto. Lo condurremo nella trappola e gli daremo il colpo di grazia"
"E se dovessimo trovarlo a scortare il
principe?" chiese Sendo.
"Non ci rimarrà che sfruttare la nostra
abilità, anche se preferirei avere tutti i vantaggi possibili per salvare
più uomini possibili del mio equipaggio. Io non mi considero inferiore a
lui, in uno scontro diretto su questo mare abbiamo pari possibilità di
venirne fuori vincitori. Dipenderà da chi riuscirà a mantenere più sangue
freddo e io in questo mi considero imbattibile" disse sicuro del fatto suo
il capitano.
Gli altri due furono soddisfatti da quelle
parole e si misero sull'attenti in attesa degli ultimi dettagli relativi
alla prima parte del loro grande progetto.
* * *
Intanto nel palazzo del sultano Anzai Yohei si
stava esercitando con la sciabola. Stava sfidando i più grandi guerrieri del
suo popolo per mettersi alla prova e con grande maestria li stava battendo
uno ad uno. Era furibondo e per sfoggiare tutta la sua bravura e tutta la
sua potenza fisica gli bastava pensare ad Hanamichi ed immaginare che il suo
avversario fosse il capitano Rukawa. Non sapeva quello che stava succedendo
a bordo della nave Seya ma in quel momento desiderava avere solo fra le mani
la volpe per scuoiarla ed ucciderla.
Ad aggravare la situazione poi c'era il fatto
che erano già passati quattro giorni dalla partenza di Okusu, Noma e
Takamiya e ancora non aveva ricevuto notizie. Era sempre più nervoso.
Esasperato da quella considerazione con un
perfetto gioco di gambe e una stoccata dall'alto verso il basso riuscì a
disarmare anche il nuovo avversario che aveva di fronte e a vincere
l'ennesimo incontro.
Si avvicinò ad una delle tante serve del
palazzo che aveva in mano una brocca d'acqua. Si fece versare un po’ di quel
chiaro liquido su una ciotola e bevve avidamente. Alzò le mani e accomiatò i
presenti, per quel giorno aveva deciso di smettere di allenarsi, forse più
tardi si sarebbe divertito con l'arco.
Rimasto da solo si sedette sul pavimento
tentando di trovare una soluzione ai suoi guai. Proprio in quel momento la
tenda si scostò facendo apparire uno dei suoi schiavi che subito per
scusarsi disse "Mi scusi, principe, è appena arrivato un dispaccio urgente
per lei da parte del signor Noma"
Con un balzo Yohei fu subito vicino al suo
schiavo, afferrò il pezzo sgualcito di stoffa che portava il messaggio e con
un gesto deciso mandò via il servitore.
Strappò la stoffa per trovare il piccolo
pezzetto di carta che conteneva e lesse le seguenti parole "Ho trovato
notizie straordinarie, per timore che qualcuno intercetti questo messaggio
non posso dirle di più, sappia soltanto che ho una risposta per ogni suo
dubbio. Appena il tempo di ricongiungermi con gli altri miei compari e al
massimo fra due giorni sarò da lei. Vedrà non rimarrà deluso. Noma"
Yohei sorrise al pensiero che finalmente le
cose stavano girando nel modo giusto.
* * *
Hanamichi dal
letto guardava fuori dall’oblò con occhi vitrei. Non si capiva più, a volte
gli sembrava di ritornare lo spensierato e allegro ragazzo che era al
palazzo del sultano nonostante la prigionia in quella nave, infatti aveva
ricominciato a mangiare con appetito e a scherzare e ad organizzare piani di
fuga più o meno impossibili con Kenji, altre volte invece come in quel
momento si sentiva turbato, triste, pronto a scattare con rabbia per un
nonnulla, incapace di non girarsi verso la porta quando sentiva dei passi e
di continuare a fissare quel pezzo di legno per delle ore in attesa. In
attesa di cosa? Di lui, no non poteva accettarlo. Eppure era iniziato tutto
due giorni fa quando si era svegliato e non aveva trovato al suo fianco il
capitano Rukawa. Subito aveva provato due sentimenti contrastanti, aveva sia
tirato un respiro di sollievo, sia si era sentito deluso. Il respiro di
sollievo era dovuto al fatto che dopo quello che l’aveva costretto a fare,
no non era vero quella volta sul ponte lui voleva quello che era successo,
lo desiderava con tutto se stesso. Comunque ricapitolando il respiro di
sollievo era dovuto al fatto che se svegliandosi lo avesse trovato ancora li
stretto a lui, gli sarebbe bastato un suo tocco per cedere di nuovo e
concedersi per la terza volta. E già adesso i sensi di colpa nei confronti
di Yohei ed Anzai erano insostenibili, figurarsi dopo essersi reso conti di
non saper dire di no. La delusione invece non riusciva a capirla. Insomma
lui pensava di conoscere bene i suoi sentimenti. Amava, qualcosa nella sua
mente però per la prima volta gli fece cambiare termine subito, cioè voleva
bene ad un altro. Considerava come un padre Anzai e mai avrebbe voluto
tradirlo, gli era inconcepibile una cosa del genere, ed era per questo che
doveva trovare il modo di fuggire e riportargli le pietre. Considerava
Fujima come il suo migliore amico anche se era uno schiavo e trovava
simpatici i diretti subalterni di Yohei ovvero Ukuso, Noma e Takamiya. Ed
inoltre odiava la volpe, no quell’affermazione ormai gli sembrava molto
falsa. In verità il problema era che non sapeva più cosa provava per quell’infedele
dai profondi e bellissimi occhi blu. Ed era per questo che era in quello
stato e sentiva il cuore diviso a metà. Ed era per questo che fissava la
porta quando sentiva dei passi, bramava di rivederlo, gli sarebbero bastati
anche pochi istanti, ovviamente il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso
di dirglielo, lo avrebbe guardato con astio e ostilità, non poteva
permettersi di mostrargli il turbamento che era riuscito a creare nel suo
cuore insomma lui era sempre Hanamichi Sakuragi il figlio adottivo del
sultano Anzai. Ed invece erano passati due giorni e dall’episodio sul ponte
non lo aveva più rivisto, non veniva più a riposarsi nella sua cabina.
Sembrava volesse evitarlo. Ma perché? Avrebbe tanto voluto sapere cosa erano
stati per lui quei due episodi di “violenza” anche se la risposta era ovvia,
assolutamente niente visto che non si faceva più vivo. Solo un modo di
umiliarlo. Molto spesso aveva provato l’impulso di uscire dalla cabina e di
andare a controllare la nave e, quindi, di cercarlo ma la possibilità che
l’altro pensasse che lo facesse per lui, per vederlo lo aveva sempre fatto
desistere. Non poteva e non voleva dargli un’arma per distruggerlo. La sua
vita era già abbastanza complicata così.
Il rossino emise un
gemito inarticolato di sconforto dalle labbra e allora Kenji trovando il
coraggio che cercava da due giorni osò dire “Senta signorino Hanamichi,
posso chiederle una cosa?”
“Ma certo” disse il
rossino con un sorriso, era felice di far cambiare corso ai suoi strani
pensieri con qualche richiesta di Kenji, ma invece fu deluso.
“Cosa prova per il
capitano Kaede Rukawa?” infatti esordì chiedendo Fujima.
Hanamichi arrossì
vistosamente mentre sulla difensiva rispondeva “Ovviamente lo odio”
Kenji appoggiò la sua
mano su quella dell’altro ragazzo e comprensivo chiese “Ne è sicuro?”
-Non lo so- pensò il
rossino ma rispose con veemenza “Certo che si, lo odio con tutto me stesso.
Hai visto quello che mi ha fatto”.
Fujima però non si lasciò
ingannare “Scusi se insisto, ma due giorni fa quando il capitano l’ha
riportato in cabina, non mi sembrava le dispiacesse stare fra le sue braccia
anzi sembrava rassicurato e confortato”
-Certo tu non puoi sapere quanto mi piace
stare tra le sue braccia, quanto adoro essere toccato da lui, le sensazioni
meravigliose che mi fa provare quando è dentro di me -Pensò il rossino, ma
si rese conto che non poteva dire una cosa del genere per cui con
un’intuizione disse “Kenji ti fidi così poco di me, quello che hai visto è
tutto il frutto di un mio grande e geniale piano”
“Piano?” si sorprese il castano.
“Si piano,
vedi ho pensato che se mi faccio vedere accondiscendente e che provo piacere
in quello che il capitano mi fa, lui comincerà a fidarsi di me, lasciandomi
più libertà d’azione ed in questo modo sarà più facile trovare il modo di
scappare” disse il rossino tutto d’un fiato sperando che l’altro ci
credesse.
Il castano
capì lo stato d’animo del suo signore e decise di accontentarlo “Bene, e per
il principe Yohei cosa ha intenzione di fare?”
Il rossino non
riuscì però a rispondere nulla, un rumore assordante invase la nave mentre
questa cominciava ad ondeggiare pericolosamente facendolo cadere dal letto.
“Che diavolo sta succedendo?” gridò il rossino
mentre si alzava in piedi e correva verso la porta.
Afferrò la
maniglia ma la porta non si aprì. Era chiusa. Ma perché? Era la prima volta
che succedeva, il capitano aveva sempre dato loro piena libertà di muoversi
all’interno della nave.
Si fiondò
verso l’oblò mentre un altro tonfo rimbombò nella nave. Guardò fuori e vide
un piccolo veliero avvicinarsi sempre di più alla loro posizione. Poi ci fu
ancora quel rumore e Hanamichi vide una palla di cannone partire dalla Seya
e raggiungere l’acqua vicina a quella nave, sollevando l’acqua in aria e
creando dei problemi di navigazione a quella piccola imbarcazione. Non ci
poteva credere la Seya stava attaccando, notò le insegne sull’albero
maestro, un mercantile innocente. Non riusciva a capirne il motivo. Era
quella la missione top secret decantata da Anzai?
Rukawa aveva scorto il piccolo mercantile che
secondo le informazioni ricavate da una spia nel palazzo di Takato doveva
portare in patria il principe quando era ancora una piccola macchia
all’orizzonte. Con il cannocchiale aveva controllato per un’eternità se
sarebbero apparse altre navi di scorta all’imbarcazione, ma non aveva visto
nulla per cui aveva cominciato a dare gli ordini per procedere
all’arrembaggio.
Aveva
fatto in modo che Koshino tracciasse una rotta di intercettazione con
l'altra nave portando la Seya comunque sotto vento
in modo da impedire ai cannoni del mercantile una notevole precisione nel
caso di uno scontro. Aveva fatto issare una bandiera mercantile come
specchietto per le allodole, non voleva far spaventare prima del dovuto il
capitano avversario. Fece mettere le palle in canna sui cannoni e preparare
gli uomini armati di tutto punto per l’assalto.
Quando l’altro
veliero fu a gittata del cannone diede ordine ad Hanagata di sparare il
primo colpo di avvertimento, non doveva colpire lo scafo, doveva soltanto
fendere l’acqua in modo che gli spruzzi creassero del disordine tra gli
avversari per permettere alla Seya di avvicinarsi senza problemi. Al primo
colpo succedette il secondo, il terzo e il quarto e il piano funzionò la
nave del capitano Rukawa si ritrovò abbastanza vicina al mercantile per
lanciare le cima in modo da passare sull’altra nave.
I marinai avversari furono colti di sorpresa e
i piccoli motti di ribellione all'aggressione vennero liquidati facilmente
dagli uomini super addestrati della volpe dei ghiacci. Fu un lavoro così
facile che Hanagata, Sendo e lo stesso capitano Rukawa non presero neppure
parte alla disputa sull'altra nave, lasciarono tutto il divertimento ai
semplici marinai.
Solo infatti quando la situazione tornò calma
e i suoi uomini trascinarono i marinai del mercantile con il loro capitano
vicino all'albero maestro Rukawa fece un balzo per andare sull'altra nave.
Con un semplice gesto della mano e del capo fece capire ai suoi due
luogotenenti cosa dovevano fare ovvero Sendo lo seguì sulla piccola
imbarcazione e andò subito sotto coperta mentre Hanagata cominciò a fissare
preoccupato l'orizzonte controllando che non arrivassero terzi incomodi.
Kaede si avvicinò con passo elegante ai
prigionieri e con voce imponente annunciò "Non ho nessuna intenzione di
farvi del male, ho intenzione infatti di lasciarvi andare molto presto solo
che prima vorrei chiedervi due piccoli favori"
"E quali sarebbero questi favori?" chiese il
capitano del mercantile poco convinto delle parole dette dell'altro, quando
mai i pirati lasciavano andare vivi e liberi i propri prigionieri?
"Bhe prima di tutto voi avete un passeggero a
bordo, vero?" chiese il volpino.
“Bhe si, un viandante che ci ha pagato per
portarlo fino alla capitale del regno del sultano Takato” confermò il
capitano.
Kaede sembrò compiaciuto della risposta
“Allora diciamo che questo viandante verrà con noi, non le dispiace vero?”
“Un pochino, visto che non mi ha ancora
pagato, però immagino di non aver altra scelta per cui è tutto suo”
disse il capitano curioso di sapere il motivo
di quel rapimento ma capendo che era meglio non fare domande. Quel viandante
non gli sembrava niente di eccezionale, forse era solo incredibilmente
ricco, infatti si era presentato alla sua nave dandogli 10 monete d’oro per
portarlo fino alla capitale e promettendone altre 20 se fosse giunto a
destinazione sano e salvo e lui così aveva acconsentito di dargli un
passaggio. A pensare che non conosceva neanche il suo nome e ora succedeva
questo. Chissà chi poteva essere.
“Bene allora su questo siamo d’accordo, il
secondo piacere è più semplice. Conoscete il capitano Shinici Maki?”
“Solo di fama” disse il capitano ancora
sorpreso.
Kaede tirò fuori una busta da sotto la sua
camicia e la porse al capitano “Dovete consegnare a Maki questa lettera,
ditegli che non appena l’aprirà capirà”
“Ma coma faccio ad avvicinare un uomo così
importante?” si protesse il capitano.
“Credo che lo troverete il modo perché se no
può stare certo che la prossima volta che ci incontreremo e sarà molto
presto non sarà così fortunato ad avere salva la vita” disse Rukawa gelando
l’altro con lo sguardo.
Poi si girò, giusto in tempo per vedere uscire
Sendo dalla coperta tenendo fra le braccia un ragazzino dai lunghi capelli
neri, occhi vispi, fisico longilineo che dimenandosi tentava di liberarsi
dalla presa di Akira e intanto inveiva “Volete lasciarmi stare, voi non
sapete chi sono, se mi torcerete solo un capello farete una brutta fine”
La volpe si avvicinò ai due afferrò per le
spalle il moretto per bloccarlo in modo che lo guardasse in volto e con voce
impersonale disse “Principe Nobunaga, credo proprio che per un bel po’ sarà
ospite della mia nave”
Il ragazzo sbiancò così come tutta la ciurma
di prigionieri “Come fa a sapere chi sono?” chiese.
“Ho i miei informatori, signor Sendo portalo
sulla Seya” ordinò, poi si volse di nuovo verso il capitano sconvolto e
preoccupato per quello che sarebbe successo quando avrebbe dovuto dire al
sultano Takato che il figlio era stato rapito “Si ricordi di consegnare la
lettera e mi raccomando di non fare scherzi quando ci allontaneremo perché
altrimenti consegna o non consegna affonderei questa nave”
Dopo di questo si rivolse ai suoi uomini
ancora sulla nave “Staccate i cannoni dal ponte e buttateli in mare e, poi,
salite a bordo della Seya. Partiremo fra dieci minuti”.
Rukawa mentre tornava sulla sua nave era
soddisfatto, per il momento era andato tutto secondo i piani, adesso poteva
sistemare le cose in modo da portare a compimento anche la seconda parte di
quella missione. Era sicuro che tutto sarebbe andato per il meglio.
* * *
Maki era a bordo della
sua nave e correva a tutta birra per raggiungere il mercantile in cui doveva
viaggiare il principe. La brutta sensazione che lo stava attanagliando
continuava a farlo sentire incredibilmente preoccupato per il piccolo
Nobunaga.
Camminava su e giù per la nave nervosamente
mentre i suoi uomini non osavano rivolgergli la parola. Poi successe quel
fatto strano, senza che nessuno la toccasse la vela di prua si lacerò da un
lato. In quel segno Shinici vide la sventura, sentì il suo sangue gelare,
mentre in cuor suo cominciava a farsi largo il pensiero che forse era
successo qualcosa a Nobunaga. Forse i suoi sforzi di raggiungerlo in fretta
erano vani, forse era già in pericolo, forse aveva già bisogno di lui.
FINE 5° CAPITOLO
Ise: E’ un po’ cortino
Hana e Kaede: Si è corto perché non introduci
una scena lemon fra noi due.
Ise: Ma pensate solo a quello?
Hana e Kaede fanno si con il capo
Ise: Comunque è impossibile, in questo
capitolo non sono previste scene NC-17
Hana e Kede: E nel prossimo?
Ise: Si forse una c’è.
Hana: Come forse?
Ise: Dipende da quanto scrivo
Kaede: Ah ho capito allora speriamo in bene.
L’ANGOLO DI ISE
Come potete vedere la
storia comincia ad infittirsi. Spero vi piaccia quello che ho scritto. Ciao.
Ise
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