DISCLAMERS: Hana e Ru non sono miei come del
resto gli altri personaggi di Slam Dunk, io ho chiesto a mia madre se
potevamo adottarli ma lei non ha voluto, ha detto che abbiamo già troppi
seccatori per casa.
DEDICHE E RINGRAZIAMENTI: A Enlil (lo
so avevi detto che ti bastava il terzo capitolo anche se non succedeva
niente tra Hana e Ru ma ho voluto comunque dedicarti anche il quarto).
Inoltre questo capitolo è stato scritto per il Ruhana day.
NOTE: 1. Nel prologo abbiamo
lasciato Hana e Ru intenti alla lettura di un libro, adesso i nostri eroi si
troveranno sbalzati tramite la loro fantasia all’interno del racconto
sostituendosi ai veri protagonisti. Questo implica due cose:
1.
I loro caratteri potrebbero subire delle modifiche;
2.
La forza di Hana è ridotta in quanto si immedesima in una donna.
NOTE: 2. Un altro appunto da fare
prima della lettura è questo:
-
in corsivo ci sono le “vere” parti del libro;
-
in stampatello la storia come la vivono Hana e Ru.
NOTE 3:
I nomi dei golfi, dei luoghi e delle città sono inventati in quanto anche se
è un’opera ambientata alla fine del 1600 non vuole essere una ricostruzione
storica.
Con questo ho
finito. Buona lettura (spero)
La vittima
e il carnefice
Parte IV
di Ise
Era una mattina bellissima per la
navigazione, il sole era alto nel cielo, non c’era neanche una nuvola e un
vento leggero trascinava la nave verso la sua destinazione. Tutto sembrava
normale, il capitano si comportava come al solito, ma invece …
Akira Sendo si rendeva conto che c’era
qualcosa che non andava. La volpe poteva ingannare chiunque fintando la sua
solita freddezza ed indifferenza ma non lui che lo conosceva da tanto tempo.
Era nervoso e lo dimostrava il modo in cui saliva sul ponte anche quando non
era necessario. I suoi occhi erano accesi da una strana luce, sembrava un
animale in trappola. Era frustrato e per sfogarsi faceva fare esercitazioni
di combattimento su esercitazioni anche quando erano inutili. Tutto era
iniziato tre giorni fa dopo l’interrogatorio allo schiavo dai capelli rossi,
era uscito dalla sua cabina con un brutto cipiglio e aveva dato ordini
affinché l’altro schiavo venisse riportato nella sua stanza e poi aveva
cominciato a comportarsi stranamente. Doveva essere successo qualcosa che lo
aveva fatto alterare. Ma cosa?
Sospirò guardandosi in giro, i suoi occhi
finirono su Hirohaki al timone che impassibile manovrava la nave in modo che
non sgarrasse neanche di un po’. Tuttavia sentendosi fissato il navigatore
guardò verso di lui per qualche attimo, si sorrisero reciprocamente in segno
d’intesa prima di distogliere nuovamente lo sguardo. Era da un po’ che non
avevano più tempo per la loro intimità, l’obiettivo questa volta era
particolare e un qualsiasi sbaglio poteva essere fatale. Sendo ridacchiò
mentre pensava che dopo aver portato a termine quella missione avrebbero di
sicuro trovato il modo per recuperare.
Akira poi continuò la sua perlustrazione del
ponte, guardò gli uomini sopra i due alberi, i marinai intenti nelle loro
attività quotidiane, rivolse il suo sguardo a destra e a sinistra senza
trovare pace, fino a quando qualcosa non attirò la sua attenzione.
Hanagata era vicino all’entrata che portava ai
piani coperti della nave, fin qui nulla di strano se non fosse che vicino a
lui c’era lo schiavo castano. Ecco un’altra cosa inspiegabile, pensò fra se
Sendo, Toru era sempre stato un ragazzo posato con la testa sulle spalle, un
uomo del quale puoi fidarti ciecamente per la direzione della nave, per i
piani di battaglia ma un’autentica frana in amore. E ora anche se lui non lo
avrebbe mai ammesso aveva completamente perso la testa per quello schiavo.
In quei tre giorni dei due “prigionieri” solo il più basso era uscito dalla
cabina intrattenendosi sempre e solo con Toru, l’altro non si era mai visto.
Dopo che Kenji era stato ricondotto nella
stanza del capitano, era rimasto dieci minuti all’interno prima di uscire
sbattendo contro Toru. Sembrava sconvolto e Hanagata aveva provato a
tranquillizzarlo. Fra le lacrime il piccoletto aveva chiesto se poteva avere
dell’acqua e gentilmente il caro Toru aveva acconsentito. Confortato da
quella inaspettata gentilezza nei suoi confronti, Kenji aveva cominciato a
fare altre richieste, se poteva avere dei vestiti di ricambio, del cibo
particolare, altra acqua e lo spilungone con gli occhiali aveva sempre
accettato.
Sendo aveva assistito a tutta la scena con un
sorriso sardonico pronto a sfottere Hanagata per la sua premura quando
Fujima aveva fatto una richiesta che lo aveva fatto riflettere. Aveva
chiesto dei medicinali per il suo compagno e Toru allora gli aveva mandato
il medico di bordo ovvero Hikoichi Aida, un ragazzo moro molto gentile ma
tanto impiccione.
Quando era uscito dalla cabina, Akira avrebbe
voluto parlarci per avere delle informazioni ma si era scontrato
incredibilmente contro un muro di silenzio, gli aveva semplicemente detto
che il capitano non voleva che si sapesse in giro quello che era successo.
Il pensiero che potesse aver picchiato lo
schiavo gli balenò alla mente per poi scartarlo subito, era capitato altre
volte che lo facesse e non si era mai creato un tale mistero. Durante le
interrogazioni per raggiungere il proprio scopo, Kaede era molto spietato.
A quel punto vista la profonda “amicizia” che
si stava creando fra Kenji e Toru aveva provato a chiedere aiuto a quest’ultimo,
il quale era cascato dalle nuvole. Il fatto aveva un po’ interdetto Akira ma
gli aveva fatto capire che stavolta Hanagata era proprio cotto, aveva perso
completamente la testa per quel bellissimo ragazzo dai capelli castani e la
cosa più incredibile era che sembrava corrisposto o almeno in cuor suo Sendo
lo sperava, Hanagata non si meritava di essere ingannato. Bhe pazienza si
era detto e gli aveva raccontato tutti i fatti strani sul capitano e gli
schiavi.
Hanagata aveva ammesso che c’era qualcosa che
non andava e aveva provato a parlarne con Kenji rimanendo sul vago, gli
aveva chiesto come stava il suo compagno visto che non si faceva mai vivo e
Fujima era arrossito trovando una scusa per entrare in cabina. Da quel
momento poi aveva evitato qualsiasi tentativo anche alla lontana di Toru di
rientrare in argomento.
Il quattrocchi alla fine si era arreso,
tuttavia la questione rimaneva in sospeso e sia Akira che Hanagata erano
intenzionati a venirne a capo. Insomma cosa era successo in quella cabina
tre giorni fa da far sparire completamente un ragazzo molto muscoloso e
appariscente e da ridurre il loro capitano in un essere nervoso e
suscettibile? La curiosità era troppo forte.
Sendo abbandonò con lo sguardo Hanagata e
Fujima per rivolgerlo verso il suo capitano. Stava guardando il mare
intensamente con un’espressione indecifrabile, il suo volto era inespressivo
però mordicchiava nervosamente il labbro inferiore dimostrando di essere
ancora molto teso.
Akira allargò il suo perenne sorriso mentre
pensava che forse era giunto il momento di chiedere quello che stava
succedendo direttamente a lui, doveva soltanto trovare le parole giuste per
iniziare il discorso in modo da non insospettirlo.
Si
avvicinò a Rukawa, pensando che sta volta stava sul serio rischiando
che l’altro mettesse in atto la sua solita minaccia di
impiccagione però non poteva esimersi dal provare, quel comportamento
del capitano poteva anche danneggiare l’esito della missione e, poi,
nonostante gli alti e i bassi erano l’uno il migliore amico dell’altro.
Kaede si era incantato a fissare il mare, lo
trovava così rilassante e gli faceva dimenticare tutti i problemi.
Non riusciva ancora a credere di aver perso il
controllo in quel modo nei confronti di quel ragazzo. Lo aveva violentato
assecondando un basso istinto. Se i suoi genitori fossero stai ancora vivi,
sua madre avrebbe pianto disperata visto quant'era pudica mentre suo padre
gli avrebbe mollato una pacca sulla spalla dicendo ben fatto.
Era una consolazione
sapere di avere l'approvazione di un morto, pensò fra se ironicamente
rendendosi conto stizzito che i suoi pensieri stavano andando nuovamente su
un argomento tabù
Uffa, lui
assomigliava moltissimo a suo padre e anche lui non si sarebbe fatto
problemi per quello che era successo se fosse stato per soddisfare un suo
desiderio carnale mantenendo viva comunque la ragione, dopo tutto era
accaduto con un presunto schiavo. E invece no, aveva violentato il rossino
perché lo aveva irritato con il suo
comportamento, era riuscito a farlo andare in bestia, aveva perso
completamente il controllo
e non era da lui.
In quel momento il Kaede Rukawa conosciuto da
tutti era andato a farsi un giro lasciando al suo posto un essere istintivo,
passionale e completamente senza controllo. E purtroppo aveva reagito in un
modo assurdo.
La consapevolezza che però lo faceva stare più
male era il fatto che non era la prima volta che gli capitava. Era già
successo una volta in Inghilterra e quel gesto gli era costato molto
facendogli perdere quasi tutto. No, non doveva pensare a quel fatto doveva
concentrarsi sul presente. Il vero problema era il ragazzo dei capelli
rossi, non sapeva come faceva, ma aveva lo strano potere di fargli perdere
completamente il controllo, era già capitato tre volte, la prima sulla vasca
del palazzo, nonostante non volesse andarci a letto insieme alla fine stava
per cedere, la seconda quando aveva provato ad addormentarlo, era così
assorto da lui da non rendersi conto di nient'altro e nella terza beh lo
aveva violentato.
Si passò la mano sinistra sui capelli
accarezzandoli continuando a pensare. Un'altra cosa che lo faceva molto
indispettire era il suo comportamento negli ultimi tre giorni. Non era da
lui pensare troppo alle conseguenze delle sue azioni, insomma aveva ucciso,
saccheggiato senza mai farsi dei problemi e, invece, gli era bastato
guardare quel ragazzo tremante dopo la violenza, il sangue fuoriuscirgli
dalle natiche e si era sentito in colpa. E allora aveva agito in un modo
impensabile per lui, aveva richiamato il compagno del rossino, gli aveva
permesso di curarlo e assisterlo, gli aveva dato libertà all'interno della
sua cabina, lui per quelle tre notti aveva dormito in una sedia lasciando a
loro il letto e la branda, aveva permesso a Kenji di girare per la nave
indisturbato o quasi, aveva dato ad Hanagata il compito di sorvegliarlo e la
cosa al suo ufficiale non era spiaciuta per niente anzi... fra i due si era
instaurato subito qualcosa. Confidava però che quello che Toru provava non
influisse nel suo giudizio e che Fujima non volesse approfittare di questo
per fare brutti scherzi. Quel piccoletto gli sembrava abbastanza scaltro.
Hanamichi attraverso le cure di Kenji e le
visite del medico Aida, l'unico a parte gli interessati a conoscenza della
verità visto che Kaede non aveva voluto che trapelasse la notizia,
fisicamente si era già ripreso, ora stava benissimo, però psicologicamente
era ancora distrutto. Passava il suo tempo a piangere sulla sua condizione e
quando il capitano entrava sulla stanza lo guardava con rabbia. Questo
faceva innervosire Rukawa ma anche lo preoccupava, eh si, si era ridotto
pure a preoccuparsi per qualcuno.
Maledizione imprecò fra se, tornava ancora sullo stesso punto quel ragazzo
per lui era pericoloso perché riusciva ad irritarlo ma anche ad attirarlo
come una calamita. Doveva liberarsene il prima possibile.
Prima che entrasse maggiormente in lui, non voleva più
soffrire e ne tantomeno far soffrire. Aveva preso questa decisione tanto
tempo fa ed era ancora irremovibile. Quindi doveva rilasciarlo,
ma quando?
Prima di fermarsi ad un nuovo porto
frequentato ci sarebbero voluti dei mesi e di sicuro non poteva buttarlo in
mare. Inoltre doveva ancora riuscire a farlo parlare delle pietre, di
dov'erano e perché Anzai aveva architettato quel piano per riaverle. Doveva
fargli capire che non ce l'aveva con lui, che bastava che parlasse e lo
avrebbe rilasciato. Ma come? Visto che era riuscito a farsi odiare del
tutto.
Già le pietre mancava poco che se le
dimenticasse, visto tutto quello che era successo. Però il suo orgoglio non
gli permetteva di fregarsene, gli sgarri vanno sempre puniti altrimenti si
rischia di sembrare deboli e lui per il momento non aveva ancora nessuna
intenzione di perdere colpi. Ora forse il rossino lo aveva anche torturato
abbastanza ma Anzai no, e visto che c'era lui dietro a tutto non poteva che
continuare ad usare Hanamichi anche se questo significava fargli ancora del
male. Anche se questo significava convivere con i sensi di colpa.
No ancora, pensò la volpe mentre cominciava a
mordersi un labbro, perché tutte le sue riflessione portavano la, va bene
aveva perso il controllo e di questo non andava fiero, ma non significava
che lo avrebbe perso ancora. Bastava che l'interrogasse con calma, tentando
di resistere alle sue risposte acide e al suo modo brusco di comportarsi.
Era un uomo di ghiaccio non poteva sciogliersi proprio ora a causa di uno
stupido ragazzino. Però il problema rimaneva. Come affrontarlo? Visto quello
che gli aveva fatto un approccio diretto avrebbe soltanto prodotto
resistenza con conseguente arrabbiatura per entrambi. Doveva trovare un
altro modo, ma sta volta per la prima volta nella sua vita non riusciva a
decidere come. Il problema gli sembrava invalicabile forse perché aveva
contribuito lui stesso con il suo comportamento ad ingigantirlo, forse
perché la sua coscienza continuava a tartassarlo.
"Capitano" una voce lo riportò a bordo della
Seya anche con il pensiero.
"Si, signor Sendo" disse rivolgendosi al
ragazzo dalla strana pettinatura che gli si era affiancato.
"Volevo parlarle, signore" disse l'altro
tentando di apparire il più naturale possibile.
"Di cosa? Sono tutto orecchi"
"Del suo comportamento signore e dello schiavo
dai capelli rossi" disse Akira tutto d'un fiato. Adesso aveva buttato la
bomba, doveva soltanto aspettare e vedere come l'avrebbe accolta.
Rukawa si irrigidì tuttavia disse "Non capisco
cosa vuole sapere"
Sendo allora sorrise ironicamente e disse
"Davvero? E allora come mai è così nervoso ultimamente?
"Nervoso? Non mi sembra proprio. Sta prendendo
un abbaglio Signor Sendo" disse Kaede tornando sfottente "L'avverto non ho
nessuna intenzione di stare ad ascoltare i suoi voli di fantasia"
"Senti Kaede" disse Akira abbassando la voce e
cambiando tono "Da quant'è che ci conosciamo?"
La volpe capì l'antifona dietro quelle parole
e anche lui cominciò ad usare un tono più formale "Da poco prima che
partissi dall'Inghilterra, una vita ormai"
"Esatto e da quel momento ne abbiamo passate
di cotte e di crude, quindi ormai credo di capire quando qualcosa non va in
te, agli altri puoi anche darla a bare ma non a me. Cos'è successo? Sono
convinto che parlarne ti farà bene, sai di poterti fidare di me, ho tradito
la mia posizione in Inghilterra per te e non me ne sono mai pentito, non
farmene pentire ora negandomi la fiducia. Sarebbe controproducente anche per
la nostra missione" disse Sendo puntando su tutto quello di cui sapeva
l'altro era suscettibile ovvero l'amicizia, il dovere, la responsabilità e
il cameratismo.
Il capitano dopo aver riflettuto per qualche
istante disse "Va bene, ma non qui"
Trascinò Sendo nella stanza che quest'ultimo
condivideva con Hanagata. Una cabina molto piccola con solo due brande e
alcuni vestiti sparsi qua e la.
Qui giunto gli raccontò dettagliatamente di
quello che era successo al palazzo di Anzai, sta volta non omettendo niente
neanche il tentativo quasi riuscito di seduzione o chi supponeva fosse il
mandante del furto ovvero il sultano stesso e, poi, gli raccontò di aver
violentato il rossino. Alla fine aveva gli occhi che fissavano il pavimento,
si vergognava della situazione che si era creata con Akira e lui odiava
mostrarsi debole di fronte ai suoi uomini.
Alzò lo sguardo sbigottito quando gli arrivò
alle orecchie la risata sincera dell'altro.
Akira
visto lo sguardo strano dell'amico fra una risata e l'altra riuscì a dire
"Tutto qui. Siamo dei corsari per dovere e dei
pirati per diletto e non dei stinchi di santi, a volte può capitare di
sentire il bisogno anche di certe cose.
Pensavo
chissà che cosa e invece…"
"Akira smettila" sbraitò il capitano "Non
capisci che ho fatto una cosa veramente orribile a quel ragazzo, gli ho
fatto perdere la dignità nel modo peggiore che esista"
"No io l'unica cosa che capisco e che per la
prima volta dopo tanto tempo hai dimostrato interesse per qualcuno in quel
senso" disse Sendo tornando serio "Sinceramente Kaede da quanto tempo è che
non fai sesso ovviamente escludendo tre giorni fa"
Il capitano arrossì leggermente mentre diceva
"Non me lo ricordo"
"Io invece credo di si, è da quando è mort…"
"Akira" lo interruppe
imperioso l'altro "Io ti ho confidato quella storia quando ci siamo
conosciuti, ma ti ho anche detto che non volevo più sentirne parlare per
cui è meglio per la tua salute che eviti"
"E va bene" disse Sendo sollevando le mani in
segno di resa "Intanto ormai mi sono fatto capire, no? Quello schiavo è
riuscito a fare colpo su di te, è riuscito ad abbattere le difese che ti eri
costruito per non soffrire più. Io lo trovo eccezionale"
"Io continuo a non capire cosa ci sia di così
tanto eccezionale visto che stavo meglio prima" disse Kaede tagliente.
"Kaede io ho sempre pensato che tu sei una
persona straordinaria, nonostante la tua giovane età sei riuscito a formare
una nave pirata e a compiere delle imprese leggendarie. La tua fama è sempre
in aumento e il tuo nome sulla bocca di tutti. Ma ho anche sempre pensato
che il tuo allontanarti dagli altri fosse una cosa assurda. E ora finalmente
hai trovato qualcuno che ha la stoffa per farti ritornare a vivere
veramente. Non buttare via questa possibilità che ti è stata concessa"
"Mi dispiace Akira ma non ho nessuna
intenzione di cambiare, non dopo tutti gli sforzi che ho fatto per trovare
un equilibrio, quel ragazzo è pericoloso per me, me ne sono già reso conto,
troverò il modo di farlo parlare e dopo lo abbandonerò da qualche parte. Lo
sopporterò fino a quando fra qualche mese non torneremo nella via trafficata
e intanto proverò ad evitarlo il più possibile" disse il volpino con un tono
categorico.
"Ok, un'ultima cosa dopo non parlo più e lui
come ha reagito alla violenza?"
"Male mi guarda con odio"
"Non voglio sapere la sua reazione dopo ma
mentre. E' venuto? Secondo te gli è piaciuto?"
"All'inizio gli ho fatto male, ma dopo quando
mi sono accorto che era vergine ho cominciato ad aiutarlo perché gli
piacesse. Comunque si è venuto, però rimane il fatto che non voleva"
Bene, bene, pensò fra se il porcospino, questo
significa che i due nonostante il rancore reciproco che provano hanno una
grande affinità sessuale e attrazione erotica, forse posso indirizzare il
capitano verso un comportamento meno freddo anche se non vuole. Così a
bruciapelo disse "E come pensi di carpire la sua fiducia?"
Il capitano lo guardò dubbioso.
"Beh" proseguì Sendo "Dopo tutto lo hai
violentato. Come farai a farlo parlare delle pietre?
"Non preoccuparti ho i miei metodi" disse
Rukawa ormai esasperato dalla conversazione.
"E quali? Lo vuoi violentare ancora oppure
torturarlo?" disse scettico l'altro "Secondo me dovresti invece cominciare a
trattarlo con rispetto e con dolcezza, sono sicuro che si scioglierebbe"
"Non mi servono i tuoi consigli" disse Rukawa
freddamente.
"Lo so, non puoi trattarlo così altrimenti
rischi di perdere il controllo. Hai paura di questo, vero?"
"Io non ho paura di niente" disse Kaede con
sguardo di fuoco "E vedrai riuscirò a farlo parlare"
"Se vuoi ci penso io, ho una certa esperienza
per queste situazioni delicate"
"E' un problema mio per cui non rompere, va
bene. Pensa al tuo Koshino e al tuo lavoro, altrimenti la mia minaccia di
impiccagione potrebbe diventare realtà"
"Ok, come siamo permalosi, io volevo solo
aiutarti a…" la porta si aprì ed entrò Hanagata agitato.
“Signore è in arrivo una tempesta improvvisa”
disse il quattrocchi al capitano senza perdere tempo.
Il volto del capitano ritornò gelido e
inespressivo mentre si gettava fuori dalla porta per tornare sul ponte,
seguito dagli altri due che intanto si erano scambiati uno sguardo di intesa
che significa per Hanagata Cosa è successo? E per Sendo Ti spiego tutto
dopo.
Quando giunse all’aperto Kaede prese il cannocchiale che un
marinaio gli porgeva e controllò la situazione. Il tempo si era fatto gelido
e ventoso, il mare era mosso e a sud si potevano scorgere degli ammassi di
nubi nere come la pece. Era una tempesta in piena regola ed era giusta sulla
loro rotta.
In quella stagione dell'anno in quell'angolo del mondo non
erano poi così rare, per il momento erano stati anche fin troppo fortunati.
Vagliò tutte le possibilità, fissò i suoi
marinai e controllò i punti nevralgici della sua nave soffermandosi sulle
paratie esterne e poi prese la sua decisione "Signor Koshino, mantenga la
rotta passeremo in mezzo alla tempesta"
"Si signore" urlò Koshino, non era la prima
volta che passavano una situazione del genere per cui tutti avevano capito
quali sarebbero stati gli ordini successivi e si misero in posizione per
rispettarli non appena pronunciati.
"Ammainate le vele" "Legate le cime" "Fissate
i cardini"
Quando tutto fu pronto Rukawa allora gridò
"Tutti gli uomini sotto coperta escluso il signor Koshino e …"
Sendo con occhi scintillanti gli si affiancò
dicendo “Mi offro volontario signore”
La volpe lo guardò per qualche istante, sapeva
il motivo di quelle parole, voleva restare vicino al suo ragazzo visto che
avrebbe corso un gran pericolo, e acconsentì, si fidava moltissimo di lui,
avrebbe guardato gli interessi della nave “Va bene, mi raccomando copra il
signor Koshino e lo aiuti a seguire la rotta. Signor Yusuda e Signor
Hanagata, fra quattro ore se la tempesta non dovesse essersi ancora
acquietata verrete a dar loro il cambio. Andate pure ciurma, approfittatene
per riposarvi” e così fecero.
Il capitano incurante dell’acqua e del vento
rimase ancora un po’ allo scoperto a guardare che tutto procedesse per il
meglio, passò il ponte in lungo e in largo per controllare che tutto fosse
in ordine, si fermò un attimo a fissare il comportamento di Sendo e Koshino
e, poi, si rifugiò in coperta per andare nella sua cabina.
Hanamichi era
da tre giorni che mangiava poco e dormiva ancora meno, si sforzava per fare
piacere a Kenji che era molto preoccupato ma stava male.
L’esperienza vissuta lo aveva disabilitato e
non aveva più la forza di fare niente. Le uniche volte che trovava tutta la
sua baldanza era quando entrava nella cabina il capitano Rukawa, allora
sentiva dentro crescere una gran rabbia e questa traspariva dalla sua
espressione e dai suoi occhi ne era convinto.
Lui odiava quell’uomo per tutto quello che gli
aveva fatto, lo aveva trattato come un oggetto, lo aveva calpestato, lo
aveva fatto sentire impotente, e la cosa più assurda era che lui Hanamichi
Sakuragi aveva provato un piacere folle in tutto quello.
Quando l’altro aveva cominciato a baciarlo a
muoversi in lui non aveva potuto far altro che godere sotto il suo tocco e
per questo si odiava.
Con che faccia avrebbe potuto affrontare gli
occhi sinceri di Yohei se si fossero rincontrati, Yohei era sempre stato
così sincero con lui, così buono e lui lo aveva ripagato tradendolo nel modo
peggiore.
Aveva permesso ad un altro uomo di portargli
via la verginità e ci aveva provato gusto.
Una lacrima uscì dal suo occhio sinistro,
ancora stava ricominciando a piangere, ormai non faceva altro. Avrebbe
voluto cancellare tutto, quell’esperienza e soprattutto le sensazioni
provate che ancora quando tentava di dormire lo assalivano facendolo
svegliare con un urlo strozzato.
Per fortuna che da quel giorno, il capitano
aveva permesso a Kenji di rimanere con lui, almeno la sua presenza lo faceva
sentire al sicuro. Inoltre doveva ringraziarlo anche perché da quel giorno
Rukawa si era limitato solo a fissarlo quando entrava e non aveva più
preteso niente da lui.
Ma che ringraziarlo, era il minimo visto
quello che gli aveva fatto. E poi quanto sarebbe durata ancora quella calma.
Un giorno sarebbe tornato alla carica e se avesse provato ancora a
violentarlo, lui come si sarebbe difeso, lui sarebbe riuscito a resistere
alla passione che sentiva nei suoi baci, nei suoi tocchi.
Ansimò al ricordo mentre ricominciava a
piangere distrutto dal dovere e dai suoi sentimenti che lo portavano a
provare disgusto per se stesso e odio per la volpe e dal suo istinto che lo
portavano a gioire in parte dell’accaduto e a desiderare che accadesse
ancora.
Fujima notò lo stato
d’animo del rossino e per tirarlo su cominciò a raccontargli della nave,
ormai lo faceva spesso, pensò Hanamichi tentando di ricacciare indietro le
lacrime. Di solito Kenji era sempre abbastanza pacato ma quando parlava di
un certo Toru Hanagata il quattrocchi che li aveva fatti condurre li i suoi
occhi si illuminavano tutti e si esaltava. Era ovvio che gli piacesse,
sperava solo che non lo facesse soffrire e non approfittasse di lui visto il
tipo di uomini che erano, ovvero infedeli e taglia gola della peggior risma.
Sentì degli strani rumori e guardò fuori
dall’oblò, si era fatto buio improvvisamente e aveva cominciato a piovere,
vide dei lampi e udì il rumore del tuono, era incorso una tempesta. Per un
attimo pensò che sarebbe stato bello se la nave fosse colata a picco, almeno
avrebbe finito di soffrire, ma poi capì che sbagliava. Doveva ancora portare
a termine una missione e anche se venuto a sapere la storia Yohei non lo
avesse più voluto, per riconoscenza doveva riuscire a fuggire e portare le
pietre al sultano.
Si rese conto che pensare alla missione lo
aiutava a calmarsi e così quando un paio di ore dopo Rukawa entrò nella
cabina, Hanamichi non piangeva più e riuscì a guardarlo nuovamente con
rabbia.
Kaede entrò nella stanza bagnato fradicio,
come d’abitudine in quei tre giorni rivolse lo sguardo verso il suo letto
per guardare il rossino e come al solito vide nei suoi occhi l’odio e la
rabbia che provava per lui. Si diresse verso l’armadio e tirò fuori dei
vestiti asciutti cominciando a cambiarsi.
Hanamichi da quando il capitano era entrato
nella cabina aveva fissato con astio tutte le sue mosse, però quando
cominciò a spogliarsi istintivamente arrossendo volse lo sguardo altrove
tentando di resistere alla forte tentazione di sbirciare. Il suo corpo non
aveva importanza, lui lo odiava, lo odiava, lo odiava per tutta una serie di
cose, continuava a ripetersi, non gli importava nulla di lui, di come era
fatto. O forse no, era così insicuro.
Si volse verso Kenji per vedere cosa stesse
facendo lui e si accorse che guardava il pavimento imbarazzato e lo imitò.
“E’ così bello il pavimento?” queste parole
sussurrate a pochi centimetri dal suo orecchio gli fecero alzare gli occhi
per puntarli contro chi le aveva pronunciate mentre una risposta tagliente
gli sovveniva alle labbra “Sempre meglio che guardare una stupida volpe come
te”
Kaede aveva riflettuto molto sull’ultima parte
della discussione avuta con Sendo, sulla gentilezza che poteva far di più
della violenza su Hanamichi e aveva deciso di giocare quella carta, anche se
ovviamente Akira non lo avrebbe mai saputo. Bastava solo che si ricordasse
che non doveva lasciarsi andare e che per lui il rossino era soltanto un
pollo da spennare per avere informazioni. Sarebbe andato tutto per il
meglio, dopo tutto lui era Kaede la volpe dei ghiacci Rukawa.
Per mettere in
atto il suo piano doveva evitare di perdere il controllo e di assecondare il
rancore e il sarcasmo che provenivano dalle parole del ragazzo dei capelli
rossi per cui senza far caso alla sua risposta tagliente si sedette sul
letto accanto a lui e tentando di essere dolce, cosa difficilissima per lui,
chiese “Come stai?”
Sakuragi rimase sorpreso da quelle parole e al
principio non seppe cosa rispondere, poi però qualcosa dentro di lui gli
fece capire che dietro quella messinscena di benevolenza poteva nascondersi
un altro fine e allora disse “Tre giorni fa stavo meglio nel palazzo del
Sultano Anzai”
“Lo so a casa si sta sempre meglio” disse
Kaede per nulla irritato e prendendo la palla al balzo “Ed io voglio farti
tornare la il prima possibile ma sai anche tu che questo non sarà possibile
fino a quando tu non mi dirai quello che voglio sapere”
Hanamichi però non si lasciò fregare e rispose
“Io non posso dirti quello che non so”
Il volpino sorrise ironicamente “Va bene ho
capito, ho visto che non vuoi collaborare” si alzò nuovamente in piedi
pensieroso e poi continuò “E’ inutile qui se ci fosse stato Sendo avrebbe
tentato di circuiti in qualche modo ma io non sarò mai portato per la
gentilezza e la diplomazia, queste sono sul serio cose in cui Sendo è il
maestro. Bene cambiamo strategia e torniamo ai miei metodi, sappiamo
entrambi che tu sai tutto quello che io voglio sapere. Sai dove sono le
pietre. E sai anche perché Anzai le vuole. Ora tu sei libero di non parlare
ma dopo non lamentarti se a causa del tuo silenzio è qualcun altro a pagarne
le conseguenze” e volse lo sguardo in modo allusivo verso Kenji che era
sempre rimasto in silenzio.
“Non si preoccupi, signorino Hanamichi” provò
a dire Fujima serio in volto sfidando Rukawa “Lo lasci fare”
Il rossino però era in preda allo sgomento e
disse tentando di mantenersi calmo “Lascia stare Kenji, lui non centra
niente”
“E’ quello che vedremo” disse il capitano
dirigendosi verso il castano e afferrandogli un polso.
“No” urlò Hanamichi e si lanciò contro il
capitano, Rukawa però s’aspettava quella mossa e si schivò, lo prese per la
vita e lo schiacciò sul letto, lo afferrò per le braccia e strattonandolo
gli gridò “Bhe allora parla”
“Non ci penso nemmeno” disse il rossino
tentando di liberarsi dalla morsa scalciando.
“E’ inutile che ti agiti, ti lascerò andare
solo quando avrai risposto alle mie domande, rassegnati. E per prima cosa
voglio che tu mi dica chi sei in verità?”
Il rossino finse di rilassarsi mentre
rispondeva “Io sono sul serio Hanamichi Sakuragi e sono uno sch…AHHHHH”
Kaede aveva aumentato la presa facendo urlare
il rossino “Non prenderti gioco di me so che non sei uno schiavo. Rispondi,
chi sei?”
Proprio in quel momento Fujima per aiutare il
suo padrone tentò di colpire Rukawa con la brocca che aveva sul comodino, ma
la volpe non era così stupida da cadere due volte nello stesso errore,
riuscì a schivare il colpo e mollando il rossino afferrò Kenji per un polso
dicendo “Bene vedo proprio che il tuo compagno desidera che mi occupi di
lui, vediamo un po’ potrei pensarci da solo o farlo torturare da Toru, che
ne dici?”
Nel sentire l’ultimo nome Fujima sbiancò
mentre Hanamichi riuscì a sferrare un pugno contro la schiena del capitano
urlando disperato “Lascialo stare, ti dico di lasciarlo stare. Prenditela
con me”
Kaede lasciò andare il castano e con un
sorriso che non prometteva niente di buono, riafferrò i polsi di Hanamichi
con una mano inchiodandolo al letto. Gli sfiorò con le labbra una guancia
mentre con la mano libera cominciava ad accarezzargli il torace “Va bene,
non serve che ti scaldi, se mi vuoi tutto per te io sono ai tuoi ordini”
Hanamichi rimase per un attimo interdetto,
incapace di muoversi, la sensazione che il fiato caldo dell’altro produceva
sulla sua guancia era rassicurante però si rendeva conto che non poteva
permettere che succedesse di nuovo. La volpe d’altra parte era di nuovo ad
un bivio, era ritornato a giocare ad un gioco estremamente pericoloso e
stava nuovamente perdendo il controllo, doveva subito lasciarlo andare e
uscire da quella cabina prima di raggiungere il limite.
Il rossino notò la titubanza del capitano e
con uno strattone più forte degli altri riuscì a liberarsi, schiaffeggiò con
una mano il volto dell’altro e con forza lo spintonò giù dal letto. Poi,
urlò “Non ho nessuna intenzione di permettere alle tuo schifose mani di
toccarmi ancora”.
Quel gesto e quelle parole sortirono un
effetto disastroso in Kaede, sentì il suo sangue ribollire e alzandosi in
piedi tagliente disse “Davvero? A me non sembrava che ti dispiacesse tanto
tre giorni fa, gemevi dal piacere, alla fine mi sembrava proprio che
godessi”
Hanamichi si
afferrò le orecchie con le mani per non sentire la verità che nessuno doveva
sospettare mentre gridava “Taci, tu non sai niente, smettila di dire
idiozie, mi ha fatto schifo”
La volpe però non demorse afferrando per le
spalle il rossino lo scosse più volte e urlò “Hai paura della verità, vero?
Hai paura di ammettere che ti è piaciuto e che vorresti che lo rifacessi”
“No smett .. hmmm” la supplica disperata di
Hanamichi finì sulle labbra di Rukawa. La volpe aveva premuto con rabbia la
sua bocca su quella dell’altro e approfittando del suo sbigottimento aveva
cominciato ad esplorare con la sua lingua quell’anfratto prelibato.
Quando sentì il rossino cedere fra le sue
braccia si staccò e sarcasticamente chiese “Allora non ti piace eh?” poi lo
sollevò da terra prendendolo fra le sue braccia e cominciò a portarlo verso
la porta.
Sakuragi provò con il suo ultimo barlume di
coscienza colpire inutilmente più volte il petto della volpe per farlo
desistere, in qualsiasi posto dove volesse portarlo non voleva andarci. Ma
la sua forza era ridotta e quei pugni sembravano più carezze che altro.
Kenji che fino a quel
momento era rimasto gelato sul posto a guardare esterrefatto quello che
stava succedendo fra i due quando vide il capitano trascinare Hanamichi
fuori dalla porta si mosse per fermarlo. Lo afferrò per la vita piantando i
piedi per terra per bloccarlo. Il suo però fu un tentativo vano, Rukawa con
un abile gesto e molto velocemente riuscì a scrollarselo da dosso e a
spingerlo contro il letto. Fujima batté la testa e svenne. Tuttavia per
evitare ulteriore seccature Rukawa decise di chiudere la porta a chiave.
Hanamichi
stava piangendo mentre continuava imperterrito a colpire l’altro, ben
sapendo che era inutile, che aveva ragione la volpe, qualsiasi cosa volesse
fargli lui la desiderava come non aveva mai desiderato niente nella sua vita
perché tre giorni fa aveva goduto nel sentire l’altro dentro di se.
Kaede invece ormai era succube dei suoi più
bassi istinti, voleva possedere di nuovo quel corpo e voleva che sta volta
avvenisse nel luogo che più amava della nave Aveva perso nuovamente il
controllo e a nulla valeva la vocina che gli gridava dentro, di smetterla,
di lasciarlo andare, che era ancora in tempo per non restare bruciato. Che
faceva ancora in tempo a tornare sui suoi passi.
Lo trascinò sul ponte della nave, fregandosene
della tempesta che ancora infuriava, lo adagiò per terra su un luogo in cui
chi stava al timone non poteva vederli
Non appena libero il rossino provò a fuggire
ma fu subito afferrato dall’altro e sbattuto contro uno dei due alberi.
Senza perdere altro tempo la volpe cominciò a
tempestare di baci il volto del rossino.
Le gocce fredde d’acqua che cadevano sul suo
viso opposte ai baci caldi ed umidi di Rukawa fecero eccitare subito
Hanamichi, che istintivamente circondò con le braccia il collo del moretto.
Rukawa baciò lentamente la fronte, gli occhi,
le guance, il mento, il naso e poi si fiondò con la lingua sulle labbra
leggermente aperte dando vita ad un bacio sensuale e passionale. Il rossino
si ritrovò ben presto a seguire con la sua, la lingua dell’altro
corrispondendo a quel bacio.
In un ritmo frenetico l’uno esplorò la bocca
dell’altro.
Poi, il volpino continuò la sua esplorazione
del corpo del rossino che era iniziata con la testa, leccando passò il
collo, si fermò un attimo sul bordo della camicia, giusto il tempo di
strappargliela con le mani di dosso, poi continuò il suo lavoro di
degustazione.
Passò il torace soffermandosi sui capezzoli
inturgidendoli, poi andò ancora più giù fino a raggiungere l’ombelico che
penetrò più volte. Il gusto salato della pelle del rossino unito a quello
dell’acqua piovana erano un mix incredibile che esaltava i sensi della
volpe. Quando ebbe finito di leccare tutta quella pelle nuda ritornò sulle
labbra dell’altro pronto per un nuovo bacio, mentre una delle sue mani
scioglieva il nodo della cintura per togliergli i pantaloni.
Hanamichi dal canto suo continuava a gemere ed
ad emettere sibili ad ogni contatto della lingua dell’altro con la sua
pelle. Quando sentì l’altro giocare con i suoi pantaloni mentre lo baciava
gli facilitò il compito allontanandosi di poco dall’abbraccio.
Quando si separarono da quel bacio, la volpe
si inginocchiò e cominciò a leccare anche le gambe partendo dal basso,
solleticando con le mani i testicoli. Quando raggiunse con la bocca il
membro eretto del rossino lo sigillò con le labbra leccandolo, baciandolo,
accarezzandolo con la lingua.
I gemiti del rossino diventarono sempre di più
mentre le sue mani finirono fra i capelli dell’altro come ad incitarlo a
dargli di più.
Ad un tratto il corpo del rossino ebbe un
tremito, stava per raggiungere il limite e Rukawa si staccò da lui
lasciandolo insoddisfatto, si sollevò in piedi, si aprì i pantaloni e
facendolo aderire ancora di più all’albero gli sollevò le gambe portandosele
sulle spalle premendo il suo pene contro la piccola fessura dell’altro.
Sta volta mentre lo penetrava tentò di essere
il più dolce possibile, lasciò all’altro il tempo di rilassarsi e infatti fu
proprio il rossino che ad un certo punto cominciò a muoversi verso di lui
mentre le sue mani gli accarezzavano i capelli bagnati dall’acqua, al che
Rukawa entrò in lui completamente iniziando una danza sensuale che portò ben
presto i due all’apice del piacere.
L’urlo di soddisfazione che uscì dalle loro
gole fu nascosto ad orecchie indiscrete dal fragore di un tuono.
Rimasero fermi per qualche istante assaporando
gli ultimi minuti dell’amplesso e, poi, Rukawa uscì dal rossino. Si legò i
pantaloni e fissò intensamente il compagno.
Hanamichi si era lasciato cadere a terra in
posizione fetale, stava nuovamente piangendo e aveva cominciato a tremare e
non solo per il freddo, ma anche per quello che era nuovamente successo.
Solo che sta volta anche se in principio era stato obbligato mentre lo
facevano era stato del tutto consenziente. Si sentiva un verme, un
traditore per aver fatto del sesso con quell’infedele. Si sentiva sporco e
bisognoso di conforto.
Due braccia calde lo avvolsero facendo aderire
il suo volto ad un confortante petto. Subito anche le sue braccia si mossero
a cingere la vita dell’altro lasciandosi cullare dalle dolci carezze che gli
scorrevano sulla schiena. Hanamichi non sapeva quello che stava succedendo,
sapeva solo che quella volpe riusciva a scatenargli dentro delle sensazioni
piacevoli mai provate e questo era male visto le sue responsabilità, visto
quello che aveva promesso a Yohei, visto la riconoscenza per Anzai, visto la
sua missione, visto il suo orgoglio.
Vedendolo in quello stato Kaede aveva provato
una fitta al cuore, ci era cascato di nuovo e lo aveva fatto soffrire.
Istintivamente lo aveva abbracciato per consolarlo, aveva visto giusto quel
tipo risvegliava in lui sentimenti contrastanti che lo portavano a
comportarsi in modo del tutto inaspettato. Lui che non era mai dolce, lui
che non perdeva mai il controllo si ritrovava a passare nel giro di pochi
attimi da una all’altra di queste caratteristiche per colpa di quello
stupido rossino. E si, decisamente, per lui quel tipo era proprio
pericoloso.
FINE 4° CAPITOLO
Ise: Ragazzi soddisfatti di questo capitolo
Hana e Kaede: Insomma
Ise: Perché cosa c’è scritto di male?
Hana poggia la mano sulla spalla destra di Ise
mentre Kaede la poggia su quella sinistra: Lasciatelo dire non sai scrivere
lemon
Ise: Lo so non serviva tutta questa
sceneggiata. Comunque spero di migliorare
Hana e Kaede Lo speriamo anche noi che tu
migliori visto tutte quelle che hai in programma
Ise: Già è meglio che mi dia da fare. Al
lavoro.
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