DISCLAMERS: Hana e Ru non sono miei come del resto gli altri personaggi di Slam Dunk, io ho chiesto a mia madre se potevamo adottarli ma lei non ha voluto, ha detto che abbiamo già troppi seccatori per casa.

DEDICHE E RINGRAZIAMENTI: A Ka per il suo compleanno e a Naika, Dany e Neko per l'entusiasmo dimostrato nell'accogliere questa fic

NOTE: 1. Nel prologo abbiamo lasciato Hana e Ru intenti alla lettura di un libro, adesso i nostri eroi si troveranno sbalzati tramite la loro fantasia all’interno del racconto sostituendosi ai veri protagonisti. Questo implica due cose:

1.       I loro caratteri potrebbero subire delle modifiche;

2.       La forza di Hana è ridotta in quanto si immedesima in una donna.

NOTE: 2. Un altro appunto da fare prima della lettura è questo:

-          in corsivo ci sono le “vere” parti del libro;

-          in stampatello la storia come la vivono Hana e Ru.

NOTE 3: I nomi dei golfi, dei luoghi e delle città sono inventati in quanto anche se è un’opera ambientata alla fine del 1600 non vuole essere una ricostruzione storica.

Con questo ho finito. Buona lettura (spero)

  


La vittima e il carnefice

Parte II

di Ise


 

Il sole cominciava ad affacciarsi pallido al nuovo giorno, fra un po’ avrebbe illuminato le navi ancorate nel golfo di Assan e il porto si era già risvegliato. I marinai erano già a bordo delle navi pronti ad una nuova giornata di pesca. I mercanti giravano di qua e di la pronti a vendere le ultime cose utili. Le donne a volto coperto erano andate a salutare i mariti portando loro il pranzo e i bambini giocavano a rincorrersi. In mezzo a tutta quella confusione un gigante dai capelli neri accompagnato da altri uomini stava letteralmente trascinando ….

 

due giovani che puntando i piedi tentavano di rallentare la sua avanzata.

 

Hanamichi non poteva accettare di non fare niente, non poteva permettere che lo portassero sulla nave per lui sarebbe stata la fine, dopo quello che aveva fatto al capitano Rukawa non poteva neanche immaginare quale sarebbe stata la sua reazione quando si sarebbero rincontrati.

 

Doveva trovare il modo di fuggire. Ma come? Se anche fosse riuscito a divincolarsi dalla presa di Uotsumi,  gli altri dieci uomini lo avrebbero riagguantato subito.

 

Tentare di parlargli era stato inutile, il gigante sembrava neanche capire quello che gli diceva.

 

-Maledizione- imprecò fra se, non poteva finire così, la sua prima impressione non poteva rivelarsi vera, non poteva davvero essere in trappola.

 

Hanamichi guardò Kenji che camminava al suo fianco spintonato da Uotsumi. Si sentiva in colpa, non avrebbe mai dovuto metterlo in mezzo. Sapeva che si era offerto di affiancarlo nella missione di sua spontanea volontà perché gli voleva bene e aveva ancora un grosso debito di riconoscenza nei suoi confronti ma... avrebbe preferito che non si inventasse quella scusa per seguirlo sulla nave, ora rischiava anche lui la vita. Il fatto di non averlo voluto lasciare da solo gli faceva onore ma era una pazzia.

 

Velocemente ripercorse il loro primo incontro avvenuto cinque anni fa. Lui e il figlio del sovrano, l'attuale erede al trono e suo coetaneo, stavano facendo un giro nel mercato degli schiavi quando lo vide. Era magrissimo, tutto sporco, portava dei vestiti a brandelli e si trovava in una gabbia.  Quando i loro occhi si incontrarono ad Hanamichi parve un cucciolo ferito e ne ebbe pietà. Si avvicinò e chiese al mercante che lo aveva in custodia cosa avesse fatto. Lo schiavista gli rispose che era stato acciuffato mentre rubava da mangiare e sarebbe stato venduto come schiavo per risarcire la parte lesa. Il mercante era sicuro di fare buoni affare, lavato quel piccoletto doveva essere proprio una bellezza ed era perfetto per degli scopi lascivi. Hanamichi si commosse per la sua storia, se aveva rubato del cibo visto quanto magro era doveva averlo fatto perché affamato. Lo riguardò e capì subito che non poteva permettere che venisse venduto a qualche vecchio bavoso per cui lo comprò lui stesso pagandolo con  un  bracciale regalatogli dal sultano. Anzai subito non la prese bene, il bracciale valeva molto di più di un malaticcio schiavo ma poi accettò la sua scelta. Diede a Kenji del cibo, gli fece fare un bagno e mettere dei vestiti puliti, gli concesse una nuova vita e presto divenne il suo schiavo preferito. Era molto intelligente e servizievole, sapeva capirlo al volo e aiutarlo  nei momenti di difficoltà. Più che uno schiavo era ormai un amico, un amico fedele che avrebbe donato la sua vita per lui perché riconoscente visto che lo  aveva sempre trattato bene, lo aveva tolto da una strada e lo aveva levato dalle "premure" di qualche vecchiaccio.

 

Hanamichi sbuffò tentando inutilmente di bloccare ancora una volta Uotsumi, doveva trovare una soluzione anche per Kenji.

 

Girarono un angolo e si trovarono di fronte la Seya, la nave del capitano Kaede Rukawa era una goletta a due alberi non tanto grande ma molto maneggevole e veloce. Era ben armata e il suo scafo dipinto di nero incuteva soggezione e paura solo a guardarlo.

 

Hanamichi si rese conto che doveva pensare a qualcosa e in fretta altrimenti sarebbe stato troppo tardi. Ma non gli veniva in mente niente.

 

Quando Uotsumi si fermò davanti al veliero in attesa di salire, Sakuragi guardò in direzione del castello come a cercare un aiuto che sapeva non ci sarebbe stato. Il sultano lo aspettava nelle sue stanze per deviare i sospetti sulla sua persona, non poteva di sicuro immaginare quello che sarebbe successo.

 

Quando venne condotto a bordo e l'ultima speranza di salvarsi morì il rossino si sentì mancare.

 

Quando venne portato alla presenza di Sendo, però il sorriso perenne dell'altro risvegliò il suo spirito ribelle. Che succedesse quello che doveva, era deciso di vendere cara la sua pelle.

 

Akira era intento a sorvegliare le operazioni di carico quando Uotsumi accompagnato da due strani ragazzi gli si parò davanti.

 

Li guardò sorpreso aspettando una spiegazione che non tardò ad arrivare.

 

"Signor Sendo, il signor Hanagata mi ha detto di portarvi questi ragazzi" disse il gigante.

 

Dopo quelle parole Akira li guardò meglio e riconoscendo Hanamichi ridacchiando disse "Il ballerino hentai" poi tornando serio si rivolse a Uotsumi dicendo "Vai pure in cucina a sistemare le tue cose, a pranzo voglio mangiare qualcosa di buono cucinato dalle tue mani magiche Jun" e il cuoco della Seya obbedì.

 

Rimasto da solo con i due "schiavi" Sendo si rivolse a Kenji dicendo "Lui lo conosco, ma tu chi sei?"

 

"Sono un altro regalo del sultano" rispose inchinando leggermente la testa.

 

"Certo che il mio capitano è fortunato nel giro di poche ore gli sono stati regalati due schiavi bellissimi. Bhe se volete seguirmi vi porterò nella sua cabina, deciderà poi lui cosa fare di voi" e fece per incamminarsi.

 

"No, signore" la voce un po’ stridula di Fujima echeggiò nella nave.

 

Sendo lo guardò perplesso chiedendo "E adesso che c'è, siete o non siete dei regali per il capitano"

 

"Il sultano ci ha regalato a lui ma poi il vostro capitano ci ha liberati. Siamo stati portati a bordo della nave per uno stupido malinteso, nessuno ci ha ascoltato, signore" disse Kenji mantenendo il sangue freddo.

 

"Bhe in linea di massima il capitano di solito libera gli schiavi ma non lo fa mai nel luogo in cui gli vengono donati per non incorrere nelle ire del donatore, è anche vero che sta volta non ci fermeremo prima del nostro obiettivo per cui potrebbe aver deciso di farlo subito. Comunque avete la delibera?" chiese Sendo dubbioso.

 

Hanamichi guardò Kenji aspettando che parlasse, lo aveva  stupito per la sua arguzia quando aveva provato a convincere l'altro di un equivoco non vero e ora non gli rimaneva che affidarsi alla sua capacità di convincimento.

 

Fujima rispose pacatamente "Delibera? Signore non capisco cosa vuole da noi"

 

"Un foglio di carta con la firma del capitano in cui scrive che siete liberi, lo rilascia sempre per non far incorrere lo schiavo in problemi"

 

"Bhe a noi signore non l'ha rilasciato, ci ha solo detto che eravamo liberi e di andare" continuò Kenji.

 

Akira sorrise ironicamente "Forse dite la verità o forse no, comunque non posso lasciarvi andare senza un ordine diretto del capitano, se facessi qualcosa di sbagliato sarebbe capace di appendermi all'albero maestro"

 

Kenji provò a dire per apparire più sincero "Perché non manda qualcuno dal capitano a sincerarsi che dico la verità?"

 

Sendo cominciava ad innervosirsi nonostante mantenesse il suo solito sorriso "Quanta fretta? Non mi risulta che gli schiavi abbiano degli impegni. Fra non molto il capitano sarà qui e allora gli chiederò se quello che avete detto è la verità senza infastidire uno dei nostri marinai per delle cose così futili. E ora se volete seguirmi aspetterete nella tana della volpe"

 

Fujima capì di aver fallito il suo estremo tentativo e con un gesto del capo fece segno di accettare quanto stabilito dall'altro.

 

Hanamichi dal canto suo avrebbe voluto tentare di spaccare la faccia a quel tipo sempre sorridente per poi  buttarsi in acqua per fuggire ma l'arrivo di Hanagata e di un ragazzo dai capelli scuri, carnagione chiara e dal viso imbronciato lo fece desistere. Tre persone erano troppe da abbattere.

 

"Tutto bene?" chiese il nuovo arrivato rivolgendosi a Sendo e guardando Hanamichi e Kenji.

 

"Tutto bene Hiro-Kun, sono i nuovi schiavi del capitano, li stavo portando nella sua cabina" rispose Sendo raggiante.

 

"Ti serve una mano?" chiese sempre l'altro.

 

Fu Hanagata a rispondere "Per carità no, se ti lascio andare giù con lui, chissà quando ritorni e mi servi per decidere la rotta"

 

"Sarà per un'altra volta Hiro" disse Sendo e cominciò a spingere Hana e Kenji verso la cabina del capitano.

 

Al rossino non rimase che seguirlo, ormai era conscio che all'ira di Rukawa non poteva più sottrarsi.

 

Dopo averli accompagnati nella cabina Sendo lasciò da soli i due "schiavi" e chiuse la porta a chiave dall'esterno. Di solito non lo faceva mai ma qualcosa in quei due non lo convinceva del tutto per cui aveva optato per quella soluzione.

 

Hanamichi e Kenji si guardarono intorno, l'appartamento del capitano era ampio e arredato con sobrietà. C'era un letto sgangherato a sinistra di ferro battuto, un armadio di legno, uno specchio attaccato alla parete e un comodino con sopra un catino, una caraffa e i ferri per radersi. Al centro invece c'era una tavola rotonda piena di carte geografiche, la stanza infatti doveva essere usata anche come sala riunioni. A destra c'era una scrivania e uno scaffale pieno di libri di ogni genere. Chiuso al centro della scrivania c'era il giornale di bordo e a lato di questo una boccetta con l'inchiostro e un pennino. Sempre a destra c'era anche un separè dietro il quale si trovava una branda.

 

Hanamichi si avvicinò alla scrivania e aprì il giornale di bordo, voleva ricavarne delle informazioni per capire come dover affrontare Rukawa, ma era scritto in una lingua che non conosceva per cui lo richiuse subito.

 

Andò a controllare le cartine sulla tavola ma neanche li ebbe informazioni, non c'era nessun segno distintivo, nessuna indicazione su qual era la prossima destinazione della nave.

 

Rimase un attimo pensieroso e poi decise come comportarsi. Prima di tutto doveva mettere le pietre in un luogo dove nessuno le avrebbe trovate. Quel luogo doveva essere segreto per tutti compreso Kenji per cui mentre le nascondeva lo fece addossare con il volto alla porta con gli occhi chiusi. Per quanto riguardava la volpe dei ghiacci avrebbe agito in base al comportamento dell’altro fingendo di non sapere niente, ora non gli rimaneva che aspettare.

 

 

Rukawa si stava rivestendo di tutta fretta, di dormire visto quello che era successo e visto il sole che cominciava a fare capolino nel cielo non se ne parlava proprio.

 

Era incavolato nero con se stesso per la sua stupidità, ogni volta che si fidava e si lasciava andare finiva sempre così e lui era ancora così imbecille da cascarci puntuale sempre. Era arrabbiatissimo con lo schiavo e il suo complice ovviamente visto il colpo ricevuto alle spalle non poteva che avere un complice perché avevano osato ingannarlo. Di solito chi gli faceva una cosa del genere finiva molto male ma adesso non aveva tempo di cercarli, una missione inderogabile lo aspettava. Erano fortunati ma non lo sarebbero stati per sempre, un giorno li avrebbe trovati e gliela avrebbe fatta pagare.

 

Kaede si fissò in vita la spada chiamata "Nettuno" e si rese conto di un altro fattore non trascurabile. Avevano rubato solo le tre pietre, comportamento strano visto il valore che aveva la sua arma. Era una spada di ottima fattura a manico largo, la cui elsa era intarsiata da pietre preziose che formavano il disegno di Nettuno il Dio dei mari da qui il nome della spada. Un cimelio di famiglia, l’ultimo regalo di suo padre.

 

Kaede uscì dalla stanza e mentre camminava per i corridoi ebbe modo di pensare a tutti fatti della sera prima. L'invito del sultano così tempestivo, la festa, il ballerino che cade, lui che lo reclama come schiavo, il sultano che accetta subito, il tentativo di seduzione, il sonnifero, il furto delle tre pietre che teneva appese al collo, il complice a palazzo. Lo schiavo era andato a colpo sicuro sapeva cosa voleva e se l'era presa senza controllare se aveva qualcos'altro di valore. Tutto troppo facile, programmato, elaborato, doveva esserci un piano ben preciso sotto. E l'unica persona che poteva metterlo in porto era il sultano Anzai. Quel ladro doveva essere al suo servizio, ne era quasi sicuro. Ma perché? Le pietre era quello il mistero da svelare, doveva scoprire a chi appartenevano davvero prima che lui le trovasse a bordo di quella nave.

 

Uscì dal palazzo e si girò a guardarlo. Lui odiava lasciare le cose a metà ma sta volta non aveva proprio scelta.

 

Per ora non poteva fare altro che andarsene ma sarebbe tornato presto e come a suggellare quella decisione prima di voltarsi e incamminarsi verso il porto sussurrò "A presto Sultano Anzai, la prossima volta che ci vedremo dovrai darmi delle spiegazioni".

 

Arrivò alla nave con passo spedito, vi salì a bordo salutando gli uomini che incontrava e dopo aver controllato con un paio di occhiate che tutto fosse a posto senza chiedere pareri a nessuno urlò "Tutti gli uomini ai propri posti".

 

Tutti i suoi marinai cominciarono a muoversi all'ordine e Toru e Akira che si trovavano sotto coperta uscirono e gli si avvicinarono per parlargli.

 

Fu Hanagata a parlare per primo "Come mai questa fretta? Secondo i programmi dovevamo partire fra un paio di ore"

 

"Ho cambiato idea" fu la secca risposta del capitano "Prima partiamo prima raggiungiamo l'obiettivo, non dobbiamo assolutamente permettere che ci scappi altrimenti addio ricompensa"

 

"Ma…" provò a dire ancora Toru ma fu gelato con lo sguardo dal capitano.

 

Sia Akira che Toru capirono che nel capitano c'era qualcosa che non andava, era troppo nervoso. Qualunque cosa fosse successa doveva averlo alterato di parecchio e con la partenza tentava di sfogarsi. In quelle condizioni non era molto salutare obiettare, avrebbero rischiato grosso. Tuttavia Sendo aveva qualcosa di urgente da dire "Senta capitano c'è..."

 

"Dopo signor Sendo" sibilò Rukawa "Ora prepariamoci a partire"

 

"Veramente…" ribattè l'altro.

 

"Ho detto dopo, cos'è diventato sordo" disse Kaede con un tono che non permetteva repliche.

 

"Agli ordini capitano" disse Akira. Peggio per Rukawa, lui aveva provato a dirgli degli schiavi ma l'altro non glielo aveva permesso. Se poi si incavolava di più non poteva che dare la colpa a se stesso

 

Rukawa si portò al centro del ponte e cominciò a dare lui direttamente gli ordini "Ammainate le vele, tirate su l'ancora. Signor Koshino a lei il timone, mi raccomando ci porti fuori da questo porto con una virata dolce non voglio problemi"

 

"Si signore" rispose il timoniere e navigatore della Seya.

 

Mentre Hanagata controllava con occhio critico i manovratori, Sendo era salito su uno dei due alberi per guardare l'orizzonte e dare indicazioni in caso di ostacoli imprevisti.

 

L'uscita dall'insenatura fu pulita e quando si trovarono in mare aperto, Kaede chiamò "Signor Hanagata"

 

"Si signore" accorse l'interpellato.

 

"Ha controllato quelle mappe che le avevo dato?" chiese il capitano.

 

"Si io e Hiroaki le abbiamo controllate prima e la rotta che lei aveva ipotizzato sembra la più funzionale"

 

"Bene allora, signor Koshino, prenda il largo e proceda con la rotta stabilita" disse la volpe dei ghiacci, poi si ricordò della discussione in sospeso e chiamò "Signor Sendo"

 

"Si capitano" disse Akira scendendo dall'albero e dando ordine ad un altro uomo di salire.

 

"Di cosa doveva parlarmi?" chiese Rukawa già più rilassato. Il mare aperto era la sua vita e solo quando si trovava su una nave si trovava a proprio agio.

 

"Volevo informarla che i suoi schiavi erano stati portati a bordo e l'attendevano nella sua cabina" disse Sendo lievemente ironico.

 

"I miei schiavi?" chiese sorpreso il capitano.

 

"Si il ballerino e il suo amichetto" spiegò Sendo "Non mi dica che li aveva liberati davvero senza delibera perché ormai è troppo tardi sono sulla nave"

 

Sulle labbra di Rukawa si dipinse un leggero sorriso "Il ballerino e il suo amichetto?"

 

Proprio allora si intromise Toru "Li ho trovati che vagavano nel palazzo e ho pensato di mandarli sulla nave come d'abitudine. Ho fatto qualcosa di sbagliato?"

 

"No, avete fatto benissimo" disse il capitano e raccontò quanto avvenuto nella camera offertogli dal sultano omettendo il tentativo quasi riuscito di seduzione e i suoi sospetti.

 

"Ecco il motivo per cui tentavano di convincermi  di essere stati dichiarati liberi, bhe i suoi ladri di cui voleva vendicarsi adesso li ha già trovati" disse ridendo Sendo "Però è un peccato far loro del male sono molto carini"

 

"Certo che il castano ha dimostrato uno spirito di dedizione enorme volendo seguire il suo compagno" disse pensieroso Hanagata.

 

"Cosa intendi?" chiese Rukawa.

 

"Io sapevo del rossino non dell'altro. E' stato proprio quest'ultimo a offrirsi come schiavo per seguire il suo compagno, senza dimostrare la ben che minima incertezza"

 

"Tutto questo è molto interessante" affermò Kaede,

 

Dopo un attimo di silenzio in cui tutti e tre sembravano pensierosi la volpe dei ghiacci disse "Bene credo sia giunto il momento di parlare con loro. Signor Sendo a lei la nave, se c'è qualche problema mi chiami subito, faccia mantenere questa rotta e soprattutto non tartassi troppo il signor Koshino"

 

"Si capitano Rukawa, ai suoi ordini" disse Sendo fingendosi offeso per l'ultima frase.

 

Kaede però non gli diede corda e rivolgendosi a Toru disse "Signor Hanagata, lei venga con me nella mia cabina"

 

"Certo, capitano" disse l'altro ed entrarono nella parte coperta della nave.

 

 

Hanamichi e Kenji si erano seduti sul letto e si erano accorti che il veliero si era messo in moto.

 

Dopo un primo attimo di sbigottimento, il rossino era andato a controllare su uno degli oblò e aveva visto a poco a porto il porto di Assan allontanarsi.

 

Ad ogni metro percorso sentiva il suo cuore cadere sempre più vittima della disperazione. Non capiva perché il capitano Rukawa aveva preferito affrontarli in mare aperto invece che sul porto, forse voleva darli in pasto agli squali senza chiedere spiegazioni.

 

Tentò di calmarsi facendo una lunga serie di respiri profondi e ritornò a sedersi sul letto.

 

Trascorsero un paio d'ore senza che succedesse nulla, poi la porta della cabina si aprì.

 

Entrarono il capitano e il suo luogotenente con gli occhiali.

 

Hanamichi e Kenji si alzarono dal letto e inclinando leggermente la testa in posizione servile aspettarono che gli altri due parlassero. Era meglio usare una tattica di aspettativa per il momento.

 

Rukawa come al solito impassibile gli si parò davanti e con voce tagliante disse "Quale felicità rivedere il mio verginello"

 

Le guance di Sakuragi si dipinsero di rosso al pensiero della tattica usata per circuirlo.

 

"Credo che tu abbia qualcosa che mi appartiene" continuò Kaede sollevando una mano in attesa che l'altro gli porgesse le pietre.

 

Il rossino però alzò lo sguardo e fingendosi sorpreso disse "Io non capisco cosa voglia da me, signore"

 

Rukawa si accigliò "Bene fai il finto tonto e non collabori, vorrà dire che mi arrangerò da solo".

 

In un attimo, lo afferrò per il corsetto di stoffa leggera e glielo strappò con forza lasciando scoperto il suo petto.

 

Hanamichi era così interdetto da non riuscire fare niente, però quando Rukawa allungò la mano per perquisirlo meglio fu Kenji a mettersi in mezzo per impedirglielo.

 

Il castano urlò "Lasci stare il signorino Hanamichi, lui non c'entra niente, sono stato io a rubare le pietre per rivenderle ad un mercante e visto che siamo amici lui mi ha coperto"

 

"Signorino Hanamichi?" ripetè Toru per la prima volta parlando.

 

Kenji si accorse della gaffe e disse "No, volevo dire Hanamichi"

 

Toru sembrava divertito e dopo aver guardato il capitano che gli fece un segno di assenso disse "E visto che sei stato tu, dove sono le pietre? Le ha già consegnate a questo mercante? Quanti soldi ti ha dato? Dove sono questi soldi?"

 

Fujima tentò di arrampicarsi sugli specchi dicendo "Le ho consegnate al mercante e con i soldi che mi ha dato ho pagato un debito ad un usuraio"

 

Toru finse di credergli "Davvero? Eri così alla gola da dover rubare e mettere in mezzo un tuo amico per pagare un debito"

 

"Si" disse Kenji "Credetemi il signorino cioè Hanamichi non c'entra"

 

"E noi saremo così stupidi da crederti, è ovvio che il signorino cioè Hanamichi" disse Rukawa marcando le ultime parole "c'entra, anzi da quel che ho capito è lui qui il capo e tu sei solo il suo schiavo"

 

"No…" provò a dire Kenji ma venne interrotto da Hanamichi "Hai ragione sono io qui il capo e lui è solo il mio schiavo personale, comunque da me non saprete nient'altro, né dove sono le pietre né …"

 

"Chi è il tuo mandante" continuò per lui Rukawa.

 

"Non so di cosa tu stia parlando" disse il rossino con aria combattiva.

 

La combattività del rossino stuzzicò la volpe dei ghiacci che disse "E' quello che vedremo. Signor Hanagata porti il castano nella stiva e chiudilo dentro, ora io e Hanamichi dobbiamo discutere da soli"

 

"Subito capitano" disse Toru e uscì dalla stanza portandosi dietro un reticente Kenji che continuava a guardare in direzione di Hanamichi con sguardo preoccupato.

 

Rimasti soli Kaede riprovò ad allungare le mani per procedere al controllo sulla persona del rossino, ma questi sta volta era preparato.

 

Il rossino si sedette sul letto e calciò con entrambi i piedi contro lo stomaco del volpino per respingerlo. Questi cadde a terra tenendosi la pancia, ma riuscì a riprendere velocemente il controllo afferrando Hanamichi che stava tentando di allontanarsi verso la porta. Lo sollevò in aria e lo gettò sul letto.

 

Gli occhi di Rukawa erano fiammeggianti. Si sedette di lato sul letto immobilizzando i polsi del rossino stringendoli con un’unica mano contro il suo petto mentre con l’altra cominciò a toccare le parti ancora coperte dalla stoffa per perquisirlo.

 

Sakuragi però non demordeva continuava a dimenarsi tentando di liberarsi, non voleva essere toccato da quell’individuo.

 

Quando il moretto sfiorò la virilità del rosso controllando che non avesse strane protuberanze si distrasse un attimo e Hanamichi ne approfittò. Riuscì a liberare le braccia e a colpire il capitano con un pugno sul labbro inferiore. Rukawa cominciò a perdere sangue e si alzò portandosi una mano sulla ferita. Il rossino allora gli piazzò un calcio in mezzo alle gambe. Kaede si accasciò al suolo tenendosi la parte dolorante.

 

Il rosso provò nuovamente ad andare verso la porta ma il capitano barcollando riuscì a tagliargli la strada, così decise di rintanarsi sotto la scrivania.

 

Una volta ripresosi il capitano era sul serio furioso e anche la sua solita inespressività era andata a farsi friggere.

 

Si avvicinò al rifugio di Hanamichi e con rabbia lo afferrò per un braccio tentando di tirarlo fuori. Il rossino però si era ben ancorato con l'altra mano al legno e non aveva nessuna intenzione di mollare. La scrivania si mosse e l'inchiostro si riversò sul pavimento insieme al giornale di bordo sporcandolo.

 

Visto che non riusciva a staccarlo in quel modo Rukawa desistette, raccolse il giornale di bordo e lo gettò sul tavolo, si tolse la spada e la depositò sulla sedia della scrivania, dopo si inginocchiò vicino ad Hanamichi e con una cura minuziosa cominciò ad aprire un dito alla volta della sua presa sul legno. Con questa tattica nonostante i tentativi di sabotaggio da parte del rossino, ben presto il volpino ebbe la meglio e riuscì ad allontanare Sakuragi dalla scrivania.

 

Il capitano afferrò per la vita Hanamichi e lo rigettò malamente sul letto.

 

Gli bloccò i polsi sopra la testa con una mano e sibilò “Dunque vediamo se ragioniamo adesso, dove sono le pietre?”

 

Hanamichi non rispose, continuava soltanto a muoversi per liberarsi.

 

“Perché il sultano Anzai le voleva?” provò a chiedere Rukawa.

 

Gli occhi del rossino si incupirono, smise di agitarsi ma rimase zitto.

 

Il volpino allora disse “Immagino ti domandi come ho fatto a capire che dietro tutto questo c’era lui, bhe è semplice. Di sicuro non sei uno schiavo, uno schiavo non possiede lui stesso schiavi e poi la tua area altezzosa contrasta con l’idea umile dello schiavo, quindi per quale motivo invece il sultano ti ha fatto apparire tale, semplice era d’accordo con te o meglio ha organizzato tutto lui”

 

“Ti sbagli” disse il rossino nel tentativo di proteggere da sospetti l’uomo che considerava un padre “Io e Kenji ci siamo presentati ieri mattina alle porte del palazzo come schiavi e lui ci ha accolti per imbastire lo spettacolo per la festa”

 

“Ti devo ricordare io che gli schiavi non si presentano ma si comprano. Chissà quante bugie mi hai raccontato” disse il capitano soffiando sulle labbra del rossino mentre una mano vagava sul petto nudo dell’altro per finire poi dentro ai pantaloni “Ad esempio la tua verginità anche quella sarà una balla”

 

"No” disse Hanamichi tentando di impedire all’altro di infilare la mano fra le sue gambe.

 

Ma non ottenne niente, Rukawa prese in mano la virilità del rossino e cominciando ad accarezzargliela disse “Visto che hai un debole per le mie parti intime, ti piace toccarle o calciarle, non ti dispiace se anch’io mi diverto con le tue”

 

“No” urlò di nuovo Hanamichi in preda alla disperazione.

 

“Allora vuoi parlare?” chiese con un tono di voce secco Rukawa fermando un attimo la sua dolce tortura.

 

Il rossino piegò la testa di lato ma non proferì parola. Non poteva tradire la fiducia del sultano.

 

Kaede allora riprese il suo lavoro sul membro dell’altro, solleticava i testicoli, passava dolcemente un dito su tutta la lunghezza senza però mai dargli un appagamento completo.

 

Hanamichi si sentiva morire, il lavoro di quella volpe su di lui lo stava facendo impazzire, aveva cominciato a gemere sommessamente nonostante si imponesse di non farlo. Non voleva far capire all’altro che provava piacere per quello che gli stava facendo.

 

Ad un tratto però quando Rukawa allontanò la sua mano da lui, il rossino frustrato mandò un urlo e spinse istintivamente il bacino per ritrovare il contatto.

 

Kaede si ritenne soddisfatto e afferrò con tutto il palmo della mano il membro eretto dell’altro cominciando a pompare sul serio. Premeva e ritraeva, tirava e lasciava.

 

Sollecitato in quel modo non ci volle molto perché Hanamichi si riversasse sulle dita dell’altro sporcando i pantaloni che ancora indossava.

 

Rukawa mollò la presa sui polsi visto che il rossino era ancora troppo debole a causa delle emozioni provate per fare qualsiasi cosa e raccogliendo con le mani a coppa un po’ del suo sperma glielo portò alle labbra dicendo “Bevi, questo è il tuo sapore. Ti piace?”

 

Hanamichi aprì le labbra e assaggiò, era amarognolo però non era cattivo anzi …

 

Riuscì a berne altri due piccoli sorsi prima che il volpino allontanasse quel liquido perlato per berlo lui stesso.

 

Quando ebbe finito Rukawa disse “Buono, vero?” e, poi, si avventò sulle labbra del rossino baciandolo.

 

Fu un bacio rovente, Kaede esplorò con la sua lingua ogni anfratto della bocca dell’altro e si staccò solo per respirare.

 

Hanamichi dal canto suo non riuscì ad opporsi, assaporare il proprio sapore tramite la lingua del volpino era ancora più piacevole ma non poteva ammetterlo neanche con se stesso, avrebbe voluto morderla quella lingua ma le forze non gli erano ancora tornate, era completamente inerme.

 

Traendo profitto dalla spossatezza di Sakuragi Rukawa cominciò a togliersi la fascia che gli faceva da cintura. Gli afferrò di nuovo i polsi e li legò sull’anta del letto. Poi disse “Adesso vedremo se sei effettivamente vergine”.

 

Hanamichi si era reso conto di quello che l’altro gli stava facendo alle braccia ma non aveva potuto opporsi. Quando sentì quelle parole però il suo spirito di sopravvivenza si fece sentire e ritrovata una nuova linfa vitale cominciò di nuovo ad agitarsi con l’unica parte rimastogli libera ovvero le gambe. Non poteva permettere una cosa del genere, lui voleva fare l’amore per la prima volta con chi amava non con quell’essere borioso che pretendeva di fare i cavoli propri. Lo odiava, non voleva.

 

La volpe però non si lasciò intimorire, tutt’altro con una mossa fulminea riuscì sia a strappargli i pantaloni lasciandolo completamente nudo, sia ad infilarsi in mezzo alle gambe immobilizzandogliele con le braccia all’altezza della sua vita.

 

Kaede lasciò libero il suo pene eccitato e con un'unica spinta penetrò il ragazzo sotto di lui.

 

Hanamichi urlò dal dolore e cominciò a piangere tremante. Stava malissimo, si sentiva morire, quello che provava era il dolore più lancinante che mai aveva provato in vita sua.

 

Rukawa iniziò a muoversi con violenza dentro l’altro seguendo solo il suo piacere personale, incurante dei continui urli di dolore del rossino, quello era ciò che si meritava per averlo derubato, ingannato, per avergli dato una botta sulle parti intime e per non aver voluto parlare. Poi, però dopo una spinta più forte delle altre si rese conto che effettivamente Hanamichi era vergine.

 

Si sentì in colpa e cominciò a rallentare i suoi movimenti in modo da permettere all’altro di provarne godimento.

 

E in effetti fu così quando Hanamichi sentì Kaede sfiorare quel particolare punto all’interno del suo corpo una nuova sensazione piacevole si impossessò di lui. Cominciò a seguire le spinte dell’altro ed ad anticiparle. Voleva di più ma il suo orgoglio non gli permetteva di gioirne. Non poteva desiderare tutto quello, non con la volpe.

 

Quando Rukawa venne dentro di lui, Sakuragi dopo un po’ si riversò anch’egli sui loro ventri.

 

Subito il capitano dimostrando una ripresa incredibile si alzò in piedi e si sistemò i pantaloni. Dopo liberò il rossino che tutto tremante si girò di lato piangendo lacrime amare. Non poteva essere successo tutto quello. Non poteva averlo obbligato a fare quella cosa. Non poteva aver trovato piacere nel farla. Lui era innamorato di un altro chissà se ora lo avrebbe voluto ancora. Ora che era stato compromesso.

 

Kaede lo guardò un attimo, si accorse del sangue che gli usciva dalle natiche e si sentì un verme. Va bene quel tipo lo aveva ingannato ma lui lo aveva privato dell’orgoglio umiliandolo in un modo assolutamente crudele. Tuttavia non gli era possibile dimostrare i suoi sentimenti, suo padre gli aveva insegnato che un buon capitano non può mai mostrarsi debole, non può mai pentirsi apertamente di una decisione presa altrimenti rischia di perdere la fiducia dei propri uomini. Comunque non poteva neanche lasciarlo così.

 

Uscì dalla cabina e raggiunto il ponte diede ordine ad Hanagata di liberare Kenji e di portarlo dal suo padrone.

 

*      *     *

 

Nel frattempo nel palazzo del sultano Anzai il giovane principe stava entrando nelle stanze del padre.

 

FINE 2° CAPITOLO

 

Ise piange disperata

Kaede: Ise perché piangi?

Ise: Ho riletto l'ultima parte, ho scritto per l'ennesima volta un obbrobrio

Kaede: Su dai, vedrai che migliorerai.

Ise: Parli così perché finalmente fai il seme e non più solo l'uke

Hana: Perché ho dovuto subire una violenza da parte di Ka-chan?

Ise: Mi serviva ai fini della storia.

Hana: Ma la prossima volta allora cosa succede fra noi due?

Ise: Non lo so

Kaede: Come non lo sai.

Ise: Sul prossimo capitolo introdurrò dei nuovi personaggi per cui non so  quanto apparirete.

Hana: Nuovi personaggi? Quali?

Ise: Il figlio del sultano e credo anche ….

Hana e Kaede: Chi?

Ise: Lo scoprirete la prossima volta.

 

L’ANGOLO DI ISE

Spero nel prossimo capitolo di riuscire ad analizzare un po’ meglio quei personaggi che per il momento non ci fanno una bella figura tipo Sendo che sembra il buffone di turno quando in verità dovrebbe diventare un personaggio serio che affronta ogni situazione con ironia e con un sorriso stampato sulle labbra e che ha già fatto scelte importanti nella sua vita.

Il personaggio più maturo insieme ad Hanagata anche se per motivi diversi. Vorrei riuscire più avanti ad inserire anche un duello all’arma bianca fra Akira e il famoso nuovo personaggio che introdurrò la prossima volta. Però non so.

Con questo è tutto. Ciao. Ise.




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