DISCLAMERS: Hana e Ru non sono miei come del resto gli altri personaggi di Slam Dunk, io ho chiesto a mia madre se potevamo adottarli ma lei non ha voluto, ha detto che abbiamo già troppi seccatori per casa.

SPECIAL THANKS: A Dany senza la quale questa fic non sarebbe mai nata e forse per voi sarebbe stato meglio.

NOTE: E’ una fic strana per due motivi: il primo è che è nato prima il titolo che la fan fic e il secondo è che sarà ambientata in un’altra epoca. Per maggiori delucidazioni vedere l’angolo di Ise in fondo. Ora vi lascio alla lettura, spero vi piacerà.

  


La vittima e il carnefice

Prologo

di Ise


 

Era una mattina come tante altre e Kaede Rukawa stava dirigendosi verso la propria aula per sorbirsi quattro nuove ore di noiose lezioni. Sonnecchiava come d’abitudine per cui non vide la furia rossa che stava correndo disperata senza guardare dove metteva i piedi verso di lui perché in ritardo. I due finirono con lo scontrarsi e così caddero rovinosamente a terra. Il contenuto delle cartelle si sparse in giro, Kaede si svegliò di colpo e Hanamichi si alterò subito. Ignari del ritardo cominciarono a litigare, accompagnando ai pugni i soliti insulti “Baka Kitsune” “Do’aho” ecc.

 

Gli altri studenti ancora nei corridoi continuarono per la loro strada senza farci caso ormai erano abituati a quelle scene. Tuttavia tutti a scuola si erano accorti che le cose fra i due eterni rivali erano un po’ cambiate da quando il rossino era tornato dall’infortunio alla schiena, adesso si guardavano con occhi diversi e si ammiravano a vicenda anche se nessuno dei due lo avrebbe mai ammesso. Certo si azzuffavano ancora ma anche queste baruffe sembravano più un abitudine che manifestazioni di odio puro.

 

Quando furono stanchi di darsele i due contendenti si guardarono in cagnesco per alcuni secondi e, poi, senza dire una parola Kaede raccolse in fretta le sue cose e se ne andò.

 

Hanamichi lo guardò allontanarsi e non riuscì a trattenere un sorriso mentre con mal celata tenerezza diceva “Sei proprio una stupida volpe”

 

Il rossino si incamminò per andare in classe ormai conscio del fatto che il professore lo avrebbe sgridato quando i suoi occhi notarono un pezzo di carta a terra. Lo raccolse e vide che era una lettera. La calligrafia gli era sconosciuta e senza accorgersene si trovò a leggerla:

 

 

Cara Seya,

             lo so che non ho il diritto di scriverti visto il modo in cui me ne sono andato, senza una parola fregandomene di quello che c’era tra noi, ma vorrei che tu leggessi lo stesso quello che ho da dirti fino alla fine.

 Quando i miei mi hanno dato la possibilità di studiare architettura all’estero, non ho pensato più a niente se non a me stesso e al mio sogno e così ti ho fatto soffrire. Un mese dopo tuttavia ne ero già pentito.

 Tu sai che sono un tipo freddo, musone, egoista, calcolatore, di poche parole, mentre tu sei allegra, un raggio di sole che spazza via le nubi più nere eppure ci eravamo innamorati nonostante i nostri battibecchi iniziali su chi sarebbe stato il primo nel corso di architettura.

 Tu eri uno stimolo per me, così come io lo ero per te e sai come mi sono reso conto di tutto ciò, nel modo più strano di questo mondo.

Due settimane fa sono andato in una libreria al centro di Londra gestita da giapponesi e con libri nella ns. lingua e fra di loro ho subito scorto in bella mostra il libro che volevi tanto leggere ma non avevi mai trovato.

 Ho subito pensato a te e ho sentito un nodo alla gola.

 E allora ho capito che eri tu la cosa più importante e stavo buttando via il sentimento più forte e vero che avessi mai provato.

Ho subito comprato il libro e nonostante i romanzi del genere non mi fossero mai piaciuti l’ho letto trovandolo bellissimo e ora te lo mando come regalo.

 Alla fine di questo trimestre tornerò in Giappone e spero di trovarti ad aspettarmi.

Spero che tu mi perdonerai, ma anche se non dovessi farlo sappi che ti capirò perché sono solo io ad avere sbagliato un mese e mezzo fa.

Ti amo Seya e mi manchi tanto.

 Tuo.

                                   Kai Rukawa

 

 

-Il padre del volpino- pensò Hanamichi allora deve averla persa Kaede.

 

Se la mise in tasca deciso a restituirgliela durante la pausa pranzo.

 

Durante le ore di lezione non fece che pensare alla lettera, a Kaede, ai suoi genitori.

 

Lo aveva molto colpito quello che Ayako aveva rivelato alla squadra un mese fa sul volpino. Quel giorno Kaede era assente da scuola e non si era presentato nemmeno agli allenamenti e quando qualcuno aveva chiesto il motivo la manager aveva sorriso e aveva spiegato loro che era l’anniversario della morte dei suoi genitori. Due anni fa, quando sia Ayako che Kaede ancora frequentavano le scuole medie, Kai e Seya Rukawa erano deceduti a causa di un incidente aereo. Comunque si era affrettata ad aggiungere la ragazza, l’attuale asso dello Shohoku caratterialmente non ne aveva risentito più di tanto, era sempre stato freddo, orgoglioso ed impassibile ed anche in quell’occasione aveva dimostrato un self-control incredibile.

 

Leggendo quelle poche righe, Hanamichi aveva finalmente capito a chi assomigliava il suo compagno di squadra. Il modo in cui si era descritto Kai ovvero egoista, freddo, calcolatore, di poche parole, corrispondeva esattamene a come gli altri vedevano il volpino. Eppure Seya era riuscita a conquistarlo, a sciogliere il ghiaccio del suo cuore e diventare la cosa più importante per lui. Com’è che l’aveva descritta il padre di Kaede? Allegra e un raggio di sole che spazza via le nubi più nere. Chissà come Kaede vedeva lui? Avrebbe voluto apparirgli in quel modo, così forse avrebbe avuto delle speranze.

 

Com’è strana la vita, Hanamichi aveva sempre detto di odiare Rukawa e amare Haruko e, invece, due mesi fa ritornando dall’infortunio alla schiena si era accorto della verità. Entrato in palestra aveva trovato solo il volpino ad allenarsi e il suo cuore aveva cominciato a battere ad un ritmo frenetico. Si era incantato a guardarlo e aveva capito di ammirarlo. Due settimane dopo aveva dovuto ammettere che non gli piaceva solo come giocatore ma anche fisicamente e che lo desiderava. Da quel giorno di notte sognava continuamente come sarebbe stato baciarlo, toccarlo, fare l’amore con lui. Stavolta si era innamorato seriamente, non era più una semplice cotta infantile. L’unica persona che lo sapeva era Mito, glielo aveva rivelato disperato e lui come il suo solito lo aveva sostenuto augurandogli buona fortuna, dopotutto aveva detto non c’è niente che il genio non sappia fare quando si mette di impegno. Sbuffò era inutile pensare a quelle cose, gli facevano solo male.

 

Quando le lezioni finirono, il rossino si diresse verso il tetto della scuola sperando di trovare il volpino senza nessuno attorno, sarebbe stato alquanto imbarazzante restituirgli la lettera con qualcuno che li osservava e fu esaudito, Kaede era solo e con un libro sotto il braccio si guardava intorno come se stesse cercando qualcosa.

 

“Maledizione” imprecò sotto voce Rukawa “Dove cavolo è finita quella lettera, era in mezzo al libro” era ancora intento a cercarla quando la porta che dava sul tetto si aprì, alzò la testa e vide Hanamichi entrare.

 

Subito il volpino si ricompose ritornando indifferente mentre Hanamichi si avvicinava.

 

La testa rossa mise una mano in tasca e ne tirò fuori un foglio di carta porgendolo al volpino "L'hai persa stamattina" disse.

 

Il volpino la guardò un attimo lievemente confuso, poi allungò la mano per riprendersela mentre gelidamente diceva "L'hai letta?"

 

Hanamichi arrossì mentre con voce tesa diceva "Si, è stato l'unico modo per scoprire di chi fosse"

 

Kaede sembrò prendere per buona quella giustificazione e si sedette per terra poggiando il libro e la lettera sulle gambe "Bhe allora grazie per avermela riportata" disse in un soffio.

 

"E' il famoso libro che tuo padre ha spedito a tua madre?" disse Hanamichi tentando di iniziare una conversazione civile.

 

Stupendo anche se stesso Kaede gli rispose "Si".

 

Hanamichi si sedette a sua volta affianco al volpino poggiando la schiena contro il muro e sbirciando la copertina del libro disse "Lo hai già letto? E' bello?"

 

"No, devo ancora leggerlo, ieri i miei nonni hanno venduto la casa in cui vivevo con i miei prima dell'incidente" Ayako infatti aveva avvertito il volpino di aver riferito agli altri della morte dei suoi genitori "E siamo andati a prendere le ultime cose, l'ho travato nascosto in un angolo buio della soffitta, in effetti volevo iniziare a leggerlo ora".

 

Dopo aver detto quelle parole, il volpino si ammutolì come d'abitudine cominciando a pensare. Lo aveva fatto di nuovo, lui non amava parlare di sè eppure gli era venuto spontaneo dire quelle cose al Do'aho. Fin da quando lo aveva conosciuto, non gli era mai riuscito di rimanere completamente indifferente in sua presenza. Se l'altro lo stuzzicava invece di gelarlo con lo sguardo finiva sempre con il reagire con le mani. Poi, quando il Do'aho era rimasto lontano a causa dell'infortunio alla schiena aveva sentito inspiegabilmente la sua mancanza e si era sentito felice quando lo aveva rivisto. Aveva dovuto ammettere con se stesso che gli piaceva il suo modo di giocare istintivo e veloce e che ammirava i suoi progressi rapidi, ormai lo considerava un buon compagno di squadra.

 

Ma non era solo questo, si era reso conto che gli piaceva anche fisicamente, più di una volta si era fermato a fissarlo senza che nessuno se ne accorgesse trovandolo splendido, più di una volta aveva provato l’impulso mentre lo toccava per picchiarlo, di spogliarlo e….

 

Al pensiero il volpino arrossì leggermente ma Hanamichi non se ne accorse in quanto era troppo impegnato a guardare il libro e trovare il coraggio per chiedergli “Posso leggerlo anch’io con te?”

 

Rukawa piegò leggermente gli angoli della bocca abbozzando un sorriso mentre metteva il libro fra di loro e diceva “Se non hai niente da fare di meglio. Perché no?”

 

Sulla copertina si vedeva sulla sfondo un veliero di legno a due alberi, un palazzo arabo e una villa europea e in primo piano un uomo dai lucenti capelli corvini che abbracciava da dietro una donna dai lucenti capelli rossi, le mani del moro erano intrecciate sul grembo della donna mentre quelle di lei sul collo di lui. Entrambi guardavano davanti a se con sguardo ardente. Sopra l’illustrazione scritto in giallo e stampatello c’era il titolo del romanzo ovvero LA VITTIMA E IL CARNEFICE.

 

Kaede girò la copertina e le prime pagine bianche e, poi, insieme cominciarono a leggere perdendosi nei meandri delle loro stesse fantasie.

 

FINE PROLOGO

 

Hana: Ise in questo capitolo non succede niente.

Ise: Lo so Hana.

Kaede: Ma avevi promesso scintille.

Ise: Lo so Kaede.

Hana e Kaede: E allora?

Ise: Nel prossimo capitolo.

Hana e Kaede: Anticipazioni?

Ise: E va bene, nel prossimo capitolo Hana proverà a sedurre Kaede.

Kaede: E ci riuscirà?

Ise: No comment

 

L’ANGOLO DI ISE

Vi spiego in breve come è nata questa fic.

Dany un po’ di tempo fa mi ha mandato delle threesome tradotte dall’inglese e mentre leggevo si è insinuato nella mia mente il titolo La vittima e il carnefice, ho provato ad allontanarlo ma non c’è stato verso per cui alla fine mi sono arresa e ho cominciato ad elaborare la storia.

La prossima volta capirete il perché di un’altra epoca.

Alla prossima. Ise




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